[LAM]Dove la magia non mise mano.

Arruolamento Jattur Shattur

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    "Lascia che gli altri ascoltino
    il mormorio del mondo.
    Noi sullo sfondo
    della nuvola più nascosta
    Daremo risposta
    solo ai nostri occhi."

    Era una una mattina non particolarmente soleggiata; l'astro celeste, infatti, pareva aver voluto nascondere il suo volto dietro un manto di candide nuvole, lasciando Laputa e chi vi era sopra con la sola speranza che sarebbe prima o poi riapparso. Perchè infondo le nuvole erano passeggere, così come i mali, i problemi e le incomprensioni, volubili e capricciose esattamente come la Dama del Vento; potevano rimanere lì per giorni e giorni, degenerando in tempesta, come anche sparire dopo pochi minuti, volando via con il vento. In tal modo la bella Drusilia sperava che andasse con i suoi pensieri, e con la paura di aver perso il cavaliere nero nella nebbia ovattata di un sogno si era spinta a girovagare per Endlos nella vana ricerca di informazioni. L'unica nota positiva fu trovare durante quei viaggi un bravo e disponibilissimo commerciante, il quale si offrì di aiutarla nella divulgazione della nascita del suo nuovo ordine di cavalieri, facendo partire un non trascurabile passaparola e fornendola di centinaia e centinaia di manifesti, che lei aveva avuto la premura di distribuire per tutta Laputa. In realtà non dicevano molto, solo la notizia in sè e la possibilità di contattarla dirigendosi nel giardino della Città Alta vicino alla propria dimora, dove lei adorava sedersi sull'erba e riflettere.
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    Quella volta, mentre passeggiava a piedi scalzi fissando le nuvole, discostò distrattamente lo sguardo sulla fontana lì vicina, e per pochi secondi le parve di catturare l'immagine di un uomo in nero dalla lunga chioma corvina. Senza pensarci due volte, la dama si lanciò sul bordo di quella piccola piscina, stringendo le palpebre come per focalizzare qualcosa che, evidentemente, non vedeva. Sulla superficie ruvida dell'acqua solo la sua immagine.

    Nessun uomo in nero,
    solo lei.
    Che strano...

    Come diavolo le era passato per la testa di vedere l'immagine di un possibile defunto nell'acqua, al posto della sua immagine? Che diamine, infondo erano due persone totalmente diverse! Aveva per caso le allucinazioni? No, perchè se era così aveva un'altro bel problema da risolvere, come se lei non ne avesse già abbastanza...

    -Magnifico, sono anche diventata pazza.

    Mormorò tra sè e sè.


    SPOILER (click to view)

    Tecniche Passive



    Cinque di Denari (arcano minore)
    Il corretto ordine del mondo è pesantemente distorto all'interno del Cinque di Denari. L'armonia è rotta e le vecchie regole e convenzioni non sono più valide. Il lavoro perde di significato e valore se un susseguirsi costante di ostacoli impedisce l'avanzamento.

    ...Perchè una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere;
    e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile...
    Luigi Pirandello

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    Significato al dritto: amanti
    Evoluzione. Resistenza. Amante.
    Carta molto positiva in quanto simboleggia l'evolversi di una situazione in positivo. Soluzione di un problema finanziario, riparazione di debiti, guadagni insperati. Indica anche stabilità e armonia nel rapporto di coppia. Coraggio e resistenza nell'affrontare le difficoltà. La carta rappresenta anche lo sposo, l'amico o l'amante. Buone prospettive per il futuro finanziario.
    Indica: amori, disordine, l' amore libero, affetto, tenerezza, passione di innamorati, fidanzamento, uomo galante, pretendente, rapporti sentimentali, marito, amico, amica, matrimonio.

    Aura di Venere»Come ogni sentimento l'innamoramento parte da un'emozione forte o graduale che nasce spontanea nella quale si proiettano nell'altro aspettative, bisogni desideri. E' come contemplare la propria immagine riflessa negli occhi dell'altro. In fondo l'altro di cui ci si innamora è solo un'occasione esterna che suscita il sentimento ma che in realtà non c'entra, perché l'innamoramento è una fatto ancora soggettivo e tendenzialmente narcisistico.
    Dentro ogni essere vivente c'è un naturale bisogno di completezza. Inconsapevolmente durante la crescita, fin da ll'infanzia, ogni creatura crea un io ideale che è la somma delle cose che le piace e delle cose che le mancano. In presenza della Dama del Vento, Arcano Minore dell'Amore, nasce spontaneo questo fenomeno affettivo, l'innamoramento. Quando la si incontra, colpisce perché dimostra di avere uno degli elementi che compongono "io ideale" di tutte le creature, lo fa un po' come esplodere all'esterno. Questo "io ideale", che è "esploso" all'esterno, riveste Drusilia che l'ha involontariamente provocato nell'immagine interna di chi le è di fronte.
    Come ogni espressione affettiva anche l'innamoramento ha dei sintomi che sono di due tipi: fisiologici e psicologici.
    FISIOLOGICI:
    - accelerazione del battito cardiaco
    - alterazione del ritmo respiratorio
    - sudorazione
    - leggerezza alla testa e a volte vertigine
    PSICOLOGICI:
    - costante presenza mentale di Drusilia
    - scomparsa delle tensioni e ansie per le preoccupazioni quotidiane
    - atteggiamenti entusiastici (un po' "folli")
    Ovviamente tali sintomi provocano "distrazioni" (a seconda del pg) durante il combattimento o la semplice vita quotidiana. La passiva dura solo in presenza della Dama del Vento; in sua assenza scompare tutto.
    LIMITAZIONI: "Più si conosce a fondo la dama, più la malia si indebolisce fino a che chi nutre per lei profonda amicizia ne diventa immune" In pratica i pg che con lei stringono amicizia sono più in grado di sopportare la sua malia. Ovviamente ci si accorderà prima via mp tra giocatori.


    Librarsi in volo»Poichè derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria (max 5m) galleggiando in essa grazie al pensiero (tale tecnica è a volte accompagnata all'apparizione di tre bianche ali che, però, hanno puro effetto scenico).

    Resistenza alle Manipolazioni Psichiche» Drusilia, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: nel corso di una scena o di un combattimento, ella subisce manipolazioni eventuali per un tempo limitato alla metà della durata effettiva dell’attacco di cui è vittima.

    Arciere Arcano» Quando Drusilia lancia una freccia per mezzo di Alcarcalime, è in grado di infondere la sua magia all'interno di essa. Ciò le permetterà di far funzionare magie da "tocco" a distanza, come anche travolgere i propri nemici con tecniche che, altrimenti, non li avrebbero mai raggiunti dato il ridotto raggio d'azione; esse infatti manterranno le medesime caratteristiche, tuttavia partiranno dal punto esatto che colpirà la punta della freccia.

     
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    Era strano guardarsi dietro dopo due anni e accorgersi di essere cambiato così tanto. Una volta, due anni
    e una vita
    prima, era un uomo schietto e diretto, forse ingenuo nel comprendere i meccanismi sottili della diplomazia e della politica, ma fondamentalmente onesto. Ora viveva come un infiltrato in un mondo nemico, una figura che di sé non mostrava nulla e poneva una maschera di fronte al mondo, lasciando che esso capisse ciò che voleva e poterne approfittare a suo piacimento. Ed era anche bravo.
    Sebbene il suo compito originario non prevedesse in alcun modo l'infiltrazione, se l'era cavata niente male... davvero niente male. Lui stesso era rimasto stupefatto dalle sue capacità di trasformista: da soldato e guardia del corpo di un imperatore a ramingo fra mondi ipotecnologici, da ramingo a mercenario in cerca di una posizione, da mercenario a... soldato.
    Più precisamente, un difensore di Laputa.

    « La signorina Galanodel? » chiese.

    Pur avendo la scansione dell'intera città, aveva trovato difficoltà nel trovare il luogo riportato nel manifesto... doveva ancora abituarsi alla segnaletica di Laputa. Indossava abiti cittadini quella volta, con maniche larghe e l'orlo dei pantaloni infilati in un paio di stivali militari che avrebbero trovato un appiglio anche su uno specchio, ma nulla che si sarebbe potuto trovare in quel mondo. Pur sapendolo, non aveva e non avrebbe fatto nulla a riguardo: la sua "diversità" sarebbe stata solo accentuata dal tentativo di nasconderla, ed era giunto a credere - con molta esitazione e titubanza - che quel mondo era enormemente più permissivo del suo nei confronti degli stranieri.
    Probabilmente perché lì lo erano tutti.

    Programma: Notebook

    Nessuna passiva rilevante.
    Nessuna arma visibile.


     
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    Voltò lo sguardo smeraldino verso l'uomo dai capelli corvini, leggermente smarrita dalla visione precedente. Non conosceva la sua voce, nè il suo aspetto. Non lo aveva mai visto, tuttavia sembrava conoscerla bene, almeno di nomea, considerando che aveva appena pronunciato il suo nome. Senza pronunciar parola, posò le mani delicate sul bordo della piscina, facendo leva sulle sue braccia per sollevarsi in piedi ed infine voltarsi completamente nella sua direzione. Era ancora a piedi scalzi, tuttavia non ci fece molto caso; forse non lo reputava abbastanza importante, o forse lo aveva semplicemente dimenticato, considerando la sua testa fra le nuvole.

    -Si sono io.

    Le labbra rosse si piegarono in un sorriso cordiale, mentre gli occhi si socchiudevano leggermente, mutando l'espressione del volto ovale da smarrita a gentile. Poi si sarebbe avvicinata a lui piano, ed i capelli avrebbero iniziato a danzare intorno alla sua figura come coinvolti dalla malia d'amore che lei stessa emanava inquanto arcano di cuori. La sua voce aveva il sapore del miele, e la delicatezza dell'aria.

    -Desidera, signore?

     
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    Era lei.

    Drusilia Galanodel: donna - non sapeva distinguere i nomi maschili da quelli femminili in quella lingua aliena - giovane, sui vent'anni circa, abbastanza alta per Endlos, abiti femmini. Non aveva armi visibili... ma questo ormai non significava poi molto, con tutti i maghi in circolazione.
    Stava cominciando a farci l'abitudine.
    Lentamente.

    « Ho saputo del "Liber Aeris Milites". » disse. « Vorrei un colloquio, se possibile. »

    Non ti distrarre si rimproverò, guardandola impassibile.
     
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    Rimase leggermente sorpresa. E' vero, non v'era ragione di esserlo considerando che era stata lei stessa a disseminare Laputa di cartelli quà e là tuttavia, tenendo conto della situazione e del momento, si trovò leggermente disorientata dall'apparizione dell'uomo, ferma eppure discreta. I Capelli castani, intanto, continuavano a muoversi in una danza ipnotica, quasi quanto gli occhi verde smeraldo che tanto lo stavano fissando, forse indiscreti a dirla tutta. Ma Drusilia era fatta così; curiosa fino all'esasperazione ed incomprensibile come il vento che soffia. E lui, per quanto si ergesse alto ed avvolto da un alone di mistero, dava alla dolce ed ammaliante Drusilia la sensazione che non fosse la sola a non afferrare qualcosa in ciò che stava accadendo. In un certo senso lo vapiva. Anche lei era come lui, più o meno. Con tali pensieri gli sorrise, come era solita fate con le piacevoli novità. E lui era una di quelle.

    -Ah, giusto, la Gilda!

    Sorrise dolcemente per poi avvicinarsi a lui e tendergli la mano in segno di saluto.

    -Si, il mio è un nuovo ordine di cavalieri alla difesa di Laputa, questa splendida isola celeste.

    E se lui avesse accettato di darle la mano, o quantomeno di salutarla, avrebbe continuato.

    -Come ben sa io sono Drusilia Galanodel, nonchè la sua fondatrice.
    E' un piacere conoscerla, signor?

     
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    « Jattur Shattur. » rispose, stringendole la mano.
    Stretta decisa, non forte ma equilibrata.
    « E il piacere è mio. » aggiunse.

    Per un secondo esitò. Non era dovuto alla donna che aveva di fronte né ad un vuoto di memoria - sapeva perfettamente cosa doveva dire - ma alle conseguenze, alle implicazioni delle sue future parole.
    Volente o nolente, però, quello era un argomento che non poteva evitare.

    « Prima di discutere del mio eventuale ingresso nella sua.. Gilda... » disse, ripetendo con un po' di fatica quel vocabolo non tradotto dal computer, « ...c'è un punto che vorrei chiarire: io non rimarrò a Laputa per sempre. »
    Pausa.
    « So che molti di coloro che giungono su Endlos sono stati strappati alle loro case dal Maelstorm: questo non è il mio caso. Non posso dire per quanto tempo rimarrò... probabilmente sarà molto... »

    Pausa più lunga. Stavolta non premeditata.

    « ...ma sono comunque disposto a mettere le mie abilità a disposizione della città. » concluse con tono normale... un po' troppo alla svelta.
    Ecco, adesso si che era imbarazzato - e non l'avrebbe mostrato mai e poi mai!
     
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    Magnifico.
    Quella notizia non poteva che farle immensamente piacere.
    E la Dama del Vento non potè fare altro che sorridergli.
    Quella si che era una bella giornata.

    E' vero, magari poteva risparmiarselo tutto quell'entusiasmo, tuttavia poteva vantare una lista abbastanza lunga di ragioni per sorridergli in quel momento. Innanzitutto la presenza di un nuovo membro nel suo Ordine, poi la sua sincera volontà di difendere la bella Laputa quasi fosse una bella dama, o una dolce principessa. E poi tante cose di cui discutere.

    « So che molti di coloro che giungono su Endlos sono stati strappati alle loro case dal Maelstorm: questo non è il mio caso. Non posso dire per quanto tempo rimarrò... probabilmente sarà molto... »

    Gli occhi attenti e le orecchie sempre in guardia avrebbero percepito il suo imbarazzo, e con un comportamento naturale ed amichevole, semmai lui glielo avesse permesso, avrebbe portato la mano eburnea e delicata sulla sua spalla, come per dargli forza, qualunque fosse il suo timore o problema.

    -Oh, ma non è neanche il mio, signor Jattur.
    E' sempre ben accetto l'aiuto di nuovi volontari, soprattutto se sinceramente intenzionati a proteggere Laputa e ciò a cui tengono.
    E se lo desidererà, collaboreremo insieme e ci sosterremo a vicenda.
    Tuttavia sono costretta a porle delle domande necessarie.


    La mano sarebbe poi scivolata lenta sul petto, per poi allontanarsi da lui.

    -Ad esempio, cosa la spinge esattamente nel voler proteggere Laputa?



    Edited by Drusilia Galanodel - 20/10/2010, 14:07
     
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    Se n'era accorto, ovviamente. Era un po' difficile non accorgersene, a dirla tutta - idiota lui per aver permesso che accadesse qualcosa del genere. Era uno straniero in terra straniera, doveva ricordarselo: non conosceva ancora tutte le regole del gioco, non poteva farsi prendere impreparato.

    - Oh, ma non è neanche il mio, signor Jattur. - disse Drusilia, posandogli una mano sulla spalla.
    Un gesto molto intimo.

    - E' sempre ben accetto l'aiuto di nuovi volontari, soprattutto se sinceramente intenzionati a proteggere Laputa e ciò a cui tengono. - continuò Drusilia, non fermata dall'SSA. - E se lo desidererà, collaboreremo insieme e ci sosterremo a vicenda.
    Tuttavia sono costretta a porle delle domande necessarie. -


    La mano gli scivolò sul petto, poi si ritrasse.

    -Ad esempio, cosa la spinge esattamente nel voler proteggere Laputa?

    ...ad "esempio", eh? ridacchiò fra sé e sé il soldato. Una domanda proprio fatta a caso...
    Ma d'altro canto, se l'aspettava.

    « Conosco la guerra, signorina Galadronel. » disse, schietto e sibillino al medesimo tempo. « Laputa non ancora. Non vedo ragioni perché le cose debbano cambiare. »
     
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    La Dama lo guardò con occhi benevoli. Le piaceva. Le piaceva tanto; pareva infatti un uomo vissuto, dalle grandi doti militari. E lo capiva dal suo sguardo, dalla sua postura, dalle risposte sensate e ben ponderate. Non era certo uno di quelli che tanto si vantavano per nulla, tantomeno un timoroso; più che altro una giusta via di mezzo. Lei, di risposta, posò le mani affusolate sui morbidi fianchi. Le sue curve si susseguivano armoniosamente, intrigando gli animi senza mai sconvolgerli con assurda quanto poco consona volgarità; infondo l'arcano dell'amore non aveva alcun bisogno di ricorrere a "mezzucci" per sembrar bello; qualunque fosse stato l'aspetto di Drusilia, non sarebbe potuto essere nè migliore nè peggiore di come era, esattamente come era il concetto di cui lei stessa era avatar. Le labbra si curvarono in un sorriso arguto.

    -Che conosca la guerra, mi rende felice.

    Si sistemò una ciocca dietro l'orecchio.

    -Ma vede, devo essere sicura di guidare un esercito sinceramente fedele alla mia stessa causa.
    Da dove vengo io i tradimenti sono all'ordine del giorno, e preferirei ridurre al minimo il rischio di insubordinazione.
    Sa, non mi piace mettermi contro i miei protetti.

     
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    « Conosco il problema. » rispose Jattur, annuendo - e ignorando un secondo, ben più pressante segnale di Drusilia. Gli SSA erano nati proprio a causa del più grande tradimento della storia asghabardiana, fino a quel momento costato più di centomila miliardi di vittime alla sua nazione in quarant'anni: "conoscere" il problema era decisamente riduttivo, come definizione. « Una simile fedeltà può esistere per molte ragioni: perché si è nati a Laputa, perché si ha legami familiari o d'affetto con un residente di Laputa, perché si crede nella stessa ideologia di Laputa, perchè si ha vantaggio nel rimanere a Laputa. Nel mio caso si tratta di un viaggiatore che non ha alcun legame familiare o affettivo con la città, non conosco neppure quale ideologia abbia Laputa - posto che ne abbia una - e possiedo mezzi più che affidabili per abbandonare la città se necessario. » continuò sciolto, con la medesima calma di uno che dice 'è rossa' di una sciarpa. « Addirittura, ho già messo in chiaro che prima o poi troncherò ogni legame con la sua città ed ogni suo abitante. » aggiunse, con l'incisività di chi scrive la parola fine ad un'impeccabile dimostrazione.

    Tacque.

    Jattur era tante cose. Era un soldato, era inflessibile su certe cose, era figlio dell'epoca di guerra in cui viveva e dell'addestramento ferreo cui era stato sottoposto, era spietato, era un fanatico dell'era moderna. Derelitti erano i nemici della sua patria, poiché come lui - disposti a qualunque sacrificio per la salvezza di un singolo asghabardiano, pronti a tutto per essere lo scudo primo e ultimo del loro intero popolo - ve n'erano a milioni, e tanto bastava persino in una galassia ove le popolazioni delle città si misuravano in miliardi.
    Però non era stupido.
    Drusilia aveva ragione: se il benessere di Laputa avesse interferito col benessere di Asghabard, lui avrebbe scelto il secondo senza esitazione alcuna né rimorsi - peggio ancora, ne era pienamente consapevole. "Una serpe in seno" nel loro caso era ben più letterale e al medesimo tempo ben più eufemistico di quanto chiunque avrebbe pensato, Drusilia stessa. E tuttavia, quali possibilità v'erano che Jattur si trovasse in un simile conflitto d'interessi? Due mondi completamente diversi, uno sito nel mezzo del Multiuniverso e separato dalle maree del Maelstorm, un'altro incastonato in un lontano sistema solare periferico di una delle tante galassie di un'intero universo?
    Impossibile.

    « Tuttavia... »

    Lo stesso tono di voce, la stessa espressione facciale: nulla in lui era cambiato, nondimeno era riuscito a far assumere all'intero discorso di prima una piega completamente diversa.
    Ovviamente non era farina del suo sacco: l'Imperatore Rodak Asjurbag sarebbe scoppiato in una risata se avesse ascoltato il suo plagio dell'ultimo minuto.

    « ...effettivamente c'è qualcosa che posso dire a mio favore. » disse.

    Le sue labbra s'incurvarono di un millimetro.
    Solo un SSA sapeva sorridere in modo così controllato.

    « L'Autocrate di Laputa si è fidato di me al punto da chiedermi di farGli da scorta a Klemvor, durante la prima missione diplomatica verso i riders. »
     
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    La Dama, alle parole dell'uomo sembrò incupirsi, esattamente come il cielo sopra di loro in quel momento; nuvole compatte andarono a frapporsi con i raggi di sole, in modo che la terra si Laputa si spogliasse dei giochi di luci e di ombre da essi creati. Decise di non parlare subito, piuttosto gli occhi verdi rimasero fissi su quelli dell'uomo, penetranti e pieni; in essi la stessa scintilla con cui aveva fondato ordine, la stessa che l'aveva portata fino ad Endlos. Mille pensieri nella sua mente parevano scorrere inesorabili come un fiume in piena, mentre con fare critico ponderava bene ogni singola parola pronunciata in quel colloquio. Le labbra morbide alla fine decisero di muoversi, e con fare carezzevole avrebbero lasciato uscire una voce più seria e posata del solito, segno che no, non stava scherzando affatto.
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    -Vede, signor Jattur, per quanto questa possa essere una cosa positiva per molti, per quanto mi riguarda essere stati la scorta di un Alfiere non mi basta.
    E questo perchè potrebbe tranquillamente esser composta da gente senza scrupoli che ogni tanto arrotonda con qualche lavoretto.


    Portò le mani sui fianchi morbidi, lasciando un attimo di pausa.

    -E poi conosco l'Alfiere, e più volte mi ha sbalordita per la sua eccessiva fiducia verso gli altri, me compresa.
    Quindi no, questa referenza non vale per appartenere alla nostra famiglia.


    Le parole come anche il tono della voce erano duri e decisi.
    Con quell'uomo non serviva la dolcezza per fargli comprendere ciò che aveva da dire, e soprattutto quanto tenesse a quel proggetto.

    -Tuttavia...

    Anche lei pronunciò quel fatidico "ma", esattamente come poco prima aveva fatto il suo interlocutore, segno che, in un qualche modo, c'era qualche altra cosa che pareva aver catturato l'attenzione della bella nei suoi confronti.

    -... tu mi piaci, Jattur.
    Lei è stato sincero, anche se questo l'avrebbe portata ad uno svantaggio; l'ho apprezzato molto.

    Sorrise.
    E piano, a lui si sarebbe avvicinata; se glielo avesse permesso, le mani della Dama sarebbero scivolate prima sulle spalle e poi sul volto dell'uomo, ed un leggero e dolce bacio sulla sua fronte da parte dell'Arcano dell'Amore lo avrebbe battezzato come nuovo aviatore.

    -E poi sono sempre fiduciosa che, su qualche punto, possa cambiare idea, un giorno.
    Quindi, se lo desidera, potrà entrare a far parte del mio ordine come Aviatore Rosso.

     
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    C'erano in Asghabard alcune persone che credevano davvero che i Delta 1. fossero le guardie del corpo dell'Imperatore.
    Era una cosa su cui ogni SSA si era fatto una grassa risata, prima o poi. Rodak Asjurbag non era solamente il creatore della spada laser e dei suoi stili di combattimento, ma una vera e propria leggenda vivente: è stato lui il solo ad aver oltrepassato l'addestramento chiamato Missione impossibile, lui ad aver messo al tappeto più di venti SSA Gamma in un esercizio volto all'esplorazione dei propri limiti... e lui ad aver distrutto un intero esercito forte di due milioni di uomini da solo, se si voleva credere alle storie.
    Non erano i Delta 1. a proteggere l'Imperatore: era il contrario.

    Vivendo costantemente all'ombra delle aspettative del più autoritario e importante uomo dell'intera terza galassia, il trucco intimidatorio di Drusilia non gli fece né caldo né freddo. A parte il fatto che non era la prima volta che aveva a che fare con politici del suo e di altri popoli, dopo aver visto dodici triliardi di suoi commilitoni uccisi c'erano ben poche cose capaci di smuoverlo realmente.
    No, Drusilia non sarebbe mai riuscita a suscitare inquietitudine o incertezza in lui.
    Il rispetto, d'altra parte, era tutto un altro paio di maniche.

    Era una cosa di cui si accorse quasi casualmente mentre la donna parlava, una nota di lega di titanio nella sua voce: quella donna era come lui. No, ovviamente non era un soldato, né era stata spezzata dalle esperienze della guerra come era accaduto a lui, tuttavia era una sopravvissuta nel senso più duro del termine.
    Il suo non era solamente un "trucco" intimidatorio... perché il trucco era parte di lei, del suo passato.

    Così, mentre frase dopo frase la costruzione di parole di Drusilia andava costruendo un'immagine di durezza e decisione per poi ritrattarla così, con un -Tuttavia... così naturalmente ripreso dal suo discorso improvvisato, qualcosa cambiò nell'SSA: qualcosa di non visibile, di non udibile, di neppure pensabile... qualcosa che andava al di là di Drusilia e di Endlos, qualcosa che aveva a che fare con l'intera società Asghabardiana e le sue lotte interminabili per la sopravvivenza.
    Cambiò in lui, sottilmente e in modo impercettibile, la sua sfiducia nello straniero.
    -... tu mi piaci, Jattur.- disse lei sorridendo.
    Oltre ogni ammissione personale, stava cominciando a ricambiare.

    -Lei è stato sincero, anche se questo l'avrebbe portata ad uno svantaggio; l'ho apprezzato molto.

    Le mani di nuovo sulle spalle, poi sul volto; non sapendo i limiti della cortesia di quel mondo, preferì la non-azione alla gaffe.

    -E poi sono sempre fiduciosa che, su qualche punto, possa cambiare idea, un giorno.- aggiunse la Dama, baciandolo sulla fronte.
    impassibile...
    -Quindi, se lo desidera, potrà entrare a far parte del mio ordine come Aviatore Rosso.

    Esitò.
    Come, prego?

    « Aviatore? » ripeté. « Non sapevo che Laputa avesse un'aviazione. »


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    Spiegazione: c'è stato un qui pro quo con il traduttore, che ha tradotto "aviatore" come "pilota"; quel che Jattur vuole dire è « Non sapevo che Laputa avesse una flotta » - intesa nel senso asghabardiano, ovvero di navi stellari.
     
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    Drusilia lo guardò gentilmente, con un leggero sorriso delle belle labbra rosse, un pò perplessa a dire il vero riguardo l'atteggiamento dell'uomo nei confronti del suo bacio. Insomma, in genere cadevano tutti ai suoi piedi, mentre lui continuava a stare lì, freddo come una macchina. Non che non le importasse, vero, però sentì leggermente offeso tutto il suo fascino. Insomma, era l'Arcano dell'Amore, e se un mortale le resisteva non era certo un buon segno. Si portò dunque una mano fra i capelli, sospirando, anche se probabilmente lui non avrebbe capito la ragione di quell'impercettibile segno di disappunto verso sè stessa; infondo non sembrava il tipo che aveva molto a che fare con il sesso femminile.

    -Uhm... dunque, vediamo...

    Ragionò un pò tra sè.

    -In realtà la gilda di cui sto a capo non è esattamente una parte dell'esercito di Laputa.
    O meglio, diciamo che si tratta di più di una sorta di "esercito indipendente", anche se, ovviamente,
    avendo la base qui a Laputa ed essendo stati patrocinati dall'Alfiere Raylek, è ovvio che abbiamo a cuore quest'isola.
    Si tratta in breve di un esercito di cavalieri in groppa a Grifoni, chimere volanti per dirla in breve, che appunto sono in grado di affrontare battaglie aeree.
    Però tranquillo, non è quello il tuo caso. Quella è la squadra verde degli aviatori, capeggiata dal comandante Evan.
    Oltre a loro, tuttavia, esistono più squadre, tra cui la tua, la rossa, in cui fanno parte guerrieri e soldati senza cavalcatura, "fanti" utilizzati non solo in guerra ma anche missioni singole di ricerca o spionaggio o di altro tipo.
    A dirigere il tutto v'è il Comandante Hevril, che tuttavia, in questo periodo si trova ad Est di Laputa e ci vorrà un pò prima che tu lo veda di persona.


    Detto ciò si sedette su una panchina lì vicino, accavallando dolcemente le belle gambe lisce e facendo segno all'uomo di avvicinarsi.

    -Altre domande?

     
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    G-r-i-f-o-n-i.
    Non conosceva quella parola ma il computer gliel'aveva comunque bisbigliata all'orecchio in asghabardiano, quindi era qualcosa che si trovava nel database... qualche specie di animale a giudicare dal fatto che si cavalcassero, e in grado di volare.
    Cosa stava succedendo?
    Non esistevano animali volanti abbastanza grossi da essere cavalcati ad Asghabar né in tutto il territorio dell'ex-Impero Unificato del Nero, e oltre quei confini mai nessuna nave, nessun esploratore e nessuna sonda di ricognizione asghabardiana si era mai spinto: allora come facevano questi 'grifoni' ad essere nel database, se non provenivano dalla terza galassia?
    La risposta gli venne, atrocemente chiara, un secondo dopo: theta.

    Il Livello di Autorizzazione Theta era il più restrittivo in assoluto, persino più di quello Alfa riservato alla famiglia reale e allo Stato Maggiore. La maggior parte degli SSA neppure ne sentiva parlare, e solo quelli veramente vicini ad un Alfa sapevano della sua esistenza: anche così, ogni Alfa si assicurava di essere completamente solo e schermato da orecchie indiscrete prima di interagire con un file crittato con il Theta. Persino il suo simbolo era ignoto, conosciuto solo a coloro che avevano già tale segretissimo livello di autorizzazione.
    La ragione, gli era stato spiegato, era semplice: l'Imperatore Rodak Asjurbag non voleva si sapesse della magia.
    Era stato uno shock per lui quando l'Imperatore Tanek A. aveva usato la magia per incenerire sotto i suoi occhi un vaso di fiori... il resto era stato peggio: la magia, quel grande e grosso cumulo di sciocchezze e superstizioni tanto deriso dalla quasi totalità della popolazione asghabardiana, era vera, era reale, visibile come la luce blu del plasma di cobalto e tangibile come l'elsa di titanio di una spada laser. Col senno di poi non era difficile intuire perché Rodak avesse fatto così tanto per mantenere il segreto... più faceva esperienza della magia, più capiva che nelle mani sbagliate sarebbe stata un'arma più letale della sua spada laser.
    Ne doveva sapere di più, tutto quello che riusciva ad imparare.

    « No, nessuna. » rispose, sedendosi al fianco di lei.

    Nessuna che voleva porre in quel momento, perlomeno.

     
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    Per qualche attimo la Dama del vento rimase a scrutare il vuoto, quasi a riflettere su alcune decisioni da prendere a breve termine. Anche se Jattur non la conosceva e non aveva la minima idea di dove venisse, quali erano i suoi valori, le cose per cui lottava, in un certo senso aveva azzeccato in pieno. Sarà stato puro istinto, o forse esperienza, ma quella donna dalla pelle morbida e lucente, i capelli d'ebano che danzavano al vento e la bocca rossa e morbida aveva un qualcosa nello sguardo che la distingueva da qualsiasi altra damina del piano dimensionale. Infondo era sempre stata convinta che di "dama" avesse ben poco. I suoi occhi parevano stanchi, stanchi di molte cose, di una breve vita trascorsa in modo non del tutto appropriato ad un essere di natura gentile come lei, ed infondo l'aver creato quell'Ordine era la prova più evidente del suo desiderio di rivalsa, un ultimo tentativo disperato di proteggere ciò che amava, con chi amava. Il Liberi Aeris Milites non era solo un corpo di difesa, ma una unione di volontari al servizio di una idea che in molti, forse troppi non avrebbero capito.

    -Non ti biasimo qualora la situazione possa spaventarti, o magari lasciarti perplesso.
    Magari potresti non credermi, e lo capirei.
    Ma tutto questo è stato fatto per te come per chiunque su questo piano.


    Forse era una stupida, ma lei ci credeva davvero che prima o poi i suoi sforzi sarebbero serviti a qualcosa.

    -Non è una mia smania di potere, nè tantomeno un tentativo dell'Alfiere di conquistare Endlos.
    Qualora tu decidessi di entrare, desidererei solo che sapessi questo.


    Si voltò e gli sorrise, porgendogli nuovamente una mano sulla spalla.

    -A te la scelta, soldato.
    Ma sappi che anche da dentro resterai un uomo libero, e potrai andartene quando lo desideri.


    E la mano nuovamente scivolò via, in modo da concedergli i giusti spazi.

    -Quale è la tua risposta?

     
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16 replies since 13/9/2010, 01:12   318 views
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