[GR][CSV] Conoscenza

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  1. Amadar Tellan
     
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    Dopo la riunione "inaugurale" e il lavoro concluso ad Undarm a vantaggio di tutti i membri del Ragno, l'Alchimista dovette abbandonare il Presidio dell'Ovest, anche per ragioni abbastanza personali: laggiù c'era una tecnologia troppo bizzarra e pericolosa perché lui potesse sopportare di vivere laggiù senza impazzire. Tristemente, aveva realizzato quanto il suo mondo fosse obsoleto rispetto alle follie assassine del Klevmore; neppure tutto l'esercito dell'impero di cui faceva parte un tempo avrebbe potuto avere la meglio su quelle mostruosità meccaniche. Era già tanto se era riuscito a scamparla lui, pur con qualche sigillo più del dovuto. A ripensarci gli veniva ancora una rabbia: come aveva fatto ad andare nel pallone contr quel mostro di metallo non se lo sapeva spiegare... e poi aveva usato tanta alchimia inutilmente, quando gli era bastato ricorrere ad un Colpo nascosto ed una Lama Terrestre ben piantata per porre fine all'esistenza di quel bastardo meccanico. Tutto perché non sapeva nulla di nulla della tecnica che aveva dato origine a simili aberrazioni e probabilmente non lo avrebbe saputo se non nel giro di qualche decennio che forse non aveva...
    A ripensarci bene, poi, il paradosso era piuttosto forte: lui stesso era un essere "artificiale", ma non si poteva certo paragonare a Mar, l'uomo veramente aritificiale che si trovava all'interno della Brigata... e quasi c'era da aver più paura di lui che non del Lupo Grigio. Anzi, il Lupo non sapeva esattamente con cosa aveva a che fare e ciò lo inquietava abbastanza velatamente. Qualsiasi cosa avesse in mente Rain e che comprendesse anche quel cosiddetto "androide" e le sue diavolerie tecnologiche, non gli sarebbe probabilmente piaciuta.

    Emigrare per un pò nel Presidio dell'Est, su ordine della Testa, fu un'idea tutto sommato buona: nonostante il viaggio si fosse rivelato lì le condizioni climatiche erano ottime e l'ambiente prospero e adatto a qualsiasi forma di vita biologica... e soprattutto, non era infestato da quelle dannate macchine assassine. La traversata della foresta e della valle ventilata, salvo qualche bestia troppo feroce, era stata tutto sommato piacevole, specie in confronto alla prima parte.
    Poco dopo mezzogiorno del terzo giorno di viaggio, l'Alchimista riuscì finalmente ad entrare in città. Essa era un misto inverosimile di stili architettonici, al punto tale che non sembrava esserci neppure un quartiere che fosse riconducibile ad un unico stile di costruzione... e per giunta, quella città era ventilata.
    *Ma come cazzo è possibile, con quelle mura così alte, una ventilazione del genere? Bah, qui ci deve esseresotto qualche dannata magia.* E la magia era il modo migliore per metterlo di malumore, specie contando che era per colpa di un mago se si trovava bloccato su Endlos. Non che rimpiangesse qualcosa del mondo che lo aveva trasformato e cacciato, ma ancora non gli andava giù il fatto di essere finito in un altro mondo senza che fosse lui a volerlo... e forse non avrebbe mai avuto modo di digerire quella forzatura, per quanto gli avesse cambiato un'altra volta la vita.
    Riuscì a trovare una buona taverna e si rifocillò e riposò a sufficienza, giusto in tempo per entrare in un acceso diverbio con il taverniere su quale fosse il giusto cambio di valuta per pagare il conto. Normalmente l'avrebbe vinta lui, ma le guardie del luogo si dimostrarono abbastanza convincenti da fargli sborsare anche più del dovuto per evitare di farsi un bel giretto in galera.
    *Fanculo!* pensò almeno per la trentesima volta dopo essere uscito da quella taverna. Avrebbe dato volentieri fuoco all'intera baracca se non ci fossero stati anche dei bambini... un giretto con le figlie di quello stronzo però se lo sarebbe fatto prima di andare via da Istvàn.

    Tuttavia aveva altro da fare: sapeva quello che Rain stava pianificando e, per quanto sapesse che il suo piano non sarebbe stato a breve termine, più e prima riusciva a scoprire, meglio era per tutti. E se le cave del sapere di Merovish erano un vero sfacelo quanto a fonte di informazioni e un sopralluogo di quelle cave sarebbe stato pressoché impossibile con tutta la malavita in circolazione, Istvàn non rischiava di essere molto meglio. C'era un solo posto dove poteva cercare e alla fine si dileguò in direzione dell'edificio meta della sua missione: la Grande Biblioteca di Palanthas. Trovarla non fu molto difficile: pochi altri edifici erano così sontuosi e nessun altro era gestito da dei monaci.
    Sarebbe stato più difficile difficile non farsi scoprire dal guardiano della Biblioteca e forse anche affrontarlo... tuttavia non ne aveva la benché minima intenzione: combattere in una biblioteca non era mai un'idea saggia, specie se si dava un minimo valore alla conoscenza racchiusa nei libri; e poi senza neanche conoscere l'avversario, o andava a colpo sicuro o si trascinava per le lunghe, con molti rischi per la salute e ancora di più per le catastrofi ambientali.
    Una volta entrato, si ritrovò in una biblioteca a dir poco faraonica, veramente degna del titolo di "Grande Biblioteca". Mancava solo il "Grande Guardiano"... che attese con tutta calma, lasciando tutte le armi sotto il suo ampio mantello color terra.

    Edited by Amadar Tellan - 27/9/2010, 22:07
     
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    Molte anime affollavano le belle pietre di Palanthas, e ciascuna s'era chiusa nel proprio mondo, fatto di pagine e di sapere; tuttavia una sola restava ferma, in attesa forse di qualcosa di più grande: che avesse scambiato la Biblioteca per un quadro da osservare? Perché varcarne le soglie se non si cercava consiglio? Presto queste domande ebbero risposte, ché lo straniero avrebbe osservato il Custode Ultimo.
    Scandiva i passi eterni con un incedere severo e saggio, e dovunque egli passasse le cose si coloravano d'arcobaleno, finché non giunse al salone dall'ampia scalinata, e qui si fermò in cima al gradino più basso: portava una veste d'argento, e di tale fattezza erano capelli occhi e sopracciglia, ma sul grigio colore di metallo danzava un'incessante iridescenza, perché ogni colore del Mondo era su di lui, e tuttavia nessuno poteva dimorarvi troppo a lungo, scacciato com'era dal seguente, in un'eterna onda di marea.

    -Chi, nel mio dominio, osserva smarrito queste pietre? Forse non sa che questo è luogo di cerca e di consiglio, non già un piacevole ritratto da ammirare? Beltà ed eleganza sono sì presso Palanthas, ma più d'ogni altra cosa è la Conoscenza a regnare sovrana.-

    Parlò infine, brillante nell'aspetto ed antico nella voce, Vuota e Nulla come una linea tonda. Vibravano forti e sagge le parole dello Zero, e nel suo ergersi ritto come statua poteva facilmente essere letto un alto rango, eppure spesso confuso e travisato. Il volto dell'essere non aveva espressione, e fisso osservava lo straniero, e però non desiderava insinuarvi sentimenti, piuttosto cercando di meglio comprendere cosa la mente di quello desiderava dalla Biblioteca. Così, Vuoto nel cuore come nel viso, lo Zero attendeva ch'egli si rivelasse, e che parimenti illustrasse i propri desideri.

     
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  3. Amadar Tellan
     
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    La sua attesa durò molto poco: sebbene si fosse preso il suo tempo per guardarsi intorno, aveva tenuto l'attenzione sufficientemente alta per potersi accorgere di chiunque si avvicinasse a lui. Difatti presto si avvicinò a lui un uomo che vestiva stoffe colorate d'argento. Curiosamente, quel tipo, a cui mancava una ventina di centimetri per potersi definire imponente tanto quanto lui, aveva anche le sopracciglia e persino gli occhi di quel colore, che gli sembrava per giunta piuttosto cangiante, come se dovesse assumere ogni tonalità dell'arcobaleno e anche di più. Forse era solo un effetto ottico dell'illuminazione di quel gran posto, ma ad ogni modo quei riflessi indefiniti facevano sembrare i suoi capelli grigio lupo a dir poco spenti e di nessun conto e la terra che colorava il suo mantello mostruosamente sterile, più di quanto già non dovesse semrbare ad una prima occhiata.
    Nonostante avesse avuto a che fare più volte con la famiglia imperiale, mai come allora gli parve incredibile constatare come certa gente altolocata potesse mettere soggezione con la propria sola presenza fisica pur senza essere in qualche esercito.
    *decisamente un tipo notevole: la sua morte non passerebbe certo inosservata e rischierei di trovarmi addosso tutto il Presidio. Spero di non essermi arrugginito troppo o Rain non lo sente nessuno...*
    Decise pertanto di cercare di ricorrere alla diplomazia che aveva dovuto sviluppare nei suoi anni da ufficiale imperiale. Ormai non la esercitava da almeno tre anni, ma conveniva fare un tentativo.
    "Avete ragione" gli rispose completamente padrone di sé. "Dovete scusarmi, ma è la prima volta che vengo ad Istvàn e nella Grande Biblioteca, più grande ancora di quanto mi avessero descritto." Prese una piccola pausa retorica, quini continuò: "Mi chiamo Amadar Tellan e sono effettivamente in cerca di consiglio sulle opere che dovrei consultare per trovare le informazioni che cerco."
    Cercando di guardarlo ancor più direttamente, gli pose una domanda che sapeva quasi di retorico: "Voi siete il famoso Guardiano della Grande Biblioteca, vero?"
    Per fortuna, almeno, quel nome non diceva nulla a nessuno del luogo: ancora non era mai stato prima nell'Est e la notizia quell'opera di beneficienza ad Undarm non poteva essere arrivata tanto celermente... men che meno quella dei due cadaveri di Merovish, due dei tanti il cui assassino non era stato ancora trovato in quella lurida topaia. E soprattutto, sarebbe stato difficile che qualcuno lo conoscesse come zampa del Ragno. Forse avrebbe avuto qualche possibilità di ottenere le informzioni che la testa voleva senza troppe complicazioni.
     
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    Infine si presentò, ed il suo nome era Amadar Tellan. Invero appariva trasandato e sciatto, opaco riflesso della grandezza dello Zero, il cui argento brillava soffuso sotto l'iridescenza armonica che ondeggiava sul corpo di questi.
    Ad ogni modo, il parlare di quello compiacque il Guardiano, poiché sebbene fosse piuttosto anonimo, pur sempre restava rispettoso, e non vi lesse superbia. Il volto del Limite non mutò, né il cuore di lui venne pervaso da qualche tinta: egli marciava diritto, e giammai poteva covare emozioni, ché né per desiderio, né per Legge gli era concesso.

    -Lo sono, invero; eppure non da solo reggo Palanthas, ma fra i suoi Grandi Custodi io sono il maggiore: Eru Elen Amarth detto il Celebliant, Arcobaleno d'Argento, è il mio nome.-

    Calò il silenzio, poiché il solo pronunciare quelle parole era infusione di potere: ogni respiro del Guardiano, ogni voce, era intinta d'arcana potenza, sicché ben riusciva ad incutere soggezione attraverso il solo presenziare.

    -Qual'è, allora, il consiglio di cui sei in cerca? Dove la tua cerca trova un solido muro? Parla, poiché qui solo ogni uro può essere infranto.-

    Concluse, infine scendendo anche l'ultimo dei gradini della scalinata che aveva percorso, brillando argenteo sotto la morente luce del giorno.

     
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  5. Amadar Tellan
     
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    L'uomo sotto i suoi occhi gialli da lupo rispose affermativamente alla sua domanda retorica, esprimendo in modo abbastanza ampolloso il fatto di non essere, com'era ovvio che fosse, il solo rettore e custode di quell'ampio luogo di sapere. Gli fece balenare davanti anche i suoi soprannomi, ovveroCelebliant e Arcobaleno d'Argento... sebbene il primo non gli dicesse assolutamente nulla, del secondo poteva facilmente intuirne le ragioni, com'era quasi altrettanto evidente il motivo per cui l'Alchimista era stato demoninato "Lupo Grigio". Con lo stesso tono inutilmente magniloquente, Amarth gli chiese che cosa stesse cercando lì.
    Evidentemente non doveva avere qualche strano potere di lettura della mente o qualcosa di simile, altrimenti difficilmente gli avrebbe consentito di restare lì ancora a lungo. Per la verità non sapeva bene neppure lui quali fossero le intenzioni di chi lo aveva mandato, ma sapeva bene a cosa sarebbero potute serivre le informazioni su Merovish che questi cercava per suo tramite.
    *Ma in fondo a questa cosiddetta patria di pace cosa può importare della liberazione di Merovish?* si disse Amadar. Forse, se qualcuno di importante avesse saputo qualcosa, avrebbe impedito che quegli stessi piani si avverassero, ma il prezzo sarebbe sicuramente stato che il caos del vuoto politico continuasse imperterrito ad avvolgere l'afosa capitale del Sud.
    Inoltre quale migliore occasione avrebbe avuto per unire l'utile al dilettevole?
    "Invero, Mastro Amarth, non è uno solo il mio obiettivo" replicò Amadar. "Sono arrivato in questo mondo con l'inganno neanche un mese fa e viaggiando fino a qui ho visto cose e affrontato pericoli che non sarebbero neanche concepibili dove sono nato." E a ripensare al territorio del Klevmore e alla foresta vicino alla regione di Undarm, quelle parole potevano parere quasi un eufemismo. "Quindi la prima ricerca concerne questo mondo, per quanto sia possibile sapere delle sue regioni, delle creature che lo abitano e della sua storia."
    Una ricerca quasi enciclopedica, si sarebbe potuto dire... ma se lui in tre anni era riuscito a diventare un'Alchimista per cercare, pur invano, di trovare una cura alla sua mutazione, una ricerca di geografia non lo avrebbe certo ucciso. O almeno così credeva.
     
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    Così, egli desiderava conoscere la terra di Endlos, capirne le divisioni ed apprendere come quelle si fossero formate, e come Endlos stessa nacque. Credeva forse che lo Zero aprisse un tale discorso? Come poteva destare la sua attenzione per un simile bisogno?

    -Vi sono molti libri fra queste mura, ed ognuno racconta storie assai più magnifiche di quelle che una creatura possa rivelare, pure che questa si definisca saggia. Tuttavia il compito che svolgo presso Palanthas non è parlare d'argomenti comuni, bensì dipanare matasse assai più complesse e profonde: dove è lo spirito sono io, e dove i popoli si riuniscono in culti lì è il mio dominio; reggo la Via del Dharma, rivelatrice delle verità nascoste. Tu cerchi invero il Saggio di Sophia, la Via dei Mondi. Egli non è qui, ma confido che i volumi che la Biblioteca custodisce siano adatti alle tue richieste. Ad ogni modo, non invano consumo una presenza: pure dovrà esserci qualcosa che desideri conoscere, e che solo la voce del Destino può rivelare.-

    Disse, e allora si lesse severità nella voce, perché nel suo parlare nascosto egli ben desiderava intendere di doversi rendere utile all'Est: mai furono vane o sciocche le parole di Amarth, sicché egli avrebbe pure estorto ad Amadar ogni dubbio, infine per poterne trovare la radice e scioglierlo.

     
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  7. Amadar Tellan
     
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    Con la sua magniloquenza e altisonanza, il Custode gli diede una risposta abbatanza atona, ma allo stesso tempo stravagante e deludente: a quanto pareva, la più preziosa ed affidabile fonte d'informazioni su Endlos non si trovava lì.
    *Questo a Rain non piacerà* si disse aggrottando le sopracciglia. Si mise subito il cuore in pace: a Palanthas avrebbe probabilmente speso qualche giorno in cerca delle informazioni che il suo capo voleva, non sapendo dove cercare quel Saggio, uomo o libro che fosse, al di fuori di quella Biblioteca.
    Nello stesso discorso, però, Amarth riuscì a portare la discussione ad un punto abbastanza spinoso: per quanto pronunciato con parole auliche, era chiaro il suo intento di fargli una sorta di interrogatorio e non se ne sarebbe andato se non gli avesse rivelato qualche altro segreto obiettivo plausibile. Forse se ne sarebbe andato se gli avesse detto di non volere nient'altro, ma di sicuro si sarebbe insospettito e lo avrebbe tenuto troppo sott'occhio, impedendogli così di cercare in pace ciò di cui aveva bisogno per conto altrui.
    *Cazzo! E ora cosa mi invento?* si chiese succhiudendo gli occhi, come a simulare di voler prendere una decisione abbastanza difficile. Non poteva infatti sbandierargli di essere venuto a cercare di capire che cosa la più grande biblioteca di Endlos potesse dirgli su Merovish e sul Presidio del Sud in generale che potesse aiutarli nelle macchinazioni della Testa del Ragno! Men che meno poteva dirgli che molto probabilmente ciò che doveva sapere avrebbe rischiato di condizionare la vita di tutta quella terra desertica, se non dell'intera Endlos: nalla migliore delle ipotesi, l'avrebbe preso per un matto visionario e nella peggiore sarebbe potuto succedere di tutto.
    Scavò nella sua memoria e nella sua emnte, scartando di volta involta quello che non sapeva e a cui non aveva ancora trovato risposta, trovando tutti come dubbi abbastanza banali rispetto ai nodi del Destino, finché...
    "Come potete vedere" disse scandendo lentamente le parole "io non sono umano, non del tutto almeno: tre anni fa sono stato mutato contro la mia volontà dalla stessa Alchimia che ho cominciato ad apprendere per studiare me stesso." Forse non sarebbe stato necessario sepcificarlo, ma quel dettaglio era comunque abbastanza d'effetto nel delineare un dubbio sufficientemente plausibile per allontanare quel sapientone argentato. "Qui purtroppo non ho trovato le stesse ricerche e non sono ancora ad un livello tale da comprendere bene cosa mi sia stato fatto e se la mia mutazione è stabile come sembra o può ancora trasformarmi in qualcosa di diverso ancora. E se c'è un luogo dove posso trovare una risposta o una via per cercarla, dovrebbe essere questo."
    L'ultima frase gli era venuta sul momento, ma quel timore recondito era ciò che più segretamente lo attanagliava. Non ci aveva pensato prima, ma forse era in quel luogo che avrebbe potuto trovare una cura, anche parziale, per ciò che magari non sarebbe neppure successo.

    Edited by Amadar Tellan - 28/9/2010, 13:55
     
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    Amadar non rispose, e quasi lo Zero pensò che questi cercasse risposte da chi avesse voce, non già dalle sole pagine; per il momento, tuttavia, non tornò sull'argomento, piuttosto dedicandosi al dubbio che l'essere aveva nel cuore: la richiesta del Guardiano ebbe modo di scuotere le cerca dell'uomo, spingendolo verso questioni profonde, sicché il compito che si era preposto d'assolvere presso le mura venne evitato, a favore d'un più rilevante, e personale, dovere.

    -A te sia ora una scelta, Amadar Tellan: se cercare risposte nei molti libri di Palanthas, oppure se chiedere al Destino di rivelare l'esito del tuo essere.-

    Spiegò l'eterna voce, non già come se avuto intenzione d'urlare o mostrare potere, piuttosto come chi s'assicura che le parole pronunciate non potessero essere fraintese: effettivamente il Limite preferiva che l'altro cercasse sui volumi, giacché avere favori dal Destino sarebbe stato più complesso, e di questo, infatti, non trascurò di trattare:

    -Dove gli scaffali si bordano di rosso, lì troverai libri sulle storie e le geografie, ovverosia ciò che per prima fu tua richiesta. Dove il mobilio si borda d'azzurro avrai testi su ogni scienza alchemica. Per il Destino, che è fonte ultima di sapere, e le sue parole saranno verità indiscutibili, dovrai dimostrarti ben degno, perché non è favore che questi accorda ad occhi bendati.-

    Disse grave e saggio, ma ancora non rivelò cosa volesse dire chiedere al Destino, e fu ben lieto di non farlo: nel corso del tempo presso l'Est, il Celebliant s'era avveduto d'un fatto, ovverosia che molti con difficoltà accettano il suo essere eterno, ancor meno la sua Essenza; pochi erano quelli degni della Verità, e finché non li avesse trovati, su ciò che in realtà fosse avrebbe taciuto. Ad ogni modo, mentre questo e quell'altro diceva, il Guardiano s'era fatto più prossimo ad Amadar, sicché fra loro v'erano appena cinque metri di distanza. Ancora, lo guardò fisso e Vuoto, nel cuore attendeva risposte.

     
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  9. Amadar Tellan
     
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    Il Guardiano locale, già impostato come se avesse una scopa su per il culo, si fece ancora più ieratico e con un tono che rasentava la solennità decise di porre Amadar dinnanzi ad una scelta piuttosto particolare e quasi surreale alle sue orecchie: se non aveva capito male, avrebbe dovuto scegliere tra i libri e le risposte fornite dal Destino.
    Quell'ipotesi era semplicemente ridicola e sarebbe sbottato subito contro una simile assurdità, se Amarth non gli avesse detto subito dopo, con lo stesso tono ieratico di poco prima, quali segni contraddistinguevano i libri che lui cercava per il capo e per se stesso.
    Come a volerlo spronare a dargli una risposta, il tizio d'argento si avvicinò ulteriormente, riducendo il divario tra loro a soli cinque metri... *Una distanza da duello* valutò l'Alchimista quasi istintivamente. Si accorse per tempo di quello che il suo corpo era ormai abituato a fare e resistette quasi miracolosamente all'impulso di portare una mano all'impugnatura dell'arma più vicina nascosta sotto il suo ampio mantello.
    Per tutta la sua risposta, la replica venne preceduta da un sospiro che poteva parere tranquillamente lo sbuffo che in realtà era. "Chiedo scusa, ma il Destino non credo che potrebbe rispondermi... e se anche potesse, al massimo potrei chiedergli perché abbia voluto la mia mutazione." Si rese conto che mettere in dubbio in quel modo la parola di chi gli aveva fatto una proposta del genere, evidentemente credendo nel Destino con la stessa intensità di chi conosceva bene una persona, per cui decise di correggere il tiro: "Potete pensare di me quello che volete, ma penso proprio che cercherò le risposte per cui sono venuto tra i libri che mi avete cortesemente indicato, anche se ciò dovesse voler dire che sarò ospite vostro e della Grande Biblioteca per qualche giorno."
    Tuttavia non accennò a muoversi: prima voleva vedere la reazione dell'interlocutore, se si fosse alterato o se si fosse semplicemente allontanato, lasciandolo finalmente in pace a consultare tutti i volumi necessari per ottenere le informazioni su Merovish per cui Rain lo aveva inviato da Undarm fino a Palanthas.
    Una cosa era certa: in ogni caso Amadar non se ne sarebbe andato da lì senza ciò per cui era venuto.
     
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    Come poteva concedere al Destino la sola conoscenza delle cause? Invero quello è cause ed effetti, poiché ognuno rimanda all'altro e nell'altro si muta, e pure la Causa primigenia del Mondo ed il suo Destino ultimo sono collegati e simili.

    -Così desideri leggere? Apprenderai per via della carta, frugando alacremente nella mia dimora. Ma su una cosa sei in errore: il Destino conosce ogni cosa, e dentro cova i più oscuri motivi ed i più luminosi fini, poiché tutto è un arazzo già segnato, e ciascuna creatura non fa che percorrere la propria strada.-

    Rispose Nullo e Vuoto, gli occhi puntati su Amadar; mai dovette udire tali imprecisioni, ma ancora non era venuto il tempo del divino sdegno, ché l'ignoranza se prontamente corretta si fa Giusta sapienza; solo l'arroganza e la cieca presunzione potevano costituire una minaccia, ed in realtà erano il triste veleno che corrompeva il Mondo già da molto tempo.
    S'erano varcate soglie troppo grandi da lasciar correre, e lo Zero giammai desiderava che le creature vivessero ignare della Verità, non dopo che quelle vi si erano avvicinate.
    Ciò detto, nemmeno il Guardiano mosse passi o mutò espressione nel sacro volto.

     
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  11. Amadar Tellan
     
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    Purtroppo per lui, ancora una volta il custode d'argento decise di non lasciarlo in pace: sebbene avesse acconsentito a fargli consultare i tomi e i volumi di cui era responsabile, Amarth palesò a chiare lettere il fatto che non se ne sarebbe andto prima di avergli dato un'adeguata spiegazione in materia di "Destino".
    *Oh no, per favore! Non un altro fanatico dell'onnipotenza di qualcosa che non esiste!* disse solo ed esclusivamente a se stesso: per quanto avrebbe voluto lasciar perdere tutta quell'emerita castronata e mandarlo al diavolo, sapeva che esternare la propria opinione dinnanzi ad un individuo del genere, per giunta munito di un'alta carica e circondato da una grande fama avrebbe molto probabilmente suscitato la sua reazione ostile... e quella non avrebbe fatto altro che procurargli una pessima fama e magari anche un avviso di taglia sulla sua testa grigia. *Che il diavolo se lo porti, dannazione!*
    Cercando di darsi una calmata ed un contegno adeguato, prese bene le parole dell'altro e le analizzò con cura, finché non gli venne in mente qualcosa di abbastanza assurdo, ma che in fondo rispecchiava bene i concetti glie rano stati espressi.
    "Perdonate la metafora, Mastro Amarth, ma mi sostanza mi stareste dicendo che ogni singolo composto esistente e tutti quelli che ancora sono ignoti sono stati creati e predisposti dal Destino e solo per sua scelta uno scienziato potrebbe arrivare a scoprirne uno o a migliorarne un altro esistente?"
    Ciò andava ampiamente contro le sue concezioni e sicuramente con quelle di qualsiasi altra zampa del Ragno... e più ancora della Testa, colui che aveva creato e riunito la Brigata. E andava anche contro ogni logica e legge fisica, che aveva una risposta anche a quei fenomeni apaprentemente inspiegabili: la legge matematica del caos.
    Si fermò appena in tempo: proferire una cosa del genere avrebbe probabilmente scatenato una discussione talmente accesa che lo avrebbe tenuto impegnato con l'Arcobaleno d'Argento per almeno una decina di giorni... e sebbene il Ragno non avesse troppa fretta, il Lupo Grigio sapeva anche di non avere proprio tutta la vita da sprecare laggiù.
    Sperò così che, mostrando o almeno fingendo di mostrare consapevolezza, Amarth si decidesse ad andarsene.
     
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    -Sì, invero; ciascuna creatura non sente sopra di sé la consapevolezza di star eseguendo un più grande progetto, pertanto vive e muore secondo le proprie leggi: se solo si levasse lo sguardo da terra e lo innalzasse al di sopra delle mortali percezioni, ben chiaro apparirebbe quanto vere siano le mie parole. Le storie di ognuno sono mille intrecci, e persino il Caso non è altro che il manifestarsi della potenza del Destino. Ogni azione converge verso il Grande Disegno, pure che chi la esegua non sia cosciente di ciò.-

    Corresse prontamente lo Zero, giacché in ogni modo disdegnava che le creature incontrate nel suo cammino continuassero a vagare in sentieri erronei o velati dal dubbio. Decise allora di non nascondersi, sperando altresì di possedere una tale influenza da lavare via ogni ulteriore incertezza; così, assunta una fiera postura, vetusta e saggia, parlò:

    -Ecco, però, chi io davvero sia: Guardiano Zero dell'Ordine dei Guardiani, Essenza Limite e vivente esplicazione della Sorte, che è in me e fuori di me. Se mi si chiamasse Destino, questo non sarebbe un errato nome, perché tale io sono.-

    A altro non volle aggiungere, ben ritenendo d'aver detto fin troppo, ma ancora troppo poco di sé, eppure in cuor suo sentiva questo bastare, giacché assai poco desiderava rivelarsi, a meno che le circostanze non l'avessero imposto.

     
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  13. Amadar Tellan
     
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    Le successive parole di Amarth gli risuonarono vuote, retoriche e quasi banali: tutti i grandi filosofi e toelogi del suo mondo avevano infatti evocato l'immagine del grande disegno del destino al quale tutti erano inconsapevolmente legati... quante altre volte aveva sentito un discorso analogo portato con la stessa convinzione, anche se non con la stessa ieratica magniloquenza? *Anche troppe!* si rispose ormai stanco di quel blaterare sempre più a vanvera.
    Con quei discorsi fideistici imbevuti di chissà quanta idiozia pseudofatalista, Amadar perse quasi tutto d'un colpo la soggezione che la suggestione della sua comparsa gli aveva instillato, ormai convinto che a quel tizio, indubbiamente carismatico, mancasse qualcosa che era comunemente definita "senso pratico della vita".
    E poco dopo ne ebbe la conferma, quando si presentò con titoli ridicolmente altisonanti che non gli dissero assolutamente nulla, presto seguiti dall'enunciazione di quanto Amarth fosse la personificazione del Destino. *Ma da quale ospedale psichiatrico è uscito questo qui?*
    Stava per ridergli in faccia, ma riuscì in qualche modo a nascondere e a sopprimere quello scoppio con un paio di colpi di tosse, portati con una mano solcata di vene davanti alla bocca.
    "Con tutto il dovuto rispetto." esordì con un tono che cercava di restare in linea con le sue prime paole "dopo tutto quello che mi è successo, il Destino potrebbe anche stasersene alla larga da me per un po': la mia mutazione, le sue conseguenze e la mia venuta in Endlos sono già abbastanza da sopportare, senza che io abbia fatto nulla per meritare di diventare l'amadar che sono."
    Si voltò verso la propria destra e, guardandolo di tre quarti, aggiunse: "Forse voi sapete meglio di me cosa mi riserva il futuro, ma per quanto mi riguarda, ho tutta l'intenzione di capire meglio il passato ed il presente, non solo miei."
    Riteneva altamente improbabile che quel tale esternasse giudizi più ridicoli di quelli che già aveva espresso e men che meno che gli facesse qualche divinazione... sarebbe stato proprio bello capire se lui gli avesse "profetato" qualche sciagura come facevano di solito tipi come lui una volta messi alle corde.
    Sperava davvero che quella fosse la fine di quei miserevoli intoppi e di quell'interrogatorio sempre più assurdo... ma chissà perché, dubitava di poter muovere un passo senza che il tipo d'argento reagisse..

    SPOILER (click to view)
    Nota: in un antico dialetto del suo mondo d'origine, la parola "Amadar", da cui ha rispreso il proprio nome, significa "rifiuto" o, applicato agli uomini "reietto"
     
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    Spesso avveniva che il nome Destino germogliasse nel cuore delle creature avvolto in un manto di spaventevole timore, e la bella e giusta gloria che questo aveva fuori dal Mondo veniva così sminuita e corrotta; Ora, benché la Storia avesse scorso molte ere, e tanti spiriti erano giunti e partiti, solo i Guardiani restavano in piedi oltre Tempo e Vita, e solo quelli in verità osservavano quanto le cose andavano morendo, perdendo lo slancio vitale che in loro fu infuso: la Luce s'affievoliva, l'Ombra sbiadiva, la Natura oltraggiata ed il Destino deriso o miscreduto.

    -Non sarà il tuo volere a comandare il Destino, poiché per lui tutto è legato e prende senso, e pure la tua sofferenza la vedrai realizzarsi in un maggiore disegno.-

    Rispose lentamente, ben sapendo quanto fosse difficile trattare con creature così poco inclini alla Conoscenza, così volatili e temporanee. Dai giorni di Endlos lo Zero scelse di istruire le genti, piuttosto che condannarle per la loro ignoranza, ma spesso quelle erano sorde o cieche, e la Verità del Destino non li raggiungeva.

    -Io non conosco il futuro, il mio dominio non è sul Tempo. Erelamarth Celebliant ha nel cuore la Conoscenza del Destino d'ognuno, e dei saldi pilastri della loro vita. Se desideri anche tu sapere a cosa andrai incontro, di nuovo ti dico che dovrai dimostrarti degno ai miei occhi; altrimenti l'apprenderai sui libri e con il passare della vita.-

    Tacque. nell'animo, però, s'agitava una certa voce, pensosa circa la situazione che andava creandosi: Amadar aveva già scelto i testi, eppure non prendeva congedo, anzi replicando alle parole del Guardiano. Egli, dal canto suo, preferiva assai maggiormente mostrare la potenza del Destino a chi ne dubitava, e dalla creatura non andava via. Sarebbero rimasti lì, come ferme pietre, se prima o dopo non fosse arrivato qualcosa a mutare animi ed eventi.

     
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  15. Amadar Tellan
     
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    *Ma quando se ne va questo esaltato?* si chiese scocciato e quasi esasperato l'Alchimista notando che Amarth, lo psicopatico che credeva di essere la personificazione del Destino, si accinse nuovamente a parlare. Le buffonate auliche e degne di un qualche predicatore di second'ordine che proferì gli seppero tanto di già sentito: l'onnipotenza del Destino, il tutto legato, il grande disegno superiore che ricomprendeva anche la sua stessa sofferenza. Una punta di stizza venne a malapena repressa quando venne espresso quel dannato concetto da cretini fatalisti: lui non aveva mai scelto e, sapendo bene che cosa gli era successo, se ne avesse avuto la possibilità avrebbe mandato a quel paese chiunque: non gliene fregava minimamente dello scopo e delle giustificazioni che venivano accampate di volta in volta per spiegare una cosa del genere. Lo scopo degli alchimisti che lo avevano trasformato era il miglioramento indotto dell'umanità... e quello del Destino? Ammesso e non concesso che esitesse quale abominevole e grottesco progetto poteva comprendere come parte integrante la sua prigiona, la sua snaturazione e l'alterazione totale della sua persona?
    *Stronzate!* concluse. *Questa commedia sta durando anche troppo.*
    Quindi Amadar lo guardò in maniera sghemba per una frazione di secondo, poi assunse un'espressione mortalmente seria, quindi disse sinteticamente: "Con tutto rispetto, non ho niente da dimostrare e tanto da cercare."
    Quindi mosse dei passi verso la sezione più vicina tra quelle che lo interessavano, avrebbe letto qualcosa per soddisfare la propria curiosità e poi avrebbe cercato tutti i riferimenti al Presidio del Sud, a Merovish e alle sue difese. Cosa ne avrebbe fatto Rain, non gli era ancora dato saperlo. Ed escludeva che lo sapesse pure Amarth, altrimenti avrebbe probabilmente cercato di fermarlo, sebbene ciò non andasse propriamente a danneggiare l'Est e quella Biblioteca.
     
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