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Viaggiatore dei Mondi
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Al vostro arrivo in città -di ritorno dal Bosco di Fanedell- i bravi cittadini di Istvàn si sono affrettati ad accogliervi, e si sono prontamente prodigati di scortarvi fino al castello della Dama Azzurra a bordo di un ampio carro, di modo che non abbiate da sforzare i vostri corpi malridotti e provati -ancora più di quanto non abbiate già fatto- per giungere alle Aule di Guarigione con tutte le ferite che avete riportato e a corto di energie come siete.
Arrivati nell’atrio venite separati: il Nano è già sparito; usciti dalla caverna non lo avete più trovato appeso al ramo dell’albero, e hai l’impressione che adesso lo stiate incrociando mentre una delegazione di suoi simili lascia il palazzo in direzione opposta alla vostra... ma, in fondo, chissà?
Quei borbottoni barba-lunga si somigliano un po’ tutti.
Forge -accanto a te- ha perso conoscenza, e venite entrambi trasportati nella zona del Sanatorio, ma vi conducono in luoghi diversi; lui sparisce in un corridoio, tra le braccia di una signorina di quello che gli piacerebbero, e tu vieni accomodato su di una branda in una piccola camera bianca e luminosa: Kalia è la prima figura familiare nel marasma di infermieri e paggi che entrano ed escono dalla tua stanza, affaccendati nei loro doveri e diretti forse dai tuoi compagni di dis avventure.
Non parlate molto, giacché capisci quanta fretta debba avere con tutto quel lavoro a cui badare e quelle vite di cui aver cura, ma lei è molto gentile nel risanare le tue ferite prima di ringraziarti anche a parole per quello che hai fatto e raccomandarsi di restare a riposo, lì, per qualche ora; decidi di darle retta per stavolta, e per guarire la tua spossatezza ti sdrai nel lettino per riposare un po’.
Tuttavia, un indefinito tempo più tardi, un leggero rintocco ti richiama dal dormiveglia.
Qualcuno sta bussando sul legno della tua porticina aperta.
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La vita dovrebbe essere sempre così... pensò, pacioso e soddisfatto, Sasha ...starsene in panciolle ad aspettare di riprendersi dalle proprie fatiche.
Senza aprire gli occhi alzò appena le mani intrecciate dietro la nuca e si risistemò meglio sul cuscino, trovando una posizione più comoda. Durante gli ultimi due giorni aveva schivato spilli da balia grandi come frecce di balestra, annodato catene spesse come gomene, evitato alberi volanti e saltato sul dorso di mostri bestiali: poteva ben dirsi soddisfatto. Non sentiva neppure il bisogno della presenza di Kalia, così desiderata, in quel momento: era in uno stato di sonnolenta e assoluta felici...
Toc toc.
« Uh? » fece, aprendo gli occhi. « Ehm... avanti. »
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.†.Godwrath.†.
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« Uh? Ehm... avanti. »
Quello che ti ritrovi davanti è un uomo alto e biondo, appoggiato allo stipite della porta e con la mano racchiusa nel guanto da Cacciatore ancora allungata sul battente di legno della porta aperta ; il pugno chiuso è l’incriminato per aver bussato e disturbato il tuo sonno.
Tuttavia, nel sorriso gentile e composto sul bel viso dai lineamenti marcati -ingentilito dai capelli biondi-, e nei suoi occhi cerulei come un cielo terso, limpido e sereno trovi tutta la solenne e rispettabile dignità di un Cavaliere... uno di quelli “senza macchia e senza paura” che sembra uscito da un libro di favole.
« Perdona il disturbo... »
esordisce con voce pacata, restando sulla soglia
« ...spero di non averti svegliato. Tu sei Sasha, vero? »
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ll visitatore lo lasció sorpreso, ma non in modo sgradevole: era un uomo alto, biondo e paladino di mestiere. Non era poi cosí difficile capirlo, anzi in effetti era tanto ovvio come il colore dei suoi capelli: era un misto di portamento, sguardo e modo di fare che sottointendeva molto, e molto chiaramente.
« Perdona il disturbo, spero di non averti svegliato. » disse lo sconosciuto, entrando. « Tu sei Sasha, vero? »
« Si, infatti. » confermó il ragazzo. « Siediti pure... non so bene dove... » aggiunse, lanciando per la prima volta uno sguardo attento alla stanza. « Con chi ho l´onore di parlare? » chiese, dopo aver fatto spazio sul letto perché lo sconosciuto si sedesse.
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.†.Godwrath.†.
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« Si, infatti. Siediti pure... non so bene dove... »
Un sorriso gentile incurvò le labbra ben disegnate dell’uomo biondo nel constatare la cortesia del ragazzino e lo stato un po’ stordito in cui versava, probabilmente a causa della stanchezza e della mancanza di sonno di cui il Paladino si sentiva attualmente il principale colpevole imputabile.
« Oh, non importa, non darti pensiero:
non voglio disturbarti e poi, al momento sono solo di passaggio e un po’ di fretta. »
Scrollò leggermente le spalle e scosse il capo in segno di diniego, declinando gentilmente l’offerta ad accomodarsi con un garbato cenno della mano guantata nel cuoio
e non accennando a muoversi dalla soglia.
« Con chi ho l´onore di parlare? »
« Il mio nome è Leon Belmont,
e ho per lungo tempo servito la Dama Azzurra come Capitano delle sue Guardie. »
si presentò, esibendosi in un leggero inchino
« Ho sentito che sei tornado da una difficile missione, e che te la cavi piuttosto bene; tra l’altro ho saputo che ormai abiti qui ad Est, quindi... Ti andrebbe di unirti alle guardie cittadine di Istvàn? Credo che le strade e le persone sarebbero più sicure con te in giro. »
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« Oh, non importa, non darti pensiero... » disse il paladino, rifiutando l'offerta. « ...non voglio disturbarti e poi, al momento sono solo di passaggio e un po’ di fretta. Il mio nome è Leon Belmont, e ho per lungo tempo servito la Dama Azzurra come Capitano delle sue Guardie. » si presentò, inchinandosi. « Ho sentito che sei tornato da una difficile missione, e che te la cavi piuttosto bene; tra l’altro ho saputo che ormai abiti qui ad Est, quindi... Ti andrebbe di unirti alle guardie cittadine di Istvàn? » domandò.
- bocca spalancata ad O -
« Credo che le strade e le persone sarebbero più sicure con te in giro. » aggiunse.
« ...n-nelle guardie? » balbettò il ragazzo non appena ebbe ripreso fiato. « B-beh, io.... cioé, penso che... »
S'interruppe di botto quando i suoi pensieri andarono all'obiezione più ovvia.
Al pensiero di ciò cui, di fatto, aveva dedicato la sua vita
« ...no, non credo di potere. » disse, quasi tombale. « Io ho già un incarico ad Istvàn, sono stato scelto dall'Oracolo dei Fiori come Osservatore... e ci sono delle
vendette
cose di cui mi devo occupare. Io viaggio parecchio, sia su Endlos che altrove. » spiegò, mestamente. « Non... non sarei una brava guardia. » aggiunse, e non era per niente difficile capire che tutto avrebbe voluto dire Sasha
tranne che quello.
Edited by ° Sasha ° - 8/10/2010, 20:24
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.†.Godwrath.†.
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A giudicare dall’apertura che la bocca del ragazzino biondo disegnò sulla sua faccia, Sasha parve sorpreso dalla sua proposta, e la sua prima risposta fu un balbettio esitante, che si consolidò poi in un rifiuto risoluto... forse ispirato dal ricordo di qualche brutta esperienza.
« ...n-nelle guardie? B-beh, io.... cioé, penso che... ...no, non credo di potere.
Io ho già un incarico ad Istvàn, sono stato scelto dall'Oracolo dei Fiori come Osservatore... e ci sono delle cose di cui mi devo occupare. Io viaggio parecchio, sia su Endlos che altrove.
Non... non sarei una brava guardia. »
Il Paladino sembrò accigliarsi, pensieroso,
mentre le labbra si arricciavano e le sopracciglia si sollevavano in un cipiglio perplesso.
« Vedi... è proprio per le tue doti di Osservatore, che Kalia aveva suggerito di includerti in mansioni più ampie; poter contare su buoni compagni d’armi può salvarti la vita, a volte... »
gli sorrise, incoraggiante, e scrollò le spalle per accantonare la questione
« Beh... magari adesso sei appena tornato da una missione molto sfibrante, e non era il momento più adatto per chiedertelo: tu pensaci... »
esortò con modi placidi, mentre muoveva un passo indietro, di nuovo in corridoio
« Ti sei proprio meritato un po’ di riposo! E...scusa se ho disturbato. »
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C'era una cosa da dire delle storie degli eroi: il lieto fine arriva sempre.
Quella non fece eccezione.
« Vedi... è proprio per le tue doti di Osservatore, che Kalia aveva suggerito di includerti in mansioni più ampie... » disse Leon, facendo scattare lo sguardo di Sasha all'insù.
...tremulo filo di speranza speranzosa...
« ...poter contare su buoni compagni d’armi può salvarti la vita, a volte... »
E poi, violenta e repentina, la mazzata.
« Beh... magari adesso sei appena tornato da una missione molto sfibrante, e non era il momento più adatto per chiedertelo. » aggiunse poi il paladino, facendo spallucce. I muscoli facciali di Sasha si pietrificarono prima ancora di potersi deformare in una smorfia d'orrore. « tu pensaci... » continuò, iniziando ad arretrare con modi tanto pacati che non realizzò immediatamente l'entità della sciagura che stava consumandosi in quegli istanti. « Ti sei proprio meritato un po’ di riposo! E...scusa se ho disturbato. »
Leon Belmont fece ancora un passo indietro ed accennò a voltarsi.
Questo lo riscosse al punto che riuscì a -ehm- "proferire" parola.
« ...fermo! » quasi urlò.
Tacque di colpo, quasi accennando a portarsi le mani alla sua stupida boccaccia prima di ruscire a trattenersi. Quasi con un filo di disperazione, si impose di darsi una calmata e piantarla di comportarsi come un ragazzino. Porca miseria, era sua ferma intenzione sterminare quanti più esemplari di due razze malefiche ben distinte: poteva pure smetterla di fare figure di cacca come questa, no?!!
« ...cioé, non è un problema se viaggio e vado via e cose simili? » disse, con voce ferma nonostante il volume bassissimo, al limite dell'inudibile. « Io credevo che le guardie cittadine... beh, credevo che stessero in città! » esclamò, diventando viola come una melanzana matura.
Aiuto...
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« ...fermo! »
Stava per andarsene quando la voce agitata e alta -quasi un urlo- del ragazzo lo richiamò indietro, e lui -con calma- si volse verso il suo interlocutore, mostrando un’espressione sorpresa che gli arcuava le sopracciglia chiare, distanziandole dagli occhi cerulei; seguì un istante di silenzio, in cui Leon indugiò nello studiare l’aria combattuta che trasfigurava il volto di Sasha, in quieta e silente attesa di udire il resto.
« ...cioé, non è un problema se viaggio e vado via e cose simili?
Io credevo che le guardie cittadine... beh, credevo che stessero in città! »
Un sorriso benevolo si aprì tra le labbra ben disegnate del Cacciatore, conferendogli quell’aura luminosa da fratello maggiore che -nel corso di tanti anni- lo aveva sempre reso un punto di riferimento per le sue giovani reclute.
« Di norma si è di stanza ad Istvàn, ma il nostro ordine risponde all’Antico Codice, e così la nostra giurisdizione è ovunque ci sia bisogno di noi. »
fece una pausa, e reclinò la testa da un lato, indulgente ma pensieroso
« Ad ogni modo, non devi rispondere subito; forse è meglio se ti riposi delle fatiche di Fanedell. »
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« Di norma si è di stanza ad Istvàn, ma il nostro ordine risponde all’Antico Codice... » disse Leon Belmont sorridendogli benevolmente, « ...e così la nostra giurisdizione è ovunque ci sia bisogno di noi. »
La bocca di Sasha si aprì in un gran sorriso.
Benedetta Luce, aveva ricevuto l'illuminazio-
« Ad ogni modo, non devi rispondere subito; forse è meglio se ti riposi delle fatiche di Fanedell. »
... ah no!, quella volta era pronto!
« Leon? Accetto. » disse di corsa. « Appena sto in piedi mi presenterò all'appello, promesso! »
Sorrise di nuovo, ma stavolta con una determinazione di granito dipinta sul volto.
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« Leon? Accetto.
Appena sto in piedi mi presenterò all'appello, promesso! »
Lo sguardo ceruleo del Paladino lo osservò un po’ sbigottito per il trasporto e la repentinità con cui il giovane Sasha era tornato sui suoi passi; ma fu solo un istante passeggero, perché a quella piacevole sorpresa subentrò un sorriso fiero e incoraggiante, che gli rivolse insieme ad un cenno del capo, prima di accompagnarvi anche qualche parola.
« Ne sono felice: mi fa piacere sentirlo! »
garantì il Cacciatore biondo, con voce parca, e non mentiva
« ...allora, ti aspettiamo quando vuoi! »
Così dicendo si congedò con un inchino, poi gli volse la schiena e sorpassò la porta aperta,
immettendosi nell’andito deserto e allontanandosi per i corridoi.
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