[CSV] Il ritorno

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    The Deep Shadow

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    La figura che entrò dalle porte di Palanthas, intabarrata in un impermeabile sporco, bagnato e lacero, aveva visto giorni migliori. Camminava stancamente, come spossato da ingenti sforzi ripetuti, e il fango gli arrivava alle ginocchia. Gli abiti che indossava erano di buona fattura, ma ormai rovinati dalle intemperie e da lacerazioni piuttosto recenti, in corrispondenza di alcune ferite sul suo corpo che si erano rimarginate da poco. Sembrava che fossero stati lavati, un debole ed inesperto tentativo che non aveva potuto granché contro i danni e le macchie. Cosa ancor più importante, l'intera figura dava con sé una tremenda impressione di bagnato, come se la sua sola presenza avesse aumentato di parecchi punti percentuali l'umidità dell'aria e i suoi capelli, strizzati, avessero il potenziale di far annegare Palanthas stessa un'onda dopo l'altra, bagnandola irrimediabilmente.
    Cosa assai curiosa, il libro che portava sotto il braccio era perfettamente asciutto e conservato.

    « Lo so, il pavimento. » disse Xord Gik entrando a grandi passi, rivolto al nulla in persona. Dietro di sé c'era una scia di fango e acqua che stonava come un pugno in un occhio con la perfezione di Palanthas. « Da dove vengo io c'era un nubifragio. » aggiunse a mo' di scusa, posando il libro sul primo scrittoio libero e disponibile.

    Era il quarto mese... e su Istvàn splendeva un sole che spaccava le pietre!


    Edited by Xord Gik - 21/10/2010, 13:32
     
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    Vuote risuonarono nella saggia aria di Palanthas le parole del giovane, sicché quasi parve quelle essere state ignorate persino dalle pietre e dall'oggetto delle attenzioni di quello.
    E tuttavia poco tempo trascorse dall'ultima sua sillaba al brillare tenue e persistente d'una certa luce d'iride, che poco alla volta emergeva dalle alte mura della Biblioteca, e fino all'ingresso sembrava scendere. Effettivamente tale era il moto di quel lucore, ma non veniva né da candele né stelle in terra, bensì da un più grande spirito, e piano scendeva scale e voltava, fino a che poi non giunse in cima all'ultima rampa, superba pietra che immota guardava l'ingresso. Allora lo spirito si rivelò essere il Custode Ultimo di quella costruzione, e né in volto né in cuore portava emozioni, e tuttavia pure si poteva scorgere una lieve compiacenza, dovuta alla presenza del nero ragazzo:

    -Così, Godrik, dopo lo scorrere di quattro lune, torni fra la mia mura, essendo oramai il bando concluso. Ti dissi di compiere una buona opera per Palanthas, ed ora sei qui a pagare il debito. Cosa hai portato o compiuto per la Grande Biblioteca dell'Est?-

    Esattamente quattro mesi fa, lo Zero decretò una punizione per le offese che il palazzo ebbe subito da parte del giovane: gli fu vietato varcare la soglia della costruzione per quel lasso di tempo, e mentre le lune compivano il loro giro, egli avrebbe dovuto compere un'opera di bene per la Biblioteca, da presentare allo scadere del bando. Ora Godrik aveva nuovamente potuto camminare per Palanthas, ma se nulla aveva compiuto, assai più grande sarebbe stata la pena. Ad ogni modo il Guardiano nemmeno immaginò tale sciagura, ben conscio della grande potenza insita e in lui e in Palanthas stessa.
    Così, proprio in segno di tale “fiducia”, Erelamarth Celebliant continuò a scendere l'ultima scalinata, portandosi infine sul gradino più basso e mosse la mano sinistra in segno di comando, lievemente indicando la sporcizia portata da Godrik; subito apparvero, da stanze laterali, alcuni dei monaci dalle vesti Blu, i servitori del palazzo e custodi di libri. Qualche parola bisbigliarono all'aria della Biblioteca, e subito la magia nacque, e fumo venne a condensarsi, raggiungendo le sporche orme e calando su di esse, scomparendo dopo poco: non vi era più alcuna cosa che insozzasse la Biblioteca, e anzi un fresco odore si poteva respirare, lì dove prima era lordo.

     
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    « Un libro. » disse laconico, voltandosi. Se avesse tenuto su la sua maschera, avrebbe sorriso per il trucchetto col fango: una piccola dimostrazione di potere, un piccolo rimando di cosa gli sarebbe successo se avesse tirato troppo la corda... una reazione identica a quella che avrebbe avuto lui a parti invertite.
    Era bello poter essere sé stessi senza pericoli, una volta tanto.

    « Cronache di Akasha. » continuò, alzando il tomo in modo che Eru potesse guardarne la copertina. « Non l'ho letto di persona, ma questo tipo di copie è costoso, raro e incantato... per veri intenditori, dunque. » aggiunse, con un accenno di sorriso.
    Ruffiano si rimproverò gentilmente.
     
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    Assai Godrik aveva eccelso nell'esaudire il comando dello Zero, e di questo il Guardiano se ne avvide; per oscuro che fosse l'animo del ragazzo, l'Essenza vedeva in lui la grandezza del suo potere, nonché l'eleganza con la quale l'esternava, o se ne faceva vanto.

    -Godrik delle Ombre, hai dato prova d'essere dedito alla Conoscenza, ponendo il bisogno di Palanthas sopra altre questioni, e questo agli occhi di Erelamarth Celebliant è saggia e giusta cosa.-

    Parlò con voce spiegata e chiara, quasi a far udire il proprio pensiero al di fuori del salone d'ingresso, così fu: subito i monaci tornarono fuori dalle proprie stanze, presiedendo ciò che capirono stesse per accadere; quando il Guardiano sollevò il braccio destro, come era solito fare prima di accedere ai poteri del Karma, ecco che tutte le Vesti Blu si ritrassero, attoniti e stupefatti, ché sebbene avessero indovinato il grande pensiero del Custode, mai si aspettavano che questo potesse essere così rivoluzionario: tale, infatti, era il segnale che dava l'alzata di mano.

    -Questo io ti dico: per la grandezza della tua azione, il Custode Ultimo di Palanthas concede a te, Godrik, un dono ed un privilegio.
    Nei miei domini potrai entrare a tuo piacimento, sia per portoni che per magie, e nelle mie carte avrai permesso di trarre Conoscenza, essendo la mia stanza aperta per i tuoi bisogni.
    -

    Allora i monaci spalancarono la bocca, sconvolti e timorosi: come poteva il Saggio Amarth concedere tali onori a chi prima aveva punito? Invero poteva, giacché gli occhi d'iride vedevano nella Storia e nei cuori, in maniera acuta e profonda. Tuttavia ancora Amarth non aveva terminato, poiché ora aveva alzato anche l'altra mano, e s'apprestava ad ultimare i permessi:

    -Ma bada! Se solo una volta, con azioni o pensieri, porterai il male e la rovina fra le mura di Palanthas, il Celebliant non concederà una seconda opportunità, e assai maggiore sarà la pena, poiché oltremodo osceno sarà stato l'oltraggio.-

    Disse, e gli occhi scintillarono di potere e gloria, ed i colori sulla veste s'accesero di forza ed antichità, e chiunque lo avesse guardato, ne avrebbe intuito la grandezza e l'autorità. Infine abbassò entrambe le mani, come svuotato di quel potere appena mostrato, e con un più pacato tono, pure che fosse altero e Vuoto, chiamò il ragazzo:

    -Avvicinati, Godrik, e mostrami ciò che per la gloria di Palanthas hai portato.-

    Appena pronunciò quelle parole, ecco che le Vesti, rassicurate, rientrarono nelle loro stanze per non uscirvi fino a nuovo ordine. Così, il Limite se ne stava sulla soglia delle scale, in attesa che il Nessuno lo raggiungesse.

     
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    Non sorrise quando Eru Elen Amarth lo insignì con tutta la sua teatralità di obblighi e privilegi, né quando sentì di quali obblighi e di quali privilegi era stato insignito - ma l'avrebbe fatto con chiunque altro, perché l'ironia del Destino era percepibile due volte in quelle parole.
    Rovina e distruzione a Palanthas?
    Forse.
    Sicuramente, se avesse fallito.
    Ma a quel punto non ci sarebbe più stato un "Eru" né un "Palanthas" né forse un "Endlos" cui sarebbe importato, nè tantomeno ci sarebbe stato lui.

    Con un gesto deciso prese il libro dal tavolinetto dove l'aveva posato e s'incamminò come comandatogli, sporcando ancora di fango il pavimento. Per quello purtroppo non poteva farci granché... la prossima volta che fosse andato in un nuovo mondo, si sarebbe procurato le previsioni meteo.

    « A te. » disse quando fu arrivato, porgendogli il libro.
     
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    Godrik non parlò, non sorrise, non mostrò gratitudine o disappunto al dono del Guardiano, sicché il cuore di questi iniziò a turbarsi alquanto, confuso dallo statuario comportamento del nero giovane. Pure il Celebliant non aveva emozioni, ma diniego o assenso erano sulle sue parole, così chiunque l'avesse udito sarebbe stato provvisto d'un qual certo riscontro. Ma il Nessuno si tenne ben muto, sporcando ancora di fango Palanthas quando venne presso il Custode a consegnargli il libro.

    Non servirono parole o gesti, perché la volontà dello Zero era ben manifesta dovunque andasse, sicché chiunque lo conoscesse, certamente avrebbe saputo come compiacerne le richieste: a tal proposito, nuovamente i monaci uscirono fuori dalle loro stanze, e ancora incantando il pavimento cancellarono dalla Biblioteca la lordura; questa volta, però, non si limitarono alle pietre, bensì posarono magie anche sugli abiti e le scarpe di Godrik, mondandole dall'acqua e dal fango, così che non avrebbe più lordato le sagge arie del palazzo.

    Amarthrind intanto s'era fatto vedere, roteando pacato e indifferente verso il Guardiano e, postosi parallelo al pavimento, lasciò che lo Zero vi deponesse sopra il libro; così l'oggetto tornò indietro per dove era arrivato, roteando piatto e con la massima cura, al fine d'attendere Erelamarth Celebliant quando si fosse sbrigato.

    -Non a tutti- Irruppe il Guardiano fissando Godrik negli occhi, rossi come lingue di fuoco o abissi di sangue -concedo tali doni, Maestro delle Ombre; il silenzio che porti è per me una lama sottile e velenosa pronta a trafiggere parte di alcune mie certezze. Dimmi: a tal punto disprezzi Palanthas e i suoi tesori? Non meritano, questi, risposta? O credi che io sia solito regalare permessi a chiunque incontri?-

    La voce del Guardiano risuonava Nulla e Vuote fra le mura, e seria e forte nel cuore di chi la udiva: poco a poco stava prendendo spessore, come un'onda del mare che inizia a gonfiarsi prima d'abbattersi furente sulla spiaggia. Godrik era su un sentiero sottile sull'abisso, destinato ad una caduta irreparabile qualora covasse certi pensieri. Erelamarth Celebliant non predilige ben o male, ma Destino e Conoscenza: rifiutare la prima di queste cose equivale a rifiutare il Guardiano e tutto il suo potere; ma rifiutare la seconda è rifiutare Palanthas. E quando si rifiuta un tempio del sapere, sarà poi il tempio stesso a rifiutare chi per primo rifiutò.

     
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    Più le cose cambiano, più rimangono le stesse.
    Lui era un Nessuno, un essere la cui natura era fondamentalmente vuota. Eru era il Destino, un essere la cui natura era più vuota del vuoto stesso, o equivalentemente vuoto in un sistema di definizioni ove il concetto stesso di vuoto è vuoto, o inesistente. Loro due erano due facce della stessa medaglia: uno vuoto per scelta implicita e l'altro per esplicita nascita, entrambi privi di emozioni e in grado di controllare ciò che li ha creati, ma uno dominandolo e l'altro servendolo.
    Eppure persino così Xord Gik era riuscito a comportarsi in modo non conforme agli usi e ai costumi dell'altro.
    Pazzesco...!

    « ...non era mia intenzione intendere ciò, anche se di fatto è quanto accaduto. » disse lentamente il Nessuno. « Di solito non commetto certi errori... suppongo che la stanchezza mi abbia ottenebrato la ragione. »

    Poi sospirò, e parlò ancora.

    « Mi dispiace. » disse apertamente - lui a differenza del vero Godrik non aveva difficoltà a scusarsi. « Trovare e recuperare quel libro mi è costato molto più di quanto avessi preventivato, in termini di energie e danni mentali, e in seguito ho scoperto qualcosa che potrebbe fare danni incalcolabili. Non mi sono riposato da quando ho messo le mani sulle Cronache... e credo si veda. » aggiunse con una mezza smorfia delle labbra, la cosa più simile alla sua abituale ironia che poteva permettersi in quel momento. « Non era mia intenzione recarti offesa, e se dovessi ancora con le mie azioni o parole sminure la tua opera e il tuo operato ti prego di perdonarmi: finché non troverò il tempo per dormire sarà la stanchezza a parlare per mia bocca. »

    Esitò, e non vi fu alcuna falsità in questo: poiché ora più che mai era sul ciglio dell'abisso e camminava su di esso, e una singola parola sbagliata avrebbe condotto alla catastrofe lui e tutto quel che aveva difeso assieme a Naxe.
    Eru era il Destino... tutti i destini, incluso l'Ultimo.

    « Devo chiederti un favore. » mormorò. « In parte esula da Palanthas e dall'Est, in parte li riguarda da vicino. Molti di quelli che non sono come me e te lo reputerebbero un tradimento; in parte è così, poiché la situazione disperata in cui mi trovo mi costringe a mezzi disperati. Sono a conoscenza di un essere ad Endlos che potrebbe condurlo alla distruzione totale: egli non è animato da cattive intenzioni, ma il suo stesso esistere porta con sé il seme della distruzione. »

    « Ho bisogno di aiuto, Eru. »

    L'ammissione che Godrik VonTabark non sarebbe mai riuscito a fare.
    L'ultimo tassello di una rete di inganni e controinganni che aveva avviluppato ormai due mondi, tre continenti, quattro reami.
    E tutto per una sola persona.


    SPOILER (click to view)
    Scusa sia per il ritardo sia per la -pessima- qualità dei post precedenti.
     
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    L'asservimento che Godrik infuse nelle sue parole fu santo e lodevole, poiché ben presto lo Zero s'avvide questo essere sincero, né vi erano costrizioni nel cuore di lui.
    Allora la grazia del Destino venne ad esaltarsi, giacché nel Nessuno s'era compiuto il desiderio di Erelamarth Celebliant, che cioè il colpevole divenisse eroe, e davvero accogliesse dentro sé tutto il potere e l'antica saggezza del Disegno.
    Avrebbe voluto ricoprire il ragazzo di doni, ché agli occhi dell'eterno riluceva come sublime stella e però più di quello che diede non poteva concedere, salvo forse una cosa; ma era troppo grande e per ora Godrik non la meritava, benché in alto conto fosse ora agli occhi dell'Arcobaleno.

    Più di tutto, furono le parole finali a destare un vivo interesse nel cuore del Guardiano, poiché il nero giovane parlava di grandi eventi e cercava aiuto. Mai come allora fu chiara la risposta alla mente dello Zero, e parve questa essere nuovo e giusto dono alle prodezze di Godrik. A tal proposito, ancora una volta, il Custode volle rimarcare gli avvenimenti prima di giungere al nocciolo:

    -I tuoi peccati ti sono stati rimessi, Maestro delle Ombre, ma la stanchezza non dovrà essere su chi discorra con me: parole troppo grandi e pensieri troppo abiti io tratto, e non da una mente annebbiata voglio siano uditi. I tuoi crimini sono stati pagati ampiamente, e ancora ti dico: ai miei occhi ora sei eccellente, e fino a che non tradirai Palanthas la Grande, o condurrai a me rovina e distruzione, la mia benedizione sempre di seguirà,e più d'ogni altro vedrai lontano e molte cose saranno chiare, lì dove prima era il dubbio e l'ignoto.-

    Disse, e la voce era morbida, pur che covasse un grande vuoto ed una saggia nullità sin sé; le iridi dai mille colori guardavano Godrik, e sembravano penetrarne l'animo per scrutare più in là, dove solo l'occhio del Destino ha collocazione. Ma un avvertimento andava dato, e forse ribadito:

    -Erelamarth Celebliant ti ha benedetto, e tale resterà il suo gesto fino alla fine del mondo. Se tradirai, però, questa verrà a te come scura maledizione! Mi hai mostrato la tua luce, e se mai un giorno vedrò la tenebra, allora sì sarai perseguitato dalla collera del Destino e dall'ira di Palanthas. Se le tue azione verranno a malvagi fini, ovverosia a danno della Biblioteca e dei Saggi, oppure verranno ad essermi avverse ed avversarie, rimpiangerai mille volte di non essere morto. Più grande è il potere con il quale ci si amica, maggiore sarà la bruta follia della sua punizione.-

    Nella morbida vacuità delle parole del Guardiano s'andava ora leggendo un serio monito, al pari di un giuramento: mai creatura aveva ricevuto tali onori, e tradirli avrebbe voluto tradire l'occhio del Destino e il cuore di Palanthas; terribili atti, che avrebbero necessitato terribili punizioni.
    E tuttavia il Celebliant aveva buone notizie da dire, sicché la serietà di poco prima si fece più mesta, e quasi le sue parole vennero emanate come lievi e delicate, una flebile luce costante e magnifica:

    -Mi hai chiesto aiuto. Ebbene, Eru Elen Amarth che è detto Celebliant non lo negherà. Porti notizie assai grandi, e nascondi segreti profondi nel cuore. Palanthas non può essere sede del nostro discorrere, poiché tu chiedesti sostegno e conforto al Guardiano numero Zero, non al Saggio di Dharma. Hai fatto ricorso a ciò che sono in Essenza, non al mio ruolo presso l'Est. Sono forse in errore?-

    Disse e domandò, e già sapeva dove avrebbe condotto Godrik, perché uno solo era, su quella terra, luogo di tali discorsi, e solo lì avrebbe mondato l'ultima sporcizia dal giovane, ovvero il suo terribile veleno per quel giorno: la stanchezza.

     
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    Sollievo.
    L'avrebbe provato Godrik, se fosse stato lui a parlare.
    Rabbia, anche:
    perché non poteva cavarsela da solo.
    L'ennesima dimostrazione che le emozioni servivano soltanto a distrarre, se già non ce ne fosse bisogno.

    « No, non sbagli, poiché a riguardo ho già la Conoscenza che mi serve mentre cerco invece il giusto Destino. » confermò Xord Gik, annuendo appena. « Tuttavia ti chiedo di poterne parlare in un luogo ove nessuno possa sentirci: in particolar modo » bisbigliò a mezza voce « le Potenze di Endlos. »

    Aveva parlato sinceramente riguardo ai rischi e alle dubbie moralità, ma voleva comunque che Eru non avesse alcun dubbio sul fatto che lui era sul ciglio di un abisso... e che aiutarlo significava mettersi sul ciglio con lui.
    Tradimento, aveva detto prima.
    Alto tradimento, avrebbe potuto benissimo dire.

     
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    Ora, benché le parole di Godrik potessero avere una scura vena di mistero, Erelamarth Celebliant non volle leggervi né malevole intenzioni, né la serpe della menzogna; e però ancora non parlava, poiché solo alla fine, quando ogni cosa sarebbe stata spiegata e tutte le conseguenze analizzate, avrebbe rivelato il vero giudizio.
    Aiuto non negava, ma pure questo avrebbe dovuto essere congeniale all'Essenza: al fuoco non si può comandare d'essere bagnato, così come all'acqua non si può implorare di fiammeggiare di sua volontà; similmente, al Destino non può essere chiesto di schierarsi, né di cambiare questa o quella cosa. A massimo potere, minimo movimento.

    -Le nostre volontà s'incontrano, poiché io stesso t'avrei condotto in un diverso luogo, qualora avessi voluto discorrere con il Celebliant e non con il Custode di Dharma.-

    Disse, e le parole furono d'un vuoto compiaciuto, come se proprio il Destino avesse combinato esigenze e desideri; non aggiunse altro, né ritenne ve ne fosse bisogno. Ecco che di nuovo Amarthrind venne presso lo Zero, affiancandolo in una pacifica rotazione, perpendicolare al terreno questa volta: non appena il Guardiano si voltò, l'oggetto l'attese un poco; poi fattosi più brillante, lievemente lampeggiò a Godrik, invitando il Nessuno a seguire l'Essenza su per le scale.

    Terminata la prima rampa, ecco il Celebliant voltare a destra e salirne un'altra, così giungendo all'altro piano della Biblioteca; da qui marciò diritto fra gli scaffali, e davanti ad una porta si fermò: era in Mithril e brillava come l'Essenza stessa, e uno alla volta apparivano simboli messi in circolo via via in cerchi più grandi man mano che il colore al quale erano abbinati cambiava. Sulla destra vi era una serratura, sicché il Guardiano trasse dalla manica una chiava in madreperla e l'infilò.; dopo qualche istante e qualche mandata, la porta s'aprì e l'Essenza procedette.

    Ecco una piccola sala, in cerchio tinta d'ogni colore, che via via sfumava nel successivo senza staccarsi: pavimento, poltrone, tavolini e teli sui muri, tutto cambiava colore; rosso a sinistra, il percorso del salone circolare procedeva come l'arcobaleno, sicché all'estrema destra, ovvero alla destra della porta, terminava con l'indaco.
    Di fronte l'ingresso vi era un arco velato da un drappo; scostatolo, ecco la più sacra aula di Palanthas: lo studio del Settimo Saggio. Era ottagonale, e le pareti erano come argento e madreperla, e scaffali erano posti in circolo a salire, e su ogni muro vi era il simbolo di ciascun Saggio: dall'arco andando a destra era il Giallo di Symphonia, l'Arancione di Nazara ed il Rosso di Sophia; dall'arco a sinistra, invece, era il Verde di Obeah, l'Azzurro di Khymeia e l'indaco di Regalia. Di fronte all'arcata vi era la scrivania del Celebliant e dietro questa, sull'ultima parete, due grandi finestre ed il simbolo del Dharma: molti lo avrebbero chiamato Tao. Allora Amarth andò pressò quel muro e ne sfiorò la parte bassa: un meccanismo lo mise in moto e quella porzione scorse da un lato, rivelando un'altra porta.
    Senza parlare, il Guardiano l'attraversò.



    SPOILER (click to view)
    Scusa la lunghezza ma ho dovuto descrivere per la prima volta la stanza di Amarth a Palanthas XD Ovviamente ho presupposto che Xord lo segue, d'altronde stava cercano un posto sicuro per parlare XD Ovviamente risponderai direttamente a Shea, dove ho postato il seguito ò_ò/


    Continua qui.



    Edited by Eru Elen Amarth - 1/12/2010, 23:45
     
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9 replies since 13/10/2010, 11:04   141 views
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