Lui, me e il goblin.

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    La graziosa Drusilia lasciò andare il bambino tra le braccia del demone, ed il piccolo agitava gambe e braccia tutto contento mentre Yoko ci giocava facendogli un "vola-vola" insolitamente privo dei suoi trucchetti da esibizionista. Nel mentre, la Dama masticava l'ennesimo boccone di torta al cioccolato; era si una storia strana quella, tuttavia averla già detta non le dava la stessa enfasi con cui, per esempio, lo aveva narrato a Yoko. Beh poco male, almeno il goblin non avrebbe rischiato l'infarto... forse.

    -Si, è la reincarnazione di un Emissario della Morte. O meglio, è la reincarnazione di ciò che rimane di lui.

    Gli occhi di giada parvero intristirsi, fissando vuoti il riflesso della forchetta.

    -I guardiani di Uthar sono dei gatti che vegliano sul mondo onirico dei sogni.
    Una sorta di Curtis, non so se mi spiego, solo che ci arrivano tutti dormendo.


    Sospirò, sorseggiando un pò di latte.

    -Mi hanno chiamata loro per avvisarmi della morte di Hamelin, ed a guidarmi è stato il suo ultimo pensiero. Ti assicuro che non so altro... in un certo senso non sapevo nemmeno che sarebbe rinato in questo modo... infatti l'ho capito solo dopo tre mesi circa, ed ho accettato la cosa solo quando ormai il pancione era evidente.



     
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  2. Raylek
     
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    Pian piano il pelleverde si stava riavendo da tutte le rivelazioni improvvise che quella mattina gli stava riservando.
    Perchè mai - si stava domandando una parte del suo cervello - andare alla ricerca sfrenata di avventure e dell'azione, quando anche stando a casa a cucinare le notizie shock gli facevano visita.

    Certo, glissare sulla frecciatina che il demone volpe gli aveva appena riservato, mentre gongolando faceva giocare il piccolo Galanodel non era stato facile.
    Nonno. Lui? Uhm..

    Si concentrò per un istante sul piatto che aveva davanti, piluccando qualche boccone di uova e di carne, più giocherellandoci mentre si schiariva le idee che cibandosene davvero.
    Da ultimo, un sorso di caffè per mandare giù il tutto.

    Bhe, direi che dovremmo mandare a questi custodi del mondo dei sogni un bigliettino di ringraziamento..
    ..se hanno salvato una parte di Hamelin, gli dobbiamo riconoscenza.

    ...

    Gliela dobbiamo, giusto?

    Ma, vediamo se mi riesce di accantonare per un momento la questione prole. Drusilia, hai intenzione di trattenere a lungo il Magister Saddler qui a Laputa?


    Sulle labbra aveva da un momento una battuta su certi animali da cortile dalla coda lunga e dal pelo candido.. ma non voleva permettersi di cadere allo stesso livello di quanto era certo avrebbe fatto un altro antico amico arcimago, alcolista e bottegaio magico..
    Un altro che avrebbe voluto fortemente avere alla sua corte. E, forse, in futuro..

     
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    Invitasti il bambino ad adagiarsi sulla tua gamba, ben composto in una comoda posizione seduta. Eh sì, imparavi alla svelta proprio!
    Peccato che le creature così piccole si sa, tutto possono accettare fuorché stare fermi anche solo per un istante; ci volle un battito di ciglia infatti prima che riprendesse ad arrampicarsi sulle tue braccia, desideroso di tornare ad ammirare ancora una volta il paesaggio dall'alto.
    E parve che finalmente le attenzioni del grande Alfiere vennero rivolte ora alla tua argentata persona. Quale onore!
    Fu più che doverosa stavolta una tua diretta risposta:

    « Beh... Diciamo che la durata del mio soggiorno potrebbe dipendere da quanto l'ospite vien trattato bene... »

    E lanciasti un'occhiata furbetta e provocatoria alla bella Dama del vento, seduta li vicino.
    Un attimo dopo, poi, ritornasti a guardare il piccolo goblin, stavolta (la prima in quella mattina, per esser precisi) con un'aria decisamente più seria.
    Il tono della voce si abbassò inevitabilmente.

    « Col permesso del capo, a dire il vero, avevo intenzione di stabilirmi qui in maniera del tutto definitiva. »

    Un attimo di silenzio, probabilmente abbastanza lungo per far sorgere spontaneo un quesito, ma sicuramente troppo breve per riuscire anche solo a pronunciarlo.

    « Credo che tu più di tutti possa comprenderne le ragioni. »

    E purtroppo era vero. Perchè solo solo chi aveva vissuto davvero fra quelle mura e le aveva viste cambiare avrebbe potuto realmente capire.

     
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  4. Raylek
     
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    Capisco bene, credimi..


    Lo sguardo del goblin era piantato in quello della volpe. Per quanto infatti fosse rimasto sconvolto da parti e nascituri, il poter complottare e pianificare per il futuro di Laputa gli aveva permesso di riprendersi facilmente.

    ..ma metti pure in conto che non ti lascerò certo scappare a lungo ad una dose piuttosto consistente di responsabilità.
    Laputa è una città che sta crescendo. E sarei un pazzo a lasciarmi sfuggire persone come te.


    Aveva pasticciato fino a quel momento con il suo piatto e le uova, terminando quella piccola arringa con il cucchiaio puntato contro il naso del Grande Mago. E non era certo una questione di poco rispetto; semplicemente, mentre complottava, il goblin gesticolava. Troppo.

    Forse è una follia, ma questa è la mia Torre d'Avorio.
    Non cadrà come è caduta Myth Arandor, dimenticata ed abbandonata persino da lui...


    La voce gli si era fatta rigida e fredda, la gola secca. Era una ferita ancora aperta quella.

    Voglio dar forma al sogno di una vita. Un sogno in cui tutti possano disporre di un futuro, di una casa, di una vita.
    E che io sia dannato se non riuscirò in questa impresa, e se la manderò a rotoli.
    E per questo che persone come Dorian Grey e come Khalesis, come Drusilia e come te mi sono necessarie. I pilastri di Laputa, sui quali intendo edificare e far fiorire la mia città : ecco cosa sarete.



     
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    Sorridesti vistosamente, nell’ascoltare le parole di quel piccolo grande goblin.
    E le ragioni, stavolta, furono ben due.
    La prima, fu l’immancabile ironia che ti diede modo di pensare che l’Alfiere avesse qualcosa di più lungo del naso... ed era la lingua. Complimenti, senza dubbio l’età gli aveva portato davvero grandi vantaggi in ottica oratoria. Sì, decisamente sapeva molto bene come adulare i suoi polli.
    Ed anche chi se li mangia, cara la mia Volpe.
    La seconda, invece, fu per lo spirito sincero e sognatore che ai tuoi occhi lo rendevano alto almeno il triplo di quanto realmente non fosse.
    Sarebbe bastato poco per coinvolgerti in qualcosa, è noto che tendi spesso ad essere uno sconsiderato. Ma lui no, doveva necessariamente farlo in grande: sogni, futuro e speranza.
    Ti lasciò di stucco, per quanta strada aveva fatto da allora.

    « Che tu sia maledetto... »

    Distogliesti per un istante lo sguardo dai suoi occhi, rivolgendoli pensieroso alle tue mani ora nervosamente poggiate sul tavolo.
    A tutto avresti potuto pensare trasferendoti su quell’isolotto volante, ma non a quello di certo.
    Anche volendo non saresti mai riuscito a dirgli di no.
    La sua Torre d'Avorio... che gran Canaglia.

    « Beh... »

    Alzasti nuovamente lo sguardo, mostrando stavolta sul viso il dipinto della nostalgia.
    Tutto ciò per cui allora avresti dato la vita...

    « ...Forge... »

    ...se anche un solo piccolo pezzetto era rimasto intatto...

    « ...se vorrai potrai pure considerami come il tuo brac...»

    I tuoi occhi, inevitabilmente, caddero sull’arto artificiale.

    « ...cio sinistro...? »

    ...allora l’avresti fatto ancora.
    Sempre ed esattamente come allora
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    La bella dama, prima seduta tranquillamente al tavolo dell'Alfiere, ora era divenuta rossa alle gote, colpita dall'affermazione maliziosa della Volpe. Altro che goblin maledetto, come aveva detto Yoko al suo interlocutore, fin troppo interessato alla sua presenza su quell'isola! In effetti, da quando era in presenza del demone, le era capitato più e più volte di incontrare gente a lui interessata, e che con parole di miele cercava in tutti i modi di portarlo a sè, e sinceramente lei non riusciva a capire come quel giovane riuscisse ad agire con naturalezza a quelle adulazioni, soprattutto perchè a lei bastava una frecciatina e qualche bella parola da parte del Carro per partire per la tangente. E maledetto lui che si dilettava in questo nuovo passatempo davanti a Raylek, in modo da metterla ancora di più in imbarazzo. Nascose dunque il viso dietro una mano, in modo da nascondere in malomodo il rossore, mentre quei due continuavano a parlare. E, come se non bastasse, dopo aver preso un atteggiamento serio accettando di aiutare il goblin, se ne uscì con una nuova battuta, questa volta sul braccio dell'Alfiere.

    A quel punto, soffocò visibilmente una risata.
    Quella Volpe la faceva morire.
    Davvero si chiedeva come aveva fatto fino ad allora senza di lui.

    -Suvvia Forge, non esageriamo...

    Riprese in braccio il bambino, che allungò tristemente le manine in direzione delle orecchie del suo nuovo compagno di giochi.

    -E comunque Yoko resterà qui a Laputa, dato che l'ospite nella mia dimora è sempre trattato in modo riguardoso.

    E con ciò iniziò a giocare con il bimbo a "batti le manine", abbassando lo sguardo, ancora rossa in volto.

     
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  7. Raylek
     
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    L'espressione del goblin non era mutata, nemmeno quando il Grande Mago della Torre d'Avorio si era cimentato in una perfetta freddura da cabaret.
    Il pelleverde era ancora seduto al suo tavolo, con il solito ghigno stampato sulla faccia.

    Ah ah ah.
    Divertente. Davvero.

    Ad ogni modo, sono molto serio. Non è questione di sogni o di panzane.
    Sono progetti, programmi che non ho intenzione di disattendere.
    Non ammetterò che altri patiscano delle stesse orrende sensazioni che ho patito io quando ho perso per la seconda volta la mia casa.


    Con un ultimo slancio di appetito, l'Autocrate terminò la sua colazione, spazzolando il piatto con un grosso pezzo di pane.
    Uno schioccò di lingua sottolineò l'apprezzamento del goblin per il suo pasto.

    Ragazzi, sinceramente, è un vero piacere avervi al mio fianco.
    Tutti e.. tre.


    Approfittando di un istante in cui il più piccolo del presenti lo stava guardando, il pelleverde buttò fuori la lingua, esordendo in una boccaccia ad occhi storti.
    Tutto sommato, riavutosi dallo stupore iniziale, doveva ammettere che quella piccola creaturina lo incuriosiva grandemente.
    Un frammento reincarnato di un ex compagno.. nientemeno.
    Bhe, ci sarebbe stato parecchio tempo per conoscerlo. Aveva come l'impressione che la Dama del Vento ci avrebbe messo lo zampino perchè lui si dovesse sorbire la sua progenie in più di una occasione; il che, ad essere sincero, non era una prospettiva che gli spiacesse.
    In un modo un po particolare, quello era pur sempre il figlio di una sua sorella.

     
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    Continuasti ad osservare il goblin con la stessa nostalgica espressione con la quale in precedenza replicasti al compagno.
    Quando poi concluse il suo discorso, ribadendo con fermezza i suoi progetti ed ideali, riprendesti a parlare ancora tu. Stavolta seriamente.

    « Mi conosci bene, Forge. Sai che adoro scherzare, persino nei momenti meno opportuni.
    Ed in questo caso in particolare, credimi, è il modo più dignitoso che possa avere per mascherare il mio avvilimento. »


    Sorseggiasti un altro bicchiere d’acqua, più per necessità di distensione che per la sete.

    « E’ un piacere per me, Raylek. E’ un piacere sapere che almeno qualche piccolo frammento di quell’indimenticabile passato è rimasto ancora intatto.
    E’ un piacere sapere che non dovrò buttarmi da solo nei miei ricordi, ogni qualvolta ricorrerò ad un mio incantesimo.
    Perchè ogni volta che avrò salva la vita, ogni volta che saprò aiutare i miei compagni, ogni volta che farò ridere qualcuno per qualche mia stupidaggine... so che dovrò ringraziare loro per avermelo insegnato. »


    Stringesti il bicchiere con forza.

    « Io non ho abbandonato ne abbandonerò mai gli ideali che mi hanno permesso di crescere. Sono stato e rimarrò per sempre un Elessedil, indipendentemente da ciò che ne è rimasto. E’ per questo, vecchio mio, che non sarei mai capace di dirti di no. »

    Osservasti ancora una piccola pausa, mischiando stavolta la determinazione alla nostalgia, nei tuoi occhi.

    « Non varrei neanche un centesimo di quello che sono diventato ora, se non fosse per voi. »

     
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    La Dama del Vento annuì leggermente col capo, ed una mano eburnea scivolò leggera sulla tovaglia, fino a che non incontrò quella del Demone Volpe, stretta ad un bicchiere, piccolo sfogo di un tentativo molto ben riuscito di nascondere lo sconforto. Ma per lei, cinque di denari, era fin troppo semplice comprendere quanto davvero amasse il casato chiamato Elessedil. Infondo era dal primo istante, quello in cui le disse di esser stato "sfrattato", che aveva carpito quel disagio, cercando poi di metterlo a suo agio in modo da alleviare quel peso. Fu anche per quello, dunque, che strinse la sua mano nella propria.

    Intanto il bambino, che ormai sembrava essersi un pò calmato, alla vista del nonno tutto intento a fargli boccacce, tornò all'attacco, sollevandosi in aria ed avvicinandosi lento e minaccioso verso di lui. Tuttavia, quella mattina aveva già volato abbastanza, e lui che era ancora un neonato, si sentì improvvisamente stremato. Fece giusto in tempo ad arrivargli fra le braccia, e lì si accucciò per addormentarsi in pochi attimi. Ah, l'alfiere aveva ragione! Non avrebbe mai immaginato il numero di volte in cui Drusilia gli avrebbe affidato il pargolo, o per un motivo, o per un altro.

    Ah, il duro lavoro del nonno!

     
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  10. Raylek
     
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    Al lord Alfiere di Laputa non restava altro da fare che prendere atto della situazione : così come anche il demone volpe, lui pure si era stato un Elessedil, un mago della Torre d'Avorio.
    Diversamente dal Magister Saddler, però, il pelleverde riteneva di non esserlo più.
    In quel momento, e per quelle parole, capì di essersi sbagliato.

    Tanto tempo prima aveva fatto un giuramento : una promessa che però non l'aveva impegnato - come invece lui riteneva - a rispettare un luogo ed un credo fini a loro stessi. Ciò che aveva promesso era di far parte di un gruppo. Di sostenere altri che come lui si erano raccolti sotto ad un vessillo comune, combattendo e confrontandosi per una causa condivisa.

    Nella sua mensa il Grande Mago di Myth Arandor Yoko Saddler aveva appena rinnovato quel giuramento, associandosi di nuovo con lui.

    Rispetto ed onoro il tuo impegno, vecchio amico mio.
    Ora, tu ed io, siamo soci.


    Il forgiarune sogghignò, tamburellandosi con il dorso del cucchiaio, furbescamente, la punta del naso.

    Buona la torta, davvero. Dovremmo fare questo genere di raduni più spesso.. mi piace. E' stimolante.


    E così dicendo si alzò, raccogliendo piatti e bicchieri sporchi, lasciandosi scappare un sorriso gentile all'indirizzo del piccolo figlio di Drusilia. Era davvero un bellissimo bimbo.

    Yoko, ti aspetto di nuovo qui al Mastio appena ti sarai sistemato e avrai preso un poco di confidenza con il posto.
    Allora ti farò visitare il Magisterium, ed il tuo nuovo studio.



     
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    Lasciasti andare la presa sul bicchiere, afferrando delicatamente la mano della dolce Dama. E le sorridesti, sinceramente, ringraziandola col tuo sguardo.
    Da quando eri arrivato su quel nuovo mondo, a cominciare dalla prima e oramai lontana visita, non aveva perso una singola occasione per mostrare la sua incredibile disponibilità. Quella donna era davvero un angelo, in tutti i sensi.

    « Soci... »

    Ritornasti ad osservare il piccolo grande goblin col tuo solito sguardo dorato, mascalzone e scaltro come pochi.
    No, non avresti mai potuto tenertelo lontano da te per più di qualche minuto.
    Ascoltasti con interesse ogni singola successiva parola pronunciata dall’arzillo nonnetto, per alzarti poi poco dopo nuovamente sulle tue gambe.
    L’orario delle visite era finito, l’ospizio doveva chiudere al pubblico.

    « Nuovo studio, eh? Non vedo l'ora. »

    Inarcasti incuriosito il sopracciglio; diceva sul serio quando affermava che non vedeva proprio l’ora di darti qualcosa fare!
    E la parola Magisterium poi, in particolare, risuonava come musica nelle tue orecchie.
    Per inciso... non avevi la ben che minima idea di che cosa fosse, per ora. Eppure il nome ti ispirava qualcosa di a te tanto caro.

    « A presto allora, vecchio mio. »

    Ed allungasti il braccio in direzione della bella Drusilia, desideroso di accompagnarla così affettuosamente fino all’uscita. E perchè no, magari anche fino a casa.
    Per quanto riguarda il caro Forge, invece, saresti tornato sicuramente a fargli visita molto presto.
    Dopotutto, neanche tu saresti stato capace di stare in vacanza per troppo tempo.

     
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    Prima di Sparecchiare il goblin le aveva riconsegnato tra le braccia il pargolo dormiente, e la Dama non fece altro che accettarlo, docile e morbida come solo una madre poteva essere. Ebbene si, per quanto il suo animo fosse spesso mite, la maternità le aveva dato un qualcosa che mai avrebbe ottenuto per nascita; un legame non solo di mente ma anche di carne, difficile da comprendere se non lo si era vissuto.

    -Allora direi che sia meglio andare o il bambino potrebbe svegliarsi di soprassalto.

    Seguì il cortese demone Volpe, annuendo leggermente con un cenno del capo.

    -Poveri noi se si mettesse a piangere proprio ora...

    E con ciò la sua sensuale e delicata figura scomparve dietro lo stipite della porta.

     
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26 replies since 23/10/2010, 23:52   385 views
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