Nurture or Nature? - assassini

{ Banebriar's Place, Salone di Ingresso }
pov - partecipanti

Le concatenazioni armoniose del Soresu si fanno un unico, compatto blur indistinto, bucando l'onda di tessuto spaziale in prossimità della base: vi ritrovate tutti riuniti in cantuccio sotto quella nicchia scavata da quello che appare come un puro miracolo, la vista - diretta e periferica - oscurata dall'evolversi del cavallone che, raggiunto il proprio apice, termina in un mugolio soffuso e volgare di nuova mota che si aggiunge al fango, rimpinguandolo. Attorno e sotto di voi, il pavimento del salone è tornato uniforme: piastrellato da disegni geometrici regolari, rosso di terracotta e nerissimo di ombra e sporcizia. Il siniscalco non accoglie l'impresa con sorpresa, quanto con velenosa condiscendenza: mentre il Delta affonda il proprio equipaggiamento da esterno nel coagulo di calce, roccia e magia che compone il primo dei golem, Livane pare accompagnarne il movimento con gli occhi, condonandolo in uno sguardo in tralice. Il viso è ancora ruotato in quella direzione quando la nodachi della vestale le affonda nella guancia destra, offerta al filo in un chinarsi millimetrico - e consapevole - del capo. La parte inferiore della mascella giace penzoloni per qualche secondo, rivelando segmenti umidi del palato scoperto. L'arcata superiore delle gengive si vede defalcata della metà dei denti che le spetterebbero, ridotta a poco più di una pasta sanguinolenta. Interpretando la tensione delle fibre scoperte sino al loro naturale compiersi nell'estremità ancora sana di quel viso di donna, è impossibile non notare
che il suo sorriso è rimasto immutato.



« Te l'ho detto, donna. » gorgoglia, risucchiando gli umori che le gocciolano dal mento alla blusa « In questo luogo, nemmeno un dio può fermarmi. » la voragine si chiude, riallacciandosi in una sutura fatta di filamenti di carne ricongiuntisi per assecondare una volontà insondabile, impossibile da immaginare entro confini convenzionali. Il siniscalco porta il braccio destro ad estroflettersi verso l'esterno, schioccando pollice ed indice con gestualità plateale - forse affezionata. Le tegole del pavé mutano una seconda volta, amalgamandosi in un'onda sottile e tagliente di nuovo elemento che mira a dividere Yue in due metà orizzontali. Nel frattempo, la fuga - fuga? - dello Sfregiato viene interrotta da una seconda voce, ridondante nel proprio tono lezioso.

« La VIgLIacCheRiA nOn PAgA, QuI. » a parlare sono altri tre golem, affacciatisi da una delle architravi del soffitto. Si abbandonano al vuoto con il preciso intento di precipitare sull'agente, afferrandolo per poi schiacciarlo sotto il loro peso. Sui loro volti, di una deformità più approssimativa di quella dei compagni, fanno capolino due occhi affilati e brillanti d'arguzia che imitano quelli della donna bionda in forma e colore. Al contrario degli originali, tuttavia, sono spalancati ed allucinati. Il rilievo dei capillari si distingue dalla sclera al cristallino,
pompando sangue in maniera furiosa.

« aBBi lA dECEnZa dI mORiRe cOMBaTteNDo. »

[...]

Le deformità colpite dal Delta e dall'assassino cadono con facilità quasi sospetta, scivolando in posizione prona per polverizzarsi a genuflessione avvenuta. Non lasciano indietro nessuna traccia, se non l'odore guasto di polvere farraginosa sollevatosi dalle ferite loro inflitte. In un istante, la stessa trama che li ha generati si solleva una seconda volta, inarcandosi nel profilo di due pugni titanici: questi si abbattono sulla coppia di invasori con furia cieca, abilmente guidata da un direttore che riuscite a cogliere nel faux pas di strizzare gli occhi per le forze mantenute in gioco.
Il siniscalco, forse, non è invincibile come pontifica.



Forse.

Roccia.
Un meta-agglomerato a forma di pugno serrato. Grandi molto, molto più di un pugno normale. Vega strinse gli occhi, dietro la maschera, si sforzò di non perdere la concentrazione.
Il pugno del Gigante si librò in aria.
Sapeva cosa fare. Nessuna esitazione, nessuna incomprensione, nessun'altra via di salvezza.
Schizzò contro il suo busto. Il corpo di un uomo normale, probabilmente, sarebbe stato tranciato a metà. n frutto marcio colpito da un attizzatoio.
Gambe divaricate, stessa larghezza delle spalle. Braccia protese in avanti, incrociate contro la minaccia rocciosa.
Corpo rilassato, inspirazione, permeanza del Ki. Energia, energia, ed ancora energia.
Il corpo di Vega scintillò una sola volta.
Fermo, statuario, immobile. In attesa.
Cosa può un mero amalgamato di roccia contro la rigidità dell'acciaio?

Retto come una lastra di metallo, Vega resistette al pugno del Gigante. Il colpo si sgretolò contro il suo braccio destro, riducendosi a una cascata pietrosa di detriti e macerie.
Rilasciò il Tekkai.
Solo uno dei mostri di roccia ancora in piedi, dinanzi a sé. Gli altri erano roba per Shattur e Occhifolli. Ma l'aberrazione deforme che con occhi vacui lo squadrava era suo, suo e solo suo.
Non pensò ad una strategia. Non meditò su una tecnica. Lasciò che la velocità e la forza, probe virtù di un assassino professionista, sfociassero nella danza selvaggia ch'era il combattimento.
« En garde! » Tuonò l'Artiglio di Tigre, balzando contro il costrutto roccioso. Ma il salto era solo una mera mossa fasulla.
Sfruttò piuttosto la forza gravitazionale per ricadere a terra piegato sulle gambe, in posizione genuflessa, ottima per colpire, perfetta per uccidere.

Isabel danzò abile e valente nell'antro oscuro.
Falciata ascendente trasversa, ove avrebbe dovuto esserci la rotula. Demolire, devastare il legamento per far crollare il mostro al suolo. Il ginocchio si sarebbe piegato ancora nel modo sbagliato. Poi ritorno in obliquo, a dilaniare anche il secondo arto. Azzoppare il mostro definitivamente, abbandonandolo a strisciare come un verme.
Ma non vi era tempo, accidenti. Non vi era mai tempo.
L'assassino vorticò su se stesso, si lanciò contro la Signora dei mostri. Nei suoi occhi splendeva la furia: primeva, ancestrale, pura furia dell'orda.
Fendente calante obliquo al collo, per tranciarglielo di netto in tre punti diversi. Ed infine, dopo aver riportato Isabel, sozza di sangue sotto la spalla, avrebbe calato l'affondo terminale nel costato della vittima.
Imprimendo infine sull'arma una rotazione di quarantacinque gradi.
Sogghignando.

SPOILER (click to view)

Energia residua: 105% -5% -5% = 95%
Status Fisico: Contusione di bassa-lieve entità lungo l'avambraccio destro.
Status Psicologico: Esaltato

Passive in uso

Scarlet Terror_ Bonus Velocità +50%, Resistenza +50%, Forza +50%, Energia +10%
Scarlet Poison_ Ogni qual volta l'avversario venga colpito dall'arma Isabel subirà un malus alla Resistenza del 25% nel suo primo turno, più un ulteriore 25% nel secondo turno sino ad un massimo del 50%. Il malus svanisce al termine del secondo turno, posto che l'avversario non venga colpito nuovamente dalla suddetta arma.

Attive utilizzate

Scarlet Tekkai__ Se nel mondo animale la tanatosi si limita ad essere un irrigidimento totale del corpo in seguito ad una situazione di pericolo o come semplice reazione da contatto, o ad un comportamento d'attacco, il corpo di Vega dopo numerosissimi allenamenti riesce a portare agli estremi limiti questa pratica difensiva. Grazie a questa il corpo dell'assassino si irrigidisce completamente divenendo resistente come il ferro. Egli si concentra e, rimanendo immobile, usa il Tekkai su una determinata porzione del proprio corpo, la quale diviene una sorta di scudo volto a proteggerlo da avversità esterne. Vega può arbitrariamente decidere quanta resistenza imprimere nel suo corpo, che può quindi divenire più o meno resistente del ferro stesso. Ovviamente un consumo energetico basso potrà difendere solo da attacchi di livello basso, un consumo medio da attacchi medi, ecc.
[Variabile - Basso]

Scarlet Assault__Vega ha appreso che ogni muscolo, dal più microscopico fino a quelli macroscopici, è di una importanza estrema per il raggiungimento di un esito positivo.Ha appreso che non è la forza bruta a render temibileuna combinazione di attacchi, efficace una parata o fruttuosa una azione di disarmo, bensì l'attenzione impiegata per effettuare una simile azione. Vega è conscio che la precisione miscelata ad una certa rapidità e forza dei gesti nella loro fluida combinazione sono un basilare elemento di supporto a sua disposizione e così fa di esse la sua colonna portante.
In termini di gioco Vega rende la sua prossima combinazione di colpi offensivi decisamente precisa, rapida e potente in proporzione all'energia che imprime nei suoi movimenti. in termini GdR, con un dispendio Basso sarà in grado di portare a termine una combo di quattro colpi, con un costo Medio una di sei, con un costo Alto una di otto ed infine con uno Critico una di dieci. Gli attacchi non devono necessariamente essere attuati utilizzando Isabel.
[Variabile - Basso]

Note:-Mi difendo dall'offensiva di livello Medio con un Tekkai di livello Basso, appena supportato da un bonus passivo alla Resistenza (ahimè) del 25%
-Ancora una volta applico la Scarlet Assault a livello Basso: quattro colpo di cui i primi due sono rivolti al golem rimanente, gli ultimi al Boss. (tenere in considerazione bonus a Forza e Velocità del 25% e passiva di avvelenamento Scarlet Poison)

Hisagi non era affatto un uomo paziente.
Essere costretto ad affrontare dei nemici tanto insulsi quanto quei costrutti, al fianco di altrettanto anonimi compagni d'armi e sotto le strepitanti grida di una frigida cagna lo rendeva nervoso. Nonostante infatti avesse in un solo colpo spazzato via tre dei mostri che gli ostruivano il passaggio verso combattimenti più esaltanti, si ritrovò invischiato nella patetica lotta fino al collo.
Una voce richiamò la sua attenzione verso l'alto e, quando vide ciò che gli cadeva - letteralmente - addosso, fu troppo tardi.
Sbuffò annoiato, con un sorriso abbozzato che gli solcava le labbra, e fu schiacciato al suolo, nel fragore generale di mille cocci che esplodevano in ogni direzione.

-69-

Una nube di polvere sovrastava l'area in cui i tre golem avevano franato addosso allo Shuhei. La battaglia infuriava (?) tutt'attorno, e in quel preciso punto pareva già finita, con la sconfitta di una delle due parti.



« Ma dai. » emerse per prima la voce, sprezzante
« Così non è neanche divertente. »

Lui era lì, in piedi.
Qualche graffio sulle parti del corpo visibili - braccia e viso sfigurato - e soltanto gli abiti sgualciti, impolverati. Aveva rinfoderato la spada e reggeva con la mancina protesa dritta di fronte al volto uno dei tre pezzi di palazzo che lo avevano affrontato. Pesanti, sì; ma non abbastanza da impedire al suo Dos di bloccarne l'offesa.
Ora giacevano inermi, tranne per quello su cui serrava la sua presa, ai suoi piedi.
Scoccò un'occhiata di disprezzo e superiorità alla donna impegnata nello scontro con Yue, per poi gettare a terra il corpo della creatura e scattare in direzione della scalinata più vicina.
Senza più niente - forse - ad intralciare la sua ascesa.

SPOILER (click to view)

CITAZIONE

Hisagi Shuhei
{69HS003}

-Condizioni Fisiche_ Contusioni sparse di livello complessivo Medio/Basso.
-Energie_ 80%
-Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Mano dx}; Mala Suerte {Infoderata}
-Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 25% passivo alla forza fisica {Tres}; malus del 25% passivo in resistenza fisica e velocità, vulnerabilità alle influenze caratteriali {Tiara}.
-Tecniche_ Difesa fisica Media {Dos};
-Note_ Spero di aver fatto i miei calcoli a dovere, considerando l'attacco dei golem come un Alto complessivo. Difendo con un Medio e prendo un danno Medio + Basso dovuto al malus in Resistenza (-25%) della Tiara. Dopodiché, once again, parto all'inseguimento di Catastrophe.

CITAZIONE

-Dos, Still Standing_ Un'utile difesa, rapida nell'esecuzione quanto solida. Focalizzando le proprie energie in direzione della muscolatura e dell'epidermide, lo Sfregiato può riuscire a rendere il proprio corpo coriaceo come l'acciaio. In particolare, senza alcun bisogno di doversi concentrare -al punto da essere una tecnica eseguibile quasi istantaneamente-, è sufficiente che si immobilizzi totalmente per tutto il tempo necessario a subire l'attacco. E' infatti una difesa molto singolare -nonostante il nome suggerisca una certa pluralità- dotata di pro e contro. Fra i primi si annoverano certamente la rapidità, come già detto, d'esecuzione, e la possibilità di sopportare un discreto ammontare di danni senza farli pesare direttamente sull'attuatore della tecnica stessa. Per i secondi, tuttavia, vanno a schierarsi l'immobilità, condizione necessaria per il funzionamento della difesa, e conseguentemente la condizione di impotenza nei confronti di qualsiasi entità o evento secondari all'attacco subito. {Media/Alta}

Prima ancora che Yue potesse rendersi conto a livello conscio di quanto stava accadendo di fronte a se, gli oltre due metri della lama affilata di Seere si tinsero di cremisi, reagendo in modo aggressivo al pericolo immediato rappresentato dall'attacco della donna. Tutti i suoi collegamenti nervosi vennero scossi dalla fenditura nell'etere, che percepì unicamente al tatto per un breve istante intenso e doloroso, mentre il suo corpo si muoveva da solo, animato da furia omicida. Roteò la spada in un arco verticale, e la scia rosso cremisi impattò perpendicolarmente la sua rivale, travolgendola con foga e schiantandone una metà, senza arrestare la sua corsa. Per nulla intimorita, la donna si gettò volontariamente sui rimasugli dell'attacco, ignorando lo squarcio irregolare che si dipingeva sulle sue carni ed il sangue versato. Seere non ha rispetto per la mano che la impugna; non esita ad offrire la carne ed il sangue della marionetta cui si lega, poiché è spinta solo da una fame insaziabile di vite concretizzatasi ora nella fenditura mortale capace di squarciare la parte superiore de corpo del siniscalco, strappandole e stavolta la testa dal corpo.

Arretrò, facendo leva sulla gamba d'appoggio e chinandosi per arrestare il suo movimento, rimanendo entro i quattro metri dal simulacro dalle fattezze femminili. Non sentiva niente, questa consapevolezza fu tanto forte che riuscì a riflettersi sul suo volto, altrimenti una maschera inespressiva, affiorando dal controllo esercitato dall'anima della nodachi. Né lo scontro le procurava piacere, né il dolore acuto la smuoveva, anche solo di poco. Forse avrebbe potuto cessare di essere lì, in quel luogo, senza un perché, e non avrebbe avuto importanza.



« Ma io non sono un Dio. »
Constatò semplicemente, rispondendo così all'esclamazione a metà fra la sfida e l'autoesaltazione di Liviane.
Proferire quelle poche parole le era costato tutta la forza di volontà che era riuscita a radunare. Chiuse gli occhi ed il suo corpo fece altrettanto, poi scivolò definitivamente sotto la linea dell'acqua salmastra della sua coscienza, e Seere prese di nuovo il sopravvento avventandosi sul nemico, decisa a trapassarne il cranio più e più volte con la spada usata come se fosse una lancia, una serie di stoccate cariche di ferocia inumana e priva di sentimenti o emozioni.
Scoppiò a ridere e continuò a colpire all'impazzata...

{ Banebriar's Place, Salone di Ingresso }
pov - partecipanti

Il siniscalco intercetta Isabel con l'avambraccio destro, lasciando che le tre lame del guanto affondino sino a grattare le ossa. Le sfilza con un gesto commisto di sfida e disprezzo, spruzzando di fronte a sé un semicerchio di piccole gocce e grumi biliosi. I lembi di carne slabbrata si animano, sovrapponendosi sino a ricompattarsi; quello che emana non è odore di interiora esposte, né di sudore e sangue. E' l'assenza di questo, insieme alla furia gelida che si agita appena dietro gli occhi, a renderla più simile ad una scultura approssimativa che ad una persona reale, incapace di esprimersi oltre quanto è stato scolpito in sua vece. Il sollevarsi del razziatore sembra allarmarla ben più del colpo subito, tanto da spingerla a torcere il busto in maniera quasi innaturale per inchiodarlo con lo sguardo sulla sommità della scalinata.
La destra si tende, spalancata, chiudendosi nel gesto spasmodico
di afferrare per stritolare sino a più miti consigli.

« Non ti permetterò di arrivare da lui, uomo. »

Il portone che accede al piano superiore è ormai in vista. Al concludersi dell'ammonimento, le assi delle due ante si intrecciano in un amalgama non differente dalla placenta che ha partorito i golem dalle pareti, facendo emergere dall'impasto il crudo intaglio di un volto umanoide dalla bocca spalancata nel tentativo di ingoiare il mercenario. Come i tre suoi simili appena schiantatisi al suolo, anche lui fa da eco alle minacce del siniscalco,
distorcendole in un baritono gutturale e metallico.



Entrambe le voci si spezzano, precipitando il salone in un silenzio che non gli appartiene. La nodachi di Yue si è appena fatta strada nel mezzo della fronte del siniscalco, trapassandola nell'istante stesso nel quale lei ha accennato a voltarsi per rivolgersi al secondo fronte della battaglia. Nei suoi occhi spalancati non c'è dolore, quanto sgomento. Le pupille tremano impercettibilmente nel mezzo del bulbo, espandendo il proprio tremito alla testa e alle braccia: queste
si sollevano a fatica, arrancando di spasmo in spasmo sino a chiudere
ambo le mani sulla coccia della spada confitta.

« N-non... ora... » gorgoglia, combattendo contro le ginocchia che, squassate a loro volta da brividi, cominciano a cedere. « N-non...qui... » refoli di ombra compatta prendono a srotolarsi dalle spalle e dalla nuca, assottigliandone lentamente il profilo. « Jeremiah. » con uno scatto eroico, tira indietro il capo sfilzando la lama dalla ferita, che anziché rigenerarsi continua a suppurare ombra liquida rigandole il viso. Le mani sono
ancora strette attorno alla spada.

« Lo proteggerò. »
Il pavimento comincia a cedere. E' una torsione dello spazio più brusca delle precedenti, che anziché mutarlo in un pantano limaccioso e malleabile agisce sulla sua stessa essenza, scoperchiando la realtà che lo compone e rivelando sotto di esso un gorgo incolore di energie caotiche. Il vortice si allarga per non meno di una ventina di metri, tentando di comprendere al proprio interno tanto la vestale quanto i due sicari rimasti indietro. Strali argentati e bagliori opachi prendono a punteggiarne la rivoluzione, arrivando ad illuminare la stanza a giorno. I disgraziati non avrebbero sentito che una trazione improvvisa verso l'abisso, poi più nulla.
Si sarebbero fatti tutt'uno con il tessuto spaziale di Banebriar,
rimanendo impigliati fra le sue maglie.
Questa volta, per sempre.

Davanti a lui, la porta.
Contratta in un ripiegarsi di stipiti e legno, fino a che dalla cigolante fusione delle due cose non emerse un'imitazione malata del volto di un essere umano. Di una donna: la femmina esasperante che gli urlava contro da quand'erano entrati nel castello dell'Alfiere. Quello stesso viso mostruoso cercava ora di azzannare lo Shuhei, come per farne poltiglia ed impedire a lui - il Razziatore - di penetrare oltre all'interno del palazzo.
Non smise di correre, accelerando anzi il passo.

« Ho detto » la mano destra, stretta a pugno ed orfana della katana si aprì di scatto
per rivelare una sfera di energia oscura crepitante
« FUORI-DAI-COGLIONI!!! »

Nello stesso istante in cui Livane, il Siniscalco del Nord, veniva assassinata dalla sua puttana, Hisagi frantumò in mille pezzi quell'aborto architettonico con un lampo di luce nera. E mentre la sclerotica petulante s'inginocchiava dinnanzi all'asceta di Jiashin - dimostrando una volta per tutte che uomini e dèi erano uguali di fronte alla morte - lui rallentava l'andatura
sotto una pioggia di calcinacci e schegge.
Lo sguardo fisso in avanti.

Alle sue spalle, le lagne strazianti di una scrofa sgozzata.
Compagni che aveva sentito come pesanti zavorre lo liberarono del loro ingombrante peso, Yue compresa: la vestale sarebbe stata un problema in altre sedi, con quel suo agire impulsivo che rischiava di rovinargli i piani. Molto meglio essersene liberato ora, che non doverne patire le follie da sindrome premestruale in seguito. Tanto - ne era certo - non sarebbe morta per così poco.
Le concesse un sorriso di commiato, ma senza voltarsi nella sua direzione.
Lui era già sulla soglia, con un piede pronto a varcare il portale.
Come un segugio intento a fiutare una pista fresca di tachioni.

SPOILER (click to view)

CITAZIONE

Hisagi Shuhei
{69HS003}

-Condizioni Fisiche_ Contusioni sparse di livello complessivo Medio/Basso.
-Energie_ 70%
-Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Infoderata}; Mala Suerte {Infoderata}
-Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 25% passivo alla forza fisica {Tres}; malus del 25% passivo in resistenza fisica e velocità, vulnerabilità alle influenze caratteriali {Tiara}.
-Tecniche_ Raggio d'energia Medio {Cero};
-Note_ Visto che non è stato specificato altrimenti, non ho considerato questa tecnica potenziata in termini di Forza fisica, e dunque l'ho contrastata con un semplice Medio. Attraverso la porta, disinteressandomi di quanto altro accade nel salone. In pieno stile 'Hisagi', insomma.

« Lo proteggerò. »
Sentenziò l'algida puttana con una fermezza quasi disarmante. Come se credesse realmente alle proprie parole. Come se il fatto di essere ancora una volta sopravvissuta all'assalto combinato di quattro sicari, di non versare sangue ai colpi di Vega e dell'altra ragazzina, di vedere i propri demoni rocciosi demoliti uno dopo l'altro, uno dietro l'altro, inesorabilmente, indistintamente, non fosse già stato sufficiente.
Quanto è esile, pensò Vega, la linea che separa la solidità dell'animo dalla stolidità. Una sola lettera a differenziarle, tra l'altro. Quell'algida sgualdrina, doveva pur ammetterlo a sé stesso, era unita spiritualmente al fantomatico Jeremiah, il quale presto avrebbe avuto la gola tagliata da parte a parte. E come si suol dire: dall'unità, la fede.
Dalla fede, la forza.

Evocare demoni sotto forma di costrutti rocciosi e manipolare a proprio piacimento le tenebre di quel castello degli orrori non era evidentemente stato abbastanza, non per la Sentinella. No, doveva come tutti uscire di scena con uno stile tutto suo, con un'ultima diavoleria volta a ricacciare definitivamente indietro i quattro invasori. Povera, piccola, illusa creatura subumana.
Fu forse per il disprezzo, forse per la professionalità, forse per l'adrenalina che circolava in corpo. Per questo o per quello, Vega riuscì a non lasciarsi cogliere impreparato neanche alla venuta del Vortice. Un circolo di pura forza bruta scoperchiata dal pavimento della sala nera; un amalgama di energie innominabili cui, l'assassino ben sapeva, questa volta toccava a lui, e solo a lui, porre effettivo rimedio.
Bastò un'occhiata d'intesa lanciata agli altri tre, accompagnata da un secco cenno d'assenso da parte dell'Artiglio di Tigre, per pompare e ripompare Ki nel braccio sinistro. Vene e venule si gonfiarono come le diramazioni di una rudimentale mappa di carta, mentre Vega ansava dallo sforzo e il vortice si allargava, lasciando collassare su se stesso ogni cosa ed ogni essere nelle vicinanze. Occorreva demolirlo, distruggerlo, arrestarlo. Attraverso una forza più devastante, più bruta, più innominabile di quella che aveva scatenato il vortice.
La forza della furia!

Le labbra di Vega si piegarono in un sottile sorriso.
« Pochi sono nati per il martirio.. » Enunciò, sputando fuori l'ultima parola con una carica di disprezzo sovrano.
E falciò, preciso e terminale.
La mancina tracciò tre riverberi incolori nell'aere, tre fendenti simili alla zampata di un enorme lupo etereo, diretti all'epicentro del Vortice. Il triadico assalto avrebbe investito la furia nera della magia disintegrandola in mille e più frammenti, devastando ogni minima traccia di artificio intralciasse la terra di nessuno tra sé e il gorgo oscuro. In fondo, pensava Vega, non è il vortice a farti fuori.
E' quel che sta oltre il vortice.

Senza perder altro tempo, balzò ferino contro la Sentinella. Uno scatto primevo, barbaro, incalzato dalla furia impetuosa con cui aveva colpito il Vortice. Obiettivo: finire in bellezza con un montante di Isabel spedito al ventre, tanto per rendere la morte della Sentinella una brutta, dolorosa, lenta morte fatta di pus puteolenti e viscere serpentesche. Una indegna morte propinata con tutta la misericordia propria di un empio assassino nei riguardi di chi, seppur mestamente, era riuscito nell'occupare oltremodo quattro sicari.
Mitomane.
Arrogante.
Illusa dalle promesse di chissà quale deità, quella patetica forma di vita avrebbe avuto l'unica fortuna di non vedere Jeremiah crepare come un cane , per poi seguirla all'inferno.

« Ma tu, mocciosa, non sei una di loro. »

SPOILER (click to view)

Energia residua: 95% -20% -5% = 70%
Status Fisico: Contusione di bassa-lieve entità lungo l'avambraccio destro.
Status Psicologico: Esaltato

Passive in uso

Scarlet Terror_ Bonus Velocità +50%, Resistenza +50%, Forza +50%, Energia +10%
Scarlet Poison_ Ogni qual volta l'avversario venga colpito dall'arma Isabel subirà un malus alla Resistenza del 25% nel suo primo turno, più un ulteriore 25% nel secondo turno sino ad un massimo del 50%. Il malus svanisce al termine del secondo turno, posto che l'avversario non venga colpito nuovamente dalla suddetta arma.

Attive utilizzate

Scarlet Claw__Vega ha approfondito l'apprendimento di un metodo di assassinio che alla lunga lo ha reso tutt'uno con la sua arma prediletta, Isabel, conseguendo da questa simbiosi una combinazione distruttiva contro cui ben pochi nemici possono sperare di ergersi.
In questo caso Vega imprime energia nella sua mano sinistra. Un movimento, un unico e secco movimento della stessa in direzione del nemico e dalle tre lame della Isabel si verrà a creare un fendente aereo fatto di pura energia falciante. Un fendente visibile all'avversario come una specie di perturbazione aerea, un riverbero energetico triadico tanto veloce quanto letale. I danni e la velocità del fendente saranno direttamente proporzionali all'energia impressa da Vega nella mancina.
[ Consumo VariabileAlto]


Scarlet Soru__ Un unico movimento portato con agilità estrema. Vega imprime forza nelle gambe e si sposta a velocità decisamente più alta del normale. Questo lo può aiutare ad attaccare l'avversario con maggiore impeto o semplicemente a schivare un attacco dello stesso. Ovviamente, più energia imprime nel movimento, più lo stesso sarà sorprendentemente rapido agli occhi del nemico. Il consumo di questa tecnica è a discrezione dello stesso Vega.
[Consumo Variabile Basso]

Note:-Cerco di distruggere il vortice "tappandolo" con un fendente energetico di livello Alto. (Bonus Velocità +25%, Forza + 25%)
-Assalgo Livane con un montante al corpo portato con Isabel, spendendo nel movimento un Soru di livello Basso (+Velocità 25% & Forza 25%)

L'aria che era stata un turbinare caotico di colori si quietò all'improvviso, rallentando quell'assurdo valzer disarmonico di sensazioni e l'irresistibile forza di attrazione che per un attimo l'aveva sbilanciata, costringendola ad arretrare. Yue non era completamente cosciente di quanto stava accadendo, per quanto registrava come quel dettaglio fosse importante -forse vitale-, non riusciva a concentrarsi su di esso per analizzarlo o anche solo rendersi conto da cosa era provocato. Con un grido furioso impugnò Seere con entrambe le mani e colpì di nuovo: ancora, ancora e ancora, caricando con tutto il corpo per sommergere l'avversario con tutta la sua forza fisica.
Si sentiva debilitata. Un colpo che doveva essere abbastanza potente da dividere in due una quercia le appariva fiacco e lento, forse appena sufficiente a divellere il corpo della figura che aveva di fronte dal resto del corpo. Ma nemmeno quella sensazione di disagio riusciva a farla ripiombare alla realtà.
Le sfuggì un ghigno distorto, frutto più di una contrazione involontaria dei muscoli che di reale desiderio di esternare qualche emozione che, in quel momento, non provava. Eppure, vista da fuori la sua faccia era la maschera di una bestia affamata che ha spezzato le catene ed ora da libero sfogo alla sua rabbia.

La nodachi solcò l'aria in un ennesimo tondo al collo, Yue roteò e colpì dall'alto verso il basso con un fendente che avrebbe potuto dividere in due una persona dal lato destro del collo fino al suo fianco sinistro, poi il resto fu un duetto di stoccate a busto e cranio gemelle di quelle che aveva già sferrato e che non avevano sortito grande effetto. Ma questo lei non poteva saperlo... e non poteva capirlo.

{ Banebriar's Place, Caos }
pov - hisagi

Il locale che ti si apre dinnanzi delude le aspettative della tua fuga: oltre ad una ripresa dello stesso piastrellato presente nel salone d'ingresso ed una manciata di torce a muro la cui luce - intimidita dalle forze che governano il palazzo - rimane confinata in un alone compatto, davanti a te non c'è che una parete di oscurità densa, insondabile. La traccia tachionica ti spinge tuttavia a scrutare il soffitto, inseguendo istintivamente il suo sollevarsi dal castello per adagiarsi su di un punto imprecisato sopra di esso. Forse interpretando la tua inequivocabile volontà di salire, l'oscurità si torce nell'emanazione di ordinati cigolii metallici, compattandosi nelle sagome di molti ingranaggi circolari impegnati nell'ingaggiare i propri denti per dare avvio ad un moto a te sconosciuto. La parete meccanica si divelte, facendo spazio ad un corridoio indefinitamente lungo: un improvviso accellerare di quell'ordinatissimo moto stridente spinge la via appena schiusa a segmentarsi in rettangoli ordinati che si sollevano a diverse altezze sino a formare una scala. Sulla superficie delle rotelle e dei pistoni prende a sbocciare la sagoma di un occhio spalancato privo di palpebra, dall'iride violacea e sinistramente dilatata. Istinto ti suggerisce che non si tratti dell'occhio di Cat, ma che abbia qualcosa - qualcosa di inconfessabile - a che fare con la presenza rilasciata dalla tiara. Questa faglia instabile mascherata da fortezza, è evidente,
sta lentamente arrendendosi a quell'aura aliena, permettendole di modificarla a suo piacimento.
Nulla di cui possa fottertene, ti sarebbe facile pensare in omaggio alla tua
cortesia da alto quadro militare - nulla davvero.

Per adesso.

{ Banebriar's Place, Salone di Ingresso }
pov - yue; vega; jattur

Il gorgo si esaurisce con il colpo di Vega, assorbendone la diagonale energetica con il rumore caratteristico dell'aria che viene scacciata da un contenitore ora saturo. Il vorticare si arresta, permettendovi di individuare fra i brani più compatti di melma e di spuma i volti stolidi e fessi di golem mai nati, alcuni di questi emersi sino al busto prima di rassegnarsi alla propria scomparsa. Su ciascuna delle creature è dipinta una condiscendenza non priva di pietà, tutta dedicata al loro terribile genitore: alla vigilia dell'ultimo fendente infertole, i volti incastonati nel vortice immobile si voltano con uno sforzo collettivo, ululando in maniera penosa. Il siniscalco, rigenerando un'ultima volta le proprie ferite, ricambia la loro compassione con un sorriso amaro.

« Jeremiah... » mormora fra sé e sé, scostando il braccio di Yue con insospettabile garbo per barcollare sino al centro della manifestazione. I golem la accolgono con un uggiolato corale, gaudente ma sottomesso. Arrivata a destinazione, sfila dalla cinta un oggetto oblungo per poi portarselo al volto in una breve risata.

« hmpf. »
E' una spada di legno. Il primo siniscalco di Banebriar si è sempre creduto invincibile, al punto da esibire alla cintola un'arma giocattolo. Questo, naturalmente, voi non potete saperlo.

I suoi contorni si fanno incerti, i suoi colori opachi. In un istante la donna si consuma sino a diventare un'appendice di quello stesso rigurgito di magia spaziale che componeva le sue dirette emanazioni; si accascia al terreno nello stillicidio di una singola goccia, impossibilmente delicata nel proprio infrangersi
prima della dispersione.


« ...proteggilo dove io ho fallito. »

L'intera pavimentazione viene attraversata da onde concentriche, il cui passaggio ne livella lentamente le imperfezioni: il vortice viene otturato, amalgamandosi al suolo; le crepe si ritirano sino a scomparire; gli umori sulle mattonelle si asciugano sino a seccarsi, sollevandosi in brevi volute di polvere. La luce rivendica finalmente la propria incidenza, rivestendo la sala di un biancore temperato dai colori dell'alba. Dai vetri a losanga si insinua il pizzicare reviviscente di cui solo il freddo è capace, accompagnato da un senso - se non di armonia - di normalità: il salone d'ingresso è finalmente autentico, non adulterato, e inequivocabilmente composto da sola pietra. A distrarvi appena dalla porta spalancata da Hisagi in cima alla rampa di scale è un rumore debole ma persistente, simile ad un masticare ossessivo. La porta spalancata, prima ancora che un invito, va tuttavia interpretata come monito: l'incubo è ancora
lontano dalla sua conclusione.

« ...proteggilo dove io ho fallito. »
I mostri uggiolavano. Simbiosi grottesca nella pantomima di un inno funebre.
Il vortice gorgogliava. Demolito, devastato dalla sua Isabel.
Ma quel che più importava..Lei!
Dietro la maschera, Vega strinse le palpebre.
La Sentinella rantolò, accasciandosi inerte al terreno. Una graziosa bambola cui sono stati staccati i fili.
Solo un'altra, solo l'ennesima anima persa in quel sempre più ricco settore infernale dedicato alle vittime del Grande Artiglio di Tigre.

La sala tornò alla normalità. Silente, statica, quasi cimiteriale. Gli era divenuta poi così bizzarra, la consuetudine?
Ma non vi era tempo, caduto un ostacolo bisogna correre incontro all'altro. Non esiste pace né tedio nella vita di un assassino, e la vittima, dio o angelo o demone che fosse, aveva ancora la gola intatta - e questo era un male - anche se per poco. Il tizio dagli occhi folli si era già lanciato oltre le scale, varcando la soglia della porta sovrastante.
Vega volse lo sguardo agli altri due.
« Proseguiamo. »
Sibilò, secco.

E si lanciò dietro il tizio dagli occhi folli. I lunghi capelli accarezzati dall'aria nera mentre l'Artiglio di Tigre saltava due, tre scalini alla volta. La maschera bianca, memento e promessa, pareva esser divenuta tutt'uno con i lineamenti lisci e spigolosi del suo volto; ed allo stesso modo Isabel, il materno trittico, una estensione affilata del suo arto.
Si sentiva all'apice.
All'apice del suo empio, pragmatico, pulito modus operandi.

SPOILER (click to view)

Energia residua: 70%
Status Fisico: Contusione di bassa-lieve entità lungo l'avambraccio destro.
Status Psicologico: Esaltato

Passive in uso

Scarlet Terror_ Bonus Velocità +50%, Resistenza +50%, Forza +50%, Energia +10%
Scarlet Poison_ Ogni qual volta l'avversario venga colpito dall'arma Isabel subirà un malus alla Resistenza del 25% nel suo primo turno, più un ulteriore 25% nel secondo turno sino ad un massimo del 50%. Il malus svanisce al termine del secondo turno, posto che l'avversario non venga colpito nuovamente dalla suddetta arma.

Note:

La sua ricerca smaniosa di quella fonte energetica ignota lo condusse poco lontano.
Stava correndo, eppure gli pareva di non essere mai uscito dal salone in cui il siniscalco aveva tentato - invano - di fermarlo. Ad un certo punto fu costretto a rallentare: il corridoio in cui si era inoltrato cadeva nell'oscurità, privato delle fiaccole che fino a quel momento avevano mostrato la via allo Shuhei. Con impazienza, il Razziatore volse gli occhi al cielo - là dove i tachioni suggerivano che avrebbe trovato le risposte che cercava - e represse a fatica un moto d'ira. Avrebbe volentieri raso al suolo quel palazzo di merda, se fosse stato certo che un gesto simile non avrebbe fatto fuggire la sua preda. Qualunque cosa fosse.
Eppure il soffitto del castello gli restituiva una replica negativa, fatta di tenebre e incertezza.
Desiderò ardentemente una fottuta via d'uscita da quel dedalo del cazzo; e quasi ebbe l'impressione che la sua stessa volontà piegasse la materia, plasmando tramite complessi orpelli dalle sembianze di ingranaggi il tanto agognato passaggio per i piani superiori. Delle scale presero forma al suo cospetto, ordinatamente accartocciando lo spazio per creargli un varco. Sopra di lui, il macchinario spalancò un unico occhio.
Quella visione lo inquietò per un istante, tanto bastava da suscitare in lui bieco disgusto nei confronti di simili sensazioni. Sbuffò, mettendo mano alle spade; sapeva che ne avrebbe avuto bisogno, là dove stava andando.
Poi riprese la sua avanzata, scattando agile verso i gradini appena comparsi
fottendosene di tutto il resto.

SPOILER (click to view)

CITAZIONE

Hisagi Shuhei
{69HS003}

-Condizioni Fisiche_ Contusioni sparse di livello complessivo Medio/Basso.
-Energie_ 70%
-Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Infoderata}; Mala Suerte {Infoderata}
-Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 25% passivo alla forza fisica {Tres}; malus del 25% passivo in resistenza fisica e velocità, vulnerabilità alle influenze caratteriali {Tiara}.
-Tecniche_ -
-Note_ Sperando di non aver capito male come mio solito, mi dirigo verso la scalinata apparsa dal nulla - noncurante di compagni, avversari, occhi e ingranaggi - spinto dal solo desiderio di inseguire Cat e trovare la fonte della scia tachionica.

L'urlo straziante del silenzio che seguì lo scontro la fece barcollare più delle cacofonie delle figure informi che si erano affacciate per un istante su quel piano, e le cedettero le gambe facendola cadere in ginocchio quando si accorse che erano soli nell'aria finalmente immota. La possessione di Seere l'aveva sfibrata più della battaglia, della ferita e dell'abuso di energie spirituali, lasciando dietro di se un profondo senso di vuoto scavato fin nell'anima, un solco che avrebbe dovuto (voluto) riempire con lussuria o livore, se solo...
Scosse il capo e rinsaldò la presa sulla nodachi demoniaca, i cui sussurri le erano talmente familiari da fondersi con quelli della sua coscienza in un tutt'uno. Si costrinse a rialzarsi con un'espressione quasi rabbiosa, poi riprese ad avanzare scostando malamente prima l'uno e poi l'altro dei suoi anonimi compagni la cui presenza le provocava ora irritazione. Dov'era Hisagi? Si era smarrita per un lungo attimo ed ora non riusciva più a recuperare la lucidità di quanto era successo. La sua spada, però, non era interessata allo sfregiato e non si era curata minimamente della sua scomparsa.

« Dov'è lui? »
Ringhiò all'indirizzo di uno dei due fantocci dello Straniero, subito interrotta da un accesso di emicrania che la costrinse a serrare le dita sulle tempie.
« Idiota... »
Lo maledisse mentalmente, aumentando il passo prima di gettarsi in una vera e propria corsa senza freno lungo la scalinata, seguendo la scia dell'odore di un rosso tanto tenue da esser prossimo a sbiadire, ma che le era abbastanza familiare da riuscire a riconoscerlo anche in un luogo come quello, del tutto alieno e cangiante come se fosse soggetto ad una perenne illusione. Ancora priva di fodero, Seere mandò un bagliore sinistro, mentre la sua lama era tornata ad essere del tutto pulita come se non si fosse mai immersa nel corpo di Liviane...