Nurture or Nature? - assassini

[Campagna] - "Called from Above", atto finale.

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  1. Antares
     
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    { Rivethold, muro ovest; interno di una locanda }
    pov - antares

    La statuizione rimase ad aleggiare fra i presenti, immobile e vigile come un predatore nascosto fra il fogliame. Quelle poche parole, cariche di una passione insolita e trascinante, non aspettavano altro che di balzare alla gola dei convitati per cavarne un commento di bocca.

    « La partenza è fissata fra breve. » concluse il dio in tono asciutto.
    « Avete domande? »

    Per tutto quel tempo, non aveva mai smesso
    di rigirarsi la tiara fra le dita.

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    Il post parla da sé. Vi trovate, come già accennato, nella camera di una piccola locanda per minatori alloggiata nella cittadina di Rivethold, nella quale - ironia vuole - i vostri "nemici" hanno sostato durante il primo atto della campagna.
    Post brevi e coincisi. Cinque giorni per la risposta.

     
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  2. Hisagi Shuhei
     
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    _Called from Above «

    »#1 - Intro_
    _Welcome to the end

    Sei.
    Se la suerte avesse deciso di mandargli un segno, Hisagi Shuhei non avrebbe potuto chiedere di meglio. Il conto numerico gli era favorevole, in quella compagnia: due delle sue donne, l'obiettivo ultimo della propria malata caccia all'uomo (al dio?) e un paio di anonimi sconosciuti buoni come carne da cannone.
    Gli prudevano le mani al solo pensiero di cosa lo aspettava: era tornato da Antares specialmente per quello. Un massacro, una strage, uno sterminio. L'intero castello dell'Alfiere settentrionale a sua disposizione; nemmeno nei suoi trascorsi da leader di Merovish aveva sognato tanto - tempo addietro.
    Nonostante infatti la parola "tempo" avesse, per lo Sfregiato, un significato totalmente relativo, dall'incidente nome in codice "Iena" erano passati ventiquattro mesi.
    ( 24 = 2 + 4 ; s e i )
    Due anni.
    Due anni trascorsi a cavallo di diverse dimensioni - con Endlos come campo base - al soldo dell'Organizzazione. Due anni da quel torneo in cui si era scontrato con l'AEnemos. Due anni, oramai, con il titolo di Nono Generale sulle spalle.
    Subentrando al defunto Muguruma, nonostante il fallimento con Numero Dodici, aveva acquisito poteri e libertà. Poteva trattare con un dio Antico, portane i doni e fronteggiarlo faccia a faccia senza che nessun mastino gli andasse a mordere le caviglie.
    Quando la negra aveva chiamato, le aveva risposto;
    e non aveva nemmeno avuto bisogno di chiedere "dove" o "quando".

    « Una sola. » la voce profonda ruppe il silenzio,
    lo sguardo che vagava lentamente da Yue a Catastrophe,
    per poi immobilizzarsi sul biondo Straniero
    « Come entriamo? »

    La sua Cronovela non avrebbe potuto traslare né lui, né il resto della combriccola all'interno del palazzo. E probabilmente anche la Mala Suerte sarebbe servita a poco: gli serviva un piano d'azione, e solo chi aveva organizzato quell'incursione avrebbe potuto fornirglielo.
    Non domandò di superstiti, guardiani o quant'altro:
    avrebbe spazzato via ogni cosa sul proprio cammino.
    Uccidendo, o morendo nel tentativo
    anche quando il buonsenso gli avrebbe suggerito il contrario.


    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 100%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Infoderata}; Mala Suerte {Infoderata}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ -
    -Note_ Approfitto del post per augurare a tutti buon divertimento; specialmente a quelli dotati di pornoaccount. A loro va una pornomenzione d'onore. :geez:
    Minchiate a parte, qualche precisazione:
    1 l'incidente "Iena" nominato più volte nel post fa riferimento a questa giocata personale ed al mio personaggio su Asgradel;
    2 Hisagi, come accennato nel testo, è stato richiamato da Antares grazie alla Mala Suerte, una sua spada donatagli proprio dallo Straniero;
    3 lo scontro con l'AEnemos citato è la finale del Warrior Day IV, svoltasi due anni fa tanto off-Game che in-Game;
    4 lo Sfregiato è stato - per un periodo piuttosto breve - Alfiere del Sud in qualità di Campione dell'Arena Nera - titolo che vanta ancora, fino a prova contraria;
    5 l'ultima frase è una citazione di Antares stesso;
    6 è inutile che cerchiate i numerini nel testo, perché li ho inseriti solo qui per fare scena.
    image

    CITAZIONE
    -Tres, Inner Scars_ Tre sono le cicatrici che Hisagi porta con sé, visibili a chiunque lo guardi in volto. Ne ha fatto un perno della propria esistenza, poiché su quello stesso numero si basa tutta la sua concezione cifrata della vita. Tre, il numero della sua arma prediletta, tre per tre: nove, la cifra che ha fatto propria. E di trio sempre si parla, se si accenna ai poteri innati che lo Sfregiato porta dentro di sé ed in sé. Uno lo ha dalla nascita, ed è la forza con la quale si differenzia dalla massa: esile e longilineo, nasconde in quella muscolatura tonica ed agile una brutale potenza che gli consentirebbe di rivaleggiare con un bruto dalla mole ben maggiore rispetto alla sua. Il secondo è la resistenza, un dono ed una maledizione insieme. Hisagi non può provare dolore, sebbene il suo senso del tatto sia ancora ben presente. E' un difetto del suo sistema nervoso, a causa del quale ogni ferita non verrà accusata. Mai nessun campanello d'allarme avvertirà il suo cervello del danno subito, con i benefici che ciò comporta -è inarrestabile in battaglia- ed i pericoli del caso -un braccio rotto non notato, uno squarcio mortale non calcolato, porterebbero tremende conseguenze-. Ciò, difatti, non gli impedisce di subire dei danni: un arto fratturato sarà inutilizzabile non per la sofferenza che causerà, ma per l'impossibilità di muoverlo, e così ogni altra ferita. Il terzo, ed ultimo potere "innato" è la percezione delle aure entro un raggio di trenta metri. E' una sorta di regalo della sua consorte, la Principessa Scarlatta: un tempo era lei a conferirgli quest'abilità, col solo contatto fisico. Ora neppure quello è più necessario, perché lo Sfregiato ha sviluppato da sé un sesto senso che permette di conoscere la posizione, l'entità delle creature che lo circondano, e soprattutto distinguerne la presenza. {3 Passive}

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  3. Y u e
     
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    Yue indugiava, appena dietro la porta ancora chiusa, le mani che esitavano dal serrarsi sulla maniglia mentre con il capo chino osservava i suoni che filtravano dalla stanza. Per quanto ci provasse, non riusciva a soffermarsi per più di un attimo su quanto quelle parole volevano comunicare ai presenti. Le forme e le geometrie della voce che vedeva ne stabilivano il messaggio, ma erano sterili informazioni a cui lei, in quel momento, non riusciva assolutamente a badare.
    Le era bastato vedere una sola parola di quella voce per capire chi fosse il possessore. Aveva delle forme impossibili da descrivere, strutture lineari e perfettamente simmetriche che la Vestale non aveva mai riscontrato in nessun'altra creatura, per quanto l'avesse cercata disperatamente negli ultimi due anni. E perfino avendo a disposizione un secolo per quella cerca, le sarebbe stato comunque impossibile rivedere i medesimi equilibri ideali della voce di Antares in qualunque altro mortale. Ed ora che era riuscita a rivedere quelle splendide armonie, sostava in piedi davanti alla porta, abbandonatasi a quelle immagini stupende color zaffiro che scorrevano davanti ai suoi occhi, come se ne fosse drogata.
    Le servì uno sforzo di volontà enorme per sfuggire a quell'incantesimo ed entrare. Ma nell'istante in cui varcava la soglia, un'altra figura proveniente da un altrove a lei sconosciuto faceva il suo ingresso, paralizzandola.

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    « Tu... »
    Sgranò gli occhi, colpita prima dal rendersi conto che lui era lì, poi investita dai rossi freddi e scostanti della sua voce, che però celavano dei cremisi ben più luminosi che tanto tempo prima aveva visto nella loro interezza.

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    « Tu. »
    Serrò le dita sulla nodachi fino a sentire il legno fremere, sul punto di spezzarsi.
    Decine di suoni, odori e immagini iniziarono a scorrere nella sua mente.
    Pensò a cosa dire. E a cosa fare.
    Pensò che in quasi due anni, Hisagi non era cambiato affatto.
    Poi fu travolta da un fiume di sentimenti e non riuscì più a pensare.

    « Dammi una buona ragione per non ucciderti. »
    Sfoderò la spada e colpì, una successione di azioni fulminea, di chi ha ripetuto centinaia e centinaia di volte quel movimento, fino a renderlo fluido e istantaneo. La pesante nodachi calò dall'alto verso il basso in un arco discendente, cercando il bacio di altro acciaio, lo stesso che aveva conosciuto due anni prima, sull'Arena.
    « Mio signore! La prego! »
    Entrambe le mani fisse sull'impugnatura ornata di Seere, gli occhi sgranati e carichi di luce, le mani che fremevano, il tono interamente rivolto allo Straniero in una supplica accorata.
    « La prego... mi permetta di uccidere quest'uomo. »

     
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  4. .:Vega:.
     
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    « Siamo arrivati. » Sentenziò secco l'Artiglio di Tigre. Spense il motore, smontò di sella, si sfilò il casco dal cranio. Lunghi capelli ridotti a pasta viscida e occhi azzurri ridotti a fessure brucianti. L'effetto di giornate intere passate in viaggio sulla SpeedRunner con alle spalle un carico di troppo. « Lui è qui. » Aggiunse, ammiccando col capo verso la taverna. Nessuna emozione, nella sua voce. Solo l'ineluttabilità di dover perpetrare un destino imposto da sopra. Squadrò Shattur aria stanca, rassegnata. Il momento di porre fine a questa follia è arrivato, avrebbe voluto dirgli. Insieme, come l'altra volta, potremo riuscire a far fuori qualche altra divinità, avrebbe voluto credere con certezza.

    Quando la storia notturna cambiò, quando, senza preavviso, la successione degli avvenimenti ad Undarm cedette il passo alla lotta tra divinità, Vega sperò per un attimo che la maledizione fosse finita, che i suoi sogni ritrovassero l'eccentricità del quotidiano; ma poi, dal momento che anche la nuova storia seguiva i vecchi schemi, riprendendo, ogni volta che lui s'addormentava, dal punto preciso in cui era interrotta, e che la sua stessa immagine, trasposta in un avatar di sé stesso, rientrava nella cornice, la speranza moriva ed egli cedeva ancora una volta all'inesorabile. Assassinare un angelo! Le cose erano ad un punto tale che certe sue saghe notturne sembravano più sopportabili di altre, e dopo l'apocalisse della divinità, era quasi contento quando iniziava un nuovo racconto, perché faceva almeno pensare che quella divinità che lui, Vega, insieme al suo compagno di viaggio avevano cercato invano di uccidere potesse essere un Dio d'amore, oltre che di vendetta, potere, dovere, regole ed odio; ed era anche un racconto nostalgico, la storia di una avventura lontana oramai perduta; sembrava un ritorno al passato di un solo anno prima...ma che razza di storia era questa?
    Quando il sonno divenne intollerabile e il riposo una condizione edenica e rara, fu allora che alla porta della sua abitazione si presentò quel vecchio cencioso bastardo incontrato per la prima volta a Klemvor, affrontato in un polveroso combattimento senza vincitori né vinti, abbandonato sul Koldran con la sola promessa di vendetta. Nessuna voglia di rivalsa, nessuna brama di vendetta in quel momento, non per Jattur Shattur, ch'era per un terzo uomo, per un terzo macchina, per un terzo compagno. E per tutti e tre i terzi un figlio di puttana.
    Dalle sue parole Vega evinse di non essere stato l'unico ad esser chiamato da sopra. Dalle sue parole, Vega comprese di non esser l'unico a voler farla finita con quella storia. Alle sue parole, Vega rispose con un secco, imperioso, categorico assenso.
    Partire ora e subito con la SpeedRunner per Rivethold, fu la proposta.
    Andare a tagliare la gola all'angelo del dio sbagliato, fu il verdetto.

    Non erano gli unici ad aver preso parte a quella follia. Vega, che con la sacca nera stretta in spalla marciava dietro Shattur, lo sguardo che vagava da una parte all'altra come se un grillo fosse capitato lì per caso, notò altre due figuri. Un ragazzo con gli occhi da folle, una ragazzina con una spada stretta tra le mani. Ma nonostante la singolarità dei suddetti personaggi, non furono affatto loro a catturare l'attenzione dell'Artiglio di Tigre. No, gli occhi di Vega si soffermarono sull'uomo biondo dagli occhi verdi che prese parola per primo. Può essere? Un uomo già osservato tempo prima nell'atto di assassinare una donna eterea, e ancora molte, troppe altre volte dopo quella. E' lui? L'uomo che lo aveva tormentato, l'uomo che lo aveva chiamato, l'uomo che in quel momento odiava con tutto il cuore.
    Vega strinse le palpebre.
    « Eccoti, finalmente. »
    Nessuna domanda, nessuna lacuna, nessuna incertezza. Mai avute incertezze, e meno che mai in quel momento.
    Non di fronte all'uomo dei sogni.


    SPOILER (click to view)

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    Energia residua: 110%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Deciso

    Passive in uso

    Scarlet Terror_ Bonus Velocità +50%, Resistenza +50%, Forza +50%, Energia +10%
    Scarlet Poison_ Ogni qual volta l'avversario venga colpito dall'arma Isabel subirà un malus alla Resistenza del 25% nel suo primo turno, più un ulteriore 25% nel secondo turno sino ad un massimo del 50%. Il malus svanisce al termine del secondo turno, posto che l'avversario non venga colpito nuovamente dalla suddetta arma.
    Note: buon divertimento a tutti cari :geez:


     
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    AVATAR_DEFAULT

    SSA Delta


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    Anonymous
    Nell'anno che era passato dalla disastrosa avventura con Vega erano successe parecchie cose. Si era avvicinato al suo obiettivo, aveva cominciato a farsi una posizione nella città di Laputa, aveva dei progetti in corso. Anche Vega aveva vissuto la sua vita, ad Undarm se non andava errato.
    Poi era venuto l'incubo.
    Inizialmente non ci aveva fatto caso. D'altronde il giorno prima aveva lavorato fino a tardi su schemi e allenamenti, nessuno che fosse passato attraverso mattatoi come i suoi si stupiva troppo di fare brutti sogni dopo una giornata - o magari una cena - pesante. Neppure la ripetizione dello stesso incubo cambiò qualcosa, poiché per mesi aveva sognato il cimitero ai caduti di guerra dopo la battaglia di Asghabard. Qualche giorno dopo però Vega era venuto a Laputa.
    E l'incubo si era trasformato in realtà.

    « Siamo arrivati. »

    Vega spense il primitivo motore del motociclo e scese dal veicolo. Jattur lo imitò, reso un po' incerto solo dalla disposizione inusuale delle parti meccaniche del mezzo, e si guardò attorno alla ricerca di routine di eventuali minacce. Come si aspettava non ne trovò; quella città rientrava perfettamente nella media del centro abitato di Endlos... salvo per la "divinità" irrequieta che vi aveva stabilito la sua base operativa, s'intende.
    Divinità: un concetto abbastanza nuovo, associato a quello di realtà.

    « Lui è qui. » disse Vega guardandolo con aria stanca.
    Lui sbuffò e gli lanciò di rimando uno sguardo comprensivo.
    Si, anch'io.

    <font style="font-size:7.0pt;">Città di Rivethold,
    Locanda


    In effetti entrarono come se fossero i padroni di casa: a passo deciso, quasi spaesati dalla presenza di altri oltre a loro. Una rapida ricognizione visiva lo informò che non c'erano potenziali minacce nella locanda all'infuori dei suoi "compagni di avventura". Uno lo riconobbe immediatamente, il suo aspetto identico a quello immateriale visto nella prigione un anno fa. Lo guardò fugacemente, poi il suo sguardo saettò da Hisagi a Yue.

    « Cosa succede qui? » chiese, calmo.

    Sotto il mantello, le dita della mano destra si strinsero all'elsa della spada laser.
     
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  6. Antares
     
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    [...] dotati di una incredibile capacità analitica, accompagnata spesso da una vorace e vivacissima curiosità - no, non è corretto [...] empatia, il suo nome: grazie a questa, l'AEnemos è in grado di sezionare ciascuno dei moti emotivi espressi da qualunque creatura vivente, riconducendoli poi alle intenzioni più crude motivate dalla parola ed il movimento [...] ci leggono, come démoni e déi leggono nel cuore degli uomini.

    Aldeym Asmodeus, appunti

    Abbracciò i presenti con lo sguardo, ma non con la voce: si limitò a rivolgergli un cenno approssimativo che li comprendesse nel loro insieme prima di selezionare uno degli interrogativi in pendenza. La sua - Catastrophe ne era testimone - era la considerazione di un collezionista che sta portando a termine una cernita immaginaria, misurando lo spazio sulla mensola in relazione ai trofei; nessuna sorpresa, in questo senso,
    che decidesse di rivolgersi allo Sfregiato.

    « Una buo-- » pontificò, subito interrotto dall'attacco di Yue. La spada della vestale fu rapida ad incontrarsi con il corpo della 03, sfilata dal mercenario con abile gioco di polso per far scivolare il filo dell'arma nemica sulla propria in una parata stridente. Al termine della contesa, lo Straniero sembrò sul punto di redarguire la donna. Si risolse pochi secondi dopo con l'ignorarla. « --na domanda. » terminò, chiosando in un sorriso sforzato. « Che avrà risposta non prima di qualche minuto. Se favorite, » e sollevò l'oggetto che si stava rigirando fra le mani all'altezza del viso.
    « avrei altre due parole da spendere prima della partenza. »
    Non ci furono obiezioni.

    [...]

    « Questa tiara » e la sollevò di qualche altro centimetro, curandosi bene di lanciare un'occhiata in tralice a Vega e Jattur « E' imbevuta dell'aura di un potente signore esterno, esiliato all'interno di un semipiano in pendenza fra la realtà ed il sogno. L'ultima testimonianza concreta della sua esistenza. » si concesse una pausa, e socchiuse gli occhi: aveva di nuovo la loro attenzione. « Lord Moloch ed i suoi collaboratori sono degli eccezionali stregoni, più che capaci di riconoscere tanto la mia presenza quanto quella di Cat » e lanciò un breve cenno che l'AEnemos non accennò a raccogliere « a distanza di chilometri, se non ovunque all'interno dell'intero presidio. » la tiara venne attraversata da un riflesso argentato, nel quale il dio riuscì ad intravedere gli occhi del re prigioniero. Evitò accuratamente di condividere l'impressione. « Una volta liberata la presenza contenuta al suo interno, tuttavia, ogni abitante del Nord ne sarà talmente sopraffatto da permetterci di agire indisturbati. I suoi effetti, come vedrete a breve, sono gravi ma non duraturi: l'aura così liberata avvolgerà il presidio per un totale di tre ore, e non di più. » la raccomandazione non aveva bisogno di sottolineature. « Mi preme farvi presente che voi non sarete immuni ai suoi effetti, ma non li subirete fin quando avrete la buona grazia di rimanere in compagnia di questa squisita signora. » ed indicò l'AEnemos una seconda volta, che reiterò nel rimbeccarlo con un silenzio sofferto. I più prossimi al suo cantuccio avrebbero notato, oltre ad un improvviso abbassarsi della temperatura, il fantasma smozzicato della parola "bastardo" pronunciata
    a mezza bocca.

    « Terminata la prefazione - e che mi si perdoni una povera metafora - è tempo
    di andare al capitolo uno: la prima parola è luce.
    »
    La tiara prese a galleggiare nel vuoto, roteando sino ad evolversi in uno strale fiammeggiante. Poi esplose.
    Un'esplosione atipica, che risultò nel gonfiarsi di un lucore bianchissimo quasi liquido nella sua densità. La manifestazione aderì alle pareti della vecchia stanza, passando attraverso il legno muschiato come se non fosse che immagine. Una netta percezione di insignificanza avrebbe presto confermato a ciascuno dei presenti
    che tutto il Nord ne era stato avvolto.

    « ..ah! » Catastrophe cadde in ginocchio con un tonfo, premendosi ambo le mani alle tempie. Antares allungò una mano in suo soccorso, prontamente scostata. « Voglio risposte, non i tuoi sforzi di cavalleria. » sibilò, appoggiandosi all'estremità di una delle brande per issarsi in piedi. « Naturalmente. » lo Straniero ne accolse il livore con poco meno di un quieto imbarazzo, accompagnato da un sentimento privo di nome.
    « Naturalmente. »

    -
    « Per tornare ad una domanda lasciata - ma mai abbandonata - ad incipit del discorso, la risposta è presto detta. » estroflesse le braccia in avanti con rapidità tale da renderle uno strale di colore eterogeneo, conficcandole entrambe nel vuoto di fronte a sé. « Di tutti gli archetipi - amore, odio, paura, vita, morte, parola - io sono collegamento. Non sottovalutarmi, uomo. » l'atmosfera prese a crepitare, liberando intorno alle braccia confitte delle increspature concentriche - quasi che fossero immerse in uno specchio d'acqua. Una torsione improvvisa e lo spazio si strappò come un panno di stoffa, rivelando dietro di sé un cuore pulsante appena intravisto dai lembi della ferita aperta.
    « Persino su questo scarto planare, non c'è luogo
    al quale non possa accedere.
    »

    La stanza si era svuotata con rapidità. Appena prima che Hisagi accennasse a ricongiungersi ai convocati attraversando il portale, la mano dell'AEnemos gli calò sulla spalla da un angolo cieco, stringendola con quanto di più prossimo quella creatura conoscesse al garbo. Tremava.
    « Stammi vicino. » sussurrò, oltrepassandolo. Nel suo tono spezzato c'era un accenno di supplica. « Avrò bisogno della tua risoluzione, per andare fino in fondo. » La presa si sciolse, la mano sua protagonista subito risucchiata dal vortice di energie incolori che troneggiava al centro della camera.

    « Tre ore di tempo, cinque sicari. » considerò lo Straniero con voce di velluto, accompagnando
    la Mala Suerte verso la sua prossima destinazione.

    « 3x5=15. »

    image
    sorrise.
    « Stasera si gioca in casa, campione. »


    { Najaza, piazza principale }
    pov - partecipanti

    Il portale vi vomita su di un piastrellato brullo,
    richiudendosi alle vostre spalle in un risucchio sgradevole. Non appena vi scuotete di dosso il senso
    di vertigine regalatovi dallo spostamento dimensionale, avete modo di accorgervi che la donna chiamata "Catastrophe" vi ha già preceduto di un paio di passi. Arranca con piccoli movimenti, misurati nelle proprie intenzioni eppure sgraziati sino a sfiorare la scoordinazione: per tutto quel tempo, non aveva smesso di premersi il palmo destro contro la tempia, digrignando i denti. Attraversate il borgo in maniera sfacciata, ignorando la complicità omertosa delle ombre che si allungano dai vicoli - non ne avete bisogno: tutti gli abitanti della capitale sembrano assenti o privi di sensi, sparsi a casaccio lungo muri, strade e cancellate come le vittime inconsapevoli di un solo, crudele sicario. Arrivati dirimpetto al palazzo dell'alfiere - una titanica costruzione di pietra vermiglia, le cui cinque torri disegnano l'immagine di una mano conficcata fra le nubi - scoprite con una certa sorpresa che il portone principale è spalancato. Catastrophe lo attraversa senza esitazione, facendo cenno di muovervi. Un trio male assortito incrocia la vostra strada pochi istanti dopo, oltrepassandovi: ogni indizio lascia intendere che stiano fuggendo dall'interno del grande salone di ingresso. Entrate. Il portone si chiude alle vostre spalle, scomparendo in un guizzo di quella che vi appare come tenebra solida. Di fronte a voi solo due filari di colonne che conducono ad una grande scalinata partita in tre rampe differenti ed un lucore fioco,
    quasi spettrale che filtra dalle bifore adagiate lungo la parete destra dell'atrio.
    Dall'alone prodotto, si sarebbe quasi detto che la luce
    avesse paura di attraversare la soglia.

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    Anzitutto, mille scuse per le lungaggini introduttive: ragioni di background - quali la possibilità di meglio delineare il carattere e le vicende pregresse dei protagonisti - mi hanno spinto a questa stesura generosa. Come avrete notato, nella narrazione ( PoV ) che coinvolge direttamente i vostri personaggi si è utilizzato il tempo presente anziché il passato per meglio rendere la contemporaneità degli eventi e delle azioni intraprese: un'espediente narrativo che ho usato in passato e continuerò
    ad utilizzare per il resto della campagna.
    Premesse esaurite, veniamo ai fatti: il salone di ingresso, fatto salvo per quanto descritto, è del tutto privo di punti di interesse o di riferimento: l'oscurità presente è tanto densa da sfocare i particolari del capo opposto dell'atrio, avvolgendoli in una penombra stagnante e - è lecito sospettarlo - cosciente. Un occhio attento potrebbe facilmente notare come brani di ombra solida striscino lungo il pavé per ricongiungersi ad una ipotetica matassa serpentina, per adesso al di fuori del vostro percetto. Un personaggio dotato di auspex noterà che tutti i muri, il soffitto, il pavimento e persino le colonne possiedono un'unica aura, significante di una presenza compatta che sta avvolgendovi al proprio interno.

    Per eventuali domande, rivolgetevi pure al topic del bando. =)

     
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  7. Y u e
     
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    Aveva già ritratto la spada e riposto la lunga lama nel fodero, quando il portale si materializzò nella stanza, sollecitando i suoi sensi fino a procurarle dolore. Indugiò, nuovamente incerta nell'attraversare la soglia, esattamente come pochi minuti prima aveva dovuto fare appello alla sua forza di volontà per varcare la porta della locanda. Il grido empatico di Seere era ridotto ad un acuto basso e quasi impercettibile, quasi il ringhiare di un animale feroce e fiero sanguinante per le infinite ferite subite, che fissa il buio con occhi colmi d'astio meditando vendetta mentre sfrega ininterrottamente i canini aguzzi. Rinsaldò la presa sul fodero, cercandone a tentoni il baricentro mentre davanti a lei sfilavano i due mercenari di cui non conosceva il nome, mentre Hisagi, la donna e lo Straniero si attardavano.
    Strinse i denti e si voltò, dando loro le spalle e portandosi sul bordo della soglia, conscia di qual'era il suo ruolo in quel momento. Avrebbe preferito subire il Suo rimprovero, sarebbe stato meno umiliante se si fosse scagliato su di lei fino a coprirla di insulti, qualsiasi cosa meglio di un silenzio che ai suoi occhi significava quasi disprezzo. Trasse un sospiro e avanzò di un passo, calcando ora la pavimentazione della locanda, ora il selciato di una città completamente diversa, in un luogo del tutto alieno e di cui non riusciva a cogliere le sfumature.

    Sentiva l'odore della pioggia, e sulla pelle l'umido e sporco di acqua e fanghiglia, come se fosse appena uscita da una pozza palustre. Le servì un istante di tempo per intuire che si trattava delle conseguenze del portale, e dovette trattenere la nausea. Non era la prima volta che percepiva quelle sensazioni, ma forse c'era qualcosa di diverso rispetto ad allora. Sentì l'odore di Hisagi e della donna dietro di se e reagì con rabbia alla loro presenza, trovando la forza di volontà necessaria per dissimulare e per avanzare senza neanche vacillare, mentre gradualmente il suo corpo si riabituava ad ogni respiro. Fu allora che la donna accelerò il passo superandola.
    Inarcò un sopracciglio, notando la sua andatura incerta.

    « Cos'ha? »
    Disse, modulando il volume della voce in modo che fosse solo Hisagi a sentirla.
    Non dissimulò una nota di fastidio. Era irritante che quella là mostrasse la sua debolezza in quel modo plateale, per di più davanti ad egli esimi sconosciuti come i due che avanzavano al centro del quintetto. Era una seccatura. Lui aveva detto che dovevano stare accanto alla donna, ma non potevano farle da babysitter. Scoccò uno sguardo obliquo allo sfregiato; temeva di sapere quale sarebbe stato il risultato di quella situazione. E non le piaceva affatto.

    Non incontrarono resistenza. Qua e là giacevano fantocci umani esanimi, mentre un silenzio irreale ricopriva la città ricoperta da una cappa tanto spessa da attutire i suoni, il che non contribuì a migliorare il suo umore. Ai suoi occhi il borgo era circondato da un nero sdrucito, piatto e innaturale, privo di sfumature. Ma all'ingresso del palazzo saettarono dal nulla screzi bianchi prodotti dal suono di passi frenetici di tre figure concitate. Per tutto il tempo, lei non aveva mai allontanato la mancina la presa dalla spada, affatto rilassata dall'apparente mancanza di vita di quel luogo. Come vide le figure emergere dall'edificio, premette il pollice sull'elsa snudando appena un centimetro della lama. Escluse dalle sue percezioni tutti gli elementi inutili: l'edificio, la porta, l'atmosfera della città senza nome, i due mercenari, la donna... Hisagi. Nel buio assoluto che si era creato nella sua mente, vide chiaramente l'arma descrivere un arco in verticale, decapitando il primo del trio per poi procedere in linea retta, travolgendo e facendo a pezzi quello immediatamente dietro in uno scroscio di sangue, senza lasciar loro nemmeno il tempo per fermarsi. Sì. Così andava bene, riuscì a pensare mentre scivolava nell'incoscienza, così può andare. Basta pensare. Erano lì per un'orgia di sangue, e non era il caso di farsi sfuggire l'occasione.
    Una luce dolorosa si riaffacciò nella sua mente quando qualcosa si serrò sul suo polso.
    Yue si voltò con ferocia, arrivando quasi ad attaccare chi aveva osato tanto, e dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per costringere il suo stesso corpo a fermarsi.

    image

    « Lasciami. »
    Sibilò furiosa.
    « Nel migliore dei casi sono testimoni. »

     
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    Il piano dello Straniero era semplice e, per quanto riusciva a comprendere della magia, efficace: un'incursione nel QG nemico, preceduta da una diversione... sia pure una in grado di mettere fuori gioco un intero governo. La presenza della donna già incontrata in passato era invece il modo con cui lo Straniero si era assicurato la loro collaborazione anche loro malgrado. Ad accompagnare quelle parole, Jattur lesse sulle labbra della "squisita signora" una parola inequivocabile persino per lui che della lingua di Endlos conosceva ancora poco; facendo finta di nulla mise da parte quell'informazione.
    Qualcosa gli diceva che avrebbero avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile per uscirne vivi.

    « Terminata la prefazione - e che mi si perdoni una povera metafora - è tempo
    di andare al capitolo uno: la prima parola è luce.
    »


    Sottomessa allo Straniero, la tiara si sollevò in aria ed esplose. Istintivamente Jattur s'irrigidì, poi rilassò i muscoli e si girò per guardare quella "magia", quell'aura la cui natura e il cui funzionamento gli era completamente oscuro, un qualcosa il cui potere fu talmente spaventoso che per un fugace attimo sentì quasi dolorosamente la sua nullità confrontata alla grandezza delle forze in gioco; solo una volta aveva avvertito una sensazione simile: dopo la Battaglia per Asghabard, quando aveva saputo l'inimmaginabile numero di suoi compatrioti morti in sole tre ore.

    « ..ah! » gridò la Signora, rovinando a terra con i palmi premuti sulla testa. Lo Straniero fece per aiutarla, ma lei lo respinse: « Voglio risposte, non i tuoi sforzi di cavalleria. » replicò irritata, rialzandosi lentamente. « Naturalmente. » disse lo Straniero. « Naturalmente. »
    Jattur guardò in silenzio e non disse nulla.

    Lo Straniero cominciò a parlare ancora, ma quello cui più fece attenzione Jattur furono i gesti, le azioni, la magia: qualcosa di tanto alieno alla sua mentalità pragmatica che anche in una simile situazione la sua mente -ben- addestrata non poteva fare a meno di scrutare, analizzare, -cercare di- decifrare. Questa volta ci riuscì, e la cosa lo sorprese due volte: per il fatto e perché ciò che aveva davanti agli occhi era un portale iperspaziale, sia pure uno piccolo come mai aveva visto in vita sua.
    Jattur guardò in silenzio e non disse nulla... ma questa volta un brivido impercettibile gli scese lungo la colonna vertebrale: come ogni marinaio all'Accademia aveva studiato Teoria dei viaggi spaziali, un corso obbligatorio grazie al quale sapeva che la quantità di energie necessarie per l'apertura di una simile "fenditura" nel continuum era semplicemente mostruoso.
    E lo Straniero l'aveva realizzato senza l'aiuto di un accumulatore energetico.

    « Persino su questo scarto planare, non c'è luogo
    al quale non possa accedere.
    »


    In silenzio, Jattur tacque ed oltrepassò il portale.



    Luogo » Nazaja, piazza principale
    Scarto temporale » 0.57s


    Riapparve un istante dopo nel luogo dove si supponeva dovessero trovare l'Alfiere, e si fermò immediatamente: non era un Gamma, quindi non era stato addestrato a riprendersi velocemente dagli effetti di un teletrasporto, e si limitò ad aspettare che i sensi ritrovassero l'equilibrio dopo il radicale cambiamento di temperatura, elettricità statica e pressione barometrica. A quel punto la squisita signora - Catastrophe, giusto? - era già andata avanti, anche se era evidente che proteggerli dall'influenza dell'aura gli costava un notevole sforzo. Jattur si limitò ad affiancarsi a Vega, usando lui come punto di riferimento per i suoi spostamenti e concentrando tutta la sua attenzione alla sistematica ricerca di minacce. Non ne trovò, ma al loro posto trovò qualcosa che per la terza volta lo lasciò esterrefatto:
    « ...! »
    una città di cadaveri.

    Per un secondo quasi s'arrestò; riuscì a frenarsi in tempo, ma la sua esitazione fu comunque percepibile. Aveva visto il petto di due o tre uomini sollevarsi e abbassarsi regolarmente, segno che la catastrofe era solo apparente, cionostante sotto gli innumerevoli strati di impassibilità sbandierata al gruppo il soldato era scosso: non tanto per lo spettacolo di numerosi uomini morti, ma per come erano "morti" quegli uomini - all'improvviso, in un istante, senza nessun preavviso e neppure la consapevolezza degli asghabardiani che esistevano un'infinità di armi in grado di uccidere in questo modo! Lui e il suo popolo erano in guerra difensiva perenne da trent'anni, ogni fibra del loro essere e della loro mente era forgiata nella consapevolezza che per loro la morte era davvero dietro ogni angolo, ma gli abitanti di Endlos...

    Immerso in cupi pensieri, seguì in silenzio il gruppo attraverso la città deserta. Solo una volta la sua costante sorveglianza lo fece scattare, quando tre strani esseri apparvero poco prima dell'entrata del palazzo dell'Alfiere e li precedettero nell'entrare; alla scoperta il braccio guizzò, quasi invisibile all'occhio, e la sua spada laser gli comparve fra le mani. Ma erano troppo lontani per essere intercettati senza un'arma da fuoco, e Jattur si rilassò... o perlomeno così parve.
    Entrarono. Il portone si chiuse alle loro spalle e scomparve fra le ombre, qualcosa di molto simile a quanto già visto da lui e Vega perché non ne intuisse l'azione di una qualche magia dietro. Il suo sguardo saettò da colonna a colonna, da riparo a riparo, analizzando con l'occhio di chi era specializzato nella difesa di qualunque cosa contro qualunque cosa i punti in cui avrebbe piazzato degli uomini armati di fucile... archi, in quel mondo... per bloccare loro gli aggressori.
    Solo dopo si accorse che l'illuminazione non era quella giusta per quell'ora del giorno.

    « Spero che qualcuno abbia un modo per trovare una magia ostile prima che ci attacchi. » commentò asciutto Jattur.



    SPOILER (click to view)
    Nota: ogni gioco di parole con il nome di Catastrophe nei pensieri di Jattur è puramente "casuale", visto che lui parla e pensa in un'altra lingua.


    Edited by Jattur Shattur - 25/11/2010, 20:30
     
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  9. .:Vega:.
     
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    Aveva ascoltato tutto, con meticolosa attenzione. Meglio star zitti e sembrare degli stolti, si diceva, piuttosto che parlare e dimostrare di non aver capito praticamente un cazzo di quanto sta accadendo.
    La tiara dall'aria familiare (poteva essere proprio quella tiara?) che si conflagrava in miriadi di fasci lucenti investendo tutto e tutti con un abbagliante flash. La donna che sembrava conoscere l'uomo del sogno che a sua volta sembrava conoscere tutti loro - dal tipo con gli occhi folli alla ragazzina tutta curve - e sciorinava istruzioni su istruzioni di quel piano, alla fine, così semplice. Uccidere, diamine, far fuori l'ennesimo scarafaggio di questa enorme fogna, pensava Vega. Cosa c'è poi di tanto diverso? Cosa cambia che sia un uomo, un angelo, un dio. Alla fine crepano tutti allo stesso modo, pure quelli. Un ateo cinico fatalista come il sottoscritto, si ritrovò a pensare, non si pone certi problemi. Basta dare gli ordini, basta pagare bene, ed il gioco è fatto. Che poi il mandante si prenda la briga di arruolare sicari in sogno trascende la pura e formale professionalità dei suddetti.
    Vega si segnò a mente le cose fondamentali da ricordare una dopo l'altra.

    Agire indisturbati sopraffacendo ogni abitante del Nord. Per tre ore. Centottanta minuti. Tantitanti secondi.
    In compagnia di quella squisita signora che Vega neanche conosceva. Aveva l'aria tosta, però. Doveva essere parecchio brava a letto.
    Non sottovalutare l'uomo dei sogni - scarto planare - collegamento per nessun motivo. Chiaro, dopotutto si tratta del capo.
    Dietro queste tre semplici proposizioni si nascondeva una storia troppo lunga per i suoi gusti. Non gli piaceva lavorare così. Non voleva essere coinvolto. Se ne fregava di fare del bene o fare del male.
    Il succo, quello era il fondamento di tutto.
    La fottutissima ricompensa.

    « Perfetto. Quando comin.. »
    Neanche il tempo di proferire parola che già dovette sentirsi uno stupido.
    Gli altri si erano già incamminati verso l'uscita della locanda. Missione iniziata, cazzo. Missione in corso.
    Time remaining: 02.59.59
    Vega sorrise, malevolo. « A tra poco, boss. »
    E affrettò il passo verso i suoi quattro nuovi colleghi.
    Tutti pronti a raggiungere il cielo.
    Ed a scagliare quella cosa lì sulla terra.

    ...

    Emersero dalla luce del mondo esterno.
    Penetrarono nell'oscurità oltre il portone.
    Ombre come spettri come assassini. Tagliagole per la borsa di un Collegamento. Puttane di un cliente metafisico. Soldati di un altro dio.
    Il dio conio?
    Vega nel mezzo della fila, al fianco del buon vecchio Sciattùr. Si era lasciato alle spalle il boss, la locanda, la SpeedRunner, la città di marionette alle alle quali erano stati staccati i fili. Si era lasciato dietro persino il suo bel volto, che diamine!
    Dalla sacca alla spalla aveva preso la maschera in acciaio, quella delle grandi occasioni. Quella con una V stilizzata incisa sopra, quella che usava non tanto per celare la sua identità quanto per proteggere la natural bellezza. Legate le cinghie dietro la nuca, applicata Isabel , il trittico rostro, sulla mancina adesso il damerino aveva tutta l'aria di un empio aguzzino carcerario. Era tempo di azione. Era tempo di fare quel che si doveva fare.

    Ed era duro ammetterlo a se stesso, ma fu un brivido quello che gli attraversò la spina dorsale. Altre ombre sembravano muoversi nella tenebra, nero nel nero. Strisciavano come spettri, e quasi parevano sussurrare versi inintelligibili. Scosse la testa, secco. Ormai era tutto troppo interessante per essere mollato, appena all'inizio fra l'altro.
    « Altrimenti andiamo. » Rispose a Shattur, la voce resa più profonda e metallica del consueto dalla maschera. « Facciamo una cosa veloce. »

     
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  10. Hisagi Shuhei
     
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    »#2 - Track_
    _Stay with me (unlikely)

    Passavano i giorni, i mesi e gli anni.
    Ma certe cose stentavano a voler cambiare. Lui stesso non era diverso dall'uomo - mostro - che aveva fatto tanto parlare di sé tempo addietro; Yue non era diversa dalla ragazzina pazza e in perenne sindrome premestruale con la quale aveva duellato e scopato; Antares non era diverso dall'altezzoso 'dio' planare onnisciente a cui lo Sfregiato aveva garantito i propri costosi servizi.
    L'unica che pareva mostrare segni di un qualche cambiamento era Occhibelli.
    Catastrophe teneva lo sguardo basso, chiusa in un risentimento che attirò (per un istante appena) l'attenzione di Hisagi; prima che però questi potesse riportare gli occhi sullo Straniero, ecco che la spada lunga della Vestale di Jiashin gli calava addosso.

    « Che palle... »

    Mormorò a labbra strette, opponendo con disinvoltura la propria katana all'acciaio altrui. Acciaio contro acciaio, come un bacio di riconciliazione. Si divincolò presto scivolando di lato e rinfoderò l'arma, giusto in tempo per il discorso tanto atteso - e preparato, nei toni e nella scelta dei vocaboli - dall'Antico. Lasciò che quella fiumana di parole (riguardo un oggetto in grado di dar loro copertura, pericoli e tante altre puttanate di rito) gli scorresse addosso senza lasciare traccia, cozzando contro quella diga d'indifferenza che l'aveva sempre contraddistinto dagli altri. Tutto ciò che fu in grado di recepire era l'interessante riferimento numerico - tre ore - e qualcosa sul "stare vicino a Cat".
    Tre ore; cinque sicari;
    ( 3 x 5 = 15 )
    Quindici.
    ( 15 = 1 + 5; s e i )
    Ancora.
    Sbuffò compiaciuto, ignorando persino l'insulto indiretto che la creatura - quella bionda - aveva rivolto a lui e all'Organizzazione.

    « Non sottovalutarmi, uomo. » aveva suggerito, dall'alto della sua boriosità
    « Persino su questo scarto planare, non c'è luogo
    al quale non possa accedere.
    »

    Un accenno di ghigno affilato solcò per qualche istante le labbra del Desfigurado.
    In quell'espressione di potere assoluto che Antares stava manifestando, a Hisagi venne da domandarsi se una fottuta tomba rientrasse nel novero delle località accessibili all'Antico; e se sì - cosa di cui era oltremodo certo - quanto ancora intendeva tediarlo prima di finirci dentro.
    Ebbe l'accortezza di non rendere pubbliche quelle sue curiosità, ma non per buonsenso. Semplicemente era interessato solo al varco apertosi al centro della stanza. Vi si stava per gettare dentro, quando una mano - forte e conosciuta - gli strinse la spalla. Non ebbe il tempo di reagire, che la voce dell'AEnemos lo colpì duro al petto come un pugno ben assestato.

    image

    « Stammi vicino. » tremava; non poté non notarlo
    « Avrò bisogno della tua risoluzione, per andare fino in fondo. »

    Aveva...paura?
    ...lei?


    Senza accorgersene, Hisagi era rimasto imbambolato per una frazione di secondo di troppo. Gli occhi sgranati osservavano la figura sinuosa di lei infilarsi nella luce e scomparire in un vortice d'ombra. Mai si sarebbe aspettato di ricevere una supplica. Né a quel modo
    - né tantomeno da quella persona.
    All'improvviso gli fu chiaro il suo ruolo all'interno della vicenda orchestrata da Antares: proteggere Catastrophe, far sì che arrivasse a compiere il dovere che lei - e solo lei? - avrebbe potuto eseguire. Realizzò di non essere stato assoldato come assassino, ma babysitter. Stranamente, nemmeno un minimo moto di rabbia lo colse; d'altronde - ragionò - qualunque fosse il suo scopo, avrebbe in ogni caso avuto di che divertirsi alla corte dell'Alfiere del Nord.
    Mentre faceva quell'ultimo passo avanti che lo avrebbe condotto in guerra - ancora una volta - Hisagi sentì dietro di sé la voce di Antares.

    « Tre ore di tempo, cinque sicari. »
    come se non l'avesse già considerato;
    come se gli leggesse nella mente;
    « 3x5=15. »

    Indugiò sulla soglia planare.

    « Stasera si gioca in casa, campione. »

    Lo Sfigurato proruppe in una risata che sorprese lui stesso: grottesca, roca, potente.
    Già svaniva, il suo corpo; ma riuscì a voltarsi e, sfidando con gli occhi ridotti a due fessure lo Straniero, gli sorrise in maniera beffarda. Pian piano anche il volto scomparve in un risucchio, lasciandogli soltanto il tempo di mormorare una frase:

    « Ci rivedremo, antico. »

    Una promessa, ma ancor più di quello
    una minaccia.

    -69-

    Il salto non gli fece alcun effetto.
    Quella era normale amministrazione per chi, come lui, sapeva danzare sul confine di spazio e tempo. Posando il piede a terra ebbe rapidamente modo di contare i presenti: cinque. Come previsto, nessuna perdita. Per il momento.
    Mentre il resto del gruppo riprendeva coscienza di sé, Hisagi mise mano alla cronovela da polso - ridotta ad un misero bracciale nero sulla mancina - e vi digitò qualcosa. Un oloschermo lampeggiò per qualche istante sopra al suo avambraccio, mostrando chiaramente quello che pareva un countdown impostato sulle tre ore. Sorrise, lo Sfregiato, e ridusse la funzione allo stand-by dell'intero sistema. Quell'espediente sarebbe stato insieme gratificante e utile: lo sapeva per esperienza.
    I suoi 'compagni' si erano già incamminati, con Cat in testa alla fila disordinata, quando l'ennesima voce lo tediò. Stavolta era Yue, a metà tra il seccato ed il curioso.

    « Cos'ha? »

    Lo sguardo di entrambi cercò rapidamente l'AEnemos.
    Ma al Razziatore era ancora ignota la risposta; dunque si strinse nelle spalle con palese noncuranza e scosse impercettibilmente la testa.
    Vedeva Occhibelli procedere stanca, quasi sentisse il peso di tutta la distruzione che - come notò solo allora lo Shuhei - si era abbattuta su quella cittadina. Corpi inermi giacevano al suolo svenuti, ma vivi, accompagnando il loro procedere verso la reggia dell'alfierato. E più si guardava intorno dalla sua posizione privilegiata sulle retrovie, più Hisagi comprendeva. Gli erano ben note le capacità empatiche di Catastrophe: ne aveva avuto la riprova quando lei aveva riflesso il suo stesso coraggio, la sua stessa follia e la sua stessa paura.
    Forse lui le serviva per sopperire a tanta debolezza.
    Ad un certo punto però l'attenzione del giovane Generale venne attratta dalla costruzione che poneva fine al lastricato su cui il quintetto progrediva lentamente.
    Cinque torri; cinque invasori.
    ( 5 x 5 = 25 )
    Venticinque.
    ( 2+ 5 = 7 )
    Sette.
    Odiava il sette.
    Distolse lo sguardo con rabbia, concentrandosi sul portone spalancato.
    Una trappola talmente palese che gli venne da sorridere. A giudicare poi dal comportamento della prole di Straniero, pareva proprio che avrebbero fatto come piaceva a lui, gettandovisi dentro senza grandi preoccupazioni. Fu allora che qualcosa lo distrasse. Un movimento, alla sua destra, in lontananza.
    Tre ombre strisciarono in direzione opposta alla loro.
    Quasi fossero uscite dal castello in cui Hisagi e compagnia si apprestavano invece ad entrare. Stava per sondarne la forza sfruttando quella sua capacità innata di percepire le aure, ma Yue lo costrinse a fermarsi -e fermarla. La Vestale era pronta ad attaccare gli sconosciuti: un attimo prima vide il suo corpo fremere come quando fiutava una preda e l'istante successivo aveva già messo mano a Seere, la lunga spada dall'elsa cremisi.
    Le bloccò il polso con forza.

    « Lasciami. »
    non le diede ascolto
    « Nel migliore dei casi sono testimoni. »

    Sbuffando come dinnanzi ad un ottuso marmocchio, la fulminò con lo sguardo.

    « Nel migliore dei casi » la rimbeccò
    « sono fottutissime perdite di tempo. »

    E con uno strattone la spinse in avanti, non senza scoccare un'ulteriore occhiata alle sue spalle per seguire i movimenti del trio. Notando che si allontanava tra le vie della cittadina riprese a camminare ed entrò nel palazzo.
    Tenendosi sempre indietro rispetto agli altri, fece in modo che Yue gli procedesse accanto. Un po' per tenerla d'occhio, ma anche perché gli faceva comodo avere copertura su almeno un fianco, in caso di imboscata. Nondimeno, la Vestale aveva un meraviglioso profumo addosso: sangue e femminilità che emanava come una nube ormonale eccitante. Lo inebriava.
    L'atrio li accolse con un silenzio disarmante.
    Soltanto il portale d'ingresso ebbe modo di violare la quiete, chiudendosi con uno schiocco inaspettatamente leggero. La trappola cominciava a scattare e allo Sfregiato venne sulle labbra un sorriso incontrollato, incontrollabile. Diede di gomito a Yue per avvertirla di stare all'erta e si fece più avanti.
    Tre rampe di scale incoraggiavano i nuovi arrivati a proseguire, ma le tenebre erano troppo innaturali per incoraggiare qualsivoglia ospite ad andare oltre. Anzi, stando ben attento alla stanza che lo circondava il Razziatore fu capace di notare che l'intera struttura puzzava di marcio, per così dire.
    C'erano tracce di una qualche entità tutt'intorno ai cinque. Sparse sulle pareti, sul soffitto, addosso alle colonne. Fermo come un predatore pronto a scattare fece calare la mano sull'elsa della sua prediletta.

    « State lontani dai muri. »
    berciò, rivolgendosi ai quattro suoi colleghi;
    ghignava
    « Abbiamo compagnia. »

    Sfoderò la 03.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    image

    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 100%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Infoderata}; Mala Suerte {Mano dx}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ -
    -Note_ Hisagi ignora gli effetti collaterali del balzo dimensionale facendo appello ad una consolidata abitudine verso certi mezzi di trasporto: essendo un Razziatore spaziotemporale è sufficientemente temprato da questo genere di traslazioni. L'utilizzo dell'oggetto "Px-900/#/d4rkl2nm - cronovela da polso" è stato permesso dal Quest Master per soli fini interpretativi, così come le autoconclusioni sul personaggio di Yue sono state preventivamente concordate.
    Infine, Hisagi attribuisce alla percezione dell'entità nel salone d'ingresso una fonte umanoide per pura supposizione.
    image
    CITAZIONE
    -03, Px-900/#/d4rkl2nm_ Ogni affiliato dell'Organizzazione ha uno di questi oggetti. Alcuni li chiamano "Px", abbreviando il codice di produzione che li contraddistingue. Altri "Cronovele", o semplicemente palmari. Si tratta di diversi modelli, distinguibili grazie al numero di produzione, che condividono alcune funzioni primarie. Una su tutte è la possibilità di stabilire un contatto con la Stazione Centrale, la roccaforte dell'Organizzazione sospesa nello spazio e nel tempo. Grazie ad un canale comunicativo che sfrutta i tachioni stessi come conduttori dei messaggi, è possibile effettuare trasmissioni audio, video e testuali con il quartier generale, oltre ovviamente a scambiare informazioni e ricevere ordini. La seconda, importante funzione comune a tutti i Px, dal primo prodotto a quest'ultimo modello, consiste nell'apertura di portali cronodimensionali. Le produzioni iniziali consentivano soltanto di spostarsi verso la Stazione, in una modalità "one-way", costringendo i cronauti a tornare al quartier generale ogniqualvolta avessero dovuto spostarsi fra i piani d'esistenza. Ora, con l'evoluzione tecnica del reparto Ricerca e Sviluppo dell'Organizzazione, si è giunti al modello 900: un braccialetto anonimo che all'occorrenza muta in un terminale da polso con schermo olografico interattivo, dotato di olocon e memoria interna da 120 Terabyte.
    {Oggetto puramente di carattere gdristico, non utilizzabile in combattimento.}

    CITAZIONE
    -03, Scarlet Princess_ Manifestare attaccamento verso qualcosa non è da Hisagi. Eppure, come per tutte le regole, anche questa ha un'eccezione. Anormalità che prende la forma di una raffinata katana unica nel suo genere. Robusta più delle sue simili ed affilata il doppio, quest'arma possiede una bellezza che va oltre l'esteriorità. E' una Principessa. Scarlatta come l'intreccio della pelle di manta che ne copre l'elsa, sanguinaria come la lama intarsiata e assassina come il padrone. Parrebbe essere l'unica e prima "amante" del Guerriero Sfregiato, che la tratta come facesse parte di sé, una sorta di anima materializzatasi con fattezze di spada. Non si sa quando il Razziatore ne sia entrato in possesso, né come mai sia stata marchiata con quel "03" sul piatto della lama, grossolano intarsio nero. Sono numerosi i resoconti che la mostrano in mano allo Shuhei, intenta a battersi contro i nemici più disparati. Non ha niente da invidiare alla compagna ben più famosa e potente, in quanto a pericolosità, ma le è nettamente superiore per valore affettivo. Lo Sfregiato non se ne separerebbe mai, se non per brevi periodi di tempo, e in nessun caso l'affiderebbe alle cure di qualcun altro. Certamente non si può definire il suo rapporto con quest'arma come "morboso", ma poco ci manca.

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  11. Antares
     
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    { Banebriar's Place, Salone di Ingresso }
    pov - partecipanti

    Alla raccomandazione dello Sfregiato fa eco uno schiocco secco, nitido eppure distante, ripetuto in delle eco controllate a distanza di pochi secondi l'una dall'altra: ad ognuno dei suoi riprodursi va ad aggiungersi un suono duplice - fratello - tale da trasformare in breve quel singolo afflato in un'autentica congerie. Vi ci vuole almeno un minuto buono per decifrare l'impronta inconfondibile di un applauso, proiettatovi da tutte le superfici circostanti - soffitto compreso. A dare voce ai vostri dubbi è un sibilare mellifluo, quasi carezzevole nelle proprie sillabe trascinate,
    che vi giunge dalla sommità delle rampe congiunte.

    « Raffinata intuizione, mio giovane amico. »
    Gli scampoli d'ombra strisciante vanno a convergere in sincrono sulla scalinata centrale, annodandosi ed arrampicandosi con furiosa eleganza a tre quarti della sua elevazione.
    « Raffinata davvero. »

    Il groviglio si comprime in una sottilissima figura umanoide, e lascia scivolare lungo di questa il proprio carattere peceo per rivelare sotto di sé una donna bionda in divisa maschile, un grande blasone ricamato sulla sommità destra del giustacuore. Ha un volto segaligno, tormentato, eppure non si trattiene dal sorridere.
    I suoi occhi sono piccoli e duri, di un azzurro intensissimo.

    Lady Livane, primo siniscalco del Nord.

    « Confido che la venue non vi dispiaccia. » indica il salone con un ampio gesto circolare « Prima dell'inevitabile, tuttavia, un po' di contesto. » un guizzo di tenebra e sulla mano spiegata a leggio compare un libro aperto, il frontespizio istoriato occupato per intero dal troneggiare di "FENOMENOLOGIA DEI PIANI"
    riportato con spessi caratteri capitali.

    « NON - » inveisce Catastrophe, sfilando la spada in un movimento tanto violento da imprimersi sull'atmosfera circostante come folata di vento « - HO - » corre incontro alla donna, invasata. Dalle sue scapole esplodono gli strali delle ali di AEnemos, avvolgendola con la propria luminescenza intermittente. « - TEMPO! » il siniscalco solleva il sopracciglio destro, per poi calare nuovamente lo sguardo sul tomo. Non appena la lama di Grindylov si fa a portata di fendente, agita casualmente il braccio sinistro per scaraventare l'assassina contro una di quelle tre bifore accompagnate da luce incerta, catapultandola fuori dal grande salone. L'aura liberata dalla tiara vi piomba addosso nell'istante stesso in cui Catastrophe ne attraversa la soglia, travolgendovi come
    se il soffitto ed il cielo stesso vi fossero caduti sulle spalle.
    « ...dicevamo? »

    La sua intera figura collassa su sé stessa, precipitando in una pozza della stessa ombra mobile che l'aveva partorita. La macchia formatasi prende a scivolare lungo la scalinata, percorrendola con lentezza esasperante. Ribolle.

    Al suo borbottare costante si accompagna un proclama, arido
    di cento e più ripetizioni passate.
    - - - - - - - -

    "lui non ricorda" pensa il siniscalco fra sé e sé, recitando il passo "ma io si."
    "io non dimentico - per entrambi"
    continua a ripetersi, cantilenando
    "non devo dimenticare."

    [...]

    "Il Maelstrom - o Grande Mare - è un turbinare eterogeneo di energie caotiche che abbraccia, nelle intenzioni di chi ha cercato - fallendo - di farvi da pioniere, ciascuno degli infiniti piani di esistenza. All'interno di questo non esistono regole, né consuetudini né gerarchie, se non quelle dettate dal caso - o, se vogliamo, dal Maelstrom stesso: le energie che lo compongono, se opportunamente sollecitate, potrebbero mutare in accordo alle indicazioni - consapevoli o meno - di un extraplanare particolarmente potente, modellandosi ad immagine dei suoi ricordi. Il semipiano di Endlos, prolifico per questi fenomeni a causa del suo continuo riscriversi ad opera del Mare stesso, è teatro di diversi luoghi definitisi grazie al fenomeno di cui sopra. Si tratta per la maggior parte di piccole porzioni di superficie, se non di un singolo edificio - ma c'è di più. Alcuni sostengono che il fenomeno scalpelli con tale precisione le energie coinvolte da creare repliche di persone presenti nelle memorie dell'esterno interessato, sovrapponendo i loro caratteri a quelli di altre identità raminghe, spesso spezzate
    o dimenticate--
    "


    [...]

    "non devo dimenticare."

    image

    "non devo dimenticare"

    riemerse dalla polla una volta raggiunto il culmine della rampa, mantenendosi immersa nell'innesto sino all'altezza delle caviglie. « Perdonate le lungaggini introduttive. » chiosa al vetriolo*, raddrizzando la curva del proprio sorriso in un taglio neutro « Far aspettare gli uomini è malcostume. Figurarsi gli déi. » solleva il braccio destro con deliberata lentezza, sino a sfilarlo sopra il capo nella propria massima estensione. Le pareti del salone vengono attraversate da onde concentriche, come se liquide ed appena percosse nel proprio centro ideale. Dal loro distorcersi sciamano artigli, poi braccia, poi busti ossuti e gobbi, che divaricano il proprio passaggio dall'oscenità all'esistenza fendendolo alla stregua di una placenta scura, partoriente orrori ed umori disgustosi. Le creature - di diversa altezza, spessore e deformità - si dispongono alle spalle del siniscalco con formazione a ventaglio, come soldati in filari ordinati che si fanno scenario per imporre
    l'immagine del comandante al centro di questo. Non emettono alcun suono,
    se non quello del serrarsi dei propri ranghi.

    « E' un dio che vi manda. Lo so - l'ho visto - » mormora, abbassando il braccio. « ma non ho paura. » porta la destra all'altezza del viso, sollevando pollice, indice e medio in un gesto forse rituale, forse abitudinario. Da che era statica, l'atmosfera stessa prende ad essere attraversata dalle vibrazioni che hanno appena squassato le pareti, producendo un sibilo costante che vi ferisce le orecchie. Attorno alle dita sollevate prendono
    ad intrecciarsi altri scampoli di materia oscura.

    « Nemmeno un dio può nulla, »
    image
    « contro l'amore di una madre
    per il proprio figlio.
    »


    Il pavimento di fronte alla donna si accartoccia, sollevandosi: di fronte a voi, un autentico
    cavallone di tegole, mota e potere elementale, issatosi ad inghiottire il vostro orizzonte con
    l'intenzione di travolgervi e sotterrarvi, rendendovi per sempre parte
    del Palazzo delle Spine.

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    Giro impegnativo, il presente: andiamo con ordine.
    1. essendo Catastrophe non più parte del vostro gruppo, ciascuno di voi subisce in pieno gli status negativi normalmente inflitti dalla tiara, che comprendono - e qui quoto - un malus del 25% in forza, velocità e resistenza e una naturale predisposizione ( passive di resistenza nullificate ) a subire delle influenze caratteriali ( non psioniche ).

    2. le creature evocate dal siniscalco - assimilabili per aspetto a golem di terra ed elemento oscuro gravemente deformi, di altezza oscillante fra i due ed i tre metri - rimangono assolutamente immobili per tutta la scena. Potete attaccarli, a patto di non trattarli autoconclusivamente.

    3. l'attacco di Livane è da considerarsi come una tecnica alta di ceppo non elementale rivolta a ciascuno di voi. Più specifiche su di questa in seguito.
    Per quanto riguarda il PNG vostro avversario, mi limiterò a quotarne l'essenziale in un riquadro spoiler. Di seguito:
    SPOILER (click to view)
      status fisico: [?]
      status psicologico: [?]
      riserva di mana: [?]
      consumi spesi: [?] + 20% ( alto )
      _________________________________ ____ __

      Pitch-Black Briar
      Come già ribadito, il Palazzo di Banebriars Place non è altro che la proiezione della sede di Casa Aldeym estrapolata dalla memoria inconscia dell'alfiere durante il trapasso operato da Gabriev Disith, e di conseguenza imposta su di una faglia duttile del Maelstrom che congiungeva Najaza al Grande Mare; l'intervento ha riscritto completamente la realtà di quel segmento geografico, assoggettandolo -complice l'aura del lich- alla volontà inconsapevole di Moloch il Primo. Se lui, dopo due anni di esercizio, è diventato in grado di manipolare e riconoscere quello stesso tessuto a suo completo capriccio, Livane era già ben più avanti di almeno due passi: lei è la summa, la pietra angolare della proiezione stessa, e come tale esercita -per quanto il lord alfiere ne sia totalmente, assolutamente ignorante- un livello di sovranità sulla faglia-castello addirittura superiore a quella del sovrano. Essendone parte integrante -essendo, di fatto, un'impronta mnemonica quiesciente rielaborata dal Maelstrom- va da sé che non possa allontanarsi eccessivamente dalla faglia stessa; tuttavia, finché transita all'interno di questo è assolutamente e completamente immortale. Camminare nei corridoi del palazzo del nord equivale a percorrere i capillari del suo siniscalco, ed ogni passo -ogni respiro, ogni pensiero- viene distintamente avvertito nelle proprie vibrazioni fondamentali che si dipanano fino al suo orecchio come naturalmente amplificati. Colpire Livane, inoltre, equivale a colpire l'immagine flessa di uno specchio concavo: può deformarsi per un gioco di luce, ma non può sanguinare -mai; i suoi colpi, al contrario, possono. Attraverso lo specchio.
      [ auspex illimitato entro i confini del palazzo; insensibilità al dolore; trasporto rapido;
      resistenza media agli attacchi fisici. ]


      Clashing Like Tidewaves
      L'abilità principe del siniscalco, consistente nelll'interpolazione del tessuto planare-mnemonico
      che costituisce la fibra ed il nerbo del castello del Lord; per quanto Livane possa rimanere immobile, la realtà che la assedia si squaglia e contorce sino a deformarsi in un incubo a trecentossessanta gradi, dalle cui pareti gocciolano rivoli e stille delle sale del Nord per radunarsi in pozze di aculei, maniglie e catene. Il controllo esercitato è totale: nei limiti della propria riserva energetica, Livane è in grado di alterare la composizione delle stanze del castello cambiandone posizione, interdicendone accessi ed uscite e perfino riplasmarne la materia costituente nelle proprie propaggini informi. E' inoltre in grado di mergersi con l'edificio, divenendo temporaneamente invulnerabile: trattasi in questo caso -naturalmente- di difesa assoluta.
      [ consumo variabile - alto ]


    * citazione estrapolata da un grande giocatore, ed a lui dedicata.
    Per domande o perplessità, sapete a chi - e dove - rivolgervi. =)

     
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    « State lontani dai muri. » disse uno di loro, il guerriero sfregiato, estraendo l'arma: « Abbiamo compagnia. »
    Ed ogni cosa ebbe inizio.

    Fu un applauso - questo lo capì solo dopo - ad aggredirli, riverberando da mille direzioni nel tentativo di disorientarli e confonderne le percezioni. Una tattica basilare che ogni Gamma e ogni Delta conosceva, non dissimile dal buttare una granata stordente contro il nemico prima di assaltare la sua posizione... tranne per i mezzi impiegati, naturalmente: magia. Il primo serio contatto di Jattur con essa era stato identico: a Koldran, dove la magia del nemico che lui e Vega avevano dovuto affrontare aveva trasformato il concetto stesso di 'realtà' in qualcosa di decisamente incerto. Mai come prima la sua mente era stata tesa verso il punto di rottura, ma mai dopo di allora si era permesso di cedere alla paura nei confronti della magia:
    in un certo senso era stato "vaccinato".

    « Raffinata intuizione, mio giovane amico. Raffinata davvero. »

    Il suo sguardo si puntò contro la donna apparsa dal pavimento, poi passò ad analizzarla. Non aveva armi visibili, ma questo non significava necessariamente che non ne avesse. Tuttavia il fatto che non le avesse estratte subito nonostante un'inferiorità numerica di cinque ad uno lasciava supporre che non avesse bisogno di armi, e che quindi fosse realmente una maga.
    Le sue dita si strinsero appena più forte sull'elsa della spada laser.

    Da quel momento in poi cessò di porre attenzione alle parole della donna e si concentrò unicamente sulle azioni, sulla stanza e su ogni cosa che potesse segnalargli l'uso di una magia. Era improbabile che gli altri avessero la sua disciplina ed addestramento, quindi doveva essere lui la prima linea di difesa del gruppo: e la prima regola era vigilanza costante. Mai farsi cogliere alla sprovvista dal nemico, mai si disse: e infatti fu un suo alleato a farlo,
    Catastrophe.

    « No! » sibilò Jattur protendendo un braccio. Troppo tardi; la donna
    « NON - »
    aveva già estratto la spada uscendo dalla formazione: la mano di Jattur non la sfiorò neppure.
    « - HO - »
    C. corse, divorando in pochi passi la distanza fra lei e il siniscalco e caricando qualche sorta di incantesimo,
    « - TEMPO! »
    poi giunse abbastanza vicino da attaccare e sferrò un singolo fendente.
    E il siniscalco la scagliò oltre una delle finestre con un cenno della mano.

    Immediatamente la magia della tiara gli piombò addosso, opprimendone la mente e affaticandone il fisico. Per un istante le sue spalle s'ingobbirono, poi Jattur strinse i denti e si erse eretto: con una leggera pressione del dito accese la lama del bastone laser, illuminando i presenti di una bizzarra luce blu elettrico.
    Iniziava ora.

    « ...dicevamo? »

    La donna si sciolse nel pavimento, poi riapparve sopra la scalinata. Parlò, parlò ancora, e più Jattur non la sentiva: parlò mentre le pareti vomitavano "cose" vagamente antropomorfe tutt'attorno a lei, parlò mentre lo sguardo attento del Delta scrutava i nuovi nemici valutandone punti di forza e di debolezza... e parlò mentre il pavimento si sollevava come l'oceano, circondandoli e sollevandosi come per inghiottirli e trascinarli fin negli abissi.
    Parlò, e poi parlò anche Jattur.
    Gridò, squassando la sala con il tuonare della sua voce.

    « A TERRA! »

    Con la coda dell'occhio l'asghabardiano vide Vega obbedire all'istante e lo sfregiato costringere a forza la donna a chinarsi, poi essi sparirono: alla sua mente non furono più rilevanti della pietra su cui poggiava i piedi, dell'aria che respirava, dell'affanno che lo fiaccava. Il suo addestramento eruppe dentro di lui spazzando via ogni traccia di timore o distrazione; fece un passo avanti e roteò freneticamente la spada laser, sbriciolando con un ampio fendente una porzione di tegole, mota e potere elementale.
    E per un secondo si vide un sorriso sulla bocca del Delta.

    Con un gesto deciso Jattur pose l'altra mano sull'elsa, proprio accanto all'altra, poi iniziò a ruotarla tre volte più velocemente di prima e la sua lotta contro la magia del siniscalco iniziò. La lama energetica della spada laser si trasformò in un nastro di luce blu tant'era veloce, ora distruggendo una mattonella prima che colpisse Vega al costato, ora polverizzando un pezzo di palazzo diretto al braccio di Hisagi, ora alzata di lato per disintegrare al medesimo tempo il coccio diretto contro la sua nuca e quello contro la schiena di Yue. Sembrava essere ovunque contemporaneamente, capace di fronteggiare ogni minimo segnale di pericolo e difendere tutti da tutto. Nonostante le apparenze i suoi movimenti erano ridotti al minimo, economicizzati con precisione millimetrica ed abilità senza eguali: i suoi piedi si muovevano solo di pochi passetti
    avanti, indietro e di lato, un-due-tré - come un valzer
    sfiorando appena i compagni, il torso ruotato quel tanto che bastava alle doppie lame di colpire spesso due bersagli alla volta; si chinava solo per schivare un proiettile diretto alla testa mentre le lame difendevano i compagni, muoveva le braccia solo per continuare la letale rotazione dell'arma. Solo ogni tanto era costretto ad un agile movimento, un salto o una capriola che gli permettevano di spostarsi con rapidità dove ce n'era bisogno, e mai in nessun istante sfruttò la mera forza dei muscoli o la velocità che riusciva a trarne - sempre, in ogni istante, fu la sua tecnica ad avere il sopravvento sulla magia e sulle stregonerie del siniscalco: la tecnica e il suo addestramento, che avevano migliorato in lui soprattutto agilità e velocità. Come prima o poi la violenza del nubifragio doveva aver termine e la quiete tornare, così ad un certo punto del maremoto di tegole, mota e potere elementale rimase solo un'ultimo frammento di roccia diretto alle sue caviglie: e Jattur lo disintegrò con classe, piegando il ginocchio sinistro fino in fondo e distendendo di lato la gamba destra in una mezza spaccata per abbassarsi al suo livello e colpire con la lama energetica parallela alla gamba.
    Fu silenzio e quiete, finalmente.

    « ...io prendo le creature. » sussurrò Jattur.

    Si alzò di scatto, poi corse come Catastrophe poc'anzi: accucciato, veloce, una falcata dietro l'altra verso l'obiettivo. Salì le scale, tre gradini alla volta, e quando fu quasi in cima balzò prima sul corrimano, infine - con una capriola - oltre il culmine della rampa: così scavalcò il siniscalco, lasciandolo agli altri, e si diresse contro la creatura più a destra. Non le corse incontro frontalmente ma di lato, passando alla sua sinistra quasi come se volesse oltrepassare anche lei, ma all'ultimo si chinò sferrando un fendente contro la sua caviglia: grande e grosso com'era, supponeva che una volta amputatogli il piede sarebbe stato completamente fuori gioco.
    Tanto per andare sul sicuro il Delta si rialzò e, arrestatosi bruscamente ponendo lo stivale di traverso rispetto alla direzione del suo moto, spense la lama usata poc'anzi per sferrare un rapidissimo colpo ascendente in presa rovescia con l'altra lama: il plasma incandescente capace tagliare persino il titanio avrebbe scavato un tremendo solco dalla parte anteriore dell'anca sinistra a quella posteriore della spalla sul medesimo lato, incontrando e distruggendo sul suo cammino anche il braccio prima che il Delta la portasse indietro per rimettersi in guardia ed arretrare a distanza di sicurezza.
    Attaccare, ritornare in guardia: questa era la filosofia del Soresu,
    questa era la filosofia dei Delta.



    SPOILER (click to view)
    Mi sono accorto solo ora che non ho aggiornato il report, quindi per questo giro ne faccio a meno. Quoto passive e tecniche, mana al 80%.


    Tutte passive ed equipaggiamento che non quoterò MAI PIU'!
    Da tenere particolarmente in conto: la passiva di distruzione oggetti/cose fisiche della spada laser, il +25% di agilità di Jattur che è fondamento dell'attacco e della difesa (il power-up in resistenza è annullato dall'assenza di C.).
    CITAZIONE
    I. Shii-Cho

    Posizione iniziale dello Shii-Cho - Terad FergussonLo Shii-Cho è il primo stile appreso dagli SSA e deve essere padroneggiato ad un livello minimo di 7 perché sia concesso di portare una spada laser. Lo Shii-Cho è la padronanza completa del fendente in tutte le sue numerose forme, inclusi i movimenti necessari per eseguire gli attacchi. E' uno stile semplice, chiaro e veloce che risulta formidabile contro un gran numero di nemici e armi laser da distanza. La sua efficacia cala notevolmente contro nemici singoli e altri utilizzatori di spada laser.

    • Allenamento standard » Le proprietà particolari della spada laser fanno si che essa debba essere utilizzata in modo enormemente diverso dalle altre armi da mischia in dotazione agli imperi esterni. La più grande difficoltà per un apprendista è combattere l'impulso istintivo a parare gli attacchi, cosa che può portare all'uccisione di entrambi se il nemico non è a sua volta armato con una spada laser, e a rispondere colpo su colpo tramite una delle azioni più difficili in combattimento ravvicinato: la schivata. Ne segue che l'addestramento fisico militare, basato sullo sviluppo di forza e resistenza alla fatica, non è sufficiente per gli standard dello Shii-Cho né per gli stili più avanzati su di esso fondati. L'addestramento supplementare cui si sottopongono tutti gli SSA mira specificatamente a potenziare i muscoli di gambe e addominali in modo da supportare l'ampia scelta di acrobazie tattiche utilizzate negli stili, nonché a sviluppare la sua resistenza in modo tale da sopportare tali sforzi durante tutto l'arco della battaglia. [5pt, passiva]


    Caratteristiche tecniche: Armatura SSA-TAmultitask (descrizione, caratteristiche)

    Jattur Shattur con SSA-TAmultitask e L-Stc

    L'armatura SSA-TAmultitask è un'armatura da combattimento estremo designata per i membri dei SSA inviati in missioni particolarmente lunghe e/o rischiose e che dunque richiedono una preparazione totale alla totalità degli scenari previsti e imprevisti. Per maggiore chiarezza, le caratteristiche tecniche sono riportate punto per punto. [1pt, equipaggiamento]

    • L'armatura SSA-TAmultitask è composta da una tuta in tessuto di microfibre di kevlar su cui sono assicurate numerose placche di nanotubi di titanio con rivestimento in lega di titanio e materiale superconduttore scanalato, più un casco in nanotubi di carbonio e rivestimento in lega di kevlar e materiale superconduttore scanalato dotato di visiera/schermo rimuovibile in materiale plastico. Il rivestimento esterno è progettato per la dissipazione di attacchi a fasci energetici quali possono essere (ad esempio) le armi laser, scopo primario dell'armatura, fino ad ottenere una resistenza a tali armi del 50% maggiore. Alternativamente, le scanalature possono essere usate per facilitare il drenaggio di impurità dalla superficie. L'abrasione della cute dell'utilizzatore a seguito dello sfregamento con le placche è scongiurato dalla tuta in microfibre di kevlar, la quale garantisce un'ottima traspirazione della pelle e drenaggio del sudore. [5pt, passiva]

    • Armatura SSA-TAmultitaskCome ogni armatura SSA, l'armatura SSA-TAmultitask è dotata di un microcomputer con ampie componenti tecnologia nanitiche da 1Tb di ROM, trasmettitore iperspaziale di bassa potenza, cella energetica, sistema di ricarica ambientale e interfaccia olografica (visiera o cubo, a scelta dell'utente).

    • L'armatura SSA-TAmultitask è in grado di fornire una limitata protezione fisica, tuttavia il design e le caratteristiche tecniche sono state finalizzate per ottimizzare la velocità e l'agilità dell'utilizzatore. La funzione difensiva viene totalmente affidata al rivestimento in lega di titanio spesso 2mm e suddiviso in placche per permettere la massima manovrabilità della totalità dei muscoli.
    • L'armatura SSA-TAmultitask è inoltre equipaggiata con fasce magnetiche che consentono l'alloggiamento di parte dell'equipaggiamento dell'utilizzatore. Le fasce magnetiche sono disposte a coppie simmetriche lungo l'asse longitudinale del corpo in vita, alle cosce e agli avambracci, consentendo un'assegnazione intuitiva e rapida ad un certo numero di granate, armi laser da corpo a corpo e distanza ed equipaggiamento speciale.



    [center]Arma bianca laser: Bastone Laser unifase blu (personalizzato, Id: #5r96s2e8sa9)

    Premessa: Tecnologia laser da corpo a corpo (cenni storici, basi tecniche)


    La prima spada laser fu costruita dall'Imperatore Rodak Asjurbag durante l'Esilio e portata con sé durante la campagna di Liberazione (1188-1191 α). In seguito alla morte di Ghark O’ Male e al reinsediamento di Rodak Asjurbag come legittimo Imperatore, un ristretto team di fisici e tecnici fu riunito a costituire il nucleo originario del progetto Crystal. Dopo sei mesi di lavoro si ottenne il primo prototipo di spada laser, dopo un anno il processo di costruzione molecolare fu affinato al punto da poter avviare una produzione industriale. Contemporaneamente l'Imperatore Rodak Asjurbag fondò i Servizi Segreti e addestrò personalmente le prime unità sull'uso della nuova arma.
    Schema costruttivo della prima spada laser di Rodak AsjurbagLa spada laser è un'arma da corpo a corpo di forma cilindrica, generalmente lunga dai 20 ai 30cm, che impiega le tecnologie energetiche laser e plasma in modo altamente innovativo ed esclusivo dell'Impero Asghabardiano. Tutti i componenti sono progettati a livello molecolare e costruiti tramite l'estensivo impiego di tecnologia nanitica. All'interno dell'involucro in titanio ed elementi in nanotubi di carbonio è presente un interruttore manuale, una cella energetica, un sistema di ricarica ambientale, un condotto di potenza, una matrice emettitrice, un guscio in materiale superconduttore e un cristallo di fase sintetico. Una volta attivato l'interruttore manuale, l'energia accumulata nella cella energetica viene trasformata nel condotto di potenza in modo che possa essere focalizzata dal cristallo di fase ed espulsa dalla matrice in forma di "lama di luce", di forma cilindrica e affusolata in punta, contenuta da un campo di forza selettivo (energia). Le caratteristiche di potenza, velocità di emissione, efficienza e colore dipendono esclusivamente dal cristallo, che è dunque il componente più importante. L'energia di ritorno dalla lama viene trasferita dal guscio superconduttore alla cella energetica, trasformando l'arma in un circuito chiuso e a dispersione energetica zero, tranne in caso di contatto fra la lama energetica e un fattore esterno materiale, energetico o misto. In questo caso parte dell'energia della lama é trasferita nel fattore esterno e quest'ultimo è distrutto o dissipato, a seconda dei casi. La cella energetica viene dunque ricaricata dal sistema di ricarica ambientale mediante la conversione dell'energia cinetica dell'elsa della spada laser stessa. Perchè ciò avvenga è necessario che l'utilizzatore agiti l'arma oppure che si muova con essa in mano o assicurata alla cinta.



    Caratteristiche tecniche comuni:

    A causa della enorme potenza distruttiva delle spade laser, esse sono un'arma estremamente pericolosa tanto per l'avversario quanto per l'utilizzatore. Per maggiore chiarezza, le caratteristiche tecniche sono riportate punto per punto. [1pt, equipaggiamento]

    • Poiché la lama energetica non ha massa né peso, il bilanciamento della spada laser è estremamente particolare e disagevole. A causa del centro di massa spostato nel centro dell'elsa e del conseguente effetto giroscopico, sferrare un affondo con una spada laser è quasi impossibile senza effetti indesiderati. Per questo la tipologia standard di attacchi dei sei stili di combattimento è il fendente.

    • La lama della spada laser, che assume visivamente l'aspetto di un cilindro intangibile di lunghezza variabile, è fisicamente costituita da plasma surriscaldato e fotoni ad alta potenza racchiusi in un campo di forza selettivo che conferisce la forma alla lama. Fisicamente parlando quando il flusso di plasma e fotoni viene a contatto con un corpo estraneo, sotto forma di materia o energia (laser, campi di forza, ecc..), esso viene disintegrato fin nelle particelle fondamentali o per la rottura dei legami elettronucleari fra i componenti degli atomi o per assorbimento/dispersione dell'energia. Sebbene negli schemi comparativi la forza di una spada laser sia classificata come di media potenza, un uomo addestrato all'uso di una spada laser è più che in grado di distruggere o deflettere un colpo di fucile laser con essa, nonché distruggere la maggior parte delle armi e delle armature disponibili nella terza galassia. Sfuggono a tale regola generale le armi laser dall'alto potenziale distruttivo e alcuni materiali sintetici esplicitamente designati per rasentare l'indistruttibilità, solitamente utilizzati nella costruzione di astronavi e difese planetarie, con i quali la spada laser non risulta dotata di particolari capacità.
      Aggiornamento ~ Di recente specifiche truppe anti-SSA sono state equipaggiante con armi rivestite da un campo di forza che annulla l'azione della spada laser. Non essendoci differenze immediatamente visibili fra un'arma bianca comune e una appositamente trattata, si invita gli SSA a fare attenzione ad eventuali "difese" poste sulle armi prima di tentarne la distruzione. [5pt, passiva]

    • Autorizzazione minima: Theta » L'interazione fra spade laser e magia è volutamente anomala. Quando una porzione di energia spirituale, proiezione mentale, potere elementale o altre manifestazioni reali, energetiche o immateriali del mana di un incantatore entrano in contatto con la lama energetica di una spada laser, l'altissima energia contenuta nel plasma surriscaldato interferisce pesantemente con gli equilibri interni della magia causandone l'irrimediabile disgregazione spontanea, in modo non dissimile a quanto avviene per la materia. L'effetto distruttivo della spada laser nei confronti della magia è localizzato nella porzione di spazio occupata dal plasma surriscaldato, garantendo una protezione solo laddove tale difesa sia appropriata e la cui effettiva efficacia dipende dalla propria abilità nello stile di combattimento utilizzato. [5pt, passiva]


    Bastone laser unifase: Differenze
    Bastone laser unifase blu, Id #5r96s2e8sa9
    1. La lunghezza dell'involucro di una spada laser varia dai 20 ai 30cm.
      La lunghezza dell'involucro di un bastone laser varia dai 40 ai 60cm.
    2. Una spada laser è in grado di emettere una sola lama energetica da una sola estremità prefissata.
      Un bastone laser è in grado di emettere contemporaneamente due lame energetiche indipendenti l'una dall'altra da entrambe le estremità, oppure di emettere una sola lama energetica da una delle due estremità a scelta.
    3. Le armi laser multifase sono in grado di cambiare la lunghezza della lama energetica. Le armi laser unifase non sono in grado di cambiare la lunghezza della lama energetica.


    Bastone laser unifase: #5r96s2e8sa9
    1. L'involucro è lungo 51cm, la forma è modellata anatomicamente sui palmi di Jattur Shattur.
    2. Colore: blu
    3. Lunghezza delle lame energetiche: 1,50m
    4. Lunghezza dell'arma completamente attivata: 3,50m
    [/center]

    Unica tecnica usata, a consumo Alto:
    CITAZIONE
    III. Soresu

    Il Soresu è uno stile difensivo espressamente creato per mettere il praticante in condizione di poter usare le abilità disperdienergia della spada laser per difendersi da un gran numero di colpi d'arma laser da distanza, anche se può essere usato nei combattimenti fra spade laser. Il Soresu impiega brevi guizzi di polso che conducono la lama energetica in movimenti vicini al corpo e posizioni standard che riducono l'esposizione del corpo al nemico, attaccando solo quando è possibile eseguire il colpo senza rischi. E' uno stile obbligatorio per ogni SSA Delta.

    • Difesa standard » Un praticante del Soresu esce dalla guardia standard solo in due occasioni: per attaccare e se la guardia standard non è più sufficiente a difenderlo dagli attacchi nemici. In entrambi i casi, il praticante esce dalla guardia solo per il tempo minimo indispensabile ad attaccare o difendersi, e nel secondo caso cerca sempre di compiere il minimo di movimenti al fine di godere comunque dei vantaggi della guardia standard. In caso il praticante si trovi a fronteggiare un volume di fuoco notevolmente superiore in potenza a quanto consentito dalla guardia standard, il Soresu consente al praticante alcuni movimenti vicini al corpo che permettono alla lama energetica di intercettare i colpi laser e dissiparne naturalmente l'energia, inoltre é possibile parare senza danni ogni attacco corpo a corpo di potenza pari allo sforzo impiegato per difendersi. [2pt, variabile]
      Approfondimento ~ L'uso di armi alternative alla spada laser standard permette adattamenti più efficienti della tecnica. Nel caso del bastone laser, facendo ruotare l'arma si può ottenere un arco di protezione assimilabile a quello di un emettitore portatile di campo di forza con l'unica eccezione della zona (non) coperta dall'elsa. Un bravo utilizzatore è tuttavia in grado di spostare il bastone laser in modo da ridurre enormemente l'area non protetta.


    Usato Alto a 360°, possibile poiché la mia arma è un bastone con due lame.
     
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  13. .:Vega:.
     
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    Movimenti, nelle ombre. Accompagnati da una voce leziosa, femminea, dalla cima della scalinata. Vega vorticò su se stesso. Gli occhi oramai abituati all'ombra non poterono non sgranarsi, meravigliati dalla presenza di un essere che prima non vi era. Divisa elegante, maschile. Contenuto femminile: lunghi ed aurei capelli, occhi come cubetti di ghiaccio, labbra sottili curvate in un sorriso. Confido che la venue non vi dispiaccia. continuava a dire, imperterrita. Prima dell'inevitabile, tuttavia, un po' di contesto.
    Fu a quel punto che il proscenio venne occupato da un'altra attrice: la loro graziosa compagna inveì contro la sconosciuta, per poi scagliarvisi contro. Vega assistette fermo e impassibile al suo fallimento, così come non mosse un dito neanche quando la forza di gravità parve, all'improvviso, schiacciarlo brutalmente, né quando la donna che cercava a tutti i costi d'essere un uomo terminò il suo prolisso discorso riguardo madri infervorate e dei dimenticati.
    A lui non interessava.
    Strinse forte la mancina.
    Parole vuote, applicate a concetti di rilevanza nulla.
    Sino a farsi sbiancare le nocche.
    Il suo compito non era comprendere, diavolo.
    Il pavimento si muoveva, si rialzava, si agglomerava su se stesso. Retaggio di poteri innominabili.
    Il suo compito era distruggere.
    Sorrise, dietro la maschera.
    Ed era ciò che sapeva far meglio.

    Conosceva Shattur da molto, forse troppo tempo. Abbastanza da non mettere in discussione una probabile demolizione futura allorché il soldato gridò « A TERRA! » e seguendo abbastanza istintivamente tale consiglio, gettandosi letteralmente contro il selciato, mani e piedi protesi verso l'esterno per attutire la caduta.
    Con la coda dell'occhio, seguì la sagoma di Shattur tracciare rotazioni incredibilmente fluide e rapide, librando la bluastra lama splendente che Vega ben conosceva in magistrali colpi contro mattonelle, ruderi e quant'altro schizzava in loro direzione. Non parlò, per non distrarre il suo compagno immerso in una concentrazione pressoché totale, ma se c'era una cosa che avrebbe voluto dire, in quel momento, fu "sei migliorato, dall'ultima volta". Per poi aggiungere, infine. "Quasi quanto il sottoscritto."

    « Con calma, lasciane un po' per me. » Rispose, quasi euforico, seguendo Jattur nella sua non più solitaria crociata contro gli immondi esseri evocati dalla biondina. Creature grottesche, deformi, parevano quasi scheletri rigonfi e neri, brutti a vedersi, osceni alla vista di un galantuomo come Vega. Ma cosa poteva fare l'assassino, se non abbandonare i suoi sprezzanti pareri in un anfratto remoto della mente, per poi dilettarsi nel devastare totalmente una manciata di quelle creature? Fu così che mentre Shattur, dopo aver scalato la rampa, scartò a destra, l'assassino si lanciò in direzione opposta, a sinistra, gli occhi sanguigni che già pregustavano il sangue (se mai vi fosse stata tale linfa in quei aberranti involucri) con cui avrebbe affrescato il palazzo. Isabel scintillò, mentre schizzava diretta contro la nuca del primo che gli capitò a tiro, trittico rostro pronto a trittica devastazione. Poi Vega si gettò a terra, effettuando una rapida capriola sulla schiena. E subito un secondo gancio, Isabel diretta al tendine d'Achille di un secondo mostro, per tranciargli l'arto alla radice. E subito un altro paio di colpi, un altro paio di arti appartenenti ad un altro paio di mostri pronti a essere spezzati, recisi, affettati di netto. Le vittime sarebbero crollate al suolo, inermi, storpie, e di lì a poco morte.



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    Energia residua: 110% -5% = 105%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Deciso

    Passive in uso

    Scarlet Terror_ Bonus Velocità +50%, Resistenza +50%, Forza +50%, Energia +10%
    Scarlet Poison_ Ogni qual volta l'avversario venga colpito dall'arma Isabel subirà un malus alla Resistenza del 25% nel suo primo turno, più un ulteriore 25% nel secondo turno sino ad un massimo del 50%. Il malus svanisce al termine del secondo turno, posto che l'avversario non venga colpito nuovamente dalla suddetta arma.

    Attive utilizzate


    Scarlet Assault__Vega ha appreso che ogni muscolo, dal più microscopico fino a quelli macroscopici, è di una importanza estrema per il raggiungimento di un esito positivo.Ha appreso che non è la forza bruta a render temibileuna combinazione di attacchi, efficace una parata o fruttuosa una azione di disarmo, bensì l'attenzione impiegata per effettuare una simile azione. Vega è conscio che la precisione miscelata ad una certa rapidità e forza dei gesti nella loro fluida combinazione sono un basilare elemento di supporto a sua disposizione e così fa di esse la sua colonna portante.
    In termini di gioco Vega rende la sua prossima combinazione di colpi offensivi decisamente precisa, rapida e potente in proporzione all'energia che imprime nei suoi movimenti. in termini GdR, con un dispendio Basso sarà in grado di portare a termine una combo di quattro colpi, con un costo Medio una di sei, con un costo Alto una di otto ed infine con uno Critico una di dieci. Gli attacchi non devono necessariamente essere attuati utilizzando Isabel.
    [Variabile - Basso]

    Note:-sfrutto la difesa di Shattur per procedere alle sue spalle
    -semplice combo di quattro colpi rivolti a quattro mostri, per uccidere il primo e storpiare gli altri, contando un bonus (ridotto) del 25% in Forza e Velocità, oltre la passiva Scarlet Poison.



     
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  14. Y u e
     
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    Le faceva male il polso, lì dove Hisagi l'aveva stretta con foga, tanto da farle credere che per una volta non avrebbe più lasciata.
    Nell'attimo stesso in cui aveva formulato quel pensiero sciocco si era data della stupida, assumendo un'espressione di rabbia che all'esterno sarebbe stata certamente scambiata per fastidio causato dal rimbrotto appena ricevuto. Un pensiero del genere era di quelli sciocchi, di quelli che non devono nemmeno passare per la testa. Di quelli a cui non bisogna pensare, che vanno invece cacciati nel profondo, sepolti, obliati. Proprio come aveva cacciato, sepolto e obliato dalla sua memoria il Bastardo. Sì: ora ricordava il motivo per cui aveva desiderato che lo Straniero le desse l'ordine di ucciderlo. Lo odiava. E non avrebbe dovuto rinfoderare Seere, non prima di averla usata per trapassargli il petto. Eppure il polso faceva male, ed il dolore invece di scemare si acuiva ad ogni istante, aumentava di intensità e si spandeva nel resto del suo corpo come un incendio. Aveva caldo. La sua temperatura corporea aveva iniziato a salire come se fosse febbricitante.
    Percepì l'applauso del siniscalco con la stessa consapevolezza di una sonnambula. Per allora, si era già isolata, i suoi sensi si erano affievoliti fino ad abbandonarla del tutto, sostituiti da altre immagini. Non vedeva più le scale, le pareti o la donna che frattempo aveva fatto la sua comparsa. Non sentiva più le voci e le grida, né riuscì a udire il suono di vetri infranti quando Catastrophe venne scagliata fuori dalla stanza. Sfoderò la spada per puro istinto, abbandonandosi ad un gemito sottile e appena percettibile per quanto era alto e distinto il tocco della lama mentre la estraeva, percependo il suono prodotto dall'acciaio che stride sul legno del fodero proprio come se fosse premuto sulle sue carni. Anche quello era doloroso... ma ugualmente il polso faceva ancora più male. Fu l'unica a non riuscire a capire il perché della sensazione di oppressione che era piombata sulle sue membra, ma d'altra parte non se ne curò affatto. Non riusciva più a pensare lucidamente, non si rendeva propriamente conto del fatto che l'aura che proteggeva dall'effetto della tiara non era più presente nell'edificio, non sapeva nemmeno di essere in presenza di altri individui al di fuori di se stessa e del nemico. Se Hisagi non l'avesse trascinata giù di peso sarebbe stata colpita dall'attacco di un suo stesso compagno, poi probabilmente si sarebbe scagliata anche su di lui senza esitare un solo istante. Invece, lo sfregiato la bloccò impedendole di buttarsi volontariamente contro il fascio di energia dell'arma che stava facendo a pezzi la gabbia dove la donna stava cercando di rinchiuderli, e per questo avrebbe dovuto riconoscerlo come nemico, cambiare obbiettivo ed attaccarlo. Invece non fece niente. Per un brevissimo istante i suoi occhi si schiarirono e gli rivolse uno sguardo indecifrabile. Durò soltanto un istante. Poi, con un grido, caricò la donna con la sua furia consueta.

    Seere era illuminata di energia rossa, che scorreva sulla sua lama come una corrente di luce cremisi. Piombò sul nemico per prima, precedendo di un istante gli altri, levando la nodachi di oltre due metri sopra la testa, per poi calarla in un violento fendente che avrebbe potuto decapitare la donna. Al movimento ascendente della spada corrispose un lampo di energia incolore, e quando l'arma calò come una ghigliottina si materializzarono quattro ulteriori fendenti di energia, che come strali si avventarono sulla preda circondandola, per trafiggerla alla base della nuca partendo da direzioni diverse.
    In un angolo della sua mente, il vero io di Yue si ritrasse spaventata da se stessa, lasciando libero sfogo allo spirito sito nella sua arma.
    "Ti odio", fu tutto ciò che riuscì a pensare, ma le sue labbra non si mossero, se non per un ghigno folle di chi ha smarrito completamente se stesso..

    SPOILER (click to view)
    Status »
    Fisico ~ Eccellente
    Psicologico ~ Status Berserk
    Riserva ~ 85%
    Consumi impiegati ~ Bassox1; Mediox1
    Seere ~ Impugnata

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            Abilità Passive:
            Bloodthrister - Forza fisica incrementata.
            Istinto - Resistenza al dolore.

            Abilità Attive:
            Terra sporca del colore cremisi - Quattro fendenti, direzioni a piacere. Consumo Medio.
            Fuoco intriso del colore cremisi - Potenziamento energetico alla spada. Consumo Basso.

            Note:
            Riassunto - Yue carica energia in Seere, dopodiché attacca Livane. Approssimatasi ad essa, rilascia contemporaneamente quattro affondi della potenza complessiva di un Medio tutti diretti a decapitare l'avversario, rilasciando inoltre l'energia immagazzinata in Seere per sferrare un fendente al collo, anch'esso volto a decapitare. Gli attacchi sono calibrati in modo da giungere da cinque direzioni diverse e distinte: due attacchi energetici dalle sue spalle, due attacchi dello stesso tipo dai lati, più l'affondo frontale portato da Yue stessa.
     
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  15. Hisagi Shuhei
     
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    »#3 - Track_
    _Narrow escape

    Di deboli uomini e fantomatici dèi ne aveva piene le palle.
    Tutta quella situazione stava sfidando apertamente la sua pazienza. Hisagi non era interessato né al blaterare vaneggiante della donna emersa dall'ombra, né alle inutili discussioni su chi fosse cosa (madre, figlio, divinità). Lui vedeva intorno a sé soltanto carne da macello pronta a subire il trattamento di una ben affilata mannaia.
    Nient'altro.
    Avrebbe detto alla puttana logorroica di risparmiargli la lezione sul Maelstrom, correggendola là dove le sue informazioni erano errate. Se solo si fosse degnato di ascoltare più di qualche parola sparsa qua e là. Gli occhi dello Sfregiato vagavano nella sala con impazienza, come a chiedersi "ma è tutto qua?". Delusi. Amareggiati. Con nulla da contare o da ammazzare.
    Poi qualcosa cambiò: Catastrophe mostrò tutte le sue debolezze e corse addosso al nuovo nemico strillando al pari di una scrofa sgraziata. Le ali servirono a poco, di fronte al potere della sconosciuta. Venne scagliata fuori da un finestrone, spezzando come vetro l'incantesimo che sorreggeva grazie a lei tutto il gruppo.
    Lo Shuhei sgranò gli occhi, percependo come un macigno legato al collo quel peso estraneo. Per poco non mollò la presa sull'elsa della katana, tanto era stata improvvisa e grave la perdita di forze. In un istante comprese ciò che gli avevano suggerito l'Antico e sua figlia: stare vicino all'AEnemos non serviva a lei. Era necessario per loro.
    Digrignò i denti e maledisse sé stesso per non aver fermato quell'idiota di Occhibelli. Grazie a lei ora avrebbe dovuto pensare ad una soluzione per problemi che non si sarebbero dovuti presentare.

    « A TERRA! »

    L'urlo del "compagno d'armi" lo riscosse dai suoi pensieri.
    Dalla contrazione del palazzo erano saltate fuori creature in gran numero, ed il pavimento si sollevava in un'onda minacciosa diretta al quartetto. Vide poche cose, ma comprese quasi tutto. Gli fu sufficiente notare la lama energetica del soldatino per avere ben chiaro cosa volesse fare: distruggere mattonelle e calcestruzzo per parare il culo a tutti.
    Nel gettarsi alle sue spalle Hisagi mise mano alla collottola di Yue, che scaraventò letteralmente a terra di fianco a sé. Un gran casino, frammenti di marmo bruciato che schizzavano ovunque. Nemmeno ebbe il tempo di rialzarsi che tutti erano già partiti all'attacco. In due aggredirono i costrutti, mentre alla vestale toccò la donna in uniforme.
    Fu allora che un tremito lo scosse, violentemente.
    La cronovela si accese proiettando un oloschermo sopra il braccio sinistro del Razziatore. Era rosso, lampeggiante e mostrava informazioni mai lette prima.

    « Impossibile. »

    Sentenziò con voce atona, incredula.
    Un punto imprecisato sopra la sua testa, all'interno del palazzo stesso, faceva registrare un picco immenso di tachioni. Qualcosa che nemmeno un Antico del calibro di Antares poteva generare; né gli affiliati all'Organizzazione sapevano fare tanto rumore. Le loro erano transazioni più discrete.
    Si ritrovò a sorridere di gusto.
    Lassù si stavano divertendo senza di lui, ne era certo.
    E allora perché - si chiese - stare lì, a perdere secondi preziosi insieme ad un manipolo di stronzi?
    Corse a perdifiato.
    Arma in pugno, superò le scale a grandi balzi e ancora scivolò oltre Yue, la sua avversaria, il loro combattimento. Non rivolse ad alcuno dei presenti il proprio commiato, limitandosi a cercare un varco tra le file dei mostri impegnati ad affrontare due dei suoi - ormai 'ex' - commilitoni.
    Come qualcun'altra persona, anche Hisagi Shuhei
    aveva del lavoro da fare.

    Lontano da lì, lontano da loro.

    « Fuori dai coglioni. » ringhiò all'indirizzo dei golem
    « Devo passare. »

    E si aprì una strada nera, ma lucente. Con un singolo dito proteso in avanti che gridava, gemendo e afferrando lo spazio, un ordine perentorio:
    "Devo passare" - ancora - "e non ho tempo da perdere."



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
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    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Illeso
    -Energie_ 90%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Mano dx}; Mala Suerte {Infoderata}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 25% passivo alla forza fisica {Tres}; malus del 25% passivo in resistenza fisica e velocità, vulnerabilità alle influenze caratteriali {Tiara}.
    -Tecniche_ Raggio di energia non-elementale Medio atto a disperdere gli abomini {Cero};
    -Note_ Che Hisagi sia stronzo ed egoista non credo sia una sorpresa per nessuno. Percependo la scia di tachioni (particelle che viaggiano a ritroso nel tempo e permettono, teoricamente, di spostarvisi attraverso) come concordato con QM e Gabriev Disith, tutto ciò che riesce a pensare è gettarsi all'inseguimento - vano o meno che sia - di Catastrophe. Dunque si apre una via attraverso i costrutti e cerca di salire più in alto che può.
    Erroneamente, nello scorso intervento, è stata segnalata la Mala Suerte come arma impugnata. Ho corretto: è, ovviamente, la 03.
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    CITAZIONE
    -Cero, Dark Light_ Zero. Non potrebbe esistere nome più appropriato per questo raggio annientante che ogni cosa inghiotte ed il resto lo distrugge. Se fosse possibile rendere la luce un agglomerato di oscurità, ed illuminare il buio, il Cero sarebbe il risultato di quel bizzarro esperimento cromatico. Frutto in realtà del potere del Razziatore Sfregiato, questo concentrato di energia crepitante e maligna rispecchia nel colore l'animo del creatore: nero come la pece, furibondo ed irrequieto. In origine si tingeva di un cremisi sanguigno, come il più volgare dei laser, e tale è ancora la sua natura: perfora e brucia come il più innovativo dei raggi energetici. Solo, non nasce da fredde macchine belliche, bensì dalle mani o dalle dita dello Shuhei. Questi, convogliando dapprima l'energia in un unico punto, crea una sfera del tutto simile a petrolio attraversato da fulmini neri e scarlatti, le cui dimensioni variano a seconda della potenza desiderata. In un secondo momento -si parla comunque di un battito di ciglia o poco più- l'energia accumulata viene rilasciata sotto forma, appunto di raggio oscuro rapido e letale. Un numero alquanto versatile, spesso utilizzato da Hisagi come diversivo o...soluzione finale. {Variabile}

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35 replies since 12/11/2010, 12:18   1106 views
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