[CSV] Mostri da Biblioteca

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    Con l’eleganza tipica di tutti i rapaci, il Falco coda-rossa concluse il suo lungo volo planando con grazia fino il vetro della finestra, tendendo gli artigli adunchi per aggrapparsi al legno e appollaiarsi quietamente sul davanzale ampio appena pochi centimetri.
    Ripiegò poi le ali contro il corpo, e tese il collo in avanti, quasi stesse spingendo lo sguardo dalla vista straordinariamente acuta a perlustrare il -buio- interno della casa, alla ricerca di segni imperscrutabili.


    « É qui dentro. »
    sussurrò la mente della creatura, rivolgendosi al suo interlocutore
    « Riesco a percepirlo. »

    L’unica risposta a quell’implicito comando di recupero fu un basso e crepitante ronzio, che si accompagnò al bagliore azzurrino dell’ennesima scarica elettrica emessa dal corno aureo del gigante, il cui corpo statuario fluttuava nell’aria davanti alla finestra, proprio in attesa della chiamata ad entrare in azione.

    Naturalmente il demone dai capelli blu si mosse senza dire una sola parola: i suoi contorni iniziarono a sbiadire, diventando evanescenti e ben presto inconsistenti, lasciando che la carne e il sangue divenissero nulla più che un cumulo di nebbia e vapore a guisa di uomo... ma ben presto anche quella forma venne meno, e la nube di grigio e denso fumo si disperse, filtrando attraverso gli infissi.

    Quando riprese il suo stadio solido, il Raitei si ritrovò all’interno di una stanza da letto, e rivolgeva le spalle alla finestra e al rapace; con calma lasciò lo sguardo bigio libero di vagare tra gli arredi, e gli ci volle un solo istante per individuare quello che cercava...
    perché si trattava della cosa che più amava al mondo.

    Così,
    senza che nemmeno lo sfiorasse il pensiero di star facendo qualcosa di male,
    si avvicinò all’alta libreria e cominciò a ficcanasarvi con interesse e a frugarvi con cura.

     
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    Lettura.
    A quell’ora di sera al Sommo piaceva molto dedicarsi alla lettura di qualche buon libro, non sempre si trattava di trattati sulla magia e la sua natura o sulla potenza di alcuni oggetti antichi creati dai maghi più potenti del multiverso o ancora, sugli strani fenomeni magici che si verificano in giro per Endlos.
    Quella sera Khatep stava leggendo storia, per la precisione il travagliato passato di mondi lontani, un pianeta chiamato Terra su cui si erano susseguite guerre una dopo l’altra, la magia non veniva praticata -ma come diavolo facevano senza?- ed esistevano armi tecnologiche capaci di distruggere un’intera città e avvelenare il terreno per decenni.
    Che spreco, pensava il Sommo, che senso ha distruggere un’intera città se poi non puoi costruirci sopra tu perché il terreno era avvelenato?
    Il popolo di quel pianeta aveva una storia interessante ma erano fondamentalmente degli idioti, pazienza.
    L’Antico passava quindi così la serata, una tranquilla serata, fino a quando non finì il proprio volume.

    Erano circa le otto e mezza ma c’era ancora luce.
    Khatep salì quindi al piano di sopra dov’era una parte della sua libreria, parte non troppo grande ma con alcune chicche di una rarità inestimabile, il resto era tutto nelle cantine della casa, protetto da incanti contro l’umidità e per la buona conservazione.
    Teneva in camera, luogo che presto avrebbe completamente trasformato in libreria per volumi poco importanti, unicamente i libri che consultava spesso o che aveva intenzione di leggere a breve.

    Non tutto però filò come doveva andare.

    Il Vetusto era sulla porta della propria camera-biblioteca che osservava allibito, se avesse avuto ancora la pelle e il sangue sarebbe sicuramente dapprima impallidito e poi sarebbe diventato completamente rosso.
    Una specie di gigante scaglioso e dall’aspetto vagamente dragonico stava frugando meticolosamente nella sua -la sua- biblioteca, quel coso si era introdotto abusivamente in casa sua -sua- e stava frugando la biblioteca!

    Khatep cercò di calmarsi, doveva apparire rilassato ed evitare di far esplodere la testa a quel coso cornuto, gli spruzzi di sangue avrebbero imbrattato completamente i suoi libri e lui non voleva questo, il sangue era rinomato per essere un liquido estremamente infido e difficile da pulire, oltre che maledettamente carico di energie magiche.
    Un solo litro di sangue di mago, o qualcun altro abbastanza potente, avrebbe fatto da conduttore e poi scaricato ogni stilla di magia presente in ogni singolo libro in quello scaffale, il che sarebbe stato gravissimo.

    Si trattenne quindi dallo scagliare immediatamente un raggio di energia nel cranio di quella cosa incivile e provò a parlare, sì, pensava, l’avrebbe attirata in strada e poi combattuta e uccisa per quell’effrazione.
    I suoi adorati volumi sarebbero dovuti essere salvi, non poteva permettersi che si rovinassero; ci aveva messo mesi e mesi a raccoglierli e speso una fortuna.
    Il mostro dal corno elettrico -che controllasse i fulmini?- doveva però pagarla molto, molto cara.

    Batté il proprio bastone per tre sole volte prima di parlare.

    Tu, coso.
    Chiunque tu sia io ti ordino di fermarti immediatamente, quei libri sono una mia esclusiva proprietà quindi se non vuoi che ti sbatta fuori dalla finestra e poi ti uccida, rischiando di rovinare per sempre i miei pregiatissimi volumi, sei pregato di venire con me in strada cosicché io possa punirti come si conviene.
    Con la morte.

    Ora muoviti e scendi, buttati di sotto o prendi le scale di tua spontanea volontà altrimenti ti trascinerò io stesso.
    Non mi interessa nemmeno sapere chi sei, sappi però che studierò accuratamente il tuo cadavere, pare abbastanza interessante e mi piacerebbe capire come fa il tuo corno ad avere tutte quelle scariche elettriche.

    Non è però il momento per le chiacchiere inutili, stai frugando nella mia biblioteca e questo è gravissimo.
    Scendi.


    Si fece da parte in modo da poter lanciare, alla bisogna, un incantesimo al suo nemico a scaglie ma lasciandogli abbastanza posto da prendere l’uscio e scendere.
    Tutte quelle ripetizioni di concetto nel discorso comunque non erano volute, voleva davvero indurlo a scendere in strada e voleva davvero preservare i suoi libri, si sentiva eccessivamente sotto pressione, quel tipo doveva pagarla ma non poteva ucciderlo lì sul posto altrimenti avrebbe insozzato tutto.
    Che situazione del caiser!
     
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    Con la calma e la perizia dello studioso, il gigante dai capelli blu se ne stava assorto davanti al mobile della libreria, leggendo -con profondo raccoglimento- il contenuto di un tomo che aveva attirato la sua attenzione per via della sua rilegatura colorata, e a vederlo così sarebbe parso molto simile ad un bambino che -appena trovato il vaso della marmellata- indugi voluttuosamente nel dolce peccato del suo piccolo, innocente e inconsapevole crimine.

    Non era
    quello ciò che stava cercando in quel luogo, ma si era comunque lasciato volentieri distrarre dalla sua passione per la conoscenza, nonché catturare nelle spire di quelle stringhe di numeri e lettere che veicolavano tante informazioni a lui ancora sconosciute.

    Il frullio di ali del falco contro il vetro della finestra e le beccate mirate a richiamarne l’attenzione al di fuori delle copertine di pelle non sortirono alcun effetto sul demone delle tempeste; difatti, si accorse della visita del padrone di casa solo quando il triplice tonfo del bastone riecheggiò nell’aria e il Raitei lo udì rivolgergli la parola.


    Tu, coso. Chiunque tu sia io ti ordino di fermarti immediatamente, quei libri sono una mia esclusiva proprietà quindi se non vuoi che ti sbatta fuori dalla finestra e poi ti uccida, rischiando di rovinare per sempre i miei pregiatissimi volumi, sei pregato di venire con me in strada cosicché io possa punirti come si conviene. Con la morte.

    Ora muoviti e scendi, buttati di sotto o prendi le scale di tua spontanea volontà altrimenti ti trascinerò io stesso. Non mi interessa nemmeno sapere chi sei, sappi però che studierò accuratamente il tuo cadavere, pare abbastanza interessante e mi piacerebbe capire come fa il tuo corno ad avere tutte quelle scariche elettriche.

    Non è però il momento per le chiacchiere inutili, stai frugando nella mia biblioteca e questo è gravissimo. Scendi.


    Allora -e solo allora- il gigante sollevò lo sguardo grigio dalle pagine ingiallite per appuntarlo sull’altrettanto incartapecorito viso del lich, rimirando con insistente curiosità le sue orbite vuote; tuttavia, per quanto interessante fosse quella creatura -più che chiedersi affascinato come riuscisse a vedere -, il pensiero di Brifos corse al fatto che egli fosse in errore: c’era una inesattezza determinante nel suo discorso, e -visto il suo incarico presso le terre dell’Est- era un obbligo morale quello di propugnare la verità.

    « Non tutti. »
    puntualizzò fissandolo placido, con occhi incolori e con voce neutra
    « Sono giunto a riprendere una cosa che mi appartiene... »

    Senza aggiungere altro, il Signore delle Tempeste volse la schiena al sacerdote, e tornò alla finestra dove il rapace sostava appollaiato sul davanzale per spalancarla; non cercò per un solo istante di dirimere la questione a parole... sostanzialmente perché, nonostante la sua grande dedizione allo studio e alla conoscenza, a causa dei suoi natali presso la Terra dei Demoni, Brifos aveva appreso che anche il combattimento è un mezzo buono quanto un altro per dirimere le questioni di disputa e contesa.

    Nella sua ingenua ottica, duellare per riavere quello che cercava era perfettamente normale.

    Solo un istante si fermò, indugiando davanti al vano che si affacciava sulla strada sottostante,
    e volse indietro il testone per appuntare sul padrone di casa uno sguardo vacuo dei suoi.


    « Se vinco posso prendere anche quello...? »
    chiese, con candore quasi infantile, indicando il libro che stava leggendo e aveva posato

    Poi, il gigante dai capelli blu scavalcò la finestra con una leggerezza e un’agilità che la sua mole non avrebbero fatto supporre, scomparendo oltre il davanzale e atterrando con fluida eleganza al di sotto, in strada, levando infine gli occhi grigi verso l’alto, in attesa che il suo contendente lo raggiungesse per risolvere quella faccenda.

     
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    Fastidi.
    Sempre e soltanto fastidi.
    Era mai possibile che il Sommo non riuscisse a passare un mese; un solo, unico, mese in cui non capitasse qualcosa di strano, bizzarro o che non gli procurasse qualche grattacapo?
    Evidentemente no.

    Il gigante blu rimase concentrato nella lettura di uno dei suoi tomi meno interessanti, dal suo punto di vista, conteneva grosso modo teorie di un po’ di quello e un po’ di quell’altro, alcune giuste altre sbagliate, era comunque un bel libro perché le spiegava tutte in maniera estremamente semplice.
    Coso si voltò quindi verso di lui, quando ebbe finito di parlare, alzando quindi gli occhi dal volume colorato per parlare.

    Non tutti.
    Sono giunto a riprendere una cosa che mi appartiene...


    Cosa?
    Nessuno di quei libri gli apparteneva perché erano tutti del Sommo, aveva dovuto sudare sette camice -figuratamente- per raccogliere tutti quei volumi contenenti il sapere di ambiti più disparati, non avrebbe certo permesso al primo che capitava di arrivare, avanzare pretese e poi andarsene con i suoi amati volumi rilegati.
    Il cornuto si avvicinò quindi alla finestra, probabilmente intenzionato a scendere da lì, ma prima di lanciarsi di sotto ebbe persino il tempo di lanciare un’ultima frecciatina.

    Se vinco posso prendere anche quello...?


    Se non fosse stato così irrispettoso probabilmente gli sarebbe anche stato simpatico, decise che non l’avrebbe ucciso, però una volta ridotto in fin di vita gli avrebbe fatto un bel terzo grado.
    Era effettivamente curioso di sapere cosa l’aveva portato in casa sua e quale dei suoi libri stava effettivamente cercando.

    Scese quindi fino alla porta d’ingresso e, uscendo di casa, la sbarrò con il pesante chiavistello in modo che, sperava, il riverbero dei colpi non la sfondasse.
    Era una porta in legno massiccio, avrebbe dovuto reggere…soprattutto con quello che l’aveva pagata.

    Si pose di fronte allo sconosciuto Bifos a una dozzina di metri.

    Eccoci qui, comunque no, anche nel remoto caso in cui dovessi sconfiggermi non potresti prendere quel libro.
    Dovresti imparare un po’ di educazione e a quanto pare toccherà a me insegnartela.
    Entrare nella casa di un Sommo Sacerdote senza essere invitato è stato il tuo primo errore, frugare nella sua libreria è stato il secondo, non scappare quando ne hai avuta la possibilità il terzo.
    Tre errori sono decisamente troppi per un colosso elettrico come te.
    Hehehe.


    Afferrò il suo bastone con la mancina, guardò con le orbite vuote il corno scintillante del suo avversario e batté il supporto serpentino sul terreno due volte.
    Sarebbe stato sufficiente, tanto per cominciare.

    Una doppia linea di guerrieri scheletrici apparve di fronte al loro signore immortale, quella davanti armata di spada e scudo, quella dietro di archi e frecce.
    I primi guerrieri avanzarono con le spade alzate, correndo verso Bifos; avrebbero tentato di sbilanciarlo utilizzando l’impeto della carica per poi calare le loro spade su di lui -i guerrieri centrali puntando alle spalle, quelli laterali ai fianchi-.
    La seconda linea invece, apparendo con le frecce già incoccate e puntate, dovette solo attendere che gli spadaccini furono a metà strada tra il Sommo e il colosso prima di scoccare, quattro dardi letali si dirigevano contro il petto di Bifos.

    Le gente intanto scappava urlando da tutte le parti, la necromanzia è quel genere di cose che fa abbastanza terrore, entro pochi secondi non ci sarebbe stato più nessuno per strada, una via larga circa cinque metri, sede di uffici, alcuni negozi e poche corporazioni.

    Khatep si chiese distrattamente quanto di tutto ciò sarebbe rimasto in piedi quando avessero finito.

    SPOILER (click to view)
    Status Fisico: illeso
    Status Mentale: leggermente arrabbiato/molto scocciato
    Energia:100-5-5= 90%


    SPOILER (click to view)
    Poteri & Abilità

    Sommo Sacerdote Liche
    "Come? Pensi davvero che questo mio corpo sia suscettibili a inezie da mortali come la fame, il sonno o sciocchezze simili? Sei più illuso di quanto sembrassi..."
    Khatep è, ovviamente, molto più vecchio di qualunque essere vivente su Endlos, anche se a dire il vero di vivente in lui c'è ormai rimasto ben poco.
    Unicamente la magia del Sole è ciò che tiene ancora assieme le sue vetuste e antichissime membra ma ciò purtroppo non preserva le stesse dall'invecchiamento, infatti secoli orsono, quando i Sacerdoti scoprirono come preservare il corpo dalla morte non riuscirono a fare lo stesso sul come preservarlo dalla vecchiaia e da allora tutti i Sacerdoti Superiori e i Sommi Sacerdoti sono sì immortali, ma il guscio delle loro anime continua la propria esistenza terrena invecchiando sempre di più con il passare degli anni e dei secoli.
    Questo processo di invecchiamento infinito, poichè non fermato dal sopraggiungere della morte, porta nei soggetti più anziani alla perdita di sostanzialmente tutti gli organi interni, essi semplicemente invecchiano, si disidratano e si staccano da se uscendo da eventuali buchi presenti nella pelle tirata dell'anziano membro della casta sacerdotale, unica cosa rimasta in genere sulle vecchie ossa e solo perchè si appoggia ad esse.
    Tutto ciò può certo comportare qualche svantaggio, come ad esempio l'astensione eterna da ogni forma di rapporto sessuale o l'impossibilità effettiva di nutrirsi a causa della mancanza degli organi deputati a espletare tali elementari funzioni ma l'ovvio vantaggio è che di tali cose non si avvertirà più il bisogno, tranne forse ogni tanto per l'appetito sessuale, e se non si possiedono organi risulta difficile anche subire danni agli stessi, cosa sempre vantaggiosa.
    Fortunatamente pur essendo che tale mancanza di metabolismo interno si espleta anche nell'assenza completa di qualunque tipo di nervo e conduttura nervosa è pur vero che come il corpo risponde agli ordini dell'anima del Sommo, essa è soggetta agli stimoli del corpo e mantiene tutti i sensi che possedeva in vita esattamente come li possedeva (tatto, olfatto, vista, udito e gusto) e non chiedete come poichè la magia del Sole è grande e ha il potere di fare anche questo, purtroppo tra gli stimoli ricevibili è però sito anche uno di essi particolarmente fastidioso e non proprio richiesto quale il dolore, e il Sommo odia provare dolore.
    Effetto: mancanza di qualsiasi tipo di organo e metabolismo interno, il corpo di Khatep è sostanzialmente uno scheletri ricoperto di fragile e incartapecorita pelle che possiede comunque i cinque sensi e può provare dolore.
    Il fatto che sia inoltre sprovvisto di un cervello vero e proprio gli conferisce una resistenza passiva a tutte le tecniche di tipo psionico, poichè essendo la sua mente dislocata non nel corpo ma nell'Essenza Solare stessa essa è un bersaglio estremamente complesso da colpire, e anche qual ora si riesca esso sarà suscettibile solo a notevoli quantità di potere psionico.

    Immortale
    "L'immortalità logora chi non ce l'ha..."
    L'anima di Khatep non è più una semplice anima, essa è legata indissolubilmente al potere dell'energia solare, ed essa pulsa, vive, alimentata da tutti i soli di tutto il multiverso, essa ormai prende l'energia che le necessita per rimanere in questo piano d'esistenza ben oltre il limite consentitole da questa viva energia pulsante e finché essa esisterà lei non potrà essere bandita dal multiverso, solo quando anche quando l'ultima stella sperduta ai limiti dello spazio e del tempo si sarà spenta definitivamente essa lascerà il proprio corpo per sempre, sempre che non trovi prima una soluzione alternativa.
    Tale immensa energia pura e luminosa consente anche all'anima di costruire un nuovo corpo, identico a quello vecchio, nel caso in cui quest’ultimo venga distrutto per un qualsiasi motivo e non c'è modo per impedire che nel momento di massima luminosità, quando la Magia del Sole e quindi quella del Risveglio è più potente l'anima abbia la potenza necessario per rievocare i frammenti del proprio corpo distrutto e ricomporli a riformare un involucro nuovamente abitabile.
    Effetto: Khatep è immortale e se viene distrutto il suo corpo si ricomporrà a mezzogiorno del giorno successivo, in caso di morte durante un combattimento si ha la sconfitta del Sommo Sacerdote.

    Incantesimi Riflessi
    "Uno scheletro in grado di evocare un gigante di dieci metri? Assolutamente impossibile..."
    Quella della luce è una magia assai potente, capace di evocare le bestie nonmorte più grandi e più spaventose del creato nonchè di scagliare attacchi diretti sfolgoranti di luminosità distruttrice e dispensatrice di morte.
    Essa tuttavia non è priva di quelle astuzie che possono mancare ad altre fonti di energia quali possono essere il fuoco o la terra, le brutali capacità questa magia prima fra pari è simili a una del proprio stesso elemento, come la luce può essere riflessa da un luogo all'altro tramite uno specchio, così può essere far fatto alla magia della luce.
    Solo Khatep però conosce il segreto per effettuare questo, scoperta la possibilità pratica di compiere una opera simile in un libro dell'ormai estinta magia delle Ombre, ci ha messo qualche decennio per adattare la cosa alla sua fonte di potere, ottenendo risultati sconcertanti; scoprì infatti che le creature evocate con il potere del sole ne rimanevano fortemente impregnate, così fortemente che era possibile usarle come canali grezzi di energia magica.
    Agli effetti pratici ciò vuol dire che il Sommo Sacerdote può, concentrandosi e desiderandolo, dopo aver raccolto la propria energia vitale per il lancio di un incantesimo della luce, convogliare tale energia nell'etere del Crocevia dei Sogni e delle Anime in modo istantaneo in modo che arrivi alla sua creatura designata, questa quindi riceverà l'energia e la espellerà sempre in modo istantaneo nella forma che il sommo le aveva dato, in sostanza lanciando l'incantesimo come se si trovasse al posto della propria creatura.
    Effetto: questa abilità passiva permette a Khatep di lanciare i propri incantesimi non solo dalla sua persona ma anche dalle proprie evocazioni, come se si trovasse al loro posto.

    Tecniche Utilizzate

    Guerrieri Scheletri [due volte]
    "La possente armata dei sacerdoti, attende il comando del proprio signore. Tutti valenti soldati, che si svegliano alla chiamata del loro signore e padrone, fedeli ben oltre la morte, per tutta l'eternità..."
    Il Sommo Sacerdote è in grado, in caso di bisogno, di evocare un piccolo gruppo di guerrieri scheletrici, essi sono fondamentalmente i soldati che il clero Khemriano aveva a propria esclusiva disposizione.
    Essi come tutti i soldati giurarono con convincimento di seguire i proprio clericali signori fino alla morte ed oltre, dando così il proprio consenso ai sacerdoti di richiamarli dall'aldilà in caso di bisogno, per poter combattere nuovamente al loro servizio.
    Nel corso dei secoli la pratica di richiamare i guerrieri dall'oltretomba è andata consolidandosi, tanto che negli ultimi periodi i normali guerrieri viventi non erano più in servizio, si preferiva mantenere solo l'elite (le guardie del sepolcro) e utilizzare come normali fanti i guerrieri scheletri, evocandoli al bisogno.
    Questi coraggiosi guerrieri non-morti combattono come facevano in vita, armati di un grande scudo di legno, una armatura leggera e una spada di bronzo, eseguono ogni ordine del proprio signore, non c'è neanche bisogno che lui parli, basta il pensiero per controllare i guerrieri.
    Consumo: 4 x Basso, 6 x Medio, 8 x Alto e 10 X Critico
    Durata: 2 turni
    Effetto: i guerrieri scheletri posso essere evocati entro un area di raggio 2 metri da Khatep, tutti con lo stesso equipaggiamento.
    Gli scheletri possono correre e hanno le normali abilità di un umano in discrete condizioni fisiche anche se come tutti i non morti hanno dei riflessi piuttosto scarsi.
    Gli scheletri possono essere equipaggiati con: spada e scudo o lancia e scudo o arco e frecce, in tutti i casi possiedono un armatura leggera, la lancia ha una lunghezza di 2.5m
     
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    Il rumore dei passi del vecchio Lich in avvicinamento catalizzarono lo sguardo grigio del gigante sull’esatta porta della via, giusto in tempo per vedere il burbero incartapecorito mucchietto d’ossa pararsi davanti all’uscio e subito affaccendarsi per sprangarlo... un’operazione affascinante, il cui senso il Raitei non comprese fino in fondo, ma che pure ebbe la facoltà di strappare una scintilla pensosa al suo corno aureo e fargli reclinare incuriosito il testone da una parte. Quando ebbe finito, il dinoccolato padrone di casa si volse a fronteggiarlo.

    Eccoci qui, comunque no,
    anche nel remoto caso in cui dovessi sconfiggermi non potresti prendere quel libro
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    Dovresti imparare un po’ di educazione e a quanto pare toccherà a me insegnartela.
    Entrare nella casa di un Sommo Sacerdote senza essere invitato è stato il tuo primo errore, frugare nella sua libreria è stato il secondo, non scappare quando ne hai avuta la possibilità il terzo. Tre errori sono decisamente troppi per un colosso elettrico come te. Hehehe.


    « ...capisco. »
    assentì con voce piatta e incolore

    Prestò attenzione solo alla prima parte del discorso, e il resto lo ignorò; quel che intese, tuttavia -a giudicare dall’impercettibile incurvarsi delle labbra ben disegnate verso il basso-, parve crucciarlo: chiedere non costa nulla -gli era stato insegnato-, e gli sarebbe piaciuto molto poter esaurire la lettura del tomo, ma il legittimo proprietario aveva detto di no... e non essendo lui un ladro o un prepotente, l’uso della forza per appropriarsi di un oggetto non suo
    non lo sfiorò nemmeno.

    Chissà a quanti sarebbero apparsi stravaganti quei suoi processi mentali, che trovavano lecito e normale il ricorso alla violenza per appianare le dispute, ma che gli facevano al contrario reputare scorretto applicare le ragioni della propria forza al furto: per il Raitei, si trattava di due cose completamente diverse, tra le quali esisteva una netta distinzione...
    Quasi si trattasse di binari paralleli e incompatibili.

    Al di là del volatile Iperuranio che regnava incontrastato nelle intenzioni insondabili e anche piuttosto ingarbugliate del gigante, fuori -nel mondo sensibile- Khatep si era fermato ad una dozzina di metri da Brifos, brandendo nella mano mummificata un oggetto simile ad un bastone o ad uno scettro serpentiforme; dopo che lo ebbe picchettato un paio volte sul suolo, due fila di scheletri sorsero dal lastricato della strada acciottolata, parandosi di fronte al loro duca immortale e scatenando immediatamente il panico e lo sgomento tra i passanti.
    Mentre le urla sempre più lontane della popolazione in fuga li accompagnava, gli otto guerrieri si disposero all’attacco: quelli nella seconda fila -armati con dispositivi a distanza piuttosto rudimentali, che aveva visto usare anche a Fanedell- incoccarono una freccia nel loro arco, mentre quelli nella prima sguainarono le spade e imbracciarono gli scudi
    prima di caricare frontalmente.

    Dieci metri circa li separavano, così il demone delle tempeste ebbe il tempo di fissarli con perplessità, prima di slanciarsi correndo in avanti, puntando direttamente sul Lich, mentre l’aria intesseva attorno a lui il proprio incanto, modellando sulla sua stazza le correnti in un bozzolo protettivo.
    Protettivo e letale, perché le scariche elettriche e le lame di vento insite in quel guscio di etere e magia non avrebbero permesso ad alcuno di nuocere al loro protetto: le prime intercettarono i proiettili che avrebbero desiderato le carni dell’Amal come bersaglio; le ultime, accolsero gli arti dei soldati -se non i loro interi corpi-
    con la stessa amorevole carezza di un tritacarne.

    In corsa -senza smettere di avvicinarsi- il Raitei arretrò il pugno destro, condensandovi con la sola volontà un conglomerato di elettricità azzurra e crepitante; poi, quando ormai meno di cinque metri li separavano, lo scagliò contro l’avversario: la scarica a guisa di testa di drago che vi sprigionò volò verso la fila di arcieri spalancando le sue fauci, ma, in risposta al movimento impercettibile del gigante -una rapida sequenza di piccole contrazioni dell’indice e del medio-, prima di colpirli virò bruscamente in verticale, schizzando verso l’alto, salvo scavalcarli istantaneamente per ricadere sull’evocatore per inghiottirlo.


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    Status Fisico: Illeso
    Status Mentale: Concentrato e Insondabile
    Energie: 100% - (10% + 10%) = 80%

    Mantra: Grazie alla sua particolare genesi, il Raitei è sensibile alle alterazioni del campo magnetico emesso dalla massa dei corpi e dagli spostamenti d'aria attorno a lui; questo gli dona capacità di vedere a 360° -sia alla luce del giorno che nell’oscurità più profonda- e di captare gli spostamenti di qualsiasi cosa entro un raggio di 30 metri, individuando eventuali nemici nascosti (mimetizzati, sdoppiati et similia), riconoscendone l’esposizione all’elemento.
    Tale abilità sfrutta un livello superiore di percezione che viene anche chiamato “occhio interiore”: si vocifera che alcuni ciechi siano in grado di utilizzarlo in sostituzione della normale vista, e molti sostengono che in realtà le percezioni sono offuscate dall’inganno dei sensi, senza i quali sarebbe possibile oltrepassare senza difficoltà quelli che gli umani credono i loro limiti; questa consapevolezza rende più sensibili e difficilmente influenzabili da allucinazioni, suggestioni e concretizzazioni psichiche. [Vista Cieca + Difesa Illusoria]

    Rianimazione: L’elettricità che scorre nel suo essere, come il sangue nelle vene, fa in modo che il Ratei non muoia mai: gli impulsi elettrici continuano ad alimentare l’encefalo, a mantenere attivo il circolo cardiaco e a preservare perfettamente reattive le funzioni motorie e i suoi riflessi. Può restare K.O. per qualche tempo, ma il Signore del Fulmine si riprenderà sempre, dopo la sconfitta.

    Crisalide: Adoperando entrambi gli elementi che lo compongono, Brifos può racchiudere sé stesso o un alleato in un bozzolo fatto di correnti d’aria; in questo modo, certi tipi di attacchi potranno essere smorzati, mitigati o annullati dal vento violento. Il bozzolo di vento si muove insieme al bersaglio su cui è stato applicato; entrarvi in contatto vuol dire ritrovarsi la parte interessata flagellata da lame di vento.
    Consumo: Variabile > Medio

    Electric Dragon: Modellando la propria aura, il demone può evocare un drago di pura e crepitante energia elettrica; la materializzazione viene diretta contro l'avversario pur restando vincolatala braccio del Raitei, e la sua testa può essere manovrata a piacimento, a patto che non superi la distanza del suo raggio d'azione, compreso nel limite dei 7 metri.
    Consumo: Medio
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Il drago elettrico del gigante dai capelli cobalto si abbatte sul lastricato della Città Alta, sollevando un polverone denso di detriti mentre la pietra e le ossa vanno in frantumi con uno schianto, immediatamente seguito ed inghiottito delle urla terrorizzate dei bravi cittadini di Laputa.

    Gli occhi grigi del Raitei restano inespressivi davanti a quel caos, ciechi alla nube che ora lo attornia... ma se la foschia non rappresenta un impedimento alle sue percezioni -sempre in allerta nel monitorare costantemente la situazione circostante- lo stesso non può dirsi per l’adunanza di più presenze nella piazza: c’è movimento per le vie, e non vi è dubbio alcuno sul fatto che siano state richiamate lì dal disordine esploso così all’improvviso.

    « Sono le guardie: stanno arrivando per te. »

    La voce dello Sparviero risuona leggermente stizzita nella testa del demone mentre il volatile scende rapido in picchiata, allargando le ali all’ultimo momento per smorzare la velocità e appollaiarsi sulla spalla dell’Amal ghermendola delicatamente con gli artigli.

    « Togliamoci da qui. »

    Un crepitio e una scintilla percorsero la lunghezza del corno aureo di Brifos in risposta a quel suggerimento così simile ad un comando; poi, ubbidiente, il demone sublimò in una nube di vapore inconsistente e si disperse nel polverone e nel trambusto della folla.

     
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