Andando avanti.

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  1. Daligar
     
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    CITAZIONE
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    Quanto tempo era passato da quando aveva lasciato il samurai? Mezzora? Un'ora? Due? Non era in grado di dirlo. Il sole stava tramontando, ma di tornare alla bettola non se ne parlava. Forse le guardie avevano sentito qualcosa dello scontro. Forse i cittadini che stavano bevendo nella locanda avevano chiamato la milizia per farli catturare. Forse non era successo niente del genere.
    Tuttavia, non se la sentiva di correre il rischio.
    Si allontanò dall'osteria lungo la strada principale. Il volto scoperto, lievemente macchiato del sangue che era schizzato sia dal suo corpo che da quello del numero sette, era rivolto verso il basso e lo sguardo era fisso sui piedi.

    Sentiva i rumori della cittadina che si preparava alla nottata. I piedi che calpestavano il terreno, le voci che riempivano l'aria, le porte che sbattevano. Ancora una volta, rimase a guardare la gente che tornava alla propria casa e ancora una volta si chiese dove fosse la sua. Le ferite continuavano a sanguinare, ma né i passanti, né lui stesso se ne preoccuparono. Sembrava quasi uno zombie, il fantasma di un ragazzo.
    Ed era esattamente quello che era: un clone. La copia di un umano.

    Il sangue scivolava lento sul suo corpo. Le energie cominciarono a mancare e la forza alle gambe iniziò a venir meno. Barcollando, prese a sbandare verso destra, finché non arrivò ad un muro. Vi poggiò la spalla e la testa e cominciò ad annaspare. Le grandi boccate d'aria non sembravano riempire i suoi polmoni.
    L'ossigeno non voleva saperne di arrivare al cervello.

    Poi, successe in un attimo. Le gambe cedettero all'improvviso e Daligar si ritrovò sedere a terra, con la schiena contro il muro.
    Rimase lì.
    Sollevò lo sguardo e guardò il cielo, tinto sempre di più di un rosso vivo. Abbassò gli occhi e vide il sangue. Gli ricopriva entrambe le braccia, una gamba ed il ventre. Ferite lievi, ma non volevano saperne di smettere di sanguinare. Lui, però, non si arrendeva.

    Facendo leva sulla parete al quale si era appoggiato, si sollevò a fatica e, tenendo una mano accostata alla parete, riprese la sua solitaria marcia verso l'ignoto. Perché nemmeno lui sapeva dove andare o cosa lo aspettava dietro l'angolo. Ma comunque andava avanti. Barcollava, cadeva, si alzava e continuava. Sorretto da una forza invisibile e inspiegabile che non riusciva a definire.

     
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    Poco più distante, una bellissima donna varcò l'angolo con leggiadria, camminando rapidamente in direzione di qualcosa, a quanto sembrava dal rumore dei tacchi che si faceva sempre più rapido e forte, davvero molto importante. Più costei si avvicinava, più dalla penombra sarebbe stato possibile distinguere la sua longilinea e sinuosa figura di donna illuminarsi di un chiarore niveo ed impercettibile, quasi potesse brillare di luce propria. La Dama del Vento portava i suoi lunghi capelli castani sciolti, e mossi cadevano sulle sottili spalle, incorniciando un volto ovale e bellissimo su cui erano incastonati due smeraldi preziosi quanto incantevoli. Ai molti, la figura di Drusilia sarebbe parsa innaturale come una statua di una Venere che, chissà per quale ragione, aveva preso vita. Portava con sè un foglio di carta, ma probabilmente il giovane barcollante innanzi a lei non ci avrebbe proprio fatto tanto caso. Lei, però era attenta, ed ai suoi occhi come alle sue orecchie nulla rea sfuggito; credeva infatti di aver ben chiara la situazione, tanto da fermarsi all'ennesimo capitombolo del giovanotto dallo sguardo basso, rivolgendosi a lui con voce ferma ma che tuttavia lasciava sfuggire un pò della sua naturale dolcezza.

    -Dimmi, giovanotto, come ti sei ferito?

    Lentamente si sarebbe piegata su di lui, e qualora lo sconosciuto glielo avesse permesso, avrebbe allungato le dita affusolate sulla fronte per accertarsi delle sue condizioni, ed infine con la mano, scansato le ciocche di capelli corvini per guardarlo meglio. Un gesto di eccessiva confidenza, forse, ma quel ragazzino non aveva bisogno di formalismi, piuttosto di cure ed un letto caldo dove riposare. E poi, anche se si fosse trattato di un criminale, lei non si sarebbe mai permessa di negargli conforto. Non a Laputa, e sicuramente non in pieno periodo natalizio. Ah, il Natale! Da quando non lo festeggiava? Fortuna che, quell'anno, si era messa in accordo con i suoi associati, che gentilmente si erano offerti di aiutarla nonostante a molti la dolce ricorrenza fosse sconosciuta. Forse era per quello che si sentiva così di buon umore.

    Tecniche Passive



    Cinque di Denari (arcano minore)
    Il corretto ordine del mondo è pesantemente distorto all'interno del Cinque di Denari. L'armonia è rotta e le vecchie regole e convenzioni non sono più valide. Il lavoro perde di significato e valore se un susseguirsi costante di ostacoli impedisce l'avanzamento.

    ...Perchè una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere;
    e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile...
    Luigi Pirandello

    jpg
    Significato al dritto: amanti
    Evoluzione. Resistenza. Amante.
    Carta molto positiva in quanto simboleggia l'evolversi di una situazione in positivo. Soluzione di un problema finanziario, riparazione di debiti, guadagni insperati. Indica anche stabilità e armonia nel rapporto di coppia. Coraggio e resistenza nell'affrontare le difficoltà. La carta rappresenta anche lo sposo, l'amico o l'amante. Buone prospettive per il futuro finanziario.
    Indica: amori, disordine, l' amore libero, affetto, tenerezza, passione di innamorati, fidanzamento, uomo galante, pretendente, rapporti sentimentali, marito, amico, amica, matrimonio.

    Aura di Venere»Come ogni sentimento l'innamoramento parte da un'emozione forte o graduale che nasce spontanea nella quale si proiettano nell'altro aspettative, bisogni desideri. E' come contemplare la propria immagine riflessa negli occhi dell'altro. In fondo l'altro di cui ci si innamora è solo un'occasione esterna che suscita il sentimento ma che in realtà non c'entra, perché l'innamoramento è una fatto ancora soggettivo e tendenzialmente narcisistico.
    Dentro ogni essere vivente c'è un naturale bisogno di completezza. Inconsapevolmente durante la crescita, fin da ll'infanzia, ogni creatura crea un io ideale che è la somma delle cose che le piace e delle cose che le mancano. In presenza della Dama del Vento, Arcano Minore dell'Amore, nasce spontaneo questo fenomeno affettivo, l'innamoramento. Quando la si incontra, colpisce perché dimostra di avere uno degli elementi che compongono "io ideale" di tutte le creature, lo fa un po' come esplodere all'esterno. Questo "io ideale", che è "esploso" all'esterno, riveste Drusilia che l'ha involontariamente provocato nell'immagine interna di chi le è di fronte.
    Come ogni espressione affettiva anche l'innamoramento ha dei sintomi che sono di due tipi: fisiologici e psicologici.
    FISIOLOGICI:
    - accelerazione del battito cardiaco
    - alterazione del ritmo respiratorio
    - sudorazione
    - leggerezza alla testa e a volte vertigine
    PSICOLOGICI:
    - costante presenza mentale di Drusilia
    - scomparsa delle tensioni e ansie per le preoccupazioni quotidiane
    - atteggiamenti entusiastici (un po' "folli")
    Ovviamente tali sintomi provocano "distrazioni" (a seconda del pg) durante il combattimento o la semplice vita quotidiana. La passiva dura solo in presenza della Dama del Vento; in sua assenza scompare tutto.
    LIMITAZIONI: "Più si conosce a fondo la dama, più la malia si indebolisce fino a che chi nutre per lei profonda amicizia ne diventa immune" In pratica i pg che con lei stringono amicizia sono più in grado di sopportare la sua malia. Ovviamente ci si accorderà prima via mp tra giocatori.


    Librarsi in volo»Poichè derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria (max 5m) galleggiando in essa grazie al pensiero (tale tecnica è a volte accompagnata all'apparizione di tre bianche ali che, però, hanno puro effetto scenico).

    Resistenza alle Manipolazioni Psichiche» Drusilia, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: nel corso di una scena o di un combattimento, ella non subisce manipolazioni eventuali fino a livello medio.

    Arciere Arcano» Quando Drusilia lancia una freccia per mezzo di Alcarcalime, è in grado di infondere la sua magia all'interno di essa. Ciò le permetterà di far funzionare magie da "tocco" a distanza, come anche travolgere i propri nemici con tecniche che, altrimenti, non li avrebbero mai raggiunti dato il ridotto raggio d'azione; esse infatti manterranno le medesime caratteristiche, tuttavia partiranno dal punto esatto che colpirà la punta della freccia.

    Vista Ultra - Sviluppata1» Drusilia ha ereditato come patrimonio genetico l'innaturale quanto potentissima capacità di amplificare esponenzialmente il senso della vista. Ciò le permette una nitida visione di ciò che la circonda anche in assenza di luce.

    Essenze e presenze nascoste» Drusilia, inquanto Dama del Vento, è giunta ad un livello tale della comprensione del suo elemento, da poter considerarsi "tutt'uno" con esso.
    Partendo da tale presupposto, la giovane Galanodel è in grado, attraverso la meditazione, di poter "sentire" ogni molecola d'aria presente nel raggio di 15m da lei; quando qualcosa (persone, oggetti o tecniche che implicano forti spostamenti d'aria) si trova all'interno dell'area, la Dama è in grado di stabilire la sua esatta posizione nello spazio o un suo qualsiasi movimento o un semplice respiro.


    Veritas» Col termine verità si indicano una varietà di significati, che esprimono un senso di accordo con la realtà, e sono in genere collegati col concetto di onestà, buona fede e sincerità. Non c'è una definizione univoca su cui la maggior parte dei filosofi di professione e gli studiosi concordino, e varie teorie e punti di vista della verità continuano ad essere discussi. I principali argomenti di dibattito riguardano la definizione e l'identificazione della verità, e la questione se la verità sia qualcosa di soggettivo, relativo, oggettivo, o assoluto. Ma tralasciando i sofismi, sebbene sia difficile da identificare la verità in sè, è molto più semplice percepire cosa si allontana da essa: la bugia, gli inganni. Essendo devota ad Hesediel, Drusilia ha ricevuto da esso il dono di percepire ogni inganno, di andare oltre le menzogne.
    In termini di gdr, Drusilia sarà in grado di percepire tutte le bugie dette da personaggi giocanti o png che non usino tecniche specifiche o comunque fino a livello medio.


    Nature Reverence» E' innegabile che, dal suo arrivo su Endlos, il potere della Dama del Vento sia sensibilmente cresciuto: questo può essere in parte dovuto al fatto che ella abbia abbracciato il suo destino di guerriero Galanodel -imparando a non lasciarsi più frenare dal suo cuore tenero-, e in parte al fatto che la permanenza presso l'Isola nel Cielo l'abbia portata ad un più alto livello di comunione col suo elemento... Fatto sta che l’ambiente attorno a lei sembra aver sviluppato un legame quasi empatico con Drusilia, reagendo alla sua presenza e riflettendo come uno specchio i suoi stati d’animo. Il potere non genera mai effetti disastrosi o disagevoli, nemmeno per gli avversari, ma è una spia più che utile per capire che aria tira; se -all’improvviso- il cielo si annuvola... e se avete appena fatto o detto qualcosa di fuori luogo, fareste meglio a preoccuparvi di quei neri cumoli temporaleschi, perché potrebbero essere un terribile presagio di tempesta.
    In termini gdr, Drusilia è in grado di influire con lo scenario che la circonda, modificandone il clima, senza però raggiungere livelli in cui possa danneggiare realmente qualcuno (ha infatti solo effetto scenico o, al limite, può far intimorire qualche spettatore, nulla di più).



    Edited by Drusilia Galanodel - 2/6/2015, 01:01
     
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  3. Daligar
     
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    Barcollò nuovamente, finendo per terra ancora una volta. Il sangue continuava ad uscire. Forse era il caso di fare qualcosa, di cercare qualcuno che potesse aiutarlo.
    Una dolce voce femminile si rivolse a lui. Inizialmente pensò di essersi sbagliato. Pensò di essersela immaginata o chissà cosa e continuò a guardare per terra.
    Poi, un tocco. Leggero, sulla fronte. Lasciò che la mano sconosciuta passasse sulla sua pelle, riluttante ad alzare la testa. Il respiro affannato iniziò a calmarsi, come se quel tocco gli avesse tolto un peso di dosso.

    Si dimenticò quasi delle ferite. Non del tutto convinto di quello che stava succedendo, come se stesse sognando, rimase immobile. Sentì la mano scostargli i capelli e il bisogno di guardare in faccia la persona che lo stava facendo. Perché la vita gli aveva insegnato che a quel mondo nessuno faceva niente per niente. Perciò, cosa voleva quella persona?

    I suoi occhi si sollevarono e le sue iridi nere incontrarono quelle verdi della donna che lo stava accarezzando. Un volto giovane e bello, incorniciato da capelli castani che rilucevano alla debole luce del tramonto. Un'espressione dolce in viso. Le sorrise debolmente. In lui niente faceva credere che facesse parte di un'organizzazione criminale che raccoglieva i più temibili criminali per scopi, ovviamente, malvagi. E così doveva essere.

    Tuttavia, lo sconforto nel giovane non voleva saperne di andarsene.
    Alcune domande cominciarono a ronzargli nella testa, mentre, immobile, osservava la donna che lo accarezzava dolcemente.
    Perché lo stava facendo? Cosa voleva da lui? Possibile che esistesse al mondo gente che aiutava gli altri senza chiedere niente in cambio? Possibile che...?

    "Sc...scusami..."

    Disse il ragazzo, sottraendosi al contatto fisico e tornando a guardare per terra.
    Si sentiva tremendamente in imbarazzo per tutto. Era la prima volta che incontrava una donna così...
    In realtà aveva incontrato l'Alfiere dell'Est, ma non era stata la stessa cosa. Si era sentito strano, quasi bene, ma non era stato così vicino, né era stato toccato da lei. A differenza della ragazza che gli stava di fronte, con l'Alfiere era riuscito a mantenere un comportamento distaccato.
    Qui sembrava impossibile riuscirci.


    SPOILER (click to view)
    Per quanto riguarda le mie passive, che non ho intenzione di scrivere per intero XD, sappi che Daligar non emette Aura, né odore. Per il resto ha solo un PU del 50% in agilità e velocità e una resistenza fino a Medio da malattie e veleni. XD
     
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    Chissà perchè, Drusilia ebbe come la sensazione che quel giovane uomo avesse appena combattuto con una sorta di mostro, e non quelli enormi dalla forza immane, ma di quelli malvagi e viscidi che hanno la fastidiosa tendenza di entrare nelle teste delle loro vittime, confondendole e deviandole. Perchè, altrimenti, lei che era il Cinque di Denari non capiva come mai un uomo avesse così tanta paura del tocco dell'Amore. E' vero, era accaduto anche a Dorian, tuttavia si era convinta che forse aveva evitato le sue attenzioni in quanto consacrato a ciò che rappresentava il suo Gemello. L'altra faccia della medaglia. Forse era così anche per lui? O forse era timido e spaventato? Tanti erano i motivi di quel discostarsi, e lei non pensava che lui fosse una persona pericolosa. Non al primo sguardo, almeno. Sorrise, continuando a scrutarne il volto pallido e delicato, con quell'aria strana e lo sguardo fisso a terra. Forse solo lei o pochi altri sul suolo di Endlos erano in grado di comprendere la bellezza in quelle cose...

    -Ti scuso, ma non hai risposto alla mia domanda.

    Allora la bella dama gli si avvicinò ancora, inginocchiandosi innanzi a lui per poi alzare il volto e reincontrare il suo sguardo. Sorrideva ancora, di una espressione dolce e rassicurante come solo lei era in grado di fare. Era evidente che non avesse cattive intenzioni nei suoi confronti, e per di più si stava perfino offrendo di aiutarlo.

    -Hai bisogno di cure, e non son solita abbandonare i feriti.
    Soprattutto nella mia città.


    E con ciò indietreggiò, tornando in posizione eretta ed attendendo docilmente la risposta dello straniero.

     
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  5. Daligar
     
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    La risposta della donna spiazzò il ragazzo, ma fu la seconda affermazione a pietrificarlo. La donna aveva detto: "La sua città". Ciò poteva solo significare che essa era un Ufficiale. Sapeva che l'Alfiere era un uomo, o almeno era di sesso maschile, quindi quella donna doveva essere un Ufficiale, i secondi più alti in grado nel Presidio. Tuttavia si offriva di aiutarlo. Che fare?

    Ripensando alla sua prima affermazione, capì che non era il caso di dirle la verità. Provò ad inventarsi una scusa, ma a guardare il sorriso della giovane donna non gli veniva in mente niente. Non poteva proprio mentirle.
    Decise di passare oltre e fare finta i niente. In fondo era ferito, non poteva certo pretendere che si mettesse a raccontarle tutta la storia?!

    Posò il suo sguardo sulla giovane che attendeva una risposta. Le ferite sembravano bruciare meno, almeno inizialmente. Tossì violentemente e tutto il corpo prese a dolere. Posando una mano sul muro, il giovane cercò di rialzarsi. Doveva accettare l'invito di quella donna, anche se Rain non ne sarebbe stato entusiasta.
    E nemmeno lui lo era, ma dimentico delle emozioni negative fece un sorriso all'Ufficiale e si preparò a seguirla.

     
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    Vide il bel giovane alzarsi, sebbene non fosse poi così felice dell'incredibile colpo di fortuna che aveva avuto. Drusilia fece cenno di seguirlo, per poi passeggiare piano tra i viottoli e giungere poco dopo ad una piccola bottega. Si trattava di un erbario o qualcosa del genere. Stava evidentemente per chiudere, tuttavia appena vide la Dama tentennò, come insicuro sul da farsi. Come risposta, la figura dal morbido profilo, gli si avvicinò ancora, alzando la mano destra quel tanto che bastava per fargli mirare uno strano anello. Probabilmente Daligar non avrebbe capito, ma l'uomo innanzi a loro, alla sola vista del monile, riaprì in fretta e furia tutto, offrendo loro ospitalità con un profondo inchino.

    -Accomodati, caro.

    Fu così che la Dama, tutta soddisfatta, lo invitò ad entrare. E lì, oltre al bancone e mobili vari, in una stanzetta a parte, avrebbero trovato un lettino molto simile ad una barella, e vari tipi di medicamenti. Sembrava a una infermeria, anche se un pò all'antica. Infondo Laputa non era poi troppo simile a Klemvor, e le cure derivavano da magie ed altri rimedi piuttosto che da medici veri e propri. Almeno per il momento.

    -Sfilati la maglie, stenditi e fammi un pò vedere cosa ti sei fatto.

     
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  7. Daligar
     
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    Aveva veramente accettato l'aiuto di quella donna?
    A quanto pareva, sì.
    Le forze sembravano essergli in parte restituite e forse anche il sangue aveva smesso di uscire copioso delle ferite provocategli dal samurai.
    Tuttavia, camminare gli sembrava ancora molto faticoso.
    Seguì la giovane che si diresse in una specie di negozietto. Mostrando qualcosa al negoziante ottenne i suoi favori, evidentemente non si era sbagliato quando aveva ipotizzato che quella giovane fosse un Ufficiale di Laputa.

    Entrò a testa bassa e si diresse dove la giovane gli aveva indicato, sedendosi sul letto e lasciandosi abbandonare per un momento.
    Ascoltò la voce della giovane che gli disse di levarsi la maglia.
    Rimettendosi in piedi, osservò le proprie mani per un momento. Non poteva credere di starlo facendo veramente. Portò le mani al fondo della maglietta e se la sfilò verso l'alto, mettendo a nudo il petto e le ferite, ormai incrostate di sangue.

    "Immagino di essere in debito con te."
    Disse il ragazzo osservandosi il corpo.
    "Cosa vuoi che faccia in cambio?"



    SPOILER (click to view)
    Riporto qui le condizioni fisiche di Daligar:
    CITAZIONE
    Ferita lieve sul braccio sinistro, sulla spalla destra e sul ventre. Ulteriore ferita lieve sul braccio sinistro, sulla gamba destra e due ferite lievi all'addome
     
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    La Dama non rispose, ma spinse con l'indice affusolato la testa del giovane il modo che si stendesse, per poi iniziare ad impregnare strane stoffe con altrettanto strani liquidi dall'aspetto leggermente inquietante. Ma per quanto le sue azioni potessero lasciar perplessi, la sua dolce figura riusciva a mitigare perfino quell'ambiente, e perfino quella simpatica e dolorante zampetta di ragno si sarebbe sentita a casa.

    -Brucerà tanto.

    Un movimento rapido, e quelle stoffe avrebbero percorso le carni del giovanotto, e sarebbero divenute tanto forti e dolorose quanto efficaci. Poi, infine, avrebbe fasciato tutto, bene attenta che non ci fossero tagli particolarmente profondi da ricucire. Sorrise, riflettendo che infondo, la sua gavetta come infermiera dell'Accademia, era servita a qualcosa.

    -In realtà ci sarebbe una cosa che potresti fare.

    Sorrise sorniona.

    -Fra otto giorni è Natale, e indico una festa all'Albero Casa, nel Latifondo.
    Ti andrebbe di partecipare?



     
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  9. Daligar
     
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    Lasciandosi andare sul letto, secondo le mute direttive della ragazza, Daligar si sdraiò a pancia in su ed attese che la giovane gli curasse le ferite. Vide comparire nel suo campo visivo delle stoffe e delle boccette contenenti liquidi strani.
    Lasciò che lo sguardo vagasse sul soffitto, mentre si inebriava della presenza della ragazza.
    Le stoffe non tardarono a posarsi sulla sua pelle che, in corrispondenza delle ferite, cominciò a bruciargli.
    Stringendo i denti, lasciò che la ragazza continuasse.

    Sentendo la richiesta del Ufficiale in cambio dei suoi servigi, al ragazzo venne in mente che, in fondo, nessuno faceva niente per niente. Tuttavia, gli veniva in cambio chiesto di prendere parte ad una festa, quindi non era poi così male.

    "Ma certo."

    Rispose il ragazzo con un sorriso, prima di chiudere gli occhi ed immaginarsi Rain che lo uccideva per aver accettato di unirsi ai propri nemici per una festa.

     
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    Con fare da perfetta crocerossina, medicò ogni ferita, anche i graffi, fasciando il tutto con delle bende disinfettate per bene. Intanto il negoziante che li aveva fatti entrare attendeva pazientemente all'ingresso, trascorrendo il tempo nello spazzare per terra o nell'ordinare alcuni barattoli dall'aspetto curioso. Non sembrava infastidito, piuttosto pareva avere la classica espressione di chi, il giorno dopo, non avrebbe perso occasione per vantarsi della cosa con gli amici alla locanda.

    -Sinceramente non so cosa hai fatto per provocarti queste ferite, e non mi va di farti il terzo grado,
    considerando che non mi sono giunte denunce o chiamate urgenti.
    Ma vedi di non esagerare da queste parti, Laputa è fortemente militarizzata e quando si esagera accadono cose molto brutte, a prescindere dal luogo di provenienza.
    E per brutte intendo davvero brutte.



    Sospirò, stringendo una benda alla spalla del moretto, poi con una forbice ne tagliò l'estremità che fu presto annodata per bene, in modo da tenerlo fermo e nello stesso tempo protetto. Proprio una gran bella fasciatura, impeccabile a dirla tutta: si vedeva che seguire Enju per tanto tempo era davvero servito a qualcosa.

    -Ho finito, ed ora cerca di non sforzarti troppo o sarà peggio, capito?

    E la mano nivea sarebbe scivolata sul bel viso pallido del ragazzo, mentre le labbra rosse sarebbero giunte a stampargli un dolce e premuroso bacio sulle gote. Terminato quel breve istante, si sarebbe diretta all'entrata, in modo da ringraziare il padrone del negozio e dar modo al giovane moro di rivestirsi e riflettere su ciò che aveva appena ascoltato. Qualora fosse uscito, si sarebbe avvicinata a lui, domandandogli il suo nome.

    Davvero insolito curare un ferito senza sapere chi fosse...

     
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  11. Daligar
     
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    La giovane donna ci mise un attimo a pulire e fasciare bene le ferite e il giovane si ritrovò il torace completamente fasciato, così come buona parte delle braccia.
    Una mummia, ecco cosa sembrava.
    Mentre la donna gli parlava di quanto brutte potevano essere le punizioni per chi infrangeva le regole, il ragazzo provò a muoversi, notando fin da subito che le bende lo impacciavano tantissimo. Niente acrobazie per un po'.

    D'un tratto le labbra dell'Ufficiale si posarono sulle sue guance, schiudendosi in un bacio.
    Il leggero pallore del ragazzo iniziò a colorarsi di rosso fino a ricoprirgli interamente il viso. La pelle cominciò a bruciargli e il giovane capì che gli era successo qualcosa al volto e si sentì tremendamente in imbarazzo. Come se fosse nudo. Tuttavia la ragazza sembrò uscire senza accorgersene.
    Alzatosi e infilatosi la maglia, Daligar uscì dal luogo dove l'Ufficiale lo aveva portato.

    "Mi chiamo Daligar."
    rispose, ancora leggermente rosso in viso, alla domanda della giovane donna che lo attendeva fuori dalla porta dell'erboristeria.

     
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    La Dama del Vento sorrise, mostrando all'ospite la fila di denti perlati. E gli occhi lo guardarono benigni, incorniciati da quel delizioso manto di capelli castani e profumati di rose fresche. Sollevò leggermente una mano candida e sottile, facendo segno all'uomo che li aveva ospitati. Evidentemente era giunta per lui l'ora di chiudere bottega. Fu allora che estrasse dalla scollatura generosa un sacchetto di monete d'oro. Ne porse due sul bancone, per poi prendere il giovane ferito ed accompagnarlo all'uscita, mentre lo sconosciuto "padrone di casa" era tutto intento a prostrarsi verso la bontà della signorina. Avrebbe potuto fare un bel regalo ai suoi bambini, grazie a quelle due monete.

    -E io sono Drusilia.

    Gli si avvicinò piano.

    -Allora Daligar, conto di rivederti al più presto.

    Sorrise e lo abbracciò forte di nuovo, accarezzandogli il volto pallido quasi come una sorella maggiore al fratellino prediletto.

    -E vedi di tenerti lontano dai guai.

    La frase terminò con un occhiolino furbetto, e poi quella figura celestiale si voltò, allontanandosi nella notte ormai giunta, dileguandosi fra i vicoli della città bassa, scomparendo fra un'ombra e la luce di una candela. Quella notte non rivide più quell'angelo. Probabilmente il suo compito era concluso.
     
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  13. Daligar
     
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    Era la prima volta che gli capitava.
    Quel tepore che un po' lo pizzicava sulle guancie, ma che comunque lo faceva stare bene.
    Divagò mentalmente su come poteva chiamarsi quello stato d'animo che non appariva nei suoi ricordi, né sembrava essercene traccia in quella piccola parte di ricordi dell'originale.

    Drusilia finì di pagare il proprietario della bottega -la giovane si chiamava Drusilia, che bel nome!- e accompagnò fuori dalla porta il ragazzo e si girò per andarsene, ma non prima di aver stretto a sé il giovane.
    Drusilia -e così la donna dall'aspetto angelico aveva un nome che ne ritraeva la bellezza.
    "Dru-si-lia. Dru-si-lia." -ripeté Daligar un paio di volte con l'espressione da bambino innocente che aveva appena abbracciato la mamma, o la sorella.

    Mosse i primi passi verso l'altro lato della strada, dove si trovava una locanda, ma non prima di aver tirato un occhiataccia al proprietario dell'erboristeria che se la ridacchiava guardandolo.
    Entrò nella bettola e prese una stanza -la solita routin per un ragazzo senza casa come lui.
    Si affacciò alla finestra, guardando in su verso il cielo, e ripensò all'incontro prima di stendersi sul letto e riposarsi.


    SPOILER (click to view)
    E' la prima volta che gioco una scena del genere >///< Spero che si capisca quello che volevo dire XD
     
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