[CC] Dove tutto è cominciato

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  1. Shui Yoe Tu
     
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    Alto era il sole nel cielo, e già da qualche tempo la Signora aveva abbandonato le belle mura di Palanthas, e per molto tempo non le avrebbe varcate, giacché solo alla chiamata dei Guardiani avrebbe fatto ritorno dal luogo dove il Suo cuore L'aveva spinta a recarsi: l'Ovest di Endlos, bagnato dal mare e inverdito dai campi e dalla vita. Aveva infatti appreso di Undarm, la città sul mare, e subito s'era innamorata, essendo che questa stava fra acque, terre e nature; lì desiderava custodire il Proprio desiderio, lì bramava un posto da definire Suo.

    Le altre Essenze erano al sicuro, nella Biblioteca, e tanto avevano cominciato ad operarsi per salvare lor stesse, ma fino a quando non avrebbero trovato la risposta ed il modo, Yoe avrebbe dimorato molto lungi da queste in compagnia di Se stessa e dei Suoi piaceri.
    Tuttavia l'unico sentiero che conduceva ad Undarm con rapidità era l'attraversare il bosco di Fanedell, tagliando Endlos orizzontalmente nel centro. Molto accadde in quella foresta, ed ancora il cuore della Guardiana tremava al solo ricordo dello scempio di Ozma, ma, di nuovo, più forte era in Lei il volere che La spingeva al mare.
    Con cautela e passi ben spesi calcò il suolo verde dell'Est, ma quando s'addentrò troppo in Fanedell non resistette, e poco per volta ripercorse tutte le tappe del viaggio occorso per salvare la foresta: tornò dove avevano bloccato la serpe imputridita dal male, dove i ranger scortarono Lei e gli altri al sicuro da questa, dove avvenne la battaglia contro Ozma, ed infine dove era l'albero che, solitario, dragava l'acqua velenosa.
    Lì ebbe un sussulto, e proseguì avanti, recandosi nella grotta in cui, qualche tempo prima, Ella stessa ebbe ucciso una creatura deforme senza pietà o pensiero, e quando vide ancora macchie di sangue sulla pietra vicino al ruscello, il cuore dell'Essenza cedette, e s'inginocchiò in terra, con la mano sfiorando la macchia e piangendo per la colpa che s'era data: probabilmente non avrebbe più lasciato andare quel dolore, l'aver ucciso uno dei propri figli solo per l'impazienza mutevole che la Guardiana stessa portava in Sé.

    Pregava, pregava che invero la creatura si fosse reincarnata in pianta o fiore o germoglio come Le ebbe augurato alla morte, e però quale dei tanti figli del mondo era diventata non sapeva dirlo, né se in effetti la Sua benedizione ebbe avuto effetto.
    In quel momento, allora, l'odio per Ozma ed i suoi compari s'accrebbe molto, e nel Suo cuore giurò di perseguitarla dovunque fosse, e pure i suoi schiavi ed i suoi alleati e superiori, perché la furia della Natura è implacabile quando si scatena.

     
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    Le foreste -specie le più antiche- hanno da sempre fama di essere più che un luogo senz’anima o un insieme di alberi... e più che mai questo è vero per il bosco di Fanedell: come una creatura viva esso ha molti occhi, che spesso osservano -muti e onniscienti- quello che sosta, attraversa o accade entro i suoi vasti e verdi confini... e quegli occhi dagli sguardi inconsistenti avevano seguito rapiti ed ammaliati i passi della Seconda Guardiana.

    Ella attraversava con l’incedere di una dea le radure ancora segnate della follia del Faery-Wurm -ma ormai rinverdite dalla forza vitale della selva, tornata al suo vigore-, e il suo vagare tra i flutti delle ancora vicine memorie l’aveva condotta alla caverna ai piedi delle montagne, là dove le pure acque di Shea stillavano dalla fonte per rinfrancare e sostenere l’intera Fanedell...
    Ed era là -alla Fonte- che Shui Yoe Tu si era diretta.

    Un paio di occhi verdi -due dei più acuti di tutto il Bosco- la trovarono rannicchiata contro la terra scura e umida della cava, in lacrime per il tormento che il suo cuore volubile ma generoso pativa, un senso di colpa che trovava il suo simbolo e il suo riassunto nella macchia scura e densa di icore che ancora lasciava la sua impronta su quel suolo.
    Quegli occhi, quella volta, si accompagnarono alla rara e ferma voce del Capo Ranger.

    « Non mi aspettavo di rivedervi tanto presto, e mai credevo che vi avrei trovato qui. »
    esordì l’elfa dai capelli d’oro; il cappuccio del mantello le ombreggiava il bel volto
    « ...che intenti vi conducono alla Sorgente, nobile Signora?
    Cercate solitudine per immergervi nei ricordi... o compagnia per sfuggirgli? »

     
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  3. Shui Yoe Tu
     
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    Nella solitudine della grotta, avvenne qualcosa che la Seconda non si aspettava, qualcosa che perfino a Lei corse via dal pensiero: venne raggiunta, e non da una qualsiasi creatura del bosco, bensì dal capitano di quelli che apprese essere i Ranger. L'elfa dai biondi capelli Le parlò e per ciò che disse, la Signora avvertì una morsa sul cuore, come se i lacci di spine che già La straziavano adesso si fossero fatti più stretti.
    E però il Fiore non ebbe volere né si sentì in dovere d'allontanarla, poiché l'elfa non aveva mostrato alcun cenno ostile, anzi pareva interessata a ciò che l'Essenza stesse facendo.

    La Dama s'alzò allora in piedi, lenta come il sorgere del mare sotto un lieve vento, ma forte del Suo dolore e dei nebbiosi pensieri, come la dura terra incoronata di vapori, e non si vergognò di mostrarsi rigata da bianche lacrime, né volle asciugarsi i verdi occhi, brillanti come foglie imbevute di rugiada; non aveva la voce rotta dal pianto, però era sì velata d'una tristezza malinconica, lontana nel tempo ma vicina al cuore:

    -Capitano, cerco l'una, l'altra cosa, e nessuna assieme. Prima d'essere sola o in compagnia, Io desidero risposte; un dolore Mi soffoca, per una colpa che sento Mia.-

    Si voltò, e con la bella mano indicava la macchia lasciata dal mostro. Continuò, triste e piena di rancore per le oscenità di Ozma:

    -Tu cosa avresti fatto...? Se fossi stata al Mio posto..., cosa avresti fatto? L'avresti lasciata vivere..., o l'avresti uccisa? O purificata...?-

    Chiese, stringendo forte il nero arco, che nella penombra del luogo aveva impugnato quando s'era alzata; quasi lo teneva a mo' di bastone, saldamente puntano in terra, sostegno per Lei, curva sotto il peso d'una colpa incerta e velenosa.

     
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    La donna dai lunghi capelli colore del legno si sollevò con grazia dall’aspro calice del suo dolore, lenta come l’alzarsi della marea; non parlò subito, ma lo sguardo umido e lucido dei suoi occhi verdi -quando si volse a fronteggiare la visitatrice- abbracciò altro verde quando incontrò gli occhi della Ranger, attenti e penetranti, velati dalle ombre del cappuccio.

    -Capitano, cerco l'una, l'altra cosa, e nessuna assieme. Prima d'essere sola o in compagnia, Io desidero risposte; un dolore Mi soffoca, per una colpa che sento Mia.-

    La voce della Guardiana era melodiosa e profondamente malinconica, come il canto solitario della risacca, e la sua mano indicò l’alone che ancora impregnava la terra di umori corrotti... là dove la sua freccia aveva trafitto e ucciso la creatura colpevole dell’avvelenamento della Sorgente.

    Colpevole... o forse solo un altro innocente, come il Faery-Wurm reso strumento di distruzione dai piani scellerati delle Nemesi: uno sfortunato essere preso in mezzo al fuoco incrociato solo per essersi trovato -magari solo per un malaugurato caso- sul campo di battaglia occasionalmente scelto per un’altra battaglia di quella guerra atavica, di proporzioni inimmaginabili e inenarrabili persino per lei stessa, che vi militava in prima fila.

    Già ancor prima del Risveglio, Sylvanas era stato un soldato valoroso, un condottiero per il suo popolo, e un leader tra la sua gente: aveva affrontato molte battaglie, e se pure aveva provato dispiacere per i caduti -suoi compagni, suoi nemici, o semplici sfortunati estranei che fossero-, aveva ben presto dovuto imparare a tenere sotto controllo le sue emozioni, e a domarne le insurrezioni più tumultuose.

    Quando molte altre vite dipendono dalle tue azioni, non puoi mostrare cedimenti.
    Non puoi vacillare. E non puoi nemmeno avere tempo per trovare sempre la soluzione migliore.

    Ma non puoi nemmeno nasconderti dalla tua coscienza, e non puoi ignorare le sue domande.
    “Era quella l’unica possibilità?” “Ho sbagliato qualcosa?” “Cosa avrei potuto fare di diverso?”
    Per questo, in quel momento, l’elfa capiva perfettamente lo stato d’animo di Shui Yoe Tu.

    -Tu cosa avresti fatto...? Se fossi stata al Mio posto..., cosa avresti fatto?
    L'avresti lasciata vivere..., o l'avresti uccisa? O purificata...?
    -

    Quello che le venne fuori dalle labbra sottili fu uno sbuffo, più simile ad un lungo mesto sospiro;
    il sorriso che vi aleggiava era amaro e quieto, come un vecchio e sopito dolore.

    Già... al suo posto, lei che cosa avrebbe fatto di diverso...?

    « Al suo posto, mia Signora, io non avrei sofferto... »

     
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  5. Shui Yoe Tu
     
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    Come poteva non soffrire? Come poteva, essendo Natura e Vita, chiudere il proprio verde cuore alla vista e conoscenza d'un brutale omicidio? Era fiera, certo, ma nella fierezza Yoe era pure dolce, e materna e saggia, e sebbene preferisse mostrarsi ammaliante e maliziosa, aveva tanta bontà quanta cattiveria, e molto Le dispiaceva non mostrarla.

    -Non posso sottrarMi a ciò che sono, Capitano. Ogni cosa che viva è figlia Mia, e uccidere un figlio è per una madre crudeltà inaudita, salvo forse che quello fosse marcio e snaturato, e più non si riconoscesse come figlio. Ma anche in quel caso una madre soffrirebbe, e così faccio Io.-

    Si voltò, guardando l'elfa con lo sguardo di chi abbia versato ogni lacrima, e ora resti vuoto sotto il peso della colpa:

    -Hai avuto anche tu modo di confrontarti con uno dei compagni di Ozma, se ben ricordo..Cosa hai appreso? La creatura che ho ucciso era corrotta dal potere di quella pazza oppure venne generata dal male? Era uno spirito di Fanedell oppure un emissario di Ozma?-

    Chiese, perché desiderava conoscere a fondo la Propria azione, spinta come fu dall'amore per il Bosco tutto: Yoe volle sacrificare una creatura per salvare Fanedell, ma subito Le parve d'aver ucciso la creatura sbagliata. Doveva sapere.

     
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    -Non posso sottrarMi a ciò che sono, Capitano.
    Ogni cosa che viva è figlia Mia, e uccidere un figlio è per una madre crudeltà inaudita, salvo forse che quello fosse marcio e snaturato, e più non si riconoscesse come figlio. Ma anche in quel caso una madre soffrirebbe, e così faccio Io.
    -

    La donna elfo dai lunghi capelli biondi assorbì in silenzio quella replica, perché ancora una volta poteva comprendere ma non avrebbe potuto condividere; Shui Yoe Tu diceva il vero: né lei né alcun altro essere può sottrarsi a se stesso -a ciò che è, alla sua natura, ai suoi doveri e al suo destino-, e loro due -semplicemente- erano diverse.
    Diverse, e molto, ma non per questo incompatibili.

    -Hai avuto anche tu modo di confrontarti con uno dei compagni di Ozma, se ben ricordo..Cosa hai appreso? La creatura che ho ucciso era corrotta dal potere di quella pazza oppure venne generata dal male? Era uno spirito di Fanedell oppure un emissario di Ozma?-

    La Ranger sostenne lo sguardo svuotato, affranto e inamovibile della Guardiana -certa che quel contatto trascendesse le ombre del cappuccio che indossava-, e la destra le scivolò istintiva al fianco cui aveva in quella situazione riportato una brutta ferita; ogni segno che le era stato inferto nella lotta era stato lavato via dalla magia dei guaritori, ma nel suo spirito era rimasta ancora la cicatrice riportata da quello scontro con la Nemesi.

    « Purtroppo, non sono riuscita ad estorcergli molte informazioni. »
    interloquì con voce ferma e grave Sylvanas
    « Ma credo di avere una teoria su che cosa sono e sul perché si siano accaniti sulla Foresta: mi è parso di capire che appartengano ad un qualche Circo degli orrori, che vagabondi tra le dimensioni. Quello con cui ho incrociato le armi, era un tale lanciatore di coltelli;
    la donna con la frusta a cui immagino vi stiate riferendo era la domatrice... »

    parlando si fece più assorta, e la mano libera si sollevò a carezzare pensosamente il mento
    « Credo che -nello specifico- lei fosse qui perché voleva il Faery-Wurm...
    e mi viene da pensare che anche l’insettoide che ha perso la vita in questa cava fosse un’altra delle bestie del suo serraglio. Chissà cos’era stata prima...?
    Chissà a quali abusi veniva sottoposta...? »

     
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  7. Shui Yoe Tu
     
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    Di un Circo parlava l'elfa capitano e tuttavia la Seconda nulla sapeva riguardo questa cosa, sicché decise, quando sarebbe tornata a Palanthas, di apprendere il significato di quella parola e dei suoi componenti.
    Sylvanas però aveva penetrato le ombre della Dama, fendendo il dubbio ed il dispiacere, poiché adesso la morte della creatura non Le appariva così terribile:

    -Forse la Mia freccia le diede una pace che a lungo cercava...La morte è un sollievo per chi venga costantemente torturato. Adesso Ozma non potrà più servirsi di quella creatura, e questa è una vittoria per tutti noi, e per Me è doppia.-

    Disse, sorridendo con sempre maggiore intensità; ciò che l'elfa Le disse ebbe davvero il potere di scaldarle il cuore, e tanto l'animo della Signora è pronto all'ira o al dolore, tanto lo è alla gioia. Chiuse gli occhi, rivolgendo preghiere alla terra e all'acqua perché accogliessero lo spirito di quella creatura, giacché il Circo, pensò, utilizzava solo bestie e creature, e non avrebbero mai colto un fiore per corromperlo.

    -Il Mio unico dolore, adesso, rimane quello di essere giunta a Fanedell privata di gran parte dei Poteri che mi competono, e tuttora lo sono. L'avrei potuta salvare in altri modi che non fossero la morte, ma credo che pure la morte, adesso, mi appaia un cospicuo dono.
    Non ha agonizzato.
    -

    Era vero: la freccia d'acqua trapassò il corpo silenziosa e rapida, e concesse immediatamente il dono del riposo; carezzò l'arco, e nel farlo Le sovvenne un pensiero, un ricordo: Sylvanas lo recuperò per la Signora, lei lo diede alla Seconda. Nella concitazione degli eventi a Fanedell non l'ebbe potuta ringraziare compiutamente, ma ora erano sole.

    -Per la seconda volta, Capitano, Mi ha portato salvezza.-
    Le disse, inchinandosi garbatamente.
    -Quando c'incontrammo tempo fa, qui nel Bosco, Mi riportasti l'Arco che tanto ho caro: Lylanthir si chiama, Cascata di Fiori. -
    Lo porse all'elfa, invitandola, se avesse voluto, a prenderlo per esaminarlo meglio.
    -Non ho belle parole per ringraziare il tuo gesto, perché nessuna delle parole che conosco, e che Mi è concesso dire, sarebbero sufficienti, o sufficientemente belle. Però con le azioni posso ricambiare il favore benedetto: parla, Capitano, ed io esaudirò la tua richiesta.-

    L'ombra di dolore venne lavata via dal dolce ricordo dell'arco, e oramai la morte della creatura era lontana, e forse la colpa che tanto di fu data adesso appariva così insensata; i begli occhi di foglia cercavano quelli dell'elfo, ed il sorriso era delicato e fiero, come di chi, con dolcezza, sappia comunicare agli altri il proprio Potere.
    Attendeva che Sylvanas parlasse e chiedesse, cosicché Ella avesse potuto saldare quel debito, che agli occhi dell'elfa sarebbe potuto apparire insignificante, ma per la Seconda era questione di grande, grandissimo valore.

     
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    -Forse la Mia freccia le diede una pace che a lungo cercava...La morte è un sollievo per chi venga costantemente torturato. Adesso Ozma non potrà più servirsi di quella creatura, e questa è una vittoria per tutti noi, e per Me è doppia.
    Il Mio unico dolore, adesso, rimane quello di essere giunta a Fanedell privata di gran parte dei Poteri che mi competono, e tuttora lo sono. L'avrei potuta salvare in altri modi che non fossero la morte, ma credo che pure la morte, adesso, mi appaia un cospicuo dono.
    Non ha agonizzato.
    -

    La consapevolezza del peso che aveva avuto il suo gesto sulla sventurata vita di quella creatura portò sollievo al volubile cuore della Natura, rincuorando lo spirito di Shui Yoe Tu e restituendo luce e gioia al sorriso che illuminava ora il suo bel volto... uno spettacolo che alleggerì anche la mente della Ranger dai suoi cupi pensieri.

    -Per la seconda volta, Capitano, Mi ha portato salvezza. Quando c'incontrammo tempo fa, qui nel Bosco, Mi riportasti l'Arco che tanto ho caro: Lylanthir si chiama, Cascata di Fiori.-

    Sorprendendola, la Guardiana si esibì in un leggero inchino, e -con mano generosa- le offrì l’arco nero perché lei lo rimirasse da vicino; fu più per curiosità che per semplice cortesia che Sylvanas accettò il legno nella stretta delicata e salda delle dita sottili, osservandone da vicino la pregevole fattura e ripercorrendone gli intarsi squisiti e cesellati con arte ultraterrena.

    -Non ho belle parole per ringraziare il tuo gesto, perché nessuna delle parole che conosco, e che Mi è concesso dire, sarebbero sufficienti, o sufficientemente belle. Però con le azioni posso ricambiare il favore benedetto: parla, Capitano, ed io esaudirò la tua richiesta.-

    <i>Riscotendosi dai suoi pensieri e dalle sue riflessioni su quell’oggetto -di quale materiale fosse fatto, quale mano l’avesse scolpito e quanto tempo fa, e di quali prodigi fosse capace-, la bionda lo rese alla sua legittima proprietaria, incontrando non senza un velo di disagio lo sguardo verde e limpido della Seconda: appurato che non stesse scherzando, il Capitano di Fanedell si ritrovò ad abbassare gli occhi, in un accesso lieve di imbarazzo.


    « Voi siete generosa, Signora. »
    cominciò con voce contenuta e grave, marziale come lo era la sua indole
    « ...ma non posso accettare: non ho nulla da chiedervi,
    e non ho la sfrontatezza di farlo quando quella ad essere in debito sono io. »

    sospirando, sollevò di nuovo lo sguardo e tornò ad incatenarlo a quello di Yoe
    « Voi, il Goblin, e il Rosso dal sangue miracoloso...
    Voi avete salvato il Bosco che io proteggo, e fatto già molto per me;
    questo non mi mette in condizione di accettare altri doni. »

     
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  9. Shui Yoe Tu
     
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    Il cortese rifiuto dell'elfa portarono la Signora al riso dolce, e più forte e belli brillarono i Suoi occhi quando incontrarono quelli del Capitano: molto si somigliavano, d'aspetto e di fierezza, e però la Seconda ben capiva la loro differenza, poiché l'Una era anche madre, e l'altra restava nobile soldato.
    Adagiò l'Arco sulla spalla, e con un lento movimento, aggraziato in tutto il suo compiersi, la Dama colse una freccia dalla propria faretra e la porse al ranger: di nero legno era, come l'arco, e aveva verdi decori di spume e foglie intarsiati, la punta era di smeraldo e l'impennaggio verde di foglia.

    -Accetta almeno questa Mia Freccia, Capitano. Ricorderai la Signora e ciò che per il Bosco fece; potrai scoccarla, se vorrai, oppure custodirla.-
    Attese che l'elfo prendesse l'oggetto per poi continuare
    -Mi sei simile, Sylvanas, per razza e per cuore. Però il Mio potere è nelle cose che crescono, e nelle acque che scorrono.-

    Disse, lieta e ormai monda dalla sofferenza, e mentre parlava da una mano si levò un piccolo cigno fatto di pura e fresca acqua, e dall'altra una tartaruga generata da rami e foglie e legni intrecciati. Aveva aperto bene i palmi, come a dischiudere al capitano i segreti della Natura, la fonte di tutto il verde del mondo.

    -I tuoi poteri, invece, da cosa traggono sostanza? Molto desidererei sapere se anche per questi siamo simili.-

    Le creazioni si dissolsero nella delicatezza e beltà con la quale erano venute, e la Guardiana tornò a sorridere, e si badi che mai fu compiaciuta in tutta quella conversazione, perché la letizia che Sylvanas s le dava, e le aveva dato, superavano assai la maliziosa apparenza che l'Essenza si dava, necessitando, quindi, del suo carattere primigenio.

     
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    -Accetta almeno questa Mia Freccia, Capitano.
    Ricorderai la Signora e ciò che per il Bosco fece; potrai scoccarla, se vorrai, oppure custodirla.
    -

    Con movimenti insolitamente un po’ impacciati, la Ranger cinse con grazia e delicatezza il cimelio che le veniva offerto in dono, e il suo sguardo non vacillò nel sostenere quello della Guardiana, anche se le labbra si serrarono in una linea sottile come a voler trattenere le troppe emozioni -troppo bizzarre- di quel momento.

    « Lo serberò con cura, come vostro ricordo. »
    promise dunque, con voce pacata

    -Mi sei simile, Sylvanas, per razza e per cuore. Però il Mio potere è nelle cose che crescono, e nelle acque che scorrono. I tuoi poteri, invece, da cosa traggono sostanza? Molto desidererei sapere se anche per questi siamo simili.-

    Gli occhi verdi della guardiacaccia si soffermarono sulle creazioni della Seconda con una strana quanto improvvisa freddezza, e tutto il suo viso sembrò per un istante irrigidirsi alla vista del miracolo delle forze della Natura, come assorto in ricordi dolorosi che avvolgono il cuore in spire spinose come rovi di rosa.

    Ma fu questione di un istante, poi la bionda si riscosse, e -forse conscia di aver compiuto un gesto incomprensibile alla sua interlocutrice- si impegnò ad abbozzare un debole sorriso prima di onorare ogni perplessità di una pur sbrigativa spiegazione.


    « Un tempo, nel mio mondo di origine, fui un’Elfa del Sole, e -come per tutta la mia gente- il mio potere traeva forza dal Pozzo Solare.
    Anche allora ero il Capitano dei Ranger, responsabili delle difese della mia nazione... »

    cominciò rievocare, abbassando lo sguardo sulla macchia di sangue della creatura
    « ...un giorno, con alla testa un nostro alleato traditore, un’orda di abomini e aberrazioni contro natura ci attaccò. E io non fui forte abbastanza: la capitale fu espugnata, la mia gente sterminata, e il Pozzo Solare corrotto. E io... »

    Già... a lei che avevano fatto?
    Non le andava neppure di mormorarlo nella sua mente... perché il solo pensiero le avrebbe fatto immediatamente ricordare dei segni che ancora si portava dietro -nel corpo e nel cuore- della sua colpa, della sua onta e del suo disonore... ma ancor più di questo della sua
    maledizione.
    Forse era meglio tornare al giusto argomento.

    « E io... ora non saprei dire da dove giunge il mio potere: onestamente non ci ho mai pensato. Facendo una congettura, credo che forse si tratti di un’eco del retaggio che mi ha legato agli spiriti della natura... »

     
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  11. Shui Yoe Tu
     
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    Così la corruzione per due volte aveva intaccato il cuore dell'elfa, nel suo paese e nel bosco di Fanedell, e però quest'ultima venne sanata, e forse Yoe capì davvero il rifiuto del capitano; tuttavia per lei aveva ancora un sorriso e belle parole, e s'affrettò a mostrare l'uno e le altre:

    -Come vedi, la corruzione può essere disciolta. Non solo: elfi, nani, uomini, animali...tutti appartengono alla terra che cresce, e la morte non è che un passaggio necessario al miglioramento. Questo posso dirti: pure che la fonte del tuo potere sia stata corrotta, e forse tu indebolita e traviata, dal marcio nasceranno nuovi virgulti. La Vita, il Tempo, lo Spazio vanno sempre avanti, ogni volta nascendo dalle ceneri del loro passato. Così è anche il Potere che è dentro te; confido che un giorno tornerà al Pozzo del Sole, e vedrai la distruzione della tua terra sanata, e la tua gente avrà nuova vita, se non come creature, quanto meno come piante e fiori.-

    Ciò che in cuor Suo sapeva, Yoe aveva detto a Sylvanas, e la benedizione che la Signora ebbe conferito alla creatura da Lei uccisa, ora era con l'elfa e il suo dolore; dimessi i panni della sofferenza, il Fiore sorrideva bella e calda, dolce come il lento pulsare delle onde o come le foglie dei grandi alberi nel cuore del mondo.

    -Non crucciarti, non guardare al passato con dolore! Così come hai guarito Me, così Io desidero sanare le tue ferite; questo di dico, che la buona semina del passato e del presente darà grandi frutti nel futuro, e non dubito della qualità dei tuoi semi, Sylvanas. Tornerai a ridere, e tornerai alla pace della tua stirpe, perché ogni male cede il posto al bene, e tanto l'uno è durato, tanto l'altro durerà.-

     
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    -Come vedi, la corruzione può essere disciolta. Non solo: elfi, nani, uomini, animali...tutti appartengono alla terra che cresce, e la morte non è che un passaggio necessario al miglioramento. -

    Quelle parole colpirono la Ranger con un’intensità insospettabile, tale da farla trasalire, quasi avesse ricevuto uno schiaffo in viso... o un’improvvisa pugnalata in pieno petto; tuttavia, fu questione di un istante: l’elfa dai capelli dorati distolse lo sguardo, e subito si acquietò, trovando nel discorso della Guardiana l’onnipresente eco di un ricordo doloroso, ma anche la verità risanante e la benefica giustizia di un’amara medicina...
    A volte, la morte è una tappa necessaria all’elevazione.

    -Questo posso dirti: pure che la fonte del tuo potere sia stata corrotta, e forse tu indebolita e traviata, dal marcio nasceranno nuovi virgulti. La Vita, il Tempo, lo Spazio vanno sempre avanti, ogni volta nascendo dalle ceneri del loro passato. Così è anche il Potere che è dentro te; confido che un giorno tornerà al Pozzo del Sole, e vedrai la distruzione della tua terra sanata, e la tua gente avrà nuova vita, se non come creature, quanto meno come piante e fiori.-

    Mantenne lo sguardo sul suolo della caverna -col capo rivolto verso il basso, perché le ombre del cappuccio le celassero il viso-, ma il vago abbozzo di un sorriso le incurvò le labbra belle e ben disegnate; era incredibile come quella donna sconosciuta sembrava aver centrato la questione... quasi fosse a conoscenza del suo passato e del suo stato attuale.

    -Non crucciarti, non guardare al passato con dolore! Così come hai guarito Me, così Io desidero sanare le tue ferite; questo di dico, che la buona semina del passato e del presente darà grandi frutti nel futuro, e non dubito della qualità dei tuoi semi, Sylvanas. Tornerai a ridere, e tornerai alla pace della tua stirpe, perché ogni male cede il posto al bene, e tanto l'uno è durato, tanto l'altro durerà.-

    « E io vi ringrazio, Signora... per le vostre parole e per il vostro augurio... »
    mormorò debolmente, riportando lo sguardo verde in quello della sua interlocutrice
    « Più di quanto possiate immaginare. »

    E il battito del suo cuore stormì con l’acqua della Sorgente,
    ed echeggiò nel silenzio della caverna.

     
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  13. Shui Yoe Tu
     
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    Poco alla volta, la Signora cominciava a credere che, nonostante sapesse la caduta a Fanedell non essere stata affatto casuale, l'incontro con il Capitano aveva seguito la stessa strada, e forse il Destino di Lei andava a compiersi nuovamente; tuttavia ancora non sapeva dirlo con certezza, e più che una piacevole ombra, quel pensiero non fu.
    Però qualcosa sentiva, e non seppe spiegarlo, ma ogni parola che rivolgeva all'elfa, sempre più motivo aveva di rivolgergliene altre, e delle parole di quella non si dichiarava sazia: Amarth avrebbe conosciuto la risposta, e nel suo modo così arcano e contorto l'avrebbe pure spiegata, ma la Dama era fiera, e preferiva l'esperienza agli insegnamenti di qualunque maestro perché al Natura si magnifica dalle proprie imperfezioni (sebbene, come forse s'avrà modo di vedere in altra sede, ogni cosa nasce perfetta secondo il destino assegnatole).

    -Capitano, la tua compagnia è stata per Me balsamo e redenzione, e frecce ed auguri non bastano a dimostrare quanto Io ti sia grata. Discorrere con un'Essenza non è cosa da poco: viviamo da sempre, e molte cose che vediamo con chiarezza al mondo appaiono confuse, e ciò che realmente ci forma spesso non è compreso, anzi deriso persino.
    Per questo la Mia gioia è doppia.
    -

    Sorrise; voleva carezzare l'elfa, e conferirle il calore che nel corpo portava, però Sylvanas era ancora troppo legata alle regole che seguiva, e pure che il suo cuore si fosse un po' dischiuso, Yoe sapeva che la natura d'un capitano, d'un guerriero, è difficile cambiare. Con gli occhi di foglia guardava il Ranger, questi brillavano dolci e materni, e ben presto l'Essenza s'accorse di provare qualcosa per la donna, qualcosa che esulava dalla maternità che incarnava: era qualcosa di più profondo, sottile ed intrigante, come se capisse attimo dopo attimo ogni respiro dell'elfa, ed il passato di lei lo reputava simile al Proprio, e nella sciagura pure era felice.

    -Posso solo augurare e pregare che la terra accolga le rovine del tuo popolo e le faccia risorgere, pure in diverse forme; e questo credo avverrà, perché ogni vita è legata alle altre, e insieme ciclano eterne.
    Però ho per te qualcosa più grande di un dono: una speranza, o forse una certezza.
    Vedi, Io Esisto con altre Tre Essenze a me simili e complementari: una, quella di cui vorrei parlarti, credo tu l'abbia sentita nominare, poiché dimora nelle terre dell'Est, sotto l'ala di Kalia.
    Eru Elen Amarth, si chiama, Custode Ultimo di Palanthas la Biblioteca.
    -

    Non sorrise, bensì una dolce risata si fece manifesta, poiché in cuor Suo la Guardiana molto rideva di come, in ogni occasione, sempre lo Zero doveva essere nominato e reso importante.

    -Quando vorrai, se lo vorrai, recati da lui fra le pietre del suo palazzo, e domandagli ciò che desideri sapere circa l'esito del tuo popolo: egli non ti mentirà, e per te guarderà nel cuore del Destino, dove tutto viene deciso. Confido che le sue parole saranno simili alle Mie, e allora ogni augurio e speranza saranno divenute certezze.-

    Rimase un attimo in silenzio, poiché conosceva bene Amarth, e credeva di conoscere anche l'elfa, e forse avrebbero avuto entrambi delle difficoltà, così si corresse:

    -Il tuo ruolo nel Bosco potrebbe impedirti di recarti ad Istvàn, Capitano, ma non temere: mandalo a chiamare ed egli correrà qui a Fanedell. Più della devozione per Kalia, più della devozione a se stesso, Eru Elen Amarth è devoto a Me, così come agli altri Due Guardiani. Fagli il Mio nome, e sarà più che lieto di scrutare le trame del Destino per te, Mia cara Sylvanas.-

    Sì, ora era pienamente soddisfatta: ogni bella parole che per lei nutriva, ogni augurio che era in Suo potere di fare fu fatto; ogni dono elargito al meglio. Quel bel debito era stato sanato, e chissà non avesse portato più gioia al Fiore ricambiare il favore che riceverlo...



    Edited by Shui Yoe Tu - 26/12/2010, 00:46
     
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    -Capitano, la tua compagnia è stata per Me balsamo e redenzione, e frecce ed auguri non bastano a dimostrare quanto Io ti sia grata. Discorrere con un'Essenza non è cosa da poco: viviamo da sempre, e molte cose che vediamo con chiarezza al mondo appaiono confuse, e ciò che realmente ci forma spesso non è compreso, anzi deriso persino.
    Per questo la Mia gioia e doppia.
    Posso solo augurare e pregare che la terra accolga le rovine del tuo popolo e le faccia risorgere, pure in diverse forme; e questo credo avverrà, perché ogni vita è legata alle altre,
    e insieme ciclano eterne.
    -

    Le parole della Guardiana accarezzarono il suo udito come sulla testa di un bambino scivolano dolci le dita della madre, e gli occhi di verde foglia di lei restarono incatenati allo smeraldo di quelli di Sylvanas, impenetrabili e asserragliati in un silenzio denso di quiete... di quelli in cui si gode della reciproca compagnia senza bisogno di dover aggiungere altro.

    Le voce della Seconda -la sua gentile preghiera- sembrò avere facoltà e dono di trovare e superare le invisibili crepe nella corazza del suo inoppugnabile senno, del suo burbero pragmatismo, e del suo scettico cinismo, lasciando che nel cuore della Ranger germogliasse il seme subdolo di una nuova speranza...

    Un seme dalle radici da piovra, perché è sempre bene diffidare di un’illusione sciocca e infondata, che cerca di farti abbassare la guardia, inducendoti a credere che le cose andranno meglio... salvo poi tornare puntualmente a deluderti tutte le volte.
    La Ranger la pensava così.
    ...eppure, il sorriso della Natura brillò luminoso e caldo come il sole, tanto che l’elfa non poté trattenersi dal rivolgerle di rimando un parco e timido sorriso di ringraziamento.

    -Però ho per te qualcosa più grande di un dono: una speranza, o forse una certezza.
    Vedi, Io Esisto con altre Tre Essenze a me simili e complementari: una, quella di cui vorrei parlarti, credo tu l'abbai sentita nominare, poiché dimora nelle terre dell'Est, sotto l'ala di Kalia.
    Eru Elen Amarth, si chiama, Custode Ultimo di Palanthas la Biblioteca.
    -

    Confermò l’ipotesi della Signora delle Acque con un cenno del capo: conosceva di nome il capo della Congrega di Saggi e studiosi che dimorava a Palanthas, e anche se non lo aveva ancora mai incontrato prima, aveva sentito molti aneddoti pregnanti e racconti pittoreschi sul conto della sua personalità da anche più di un pellegrino di passaggio per il bosco.
    Sebbene fosse convinta che molti di quei tratti fossero stati calcati in maniera caricaturale, la Ranger tendeva a considerarlo un tipo interessante, assennato e lungimirante:
    che male c’è, dopotutto, ad usare la linea dura con chi crea trambusto e non mostra rispetto?

    -Quando vorrai, se lo vorrai, recati da lui fra le pietre del suo palazzo, e domandagli ciò che desideri sapere circa l'esito del tuo popolo: egli non ti mentirà, e per te guarderà nel cuore del Destino, dove tutto viene deciso. Confido che le sue parole saranno simili alle mie, e allora ogni augurio e speranza saranno divenute certezze.
    Il tuo ruolo nel Bosco potrebbe impedirti di recarti ad Istvàn, Capitano, ma non temere: mandalo a chiamare ed egli correrà qui a Fanedell. Più della devozione per Kalia, più della devozione a se stesso, Eru Elen Amarth è devoto a Me, così come agli altri Due Guardiani. Fagli il Mio nome, e sarà più che lieto di scrutare le trame del Destino per te, Mia cara Sylvanas.
    -

    « Vi ringrazio di nuovo per le benedizioni con cui mi coprite, Signora... »
    stormì con voce leggera come un refolo di vento, sostenendo lo sguardo di Yoe
    « ...conosco per sentito dire il Bibliotecario di Palanthas -sebbene non lo abbia mai incontrato di persona- e, se voi mi consigliate di consultarlo, mi premurerò di recarmi ad Istvàn non appena troverò un po’ di tempo per farlo. »
    senza mostrar fretta di andar via si volse infine verso l’uscita
    « Ora sarà meglio andare: il lavoro mi chiama, e la grotta umida e spoglia della Fonte non è posto adatto a voi. »

     
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    Benché la Seconda non avesse Dovere di portare letizia, né cancellare le orme del male, ciò che riuscì a compiere per il cuore guerriero di Sylvanas, almeno secondo la Sua opinione, assai simile fu alla Radianza del Primo. Yoe Poteva assumere Bene e Male senza che l'uno nuocesse all'altro, e tuttavia i limiti, nell'Ordine, non avrebbero dovuti essere giammai superati: ma pure si fossero ritrovati nuovamente, i Guardiani ancora non potevano dirsi riuniti, giacché il Terzo abitava adesso nel Primo; le Leggi, allora, erano fragili e ciascuno di loro Poteva cose che, per loro stessa Natura, mai avrebbero Potuto.

    -Hai ragione, Capitano. Ora non ho più nulla da rimpiangerMi.-

    Disse quando l'elfa invitò la Signora ad uscire dalla grotta; fu solo allora che Yoe realizzò cosa era successo: forse le Sue parole portarono davvero gioia in un cuore guerriero, forse davvero riuscì a scaldare l'animo sofferente e triste del Capitano, percependo in quel gesto una gioia assai profonda e grande e mentre osservava Sylvanas voltarsi e, lentamente, uscire, in lei la Signora rivide la Propria fierezza, il Proprio dolore e la Propria bellezza.
    Pertanto adesso, più di una terra da reclamare Sua, la Dama desiderava la compagnia dell'elfa, essendo quella assai vicina al cuore della Signora:

    -Sylvanas, il Mio tempo qui è finito; sto viaggiando verso l'Ovest, dove ho appreso esserci il mare. Credo mi dirigerò ad Undarm, una cittadina schiacciata fra le acque ed i campi. Suppongo tu non possa uscire dai confini di Fanedell, non troppo spesso, almeno a causa dei tuoi doveri verso il Bosco essendo tu Capitano dei Ranger.-

    La Sua voce fu calma e avvolgente, come le tenere onde di un lago o le liane che adornano gli alberi.

    -Avresti piacere, però, nell'accompagnarmi fino alla zona di Fanedell più vicina al Presidio verso cui Mi sto recando?[ Oppure il tuo lavoro t'impedisce altri movimenti che non siano il lavoro stesso?-

    Chiese, gentile come le foglie dei salici e nel cuore avendo brama dell'elfa; non per desiderio cupido di lussuria o dominio, bensì per la gioia che e la Completezza che questa Le dava, tant'è che si dispiacque dover così presto lasciare l'Est, ma si ripromise di tornare spesso e far visita al Bosco e al Capitano ogni volta che avrebbe potuto. Molti avrebbero scambiato il Sentimento che la Signora aveva nell'animo con l'innamoramento: la Dama aveva, invece, qualcosa di più profondo per Sylvanas, qualcosa che a parole non può essere descritto. Adesso lo sapeva: era il Suo Affine.

     
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