Il Rituale

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  1. Yggdrasill
     
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    Arcadia... Il Regno delle Fate, il Regno della Magia.
    Una terra di incantevoli miracoli, ma anche di crudeltà selvagge ed inaudite, dove la notte e il giorno si rincorrono in una danza senza regole, e dove le stagioni si fondono senza alcun criterio coerente... come i moti più tumultuosi dell'anima, che sono specchio della Natura stessa, antichi e imperituri come il Tempo o il Destino.
    E' per questo che Amelie ve l'ha proposta come scelta: perché nessun altro luogo su Endlos -che pure è crocevia di meraviglie- sarebbe capace di sottendervi e abbracciarvi tutti quanti.

    In questo modo, seguendo le indicazioni del Rituale -così faticosamente rinvenuto- vi radunerete in un'ampia radura circondata da alberi, di nuovo faccia a faccia, di nuovo sotto lo stesso cielo mutevole... perchè possiate finalmente tornare ad essere in quattro.


     
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  2. L'Ordine
     
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    Nel cuore del Tempo, dove nessun occhio guarda e nessun Tempo scorre, oltre l'Infinito e lo Spazio, fra le trame del Destino e sopra di esse dimorano le Quattro Essenze, che null'altro sono se non Poteri assoluti, da ogni legge e catena sciolti. Di più: Esse sono il Concetto di tali Poteri, e vivono da sempre, generati prima ogni altra cosa, prima ancora che le cose venissero fatte o pensate, poiché da tali Essenze tutto poi venne; e sebbene si sia originato per spontaneità, ogni cosa venne per il solo fatto che le Essenze Erano.
    Quando la realtà si costruì, le Quattro scelsero ciascuna una veste che le rappresentasse, tingendosi allora di colori e forme ed in seguito, al nascere della vita, queste possedettero ognuna l'essere migliore che potesse contenerle e rappresentarle: Si chiamano adesso Vascelli, gli esseri. E le Essenze in essi filtrate sono i Guardiani.
    Un Guardiano vive al di là del Tempo e dello Spazio, con l'unico scopo d'osservare la Storia svolgersi, e quando il ciclo si dirà compiuto, nuovamente spingere la creazione, eternamente. Queste Quattro creature non muoiono di morte naturale, e poiché il Vascello è, come si è detto, miglior corpo per Loro, il potere di Queste viene totalmente esplicato e reso manifesto, e tuttavia calato nel Mondo, sicché ecco un Guardiano mostrare ghiaccio, o fuoco o altro ancora.
    Però, ammesso che qualcuno riesca a superare lo sterminato potere dei Quattro, Essi possono essere uccisi, e tuttavia le Essenze non morirebbero, giacché ala morte del Vascello migrerebbero nel prossimo, così in eterno.

    Le Essenze sono le cose che furono, che sono, e che ancora devono essere, e quando nulla più esisterà, loro esisteranno, poiché il vuoto è Essenza e da questa le altre Tre vennero fatte.

    Però accadde che, 876 anni prima degli eventi qui narrati, i Guardiani si trovassero nel Mondo, evocati per scacciare una catastrofe altrimenti inevitabile; s'adoperavano in un rituale che, per poter esistere, necessitava d'ogni loro potere in esso, rendendo così i Quattro completamente indifesi. Fu allora che una creatura, che in seguito s'apprese chiamarsi Chaos, ne trafisse Due con la spada, e mentre il Terzo stava per soccombere, privo di ogni forza, l'Ultimo rimasto, nascosto dietro una roccia, assorbì in sé quello sfortunato Guardiano moribondo, così sperando di vincere Chaos. Ma egli fu più svelto e scomparve, sebbene quella creatura appena formatasi fu convinta d'averlo eliminato definitivamente. Però, di come proseguì la vicenda di Chaos, adesso non si parlerà.

    Ciascun Guardiano è saldo e forte solo in virtù degli altri e, potendo l'Essenze possedere Vascelli che si trovino in differenti Mondi, fintanto che i Quattro non si rincontrino assieme in uno stesso luogo, ed uno alla volta si presentino, la loro forza resterà mutilata, e ciascun si perderà in una lenta agonia di confusione.
    Ora, avvenne che questi si ritrovassero all'Est di Endlos, e però ancora Due erano uniti come allora, e questo affatto piacque, giacché non vi era modo, se non con la morte, di separare un'Essenza da un Vascello, pure non fosse il proprio. Nessuno dei Quattro, appena ritrovatisi, desiderava ancora cercare i nuovi Vascelli se avessero ucciso il Guardiano Doppio, così s'impegnarono in una ricerca, poiché tale Guardiano disse che, in qualche libro, quel rituale esisteva.
    Tempo dopo, ebbero quel testo fra le mani, e poterono così tornare Quattro, ristabilendo l'Ordine ed i Poteri: qui si parlerà di come questo avvenne, dando per noti tutti gli avvenimenti di ogni Guardiano fino a quel giorno.

    ~~

    Non appena lo Zero ebbe fra le mani il testo subito chiese consiglio circa il miglior luogo per il rituale, e la dolce Amelie, a questi Affine, consigliò la propria terra: Arcadia, il regno delle Fate. Lì vi era tanto potere da contenere i Guardiani, lì dove tutto è magia ed il Tempo, pur progredendo, sempre uguale a se stesso rimane.
    Allora il Celebliant inviò lettere alla Seconda, che adesso dimorava all'Ovest, e a Primo e terzo, in quei giorni a Laputa da Drusilia, al Primo Affine: ciascuna delle due raccontava del luogo e di come giungervi e della data in cui riunirsi assieme a Palanthas prima di entrare in Arcadia.

    Infine tutto fu pronto e il giorno venne, e i Quattro furono presso la Biblioteca, e lo Zero spiegò cosa aveva trovato, e dopo che ogni altro ebbe appreso il modo, l'Ordine si recò tra le nebbie di Shea e lì i fumi iridescenti li accolsero.
    camminarono in silenzio, ciascuno riflettendo nel proprio cuore circa questioni private, pure che temessero di fallire il processo: non appena Zero e Seconda avessero ripreso la parte di loro che diedero a Primo e terzo, questi avrebbero avuto solo pochi minuti di vita, in seguito morendo ed incarnandosi altrove.
    In definitiva: un 'unica possibilità.

    Quando infine giunsero presso un'ampia radura circondata d'alberi si fermarono, nel corpo mostrando attesa, nell'animo urgente bisogno.

    L'aria vibrava, carica d'ogni potere esistente, e le scintille s'erano fatte d'altri colori che accompagnavano la perpetua iridescenza, poiché le Essenze risuonavano con Arcadia stessa, un poco dipingendone le arie.


    Huo Yin Lei, Shui Yoe Tu, Feng Yang Leng ed Eru Elen Amarth erano l'uno accanto all'altro: nessuno osava parlare, e tutti sembravano statue; ma nei loro cuori gli animi erano agitati e tesi.
    Lì, dove il cielo non varia sotto il tempo fuggente, lì dove la magia è creatrice i Quattro Guardiani s'accingevano a tornare liberi.



    Edited by L'Ordine - 25/12/2010, 01:28
     
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    La radura attorno a voi è abbastanza grande da ricordare per dimensioni il giardino che conduce a Palanthas, ma la verde magnificenza che vi circonda adesso è così viva, selvaggia, rigogliosa e brillante da far impallidire di vergogna il Belvedere.
    Miracoli della magia primordiale e della sua atavica, mistica luce.

    Avete avuto quattro giorni di viaggio prima di raggiungere Arcadia, durante i quali non avete per un solo istante cessato di proiettare i vostri intenti, i vostri pensieri e anche le vostre Essenze su quello che stata per compiere; in particolar modo, durante il tragitto, vi siete concentrati sull’elemento richiesto al punto Uno dell’antica proceduta come uno degli ingredienti fondamentale del Rituale.
    Il catalizzatore.

    Il catalizzatore doveva essere un oggetto che vi rassomigliasse e vi rappresentasse -vostro specchio ed emblema- che sempre abbiate tenuto con voi per almeno tre giorni, per caricarlo ciascuno delle vibrazioni del proprio potere.

    Così è stato da che avete lasciato Istvàn, e ora non vi resta che liberare il catalizzatore dalle vostre bisacce e disporvi ai quattro punti cardinali dello spiazzo, reggendolo in mano; per Yin -che non può ovviamente allontanarsi da Yang- il catalizzatore dovrà essere posto al suo vertice dalla sua mano e da quella di nessun altro.

    Quando sarete disposti secondo il giusto ordine, tutti tra voi equidistanti e concentrati,
    la fase dei preparativi potrà dirsi conclusa.

     
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  4. L'Ordine
     
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    -Credo sia giunto il momento...-

    La bianca voce di Yang ruppe il silenzio che, per caso o Altro volere s'era formato dall'ingresso in Arcadia dell'Ordine; ciascuno degli altri col capo diede il consenso, ma il solo Yin, il cui nero capo emergeva ora dalla spalla sinistra della Tempesta, quasi non seppe contenere un bieco entusiasmo, e già i suoi pensieri si facevano più cupi e terribili; allora ognuno dei Tre corpi frugò nella propria bisaccia, traendone ciascuno un diverso monile: il Rituale, infatti, prevedeva l'aiuto di un catalizzatore, uno strumento, cioè, che favorisse il processo.
    Questo Amarth disse a Palanthas, giorni prima, quando spiegò ciò che il rito esigeva: qualcosa che appartenesse ai Guardiani e che li rappresentasse. Di comune accordo, allora, versarono alcune gocce del loro sangue, impastando ciascun liquido con differenti pietre: la magia che era in loro si rese manifesta, e vennero creati Quattro stemmi non diversi, in Essenza, dalle armi di ogni Guardiano; al pari di queste, infatti, gli oggetti erano nati dal sangue delle Essenze, ovvero erano parte stessa del loro Essere.
    Per tre giorni avrebbero dovuto restare a contatto con il proprio stemma, sì che questi catturassero maggiormente il potere dei creatori e lo serbassero fino al momento designato.
    Il viaggio di quattro giorni da Palanthas a Shea, dunque, fu sufficiente per adempiere alla condizione esposta nel testo; e tuttavia nessuno si tenne muto del tragitto (salvo, come si è detto, nell'ultimo tratto in Arcadia), bensì parlarono di ciò che andavano compiendo e di ciò che in futuro avrebbero desiderato, e a brame di potere s'accostarono bisogni di tranquillità, oppure ancora un serrato isolamento.
    Tuttavia Yang, il quale assai sempre desiderò la vicinanza dei propri compagni, disse di volere i ghiacci dell'Etlerth, poiché mai in nessun luogo ebbe trovato un simile spettacolo: Yin molto gioì, essendo che, una volta liberato, avrebbe dimorato fra le fiamme e la morte di Geisine, lontano da ogni forma di vita che non fosse oscura e maledetta. Yoe non si curò delle loro mete, né volle averli con sé: la mansione che adesso svolgeva all'Ovest non Le permetteva distrazioni, e certamente non avrebbe mai voluto critiche o consigli su come amministrare il Proprio potere; ora, benché possa essere ritenuto bizzarro, fu Amarth quello che maggiormente risentì della dipartita futura degli altri, poiché sebbene egli stesso si fosse quasi volutamente rinchiudere dentro Palanthas, molto desiderava creature sue pari, e sentiva i Saggi deficitare di quel tassello così importante: la totale comprensione di ciò che invero era, e la saggezza nata dall'eternità. Amelie, tuttavia, s'avvicinava assai all'Essenza di un Guardiano, ma era presa anche da altre mansioni,e lo Zero non aveva cuore di richiedere troppo da lei.

    Così, mentre ciascuno, nella propria mente, rievocava i ricordi del viaggio, e gustava il futuro solitario che s'era scelto (non senza rimpianti), gli oggetti vennero ritrovati nelle bisacce, e adesso, ad eccezione di Yin, ognuno dei Guardiani reggeva il proprio.
    Si disposero ognuno nel punto cardinale cui apparteneva, in altro tenendo il catalizzatore, salvo Yin, come già si è detto, che l'aveva posato, di sua mano ( e nessuno ebbe potuto toccarlo, nemmeno alla creazione), al Sud cui egli apparteneva, perfettamente al centro fra l'Ovest di Yoe e l'Est di Amarth.
    Ora, nelle mani di Yang splendeva alta una bianca piuma generata da una bella pietra liscia simile al marmo sulla quale correvano venature di zaffiro; la Seconda, invece, reggeva una foglia smeraldina, ornata d' lignee decori e intrisa d'acqua (la quale scorreva dentro l'oggetto); il Celebliant aveva stretto fra le mani una piccola sfera d'argento sulla quale danzavano tutti i colori, e per ogni angolazione da cui la si guardasse, il colore dominante mutava. Solitario, deposto a terra, era lo stemma di Yin: un artiglio di pietra nera, non lucida, su cui il rubino era scolpito a mo' di sangue rappreso e crepe dorate emergevano dall'oscurità del monile.

    -Ora si dia inizio alla liberazione!-

    Parlò Amarth, spiegando bene la voce e ciascun altro Guardiano fissando negli occhi; questi un poco s'intimorirono, giacché pure avendo accuratamente studiato il procedimento, temevano questo fallisse. Fu solo il malefico incoraggiamento del Terzo a, paradossalmente, rasserenare gli animi così turbati:

    -Facciamola finita una volta per tutte, voglio andarmene da questo fottutissimo corpo!-

     
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  5. Yggdrasill
     
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    Disponendo i catalizzatori avete concluso la fase preparatoria, aprendo quella più complessa e ricca dell’esecuzione: se i catalizzatori convoglieranno le vostre forze sul piano di Arcadia – che risuonerà di esse, come un prisma purissimo che scomponga la luce per rifletterla nei colori dell’iride –, ciò che seguiva al punto successivo del libro avrebbe condotto dritto al cuore pulsante della cerimonia, coadiuvandone la riuscita: la presenza dei vostri famigli, i quali dovranno disporsi al vostro fianco – eccezion fatta per uno e uno soltanto.

    Poiché fatti dell’essenza stessa che vi compone, essi vibreranno della vostra medesima magia, rendendola ancora più magnifica e potente, talmente piena e possente da saturare la materia, in un sacrificio simbolico che non richiederà in pegno neppure una stilla di sangue; in particolare, l’animale sacro al terzo sostituirà la sua presenza nel punto cardinale a lui preposto, fungendo da vascello all’Essenza di Yin, prima che essa si disperda per immergersi nuovamente nelle acqua oblianti della Reincarnazione.

    Solamente di una delle bestie sacre è richiesto l’intervento, almeno secondo i dettami del Rituale, ci cui state osservando pedissequamente le istruzioni: sta a voi scegliere quale sia il più adatto ad essere richiamato, e sfruttarne i servigi per il vostro scopo, più alto e più grande di qualsiasi altro sia stato da voi concepito...

     
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  6. L'Ordine
     
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    Ora gli stemmi brillavano del loro Giusto potere, ciascuno nelle mani del proprio Guardiano, e pure il nero artiglio non fosse con Yin bensì a terra di fronte a lui, egli nel suo scuro cuore lo sentiva asserragliato fra i suoi artigli: una fase era terminata; l'altra stava per cominciare.
    Adesso si necessitava dei Famigli, emanazioni delle Essenze in forme animali, tanto care ai Guardiani e così inseparabili da questi; la Natura spiegò la bella voce, e fu dolce e melodiosa come il fluire del fiume e severa e sicura come la dura terra:

    -Per Mio desiderio plasmai le Nostre Essenze come Miei figli e figli primigeni del mondo!-

    E l'eco nero del Terzo venne forte e malsano, e nella sua voce serpentina e gretta si udirono alcune parole:

    -Per mio volere ebbero forze e poteri!-

    Come un fresco vento estivo, alta e delicata si levò la voce di Yang, un bianco bagliore dopo il suono cupo di Yin:

    -Per mio volere ebbero nome!-

    Disse, e pure il suo ruolo lo avesse costretto alla fierezza di quelle parole, la Tempesta restava timida e imbarazzata, sicché quasi pronunciò quella frase con maniacale accortezza, quasi (ed era vero) non fosse suo uso agire in tale modo.
    Ultima venne la Nulla voce dello Zero, possente e Vuota come la Fine che tutto rende silenzio e oltre la quale non vi erano altri suoni:

    -Per mio volere assunsero consistenza fuori dal nostro volere e Pensiero!-

    Il proclama ebbe allora compimento, e per la prima volta su quelle terre venne mostrata l'energia propria d'ogni Guardiano, che pareva avvolgere i Vascelli come stoffe e profumi, o le nebbie che adornano il mare; Il nero busto del Terzo (che dal fianco del Primo emergeva), si circondò di una scure coltre, rossa nei riflessi, che parve soffocare ogni luce di quell'ambiente così aperto e potente. La Seconda si beò nell'avvolgente lussuria che la sua energia emanava, verde e marrone come i grandi alberi della terra ed il Primo s'avvolse di luce e freschezza, bianco ed azzurro come il cielo di primavera. al Limite non pervenne nessuna coltre, poiché sempre l'energia era con lui, ma taceva quieta, e manifestandosi con la costante iridescenza sul corpo suo d'argento: così, come quando il Celebliant s'affidava al Karma, la moltitudine di colori venne fuori dagli abiti de dalla chioma e dagli occhi, circondando il Guardiano in mille luci.

    Ora ogni Essenza era avvolta dalla propria energia, e si badi che quell'energia è parte dell'Essenza stessa, e più d'ogni altra cosa approssima la vera forma d'ognuna di queste. Così, ciascuno dei Quattro tese in avanti la mano che non reggeva il catalizzatore, quasi volendo stringere l'aria, e poco alla volta l'aura che li avvolgeva prese a gocciolare in terra dove era la mano, e mentre cadeva assumeva forme e colori.
    Ecco plasmarsi una grossa figura, tonda e tozza accanto alla beltà della Seconda: una tartaruga dagli occhi di smeraldo e la pelle nera come la notte, e per guscio aveva il colore del legno e venature d'un verde spento, simile alle olive. Giungeva all'ombelico della Guardiana tanto era grande, e subito a Lei s'asservì, facendosi da Questa carezzare dolcemente.

    Bianche piume accompagnarono il Famiglio della Tempesta, che ora s'era aggrappato alla bella terra d'Arcadia: un'aquila era, candida come neve e riflessa di cielo, e freschi zaffiri negli occhi e sul forte becco.
    Vicino allo Zero, però, apparve la creatura, fra tutte, più splendente e magnifica: un pavone d'argento, brillante come cenere mista a vetro e perle aveva aperto la grande coda, ed una superba ruote in Arcadia aveva mostrato: così, sull'argento del piumaggio ora erano gli occhi iridescenti dell'animale e ogni altro occhio sulla coda aveva un colore diverso dall'altro, sicché i più bei colori del mondo erano adesso dipinti sulla ruota del pavone.

    Ultimo venne il Famiglio di Yin, strisciante e maledetto, avvelenato nell'animo: una grossa anaconda coperta di nere squame, occhi e zanne aveva rossi di sangue, e famelica sibilava agli altri Famigli; rapida si mosse dove era lo stemma del Terzo, presto attorcigliandosi attorno ad esso, attendendo, sotto gli occhi cupidi e brutalmente gioiosi del Fulmine, che il rituale procedesse.
    Il grosso serpente si sarebbe reso tramite dell'Incarnazione, servendo così il suo nero padrone, che ora arrivava a compiere la maggiore fra le infamie che mai potesse pensare: sacrificare chi gli era devoto senza esitare, quasi sacrificando se stesso.

     
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    Ora che i catalizzatori -emblemi cristallizzati delle vostre Essenze- sono stati disposti ai quattro punti cardinali, e che le creature animali a voi care -riflesso vivente di voi stessi- hanno risposto alla chiamata dell’evocazione per collocarsi accanto al simbolo di potere, il Rituale comanda che resta solo un ultimo passo da compiere. Anche se... beh, in realtà, sono due.

    Prima, Yoe e Amarth devono richiamare a loro i riequilibranti, cioè il frammento di sé stessi che hanno apposto nel corpo del Primo perché la sua coesistenza col Terzo arrestasse la degenerazione dei due opposti, sporcatisi l’uno con la vicinanza dell’altro; una volta che lo avranno fatto, avrete pochi minuti di stasi per sfruttare il potenziale del Rito prima che il decadimento riprenda il suo ineluttabile corso.

    Tolto quel freno, ora dovrete a turno recitare per intero la formula di evocazione delle vostre stesse Essenze -che già tentaste di pronunciare invano al cospetto di Lady Kalia-, facendo in modo che sul mistico Catalizzatore venga sparso in simbolico sacrificio una stilla del sangue del vostro famiglio.
    In questo modo, le energie saranno risvegliate e si compirà il prodigio.

    Come un sasso gettato nell’acqua, il potere genererà il caos, e quando il suo impeto si esaurirà,
    l’Equilibrio verrà ristabilito.

     
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  8. L'Ordine
     
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    Le Essenze si guardarono in volto, tutte: ciascuna vittima dei propri pensieri, ciascuna colma di desideri e sogni, e ciascuna colma di paure. Se il Rituale fallisse, se il tempo necessario a compierlo non fosse sufficiente, cosa mai sarebbe accaduto? Dispersi nel Vuoto, costretti a ricrearsi? Nessuno di loro conosceva la Morte dell'Essenze, nessuno sapeva se fosse stata davvero possibile.
    Ad ogni modo, ora Zero e Seconda avrebbero estratto dal corpo misto di Primo e Terzo i frammenti di Essenza che tempo prima vi ebbero inserito per arrestare la degenerazione: tuttavia, avrebbero disposto di pochi minuti prima che Tempesta e Fulmine si perdessero l'uno nell'altro, portando così il tormento e forse la Morte.

    Però il rituale chiedeva sangue, e questo sarebbe dovuto provenire dai Famigli: allora ciascun Guardiano afferrò la e proprie armi, preparandosi al momento in cui avrebbero dovuto stillare il rosso liquido dai loro Animali direttamente sui Catalizzatori prima che Primo e Terzo collassassero; Amarthrind, allora, prese a ruotare accanto allo Zero ed al suo Pavone, la Seconda estrasse una freccia dalla faretra e la strinse nella mano libera, e Primo e Terzo afferrarono ciascuno uno dei Sai che la Tempesta aveva dietro la schiena.
    Per un attimo vi fu silenzio, e non nell'ambiente o nelle voci, bensì nei loro cuori: ad un passo dalla gloria e dalla rovina, ad un passo dall'unione e dalla disfatta.

    Il Celebliant per primo si mosse, la mano tendendo al corpo misto di Yin e Yang, esigendo ciò che in dono a loro diede; subito venne Yoe, e volle invece ammaliare il suo Frammento con un gesto delle dita, come ad invitarlo a riunirsi alla Sua Signora: allora poco alla volta la fenditura dei due corpi s'illuminò lievemente, e da un lato vennero fumi d'iride, dall'altro bagliori d'acqua e di foglie e come scorressero ciascuno in due fiumi diversi, i flussi viaggiarono nell'aria per giungere alle mani dei padroni, e lì tornare in loro.

    Però ora Yin e Yang erano liberi, e la Sorte dell'Ordine in grave pericolo: sempre più velocemente, il nero copro del terzo prese a schiarirsi, e il candido corpo della Tempesta si faceva più scuro, ciascuno, come predetto, perdendosi nell'altro.
    Con grande sorpresa di tutti, fu il Terzo a parlare, mentre il suo volto cambiava cambiava schiarendosi, e nel cuore ardendo ghiacciato:

    -Io sono il numero Tre, Huo Yin Lei che mescola le parti e Ardente Fulmine!-

    Disse, roco e furente, e mentre pronunciava il Vincolo scagliò il proprio Sai contro l'Anaconda, ferendone la pelle cosicché colasse sangue da quella, e bagnasse il nero artiglio; ciò accadde.

    -Io sono il numero Due, Shui Yoe Tu che divide e trattiene le parti e Fiore dell'Oceano!-

    La Signora quasi urlò tale comando, colta dall'impeto e dalla preoccupazione, e subito ferì con la punta smeraldina della freccia una zampa della Tartaruga, subito sfregando lo stemma sopra questa cosicché di sangue si macchiasse.
    Allora l'Aquila volò sopra la Tempesta, e mentre questa proseguì il Vincolo, l'animale si fece ferire l'ala da Sai di Yang, e delle gocce rosse caddero sulla bianca pietra di lui:

    -Io sono il numero Uno, Feng Yang Leng che ordina le parti e Gelida Tempesta.-

    Non desiderava morire, non desiderava dissolversi né perdersi: Yang desiderava essere felice, essere uno e solo, saldo fino alla fine del mondo, sì da portare ogni luce e bene che avesse avuto.
    Tutti osservarono lo Zero, ultimo nel Vincolo, e dopo lungo tempo poterono vedere l'Arte del Cerchio, ovverosia la delicata e fiera destrezza con la quale egli maneggiava Amarthrind: mentre questo roteava, infatti, il Celebliant infilò il braccio in uno dei grandi fori dell'arma e con un movimento di spalla e polso ne guidò il moto, facendo sì che tagliasse con garbo il collo del Pavone e nel contempo raccogliesse il sangue di questo; infine conferì all'arma una forte rotazione che la spinse in alto e lì le gocce rosse schizzarono sulla sfera; poi il cerchio ricadde a terra come in picchiata,e ma prima di fendere il suolo d'Arcadia s'arrestò, galleggiando pacifico come sempre faceva:

    -Io sono il numero Zero, Eru Elen Amarth che sta sopra le parti ed il Celebliant, Arcobaleno d'Argento.-

    Disse infine, e tutto fu compiuto: il sangue versato e il Vincolo mostrato. Ora avrebbero dovuto attendere che il Destino ed il potere dei Guardiani si mescolassero assieme, generando una forza tale da recidere la Terza Essenza dal Primo Vascello.
    In quell'attimo, successivo al termine delle Vuote parole di Amarth, i cuori di tutti sobbalzarono e tremarono, così vicini all'Inizio o alla Fine dell'Ordine.

     
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  9. Yggdrasill
     
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    Nel momento in cui l’ultima goccia di sangue sporca col suo cinabro le pietre dei Catalizzatori – e le parole del Celebliant si disperdono con un ultimo eco vibrante nell’aria crepuscolare di Avalon – il vero potere dell’Ordine si manifesta in tutta la sua interezza, trovando ragione e vita – la sua piena realizzazione – nel frammento di mondo nel quale siete immersi, saturo di magia e incanti.

    I talismani risplendono di tutta la loro brillantezza, come diamanti investiti da fasci di luce purissima, e per un attimo vi par di non veder più nulla; siete avvolti da un lampo incandescente mentre il mondo intorno a voi si ridisegna con nuovi colori e sfumature, coronando la natura intorno a voi con le tinte delle stagioni, una per ogni Guardiano.
    Oltre la linea dolce ed elegante delle esili spalle di Yoe, la Primavera germoglia in tutto il suo giovane splendore: l’erba si trasforma in un manto fiorito morbidamente adagiato su soffici zolle di terra scura ed erbetta tenera di rugiada, mentre gli effluvi intensi dei fiori appena sbocciati si spandono nell’aria, declinando rapidamente in quelli più intensi e forti che riempiono i giorni estivi.
    E la prorompente Estate è quella che esplode nel Sud di Yin – alle spalle del suo famiglio –, rivestendo la terra del viola acceso della verbena e del verde smeraldo dell’erba, saturando l’atmosfera col suo calore intenso, quasi soffocante.
    Il viola della verbena è però l’ultima promessa del sogno estivo, che subito cede il passo all’avanzata silenziosa e malinconica dell’Autunno mentre abbraccia l’Est dello Zero, diffondendo il suo odore dolciastro e lievemente acre di decomposizione sul terreno ricoperto da un velo di foglie cadute gialle come l’oro e rosse come il sangue.
    Infine è l’Inverno a mostrare la sua natura oltre la figura di Yang, il cui bianco si fonde col paesaggio candidamente innevato che la incornicia; il vento gelido del Nord sferza il frammento di radura spazzando la neve in mulinelli vivaci che ne accompagnano la discesa, coronando l’inizio e la fine di tutto, del ciclo della vita stessa.

    Ed è solo la Vita – finalmente completa e integra nel suo ciclo infinito e ininterrotto – che può generare altra Vita; l’essenza di Yin si separa dal corpo del Primo – colui che l’ha ospitato tanto tempo, trasformandosi in una sfera pulsante di vivida luce cremisi… nello stesso istante, le forze naturali sembrano convergere in un unico punto, quello a Sud del cerchio di evocazione, miscelandosi in un’alchimia perfetta che vi restituirà finalmente Ordine ed Equilibrio: è il corpo del Terzo, di cui potete intravedere le fattezze attraverso i barbagli di luce, che si agitano e guizzano come fulmini infuocati.

    Un altro passo ancora, e l'Equilibrio tornerà al Mondo.

     
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  10. L'Ordine
     
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    Ecco, infine la grande magie iniziò a compiersi, respirando potere, e potere emanando radiosa: Arcadia venne trasformata, poiché il santo potere in ognuno dei Quattro ebbe l'ardire e la concessione di accomunarsi con la Terra Crepuscolare sulla vetta di Shea.
    Le pietre, macchiate del sangue dei Famigli, brillarono d'una luce intollerabile e gli occhi delle Essenze si chiusero tutti, non potendo, costretti nella carne, tollerare la magnitudine che il loro Potere generava.
    E tuttavia quando li aprirono, videro invero Arcadia mutata e spezzata in quattro parti, e ciascuna stagione viveva ora alle spalle del corrispondente Guardiano, celebrando se stessa con la sola presenza, poiché potere era nella visione, e vita con esso.

    La Seconda adesso rifulgeva del suo stesso ego e comando, incoronata in quel bel momento come Signora della Primavera, e mentre le fresche foglie della terra d'Arcadia si facevano verdi e nuove, e gli alberi gemmavano e tutto nasceva, Ella restava fiera e bella, come la Vita e la Creazione, piena e rigogliosa.
    Se all'Ovest era nascita, al Sud, dove stava la nera pietra e l'Anaconda, era calura e verdi terreni infuocati, viola di verbene e invasate dal fuoco solare: la sede le Padrone dell'Estate.
    Girando ad Est, dove ritto e nullo stava lo Zero, foglie cadevano, dorate e rubre, da alberi spogli e avvizziti, malinconici nella consapevolezza d'essere prossimi all'apparente morte: su un tappeto di belle foglie ormai sfiorite era il Re dell'Autunno. In ultimo, un freddo vento danzava a Nord fra distese d'erba innevate, assopite sotto un bianco mantello, in pace chiudendo il ciclo della vita e al prossimo preparandosi: davanti la candida terra era il Primo Guardiano, Maestro dell'Inverno.

    Alle spalle di ogni eterno la Vita moriva e nasceva, e ciascuno dei molti poteri che i Quattro incarnavano erano manifesti in quello spettacolo, e negli altri gli uni trovavano compimento, coronando ogni cosa di antica forze, e saggia eternità.

    Ora ogni cosa era fatta, e tanto fu la potenza liberata dal Rituale che la Terza Essenza venne strappata dal bianco corpo del Primo ma delicata come la mano del buon contadino coglie i frutti quando il loro tempo è giunto: allora la carne e lo spirito della Gelida Tempesta avvamparono e furono puri e splendenti, e più lucenti dei cristalli del rito, più brillanti di mille soli e più puri d'ogni cosa che già fosse chiamata purissima; il volto si distese e si piegò in sorriso, ed era dolce e serafico, e tanto Bene esprimeva quando in effetti in sé conteneva. Le ali vennero spiegate e l'azzurro degli orli e degli occhi s'accese di cielo.
    Il Sai non era più fra le mani del Guardiano: al suo posto un lungo bastone di diamante, sulla cui cima era collocata una sfera tanto azzurra che pareva essere un pezzo di cielo, e in essa danzavano bianchi filamenti, al pari di nuvole.

    Feng Yang Leng, dopo 876 anni, tornò a Vivere.

    La nigra Essenza, invece, si fece una rossa sfera, densa di Male e morte, e prima ancora che potesse essere ben osservata, descritta e fatta propria, corse rapida verso una figura dietro l'Anaconda: il Vascello era stato condotto da altri mondi in quel luogo, tanto la potenza del Rituale fu magnifica e sicura; avvolto da cupi fulmini non poté essere visto, non prima che l'Essenza ne prendesse possesso.
    Quando la sfera raggiunse il corpo vi entrò dentro sena affanno, come la lama fende l'acqua o soffice burro: la carne si contorse e si scurì e i denti s'affilarono come lance; negli occhi vennero fiamme rosse come sangue, e neri si fecero i capelli, e s'allungarono fin oltre le spalle;la veste divenne nera, e di rosso bordata: si fece opaca e consunta, intrisa della malvagità del Guardiano. In ultimo, come accadde per la Tempesta, il Sai scagliato dal terzo mutò e si fece terribile spada: nera e gialla l'elsa, e rossa la lama, corrosa dalla nequizia del portatore.

    Huo Yin Lei era tornato a Vivere, sciolto da ogni legame.

    L'Ordine venne ristabilito, e la gloria dei Guardiani tornò salda e bella, e nessuna cosa mai avrebbe avuto potere di disfarla, giacché Chaos era lontano e la guerra non s'avvertiva.
    Ora che tutti poterono guardarsi assieme, s'avvidero d'essere mutati nell'aspetto: più regali, più preziose e più antiche le vesti, e adesso la loro potenza non poteva più essere celata; tutti brillarono del proprio potere e un'Essenza viveva nell'altra, ed assieme vivevano nel mondo e attraverso il mondo.

    Poi il Terzo emise un ghigno, affilato e perverso come la folle oscurità, consunto dal male nel suo cuore e per esso glorificato: ogni altro Guardiano si voltò verso il Fulmine, quasi tremando.

    -...Libero, finalmente...-

    Sibilò roco, demoniaco e maledetto, e con la lingua leccò le dure labbra, cupido e folle nello sguardo; però non fu il gesto sensuale che la Signora era solita esibire, bensì fu brutale e spaventoso, come di chi avesse fame di carne e sangue, come di chi avesse fame di vita e di potere.
    Come di chi avesse desiderio di Morte dopo molti anni di forzato digiuno.

     
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    Il dado è tratto; infine il Rituale si è compiuto.
    E il suo esito non lascia spazio ai dubbi; potete sentirlo mentre restate fermi ai vostri posti, ancora inebriati dal tripudio del vostro potere rifiorito, ma anche svuotati dalle energie per quello sforzo -uno sforzo che solo l’aria pregna di magia di quel luogo vi ha permesso di affrontare-: il successo vi ha arriso, coronando il vostro sacro operato.
    L’Ordine è stato ristabilito e l’Equilibrio ripristinato, e ora tutto è come prima... Forse.

    “Forse”, perché -ben presto ve ne accorgete- qualcosa dentro di voi è cambiato.
    Che sia un effetto collaterale del Cerimoniale, una ripercussione scaturita dalle anomalie che compongono Endlos, un retaggio generato dal trasbordante impulso selvaggio e vitale di Arcadia, oppure un manifestarsi del Destino al di fuori dello Zero, percepite qualcosa di nuovo dibattersi nel più intimo segreto delle vostre Essenze: qualcosa di vivo e confuso come un nuovo essere...

    Quello che prima andava perso nel passaggio da un corpo all’altro, nel corso delle vostre rare trasmigrazioni, si agita e pulsa adesso nel respiro di ogni palpito:
    il santo dono venefico del ricordo vive dentro di voi.

    L’umanità che -per vostra intrinseca natura- vi è sempre stata irraggiungibile quanto è impossibile per l’olio mescolarsi all’acqua pur essendovi immerso, viene finalmente accolta attraverso gli aurei cancelli delle vostre menti, e da ora la consapevolezza dell’ego dei vostri Vascelli vi accompagnerà: in questo momento, le Quattro eterne Essenze acquisiscono per la prima volta conoscenza e memoria delle rispettive precedenti incarnazioni e del loro vostro passato.
    E così continuerà ad essere anche nei cicli futuri.

    E ciò che accompagna questo Risveglio è una possibilità ancora più rara e preziosa che mai prima d’ora vi è stata concessa: potrete scegliere se tornare Fuori da Tutto, oppure se restare su Endlos ed esserne parte... ma se deciderete di restare, benché l’Ordine si sia finalmente radunato dopo tante tribolazioni, dovrete di nuovo sparpagliarvi,
    separandovi per raggiungere ognuno il proprio punto cardinale.

    Se avrete il Desiderio di essere parte del Mondo, il Destino vi fornirà aiuti spontanei per integrarvi, ma dovrete trovare da soli un modo per tenervi in contatto...

     
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  12. L'Ordine
     
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    Al bieco sibilo del terzo nulla fece eco, e ben presto egli pure dovette zittire il nero animo, e prestare ascolto a qualcosa di cui non si era accorto: aveva detto di essere "Libero".
    Come poteva, quel nuovo Guardiano, essere cosciente del passato del precedente?
    S'erano davvero infrante le Leggi a causa della blasfemia di Yang?
    Oppure s'erano ammorbidite? Ma può una Legge piegarsi al volere di coloro che la servono?

    Per il potere di Arcadia, per il Desiderio dei singoli Guardiani oppure per Necessità del Destino, alcune delle Leggi vennero cambiate, e ciascuna Essenza portò nel cuore il dono e la maledizione di questo cambiamento: ogni Guardiano aveva acquisito i ricordi dei precedenti Vascelli e dei precedenti Guardiani, ed erano consci del fatto che, pure dovessero ancora incarnarsi, i futuri possederebbero memoria di ogni altro Guardiano e Vascello venuti prima.

    Perciò, nel silenzio che adesso serrava lingue e menti dei Quattro, ognuno assorbì questa nuova condizione: quali, però, furono i nomi, le occupazioni, e ogni altra notizia sulla vita che i loro Vascelli avevano svolto prima della chiamata, nessuno disse mai, né mai potrà essere noto. Il ricordo è troppo prezioso per poterne anche solo parlare con altri Guardiani, poiché questo venne a simbolo d'arma: perduti, separati e rotti, ora le Essenze sempre potevano trovarsi, da sole e senza indelicati sforzi, perché ognuno sapeva i ricordi dell'altro; tuttavia quest'ultima clausola non venne mai detta né mostrata, poiché nel segreto più assoluto ciascuno dei Quattro si beava d'aver ricevuto un dono differente e più grande, non sapendo, però, d'averlo con gli altri in comune.

    Lì, nella terra d'Arcadia, un altro dono si mostrava ai Guardiani, forse il più ambiguo che potessero mai ricevere: avevano strumenti e dovere d'andarsene via, tornando Fuori; eppure in ognuno di loro nacque il desiderio, più o meno intenso, di restare ancora presso quei luoghi, in Endlos.
    E ancora ognuno dei Quattro seppe che, se avessero deciso di restare, avrebbero avuto piccoli accomodamenti dalle Leggi e dal Destino, che avrebbero reso meno incompatibile il permeare Mondo e Storia con la loro presenza.
    Nessuno disse ai Guardiani questi doni, nessuna voce irruppe nel silenzio di Arcadia a parlarne: nacque dal loro profondo, ciascun dono, poiché le parole del Destino e tutti i poteri della terra s'esprimevano in loro come "consapevolezza", non già come annuncio.

    Ciascuno avrebbe dovuto scegliere se andare o restare, ricordando però, che l'esito della decisione sarebbe stato maggioritario e avrebbe coinvolto tutti: Insieme nel Mondo oppure Insieme Fuori dal Mondo.

    -Ai nostri cuori s'è manifestata una scelta da compiere: assecondare Desiderio o Necessità, rimanere su Endlos, oppure per l'eternità tornare alle nostre aule esterne.-

    La nulla voce dello Zero infranse quel grave silenzio, destando gli animi degli altri e infine ponendoli di fronte alla verità dei loro spiriti.

    -Tuttavia, Amarth, Desiderio e Necessità potrebbero essere assecondati assieme sia in un caso che nell'altro.-

    Disse la Seconda, regale e bella come un raro fiore di bosco, e presto altre voci Le fecero eco:

    -E varrebbe per tutti noi, non solo per alcuni.-

    La bianca voce del Primo suonò brillante e allegra, e pareva che fosse Luce e Bene in ogni sillaba e pausa.

    -Ma come, Amarth!- sibilò l'oscuro serpente che era il Terzo -Dovresti confidare maggiormente nel Destino: ad esso siamo legati, dentro o Fuori che sia. Non credevo di doverti dare lezioni IO su questo argomento!-

    Rise. E fu una risata nera e gretta, del primo affronto che Yin aveva fatto da quando era tornato libero, e ora guardava lo Zero con l'aria di chi si proclami superiore e sfidi gli altri. Allora si rese manifesta la saggezza del Celebliant, e le sue parole vennero sciolte dall'ambiguità:

    -Yin, non percorrere strade che non conosci appieno: a fine sentiero potresti ritrovarti con conoscenze inferiori a quelle con le quali partisti.- Cominciò l Zero, poi proseguendo -Che sia per tutti lo so bene, come pure dell'unione di Desiderio e Necessità: se così non fosse stato, mai avremmo potuto incontrarci, e il Terzo ancora sarebbe schiavo del Primo.
    Fuori saremo liberi dai vincoli e la nostra esistenza avrebbe senso; nel Mondo verremmo sempre resi schiavi della nostra impossibilità di dimorare.
    Tuttavia il Destino ci ha fornito strumenti per rendere piacevole l'una e l'altra cosa, però il Desiderio di rimanere condurrebbe il Mondo ad essere dalla nostra presenza influenzato. Accadrebbero alcune cose, e benché siano tutte dal Destino concesse e scritte, potrebbero lasciare un segno che mai andrebbe via, poiché la nostra natura è di stare Fuori, che lo vogliamo o no.
    -

    -Mio Signore, se tanto è il nostro potere di lasciare cicatrici, allora tanto sarà quello di curarle: ai mali che insorgerebbero per nostra colpa porremo rimedio.-

    Yang sorrise, avendo egli compreso cose lo Zero temeva e presagiva; però doveva rincuorarlo, mostrandogli verità che forse non aveva voluto considerare: sempre il Celebliant si preoccupava di abusare del suo potere e di quello altrui, subito osservando le nefaste conseguenze prima dei lieti eventi che per opera loro sarebbero Stati.

    -E tale potere ci ha riunito e liberato, non te lo dimenticare, Amarth.-

    Compiaciuto carezzò l'Anaconda, mentre l'animale poco a poco aveva avvolto il Guardiano in un nero abbraccio, ciecamente devoto e quasi schiavo.

    -Ogni cosa può essere sanata o corrotta, perché in noi è il potere dell'una o l'altra cosa; finché saremo uniti, nulla avremo da temere.-

    Yoe sapeva d'aver convinto il Celebliant a non preoccuparsi, poiché le parole di Tre soverchiano assai il Pensiero di Uno, fosse quello lo Zero od il Destino. E infatti ecco avverarsi ciò che gli altri avevano presagito:

    -E sia. La saggezza di un Guardiano non è fallace, e quando Tre parlano come Uno, invero non vi è bisogno alcuno di dubitare. Per nomi e numeri, si decida.-



    Edited by L'Ordine - 10/1/2011, 14:06
     
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  13. Huo Yin Lei
     
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    Finalmente, dopo secoli di prigionia in quel bianco cadavere ghiacciato l'Ardente Fulmine poteva essere autonomo nel camminare, parlare e perfino pensare. Già nel suo cupo spirito si andavano disegnando tutti i mali che avrebbe portato e dei quali avrebbe goduto. E tuttavia, quale posto più adatto per vivere? Certamente non credeva di dover essere costretto ad una stessa dimora con gli altri, né tanto meno desiderava esserlo.
    Nel tempo che fu obbligato a trascorrere a Palanthas, quando ancora era dentro Yang, apprese la geografia di Endlos, e molto fu oscuramente lieto nel sapere che a Sud, dove il suo spirito trovava pace, vi erano pozzi di fuoco e morte, isolati e corrotti: Geisine era il nome di questi, la Culla Rossa delle Fiamme.
    Ora era libero e sano, e non appena quella riunione sarebbe finita, egli si sarebbe diretto in quei luoghi e vi avrebbe dimorato, assaporando ogni vapore e ogni lingua di fuoco e lava.

    -Per lungo tempo non ho potuto esercitare il mio vero potere, limitandomi ad osservare bianche stregonerie ghiacciate; ora è giunto il momento di vivere e ricordare a tutti il mio passaggio fra questi ammassi di carne. Se prima ero schiavo del Mondo per opera di Yang, adesso sarà il mio voto a rendere voi Tre schiavi.
    Huo Yin Lei, Terzo Guardiano e Ardente Fulmine, sceglie di restare.
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  14. Shui Yoe Tu
     
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    Guardò il Terzo con occhi di di chi, compiacendosi per una sfida lanciata, già prepari il terreno alla controffensiva; sorrideva maliziosa e sicura di Sé, poiché presto avrebbe mostrato cosa era diventata.
    Nei giorni precedenti alla chiamata da parte di Amarth, la Signora venne scelta come Ufficiale dell'Ovest, e ora che aveva ricevuto il privilegio del comando non l'avrebbe certamente abbandonato; tanto più che doveva guarire il bosco di Undarm dai mali che lo permeavano: una volta depuratolo, lì avrebbe costruito una dimora e vi avrebbe abitato. Vicino al mare che tanto amava, alla gente che tanto desiderava e nel verde che le scorreva dentro.
    L'eternità avrebbe potuto aspettare, la gloria di essere un valido aiuto e una potente creatura presso l'Ovest, invece, non potevano affatto.

    -Mi è stata affidata la cura dell'Ovest come suo Ufficiale, e questo è onore e Giusto privilegio al quale non rinuncerò, se non quando mi sarò annoiata di essere la Signora del Bosco di Undarm.
    Shui Yoe Tu, Seconda Guardiana e Fiore dell'Oceano, sceglie di restare.
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  15. Feng Yang Leng
     
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    Aveva sorriso alle idee nere del Terzo, perché ora Yang possedeva il potere di sanare ciò che quello andava corrompendo: a differenza della staticità della Seconda e dello Zero, Primo e Terzo erano quasi vagabondi, andando per molte vie e molti mondi a portare Bene o Male, l'uno cancellando l'opera dell'altro, conservando così l'equilibrio. Tuttavia l'ultima volta che tali cose fecero, ovvero viaggiare e recare messaggi e conversioni, fu assai vecchia di molti millenni.
    Yin aveva deciso di restare, così come Yoe: sebbene Yang desiderasse tornare fra i ghiacci sconfinati dell'Etlerth, era la preoccupazione per qualcun altro a trattenerlo su Endlos, una promessa ed un compito, e non meno l'appartenenza ai LAM.

    -Ho promesso a Drusilia che non l'avrei mai più abbandonata, che avrei abbracciato al sua causa perché simile alla mia. No, finché vivrà Drusilia Galanodel non avrò volontà di lasciare i luoghi che lei percorre.
    Feng Yang Leng, Primo Guardiano e Gelida Tempesta, sceglie di restare.
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16 replies since 23/12/2010, 21:21   307 views
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