Terrestrial Inferno

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  1. Firejack
     
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    Cos'è che distingue un campo di battaglia da un qualsiasi altro posto?
    Lasciate perdere il sangue versato e la violenza: in un mondo come il nostro queste due cose sono proprie di qualsiasi luogo ormai. No, non è questo a connotare un campo di battaglia: non è questo a distinguere una lotta da un'assassinio. Pensateci: spade che si incrociano, proiettili che esplodono, urla, gemiti: rumori di ogni sorta, insomma. Rumore, suoni forti ed inaspettati che si susseguono con cadenza quasi ritmica: è questa la peculiarità della battaglia; è l'esplicitazione dei sentimenti delle forze in gioco che da' vita ad uno scontro. E' la coerenza della lotta, interpretata in tutta la sua crudeltà ed amarezza, lasciando da parte ogni tipo di controllo emotivo che, da parte sua, traformerebbe un guerriero in un semplice killer.
    Ci sono suoni, comunque, che, se anche porpri di una qualsiasi battaglia, qualcuno non ha mai il piacere di ascoltare. Ad esempio un pistolero non saprà mai il suono che fa una spada che penetra le carni di un essere vivente, e, al contrario, uno spadaccino non potrà mai immaginare com'è quando il proprio proiettile si fa spazio nel metallo dell'armatura altrui. Un po' come un pilota che non sentirà mai il suono della proprio moto mentre sta sbandando; se poi parliamo di uno dei piloti più un gamba esistenti al mondo, questa possibilità si riduce praticamente a zero...

    ... ma allora cos'è quel suono che sta sentendo Jack?



    Un lampo luminoso acceca il cacciatore dai capelli corvini. Succede tutto in un attimo.
    La moto sbanda, il ragazzo cade, il tumulto della battaglia cessa. E' successo qualcosa, non ci vuole un genio per capirlo; il problema è: cosa?



    « Ahi ahi »
    Il gemito di dolore, ridotto quasi a mugugno per motivi che sembrerebbero ignoti, viene sommerso da una miriade di altre suoni che tutto sembrano tranne propri di una battaglia; anzi: sembra quasi, sempre volendo dar credibilità ai sensi del cacciatore che avevano deciso di non farsi trovare per chissà quanto tempo, che il posto in cui si trova ora il ragazzo sia ben diverso da quello in cui prima stava combattendo. E' più... caldo.
    Jack cerca di aprire gli occhi: non si rende conto di dove si trovi. E' difficile, le palpebre sembrano quasi incollate l'una all'altra, come se fossero state sigillate in seguito ad un sonno durato troppo tempo.
    Una mano, quella destra, va alla fronte, cercando così di dar sollievo anche ad un fastidioso mal di testa che si era messo a complicare il momento già alquanto difficile.
    Dopo svariati tentativi le due nere iridi riescono a mettere a fuoco la scena che hanno davanti: la conclusione è immediata.
    « Sono all'inferno. »
    Fiumi di lava, sbuffi di vapore che appaiono tutt'altro che innocui, un calore assurdo, niente moto, niente "abito da cerimonia".
    Sì, deve proprio esser morto.



    SPOILER (click to view)
    La scena è, ovviamente, l'arrivo su Endlos del mio Pg. Continua dalla parte di Background che ho in scheda. Grazie a chiunque mi risponderà xD

    P.S. Anche se in scheda non c'è ancora equip etc è solo una pura formalità: sto aspettando che mi aprano il conto, non credo dovrebbero esserci poblemi a riguardo .-.
     
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  2. Felì.
     
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    Piovevano persone.
    Quello era il fenomeno più strano che avesse mai avuto l'occasione di vedere.
    Aveva visto piovere acqua, ghiaccio, fuoco e perfino una strana roba nera non ben definita. Ma non aveva mai visto piovere persone.
    Potete capire l'entusiasmo di Beatrice Pandora, quando ebbe l'impressione di assistere ad un acquazzone di essere umani. Una grandinata vivente.
    Una bufera di carne ed ossa.
    Ma sono sicura poterete capire, anche, la delusione che le balenò fra gli occhi dorati quando si rese conto che non si trattava davvero di un bizzarro fenomeno atmosferico, ma solamente di un povero imbecille che era caduto.
    Un imbecille assolutamente certo di essere finito all' Inferno, per altro.
    Magari si aspettava pure che un essere mezzo capra e mezzo uomo con un paio di buffe corna rosse sulla testa sbucasse dalla lava e cominciasse a torturarlo, pure utilizzando un forcone, magari, ghignando sadicamente. Ridacchiò a questo suo pensiero bizzarro. Una risatina cristallina che si perse fra gli sbuffi di lava e il rombo sordo di quel luogo.
    Non era proprio nel suo stile, con tutto quel caldo e quella lava incandescente, abituata com'era alle fresche ombre di Fanedell, ma aveva un certo fascino, doveva ammetterlo.
    Si coprì parzialmente le labbra con una mano candida ed affusolata, come fosse ancora una bambina che vuole nascondere il suo riso. Rimase nell' indecisione un paio di secondi, avvicinarsi e capire perchè quel coso fosse caduto dal cielo oppure voltarsi e continuare il cammino? Il villaggio che doveva raggiungere distava poco meno di un paio di giornate.. E poi non aveva così fretta. Di tempo ne aveva, da vendere.
    Quindi si avvicinò, con la stessa curiosità felina che la portva a studiare praticamente qualsiasi cosa le capitasse sotto il nasino aggrazziato. Entrò nel campo visivo di quella creatura, un' espressione tra il dubbioso ed il divertito sul viso.

     
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  3. Firejack
     
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    Avete presente quando si dice "in certe situazioni devi trovartici per capirle" ?
    Molte volte sembra una semplice frase di circostanza, quasi volta a giustificare un errore o una qualsiasi azione non condivisa dagli altri, tuttavia, ora, nessuna espressione potrebbe fungere meglio di questa all'introduzione dei sentimenti e delle sensazioni del giovane.
    Niente sembra scontato, niente ha quel quasi disgustoso quanto rassicurante sapore di già visto: qualcosa è cambiato. Prendete per esempio il calore. Esiste cosa più scontata della sensazione di caldo? Caldo, freddo, umido, asciutto, buono, dolce, bello: son tutti concetti innati nell'uomo, cose che nascono con la nascita stessa dell'individuo, cose che sono tanto difficili da spiegare quanto da dimenticare. Ebbene, immaginate per un attimo di sentire un caldo "diverso". Una sensazione sì simile a quella provata sempre, ma diversa in qualcosa, in quel particolare, magari, che la rendeva familiare. Estendete questa "diversità", poi, a tutti i concetti innati sopra citati ed ecco che ottenete lo status psico - fisico del cacciatore.
    Non esattamente il massimo, eh?

    I pensieri corrono veloci nella mente del ragazzo: ipotesi, pensieri, teorie... una cosa scarta l'altra, e tutte sembrano incredibilmente stupide. La concezione più credibile che è riuscito a farsi, infatti, l'ha detta a voce alta, e non è stata esattamente un'intuizione geniale, come avete potuto notare.
    Comunque, a distogliere il nostro genio dai suoi pensieri si fa spazio tra il vermiglio delle fiamme un qualcosa di altrettanto vermiglio. Dei capelli. Slendidi capelli rossi che avvolgono gote quasi eteree tanto son pallide; d'altro canto la bellezza e la graziosità della ragazza alla quale apparteneva tutto quello sono decisamente pari al pallore, il che basterebbe per classificare sia l'una che l'altra caratteristica.
    Jack si alza, a fatica.
    Barcolla, per un attimo sembra che le gambe non riescano a regger eil peso del corpo del giovane unito a quello dell'equipaggiamento "superstite".
    Si ferma, assicurandosi di riuscire a continuare. Ce la fa.
    Alza gli occhi e li fissa sulla sinuosa figura che si sta avvicinando, portando, nel frattempo, la mano destra sull'impugnatura dell'Erza, la sua spada.
    La domanda è, ovviamente, la più semplice ed immediata che vi più venire in mente.

    « Chi sei? »

     
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  4. Felì.
     
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    "Chi potrei essere.. Se non il Diavolo?"

    Pronunciò le parole piano, scandendo bene.
    Come se stesse cercando di spaventarlo, le sarebbe piaciuto piazzarci anche una di quelle sue agghiaccianti risate da strega, ma poi pensò che, dopotutto, quel ragazzo doveva ancora guadagnarsi il privilegio di uno dei suoi ghigni sadici. Quindi si avvicinò piano, come il predatore si avvicina alla piccola preda che cerca di fingersi morta.

    "Hai proprio una bellissima spada, giovanotto, ma che ne diresti di lasciarla nel fodero? È così maleducato puntare un' arma contro il tuo interlocutore, non pensi?"

    Più che un educato invito pareva una sorta di ordine, sottolineato da un gesto piuttosto eloquente con la mano sinistra.
    Era in vena di gentilezza ultimamente. Che il suo caratteraccio si stesse diluendo nel sempre rinnovato entusiasmo che le causavano le bellezze Endlossiane? Sperò vivamente che non fosse così. Dopotutto c'era voluta una certa dose di esperienza nel mettere insieme tanta altezzosità e spregio nei confronti degli altri esseri, in generale.
    Si tradì nuovamente con un sorrisino quasi educato.

    "Ma che ne dici di metterci comodi e mangiare qualcosa, così magari mi racconti come mai sei piovuto dal cielo.. In un posto così."

    I capelli corvini riflettevano il rosso della lava ed il grigio del cielo, si perse un attimo fra i giochi di luce, ammaliata dai colori. Si estraneò, come era solita fare in qualsiasi situazione. Ma fu per pochi attimi: la curiosità ebbe la meglio e così la giovane indicò una grossa pietra nera, invitando lo sconosciuto a sedersi.
     
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  5. Firejack
     
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    Il Diavolo è donna.
    Frase che sembrerebbe nata con ovvi motivi satirici, ma che al suo interno nasconde un fondo di verità che farebbe rivoltare lo stomaco ai più.
    Questi termini vedono la loro genesi in seguito a quelli che, almeno nel mondo dal quale viene il cacciatore, venivano chiamati culti Dionisiaci. Tanto per accorciare il tutto: vi basti sapere che le donne in preda al così detto "invasamento" erano in grado di massacrare ed uccidere chiunque si trovassero di fronte, trattasi di figli, mariti o semplici conoscenti.

    Il giovane abbozza un sorriso pensando a tutto questo, per un attimo il pensiero di lasciare l'impugnara prende il sopravvento sulla decisione di estrarre la spada, ma, esattamente come il bagliore di un fulmine lontano nel cielo, la velocità con cui svanisce il pensiero fa sì che questo resti solo un'ipotesi remota.
    La donna - o meglio: la ragazza - inizia ad avvicinarsi lentamente, con aria piacente, quasi comprensiva si potrebbe dire. Ancora una volta l'impressione che il moto della fanciulla da' ai sensi, ancora in stand by, di Jack è quella si un fantasma che, lentamente, vagabonda, senza meta, nel luogo che infesta.

    « Hai proprio una bellissima spada, giovanotto, ma che ne diresti di lasciarla nel fodero? È così maleducato puntare un' arma contro il tuo interlocutore, non pensi? »

    Le parole, malgrado il rumore ambientale, risuonano chiare, quanto strane, nella mente del giovane. Che tipo di ragazza parla in quel modo? Eppure osservandola non sembra avere più di diciott'anni, e, se si esclude il pallore, non sembra avere niente di strano, almeno in apparenza...
    ... ma allora perché l'ha chiamato giovanotto?
    La lama dell'Erza inzia a scorrere dentro il fodero: ormai i motivi per estrarla sono un bel po', e tutti più che validi.
    Lo scatto della punto contro il bordo della vagina è la conferma che il cacciatore ha deciso di non rischiare; ora una delle sue armi preferite è puntata verso la strana donna, anche se il fisico del ragazzo sembra non essersi ancora del tutto abituato al posto viste le ellissi che il ferro disegnava in aria a causa del tremore dei muscoli che la sorreggevano.

    « Ma che ne dici di metterci comodi e mangiare qualcosa, così magari mi racconti come mai sei piovuto dal cielo.. In un posto così. »

    Ancora una volta il pensiero di lasciar perdere invade la mente di Jack, ma dura ben più di un attimo. Stavolta il pensiero, un po' per le condizioni fisiche, un po' per le sensazioni tutt'altro che negative che ispirava la giovane interlocutrice, diventa una decisione. Il cacciatore rinfodera la spada: i piedi lo reggono, e si vede.
    Guarda la donna, lo sguardo stanco e poco lucido del cacciatore è quanto di più indicativo ed esplicito possa esistere.
    Il confuso giovane si avvia lentamente verso il masso indicato dalla ragazza.

    « Chi sei? »

    Il cacciatore non è nemmeno arrivato, ma decisamente quella è una domanda che ha bisogno di una risposta: non può continuare a pensare di star parlando davvero un demone.
    La voce quasi trema, ma allo stesso tempo nasconde la decisione caratteristica di Jack: malgrado le difficoltà fisiche, la mente sta ricominciando a fare il suo dovere.

     
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  6. Felì.
     
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    Beatrice si sedette e cominciò a frugare nel tascapane, in silenzio, ignorando nuovamente la domanda del ragazzo, che pareva solo più disorientato di prima.
    Assomigliava ad un cucciolo senza la mamma, questa cosa la divertiva.
    Aveva quel riflesso di disperazione negli occhi che si intonava perfettamente alla situazione, riflesso che si amalgamava alla perfezione in quel nero di pece che sapeva di testardaggine e combattività.
    Era un cucciolo molto divertente, con il pelo e le orecchie diritte, che le ringhiava contro e sfoderava le zanne. Sorrise ancora, inclinando il capo verso destra, i capelli rossi in un' onda compatta. Porse al giovane una borraccia di pelle nera.

    "Tieni, questo ti dovrebbe ridare un minimo di lucidità.. E calma."

    Disse.
    Stava diventando la crocerossina della situazione? Le capitava troppo spesso di soccorrere individui poco raccomandabili in luoghi sperduti. C'è chi ha anche questi modi strani per passarsi la giornata. Gli mise davanti una mela, lucida e rossa. Aveva proprio un aspetto invitante, quasi fosse finta, in tutta la sua dolce perfezione.
    Anche Biancaneve insegnava che non si accettano mele dagli sconosciuti, soprattutto se questi sconosciuti sono attraenti ragazze che sembrano fatte di porcellana e che hanno appena proclamato di essere il diavolo. Punti di vista.
    Rimase in silenzio, ad ascoltare il rombo sordo di quel luogo dimenticato dagli dei.
    Poi, improvvisamente, trasalì, come se avesse dimenticato qualcosa di assolutamente vitale.

    "Sono la solita sbadata!"
    Rise, piano, e fu come il rumore dell' acqua che scorre fra le rocce di un ripido torrente montano.
    "Il mio nome è Beatrice Pandora, sono una S.. Studiosa.
    Filosofia, Matematica, Alchimia, qualsiasi cosa sia possibile apprendere è il mio pane quotidiano.."


    Chinò leggermente la testa, dopo essersi, finalmente, presentata, con più o meno sincerità.

    "Vuoi che ti predica il futuro?"
     
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  7. Firejack
     
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    Acqua.
    La cosa più semplice del mondo, eppure la più importante; la materia che si dà per scontata, ma senza la quale tutto il resto sarebbe inutile. Provate ad immaginare per un attimo un mondo senz'acqua. Lurido, secco, crepato... caldo; ecco, sarebbe un po' la fotocopia del posto in cui si trova in questo momento il giovane. Un luogo desolato, dove la vita sembra rifiutarsi di attecchire. Un posto dove anche la più piccola goccia di fresco liquido può rappresentare la salvezza per i sensi mezzi intorpiditi dal caldo - e non solo - di un giovane cacciademoni ancora incosapevole di trovarsi in un altro mondo.

    La borraccia allungata dalla ragazza appare agli occhi di Jack come un dono divino, che, senza nemmeno badare al buon costume che vorrebbe almeno un ringraziamento, tuffa le labbra contro l'imboccatura, lasciando scorrere il liquido insapore quasi fosse oro colato.
    Probabilmente l'acqua è proprio quello di cui ha bisogno, anzi: lo è sicuramente vista la foga con cui beve.

    Il cacciatore si allontana dal nero contenitore solo quando smette di essere utile, ovvero solo dopo essersi scolato tutto il litricino d'acqua contenutovi.
    Si asciuga il viso, umido per la troppa frenesia con cui ha bevuto, con la manica destra, posando conteporaneamente lo sguardo, ora più calmo, sulla donna che ha di fronte.

    « Grazie. »

    La voce ora è molto più calma, anche se, attribuire tutto questo ad un'unica bevuta forse è un po' eccessivo; probabilmente i sensi stanno cominciando ad abituarsi a quell'abiente: ecco perché della semplice acqua è sembrata tanto miracolosa.
    Appena Jack smette di parlare, comunque, il pallido fantasma dai capelli rossi estrae dalla tasca un oggetto che, a primo impatto, sembra una roba tipica del luogo in cui si trovano. Una sfera rossa, scarlatta più del sangue: perfetta. E' bellissima, invitante, lucente...

    « ... una mela? »

    Il giovane abbozza una sorriso. La gentilezza di quella ragazza è un qualcosa di fuori dal comune: nel mondo che conosce il concetto di bene disinteressato è praticamente inesistente ed insignificante, anche se la pessima sensazione che lo stomaco trasmette al cacciatore alla vista della mela lo costringe a rifiutare il gesto.

    « No grazie, non ho fame. »

    Sorride ancora, e nel frattempo quella che scopre essere Beatrice si presenta. A quanto pare la persone che ha appena incontrato è la classica cervellona che studia e ricerca per il semplice piacere di farlo. Gli ricorda Eva, in un certo senso.
    Per un attimo il volto del giovane si intristisce: chissà dov'è ora Eva.

    « Vuoi che ti predica il futuro? »

    Le parole della studiosa richiamano la mente di Jack al presente, mettendo in secondo piano i pensieri cupi che la attraversavano.
    Il sorriso del ragazzo si allarga, ora più che divertito sembra quasi comprensivo: la giovane non sa con chi sta parlando, ovviamente.

    « Lascia perdere: ci vedresti solo sangue. »

    Un attimo di silenzio, giusto il tempo di far metabolizzare quelle poche ma incisive parole a Beatrice. Allunga la mano destra: si fa così quando ci si presenta, no?

    « Piacere, Jack FireHeart, e sfortunatamente faccio un lavoro un po' più movimentato del tuo... »

    Fissa gli occhi in quelli dell'interlocutrice, chissa che sta pensando.

    « ... sono un cacciademoni, e vorrei sapere dove mi trovo. »

     
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  8. Felì.
     
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    Faceva un lavoro più movimentato del suo.
    Dubitava avessero cercato di ridurlo ad un mucchietto di cenere più di un centinaio di volte.
    O erano duecento? Bella domanda! Si massaggiò il mento un attimo, rimuginando su quante volte esattamente avessero cercato di metterla su un rogo, senza contare naturalmente le decapitazioni e gli smembramenti, quelle erano cose a parte.
    E così il cucciolino faceva il Cacciatore di Demoni, divertente. Le sarebbe piaciuto farlo a pezzi e forse, in un altro momento sarebbe stato sicuramente così, ma ora si trovava legata ad una sorta di legame di ospitalità con quel giovinotto scapestrato.
    E si sa, l'ospitalità è sacra. Quindi decise che lo avrebbe vivisezionato un' altra volta, magari con più calma, se fosse passato dalle parti di Fanedell.
    Aveva un qualcosa di tragico, come personaggio, si intende. Di nero vestito, lo sguardo acceso e corucciato, di chi si sente sobbarcato dalle responsabilità. E anche quella cosa del futuro pieno di sangue, proprio simpatico, sì. Sorrise, quasi gongolante, come se si trovasse davanti un enorme pasticcino alla crema che non aspetta altro che essere mangiato.

    "Dove siamo? Oh! Ma anche tu provieni da un altro mondo, allora!
    che cosa interessante, buffa e affascinante!"


    Applaudì un paio di volte, come una bambina divertita, mentre giocava con la mela, passandosela fra le dita candide, come fosse un giocattolo.

    "Benvenuto su Endlos! Ti trovi a Geisine, nel Presidio Sud per la precisione!
    Ma che incontro divertente mi ha riservato il Fato questo giorno!
    Da dove vieni, piccolo cacciatore di demoni?"


    Chiese, gli occhi dorati animati da una fiamma di curiosità ardente.
     
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  9. Firejack
     
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    Qual è il modo più diretto per comunicare? Bella domanda, eh? Beh, diciamo che ci sono tanti modi per comunicare, ma son soltanto due quelli che possono essere davvero definiti diretti: la parola e l'espressione. Detto questo c'è da aggiungere, poi, che non sempre le parole sono sincere: anzi, molte volte è il contrario; l'uomo utilizza le parole per dire il contrario di quello che dovrebbe, per mentire cioè.
    Seguendo questo ragionamento, allora, niente è più diretto e sincero dell'espressione, giusto? Ebbene: non siatene così sicuri. Anche le espressioni possono risultare ambigue, e questo lo si sa da sempre, basti pensare a quell'impasto di tela e colori chiamato Gioconda o Monna Lisa. E per chi pensa che il riferimento a quel dannato quadro sia puramente casuale, mi spiace dirlo, ma si sbaglia di grosso.
    Enigmatico, incerto, imperscrutabile, eppure cn quell'immancabile sapore di già visto: il sorriso che abbozza Beatrice è un vero e proprio capolavoro d'ambiguità.
    Il cacciatore si blocca un attimo a guardare la forma delle sottili labbra rosee incorniciate nella strana espressione divertita della studiosa.
    Schiude un po' le labbra, giusto il necessario per prendere fiato ed iniziare un discorso che poche volte gli sarebbe capitato di rifare: in fondo non capita spesso di sospettare della natura di qualcuno, non per un semplice sorriso, ma è ovvio che per chi ci è abituato a quel tipo di sorrisi il tutto diventa più semplice.

    « Dove siamo? Oh! Ma anche tu provieni da un altro mondo, allora!
    che cosa interessante, buffa e affascinante!
    »

    Il discorso, già mezzo pronto nella mente di Jack, resta congelato insieme alle corde vocali, fermato dalla mente alla quale, ora, più che di demoni e roba simile, interessa capire cosa signifi un altro mondo.
    Lo schiocco delle mani della giovane accompagna, quasi portando il tempo, i pensieri del ragazzo: già quelle poche parole basterebbero per restare lì a discutere fino al giorno seguente, ma, come si usa dire (nel mondo d Jack almeno): il bello deve ancora venire.

    « Benvenuto su Endlos! Ti trovi a Geisine, nel Presidio Sud per la precisione!
    Ma che incontro divertente mi ha riservato il Fato questo giorno!
    Da dove vieni, piccolo cacciatore di demoni?
    »

    Il piccolo cacciatore resta un attimo in silenzio a rimuginare sulle parole appena udite. Non sa che dire. Alza gli occhi, fissandoli in quelli della ragazza che ha di fronte, probabilmente in quel momento più che occhi sembrano perle tanto sono aperti.

    « I-io ... »

    Si rende per un attimo conto che sta per dire una cosa che non ha mai nemmeno messo in conto di poter dire. Sorride quasi, a metà strada tra lo stranito e lo scioccato.

    « ... vengo dalla Terra, credo. »

    Tace. Non sa che dire, non sa che pensare e non sa, tantomeno, che fare. Troppi interrogativi, troppe stranezze. Il sorriso, la sensazione, la questione del mondo, Endlos, Il fato... no: è decisamente troppo per essere elaborato in un sol colpo da una singola mente umana, talvolta avere un cervello allenato non basta.

     
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  10. Felì.
     
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    La Terra.
    Quella meravigliosa biglia di vetro azzurro, sospesa nel velluto nero del cielo.
    Luogo benedetto dagli dei, fertile e lussureggiante. Ricordava i suoi dolci frutti e le fresche sorgenti incontaminate. Popolata da creature, in perfetta armonia fra loro.
    Poi l'arroganza degli uomini aveva devastato ogni cosa. Odiosi parassiti.
    E l'amata Gaia portava ora sul suo aggraziato corpo le cicatrici di quegli scempi, delle guerre e della rabbia degli esseri umani, un veleno mefitico che aveva inquinato le sorgenti limpide e bruciato le radici degli arbusti verdeggianti.

    "Anche io provengo dalla Madre Gaia."

    Sentenziò, quasi sottovoce, mentre i ricordi, e la rabbia, la sopraffacevano. Si impose di rimanere calma. Si ricompose, posata, cancellando dal volto l'espressione irata, come si trattasse di qualcosa che non la riguardava realmente. Si rivolse nuovamente al Cacciademoni.

    Da che secolo provieni, piccolo Cacciatore?
    Io provengo dal lontano milleottocentosedici, secolo di guerre ed odio."


    Sentenziò, sicura. Non era da escludere che il ragazzo, visto il suo curioso abbigliamento e modo di esprimersi (per quanto avesse spiccicato qualche parola e poco più), provenisse da un secolo differente dal suo, magari posteriore. Trovarsi d'innanzi ad un ragazzo del futuro sarebbe stato singolare e sicuramente molto interessante.
    Le varie teorie formulate da Pandora avrebbero allora preso una valenza completamente nuova.




     
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  11. Firejack
     
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    Madre Gaia, che strano modo per indicare quello che molti - sbagliando - considerano il pianeta abitato da soli esseri umani ed animali.
    Ancora una volta il giovane resta un po' titubante di fronte al modo di appocciarsi dell'interlocutrice: ha un che di sul serio strano, potrebbe quasi esser definita... atemporale. Sì, probabilmente il termine esatto è questo; in fondo i termini che usa con estrema scioltezza suonerebbero strani a chiunque, figuriamoci ad un ragazzo nemmeno ventenne già confuso di suo, per giunta.

    Jack pensa, ed intanto la ragazza dai capelli ramati continua a parlare, tuttavia quello che raggiunge la mente, fin troppo occupata del cacciatore, è solo un miscuglio, alquanto armonico a dire il vero, di suoni non meglio identificati.
    Quella donna è strana, troppo strana, sembra quasi ...

    « ... provengo dal lontano milleottocentosedici, secolo di guerre ed odio. »

    ... appunto.
    In un attimo, appena le cifre raggiungono le orecchie del ragazzo, il dilemma sembra risolversi automaticamente, anche se ne crea uno alquanto più difficile da risolvere: com'è possibile che stia parlando con una donna di almeno duecento anni più vecchia di lui? Ok il gusto per il maturo, ma qui si dovrebbe parlare più che altro di marcio.
    Alquanto spaesato il cacciatore inizia a squadrare Beatrice, la quale, dal canto suo, sembra non meravigliarsi affatto di parlare con qualcuno che, come dice lei, proviene da un altro secolo.
    L'espressione assunta dal viso di Jack è tutto un programma, difficle da descrivere eppure conosciutissima: la classica espressione tra il divertito e lo stupido, una specie di sorriso scioccato, se mi passa il termine.

    « Io... beh... »

    Ancora un attimo di pausa, una piccola quantità d'aria lascia la bocca del giovane: sta facendo di tutto di non iniziare a ridere, e, nello stesso tempo, si sta costringendo a rispondere alla domanda che, anche se non ha sentito concretamente, facilmente ha potuto ricostruire ragionando sui vuoti suoni che ha sentito pronunciare dalla ragazza in un primo momento.

    « Il mio mondo è esattamente duecento anni postumo al tuo, anche se devo dire che non è cambiato molto in questi anni. »

    Tace. Respira: il discorso inzia a farsi serio, malgrado l'inverosimiltà.

    « La Terra è sotto attacco: demoni, per la precisione. Ondate immense di demoni che sebrano avere come unico obbiettivo l'eliminazione del genere umano; ecco perché c'è bisogo di gente come me... »

    Il discorso sembra poter continuare su quella linea, ma il giovane lo stoppa volutamente: a quel punto anche lui ha una domanda, e decisamente non è di facile risposta, almeno per lui.

    « ... ma dimmi: come diavolo è possibile tutto questo? »

    Ok, ora molti diranno: cavolo, prolisso il ragazzo eh? Per non parlare della chiarezza!
    Ebbene: tacete, c'è da comprenderlo, in fondo, no? Immaginate di ritrovarvi per un attimo voi in quella situazione, avreste la lucidità di essere chiari nelle vostre esposizioni? E comunque la domanda è chiara quanto ovvia: come diavolo è possibile che due persone, di due ere differenti, possano incontrarsi in quel modo?


     
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  12. Felì.
     
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    Pandora ascoltò incantata.
    Demoni che desiderano eliminare il genere umano.
    Quella era proprio... una splendida notizia! Finalmente la Dea aveva prestato ascolto alle sue preghiere? Aveva finalmente compreso l'inferiorità di quella razza infima?
    Al giovane Jack, però, tutto questo appariva tutt' altro che meraviglioso. Trattenne, quindi, il mezzo sorriso di compiacimento che tentava di affiorarle sulle labbra.

    "Com'è possibile, mi chiedi?
    Ho varie teorie sull' argomento.
    Per prima cosa, penso te ne sarai accorto da solo, hai intrapreso un viaggio dimensionale. Le ragioni? Ignote. Probabilmente non vi è alcun motivo reale, oppure se c'è è dato solo a te scoprirlo. Io mi sono ritrovata qui in seguito ad una serie di esperimenti condotti per comprendere la struttura dimensionale dell' Universo.
    Esiste più di una dimensione, messer Jack, sia dal punto di vista temporale, sia da quello spaziale.
    Questo luogo sembra una sorta di calderone dimensionale.
    Un crocevia fra gli Universi, forse. Non saprei dirlo con precisione."


    Terminò, con la sicurezza dello scienziato. Aggiustando il corpetto scuro con le lunghe dita bianche. Ripose la propria mela all' interno del tascapane e si alzò, come se volesse mettere fine alla conversazione con il giovane. Qualcosa nella sua espressione si fece innaturalmente dolce, era come una piccola luce buona, luce che brillava raramente.
    Quel ragazzino doveva avere qualcosa di assolutamente speciale. Non poteva essere altrimenti.
    Oppure Pandora cominciava a sentire il peso della senilità.

    "Il villaggio più vicino è Behemut, a quattro giorni di cammino.
    Io mi sto dirigendo là: si trovano informazioni, luoghi dove riposare e carovane che portano negli altri Presidi. Puoi unirti a me nel cammino, se lo desideri, giovane Cacciademoni, Jack Fireheart."
     
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  13. Firejack
     
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    Le parole della giovane suonano come un esercito che, pieno di forza e fermezza, cerca di sfondare le già scardinate porte di una città ormai evidentemente conquistata. Ecco, sostituite all'esercito i concetti che sta enunciando Beatrice e fate finta che la città sia la mente di Jack. A parte il fatto che non dovrei star qui a spiegarvi come interpretare le metafore, potrete ben comprendere come si sente, in questo momento, il giovane cacciatore.

    Mentre il ragazzo ancora rimugina su quello che ha appena ascoltato, indeciso se scoppiare a ridere o piangere, la studiosa si alza dal masso sulla quale s'era seduta spostandosi di qualche centimetro. Jack alza gli occhi a guardarla, e la scena da sola sarebbe più che sufficiente per farsi pagare fior di quattrini per assistervi. Una faccia dolce e calma, fin troppo forse, da una parte, dall'altra, invece, un'espressione contristata e stupefatta al massimo: occhi sgranati, bocca semiaperta e viso privo di colore.
    I pensieri si susseguono veloci nella mente del giovane, domande d'ogni tipo lo assalgono, prima fra tutte: come diavolo fa quella ragazza a star così calma?

    « Il villaggio più vicino è Behemut, a quattro giorni di cammino.
    Io mi sto dirigendo là: si trovano informazioni, luoghi dove riposare e carovane che portano negli altri Presidi.
    »

    Il discorso è semplice, com'è naturale la conclusione alla quale sta per giungere la studiosa dai capelli ramati. Per un attimo i pensieri vengono messi in secondo piano dalla testa stessa del cacciatore, la quale si concentra, più che altro, sul senso di sicurezza e dolcezza che ispira l'interlocutrice, del tutto opposto alle sensazioni che la stessa ha ispirato alla sua apparizione.
    Un sorriso appare quasi spontaneo sulle labbra ancora divaricate di Jack: forse c'è una speranza.
    Gli scienziati del suo tempo, infatti, hanno fatto molti studi a riguardo, e, tra l'altro, non c'è bisogno di un genio per capire che se quel posto è davvero un crocevia deve per forza esserci un modo per uscirne.

    « Puoi unirti a me nel cammino, se lo desideri, giovane Cacciademoni, Jack Fireheart. »

    Il giovane si alza, facendo un passo deciso verso la ragazza che gli ha appena fatto quella proposta. Sorride, sì: è deciso.

    « Va bene, Beatrice Pandora: accetto. Sarò tuo compagno in questo viaggio, mi affido ai tuoi studi per uscire sano e salvo da qui. »

    Il viaggio comincia.

     
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