[LAM] Pausa Pranzo

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    Il Nibbio

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    Il chiacchiericcio confuso ed indistinto della mensa dell’Albero-Casa lo accolse non appena ebbe varcato le doppie porte dell’ampio locale, avvolgendolo in una nube afosa e tiepida, che sapeva di svago e di cibo; strascinando stancamente i piedi, andò ad abbandonare la sua esausta carcassa derelitta ad uno dei tavoli meno affollati.

    Oltre alla corsa mattutina per il latifondo e alla serie standard di flessioni e addominali, si era ritrovato a dover accudire i grifoni, aiutarli a tenere puliti i loro nidi, strigliarli e dar loro da mangiare... e che aveva fatto una di quelle bestiacce bisbetiche in segno di ringraziamento?
    Aveva cercato di tranciargli un braccio con una beccata. Stupida bestia e stupido lavoro.
    Se non altro, Kometé sembrava di indole più giocherellona e docile – almeno con lui.

    Il Nibbio sospirò avvilito: aveva passato tutta la mattinata a svolgere le ingrate mansioni di cui la squadra verde si occupa come operazioni abituali, e dopo ore a sgobbare come un negletto s’era infine guadagnato il diritto di fare una pausa; quello che il suo duro lavoro gli aveva portato fino ad ora erano solo membra intorpidite dalla stanchezza, un dolore sordo nelle budella per la fame, e la testa pesante per il gran sonno.

    Quel lavoro presso il presidio errante cominciava a diventare davvero troppo pesante per i suoi gusti; insomma, chi glielo faceva fare? Perché la vita di un aviatore doveva essere tanto dura anche in tempi di pace?
    Perché non aveva ottenuto un ufficio?

    Con quello e molti altri interrogativi, panegirici ed elucubrazioni, il biondino rimase con gli occhi cerulei a rimirare il vuoto... almeno fino a che si rese conto che non era vuoto quello che stava fissando, ma il visetto angelico e familiare di una ragazza.

    Trasalì quando riconobbe Kyoko, la Miko del reparto blu, e -sbattendo più volte le palpebre per riaversi da quello stato di letargia- schiuse le labbra nel tentativo di articolare un balbettante saluto al suo indirizzo; il gesto che mosse con la mano fu però più immediato ed efficace.

    « A-ehm. C-ciao. »

     
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  2. -Arco Voltaico-
     
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    -SLEEPY-


    La mattinanta no nera per niente passata in fretta: certo, la pazienza era una delle sue virtù cardinali, e ad essa era consacrata la sua intera esistenza. Certo, il lavoro duro non la spaventava, ed anzi era ciò che richiedeva più spesso, covando nel cuore la speranza di poter contribuire ad una causa benedetta.

    Eppure stava faticando a immergersi nel lavoro di Aviatore Blu: per lunghi anni, ormai, era stata abituata alle azioni in prima linea, a partecipare a missioni rischiose dove i pericoli erano reali, dove la mente era totalmente immersa nel lato pratico della sua missione terrena.

    Forse era per quel motivo che ora sedeva lì, nella mensa dell'Albero-Casa... Sola. Sulla guancia si intravedeva un buffa ombra d'inchiostro, lavato via alla bell'e meglio, segno che probabilmente sulle scartoffie s'era anche addormentata.

    Ad un osservatore esterno sarebbe parso che la giovane Miko stesse misteriosamente fissando il tavolo, contemplando qualcosa di visibile solo a lei; ma in realtà, se ci si fosse soffermati andando al di là delle palpebre aperte, ci si sarebbe accorti che la piccola era in piena catalessi.

    Lì, ad occhi aperti, Kyoko sonnecchiava come un bambina sul banco di scuola, il lunedì mattina. Cullata dal brusìo che riempiva la sala, rimase fra le braccia di Morfeo per un po'... Finchè...

    « A-ehm. C-ciao. »

    Si svegliò di soprassalto, spaventatissimi: non si perse nemmeno a pensare all'accaduto, ma subitò iniziò ad agitarsi convulsamente.

    - AAH! Non stavo dormendo! Non stavo dormendo! Finisco subito! Dove sono i fogli da conse...! -

    Finalmente, realizzando il luogo in cui si trovava, s'interruppe: fissò il ragazzo che aveva vicino con aria itnerrogativa, dopodichè avvampò come un cielo al tramonto. Si nascose corpendo il viso dietro le lunghe maniche del Kimono, imbarazzatissima.

    - Kyah! Che figuraccia! -

    Piagnucolò, emergendo timidamente da quel nascondiglio solo alcuni secondi dopo. Con occhietti insicuri emerse pian piano, come una cerbiatta sorpresa nel bel mezzo di una foresta.

    - Tu...Ehm..Ci siamo già visti...Vero...? E...Sei nel reparto Verde... R-Ryusang...giusto...?

    Disse, ancora più in imbarazzo: se ne vergognava, ma aveva conosciuto così tanti colleghi negli ultimi tempi (e la sua testa era così piena di nuove cose) che faticava a tenere a mente tutto.

    Restò lì, semi-nascosta dalle maniche troppo larghe per il suo corpicino, in attesa.

     
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    Il Nibbio

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    La reazione della ragazza lo lasciò a bocca aperta, momentaneamente senza parole, e preda di un confuso smarrimento: le aveva detto solamente “ciao”, e quella era sobbalzata sul posto, d’un tratto terrorizzata, fissandolo con occhi da cerbiatto, sbarrati e spaventatissimi.

    - AAH! Non stavo dormendo! Non stavo dormendo! Finisco subito!
    Dove sono i fogli da conse...! -


    ...e fu allora che un sorrisetto pestifero -di quelli che sfoggiava spesso da giovane quando punzecchiava le bambine di Miséricorde con i suoi scherzi- gli arricciò le labbra: forse cominciava a capire...
    La giustificazione nelle sue parole, l’aria spaesata, persino l’alone di inchiostro sbiadito sulla guancia di pesca di Kyoko, erano per lui prove schiaccianti e inequivocabili del fatto ch’ella si fosse addormentata sul suo posto di lavoro!

    E non ne era così sicuro perché la sua mente brillante possedesse un qualche spiccato intuito investigativo; semplicemente, lui lo sapeva perché gli era capitata la stessa cosa almeno un milione di volte, tutte quante verificatesi tra le mura del Nido degli Angeli, quando -casualmente- era ora di lezione, di studio, di lettura, o di compiti...


    - Kyah! Che figuraccia! -

    Rigirò sulla lingua il sapore di una battutina, ma quando la fanciulla avvampò per l’imbarazzo -nascondendo il faccino dietro le maniche del suo curioso abito occidentale*-, il Nibbio si senti quasi in colpa a calare sulla preda con la spietatezza rapace dell’animale di cui si era conferito il soprannome, e piuttosto che infierire preferì rassicurarla: le dette una piccola pacca sulla spalla, per farle capire che era tutto a posto... poi ritrasse la mano, e ci afferrò una posata, con cui prese una bella cucchiaiata di purè dal proprio rancio, infilandoselo in bocca.

    - Tu...Ehm..Ci siamo già visti...Vero...? E...Sei nel reparto Verde... R-Ryusang...giusto...?

    « Mhmph... Shì... Shono dei Veldi. »

    Annuì. La parte concava del cucchiaio gli rivestiva la lingua, dando inflessioni strane alla sua pronuncia e distorcendogli il maniera buffa la voce... ciononostante, era paradossale notare quanto -pur bofonchiando con la bocca piena- il giovane mantenesse sul volto la serissima e composta nonchalance di un piccolo lord.

    « Ci siamo visti alla Festa di Natale... »
    riprese, subito più intellegibile non appena ebbe rimosso la posata dalla bocca
    « Tu sei... Kyoko, mi sembra...! »

    La fissò per un lungo momento, con un’intensità magnetica e disarmante negli occhi cerulei; poi, di punto in bianco, dette in un gran sospiro sconsolato, e si afflosciò sul ripiano del tavolo, sprofondando il mento nella mano destra, il cui gomito rappresentava il suo unico puntello.

    « Oggi è stata proprio una giornataccia: oltre al normale addestramento col generale Evan, ero di turno al nido dei grifoni... E’ stato terribile. »
    sbuffando insoddisfatto, riportò di nuovo lo sguardo sulla giovane
    « A te com’è andata...? »




    CITAZIONE
    *il kimono di Kyoko è ovviamente per noi un capo di vestiario orientale, ma Ryusang è nativo della dimensione di Endlos, quindi è portato ad identificare tale stile con quello del presidio Ovest che... beh: è a ovest :8D:

     
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  4. -Arco Voltaico-
     
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    -NYAH!-


    Il ragazzo fortunatamente era stato comprensivo, altrimenti la paranoia e l'agitazione di Kyoko si sarebbero auto-alimentate, generando un feed-back di imbarazzo che l'avrebbe spaventata a morte! La giovane Miko, poco abituata al contatto fisico, era sussultata nel sentire la mano di Ryusang sulla propria spalla, ma poi cercò di comporre almeno un sorriso: capiva che il compagno cercava solo di tranquillizzarla.

    « Mhmph... Shì... Shono dei Veldi. »

    Le aveva risposto, con la voce buffamente distorta dal cucchiaio che aveva in bocca; la scena dovette divertire parecchio la piccola Kyoko, che per qualche istante parve riprendere un colorito più naturale, e nascose una risatina da bimba dietro le manine.

    « Ci siamo visti alla Festa di Natale... »

    Kyoko annuì, guardando Ryusang intento a gustare le pietanze del rancio. Purè di patate, si chiamava quello? Fissò perplessa la pietanza. Fissò la sua mano destra, che reggeva due bacchette da pasto. Fissò di nuovo la pietanza. Fissò ndi nuovo le bacchette.

    Solo dopo qualche istante, si decise a provare l'utilizzo di quella cosa aliena che per lei era il cucchiaio.

    « Tu sei... Kyoko, mi sembra...! »

    Alzò gli occhi per rispondere al compagno della Divisione Verde... ma trasalì: appena sfiorò lo sguardo di Ryusang, ne sentì l'intensità, il magnetismo. si sentì stranamente imbarazzata, perchè voleva staccarsene, ma quegli occhi era una calamita per lei.

    Fortunatamente, prima che l'imbarazzo avesse nuovamente il sopravvento, Ryusang s'era come afflosciato; la mano a sostegno del mento, pareva quasi un pilone indispensabile per mantenere su l'intero corpo: cosa mai poteva angustiarlo a quel modo? Forse i lcomportamento di Kyoko? Qualcosa che aveva detto? QUalcosa che aveva fatto? Qualcosa che non non aveva detto o fatto?!?!

    « Oggi è stata proprio una giornataccia: oltre al normale addestramento col generale Evan, ero di turno al nido dei grifoni... E’ stato terribile. A te com’è andata...? »

    - Nu, mi dispiace, Ryusang-San! -

    Disse, facendo scivolare la manina fino a toccare quella del Nibbio, ma ritraendola all'istante, resasi conto che poteva mettere in imbarazzo entrambi, in quel modo. Portò poi lindice alla bocca, icnlinando la testa pensosamente.

    - ...Hum... Vediamo... Stamattina presto ci siamo occupati dei verbali delle comunicazioni e abbiamo archiviato i dispacci della settimana scorsa. Poi abbiamo timbrato un po' di permessi, e fatto qualche ricerca su alcun idocumenti importanti... Ehm... un po' di questioni burocratiche, diciamo! -

    Ma non si fermò: come un lampo, l'ultimo ricordo le irruppe nella mente, quasi fosse stata divina illuminazione.

    - Ah! E poi Yang-Taichou ci ha fatto assaggiare le sue torte! -

    Disse, con una soddisfazione quasi fanciullesca! E la cosa spiegava anche ampiamente lo scarso appetito della sacerdotessa!

     
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    La fanciulla era sussultata sotto il tocco della sua mano, ma -preso com’era a lamentarsi dalle tribolazioni della sua vita di tutti i giorni- il biondino non se n’era proprio accorto; la vide ridacchiare e poi concentrarsi sul rancio, spiando con circospezione la composizione del cibo e studiando con molta accuratezza la differenza tra le posate che ciascuno brandiva... e anche lui, a sua volta, indugiò lo sguardo degli occhi cerulei sulle bacchette.

    Sapeva che si usavano nel presidio Ovest, dove erano parte integrante della cultura e del folklore: aveva provato anche ad impiegarle una volta, e aveva scoperto una qual certa innata maestria nel maneggiarle a tavola, tanto che -a quanto ricordava- alcuni avevano persino ipotizzato che i suoi genitori fossero originari di lì...

    Non che fosse impensabile, in effetti, visti i suoi occhi a mandorla.

    - Nu, mi dispiace, Ryusang-San! -

    Ad ogni modo, il contatto fugace con la manina della Miko, e le sue parole sincere e dispiaciute, lo richiamarono dai suoi pensieri mal mostosi, focalizzando le attenzioni del Nibbio su un po’ di sana conversazione.

    - ...Hum... Vediamo... Stamattina presto ci siamo occupati dei verbali delle comunicazioni e abbiamo archiviato i dispacci della settimana scorsa. Poi abbiamo timbrato un po' di permessi, e fatto qualche ricerca su alcuni documenti importanti... Ehm... un po' di questioni burocratiche, diciamo! -

    Ah: buon caro vecchio, comodo, confortevole e meraviglioso lavoro d’ufficio.
    Tirò su la testolina bionda facendosi all’istante più ricettivo, l’apatia era svanita dal suo volto imberbe, mentre gli occhi sfavillavano incantati e le orecchie si facevano ben tese; c’era da giurare che se avesse avuto la coda come il Magister Saddler, nell’udire quegli incarichi l’avrebbe gioiosamente mossa a destra e a manca con impazienza ed entusiasmo.

    « . . .Wow. . . »

    - Ah! E poi Yang-Taichou ci ha fatto assaggiare le sue torte! -

    Cosa Cosa Cosa? Aspetta Aspetta Aspetta...!
    Lentamente sbarrò gli occhi azzurri, e anche le labbra si distanziarono progressivamente fino a lasciarlo a bocca aperta, con stampata sul volto un’espressione incredula e sconcertata: cioè, il solo pensiero bastava a sconvolgerlo, precipitandolo nell’abisso delle sue miserie.
    A lei le torte, e a lui la pupù di grifone... perché la vita era così amara?

    « Oh... quanto ti invidio...! »
    gemette, seppellendo il viso contro il ripiano del tavolo
    « Piacerebbe tanto anche a me timbrare permessi e mangiare le torte... »

     
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  6. -Arco Voltaico-
     
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    -TRANSFER-


    « . . .Wow. . . »

    Che l'argomento avesse scosso l'animo del ragazzo? Sembrava sincero e profondo, l'interesse di Ryusang per le parole di Kyoko, che dal canto suo guadagnava man mano confidenza nella conversazione.

    Era la prima volta che aveva una conversazione con un suo -probabilmente- coetaneo maschio, ma nel parlare del proprio lavoro, e nel vederlo così interessato, pian piano la preoccupazione e la timidezza scemavano: era davvero contenta di aver conosciuto nuovamente il gusto dell'amicizia, un piacere che credeva di non poter mai più ritrovare dopo aver lasciato Celentìr.


    « Oh... quanto ti invidio...! »


    La Miko lo guardò, a metà tra il sorpreso ed il partecipe. Qualcuno la invidiava? Beh, certo... Il lavoro che faceva era onorevole e importante, ma quello degli Aviatori Verdi non era affatto da meno! Anzi! Quante volte Kyoko aveva desiderato calcare il campo in prima linea, per poter far davvero la differenza?

    « Piacerebbe tanto anche a me timbrare permessi e mangiare le torte... »

    Che poteva dirgli? Doveva forse consolarlo? Ma come? Che ne sapeva lei di ciò che realmente celava nel cuore, lontano persino dai poteri empatici sacerdotali di Kyoko?
    Con fare forse fin troppo imbarazzato, iniziò ad intrecciare le dita nervosamente, lo sguardo basso. Poi ebbe l'illuminazione, annunciata da un battito di mani. Raggiante, disse:

    - Rysang-San! Perchè non passi alla Divisione Blu? Sono certa che a Yang-Taichou ti accoglierebbe con grande piacere! E fra noi saresti più che benvenuto! -

    Disse, senza pensare nemmeno alle implicazioni, negative o positive che fossero, della sua proposta. Proseguì.

    - Potresti assaggiare le torte del Capitano! -

     
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    Il battito leggero delle delicate mani della fanciulla lo ridestò dall’autocommiserazione in cui le sue considerazioni sulle proprie aspirazioni da scansafatiche mancato lo impantanavano; vederla sorridere e sentire le parole che proferiva furono ai suoi occhi cerulei il prezioso spiraglio attraverso cui passava un sottile, meraviglioso raggio di speranza.

    - Rysang-San! Perchè non passi alla Divisione Blu? Sono certa che a Yang-Taichou ti accoglierebbe con grande piacere! E fra noi saresti più che benvenuto! Potresti assaggiare le torte del Capitano! -

    Quella...! Quella era la buona novella! E Kyoko era il suo angelo dell’Annunciazione...!
    Senza nemmeno accorgersi delle azioni involontarie compiute dal suo corpo, il Nibbio era balzato in piedi, con le mani spiattellate sul ripiano del tavolo per farvi leva e appoggio mentre si protendeva verso di lei; le iridi azzurro cielo scintillavano trasognate e quasi commosse.

    « Corro a chiederlo al Gran Maestro! »
    cinguettò estatico, prima di lasciare della mensa e trotterellare verso la porta
    « Sì, lo faro! Farò proprio così! Glielo chiederò, ssì! ♥ »

    La determinazione di un uomo è forte come l’acciaio...!
    O -almeno- così dicono.

     
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