Zona Bianca

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    .Istruzioni ~ TuttiLa fase iniziale dei bombardamenti è feroce, e vi costringe ad allontanarvi veleggiando nell'aria, sempre tenendo lo sguardo incollato al suolo devastato dalle onde di fuoco chimico nella speranza di un segno della presenza dei vostri compagni. All'orizzonte vi sembra di vedere altre sagome che sfrecciano nelle strade a gran velocità, molte delle quali hanno con se luci intermittenti -verosimilmente torce, o simili.
    All'improvviso un fascio di luce elettrica vi investe, mettendovi in allarme. Proviene dal basso, da una zona molto distante dall'Arka e dai bombardamenti. Chiaramente questo potrebbe essere un problema, dato che siete visibili dal basso. Vi trovate parecchio in alto, probabilmente oltre la portata delle armi di terra degli orki, ma considerando con chi e con cosa avete a che fare non c'è mai da star sicuri.

    Sebbene le circostanze suggeriscano di muovere in direzione dei gruppi che percorrono le strade oppure verso la fonte luminosa che vi ha inquadrato, avete comunque svariate opzioni alternative fra cui anche attendere una certa quantità di tempo (nell'ordine di una mezz'ora) per provare a recuperare altra energia spirituale e ributtarvi nella mischia, sempre con un occhio attento alla riserva che vi rimane. Non vi precludo nessuna opzione sulle direzioni che volete intraprendere, ed anzi sono aperto a idee creative. Su richiesta posso fornire ogni genere di dettaglio, fino anche ad una mappa naturalmente approssimativa delle zone che state sorvolando. Tenete presente che se vi avvicinate al relitto dell'Arka del Mazzakro entrate nella zona dei bombardamenti, quindi avete una bassa percentuale di probabilità di essere coinvolte in un'esplosione; in questo caso tirerò due dadi: con un risultato di 3 o 4 vi considererò nell'area di una vicina esplosione e quindi soggette ad una detonazione di livello Alto, mentre con un doppio uno vi considererò centrate in pieno con il risultato di un'esplosione pari ad una tecnica di livello critico.
      Tutti ~ Le tecniche in gioco dalla quest precedente cessano di essere attive e recuperate un 10% di energia spirituale in virtù dello stato di quiete.
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    Dev’esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra.
    Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che piangere.
    Piangi a quello cui negasti una sigaretta e non è tornato con la pattuglia;
    piangi su quello che hai rimproverato e ti s’è disintegrato davanti;
    piangi su lui che ha ammazzato i tuoi amici.

    Oriana Fallaci.

    Ci furono sibili, lampi, esplosioni; il Gran Maestro dei Liberis Aeris Milites rabbrividì nel constatare che caduta di quella nave volante era solo il preludio a ben altro. E loro erano feriti, senza energie, divisi, soli. Il terrore di non rivedere più i suoi commilitoni la stavolse, percuotendo le stanche membra da cui sgorgava sangue copioso, e la disperazione raggiunse prima gli occhi e poi strisciò letale nel suo petto, in modo che nell'attimo in cui avrebbe avvertito il cuore irrigidirsi e tremare si sarebbe resa conto di piangere già da un bel pezzo. In un istante si sentì come nei peggiori incubi, la cosciente spettatrice del genocidio dei Galanodel degli Aviatori, incapace di difendere ciò che amava. In un breve attimo di follia e dolore ebbe come l'istinto di gettarsi alla carica su quella nave, nonostante tutto, ma il suo ruolo imponeva una freddezza ed una determinazione che, in quel momento, non sentiva propria. Tossì, sputando sangue, e mentre gli occhi si sollevarono al cielo si domandò cosa avrebbe dovuto mai fare un capo in quella situazione. Andare a Laputa? Possibile, ma era troppo lontana ed il tempo per i loro compagni era contato, nel migliore dei casi. Entrare dentro? Impossibile, e poi nessuno dei due era in grado anche solo di avvicinarsi. Non restava che sorvolare la zona, in attesa di un miracolo.
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    Fu così che il Gran Maestro ed uno dei tre Comandanti salirono sulle loro cavalcature, guadagnando quota grazie alle bolle d'aria create da missili ed esplosioni, gli occhi vigili su ogni dettaglio, nella vana speranza che i tre dispersi uscissero da quella trappola di ferro e detriti, ancora colmi di lacrime e frustrazione, e sul volto era palese che fosse terrorizzata; infondo era pur sempre una ragazza che, in fin dei conti, non aveva mai vissuto "la guerra". Tossì ancora, pulendosi in malomodo il viso, macchiandosi ancora di più di quel rosso denso e puro che rendeva tutti loro simili, e stava per esplodere in una crisi di nervi quando, improvvisamente, un fascio di luce travolse lei ed Evan, cogliendoli alla sprovvista. Chi erano? Amici? Nemici? Di sicuro erano stati scoperti. Ed allora... che fare? Fuggire? E se erano amici? Potevano aiutarli a recuperare gli altri, quindi che senso avrebbe avuto nascondersi? E se invece erano lì per ucciderli? Infondo gli Abusivi non erano ben visti dalla gente di Klemvor...

    -Evan.

    Le labbra si mossero, ancora sporche di sangue.
    La voce era ferma, e tradiva lo sguardo spaventato.

    -Potrebbe essere un miracolo o la nostra fine.
    Mantieni la guardia, ed attendiamo. Ricorda che i nostri fratelli sono ancora lì dentro...

    E poi il silenzio. Uno di quei momenti di attesa frustrante e logorante, in quel limbo in cui le emozioni più discordanti si fondevano in attesa dell'imprevedibile. Ed in quel momento pensò a tutte le volte in cui sarebbe dovuta morire, e pensò che forse non avrebbe più rivisto Yoko, Yang, Raylek e tutti coloro che la credevano a casa. Chissà cosa sarebbe accaduto al piccolo Lowarn, e chissà quale vita vissuta in assenza di una madre. No, la Dama del Vento avrebbe accettato tutto tranne il serbare un destino al figlio simile al proprio. Lui doveva crescere nell'amore di una famiglia vera. Lui doveva essere felice. Drusilia doveva tornare a casa. Ma loro erano lì, deboli, feriti, soli. E sotto di loro la Guerra.

    Come sarebbe andata a finire?


    SPOILER (click to view)
    In poche parole rimaniamo fermi in attesa di prender fiato e recuperare altro mana.


    Edited by Drusilia Galanodel - 2/3/2011, 00:58
     
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  3. Evan O' Byrne
     
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    La sinfonia di distruzione intonata dall’eco brutale dei bombardamenti risuonava da contrappunto al pianto silenzioso di Drusilia; sotto di loro, la città si era trasformata in un paesaggio lunare, costellato da crateri e desolate pianure di macerie, edifici sventrati come carcasse di topi, budella di cavi e tralicci avvitati su se stessi in macabri monumenti alla devastazione; le nubi erano ferite da una luce di piombo, che trafiggeva il paesaggio da lei accarezzato con la crudezza di un boia impietoso.

    Evan imprecò tra sé e sé, percorrendo con lo sguardo bigio – duro e freddo come la lastra di nuvole che li sovrastava – gli ammassi di cemento resi fumanti dai bombardamenti, ridotti al solo spettro cromatico che la guerra conosceva: il nerofumo dei fuochi e il rosso del sangue.

    Fu allora che la realtà stridette con unghie di gatto sul vetro limpido del suo autocontrollo, facendolo fremere di un brivido solitario e sconosciuto; si sentì un chiodo sghembo, aguzzo e lucido conficcato nella tessuto strappato di un mondo in fiamme.

    La verità era che potevano anche essere in cielo, ma erano assediati.

    Da una parte l’Arka e i suoi armamenti, pronti a fare di lui e Drusilia carne da macello; dall’altra un gruppo non meglio identificato che sfrecciava a gran velocità per le strade di Klemvor
    In quel groviglio di ferro, i loro amici li stavano aspettando…

    Che fare quindi? Deciderlo sembrava impossibile.

    Con un gesto nervoso della mano inguantata di nero, il Corvo terse via sangue e sudore dalla fronte, tenendo malamente con il braccio ferito le briglie della cavalcatura, per farla veleggiare tra le bolle d’aria calda che ne sostenevano il volo.

    Poi qualcosa cambiò.
    Un fascio di luce azzurrina li investì, facendolo di colpo sentire smarrito, incapace di pensare, come un bambino che abbia perso la sua guida. Amici o nemici? Fuggire, o restare?

    Erano scoperti, feriti. Incredibilmente soli. Senza più un’oncia di energia in corpo.
    Praticamente inutili…
    ma non ancora sconfitti.

    -Potrebbe essere un miracolo o la nostra fine.
    Mantieni la guardia, ed attendiamo. Ricorda che i nostri fratelli sono ancora lì dentro...


    « Dovremmo evitarli, per ora… »
    Evitarli, e tentare di raggiungere gli altri.
    Se solo avessero potuto comunicare con loro…


    Già, comunicare. Fu un urlo della coscienza, una ribellione alla stanchezza pressante che gli fece sgranare gli occhi per lo stupore, togliendogli fiato e parole: le ricetrasmittenti!

    « Le… le ricetrasmittenti, Drusilia!!! »
    Urlò, facendo eco ai suoi pensieri
    « Prega che funzionino…! »
    Sfiorò con il polpastrello la runa impressa sul piccolo parallelepipedo nero ossidiana, chiamando concitatamente i suoi compagni
    « Mi sentite?! Ragazzi, mi sentite?! »
    Una pausa, sospesa sul filo dell’orrore
    « Ryusang…! »

     
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    Dopo un breve istante di silenzio pesante come un macigno, una serie di scariche dapprima isolate e secche, poi sempre più numerose e ripetitive vennero trasmesse attraverso i comunicatori. Molto più in basso, una coppia di detonazioni dal suono sordo illuminarono la notte, soverchiando perfino la luce bianca artificiale degli edifici e delle strade di Klemvor, spandendosi per le vie come lingue fiammeggianti e lasciando alle loro spalle soltanto striature come di catrame sugli edifici e carcasse di auto annerite che seguitavano a bruciare come falò su ruote per molto tempo. Chiunque si trovasse nel raggio di un centinaio di metri dall'epicentro delle detonazioni era certamente destinato a rimanere incenerito, sia esso Storm Riders, pelleverde o Abusivo. Per Evan fu come se l'altro capo del comunicatore fosse sottoposto all'azione di un fortissimo vento, che battibeccava con voce artificiale, coprendo qualsiasi suono e rendendo impossibile comprendere alcunché. Ma quando più in basso le maree di fuoco si ritiravano, per un attimo fu possibile cogliere uno spezzone, poco più di una sillaba indistinta... poteva essere colpa dell'angoscia, o di una fervida immaginazione. Ma per chi ha fede, quel timbro di voce apparteneva a Ryusang, un segno capace di far sobbalzare il cuore. Null'altro. Qualsiasi tentativo di ristabilire un collegamento radio è vano; se dall'altra parte c'è qualcuno -e non soltanto fantasmi- semplicemente non c'è modo di comunicare per via delle terribili interferenze, perfino negli intervalli fra una detonazione e l'altra. Nella mezz'ora che passate a volteggiare sopra la città, piccole finestre si aprono qua e là, durante le quali non si odono solo scariche ma anche un sibilo assai nitido che suggerisce che il comunicatore sta funzionando un po' meglio. Il fatto che nessuno dall'altra parte risponda, può significare tre cose: i comunicatori sono definitivamente andati perché persi o distrutti, gli altri stanno combattendo e non hanno tempo o modo per rispondere alla chiamata, oppure sono morti e non potranno più farlo. In tutti i casi, non si tratta affatto di buone nuove.

    Frattempo, trascorsi un dieci minuti da quando siete stati inquadrati, la luce elettrica cambia obbiettivo, forse decidendo che ci sono cose più interessanti da vedere là dove giacciono i più grossi frammenti di terra e lamiere metalliche che compongono la carcassa decaduta dell'Arka del Mazzakro, ora sparsi qua e là in una grossolana striscia di devastazione. Il riflettore è quindi tutt'ora visibile in una posizione rialzata oltre il margine dell'area dove cadono le bombe chimiche, e potete raggiungerlo tranquillamente in un quarto d'ora di volo. Adesso però, oltre ad esso, ci sono almeno una mezza dozzina di altri luoghi interessanti da cui potete cominciare a cercare. Il primo -forse il più evidente- è il miracolosamente intatto ponte superiore della nave, quello da cui si sono scagliati i razzaltatori guidati dal Grande Kapo e che ad occhio e croce sembra essere l'ex ponte di comando della nave. Se Ryusang, Jattur Shattur ed Hevril sono saliti fin lassù per disattivare i reattori dell'Arka, forse sono ancora nei paraggi, o magari sono asserragliati là dentro e sotto assedio. In caso contrario possono essere scesi dall'Arka prima che crollasse, oppure trovarsi in uno qualsiasi dei pezzi grandi o piccoli che sono sparsi in un'area alquanto vasta, per la quale non vi basterebbe un'intera notte passata a volare come disperati qua e là per rintracciarli tutti, senza dimenticare il rischio costante di essere centrati da una di quelle bombe chimiche. In questo, stranamente, vi vengono in aiuto gli stessi Orki, che sono innanzitutto terribilmente rumorosi (avete potuto constatare con i vostri stessi occhi come gli piaccia urlare a perdifiato quando combattono), ma sopratutto, a quanto pare, non particolarmente a loro agio nella penombra della notte, tant'è che sembrano fare uso di torce che sono perfettamente visibili dall'alto. Oltretutto, quando sparano, l'elemento fracasso e la componente segnali luminosi si sommano grazie alla sgraziata semplicità delle loro rozze armi da fuoco, permettendovi di distinguere i gruppi di orki ingaggiati in combattimento e quelli semplicemente in marcia.

    Distinguete dunque sei gruppi di orki e nella mezz'ora che passate a riprendere fiato assistete allo sviluppo di ben sette scontri, di cui tre ancora in corso. Non ci vuole un genio della statistica per capire però che più restate a guardare, più scontri avvengono. Quelle che trenta minuti prima erano soltanto sagome indistinte che sfrecciavano dalla direzione nord, ora probabilmente sono il motivo -o uno dei motivi- per cui gli orki stanno sparando allegramente più in basso, e anche se non potete vederli siete certi che gli Storm Riders - ben più abili dei pelleverde a muoversi senza essere visti- si stanno muovendo per fermare i disorganizzati ed isolati gruppi di orki.

    .Istruzioni ~ TuttiI dadi vi sono amici, e non venite ridotti a carboncini da una bomba vagante. Recuperate dunque un ulteriore 10% in virtù dello status di quiete, ma adesso dovete per forza muovervi perché avete perso davvero troppo tempo per riprendervi.
    La battaglia, naturalmente, prosegue anche senza di voi visto che né i riders né gli orki sono dei campioni di buone maniere! Potrete insegnare loro un po' di bon ton più avanti, ma per il momento dovete prendere atto del fatto che non sembrano intenzionati ad aspettare che riprendiate fiato, e parecchi metri più in basso sono già impegnati a darsele di santa ragione. Quelle che nel post da QM precedente erano segnalate come sagome indistinte che si avvicinavano a gran velocità verso il relitto dell'Arka, ora si sono concretizzati in team di Storm Riders che sfidando i bombardamenti sono accorsi a rispedire gli orki da dove sono venuti. Attenzione! Siccome siete alquanto in alto è difficile stabilirlo, ma siccome Abusivi, Riders ed Orki non sono gli unici a fare il bello e cattivo tempo a Klemvor, potete ipotizzare che a scatenare le sparatorie fra gli orki siano anche le macchine! Il che senza dubbio non aiuta a rendere più semplice una situazione di per se incasinatissima.
    Vi propongo al termine dell'intervento l'ennesima mappina scrausa fatta con paint alla bell'eppeggio, nella speranza che vi sia di aiuto nel compiere la vostra scelta su come muovervi. Tenete conto che lo scenario di battaglia è destinato a mutare con grande rapidità, dunque la mappa ha valore per questo turno ma a partire dal successivo cambierà nettamente. In qualsiasi momento potrete però buttare un occhio a Klemvor dall'alto per "aggiornarvi" su quanto accade (tenendo conto che però per salire e scendere di quota perdete un sacco di tempo). Niente vi vieta di dividervi o di spostarvi in punti non segnalati della mappa, così come niente di vieta di usare tecniche o abilità particolari che vi permetterebbero di individuare con più facilità i vostri compagni... anzi, forse abilità del genere sono l'unica opzione che può prendere il posto di una sana dose di fortuna e permettervi di trovare subito i vostri compagni perduti. In caso contrario dovrete rimboccarvi le maniche e andare per tentativi.


    Mappa, in essa viene omesso ciò che resta dell'Arka del Mazzakro, che naturalmente dovete immaginare come grossi blocchi di terra, cemento, lamiere e quant'altro sparso qua e là un po' ovunque per la mappa. In rosso, in lontananza, l'Approdo di Laputa, da dove provenite; da qualche parte fuori immagine in direzione sud est rispetto all'approdo c'è anche il Big Bird, il quartier generale di Genesis; il punto in blu è da dove proviene il fascio di luce, appena al di fuori della linea dei bombardamenti ben visibile in bianco; i punti in viola è dove vedete chiaramente degli orki impegnati in combattimenti, mentre in verde altri gruppi non-ingaggiati di orki che si muovono secondo la direzione indicata; in giallo, in basso, quella specie di pilone che era il ponte di comando dell'Arka, e che perfino ora può rappresentare un punto di partenza. Infine, in arancio, le zone dove mentre volteggiavate nell'aria avete visto brevi scontri, ma che frattempo si sono quietati o si sono spostati in altri punti.
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    Sopra di loro il cielo immenso dalle false stelle, e sotto di loro l'inferno.

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    Il Gran Maestro ed il Comandante verde continuavano la loro perlustrazione dei cieli alla ricerca disperata di un segno, ma ciò che videro fu altra guerra, altra lotta. Erano tanti, troppi, gli esseri verdi e schifosi usciti da quell'ammasso di detriti, e dai suoni appena giunti da quella sorta di walkie talkie ebbero la sicurezza che i loro soldati erano ancora vivi... per ora. Ma cosa sarebbe accaduto, di lì a breve? La situazione, ahimè, si evolveva rapidamente, non lasciando loro nemmeno più un attimo nel pensare. Dovevano agire o se ne sarebbero pentiti per tutto il resto della loro vita, se non oltre. In quella mezz'ora di pausa avevano potuto tuttavia analizzare i movimenti avversari ed amici, giungendo alla conclusione che v'erano ben cinque fuochi di guerra, dove la battaglia era al culmine, mentre altri gruppi di orki continuavano a muoversi liberamente. Come donna dall'animo nobile e fermo, sarebbe scesa senza indugio a combattere, tuttavia era ben consapevole che sulle sue scelte gravava la vita dei suoi seguaci, e tra loro ed il proprio orgoglio, avrebbe scelto indubbiamente la prima. Era ora di ritirarsi dal campo di battaglia; erano troppo deboli e malconci per sostenere un'altra colluttazione, ma non abbastanza per chiedere aiuto. Laputa era troppo lontana, come anche il luogo dove Orm voleva che andasse prima del Day Two, dunque l'unica possibilità di salvezza era quel faro che continuava a puntare su vari ed eventuali mirini, collocato a Nord-Est dalla loro posizione attuale. Lontano dai bombardamenti, facile da raggiungere e da localizzare... era sicuramente il luogo migliore, in quella valle di lacrime.

    -Evan, il faro!
    Chiediamo aiuto!


    E poi via, rapida come il vento di cui portava il nome, il Gran Maestro degli Aviatori si diresse nell'unico punto apparentemente salvo dai bombardamenti, nella speranza di incontrare volti amici, pronti ad aiutarli in virtù del pericolo comune.


     
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4 replies since 28/2/2011, 02:02   96 views
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