[LAM] Venti di Cambiamento

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    Il Nibbio

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    Poco prima, in mensa, Kyoko aveva avuto perfettamente ragione:
    se voleva un comodo lavoro da burocrate doveva prenderselo!

    Beh, ok, non aveva detto proprio così, ma... il suo suggerimento di parlarne con Drusilia sembrava ragionevole in modo inattaccabile; dopotutto, il sommo vertice della LAM era una donna orgogliosa ed autorevole, ma era anche tanto buona e gentile.
    Perché avrebbe dovuto dirgli di no?

    L’importante -si disse il Nibbio- era mostrarsi risoluti e determinati.
    Forse un’azione di forza l’avrebbe fatto sembrare più diretto! Quello che avrebbe dovuto compiere era un blitz! Sì, avrebbe fatto irruzione.
    L’avrebbe affrontata, e le avrebbe parlato chiaro e tondo.

    Sì, lo avrebbe fatto...! Per un sereno posto di lavoro dietro una scrivania!
    E per le torte del Generale Yang! Soprattutto per le torte...
    Così, si parò davanti alle doppie porte in legno intarsiato dello studio del Gran Maestro, e...

    Bussò delicatamente alla porta.

    E non fu perché gli mancò il coraggio. Nossignore.
    Solamente,
    gli era tornato il buon senso.
    A frenare l’idea scavezzacollo di tradurre in azione i suoi impeti di gioventù, la mente gli aveva inviato l’immagine di se stesso che veniva sbattuto fuori dall’Ufficio con un tornado a forza 12 della Scala di Beaufort e... non che gli fosse mai capitato -in effetti-,
    ma poteva sempre succedere.

    Così, mentre il suo cervello si lambiccava alla ricerca delle parole più adatte per intavolare il discorso del cambio di reparto, non gli rimase che raddrizzare la schiena, respirare profondamente per cercare di calmarsi, e aspettare che gli giungesse una risposta dall’interno...

     
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    Camminava avanti ed indietro, percorrendo il suo ufficio più e più volte, ordinando quel che poteva, ben cosciente di essere la donna più disordinata del multiverso. Altro che Dama del Vento! Il suo piccolo regno sembrava essere stato vittima di un ciclone o qualcosa di simile, e non si sarebbe mai perdonata se qualcuno avesse visto in che stato lavorava; insomma, lei era il Gran Maestro! Che magra figura avrebbe fatto? Doveva darsi una mossa, prima che giungessero testimoni! In un primo momento, infatti, aveva cercato di far pulizia provando ad improvvisare con qualche piccolo giochetto d'aria, ma il risultato fu solo caos ad altro caos, e tante carte per terra, sui mobili, insomma ovunque. Per non parlare del portapenne che si era rovesciato in quella tormenta, facendo cadere un numero inimmaginabile di pennarelli, matite, temperini, gomme e molto altro ancora sul pavimento ben pulito. Il dettaglio di per sè non era poi particolarmente significativo a livello "paesaggistico", tuttavia lo fu nel momento in cui il potente Ufficiale di Laputa si trovò capitombolare di sedere per terra dopo essere scivolata su una di esse. Ed era lì a risistemarsi almeno i capelli, ora più scompigliati che mai, quando sentì la porta bussare. Chi poteva essere? Yoko??? No, Yoko non era un aviatore... un nuovo arrivato?... Evan??? Se fosse stato lui, sarebbe stata una tragedia; già sapeva che glielo avrebbe rinfacciato a vita. A quel punto non le restò che afferrare tutte le carte che riuscì a raccogliere e spingerle a forza in un cassetto della biblioteca che, per un urto troppo forte, andò a staccarsi letteralmente dalla mobilia, facendole rovesciare di tutto addosso, anche un vaso di fiori appena innaffiato. Fu così che Drusilia, agitata, bagnata, con il fiatone ed i capelli scompigliati ed una spallina distrutta, andò ad aprire la porta, gettandosi fuori prima ancora che l'altro potesse vedere l'interno del suo ufficio. E infine, con un sorriso tiratissimo, lo avrebbe salutato.

    -Ah, Ryusang!
    Che bella sorpresa!
    Come mai qui?


    E sarebbe rimasta lì, con quel sorriso ebete ed il tipico silenzio imbarazzante di chi è stato appena colto in flagrante a compiere qualche marachella...

     
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    Fermo in piedi nel corridoio antistante lo studio del Gran Maestro, il biondino rimase in attesa; dall’altra parte del battente sentì provenire un tonfo e suoni di concitazione, e un’espressione accigliata dalla perplessità si disegnò sul suo giovane volto imberbe
    come per riflesso involontario.

    Forse, si disse, non era una stata un’idea così buona andare fin lì; poteva essere un cattivo momento... e dal rumore che sentiva provenire dall’interno, pian piano il Nibbio cominciò a considerare che doveva essere proprio così: sembrava che ci fosse una colluttazione in corso all’interno. Drusilia era forse in pericolo? Stava combattendo con qualcuno?

    ...non fece nemmeno in tempo a portare la mano alla cintura -e quindi all’elsa della Tsubasa- che la porta si aprì, e la Dama del Vento comparve sulla soglia: era evidentemente sottosopra, con i bei capelli bagnati e scarmigliati, l’aria sconvolta, il fiato corto, e...
    una spallina distrutta.

    -Ah, Ryusang! Che bella sorpresa! Come mai qui?

    L’Ufficiale gli sorrise con fare tirato, ma -d’un tratto- Ryusang si era fatto se possibile ancora più teso di lei, oltre che evidentemente paonazzo. Perché -se prima era solo un sospetto-, ora stava diventando una certezza: presentandosi lì, doveva aver senza dubbio interrotto qualcosa.

    Dopotutto la Signora Galanodel era una donna piacente, condivideva la sua casa con il Magus Saddler, e... beh, in quel momento era la pausa pranzo anche per loro.
    Nulla di cui stupirsi troppo...
    ma accidenti se lo metteva a disagio!

    « Ah! No! Ecco, io... »
    annaspò a disagio, abbassando la faccia rosso pomodoro e facendo per voltarsi
    « Posso tornare più tardi! »

     
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    Lei sorrise, notandolo terribilmente rosso in volto, e quel color pomodoro si intonava in modo bizzarro con l'oro dei suoi capelli scompigliati e l'azzurro cielo dei suoi occhi. Presa poi da un attimo di rinvenimento, la bella iniziò a guardarsi a destra ed a sinistra, tirando un profondo sospiro di sollievo nel notare che il Nibbio non era in compagnia del suo Comandante. Bene, pericolo scampato! Gli occhi smeraldini si illuminarono di una luce malefica, mentre con un ghigno altrettanto inquietante avrebbe esplicitato la propria gioia a parole.

    -Vedo che Evan non è con te...
    ti va di entrare?


    Ed a prescindere dalla risposta del ragazzino, si sarebbe allungata al solo intento di prenderlo dalla collottola,
    tipo cucciolotto tutto da coccolare e da portare con sè,
    e con la forza lo avrebbe trascinato dietro la porta, ben attenta che nessuno potesse sbirciare al suo interno,
    ed una volta dentro, lui avrebbe capito.
    Avrebbe capito tutto.
    ...

    -Allooora...

    Finalmente felice, gli avrebbe parlato,
    forse un pò troppo felice, dato che avrebbe preso ad abbracciarlo,
    dopo avergli tirato le guance.

    -Dimmi, tesoruccio bello del Gran Maestro, cosa ti porta qui?

    E poi una precisazione, detta con aria omicida.

    -Lo sai che ciò che vedi qui dentro dovrà restare tra me e te, veeero?

     
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    La Dama del Vento gli sorrise, bella come un angelo...
    Poi cominciò a guardarsi freneticamente in giro, per finire col tirare un gran sospiro di sollievo.
    Possibile che il timore che la sua tresca venisse scoperta l’allarmasse tanto?
    In fondo, lo sapevano tutti nell’intera isola... come minimo.

    Ma il flusso dei pensieri del Nibbio si interruppe quando lui trasalì, d’un tratto inquieto,
    ritrovandosi addosso il barlume malizioso di quegli occhi smeraldini.


    -Vedo che Evan non è con te... ti va di entrare?

    Oddio. In che cosa volevano tirarlo in mezzo ora?
    E che cosa c’entrava il Comandante Evan?!
    La sua immaginazione cominciò a galoppare a briglia sciolta, e il biondino si ritrovò assalito da ipotesi e prospettive quantomeno imbarazzanti... il tutto mentre il Gran Maestro -già agguantatolo per la collottola-, lo sospingeva dall’altra parte della porta.

    « N-n-n-no...! D-davvero! »
    cercò di declinare, divincolandosi e alzando le mani come a trattenere una frana
    « Sto bene così! »

    Prima di poter opporsi, Ryusang si ritrovò all’interno dello studio,
    in apparenza disastrato da un uragano, un’alluvione o qualche altro disastro naturale...


    « Ma... ma che è successo qui? »
    una richiesta che gli uscì dal cuore

    Certo, sembrava tutto fuorché in una situazione “normale”, ma il battito accelerato del suo cuore e il vivido rossore del suo volto imberbe -ormai quasi fluorescente- si calmarono solo quando, dopo una prima ispezione dei suoi occhi cerulei, il ragazzo realizzò che non c’erano altre persone lì dentr né baccanali in corso.

    -Allooora... Dimmi, tesoruccio bello del Gran Maestro, cosa ti porta qui?
    Lo sai che ciò che vedi qui dentro dovrà restare tra me e te, veeero?


    « Ehm... Io...? Sì... »

    Annuì, ritrovandosi le mani di Drusilia ad arruffrgli dolcemente la zazzera dorata, e la cosa gli rese un po’ più difficile fare mente locale; già: che ci faceva lì?
    Al mattin aveva fatto la corsetta mattutina per il latifondo, poi il Comandante gli aveva fatto fare flessioni, piegamenti e addominali, poi si era occupato dei grifoni, e quando aveva finito si era trascinato a mensa, e...
    Kyoko!

    « Uhm... Uhm... »
    si schiarì la voce, facendo la faccia seria e ostentando risolutezza
    « Sì! Sono venuto al suo studio perchè ho bisogno di parlarle, Gran Maestro.
    Voglio parlarle del mio posto nei LAM...! »

     
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    Il piccolo fece un pò di resistenza, ma non servì a molto, ed in breve si ritrovò nell'ufficio del grande capo, nel più totale caos. Beh, poteva anche dirgli la verità; l'importante era non coinvolgere Evan in quel loro piccolo segreto... o sarebbe stata la fine. Prima per lei, e poi per Ryusang, ed il Gran Maestro avrebbe giurato che lo avrebbe fatto con le sue stesse mani. In ogni caso loro erano lì, e lui attendeva la sua risposta, che giunse repentina.

    -Sono disordinata.
    E tu non lo dirai MAI al Comandante Evan, veeero?


    Lo disse con voce melliflua, continuando a coccolarlo.

    E quando lui parve tornare in sè, la Dama del Vento si allontanò da lui, spostando con la forza e accantonando pezzi di mobilio, carte, scartoffie ed altre cose inutili, in modo da lasciare spazio ad entrambi di sedersi sulle due poltroncine innanzi alla grossa scrivania in legno. Si sarebbe lì seduta, accavallando le gambe con quel suo solito modo di fare immensamente femminile, ed allora lo avrebbe ascoltato, interrompendolo un attimo con un gesto della mano, facendogli poi segno di accomodarsi.

    -Beh, allora siamo a cavallo!
    Anche io mi ero appena decisa, dopo aver discusso con Evan e Yang, a comunicarti una novità sul tuo lavoro qui in gilda.


    Ed allora sorrise, tutta gioviale.

    -Hai fornito sempre il tuo aiuto, nonostante tutto, ed è ora che tu venga premiato.

    Prese dei cioccolatini, ancora presenti sulla scrivania, e glieli porse.

    -Da ora in avanti sarai un Sergente!

     
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    -Sono disordinata. E tu non lo dirai MAI al Comandante Evan, veeero?

    La voce da sirena del Gran Maestro risuonò ancor più dolce alle orecchie del Nibbio, e proprio per questo ancor più inquietante e pericolosa; inchiodando gli occhi di zaffiro in quelli di smeraldo del suo Leader supremo, come congelato da un terribile, terribile presentimento, il giovanotto non riuscì quindi a far altro che annuire rigidamente.

    Non appena fu certa di aver ottenuto il suo silenzio, la donna dai lunghi capelli castani si allontanò da lui per affaccendarsi a raccattare pezzi del mobilio smembrato e distrutto dispersi per la stanza, così da liberare le poltroncine della scrivania... e, educato come era stato a non rimanersene con le mani in mano mentre gli altri si mettevano al lavoro, il biondino si adoperò a sua volta per aiutarla.

    A missione compiuta, la Dama del Vento prese posto su una seggiola,
    e lo invitò con un gesto della mano ad imitarla, facendo lo stesso.


    -Beh, allora siamo a cavallo!
    Anche io mi ero appena decisa, dopo aver discusso con Evan e Yang,
    a comunicarti una novità sul tuo lavoro qui in gilda.
    Hai fornito sempre il tuo aiuto, nonostante tutto, ed è ora che tu venga premiato.


    Il campanello d’allarme nella sua testa bionda trillò, concitato e convulso, e il suo senso del pericolo cominciò ad urlare... eppure Drusilia sorrideva, bella e radiosa come un angelo. Possibile che le sue percezioni si stessero sbagliando a tal punto?
    Del resto, Ryusang sapeva soltanto che quando Drusilia sorrideva e mostrava entusiasmo era meglio cercare di adattarsi alla corrente se non si voleva finire travolti da un tornado.

    E poi, dai: parlava di un premio! Un premio per lui! E gli stava pure offrendo i cioccolatini!
    E prima aveva fatto il nome di Yang, quindi...
    Sicuramente non c’era di che preoccuparsi...!

    -Da ora in avanti sarai un Sergente!

    Beh... Cavolo: era una promozione in piena regola!
    ...non quella che si aspettava né quella che intendeva chiedere, ma: vatti a lamentare!
    E poi... sì, dai, insomma... magari la natura della sua richiesta gli era già stata comunicata da Yang e Kyoko, e il suo trasferimento ai Blu era semplicemente stato omesso perché passato di mente a Lady Galanodel...


    Ma non tutto era perduto...! Bastava solo domandare, dopotutto...!
    Si calcò sul volto imberbe un sorriso grato e contento,
    mosse un deciso cenno d’assenso col capo, e finalmente parlò.


    « É... è meraviglioso...! Spero di esserne all’altezza... e di non deludervi...!
    E... e... I-io sono proprio, beh, ecco, sì... onorato! »

    inanellò, tutt’altro che insincero, balbettando anche per l’emozione; poi, la buttò lì
    « Per quale reparto...? »

     
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    La Dama del Vento, intanto, continuava a gustarsi il suo cioccolatino, ed era così concentrata nel farlo che quasi non sembrava rendersi conto della reazione del ragazzino innanzi a lei, tanto cortese da averla aiutata poco prima a sistemare. Invece lei era ben cosciente della situazione, anche se doveva ammettere che non c'era gusto nel dire tutte le cose subito, ed era bene lasciarlo ogni tanto sulle spine. Sorrise sorniona in sua direzione, iniziando a giocare con una pallina rossa(?) raccolta da terra(???), facendola saltare tra una mano e l'altra, e poi rimbalzare per terra, e poi di nuovo fra le mani.

    Si, era divertente.

    -Immagino che sia la squadra che tu ami maggiormente... almeno credo.
    E credo che amerai altrettanto quel posto di lavoro, sai?
    Si, si, ti piacerà tanto!


    E poi, senza preavviso, avrebbe lanciato a lui la palla, sia in senso figurato che in quello letterale.
    Infondo quel giorno si stava annoiando, e prolungare le chiacchiere con qualcuno non poteva farle che bene.

    -Facciamo un gioco!
    Tu mi fai delle domande sulla futura squadra ed i tuoi futuri doveri,
    ed io posso rispondere solo si, no o forse!
    Susu, inizia tu!


    Esclamò giuliva.

     
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    La studiata e voluttuosa lentezza con cui assaporava l’ottimo cioccolato, il sorriso sornione e sibillino sul suo volto angelico, e il modo spigliato e distratto con cui giocherellava con una pallina rossa(?) raccolta da terra(???) non trasmettevano nulla di buono, e questo lo rese guardingo e nervoso... perché, in quel momento, tutto di quella donna sapeva di disinvolta presa per i fondelli. Non ultimo il tono ciarliero della sua voce e il senso delle sue parole.

    -Immagino che sia la squadra che tu ami maggiormente... almeno credo.
    E credo che amerai altrettanto quel posto di lavoro, sai? Si, si, ti piacerà tanto!


    <i>Drusilia gli lanciò la pallina, e -di riflesso- la mano del Nibbio scattò ad afferrarla.


    -Facciamo un gioco!
    Tu mi fai delle domande sulla futura squadra ed i tuoi futuri doveri,
    ed io posso rispondere solo si, no o forse! Susu, inizia tu!


    Un cipiglio dubbioso e preoccupato gli corrugò la fronte liscia e giovane -a testimonianza del suo disagio-, e gli occhi cerulei si soffermarono nello smeraldo, scoraggiati dalla prospettiva ma non sconfitti, mentre le mani agili e forti si passavano la pallina rossa da una mano all’altra,sfruttando il rimbalzo del ripiano della scrivania.

    Il fatto era che gli indovinelli non gli piacevano: bisognava fermarsi, usare la testa, mettere a pensare... e non che non gli riuscisse -quando ci si metteva-, ma con che coraggio la gente li definiva “giochi”? Rincorrere un pallone, agitare una spada di legno, strappare la testa alle bambole di pezza o catturare gli insetti... Ecco, quelli! Quelli erano giochi!
    Per lui, che da bambino aveva bistrattato anche gli studi e le altre attività intellettuali di Miséricorde, la cosa gli metteva addosso l’allegria dell’andare a cavarsi un dente.
    Cioè nessuna.

    Nondimeno, si concesse un sospiro e mise rapidamente insieme gli elementi che aveva a disposizione, così da trovare la strategia più efficace per scoprire la verità sul suo appena decretato destino senza però al contempo sbilanciarsi troppo.

    « Ehm... Vediamo... »
    si schiarì la voce, servendo un passaggio verso il Gran Maestro
    « Il mio capo-reparto è tipo che prende con molta serietà il lavoro? »

     
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    La Dama del Vento afferrò la pallina con una prontezza senza pari, iniziando a farla saltare su e giù facendola girare fra le mani eburnee e poi a terra, e poi sul soffitto, e chiunque l'avesse guardata avrebbe giurato che la bella si stesse divertendo come non mai. Ascoltò la domanda del biondino sorridendo divertita nell'osservare il suo bel faccino pensieroso e concentrato al punto che lo avrebbe riempito di morsi e coccole, cosa che non fece per non fare danno all'orgoglio di "valoroso guerriero" del ragazzino. Chiedeva se il suo capo era una persona che prendeva seriamente il lavoro...

    -Si.

    Rispose senza indugi, e dopo ci tenne a precisare.

    -Come tutti i Comandanti, del resto.

    E sul volto una espressione sogghignante come non mai.
    Gli ripassò la palla.

     
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    Assorta in quello strano gioco di scambi, passaggi e rimbalzi, il Gran Maestro gli sorrise con fare divertito, e la sua risposta -volutamente sibillina e, c’era da scommetterlo, studiata per confonderlo- non tardò ad arrivare.

    -Si. Come tutti i Comandanti, del resto.

    « Oh, sì...! E’ vero, certo...! »
    si limitò mormorare con un leggero sorriso condiscendente

    E quindi poteva scartare i Rossi dalle opzioni.
    Andiamo: a dire che il Comandante Hevril -uno che divide il suo tempo tra bische, casinò e donne- prendeva il lavoro sul serio ci sarebbe voluta troppa faccia tosta anche per il Gran Maestro. Quindi ne dedusse con una certa sicurezza che non sarebbero state le Spie
    ad averlo per Sergente.

    Drusilia gli ripassò la pallina, e il Nibbio la catturò tra gli artigli,
    riprendendo a passarsela da una mano all’altra nello stesso modo di prima,
    e vagliando mentalmente i due candidati rimasti in ballottaggio.
    Doveva pensare ad un quesito inequivocabile che scremasse i Blu dai Verdi.


    « Ok... Seconda domanda... »
    annunciò, prendendo fiato per un profondo respiro e tempo per scegliere le parole
    « Le mansioni di reparto comportano un lavoro prevalentemente sedentario?
    Tipo... da scrivania... »


    Un lancio di rimbalzo sulla scrivania, e le restituì la palla.

     
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    La Dama sollevò lo sguardo al soffitto decorato, con aria pensierosa, afferrando senza nemmeno guardare la pallina rossa che lei ed il Nibbio si stavano scambiando da un pò di tempo. Il tempo che trascorse dalla domanda del ragazzo ad un accenno del Gran Maestro che indicasse la sua volontà di rispondergli fu tanto, ma tanto, ma taaaanto. Infine sospirò, domandandosi se era giusto tergiversare ancora o dargli la notizia per lei piuttosto banale, ma che per lui, evidentemente, non lo era. Lo sguardo si spostò verso il basso, verso di lui, mentre negli occhi smeraldini brillava un luccichio inquietante. Si, gli avrebbe dato la notizia direttamente, senza altri giochini o altro, ed allo stesso modo gli avrebbe passato la palla, dritta al tempo, rapida e, forse, dolorosa.

    -No.
    Sarai come tuo solito tra i Verdi comandati da Evan.


    Infondo doveva diventare grande, e quello era il primo passo.

    -Ed avrei anche un'altra cosa da dire...

    Attese la sua risposta.

     
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    Come già si era verificato in precedenza nel corso di quella chiacchierata, il Gran Maestro agguantò al volo la pallina senza alcuno sforzo particolare, ma il modo in cui temporeggiò prima di concedergli risposta fu un elemento nuovo; quando tuttavia parlò, la realtà dei fatti fu rivelata... così come pure divenne evidente l’avvenuta presa per i fondelli.

    Drusilia sospirò, abbassò lo sguardo smeraldino sul volto imberbe del Nibbio, e l’ultimo passaggio della sferetta rossa fu un lancio rapido e forte; dando prova dei suoi riflessi da giovane guerriero, Ryusang vi oppose il palmo e la circondò con le dita.


    No. Sarai come tuo solito tra i Verdi comandati da Evan.

    image« Sì, lo immaginavo. »

    Un lieve mezzo sorriso gli incurvò un angolo delle labbra per un istante fugace: recandosi lì, era stato davvero sicuro di avere il potere o la possibilità di cambiare il suo futuro, e per un attimo ci aveva quasi creduto, ma -alla fine- niente di fatto.
    Come in tutta la sua vita, del resto.

    Ed avrei anche un'altra cosa da dire...

    Si trincerò dietro una facciata di serietà impassibile, e sollevò lo sguardo ceruleo in quello della sua interlocutrice; mosse solo un lieve cenno di assenso col capo biondo, e spiccicò solo poche altre parole.

    « La ascolto. »

     
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    La Dama allora lo fissò con sguardo materno e dolce, ed una carezza leggera andò a scivolare sul volto imberbe dell'Arcano, per poi scendere sulle spalle e portarlo al suo petto, stringendolo a sè con amore ed un che di commozione. In realtà era la prima volta che avrebbe affermato una cosa del genere, ed in un certo senso la metteva a disagio quella situazione; per quanto la decisione fosse già presa, nutriva forti dubbi sulla realizzabilità della cosa o sulle proprie reali capacità per quella "missione". Aveva paura di un rifiuto, vero, ma temeva ancora maggiormente il fallimento. Che fare allora? Beh, per una come lei -e lui- la risposta poteva essere solo una. Buttarsi. Gettarsi nel vuoto in balia dei venti che li avrebbero condotti prima dall'una, poi dall'altra parte, vincendoli solo nell'assecondarli. Doveva parlare, e fare in fretta, prima che quel momento di coraggio terminasse.

    -Ryusang.

    Parlò con voce timida e lieve.

    -Ho studiato a lungo le tue capacità, e credo tu possa fare grandi cose.

    Lo strinse ancora più forte al petto.

    -E' per questo che voglio che tu migliori sempre di più, e voglio seguirti e sostenerti ad ogni tuo passo...

    Temporeggiò un attimo, prima di continuare.

    -In parte abbiamo gli stessi poteri.
    Da dove vengo io vuol dire che io e te siamo molto simili...


    Solo allora lo avrebbe lasciato andare, dandogli lo spazio per respirare e riflettere a quello che stava per proporgli.

    -Vorrei diventare la tua maestra, per quanto riguarda la magia.

     
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    Gli occhi verdi della fanciulla cedettero le armi dell’irriverente indolenza con cui aveva seguitato a punzecchiarlo da che avevano preso posto alla scrivania, e virarono a qualcosa di più pericoloso... perché quella loro dolcezza era una lama infida e sottile, capace di infilarsi tra gli interstizi del suo carapace. Anche Kalia ce lo fregava sempre.

    Sentì il tocco tiepido e lieve della mano di lei sulla guancia, e inconsciamente si irrigidì, unicamente per il timore di finire con il rilassarsi troppo; quando la stretta della donna gli circondò le spalle, abbracciandolo nonostante ci fosse la scrivania a dividerli, il Nibbio rimase semplicemente pietrificato.

    Sì. Insomma... Lo stava stringendo. Ecco. Sì...
    Lo stava stingendo... beh...
    al petto.

    Ryusang. Ho studiato a lungo le tue capacità, e credo tu possa fare grandi cose.
    E' per questo che voglio che tu migliori sempre di più, e voglio seguirti e sostenerti ad ogni tuo passo...
    In parte abbiamo gli stessi poteri. Da dove vengo io vuol dire che io e te siamo molto simili...


    L’abbraccio si sciolse e lei lo lasciò andare, e di nuovo si ritrovarono faccia a faccia, con occhi di zaffiro incatenati ad iridi di smeraldo: il viso del biondino era accalorato e rosso d’imbarazzo; quello della Dama, dolce e preoccupato... come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma al contempo ne avesse timore...

    Vorrei diventare la tua maestra, per quanto riguarda la magia.

    Si prese un istante per riprendersi, e per soppesare i risvolti della proposta che gli era appena stata fatta: aveva avuto una madre adottiva, che gli aveva insegnato i precetti su cui aveva imperniato la sua vita, e due maestri d’arme, che gli avevano l’onore e l’arte del sopravvivere...
    Ma i suoi poteri erano germinati in maniera spontanea e sviluppatisi in modo istintivo e indisciplinato senza l’ausilio di alcuna guida.


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16 replies since 6/3/2011, 23:13   172 views
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