[GR] Il massacratore

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  1. Daligar
     
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    Geisine.
    Era la seconda volta che lo visitava e non in visita di piacere. Chi mai sarebbe andato a farsi una scampagnata in una landa desolata, calda come l'inferno, con fiumi di lava che non vedono l'ora che tu ti faccia un tuffo e mostri pronti a divorarti?
    La prima volta che ci era stato avevano conquistato una base, e lui personalmente aveva ampliato la collezione di cicatrici con quella alla spalla.
    Ora, invece, era in cerca di un posto. Aveva sentito parlare di una grotta dov'era avvenuta una carneficina. La doveva vedere.
    L'ultimo massacro che aveva visto lo aveva portato ad aggiungere un nuovo membro al suo gruppo.
    Chissà che questa volta non fosse come la prima?

    Il caldo gli toglieva le forze, nonostante la notte fosse ormai alle porte.
    Continuò a camminare, voleva raggiungere quel posto il prima possibile e tornarsene a casa.
    Per modo di dire, dato che lui non ne aveva.
    Si fermò per riposare un minuto, quando alla sua sinistra lo vide. Il riflesso del sole sulla roccia era diverso in quel punto e lui si avvicinò per andare a guardare.
    Finalmente l'aveva trovata.

    Davanti ai suoi occhi si presentò un'enorme entrata scavata nella roccia. Il sangue ne bagnava i contorni come un muto messaggio per i viaggiatori tentati di entrarvi a trovare riparo. Lui però cercava qualcuno di ben preciso. Mosse i primi passi verso di essa. Qualche dubbio cominciò ad affacciarsi nella sua mente. L'avrebbe trovato veramente? Di certo non avrebbe rinunciato adesso, dopo tutta la fatica fatta per arrivare fin lì.
    Passato l'uscio dell'antro gli si parò davanti la devastazione migliore che avesse mai visto.
    Cadaveri mutilati, braccia spezzate separate dai corpi, gambe attaccate a speroni di roccia che scendevano dal soffitto, teste che giacevano in un mare di sangue.
    Il massacro migliore che avesse mai visto, senza alcun dubbio.
    Ora la domanda era:

    Dov'era l'artefice?

     
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  2. Huo Yin Lei
     
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    Fuori dalla grazia d'ogni dio, dove il fuoco scorre bollente e la roccia ne sanguina copiosa, lì un'Ombra antica come il terrore aveva preso a dimorare, cacciando, uccidendo, e avvelenando ogni cosa che ancora avesse coraggio di muoversi nella desolazione di Geisine.
    Ora, benché qualche animale osasse vivere fra fumi e calda morte, quando il cacciatore era in cerca di carne, ogni cosa che pulsasse aveva ben ragione di tremare, giacché egli spesso si cibava del dolore e dell'agonia, piuttosto che della carne stessa delle creature che braccava: non solo uomini, donne e ciò che aveva linguaggio era bene accetto, poiché il sapore di quella carne non era gradito all'Ombra, ma la Conoscenza di quelli, ed il loro soffrire nel mentre egli gli mutilava, quello era sì un grande sapore, il migliore di tutti.
    Però il cacciatore non gioiva della sola morte, né del dolore così brutale, essendo che spesso ne aveva a sufficienza e s'annoiava nella ripetitività delle cose: così usciva fuori dalla sua tana, nella calda pietra di Geisine, girando le terre del Sud, in cerca di creature da circuire e da sedurre, e quando avesse avuto da loro abbastanza attenzioni, ne avvelenava il cuore e la mente, sibilando false realtà. Così quelli andavano nelle loro case, e litigavano con coloro che prima avevano amato, e spesso pure uccidevano finché, consumati dalla disperazione per aver ascoltato le parole del Male, perdevano il senno o finivano per uccidere anche loro stessi.

    Ogni cosa che vivesse e che fosse bella, egli aveva diritto, e dovere, di corrompere o di sterminare; eppure mai Poteva terminare l'opera, giacché un Bianco angelo sanava le ferite che egli infieriva al mondo, perché come per il cacciatore era Destino che portasse Male e distruzione, così per l'altro era Destino portare Bene e guarigione.

    Avvenne, però, che un giorno dei passi varcarono la soglia della tana dell'Ombra, dei passi vivi: che, forse un povero viandante si fosse perduto in quelle terre? Oppure si desiderava fare una visita di cortesia allo scuro cacciatore? Poco importava, in ognuno dei casi. Nessuno era il benvenuto in quella roccia, nessuno che quello non volesse ricevere, non in quel giorno, almeno.
    Aveva, infatti, appena terminato una paziente carneficina raccogliendo anime e corpi dai primi villaggi che s'affacciavano su Geisine, ed era stata un lungo lavoro durato molti giorni, perché l'Ombra era schizzinosa, e solo alcune creature, quella volta, erano adatte alla sua collezione di cadaveri. Ora, come si diceva, aveva da poco terminato una grande opera, gettando in terra, morsicando e spezzando povere anime ancora vive, appendendole alle pietra, maciullandole o semplicemente torturandole, e ora qualcuno era giunto a disturbare il meritato riposo! Perché gli esseri viventi sono così sgarbati, così maleducati? Che terribile declino aveva avuto il mondo!

    -Ghghgh-
    Un ghigno, macabro come l'Abisso e intriso di sangue si levò dalla cava, e pareva provenire dal suo fondo
    -Avanti, entra, entra pure! Non si dica che Huo Yin Lei non sia ospitale!-

    Serpeggiò, d'una voce suadente e pericolosa, quasi un caldo abbraccio avvelenato dal Male più nero; benché non gradiva intrusi, né tanto meno ospiti, dov'era lo sbaglio nel giocare un po' con quell'ignaro sacco di carne? Chissà, magari ne avrebbe tratto un piacere assai più sordido di quello che ora consumava!
    Ad ogni modo, quando la creatura l'avesse raggiunto, nelle profondità della pietra (se avesse deciso di farlo), avrebbe osservato un forte giovane, nudo in petto, e assai muscoloso, bere da una coppa di cristallo nera uno scuro liquido rosso, tanto denso e profumato che era ben difficile capire se fosse vino o sangue; attorno a lui erano ossa e teste, e braccia e cadaveri rovesciati tutte attorno al trono di dura pietra sul quale egli sedeva.
    L'essere aveva una carnagione scura, quasi rossiccia, e lunghi capelli neri, ispidi e disordinati, e occhi color delle fiamme infernali miste a malevolo sangue, rossi più d'ogni altro rosso; aveva una bocca ghignante, e denti affilati come fosse una bestia, e sul volto aveva sete di morte e di Male; alla cintola portava una lunga spada in un fodero nero dai molti ricami.

    Però ciò che più si percepiva al suo cospetto, era la presenza d'un Male antico, e la triste sensazione d'essere immersi nella disperazione, e d'osservare una realtà assai più lugubre e perversa: tale era il potere del cacciatore, ch'altri non era se non il terzo Guardiano dell'Ordine dei Guardiani: disfare ogni bella cosa, facendola apparire macabra e disperata quando egli se ne circondava.
    Ora quel demoniaco manto sarebbe stato gettato anche sul visitatore, in un gioco sanguigno e sconsiderato.



    SPOILER (click to view)
    Equip:

    CITAZIONE
    [CENTER]Morcarch (Zanna della Tenebra)

    "Quando l'insaziabile fuoco bruciò le tempeste e le sprofondò nell'Abisso, lì prese forma Morcarch: oscuro vessillo di tutto ciò che in questo mondo è male e corruzione, questi esalta l'empia malignità, dilaniando ogni cosa sia santa e pura..."

    La perversione di Morcarch tutta s'inerpica per la nera elsa della katana, sulla quale danzano folli simboli di fulmini e brutture, e da questa continua la tetra marci nella rossa lama. Quest'ultima è la vera Morcarch: la lama che, per la grande avidità del fuoco s'è fatta rossa, sanguigna e tanto ardente da poter bruciare anche solo alla vista, e ciò che un occhio attento riesce a scrutare in questa sono fiamme vive e terribili, danzanti nella follia dell'abisso da cui si generano. Ad ogni modo, ben più oscuro dello perfidia dell'oggetto, è ciò che questo è in grado di operare: la tetra lama non si cura degli spiriti, né di gusci vuoti; Morcarch colpirà il corpo del mondo, dilaniandolo.

    Analisi dell'arma:

    Lunghezza elsa: 30 cm

    Lunghezza lama: 120 cm

    Lunghezza complessiva: 150 cm

    Analisi dell'abilità:

    La lama passa attraverso fantasmi, spiriti e tutte le essenze incorporee, come fosse una normale spada; nel caso colpisse una creatura dotata di anima, la lama provocherà terribili dolori, al pari di una mutilazione effettuata con uno strumento ad altissima temperatura; nel caso si trattasse di materia inerte, il taglio sarà semplicemente molto profondo a causa dell'elevata affilatura dell'arma.

    Passive in uso:

    CITAZIONE

    Manto del Crepuscolo

    <i>"Dovunque sia Luce, il Terzo porterà l'Ombra; dovunque sarà pace, il Terzo porterà disperazione; dovunque è santità, il Terzo la muterà in empio peccato..."

    Sorgente del male più terrificante, puro ed oscuro, il Terzo Guardiano getterà nella disperazione chiunque lo accosti, ed il mondo apparirà sporco, come se il bene venisse distrutto ed ogni traccia di serenità cancellata: un cadavere in pace apparirà sofferente e deturpato, ogni speranza morrà ed il bene avrà difficoltà ad attecchire; la buona realtà attorno al Guardiano si ridurrà, poiché tutto il male e tutta la corruzione del Mondo sono da lui rappresentate, e per lui riversate nel Mondo.


    Analisi dell'abilità:

    Raggio d'azione: 7 metri con centro Yin

    CITAZIONE
    Nota 1: L'effetto svanisce al di fuori dell'area, ed il Guardiano ne è immune,godrà del bene e del male nell'esatta misura in cui gli sarà stato causato (qualora dovesse subirne).

    CITAZIONE
    Nota 2: Questa abilità non riscontra effetto qualora il Fulmine sia impegnato in un combattimento.


    CITAZIONE

    Nero sguardo di serpe

    "...Il Terzo non teme la Tenebra, poiché egli la domina e da essa trae blasfemo piacere, i segreti svelandone..."

    Nessuna cosa può nascondersi agli occhi del Guardiano, nessuna che si creda tanto scaltra da rifugiarsi nella scura tenebra: i rossi occhi di Huo Yin Lei penetrano i cupi veli del Buio, poiché questi dal buio vengono, e con loro tutto lo spirito dell'Essenza. Che sia notte o che ci si sia privati di luce, il Fulmine potrà osservare e vedere, perché è l'oscurità la sua vera luce.


    Analisi dell'abilità:
    Gli occhi del Terzo Guardiano non sono influenzati dalla condizione di buio, sia essa naturale (notte) oppure indotta (da tecniche oppure da azioni, come ad esempio chiudere porte e finestre), pertanto egli avrà una visione perfettamente nitida di cose e persone, assolutamente uguale a quella che normalmente possederebbe in condizioni di luce.

     
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  3. Daligar
     
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    Il silenzio della caverna era interrotto dai suoi passi e, qualche volta, dal rumore delle gocce di sangue che cadevano dai pezzi di cadavere attaccati al soffitto. Un massacro davvero coi fiocchi. Solo quello fatto da Chad poteva quasi essere paragonato a tale opera d'arte. Oltre ai suoi ovviamente. Ma solo quasi. Il nuovo membro di gilda e la sua mazza non erano riusciti a creare una composizione tale, con tutte le striature del rosso, com'era riuscito a fare quel tipo.
    Doveva conoscerlo.

    Poiché lui era lo strumento del Dio dell'Omicidio ed in passato aveva conosciuto bene quel genere di sensazione, l'onnipotenza che ti scorre nelle vene quando togli la vita a qualcuno, poteva comprendere ed apprezzare l'opera compiuta da altri. Come ciò che Chad aveva fatto e, soprattutto, ciò che questo sconosciuto aveva composto in un luogo nudo e crudo come un antro nella roccia.

    La voce dell'artista arrivò dal fondo della grotta fino alle sue orecchie. Yin! Ecco come si chiamava tale genio dell'arte. Il ragazzo, curioso di vedere in viso il massacratore, si recò verso la direzione di provenienza del suono e lo vide.
    Alto, moro, con un ghigno in volto. Occhi e carnagione ricordavano fiamme e sangue. Il rosso era il colore perfetto per colui che aveva tinto di cremisi una grotta di roccia spoglia.
    Vedendolo, il ragazzo si impettì ancora di più, pronto al confronto sia artistico che lavorativo con tale uomo.

    "E così é Yin, il nome dell'artista."
    -disse il ragazzo con fare quasi teatrale e inchinandosi leggermente verso il rosso-
    "Io sono Daligar e mi interesso di arte, oltre che di tante altre cose..."

    Chiaramente si riferiva non solo ai massacri, ma anche a questioni di lavoro più ordinarie, come combattere con mostri orrendi e guardie incazzate.
    Solo quando alzò la testa notò come la composizione avesse il suo picco di massimo splendore proprio nei pressi del suo autore.


    SPOILER (click to view)
    ha un pugnale appresso e le passive sono di resistenza a malattie e veleni fino a medio - PU in velocità e agilità (+50% per attributo) - assenza di odore e aura - difesa psionica e illusoria fino a medio. =)
     
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  4. Huo Yin Lei
     
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    Ecco, i passi si fecero più vicini, e subito quella creatura percorse la sanguigna pietra, addentrandosi fra la calura infernale ed il puzzo di morte, nel cuore di quel regno di terrore. Ancora beveva vino quando si trovò dinnanzi colui che aveva camminato al cospetto del Terzo, e quasi scoppiò a ridere nel vedere un piccolo ragazzo così smunto! Davvero aveva avuto tanto coraggio? Davvero era riuscito ad attraversare quel tetro spettacolo senza vomitare o svenire o, meglio, fuggire via impaurito? Era forte, o sciocco?
    Invece, quel mingherlino apprezzava lo scenario, perfino chiamandolo arte!
    Dolce pecorella nella tana del lupo, non è mangiando carne che ti camufferai!
    Tuttavia, un complimento era un complimento e andava accettato, sicché il nero Guardiano trasse un ghigno divertito, come fosse un maestro che si rivolgesse ad un curioso allievo; parlò compiaciuto e ancora nel folle sguardo di leggeva tutto il Male che aveva compiuto, e serpeggiava la sua voce crimini inaccettabili, corruzioni e veleni che aveva sparso, e che gli avevano recato un cupido piacere:

    -Artista, dici? Così, ti piace questo spettacolo! Ma vedi, piccoletto, la vera arte sta nell'assaporare la morte, non nel tagliare una donna a metà...-
    Estrasse la spada dal fodero, e sulla rossa lama ancora scorreva sangue, e pareva urlare
    -Ad uccidere sono bravi tutti, ma la vera sfida sta nel procurare la maggiore agonia, tagliando un pezzo alla volta, sventrando piano e con cure, cibandosi dei pianti e del dolore, e dell'odore del sangue...Questa è vera arte!-

    Rise, osservando la propria lama, e subito la rinfoderò, non volendo che troppa aria seccasse il sangue, o che il suo odore si disperdesse; poi, d'un tratto parve interessato al giovanotto e, consumando il calice fino in fondo, gustandosi ogni goccia di quel liquido, incominciò a trattare con l'ospite:

    -Ma dimmi, Daligar, che sei venuto a fare in questo posto? E' maleducazione presentarsi in casa d'altri senza permesso...Forse potrei perdonarti, forse potresti essermi simpatico...-

    Domandò, negli occhi il desiderio e nel cuore già pensando come contorcere quel ragazzo, come avvelenarne la mente, perché ogni cosa si muova è preda dei seducenti lacci del Male.

     
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  5. Daligar
     
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    L'artista aveva pienamente ragione. La bellezza della morte e della decomposizione poteva essere capita solo da pochi. Molti avevano assaporato la gioia che dà uccidere qualcuno, ma in pochi ne avevano compreso l'essenza e potevano gioire di quelle piccole gioie della vita.
    Era strano aver trovato qualcuno che capisse cosa voleva dire. Yin poteva comprendere ciò che la Testa diceva. E la Testa voleva Yin più di qualunque altra cosa, in quel momento.

    Ascoltò la nuova frase del possente compositore. Il modo in cui lo trattava lo infastidiva. Quell'uomo non sapeva cosa lui rappresentava, né cosa la sua gilda fosse. Una gilda che stava per avere un membro in più, forse.
    Si guardò intorno, ed aprì le braccia come a voler indicare tutto ciò che lo circondava. Girò anche su se stesso.

    "Questa sarebbe casa tua? Non é un museo?"
    -chiese scherzoso il Kildren-
    "Sai che questa composizione me ne ricorda un'altra? La fece il mio ex-capo. Ma dubito che tu possa aver conosciuto Rain..."

    Già. Anche Rain aveva compiuto massacri del genere. Ma lui non era il tipo da fermarsi a gioire di ciò che aveva creato. No, lui passava subito ad un'altra opera e poi ad un'altra.
    Era sempre stato un insaziabile bastardo.

     
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  6. Huo Yin Lei
     
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    Gettò il calice in terra, e il cristallo si frantumò, tanta la rabbia del gesto, e l'odio nel cuore del Nero Guardiano. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, emettendo il verso dei serpenti prima d'un attacco, un sibilo quasi ringhiato, una silenziosa aggressività, un demone inferocito pronto a ghermire la preda; Scattò in piedi e strinse i pugni, e mai fu più brutale nella voce intrisa di rancore e furia, tanto che quasi gli occhi di fiamma sanguinavano per il rossore:

    -Di quale Rain parli! Dimmelo, com'era lui? Nero, di capelli, forse? Solitario, irascibile e poco tollerante? Aveva egli una spada? E neri i suoi occhi? Parla, dimmi chi era, quando l'hai conosciuto, e dove!-

    Cosa s'agitasse nell'animo tetro del terzo solo lui poteva saperlo, e forse altre due creature che abitavano la terra di Endlos; quel giorno Yin maledisse il suo nome mille volte, perché Daligar forse recava con sé notizie funeste e rabbiose; interessanti certo, ma colme di vendetta e astio.
    Voleva sapere, voleva sapere cosa ne fosse stato di lui, perché forse nemmeno la Morte aveva avuto cuore di prenderlo con sé, di prendere quel verme infetto che era il suo compagno all'Accademia, se era lo stesso Rain ad essere stato menzionato dal ragazzino.

     
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  7. Daligar
     
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    L'artista si scaldò al solo nominare l'eterno bastardo che aveva compiuto stragi molto più grandi di quella che avevano ora i due sotto al naso. Voleva informazioni sull'ex-capo del Ragno, ma come faceva quel tipo a conoscerlo? Non poteva essere in quei posti da molto tempo, poiché se altri stragi del genere erano state compiute a Merovish non si sarebbe parlato d'altro. Invece, Rain era scomparso abbastanza tempo addietro. La domanda per tanto era: Rain, era ancora vivo? Se sì, perché non si faceva trovare o non dava sue notizie?

    "Si, é lui."

    Disse il Kildren, ma non andò oltre. Le regole del Ragno vietavano dare informazioni sulla gilda. Qualsiasi informazione. Una cosa del genere portava a morte certa. E lui che era la Testa doveva far rispettare queste regole, non infrangerle.

    "Tu come lo conosci?"

    Possibile che l'artista facesse parte del passato di Rain. Nessuno ne sapeva niente, un po' come la sua attuale posizione. Forse capendo di più il suo passato, poteva capire che fine avesse fatto.

     
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  8. Huo Yin Lei
     
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    A quelle parole, la furia del terzo crebbe, perché forse una verità maledetta ed infame stava per essere rivelata, una cosa che mai avrebbe voluto sentire circa il suo rivale, il suo compagno all'Accademia: che fosse vivo.

    -Quando vi siete conosciuti? Quando! Dimmelo!!!-

    Urlò, e parve scoppiare, tanta la rabbia nella voce e il forte strillo, caricato per anni, anni nei quali la vita di quei compagni era trascorsa con il ricordo e la consapevolezza della sua morte, e che ora potevano essere minati da una sola, insignificante notizia.

    -Dimmi...Per quanto tempo siete stai assieme, devo saperlo...-

    Il suono intriso d'odio, ed una furia a malapena contenuta, un dolore, un'0agonia straziante, un rancore senza pari: questo per aver solo nominato il nero ragazzo, colui che meglio di tutti avrebbe potuto essere Affine al terzo, colui il quale s'era rifugiato nelle braccia della Morte per non avere più legami con loro, o con l'Accademia.
    Lui: Rain.

     
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  9. Daligar
     
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    La furia dell'autore del massacro si riversò nella sua voce tonante. La pietra stessa si mise a vibrare e minacciò di crollare sopra le loro teste. A quanto pareva quel tipo tutto rosso non conosceva l'attuale posizione di Rain, ma forse l'aveva conosciuto in passato.

    "E' inutile che lo cerchi. E' scomparso da Endlos."

    Comunicò il ragazzo.

    "Tu, piuttosto, quando l'hai conosciuto?"

    Chiese il Kildren all'omone che intanto si era scaldato parecchio.

     
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  10. Huo Yin Lei
     
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    -E' scomparso da Endlos...Scomparso...-

    Non rideva più, attonito: respirava lento, e il solo rumore del fiato era un brivido, sembrando il Guardiano un folle; gli occhi aperti e rossi, fissi nel vuoto, perduti fra ricordi e rabbia. Ancora, con l'ultima stilla di voce, sottile come un coltello e altrettanto stridente, chiese ancora una cosa, fondamentale:

    -Quante volte hai visto seccare gli alberi, dal giorno in cui vi siete conosciuti? Era ancora qui l'ultima volta che gli alberi hanno seccato?-

    Chiese, paralizzato in una nera spirale di incredulità.

     
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  11. Daligar
     
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    La sua domanda continuava a venire scavalcata da domande assurde. Seccare le foglie? Oddio. Bella domanda. Il ragazzo si fermò un attimo a pensare.

    "Se non l'ultima quella prima."

    Affermò con abbastanza sicurezza la Testa, che però più che parlare di Rain avrebbe voluto portare l'argomento sulla gilda.

     
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  12. Huo Yin Lei
     
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    D'un colpo vi fu silenzio: Yin non rideva, non parlava, non muoveva un muscolo.
    Restò paralizzato da una furia senza nome, un rabbia antica come il Destino l'aveva pervaso, al punto che neppure riusciva a mostrarla, tanto l'aveva avvinto, come una cinghia di spine avvelenate.
    Tremava dall'odio, dall'invidia e dall'astio, finché le sue mani furono avvolte dal fuoco, vivido e malvagio, e con un gesto violento del pugno gettò le fiamme sulla destra in terra e queste crepitarono, avendo assunto forma di testa leonina, rompendo il pavimento pietroso e schizzando polveri e detriti tutto intorno:

    -E' vivo, allora! Quel cane rognoso ci aveva preso in giro! Nemmeno la Morte l'ha voluto! Tre anni fa tornò a Night City, la sua città, e andò a morirci! Credevamo fosse morto...Tutti lo credevano morto, e l'ho odiato. L'ho odiato per essere sfuggito a me, per essersi sottratto alla nostra competizione, per aver scelto la via facile!
    Schifoso verme, adesso sei vivo e vegeto, e vai in giro a sporcare il mondo con la tua persona! Ti odio Rain, saresti dovuto morire quando potevi!
    -

    Urlò, libero ora di sfogare quei tre anni di silenzi e pensieri, quegli anni in cui fu privato del migliore sulla terra che potesse essergli Affine, privato del suo tesoro, del suo trofeo.

    -Così si è rifugiato su Endlos, e ha condotto una schifosissima vita, magari dimenticandosi di chi lo vide crescere, e diventare il mostro che divenne. Sputerò sulla tua lapide quando finalmente arriverà il tanto bramato momento, quando alla morte non potrai sfuggire ancora!-
    Rise, d'una risata folle e impazzita, come se ora la rabbia si fosse trasformata in perversa allegria, oscura e dannata
    -Ti troverò, piccolo bastardo, e ti seppellirò con le mie mani!-
    Guardò Daligar di sottecchi, come un dragone che squadri una preda succosa, o un boia che s'appresti a scegliere il miglior posto per il taglio della testa
    -E tu, come l'hai conosciuto Rain? Come ti ha conquistato la sua fulgida personalità? Devi avere il cuore nero e marcio come lui, se siete diventati compagni, e di più ancora se lui è divenuto il tuo capo.-



    SPOILER (click to view)
    Energie: 100% - 20% = 80%

    Tecnica utilizzata:

    CITAZIONE

    Genesi della fiamma

    "Il fuoco compone Huo Yin Lei, questo lo nutre, e di questo l'Essenza si serve nell'esplicazione dei propri poteri..."

    Rossa ed ardente fiamma si origina per volere del Guardiano, sul proprio corpo o fuori da esso; dopo essere stato generato, l'elemento potrà essere controllato per 15 metri a proprio piacimento, scegliendone eventualmente traiettoria, movimento, forma e dimensione.


    Consumo: Variabile in base alla dimensione Alto
    Durata: Istantanea

     
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  13. Daligar
     
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    E così Daligar conobbe la sua storia. Se non tutta, almeno l'ultimo atto gli fu svelato. La morte. Rain, in un luogo che non apparteneva ad Endlos, morì tre anni prima. Nonostante non seppe dire cosa fossero gli anni, capì che doveva essere un lasso di tempo molto lungo, se quel tipo arrivava addirittura ad incendiare la sua opera, tanto era il rancore e la rabbia che in lui ardevano.
    L'ultima frase dell'artista-massacratore lo lasciò interdetto. Il cuore nero e marcio. Ma lui lo aveva un cuore? E non quell'organo che pompa il sangue nel corpo e che lo teneva in vita, ma l'insieme dei sentimenti benefici come l'amore e l'amicizia. Ce l'aveva? Forse. Però sì, non doveva essere messo molto bene.

    "Ero in fuga da delle persone e lui mi ha aiutato e mi ha dato una famiglia."

    Risposte secco il Kildren. Per certi versi anche lui era come Rain: non sprecava mai parole sul passato. Tuttavia quello poteva essere un modo per arrivare dove voleva lui. La gilda.

    "Una famiglia che ha perso un componente, ora che lui é scomparso, e ne sta cercando un altro..."

    Occhi maliziosamente diabolici scrutarono la reazione del Rosso, cercando di capire quale reazione avrebbero suscitato le sue parole.

     
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  14. Huo Yin Lei
     
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    -Una famiglia? Che generosità!-
    Sogghignò, infido e calunnioso
    -E come vi ha trattato? Quando non ha avuto più bisogno di voi, ha pensato bene di sparire!-
    Rise, quasi ad aver udito una buffa avventura
    -L'ha fatto all'Accademia, e l'ha fatto su Endlos...Quante famiglie ancora creerà per poi abbandonare?-

    Non vi era stato nella vita di Yin alcun uomo così corrotto e brutale quanto Rain, e averlo perso così, senza ragione, senza spiegazione, aveva fatto nascere una rabbia troppo grande per essere contenuta: nella mente del Guardiano, quell'uomo era perfetto per condividere assieme malvagità e spietatezza, ma se n'era andato, lasciando il Fulmine in cerca di sudici ripieghi.
    Però Daligar sembrava intendere una certa cosa, una cosa che poteva smuovere l'Ombra dalla sua monotonia; voleva forse offrirgli la famiglia di Rain? Che splendido bottino! Anime da avvelenare, un terreno per creare rimpianti e dolore, una legione di creature che disprezzassero Rain quanto Yin stesso. Una proposta così intrigante da non poter essere rifiutata.

    -Così, vuoi forse che prenda il posto di quel cane? E come potrei accettare senza che mi vengano date informazioni a riguardo? Oppure siete soltanto carne sbandata, senza padrone e senza meta, in cerca di un nuovo padre...Vi compiango, poverini...-
    Ghignò, e pure che volesse mostrarsi ponderante, già aveva accettato quella proposta, sempre che Daligar avesse avuto quell'intenzione
    -Però...Come hai fatto a trovarmi? Perché sei venuto da me?-

    Chiese, e solo ora quelle parole apparvero sibilate: un grosso e viscido serpente che strisci guardingo attorno alla preda, col solo obiettivo d'incensarsi prima, e di colpire poi.
    Se le cose fossero andate nel verso giusto, il Terzo avrebbe avuto un nuovo terreno da contaminare, e tanto divertimento, e infinita soddisfazione, non foss'altro per aver irretito e traviato la famiglia di quel bastardo.

     
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  15. Daligar
     
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    Le parole del suo interlocutore, per qualche motivo, non lo stupirono affatto. Anche se ignorava che posto fosse l'Accademia, un bastardo resta sempre un bastardo, e Rain non faceva certo eccezione. Una piccola risata uscì dal ghigno del numero uno che osservava le reazioni del Rosso.

    "Forse mi sono spiegato male."
    -disse il ragazzo mettendo una mano sulle labbra visibilmente compiaciuto-
    "Quando ho parlato di "famiglia" intendevo una gilda. Un gruppo di persone basato sulla fiducia reciproca e, grazie ad essa, rese più forti."
    -piccola pausa per riprendere fiato e lasciare che il messaggio attecchisse dove doveva-
    "Per rispondere alla tua domanda: ti stavo cercando. Come nuovo leader del gruppo sto cercando nuovi membri."

    Il Kildren fece un passo verso il Rosso e poi un altro. Stese la mano verso Yin in segno di una stretta di mano.

    image

    "Vuoi unirti a noi, Yin?"

     
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