[GR] Il massacratore

-AH! Così Rain ti ha lasciato il comando? Cosa sperava di ottenere?-

Quando Daligar infine gli chiese d'unirsi, il Terzo non poteva accettare ad occhi bendati, nonostante già avesse voluto pare parte di quella gilda, per traviarne le verità. No, essere sottomesso a qualcuno, soprattutto ad un bambino smunto, no quella non era soddisfazione.
Avrebbe dovuto offrire qualcosa di meglio.

-Io non prendo ordini da nessuno, non sono fatto per servire.-
Sorrise compiaciuto, guardando i cadaveri in terra
-Se vuoi che faccia parte di questa "famiglia" devi offrirmi qualcosa di grosso, qualcosa che mi faccia dimenticare di dover ubbidire a qualcuno che non sia me stesso, Daligar.-

Chinò il capo verso destra, osservando il giovanotto con gli occhi d'un predatore, con lo sguardo di chi ora, pure che per un solo istante, tega il coltello dalla parte del manico. Essendo stato da questi ricercato, perché non farsi desiderare?

E così quel tipo voleva qualcosa di più? Ma con chi credeva di parlare? La Testa non era certo il primo scemo da prendere per il culo ogni qualvolta un membro aveva voglia di una cavalcata!
La velocità del numero uno era senza dubbio impressionante. Percorse la distanza che c'era tra i due in un lasso di tempo esiguo. Talmente veloce che il vento che filtrava dall'ingresso della caverna spostò i capelli della Testa, ma non quelli del Rosso, poiché il primo era già davanti al secondo, pugnale alla mano premuto sulla sua gola.

"Non credere di potermi prendere per il culo. Fai il prezioso con qualche puttanella se vuoi, ma non con me."

Ritraendosi, mise via il pugnale e riguadagnò la distanza che c'era prima fra i due. Lo sguardo della Testa, tuttavia, era sempre lo stesso, immutato da prima.

"Non ti chiedo di perdere la tua libertà per me. Non me ne faccio niente di un cane. Quello che mi serve é una persona a cui piaccia massacrare e sia brava nel farlo."
-riprese fiato-
"Se la cosa ti interessa, sei ben accetto tra noi, numero tre."

Non si mosse, interdetto dallo spirito del ragazzino: forse non era così smidollato, o forse aveva solo paura e per questo aveva cacciato gli artigli per primo?
Poco importava, tutto ciò che i Guardiano rispose fu una sonora risata, mentre ancora il coltello era alla sua gola: l'eternità lo aveva roso dentro, l'aveva svuotato del senso della vita, e giocare con la morte era per Yin un comune passatempo.

-Ahahahahahahahahahah!-
Si mise le mani ai fianchi, buffamente soddisfatto
-Come siamo maneschi! Ahahahah! Mi piace questo caratterino! Ti fa provare il gusto della vita quando sai di stare per perderla! Ahahahah! E va bene, mingherlino...-
Si leccò le labbra, demoniaco e perverso
-Avrai il tuo numero Tre, se mi farai divertire come oggi!-

Sfoderò la spada, e con la lingua infernale ne leccò il sangue ne bevve qualche goccia: una lama deve sempre essere pulita prima di poterla riutilizzare. La piantò a terra e ghignò soddisfatto, giacché la sua tela ora iniziava ad essere tessuta, ed i semi del Male stavano per essere gettati nella terra.

-Huo Yin Lei, Terzo Guardiano dell'Ordine dei Guardiani, l'Ardente Fulmine e Colui che Mescola le Parti, accetta.
Fammi divertire, magrolino!-

Ancora, il Destino era calato in terra per guidare il cammino del Terzo, essendo egli stato numerato come 3 sia nell'Ordine che in quella famiglia: non vi sarebbero stati ripensamenti, allora. Questo sarebbe dovuto accadere, questa la risposta e quella la chiamata.
Ancora, la gloria della Sorte risplendeva, e pure chi fosse potente in terra e Fuori, finì per accondiscendere, legato com'era alla Ruota dell'Ordine.

Lanciò un piccolo oggettino elettronico al numero tre.

"Quello é un codec. Inseriscilo nell'orecchio e tienilo sempre con te. Servirà a tenerci in contatto."

La gilda si espanse in quel preciso momento. Il Ragno, nonostante il suo fondatore fosse scomparso, stava procedendo nella direzione giusta. Piano piano si stava espandendo e stava trovando membri sempre più forti.
Desse le spalle al numero tre e si incamminò verso l'uscita.

"Benvenuto nel Ragno, Yin."

E detto ciò, uscì nella splendida, terrificante, landa desolata che era Geisine.