Ritorno dai morti

Daligar se n'era andato, il Ragno aveva avuto un nuovo famigliare, e finalmente il Nero orrore poté tornare a stendersi sul suo trono di pietra, fra la putrefazione ed il sangue raffermo.
Pensava, pensava a cosa farne di questa sua condizione, che certamente non avrebbe potuto rivelare: chi, fra i Quattro avrebbe acconsentito ad una squadra di massacratori? Nessuno, nemmeno Yoe se non avesse avuto motivo.

Però aveva avuto un'informazione interessante, una notizia che ora lo animava, un bisogno irrefrenabile di comunicare quella verità: Rain era vivo, e aveva camminato per anni su Endlos.
Una sola persona avrebbe apprezzato questa rivelazione, un'unica, su tutta quella terra senza dei: Drusilia Galanodel. Affine del Primo Guardiano, erano stati compagni all'Accademia quando il Terzo si trovava ancora nella Tempesta, ed assieme a Rain erano il gruppo più anziano fra gli studenti; Yang avrebbe esultato di gioia nel sapere che quel ragazzo non era morto, ma forse la ragazza no. Lei avrebbe pianto, si sarebbe offesa, avrebbe sofferto per la menzogna. E poiché Yin non poteva uccidere gli Affini, né torturarli, l'unica soddisfazione che aveva nei loro confronti era quella di rattristarli, di farli sprofondare nella disperazione.

Così colse dalla pietra dietro il trono la rossa sfera che aveva creato assieme agli altri Guardiani, e la portò dritta di fronte a lui, cosicché potesse ben vedere i fulmini che vi vorticavano, e il nero Abisso che vi scorreva al suo interno. Il pensiero andò alla donna, sapendo che questa sarebbe accorsa, essendo che fosse invitato a parlare, improvvisamente nutriva un bisogno d'osservare la pietra in suo possesso. Ora, Drusilia aveva, in quanto Affine del Primo, una copia della pietra di questi azzurra nel cristallo, e al suo interno un cuore di venti, ghiacci e nubi. Così, sorridendo d'una perfidia scabrosa, si leccò ancora una volta le labbra e chiamò, con la voce di serpe e da traditore che aveva:

-Drusilia, Drusilia cara...Vieni a parlare con me...-
Sghignazzò, profondo e beffardo
-Ho una notizia che non vorrai perderti per nulla al mondo...-

Così, attese che il cuore nella sfera si sciogliesse, mostrando il volto della donna, così che in quella di lei apparisse il bieco viso del Terzo; il primo veleno stava per essere iniettato.

-Già, il bambino...-
Sussurrò, la voce di serpente e la cupidigia nel cuore; negli una fiamma diabolica
-Non vedo l'ora di sentire i suoi primi crimini...-

Mescolò il riso al ghigno, in un vero terribile freddo e quasi sadico, e però non usò dilungarsi in convulse pantomime, né volle farcire le proprie frasi con ingiuria di sorta,, poiché ora una notizia troppo importante doveva essere riferita alla Galanodel.

-Ma cambiamo discorso, Drusilia cara...-
Fece schioccare la lingua fra palato e denti, in un rumore simile ad una scintilla, e continuò, assicurandosi d'essere osservato bene in viso
-Ho appena saputo qualcosa che sono sicuro ti farà divertire...-
Si prese un momento per acuire l'attesa
-Rain, il nostro caro e compianto Rain...-
Infine disse, e già sorrideva maligno
-E' vivo, tesoro. E non solo! E' stato su Endlos fino a qualche mese fa, o forse fino ad un anno fa...Non è stata precisa la mia fonte.-
Ghignò, e fu quasi uno sbuffo
-Credo che subito dopo aver abbandonato l'Accademia, ed essere tornato a Night City, abbia fatto qualche cosa ed è finito qui. Senza dirci niente, che maleducato!-
Fissò bene gli occhi di lei, ed il suo volto, che sperava essere turbato e sconvolto
-Non è vero, Drusilia? Un vero maleducato...-

Aspettò che scoppiasse, che piangesse, o che festeggiasse; aspettò che l'ira o la gioia la pervadessero, benché credeva, e forse non a torto, che le uniche reazioni della ragazza sarebbero state una consistente rabbia, rimpianto, forse, e con buone possibilità un succoso odio.
Un ottimo bottino per il Terzo, senza dubbio: gustoso, certo, ed eccitante.

Cocci infranti, il bambino che piangeva: uno splendido inizio per quel macabro teatrino.
Però forse il Fulmine aveva corso troppo, e ora si ritrovava con una Drusilia semplicemente esterrefatta, scioccata ma non irata, né odiosa. Fortunatamente il Guardiano sapeva essere flessibile, e così già gli vennero in mente nuove parole avvelenata dal rancore e dalla perfidia:

-Io? Mentire! Drusilia, potrò ingannare chiunque, questo è vero, ma certo non te che sei così legata ai Quattro! Chi credi che sia?-
Un sorriso affilato e brutale
-Il Terzo Guardiano non Può tradire l'Ordine, né gli Affini, lo sai bene...-
Guardò meglio la dama del vento, con gli occhi del lupo che stia per azzannare l'agnello
-Puoi credere che sia un bugiardo, se ti è troppo difficile prendere atto della realtà, mia cara...Ma anche potendo, non ti mentirei mai su di lui, perché fummo una famiglia all'Accademia...-
Aprì un poco la bocca, come a voler respirare, e tese lo sguardo sugli occhi di lei
-Non è forse vero che in famiglia non devono esserci segreti, né menzogne? Avanti, zuccherino! Volevo solo farti un favore, così ora non lo piangerai più!-
Sogghignò, glaciale
-Non è una cosa magnifica?-

Così, nella più crudele delle rivelazioni, il Fulmine rideva dentro sé, divertito dall'umore della ragazza, ossessionato dalla voglia di vedere Rain morto: se non per opera sua, almeno per opera delle persone di cui quello si fidava. Una morte molto più atroce, molto più straziante, secondo il Guardiano.

I vetri erano in frantumi, i mobili volavano per tutta la stanza spinti da una furia così profonda e lacerante, ed il Terzo Guardiano osservava la scena con tanto gusto che finì con l'eccitarsi, e un nero desiderio lo pervase; non poteva trattenere il riso, così puro nella sua perfidia, così giusto nella sua infamia:

-Ahahahahahahahah! Coraggio, piccolina...Fallo a pezzi!-
La canzonò, in un'ironia istigatrice e grottesca
-Chissà quante altre ragazze avrà sedotto, baciato e poi gettato via come bambole rotte!-
Con gli occhi osservava l'odio di lei, e col cuore sembrava cibarsene, tanto era piacevole
-Una persona così, certo non merita questa vita, non trovi?-

Ghignò di nuovo, e poco alla volta i suoi fili stavano stendendosi, e forse la prima vittima già era stata irretita nella tela oscura del Male, perché all'Ombra è necessario un solo seme, una sola goccia del suo potere, per far germogliare un albero od una palude corrotta. Il Male, si sa, è capace d'alimentarsi con poco, e con se stesso: una volta instillato, è quasi impossibile estirparlo; solo chi avesse un Bianco cuore ne era immune, e poteva sanare gli altri. Quella persona era al Nord, e pure avesse voluto, non avrebbe saputo come cancellare l'odio da Drusilia.
Sì, la ragnatela era stesa, ed il cacciatore pronto a ghermire la vittima.

Quel momento d'esitazione fu la miglior vittoria per il Guardiano, perché nella donna il moto d'odio e d'amore dannato era giunto al punto critico, e se non si fosse trattenuta avrebbe certamente distrutto ogni cosa la circondasse; ad ogni modo Drusilia scelse d'essere più calma che poté, e questo, nonostante l'apparenza, significò che dentro di sé soffriva, e Yin ne fu molto compiaciuto, tant'è che sghignazzò alla prima risposta di lei.

-Mia cara, la gelosia è un veleno così potente! Hai ragione.-

Quando poi l'Affine parlò di come Rain avesse vissuto la sua esistenza, un pensiero non poté non essere rivolto alla creazione di quella "famiglia" della quale il Terzo era appena entrato a far parte. E tuttavia, perché raccontare questi dettagli? Drusilia non poteva uccidere quei membri, altrimenti Yin chi avrebbe traviato nei confronti del loro ex-capo?

-Credo si sia divertito, e forse presto ne vedremo i segni. Così come te, anche lui è in grado di scuotere questa terra.-

Si limitò a dire, in un tono sì serio, ma con lo sguardo di chi voglia spingere qualcuno ad accettare una pericolosa sfida.
Quando però la Galanodel s'allontanò definitivamente, il consiglio che lasciò al Guardiano stupì alquanto quest'ultimo: forse non s'aspettava d'essere da lei sottovalutato, o forse credeva quella una presa in giro.

-Vedremo presto, mia cara, chi morirà...-

Così, ridendo di ciò che già nel cuore aveva desiderio, lasciò cadere lo sguardo dalla sfera e la depose nuovamente dietro il trono di pietra. Senza aggiungere nulla, eccetto un'espressione affamata in volto, di gran fretta uscì dalla sua tana, diretto verso nuove cacce.