[CC] Ritorno dal Nord

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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Gli eventi che erano avvenuti a Najaza avevano dell'incredibile e non c'erano dubbi sul fatto che la gente avrebbe cominciato molto presto a rumoreggiare su quell'alba così tremenda e piena di vittime, sangue e mostruosità. Coloro che realmente conoscevano la verità su quegli eventi si potevano forse contare sulle dita di una mano... e lui era uno di essi! Nonostante fosse consapevole di non aver potuto comprendere la reale portata di quegli eventi, probabilmente era l'unico ad aver realmente compreso di essere arrivato ad essere testomone di eventi che rischiavano di travolgere l'intera Endlos e che per poco non avevano cominciato con il Presidio del Nord.
    Proprio tale ragione non si era trattenuto nella capitale del Presidio settentrionale più di quanto non fosse necessario: in quella situazione anche la più piccola interferenza nei processi di assestamento poteva aprire nuove crisi e suscitare reazioni imprevedibili. Forse avrebbe dovuto rimanere a osservare nell'ombra gli sviluppi che si sarebbero potuti manifestatare e indagare sulle verità che aveva udito, ma di cui sapeva troppo poco, ma i rischi gli erano parsi troppo grandi alla luce di ciò che aveva appreso e di ciò che doveva riferire.
    Fu così che si era messo in marcia, attraversando i territori del nord lungo le scorciatoie e i sentieri di montagna più rapidi e meno battuti a dispetto dei rischi: per quanto quei percorsi potessero insidiosi, non erano nulla rispetto a ciò a cui era sopravvissuto e il suo scopo valeva decisamente molto di più.

    Così, dopo alcuni giorni, che gli parvero anche troppo tempo, il Ninja arrivò finalmente a Istvàn. Lì non perse molto tempo in convenevoli con le guardie della Regia Dogana, ma, una volta indossato il suo mantello rosso senza calarsi il cappuccio sugli occhi, prese rapidamente la via del palazzo della Dama Azzurra, facendosi largo tra i cittadini senza badare molto a occhiate e commenti della gente sul suo modo di fare alquanto sfuggente.
    Finalmente arrivò alle porte del Maniero di Lordaeron, il palazzo di Lady Kalia. Lì poté finalmente tirare un attimo il fiato e riprendere in parte le forze che aveva consumato nella sua corsa ininterrotta. Aspettò fino a quando i battiti del suo cuore non si fossero regolarizzati, poi tornò in una postura eretta e si avvicnò alle guardie del palazzo.
    "Sono l'Esploratore dell'Est e vengo a recare notizie urgenti alla Dama Azzurra" disse lapidario e con tono fermo e sicuro di sé e di quello che doveva fare. Sperava che le guardie non gli facessero molte storie e lo conducessero fino alla loro signora: dopotutto di solito lui inviava rapporti e missive tramite dei corrieri, prevalentemente da Rockmore ed erano molto poche le occasioni in cui scendeva fino alla capitale e meno ancora quelle in cui si avventurava fino al palazzo, per cui avrebber anche potuto non credergli, sebbene sperasse il contrario... ma se gli avessero sbarrato il passo, non si sarebbe fermato: era troppo importante il motivo della sua venuta perché potesse agire come al solito.
     
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    Le porte del Maniero della Dama sono aperte, come sempre, e come più di una volta hai apertamente criticato in riferimento alle misure di sicurezza... una sicurezza che, tuttavia, non è ancora stata violata come hai visto accadere alla fortezza di Najaza.
    Ti prendi appena il tempo di riprendere fiato, prima di avvicinarti al drappello di guardie di turno per la ronda all’ingresso e annunciarti.

    "Sono l'Esploratore dell'Est e vengo a recare notizie urgenti alla Dama Azzurra"

    Uno dei giovanotti in armatura ti squadra da capo a piedi, annuisce, e con un’occhiata prende congedo dal resto della pattuglia mentre ti guida oltre le mura esterne, attraverso il giardino, le mura interne, il cortile e l’atrio del ricco palazzo; poi, solleva e tende il braccio per indicarti il corridoio monumentale che -una dozzina di metri più avanti- conduce direttamente alle enormi doppie porte che immettono nella Sala delle Udienze, invitandoti a percorrerlo da solo.

    Non sei ancora arrivato, ma puoi già vederla: assisa sul suo scranno,
    assorta nella lettura di alcune missive, c’è la tua Azzurra Signora.

     
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    Si aspettava di essere respinto, diffidato e non conosciuto, e invece rimase sorpreso: non dovette ricorrere alle sue ormai affinate capacità acrobatiche per infiltrarsi nel palazzo, perché venne lasciato passare e scortato da un guardiano piuttosto giovane, ma non per questo meno efficiente. Non disse una parola, ma si accinse al compito che era stato richiesto dal Ninja senza una minima specificità quanto a chi avrebbe dovuto compierlo.
    Altrettanto silenziosamente, evidenziato solo dal suo manto e dall'andatura che non tendeva affatto a nasconderlo, lo shinobi attraversò quel palazzo, che quasi certamente superava quello dove lui aveva prima servito e poi operato per buona parte della sua vita precedente al cataclisma e all'arrivo in Endlos. Se non fosse stato per quell'evento e quei tradimenti ancora senza volto e senza vendetta, probabilmente non sarebbe mai arrivato in quel semipiano e non sarebbe finito a servire una diversa signora in un'età ormai avanzata, ma non ancora tale da impedirgli di prestare il servizio che stava svolgendo, sebbene fosse sempre più consapevole che i suoi limiti stavano sopravvenendo come quelli del suo Maestro, al punto che era persino morto una volta, quando anche solo un decennio prima sarebbe uscito con facilità da quella situazione...
    Alla fine, la guardia si fermò di fronte ad un corridoio maestoso, persino monumentale, un corridoio che già aveva visto, ma che ugualmente non smetteva di impressionarlo. Tuttavia quella magnificenza non riuscì ad offuscare la pressione che lo spingeva a proseguire... da solo, poiché la guardia, ancora tacitamente, gli indicò la prosecuzione fino alla Sala delle Udienze.
    "Vi ringrazio" disse lapidario, ma cortese il vecchio mezz'elfo prima di incamminarsi. Poco dopo vide che oltre le doppie porte, sempre aperte, la Dama Azzurra sedeva sul suo trono, intenta a leggere alcune missive.
    L'avrebbe disturbata, ma la sua venuta valeva l'interruzione che avrebbe dovuto arrecarle. Quindi lo shinobi entrò, senza essere annunciato, e, giunto a circa quattro metri dal soglio, si inginocchiò e chinò il capo in segno di defernte rispetto e disse semplicemente: "Mia signora."
    Avrebbe atteso una sua parola o un suo cenno prima di rialzarsi e di esporre il motivo della sua venuta personale in quel palazzo.

    SPOILER (click to view)
    Abilità passive in uso:
    CITAZIONE
    Sensi Arcani
    Grazie alla continua pratica dei poteri magici, anche prima di cominciare ad indossare la propria maschera, lo shinobi ha assunto una particolare capacità nota come "Sensi Arcani", graize alla quale chi la possiede è in grado di rilevare qualsiasi altra fonte energetica si trovi nei suoi pressi nel raggio di 15 metri quadrati senza bisogno di concentrarsi per ottenere lo stesso risultato. Inoltre la stessa capacità di percezione si estende a tutti i sensi fisici (i comuni cinque sensi umani), permettendo così al Ninja di non incorrere in inganni dovuti ad illusioni di livello basso o medio.

    Piromanzia
    Le capacità di dominatore dell'elemento del Fuoco del Ninja si sono finalmente risvegliate in tutta la loro potenza.
    Ogni attacco condotto con il Fuoco sarà potenziato del 50%, rendendo qualsiasi sua tecnica di fuoco un'esperienza molto più dolorosa del dovuto per chi dovesse essere costretto ad affrontarla.
    Ma la particolarità più caratteristica del potere innato dell'esploratore oscuro è la capacità di elidere del 50% gli attacchi dello stesso elemento portati contro di lui. Tuttavia se gli stessi dovessero essere combinati con altri elementi, la capacità difensiva di Masahiro si limiterebbe esclusivamente alla componente ignica del colpo.
    Inoltre un "effetto collaterale" di questo potere si ripercuote sulla sua vista, già resa particolare dalla propria capacità arcana, permettendogli di vedere attraverso qualsiasi fonte di fuoco, sia essa "naturale" o derivata da una tecnica qualsiasi, anche propria.
     
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    Il fruscio lieve di un mantello l’avvertì di non essere più sola, e fu allora che -in tutta calma-, la donna dai lunghi capelli turchini si adagiò in grembo l’ultimo dispaccio sul traffico all’interno di Fanedell redatto dai ranger, e sollevò quietamente le dolci iridi di zaffiro per sincerarsi dell’identità del suo visitatore.

    "Mia signora."

    Nel riconoscere nella voce ruvida e nella sagoma inginocchiata al suo cospetto -in segno di omaggio- il suo schivo esploratore, da tempo lontano dalle ridenti terre della valle, un sorriso gioioso incurvò le labbra della Dama, illuminando il suo volto chiaro come la corolla di un giglio.

    image
    « Oh, buongiorno Masahiro: è un piacere rivederti. »
    l’accolse gentilmente la sua voce da usignolo
    « Alzati, ti prego...! »

    Spostò la pergamena dalle proprie ginocchia al ripiano del vicino tavolino rotondo, e con grazia si alzò dal suo scranno per andargli incontro dopo aver disceso i tre gradini che lo sopraelevavano; non era affatto frequente vedere lo shinobi nella sua città -figurarsi nel suo castello!- e se da una parte era lieta di rivederlo, la rarità di quell’evento poteva presagire cattive nuove.

    Lo raggiunse e gli elargì un rapido abbraccio, poi si ritrasse e reclinò la testolina azzurra da una parte, mantenendosi posata, disinvolta e temprante; in quanto Alfiere, ella aveva l’obbligo di restare calma in ogni situazione e di non cedere ad allarmismi: dopotutto, se le notizie cattive notizie arrivano inesorabili, tanto vale affrontarle con serenità e mente lucida.


    « Posso offrirti un thé, mentre mi racconti a cosa devo la tua visita? »

     
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    Quando lo invitò ad alzarsi, il vecchio shinobi obbedì, rialzandosi con un movimento lento, ma plastico e in parte nascosto dal mantello rosso, lo stesso mantello che lo aveva seguito da un mondo all'altro senza che avesse ancora compreso come ciò fosse stato possibile. Una vlta in piedi, il Ninja vide il sorriso che decorava il volto della Dama mentre gli veniva incontro per regalargli un breve abbraccio.
    Il mezz'elfo rimase leggermente confuso e quasi imbarazzato da qeull'atteggiamento: la Dama era sicuramente molto calorosa oltre che benevola com'era sua indole, ma ciò nonostante non si aspettava una simile dimostrazione, soprattutto non in un'occasione come quella e con il rapporto che avevano. Neppure il suo predecessore, né lui stesso, neppure quando era sposato, aveva mai dato simili dimostrazioni, specie non a palazzo. Sua moglie però in effeti si era lasciata andare ogni tanto a slanci d'affetto anche in vista di tutti e nessuno le aveva mai detto niente... anzi, qualcuno aveva rimbrottato lui di essere troppo irrigidito. Questioni di natura, come aveva sempre liquidato simili commenti.
    Fatto stava, in ogni caso, che lo shinobi non ebbe modo di ricambiare la stretta della Dama Azzurra, ma solo di provarci dopo essersi ripreso dallo spiazzamento iniziale. L'Alfiere riprese poco dopo un contegno disinvolto e posato e gli offrì da bere mentre le raccontava il motivo della sua visita, che, come forse aveva intuito, non era esattamente di piacere.
    "Grazie" rispose accettando il the offerto della donna, bevanda di cui in effetti aveva bisogno.
    Quindi si sarebbe accomodato dove gli avrebbe indicato lei e avrebbe cominciato a parlare. "So che è da molto che non vengo qui, mia signora, ma vi reco delle notizie che presumo che dobbiate conoscere in prima persona, senza l'intermediazione di una lettera che potrebbe essere più facilmente intercettata di me. Tuttavia non so esattamente come qualificare gli eventi di cui sono venuto a riferirvi e ancora adesso non saprei ben definirli, benché vi abbia preso parte in prima persona..."
    Avrebbe fatto una lieve pausa per poi guardare direttamente negli occhi Lady Kalia prima di proseguire: "Che cosa sapete di ciò che è avvenuto a Najaza pochi giorni fa?"
     
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    Il mezz’elfo rispose con solerzia all’invito della Dama Azzurra, rimettendosi in piedi con un movimento fluido che gli fece elegantemente drappeggiare il mantello rosso attorno alle spalle; quando lo rinchiuse nella prigione fragile del suo abbraccio materno, quello che i suoi occhi di zaffiro scorsero nell’altro furono un po’ di sorpresa esitazione e un certo grado di imbarazzo, cui ella si limitò a soprassedere, sorridendogli tenera e conciliante.

    "Grazie"

    Con quella semplice parola, l’Esploratore accettò l’offerta, e fu sufficiente un cenno della mano dell’Alfiere, perché da una stanza laterale un trio di paggi accorresse portando due poltroncine, un tavolino tondo e leggero, e un vassoio appesantito da una teiera, due tazze,
    e un ampio e grazioso canestro di biscotti.
    I servitori allestirono l’occorrente in un paio di minuti netti -a indice di quanto allenamento avessero in quell’attività-, poi si ritirarono, lasciandoli al loro colloquio e liberi di accomodarsi.


    "So che è da molto che non vengo qui, mia signora, ma vi reco delle notizie che presumo dobbiate conoscere in prima persona, senza l'intermediazione di una lettera che potrebbe essere più facilmente intercettata di me."

    Sostenne lo sguardo severo dell’attendente, e mosse un cenno di assenso col capo; nel suo mondo d’origine, Kalia era nata figlia di re, e sapeva bene cosa voleva dire recare informazioni importanti per le sorti di interi continenti e nazioni, e comprendeva quale rischio accompagnasse colui che viaggia dovendole difendere...

    "Tuttavia non so esattamente come qualificare gli eventi di cui sono venuto a riferirvi e ancora adesso non saprei ben definirli, benché vi abbia preso parte in prima persona..."

    Ostentando tranquillità -la stessa tranquillità che un sovrano deve avere per dimostrarsi un pilastro che non vacilli-, la fanciulla abbassò gli occhi su quel che stava facendo e ascoltò il resto, cingendo le dita delicate attorno al manico della teiera, e riempiendo di caldo e aromatico infuso ambrato una tazze di porcellana con mano ferma e aggraziata; messa giù la teiera servì il suo ospite, prima di replicare l’azione per se stessa.

    "Che cosa sapete di ciò che è avvenuto a Najaza pochi giorni fa?"

    Solo allora, la Signora dell’Est tornò ad appuntare le iridi blu sul volto del suo Esploratore; sorbì quieta un sorso di thé dai dolci effluvi, e riadagiò la tazza sul piattino d’accompagnamento che reggeva nell’altra mano; la preoccupazione che tormentava il suo cuore brillava nei recessi dei suoi occhi, ma non scuoteva la superficie placida del suo viso.

    « Come avrai avuto modo di constatare da solo stando sul posto,
    la gente del Presidio Nord è di indole piuttosto chiusa riservata... »

    esordì con voce seria e grave la donna dai capelli turchini
    « Nonostante si possa considerare l’Est il suo vicino, non intratteniamo molti rapporti, e i pochi esistenti -economici e commerciali-, sono gestiti esclusivamente dall’Enclave... »
    sospirando, scosse leggermente il capo e il suo volto si velò di amarezza
    « Anche i dispacci ufficiali provenienti da Rivenore non sono mai troppo indiscreti, pertanto... la risposta è no: temo di non sapere nulla.
    . . .
    E’ successo qualcosa di brutto...? »


    Ineluttabile cattivo presentimento.

     
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    Non appena ebbe accettato la sua offerta, alcuni paggi entrarono ad un segno della Dama Azzurra e predisposero un set da the molto elegante con una rapidità ed una precisione invidibili, segno che ormai erano particoalrmente allenati a quel servizio.
    *Ad ognuno i propri piccoli lussi* commentò fra sé il Ninja prima di accomodarsi dove la sua signora gli indicò.
    Man mano che parlava ed introduceva il discorso che le avrebbe riferito, notò come lei riuscisse a mantenere calma e compostezza tipiche e degne di una buona reggente, ma allo stesso tempo cercò una scappatoia per non subire troppo la ferma pressione del Ninja. Solo dopo la sua domanda Lady Kalia tornò a guardarlo direttamente per dargli una risposta, ma prima di ciò, la dama si concesse un sorso della sua bevanda... e fu allora che scorse qualcosa negli occhi di Kalia. Qualcosa che non traspariva da nessun'altra parte del suo volto, del suo fisico o del suo portamento, qualcosa che però gli suggeriva che probabilmente il suo arrivo sarebbe stato sempre meno gradito: troppo spesso aveva fatto i conti lui stesso con la preoccupazione.
    Le parole successive della signora che aveva scelto di servire furono in un qualche modo esplicative: benché fosse un'Alfiere di Endlos e il Presidio del Nord fosse confinante con quello da lei retto, le notizie e gli affari del e dal Nord non transitavano per Istvàn e la stessa Kalia era all'oscuro anche dei più sciocchi ed improbabili pettegolezzi.
    Quella rivelazione sorprese il vecchio mezz'elfo: quella situazione gli era fin troppo familiare ed era stato quello stesso atteggiamento da parte di alcuni cosiddetti regnanti ad impedirgli di venire a sapere determinate informazioni in tempo utile per salvareil proprio mondo dalla distruzione che si era abbattuta su di esso. Forse con Endlos non sarebbe stato lo stesso... Curioso però come dovesse affrontare un'analoga situazione con così pochi mezzi rispetto a quelli di cui poteva disporre un tempo.
    Tuttavia non c'era spazio per le considerazioni personali in quel momento. "Quand'è così, mia signora" esordì "temo di essere ancora più in pericolo di quanto non credessi possibile e ciò che ho da rivelarvi potrebbe essere di salvezza per molti, come di rovina per voi. Tuttavia so per esperienza personale che simili eventi prima o poi raggiungono anche chi vorrebbe ignorarli e benché non desideri arrecarvi danni o pericoli di sorta, temo di non potermi esimere dal raccontarvi tutto. Spero che nessun altro sia qui per ascoltare le mie prossime parole: se la verità non è stata divulgata al popolo, il solo fatto che nulla sia ancora trapelato dal Nord indica che in questo caso la riservatezza è l'ultima cosa che possa esserci."
    Trasse un respiro prima di bere la sua tazza di the, gustandolo a malapena, preso com'era dal riordinare le idee.
    "Tutto è cominciato più o meno un anno fa, poco dopo essere approdato in questo semipiano: mi trovavo nelle terre del Nord per trarne qualche idea e conoscere l'ambiente di Endlos, quando mi sono trovato praticamente per caso in un villaggio in cui dei medici itineranti erano scomparsi. Ho preso parte alla spedizione per ritrovarli, indetta anche con ricchi premi per chi li avesse trovati e riportati indietro. Non mi dilungerò su quelle vicende ormai poco influenti, ma ciò ha avuto la sua importanza, poiché pochi giorni fa sono tornato proprio in quel villaggio per controllare che non ci fossero altri problemi analoghi... e lì sono stato trovato e invitato a recarmi fino a Najaza proprio da colui che i premi se li era bene o male aggiundicati... colui che nel frattempo era diventato il Siniscalco Khalphyturus."
    Fece una pausa, distogliendo lo sguardo da lei... in apparenza. Prima di proseguire, infatti, voleva vedere come avrebbe reagito lei e darle implicitamente l'opportunità di ritirarsi da quella conversazione che ancora non era arrivata al punto più cruciale e pericoloso.
     
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    "Quand'è così, mia signora, temo di essere ancora più in pericolo di quanto non credessi possibile, e ciò che ho da rivelarvi potrebbe essere di salvezza per molti, come di rovina per voi."

    « Di questo non preoccuparti, Masahiro.
    La mia vita non mi appartiene quando serve a proteggere il mio popolo e questo mondo. »


    La Dama Azzurra gli sorrise accomodante, e non c’era impeto d’orgoglio nelle sue parole, quanto più la fermezza inamovibile delle fondamenta della terra: per chi -come lei- era stato cresciuto per divenire uno strumento di buon governo, e aveva deciso di farlo con spirito di benevolenza e sacrificio pur di abbracciare uno scopo più alto, quella era una verità semplice ed evidente come l’azzurro del cielo.

    "Tuttavia so per esperienza personale che simili eventi prima o poi raggiungono anche chi vorrebbe ignorarli, e benché non desideri arrecarvi danni o pericoli di sorta, temo di non potermi esimere dal raccontarvi tutto. Spero che nessun altro sia qui per ascoltare le mie prossime parole: se la verità non è stata divulgata al popolo, il solo fatto che nulla sia ancora trapelato dal Nord indica che in questo caso la riservatezza è l'ultima cosa che possa esserci."

    « Non temere... »
    lo incoraggiò la fanciulla, sorbendo un altro sorso di infuso
    « Contrariamente alle apparenze, questo luogo è sicuro. »

    Placidi come la superficie di un lago blu, gli occhi della reggente indugiarono sulla figura dell’uomo dal mantello rosso, intento a sorseggiare in fretta il suo thé... e vedere Masahiro -sempre così imperturbabile- cedere al nervosismo le provocò uno spasmo d’ansia nel segreto delle viscere.

    "Tutto è cominciato più o meno un anno fa, poco dopo essere approdato in questo semipiano: mi trovavo nelle terre del Nord per trarne qualche idea e conoscere l'ambiente di Endlos, quando mi sono trovato praticamente per caso in un villaggio in cui dei medici itineranti erano scomparsi. Ho preso parte alla spedizione per ritrovarli, indetta anche con ricchi premi per chi li avesse trovati e riportati indietro."

    Ascoltò attentamente e senza fiatare, per non interrompere il suo interlocutore e spezzare la narrazione di eventi che già iniziavano a delinearsi come densi di mistero: forse perché ella stessa appartenente alla categoria, la Dama Azzurra comprendeva fin troppo bene che impatto potesse avere su una comunità l’assenza di un cerusico... ma quali potevano essere le cause della sparizione di un gruppo itinerante? Il cattivo presentimento e i segnali lanciati dal suo esploratore le lasciavano intuire che non si trattasse semplicemente di qualche evento accidentale.

    "Non mi dilungherò su quelle vicende ormai poco influenti, ma ciò ha avuto la sua importanza, poiché pochi giorni fa sono tornato proprio in quel villaggio per controllare che non ci fossero altri problemi analoghi... e lì sono stato trovato e invitato a recarmi fino a Najaza proprio da colui che i premi se li era bene o male aggiundicati... colui che nel frattempo era diventato il Siniscalco Khalphyturus."

    « Khalphyturus...? »
    ripeté, reclinando la testolina da una parte e accigliandosi pensierosa
    « Sapevo quel ruolo affidato ad una donna di nome Livane...
    Ma, dimmi, quest’uomo di nome Khalphyturus ti è parso una persona affidabile...? »


    Senza alcun controllo, necessità o intenzione di tradirlo con parole,
    il suo timore volse il centro della propria gravità sullo schivo Alfiere del Nord.

     
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    La Dama a più riprese lo rassicurò, asserendo prima di essere disposta a correre dei rischi per il suo popolo, come lui stesso aveva fatto per molti decenni, e poi che quel luogo era sicuro e riservato a sufficienza. Quando ebbe terminato, Lady Kalia rivelò qualcosa di cui lo shinobi era all'oscuro: secondo lei, il ruolo di siniscalco era affidato ad una certa Livane, unnome che però non gli disse nulla... e che probabillmente non aveva importanza, non più.
    Lo shinobi tornò quindi a guardare la sua interlocutrice: "Può darsi che fosse lei a ricoprire tale carica in precedenza, mia signora, ma posso assicurarvi che Khalphyturus è diventato Siniscalco in seguito a quella spedizione cui presi parte un anno fa, carica che però andava ben oltre le ricompense che ho rifiutato all'epoca, forse per questioni di corte che mi sono ignote... e che ormai penso siano superflue."
    Il significato di quelle parole forse non sarebbe apparso tanto chiaro a lei quanto lo erano per lui, ma presto lo sarebbero state: "Come dicevo, pochi giorni fa sono tornato in quel villaggio e da lì Khalphiturus mi ha fatto arrivare fino a Najaza. Credo che non sapesse della mia identità e delle mie funzioni, perché non le ho mai esplicitate a nessuno e credo che lo stesso Alfiere sia all'oscuro di ciò... ma ha poca rilevanza anche questo, dal momento che ormai sono diventato testimone di grandi eventi e come tale, la mia posizione è quella più scomoda se si vuole mettere tutto a tacere e nessun manto di ufficialità può tenermi veramente al sicuro. Ad ogni modo" riprese poco dopo senza lasciare interruzioni "nel palazzo di Najaza ho incontrato di nuovo altri due degli... individui... che avevano preso parte a quella stessa spedizione e lì abbiamo saputo qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: la vita dell'Alfiere era in pericolo e noi tre, fra tutti quanti, eravamo stati scelti e chiamati a difenderlo perché già Khalphyturus aveva avuto a che fare con noi e aveva visto quanto che cosa sapevamo fare... e non per ninete, eravamo sopravvissuti alla ricerca dei medici."
    Lo shinobi terminò con maggior calma, apparente, la sua tazza, gustandolo maggiormente. "Malgrado la sorpresa, noi costituivamo formalmente l'ultima e forse unica linea difensiva dell'Alfiere e, in ultima analisi, del Presidio stesso di fronte all'assalto di una forza di cui non sapevamo molto. Non c'è stato molto tempo per discutere i dettagli, ma siamo stati mandati in mezzo alla piazza, mentre la popolazione veniva evacuata e portata al sicuro all'interno del palazzo reale. Una volta arrivati lì, siamo stati testimoni e vittime di un evento che, se non avessi avuto tutte le esperienze del mio passato, probabilmente non avrei ritenuto possibile: il palazzo stesso si è modificato e ha cominciato ad emanare creature grottesche e forse anche non morte. Probabilmente si trattava di una reazione magica a qualche genere di stimolo o minaccia, ma qualsiasi cosa fosse, è stata del tutto indiscriminata ed irrazionale, mentre noi risentivamo di qualche strano effetto che indeboliva i nostri corpi e fiaccava i nostri spiriti."
    Si fermò per il tempo necessario a decidere se e come narrarle quella parte. Alla fine, qualche istante dopo, decise la sua linea di condotta: "La battaglia che ne è seguita sembrava destinata a durare a lungo: gli avversari erano molto deboli in confronto a noi, ma erano decisamente in sovrannumero e molti rinforzi continuavano a provenire direttamente dal palazzo, in una misura maggiore di quanto noi riuscivamo a sterminare i nostri nemici. Tuttavia siamo stati soccorsi da degli individui sconosciuti, che si sono presi carico della battaglia mentre noi siamo rientrati nel palazzo a dispetto del fatto che l'ingresso si era richiuso: a detta loro, i nostri avversari erano riusciti in qualche modo a penetrare nel palazzo."
    Tirò un altro sospiro, privo di particolari emozioni, prima di proseguire nel suo racconto: "Da lì, siamo arrivati fino alla sala del trono, ma lì... lì siamo stati testimoni degli eventi più sconvolgenti. Siamo arrivati poco prima degli attaccanti, ma il loro impatto, sia contro di noi, sia contro l'Alfiere, è stato pressoché nullo: io sono riuscito ad uscirne pressoché illeso, uno degli assalitori si è rivoltato contro la forza che lo aveva assunto per uccidere l'Alfiere, un altro è morto e gli altri due non hanno avuto sufficiente calma e capacità, una in particolare, per comprendere che le nostre ostilità non avevano alcuna importanza rispetto a ciò che stava avvenendo."
    Era arrivato finalmente al nucleo del discorso, alla parte più confusa, ma anche quella che l'aveva fatto tornare così in fretta fino ad Istvàn e fino a lei. "A quanto sono riuscito a comprendere in mezzo alla scaramuccia tra noi e gli attaccanti, l'Alfiere del nord e gli altri individui lì presenti sono degli Aenemos, creature della cui natura divina non sono del tutto certo, ma su cui non ci possono essere molti dubbi. I loro discorsi sono stati inquietanti e quella cui mi sono ritrovato ad assistere era una disputa armata il cui esito avrebbe potuto distruggere tutta Endlos nell'arco di un istante. Cercherò di riferirvi le esatte parole dell'incontro, se la memoria non mi tradirà."
    Quindi fece ciò che aveva detto, sebbene con qualche difficoltà dovuta alla frammentarietà della sua attenzione per colpa degli attaccanti, in particolare della ragazzina, troppo avventata e selvaggia per capire qualsiasi cosa andasse al di là della portata della sua spada e anche per ascoltare chi gli era sembrato essere il suo tutore o il suo padrone. Le conseguenze di quelle parole e di quegli eventi andavano ben al di là di ciò che poteva ormai dire lo shinobi stesso, non più... ma forse la Dama Azzurra avrebbe potuto darvi un senso. E se anche non fosse stato possibile neppure per lei, almeno doveva essere avvertita di ciò che era successo e di ciò che sarebbe potuto ancora succedere.
     
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    "Può darsi che fosse lei a ricoprire tale carica in precedenza, mia signora, ma posso assicurarvi che Khalphyturus è diventato Siniscalco in seguito a quella spedizione cui presi parte un anno fa, carica che però andava ben oltre le ricompense che ho rifiutato all'epoca, forse per questioni di corte che mi sono ignote... e che ormai penso siano superflue."

    Sovrappensiero, la Dama annuì, limitandosi a prender atto della notizia.
    Se un nuovo siniscalco era salito al potere, ciò voleva dire che l’Enclave l’aveva permesso.
    E che interesse poteva avere l’Enclave a permetterlo...? Una domanda senza risposta.


    "Come dicevo, pochi giorni fa sono tornato in quel villaggio e da lì Khalphiturus mi ha fatto arrivare fino a Najaza. Credo che non sapesse della mia identità e delle mie funzioni, perché non le ho mai esplicitate a nessuno, e credo che lo stesso Alfiere sia all'oscuro di ciò... ma ha poca rilevanza anche questo, dal momento che ormai sono diventato testimone di grandi eventi e come tale, la mia posizione è quella più scomoda se si vuole mettere tutto a tacere e nessun manto di ufficialità può tenermi veramente al sicuro. "

    Vedere Masahiro così preoccupato per un eventuale pericolo alla sua incolumità -lui che era sempre così sicuro di sé al punto da rasentare lo spavaldo- era a dir poco inconsueto, ma doveva tenere a freno il cuore e non prendere quell’elemento come indice della gravità della situazione...
    Non fino a che non avesse sentito tutta la storia, almeno.

    Dopotutto, se il suo Esploratore era giunto fino a lei sano e salvo, probabilmente non si era ancora reso così impellente per nessuno il bisogno di chiudergli la bocca, e la fanciulla lo considerò vero come il fatto che in quel momento fossero seduti a discuterne.


    " Ad ogni modo nel palazzo di Najaza ho incontrato di nuovo altri due, degli... individui... che avevano preso parte a quella stessa spedizione, e lì abbiamo saputo qualcosa che non ci saremmo mai aspettati: la vita dell'Alfiere era in pericolo e noi tre, fra tutti quanti, eravamo stati scelti e chiamati a difenderlo perché già Khalphyturus aveva avuto a che fare con noi e aveva visto quanto che cosa sapevamo fare... e non per niente, eravamo sopravvissuti alla ricerca dei medici."

    image
    « . . . »

    Il suo cuore saltò un battito, e nemmeno tutto il suo autocontrollo poté evitare che i suoi occhi blu e il suo volto angelico tradissero la -dolorosa- sorpresa a quella notizia; certo, Kalia non conosceva così bene il sovrano del Dominio del Ghiaccio, e non aveva avuto modo di incontrarlo se non in un paio di occasioni ufficiali, eppure... il saperlo in pericolo di vita la raggelò e la sconvolse.
    Forse perché, dopo la perdita di Mio e la sparizione di Jason, -senza nulla toglier a Raylek-
    Moloch restava l’unico volto familiare noto degli attuali poteri di Endlos.


    "Malgrado la sorpresa, noi costituivamo formalmente l'ultima e forse unica linea difensiva dell'Alfiere e, in ultima analisi, del Presidio stesso di fronte all'assalto di una forza di cui non sapevamo molto. Non c'è stato molto tempo per discutere i dettagli, ma siamo stati mandati in mezzo alla piazza, mentre la popolazione veniva evacuata e portata al sicuro all'interno del palazzo reale. Una volta arrivati lì, siamo stati testimoni e vittime di un evento che, se non avessi avuto tutte le esperienze del mio passato, probabilmente non avrei ritenuto possibile: il palazzo stesso si è modificato e ha cominciato ad emanare creature grottesche e forse anche non morte. Probabilmente si trattava di una reazione magica a qualche genere di stimolo o minaccia, ma qualsiasi cosa fosse, è stata del tutto indiscriminata ed irrazionale, mentre noi risentivamo di qualche strano effetto che indeboliva i nostri corpi e fiaccava i nostri spiriti.
    La battaglia che ne è seguita sembrava destinata a durare a lungo: gli avversari erano molto deboli in confronto a noi, ma erano decisamente in sovrannumero, e molti rinforzi continuavano a provenire direttamente dal palazzo, in una misura maggiore di quanto noi riuscivamo a sterminare i nostri nemici. Tuttavia siamo stati soccorsi da degli individui sconosciuti, che si sono presi carico della battaglia mentre noi siamo rientrati nel palazzo a dispetto del fatto che l'ingresso si era richiuso: a detta loro, i nostri avversari erano riusciti in qualche modo a penetrare nel palazzo.
    "

    Distogliendo momentaneamente lo sguardo e cercando di contenere il tremito delle mani -un fremito di timore per le sorti della popolazione inerme e di indignata collera per la propria ignara impotenza-, la Dama Azzurra adagiò la tazza di porcellana ormai vuotata a metà sul ripiano del tavolo; poi, le sue iridi di zaffiro tornarono a cercare quelle del suo interlocutore, e ancora tacque, non osando interromperlo.

    "Da lì, siamo arrivati fino alla sala del trono, ma lì... lì siamo stati testimoni degli eventi più sconvolgenti. Siamo arrivati poco prima degli attaccanti, ma il loro impatto, sia contro di noi, sia contro l'Alfiere, è stato pressoché nullo: io sono riuscito ad uscirne pressoché illeso, uno degli assalitori si è rivoltato contro la forza che lo aveva assunto per uccidere l'Alfiere, un altro è morto e gli altri due non hanno avuto sufficiente calma e capacità, una in particolare, per comprendere che le nostre ostilità non avevano alcuna importanza rispetto a ciò che stava avvenendo."

    Kalia ascoltò in silenzio, sentendosi immediatamente molto sollevata nell’apprendere che l’attentato ai danni del suo pari non era andato a buon fine, ma non meno amareggiata nel sentire che quella battaglia aveva comunque fatto una vittima: un guerriero aveva perso la vita, e chissà quanti feriti, quanta paura e quanto dolore dovevano aver subito i civili...

    "A quanto sono riuscito a comprendere in mezzo alla scaramuccia tra noi e gli attaccanti, l'Alfiere del nord e gli altri individui lì presenti sono degli Aenemos, creature della cui natura divina non sono del tutto certo, ma su cui non ci possono essere molti dubbi. I loro discorsi sono stati inquietanti e quella cui mi sono ritrovato ad assistere era una disputa armata il cui esito avrebbe potuto distruggere tutta Endlos nell'arco di un istante. Cercherò di riferirvi le esatte parole dell'incontro, se la memoria non mi tradirà."

    Riscuotendosi dall’immobilità in cui i mille pensieri che le affollavano la mente l’avevano costretta -complice il silenzio d’ascolto che era dovuto al rendiconto del suo Esploratore-, la Signora dell’Est mosse un semplice cenno di assenso col capo, appuntandosi mentalmente l’urgenza di indagare sulla quella parola, Aenemos, che doveva essere la chiave di volta di quegli accadimenti che fornivano solo domande, e invitando il suo coraggioso amico a continuare.

    Poi -però- la Dama trasalì, come colta da un dubbio più atroce e più impellente.


    « Ma... Lord Moloch...? Come sta Lord Moloch...? »
    chiese preoccupata, procrastinando il resto della storia dopo quella risposta
    « Lui è rimasto ferito...? »

     
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    La signora dell'Est rimase ad ascoltare la sua storia e le implicazioni del racconto del vecchio shinobi, ma man mano che il mezz'elfo proseguiva, i segni della preoccupazione, dello stupore, dell'agitazione, se non addirittura della paura per quello che stava sentendo, si fecero sempre più evidenti e preoponderanti. E in fondo come poteva darle torto? Sapere che un Alfiere, un suo pari, era stato messo direttamente in pericolo non avrebbe potuto lasciare indifferente nessuno, a meno che quegli evnti non fossero stati pressoché all'ordine del giorno... e se ci poteva dirsi probabile nel desertico Presidio del Sud, altrettanto non si poteva dire nel resto di Endlos.
    Vederla in quello stato gli fece intimamente un grande dispiacere e avrebbe voluto interrompersi e darle il tempo di assorbire un colpo che non le avrebbe proprio voluto dare, ma alla fine aveva deciso di darle tutto in un unico colpo invece di dilatare le notizie in quello che sarebbe potuto diventare un più crudele stillicidio.
    Alla fine, prima che potesse citare a memoria le frasi che si ricordava, lo shinobi venne interrotto da una domanda più impellente della Dama Azzurra, la quale si mostrò sinceramente preoccupata della sorte di Lord Moloch. Si chiese per un fugace istante quali potessero essere i rapporti tra i due, se la donna era arrivata a fargli quella domanda con quel tono, ma il quesito lo lasciò tanto rapidamente quanto era arrivato.
    "Gli eventi sono stati piuttosto particolari, mia signora" disse in risposta il vecchio shinobi "A un certo punto, l'Alfiere del Nord ha trovato la forza per evocare qualche risorsa che ha ripulito completamente la sala del trono e rimanere da solo. Per quello che sono riuscito a vedere prima di ritornare nella piazza di Najaza non per mia volontà, l'attentato a Lord Moloch non ha avuto alcun successo e in questo non posso prendermi alcun merito... tuttavia sospetto che le parole che sono state pronunciate in quella sala abbiano avuto delle conseguenze molto più incisive e da me imprevedibili. E' vivo in senso fisico, ma non posso dire nulla sulla sua mente e sulla sua anima, se non che sono state chiaramente turbate e sconvolte. In quale misura, purtroppo, non l'ho potuto valutare."
    Masahiro quindi rimase in silenzio per qualche istante per permettere alla Dama Azzurra di assorbire pienamente le sue parole. Tuttavia non avrebbe aspettato una sua replica, poiché, posati tazza e piattino sul tavolino, lo shinobi si alzò e fece qualche passo verso l'uscita. Poco dopo si fermò e, dandole le spalle, le disse ancora: "Mi dispiace di avervi turbata e sconvolta in questo modo, Lady Kalia, ma dovevo riferirvi tutto ciò che è successo, perché gli eventi di Najaza probabilmente avranno ulteriori ripercussioni e dovrete essere pronta." Alzò lo sguardo verso una finestra e i raggi del sole che filtravano dai vetri, regalando in quella stanza un piacevole gioco di luci che però non gli sembrò sufficiente a distendere l'atmosfera che si era venuta a creare. ""Gli eventi però pongono ancora molte domande a cui intendo trovare una risposta. Ed è per questa ragione che tornerò nel Presidio del Nord per indagare quanto mi sarà possibile..."
    Tuttavia non si sarebbe moso prima di una risposta da parte della sovrana del Presidio dov'era apparso.
     
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    "Gli eventi sono stati piuttosto particolari, mia signora.
    A un certo punto, l'Alfiere del Nord ha trovato la forza per evocare qualche risorsa che ha ripulito completamente la sala del trono e rimanere da solo. Per quello che sono riuscito a vedere prima di ritornare nella piazza di Najaza non per mia volontà, l'attentato a Lord Moloch non ha avuto alcun successo e in questo non posso prendermi alcun merito... tuttavia sospetto che le parole che sono state pronunciate in quella sala abbiano avuto delle conseguenze molto più incisive e da me imprevedibili. E' vivo in senso fisico, ma non posso dire nulla sulla sua mente e sulla sua anima, se non che sono state chiaramente turbate e sconvolte. In quale misura, purtroppo, non l'ho potuto valutare.
    "

    « Sì... Sì, capisco... »

    Sovrappensiero, la Dama assentì col capo, tornando a placarsi nell’istante di silenzio che seguì; tuttavia, prima che potesse avere l’occasione di muover cenno all’Esploratore per chiedergli di proseguire ed ultimare il suo rendiconto dei fatti, Masahiro finì di vuotare la sua tazza di thè e si alzò, dirigendosi alla porta, pronto ad andarsene.

    "Mi dispiace di avervi turbata e sconvolta in questo modo, Lady Kalia, ma dovevo riferirvi tutto ciò che è successo, perché gli eventi di Najaza probabilmente avranno ulteriori ripercussioni e dovrete essere pronta.
    Gli eventi però pongono ancora molte domande a cui intendo trovare una risposta.
    Ed è per questa ragione che tornerò nel Presidio del Nord per indagare quanto mi sarà possibile...
    "

    « Ti prego di riaccomodarti per un momento ancora, Masahiro... »
    lo richiamò con voce calma, servendosi con mano ferma il bis dalla teiera
    « Prima di lasciarti libero di andare,
    ho bisogno di sentire le parole che sono state pronunciate nella Campana Cuore. »


    E per quanto dolce fosse la sua voce, e gentile suonasse quella richiesta,
    la voce posata e di nuovo tranquilla Dama non toglieva autorità al suo ordine.

     
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    Aveva fatto bene a non muoversi prima di aver aspettato le parole della sua signora, poiché lei volle sapere ancora qualcosa, qualcosa che forse aveva creduto di aver già riferito, ma che poi, a ripensarci, non gli era stato possible perché interrotto dalla domanda e dalle considerazioni sull'Alfiere del Nord.
    Quindi il Ninja, colpito dalla rapidità con cui la Dama aveva ritrovato la calma e la serenza autorità, si voltò e si inchinò.
    "Perdonate la dimenticanza, mia signora." Riprese allora posto vicino a Lady Kalia. "All'inizio gli individui che erano nella sala del trono di Najaza erano solo in quattro quando io e gli altri due... difensori... siamo entrati lì, compreso l'Alfiere."
    Prese quindi a raccontarle con tutta la precisione che riuscì le parole dei quattro individui che cercò di focalizzare.
    "A un certo punto però, le cose sono cambiate indipendentemente dalle sorti del nostro futile ed insignificante scontro. La loro contesa, al contrario della nostra, aveva delle armi di diverso tipo e diversa potenza, senza schieramenti definiti e pericolose per tutti, compresi coloro che le pronunciavano..."
    Il Ninja prese così a parlare della comparsa di Khaphyturus, un lich ferito e stravolto, ma ancora esistente e degli eventi subito successivi, cercando di essere il più preciso possibile con le parole citate da tutti gli Aenemos, fino al momento in cui l'Alfiere del Nord aveva espulso tutto e tutti dalla Campana Cuore.
    Non aveva potuto riportare esattamente tutto, come ebbe modo di scusarsi, perché in alcuni tratti aveva dovuto concentrarsi sulla propria difesa personale contro gli assalitori e il quadro sarebbe potuto apparire alquanto frammentario e forse confuso, ma alla fine... "Questo è quanto riesco a ricordare, mia Signora. Mi dispiace di non poter aggiungere altro e di non potervi dare ulteriori risposte. Se esse non raggiungeranno Istvàn, spero di trovarle ancora a Najaza."
    Prima di alzarsi, quella volta, aspettò il congedo diretto di Lady Kalia.
     
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    Masahiro indugiò sulla soglia e si volse nella sua direzione, raccogliendo la richiesta della Dama con un inchino accondiscendente e tornando sui suoi passi per prendere posto al tavolino, di fronte allo specchio limpido dei suoi occhi blu zaffiro.

    "Perdonate la dimenticanza, mia signora.
    All'inizio gli individui che erano nella sala del trono di Najaza erano solo in quattro quando io e gli altri due... difensori... siamo entrati lì, compreso l'Alfiere. A un certo punto però, le cose sono cambiate indipendentemente dalle sorti del nostro futile ed insignificante scontro. La loro contesa, al contrario della nostra, aveva delle armi di diverso tipo e diversa potenza, senza schieramenti definiti e pericolose per tutti, compresi coloro che le pronunciavano...
    "

    Il mezzelfo parlò a lungo, snocciolando altre rivelazioni -notizie e fatti- che furono tuttavia accolte con maggior calma dalla donna: ora che sapeva l’Alfiere del Nord scampato al peggiore dei mali -la morte- riusciva a tenere a bada le intemperanze del suo cuore tenero con il miraggio di potervi porre virtualmente rimedio con i suoi poteri.

    O ripetendosi che doveva solo avere fiducia nelle capacità del suo pari...
    Dopotutto, come ben sapeva lei stessa,
    la loro non era una nomina concessa senza valida ragione.


    "Questo è quanto riesco a ricordare, mia Signora.
    Mi dispiace di non poter aggiungere altro e di non potervi dare ulteriori risposte.
    Se esse non raggiungeranno Istvàn, spero di trovarle ancora a Najaza.
    "

    « Per numerose che siano le domande che questa situazione solleva, quanto riportatomi è ben più che esauriente. Ti ringrazio del servizio reso all’Est, Masahiro... »
    gli sorrise, finendo per la seconda volta il proprio thé
    « Sei libero di andare, con la mia benedizione per la tua sicurezza.
    Che la fortuna ti assista, e ti sia protettrice dalla sventura. »

     
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