[LAM] Das Mädchen ohne Angst.

La ragazza senza Paura.

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  1. shelKe.
     
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    Il cielo era gonfio e scuro. Carico di pioggia, probabilmente. Eppure era curioso: quella mattina il sole l'aveva svegliata, brillante e caldo, mentre ora era fuggito.
    Nascosto fra una coltre di nubi, come se volesse giocare a nascondino, un bimbo dispettoso che scappa dalla mamma. Proprio curioso.
    Teneva il piccolo naso tondo rivolto all'insù, finchè la prima goccia, grande e gelida, non le bagnò il mento, lasciandola stupefatta un secondo di più.
    Qualcosa di piccolo le si mosse in fondo al petto, come se il tocco ghiacciato di quella lacrima di Madre Natura le avesse ricordato qualcosa. Poi quel qualcosa si spense.
    Si tirò su il cappuccio, nascondendo i capelli corti del colore del miele.
    I giorni di cammino erano stati un paio, in solitudine.
    Sebbene l'avessero portata fino al confine con i mezzi del SI non avevano permesso che superassero il limitare del presidio Nord, per evitare che chiunque potesse notare gli strani spostamenti dell' Organizzazione.

    Shelke Williams era nessuno. Per questo si trovava lì. Perchè alla Signa piaceva l'anonimato. Perchè la Signa aveva bisogno di lei, per capire se ci si potesse fidare di un certo gruppo che si proclamava dagli ideali endlossiani. Quindi aveva lasciato il bianco asettico del laboratorio, indossato la propria divisa da combattimento e rinfoderato le proprie spade, pronta a spingersi persino ai confini del mondo pur di obbedire.

    L'Albero Casa non le trasmise nulla. Nessuna emozione: paura, stupore, felicità o rabbia. Ne constatò solo le dimensioni e la maestosità, con lo sguardo ambrato, calcolando quale dovesse essere la prossima mossa.
    Doveva entrare, farsi notare. Come poteva introdursi nell' edificio?
    Pioggia significava freddo e disagi.
    Pioggia significava l'impossibilità di dormire all' esterno.
    Pioggia significava necessità di rifugio.
    Rifugio uguale posto che avesse la possibilità di ospitare gli stranieri.
    Posto con questa caratteristica uguale ad Albero Casa.


    Come un automa, un piede davanti all' altro, si avviò lungo l'ampia scalinata di marmo, attenta a poggiare ogni singolo piede in maniera da non scivolare sul selciato candido. Si accostò alle enormi porte, un puntolino vestito di argento, sotto alla pioggia. Lasciò lo sguardo vagare fra i ghirigori di zaffiro, per un secondo, prima di afferrare il battente ad altezza umana. Alzò il pugno guantato di azzurro metallico e colpì la porta, tre volte.
    Il suono eccheggiò nel silenzio piovoso di quel tristo pomeriggio primaverile, fra le strade ed i campi deserti.
    Ora bisognava solamente aspettare.
     
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    " Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo.
    Noi li abbattiamo e li trasformiamo in carta per potervi registrare, invece, la nostra vuotaggine".
    (Kahlil Gibran)

    image
    L'albero Casa era una struttura mastodontica per i canoni di Laputa, ed era assai arduo che qualcuno anche solo di passaggio non la notasse come sottofondo paesaggistico. Si trattava in pratica di un grosso, enorme edificio con una pianta di base molto simile a quella di una chiesa, ed infine un'alta torre che pareva voler raggiungere il cielo, divenendo impercettibilmente con il salire sempre più simile al fusto di una pianta che, giunta in cima, anzichè chiudersi in una cupola, si diramava esattamente come le fronde arboree di un sempreverde.
    E lì, quasi sulla cima, protetta dalla pioggia dalle foglie larghe e bellissime, sostava una donna su un balcone ligneo intarsiato. Indossava un abito maschile, spada alla cintola, e lunghi capelli sciolti che in quel venticello danzavano leggeri e senza peso, confondendosi con il fondo castano come questi. Lunghe ciglia nere si muovevano appena, adagiate sull'estremità di due palpebre chiuse e rilassate all'ombra di quella pace. La bocca rossa ferma e carnosa quasi come fossero un frutto prelibato, sostava su quel perfetto ovale che era il volto, gemma su quella corona di bellezza.
    Accadde tuttavia che gli occhi smeraldini si schiusero nel momento esatto in cui giunse una nuova figura alle soglie del portale, a prima vista sconosciuta, non appartenente al suo Ordine. E sebbene non fosse uso comune, quella volta il Gran Maestro rientrò nella struttura, scendendo le lunghe scalinate interne, raggiungendo rapidamente il piano terra. Intanto, la giovane avrebbe incontrato due guardie in livrea all'entrata che, poste innanzi a lei con garbo, l'avrebbero fermata per porle alcune domande.

    -Salute, madamigella, cosa desiderate dall'Ordine per giungere fin qui?

    E poi dopo, in lontananza, la fanciulla avrebbe intravisto Drusilia giungere alle loro spalle, incamminandosi verso di lei con sguardo tranquillo e sereno.

     
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  3. shelKe.
     
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    Shelke osservò i due gendarmi con cortese distacco, mentre pensava a quale potesse essere la risposta più adatta. Non che non sapesse cosa dovesse dire, è che non sapeva esattamente come dirlo.
    Fece per aprire la bocca e parlare, quando una eco di stivali giunse dal fondo del corridoio. Perse la concentrazione e serrò nuovamente le labbra.
    Aspettò che la donna si avvicinasse, in silenzio, senza rispondere ai due uomini, gli occhi ambrati puntati sull' affascinante figura.
    Sembrava una persona importante. Anzi, correzzione: era una persona importante.
    Quindi Shelke la spostò in cima alle proprie priorità.
    Alla fine si decise a rispondere, ma solo quando la donna fu abbastanza vicina da poterla sentire.
    "Sono una pellegrina del Nord.
    Chiedevo solo ospitalità per la notte, se non è domandare troppo.
    Fuori piove."

    Si concesse perfino in un mezzo inchino da brava bambina educata, la pioggia che sgocciolava in una pozza ai suoi piedi. Analizzò nuovamente la figura, di cui ora riusciva a distinguere i lineamenti con chiarezza, accorgendosi che era proprio la persona che cercava: Drusilia Galanodel, il Gran Maestro.
    I dati che avevano raccolto all' S.I. non potevano essere errati. Le labbra le si piegarono lentamente in quello che, per definizione, sarebbe dovuto essere un sorriso gentile. Uno di quei vecchi istinti che rimanevano dalla Cura.

     
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    La bella Drusilia si avvicinò piano, e gli occhi smeraldini si abbassavano passo dopo passo, squadrando la giovane dalla testa ai piedi, terminando il loro viaggio sulla pozza d'acqua formatasi sotto di lei come un'ombra a mezzogiorno. Nel momento in cui si fermò dietro gli uomini, udì la forestiera chiedere ospitalità, ed allora decise di intervenire, posando una mano delicata sulla spalla di un soldato. Gli sorrise, accarezzandogli il volto e provocando un evidente rossore sulle gote di lui, mentre piano si faceva spazio fra i due, giungendo infine innanzi alla nuova arrivata. Si rivolse ai suoi associati.

    -Potete andare, di lei mi occupo io.

    Sebbene il tono della voce non avesse particolare tonalità per capire se fosse una cosa bella o brutta, lo sguardo di lei pareva comunque dolce e rassicurante, e lo rimase anche dopo il congedo dei due. Anzi, a dirla tutta, dopo sembrò ancora più tenero.

    -Non temere, cara.
    Anche se in genere non siamo abituati ad avere ospiti, per questa volta si può fare uno strappo alla regola.


    La sua voce era calda ed avvolgente, come anche i suoi modi affabili e cortesi.
    E per chi fosse stato attento, un leggero profumo di rose fresche aleggiava intorno alla sua bella e sinuosa figura.

    Piuttosto dimmi, hai bisogno di abiti per la notte? Quelli sono troppo bagnati...

    Indicò con un dito della mano affusolata, apparentemente troppo liscia per qualcuno che portava un titolo militare così alto e che -si diceva- fosse sempre scesa in battaglia al fianco dei suoi soldati, anche nelle missioni suicide.

    -Se lo desideri posso prestarti qualcosa di mio...


    SPOILER (click to view)
    Metto qui una passiva di Dru che uso in giocate semplici. Si tratta di una malia d'amore, tuttavia è piuttosto versatile a seconda del pg che la subisce. In poche parole, va un pò "a interpretazione". Spero non causi grossi problemi XD
    CITAZIONE
    →Aura di Venere»Come ogni sentimento l'innamoramento parte da un'emozione forte o graduale che nasce spontanea nella quale si proiettano nell'altro aspettative, bisogni desideri. E' come contemplare la propria immagine riflessa negli occhi dell'altro. In fondo l'altro di cui ci si innamora è solo un'occasione esterna che suscita il sentimento ma che in realtà non c'entra, perché l'innamoramento è una fatto ancora soggettivo e tendenzialmente narcisistico.
    Dentro ogni essere vivente c'è un naturale bisogno di completezza. Inconsapevolmente durante la crescita, fin da ll'infanzia, ogni creatura crea un io ideale che è la somma delle cose che le piace e delle cose che le mancano. In presenza della Dama del Vento, Arcano Minore dell'Amore, nasce spontaneo questo fenomeno affettivo, l'innamoramento. Quando la si incontra, colpisce perché dimostra di avere uno degli elementi che compongono "io ideale" di tutte le creature, lo fa un po' come esplodere all'esterno. Questo "io ideale", che è "esploso" all'esterno, riveste Drusilia che l'ha involontariamente provocato nell'immagine interna di chi le è di fronte.
    Come ogni espressione affettiva anche l'innamoramento ha dei sintomi che sono di due tipi: fisiologici e psicologici.
    FISIOLOGICI:
    - accelerazione del battito cardiaco
    - alterazione del ritmo respiratorio
    - sudorazione
    - leggerezza alla testa e a volte vertigine
    PSICOLOGICI:
    - costante presenza mentale di Drusilia
    - scomparsa delle tensioni e ansie per le preoccupazioni quotidiane
    - atteggiamenti entusiastici (un po' "folli")
    Ovviamente tali sintomi provocano "distrazioni" (a seconda del pg) durante il combattimento o la semplice vita quotidiana. La passiva dura solo in presenza della Dama del Vento; in sua assenza scompare tutto.
    LIMITAZIONI: "Più si conosce a fondo la dama, più la malia si indebolisce fino a che chi nutre per lei profonda amicizia ne diventa immune" In pratica i pg che con lei stringono amicizia sono più in grado di sopportare la sua malia. Ovviamente ci si accorderà prima via mp tra giocatori.
     
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  5. shelKe.
     
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    Era una sensazione curiosa, come un malessere fisico diffuso.
    Non era una cosa che la sua mente, troppo simile alla memoria asettica di un computer, potesse comprendere, ma i suoi istinti umani reclamavano potentemente qualcosa.
    Provò ad analizzare cosa le suggerisse quella donna, visto che, senza ombra di dubbio, il problema era lei. Qualcosa sembrava non funzionare correttamente, non riusciva a fare calcoli a proposito, o a capire come dovesse muoversi, cosa dire o cosa pensare. Lasciava che il caso agisse per lei, come se qualcosa, nella sua infallibile mente matematica, si fosse bloccato, impedendole di compiere ragionamenti sensati a proposito della giovane. Prese atto della cosa.
    "Se per voi non è un disturbo.."
    Ammise, quasi con un filo di voce, come se si vergognasse un po' di essere lì in piedi, a bagnare il pavimento che anche lei calpestava. Non riusciva a capire. Lei non si vergognava, non sapeva neanche cosa fosse la vergogna.
    CITAZIONE
    Vergogna
    [ver-gó-gna] s.f.
    1 Sentimento di colpa o di umiliante mortificazione che si prova per un atto o un comportamento, propri o altrui, sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti.

    Per l'appunto lei non provava nulla di simile. Il suo corpo si comportava così, non lei.
    Tentennò per un paio di secondi, arrivando perfino ad arrossire leggermente.
    "Vogliate scusarmi se vi arreco in qual modo disturbo."
    Altre parole senza filtro, come se fosse realmente necessario scusarsi per qualcosa del genere. Cercò di giustificarsi, pensando che comunque essere educati non era mai una mossa sbagliata. Si appiattì la frangia con la mano sinistra, tradendo nuovamente un immotivato imbarazzo.

    SPOILER (click to view)
    Ho pensato che, siccome lei non riconosce le emozioni, posso far dipendere la malia esclusivamente dal suo lato istintivo.
    Dimmi pure se secondo te è da correggere.
     
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    La Dama del Vento rispose con un sorriso rassicurante, mostrando un cenno alla giovane donna di entrare, facendole poi strada per l'Albero casa, fino a condurla agli alloggi della gilda. Tra le due, in quei pochi attimi, regnò il silenzio, eppure una pace ed una armonia senza pari sembravano riempire l'aria di quella struttura, ancor più bella di come fosse apparsa dall'esterno. Fuori pioggia, e dentro un clima mite, pulito, sano e dal gusto impeccabile; la giovane ospite avrebbe potuto vedere in quel momento alcuni degli eroi di Endlos girare quà e là nelle loro mansioni quotidiane, oppure per semplice svago, poco prima di coricarsi a letto. Ma loro salirono ancora, fino al piano più alto per l'esattezza. La Dama del Vento socchiuse la porta, mostrando il suo studio e dirigendosi ad un armadio ligneo intarsiato dal quale estrasse una lunga veste bianca di seta.

    Gliela porse, sorridendo.

    -Prendi pure cara... non rechi disturbo alcuno.

    La guardò dolcemente, al pari di una madre verso una figlia.

    -L'importante è che tu stia meglio... ah, se hai bisogno, il bagno è dietro quella porta.

    Indicò una porticina proprio alle sue spalle.


    SPOILER (click to view)
    Perdona il ritardo, ma ieri e l'altro ieri ho avuto degli imprevisti XD
    Si, per la passiva va benissimo =* non preoccuparti puccha :grab:

     
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  7. shelKe.
     
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    Percorrere quegli ampi corridoi una strana sensazione le si impadronì dello stomaco. Risentiva dell' influsso di quel luogo magico, benchè la sua insensibilità fosse totale. Ogni cosa riluceva di una patina di solennità e potenza, come se la presenza di tutti quegli eroi avesse intriso le pareti candide di quel luogo.
    Percepì come una vertigine nel tentativo di elaborare chissà quali quantità di piedi avessero calpestato quei pavimenti millenari. Per un secondo la sua attenzione si spostò dalla donna all'edificio e alla vita che vi pulsava dentro. Ma la malia che la incatenava alla donna rincomincio a farsi sentire non appena varcarono le porte del suo studio. Con un sorriso privo di allegria accettò la veste, senza una parola.

    Uscì dal bagno tenendo fra le braccia la tuta argentata e le parti di metallo della propria divisa. Sotto la gonna nascondeva ancora le Amberfear, nei foderi legati alle cosce. Benchè Drusilia le inspirasse un senso di profonda fiducia, tant'è che non si era neppure chiusa a chiave nel bagno, non si era azzardata a togliersi di dosso le armi. Le era stato ordinato di non separarsene mai e per lei gli ordini erano legge, se impartiti dalla persona giusta.
    "Mi dispiace recarle disturbo."
    Ripetè di nuovo con la voce leggermente metallica e monocorde. Rimase ad osservarla dal fondo della stanza, immobile come una statua di gesso, i capelli arruffati e umidi sulle punte. Si vedeva che non era abituata a portare gli abiti, in più si era dovuta arrotolare le maniche, ed ora sembrava un pulcino umido. Decisamente fuori luogo.
     
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    La Dama del Vento rimase in silenzio alla sua scrivania, attendendo pazientemente che la nuova arrivata uscisse fuori dal bagno. Sorrise, quando la vide con i propri abiti, notando quanto impacciata e tenera fosse, nonostante il volto imperscrutabile e tremendamente serio. Dunque si levò dirigendosi rapidamente in bagno e prendendo un asciugamano. Sarebbe poi tornata dalla ragazza e glielo avrebbe posato sulla testa, frizionando un pò i capelli con gesti rapidi ma leggeri, affettuosi e gentili, aiutandola in quelle azioni di cui pareva non essere abituata.

    -Ed io ti dico che non dai problemi.
    Puoi restare qui quanto vuoi, c'è sempre posto nella nostra casa.


    Infine si sarebbe allontanata, lasciandola terminare con un sorriso tenero sulle belle labbra rosse.
    E solo quando avrebbe finito, le avrebbe parlato ancora, con voce buona e rassicurante.

    -Dimmi cara, cosa ti porta qui a Laputa?


     
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  9. shelKe.
     
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    "I parametri di Numero 1 sono decisamente fuori dalla media normale."
    Erano seduti nella penombra del laboratorio, davanti ad un piano di metallo lucido.
    "Sembra che la Cura perda efficacia in presenza di Galanodel.
    Una malia, temo. Non possiamo fare nulla, ma sono sicura che non perderemo il controllo su 001, la sua volontà è completamente piegata."

    Guardò negli occhi l'uomo alla sua destra, come per rassicurarlo. Tuttavia poteva leggere il dubbio nei suoi occhi. La missione non poteva fallire, sia perchè avere un infiltrato in quella Gilda avrebbe fatto comodo, ma soprattutto perchè avrebbe mostrato ai superiori come il Progetto di Autocorrezione fosse all' altezza delle aspettative.
    "Dobbiamo aggiornare la Cura, non possiamo permettere che cada vittima di questi giochetti."

    A una quantità indefinita di kilometri di distanza Shelke Williams, alias 001, rimaneva immobile e quieta come un animaletto, mentre la donna le asciugava i capelli. Non era una cosa nuova. L'avevano sempre lavata e pulita al Laboratorio, ma questa volta le venne l'insensato bisogno di abbracciare e ringraziare Drusilia. Naturalmente non lo fece, si limitò a puntare i suoi occhi ambra in quelli verdi.
    Afferrò l'asciugamano fra le mani e finì di asciugarsi i capelli, rendendosi poi conto di sembrare un porcospino. Il disordine le diede fastidio. Cercò di rimettere le ciocche scarmigliate al proprio posto, con una smorfia contrariata.
    "Io sto cercando mio fratello."
    Disse atona. Le avevano detto di usare una menzogna per coprire la propria presenza in quel luogo.
    "Lui si chiama Simon, apparteniamo ad un' antica famiglia di guerrieri. Lui è fuggito e mi hanno inviato a recuperarlo, perchè sarebbe disonorevole. Ho seguito le sue tracce fin qui, ma poi l'ho perso.."
    Concluse, annuendo perfino. In effetti una persona la cercava seriamente, ed era 008. Sebbene ora fosse un obbiettivo secondario, rispetto a quello di infiltrarsi tra i Milites.
    Stava a dondolarsi sui talloni, scalza sul pavimento di legno, mentre lasciava che il calore le filtrasse nelle ossa stanche. Non sapeva cosa avrebbe detto ora la donna, secondo i suoi calcoli avrebbe dovuto trovare la sua situazione poco interessante. Ma se non le fosse importato nulla? Avrebbe dovuto cercare un modo per attirare su di sè l'attenzione, magari in maniera più eclatante.
     
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    La Dama rimase ad ascoltare la giovane donna, un'espressione indecifrabile dipinta sul bel volto ovale.
    Sembrava serena, e nulla pareva turbarla più del dovuto.

    -Capisco.

    Gli occhi verdi si posarono su quelli ambrati della donna.

    -Ed il motivo vero?

    Sorrise maliziosa, la tipica espressione di una che sa molto di più di quello che vuole mostrare.
    Posò dunque le mani sulla scrivania, alzandosi e voltandosi alla vetrata dietro di lei.
    Gli occhi riflessi allo specchio continuavano a scrutare la nuova venuta.

    -Se non ti va basta dirlo, non sono qui per interrogarti ma per accoglierti.

    Sospirò.

    -Ma non amo che mi si dicano bugie, tutto qui.

    E poi, se proprio era una spia, se avesse arrecato danni alla loro sede, sarebbe stato l'Albero stesso a difenderli.
    Non v'era nulla che non potessero controllare, nel loro territorio.
    Non con il Gran Maestro presente, almeno.


    →Veritas» Col termine verità si indicano una varietà di significati, che esprimono un senso di accordo con la realtà, e sono in genere collegati col concetto di onestà, buona fede e sincerità. Non c'è una definizione univoca su cui la maggior parte dei filosofi di professione e gli studiosi concordino, e varie teorie e punti di vista della verità continuano ad essere discussi. I principali argomenti di dibattito riguardano la definizione e l'identificazione della verità, e la questione se la verità sia qualcosa di soggettivo, relativo, oggettivo, o assoluto. Ma tralasciando i sofismi, sebbene sia difficile da identificare la verità in sè, è molto più semplice percepire cosa si allontana da essa: la bugia, gli inganni. Essendo devota ad Hesediel, Drusilia ha ricevuto da esso il dono di percepire ogni inganno, di andare oltre le menzogne.
    In termini di gdr, Drusilia sarà in grado di percepire tutte le bugie dette da personaggi giocanti o png che non usino tecniche specifiche o comunque fino a livello medio.





     
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  11. shelKe.
     
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    Si morse il labbro inferiore per un secondo, prima di riprendere la propria espressione stoica. Aveva fatto un passo falso e adesso si era messa in una posizione sfavorevole.
    Se avesse taciuto sarebbe stato sospetta. E lei mirava a conquistarsi la fiducia della propria interlocutrice. Quindi era fuori questione retrocedere dalla propria posizione.
    Se avesse ammesso la verità sarebbe stata, nei migliori dei casi, sbattuta fuori a calci nel sedere da quel luogo. E questo era decisamente da evitare. Punto primo perchè la pioggia era fredda e portava ricordi. Punto secondo perchè le avevano ordinato il contrario.
    Iniziò a fissare la pioggia che cadeva al di là dei vetri, i pinnacoli bianchi di quel maestoso edificio alla ricerca di una soluzione allo scacco in cui la Dama l'aveva appena messa. Il fatto di non riuscire a pensare rapidamente giocava sicuramente a suo svantaggio.
    "Non ho mentito.
    Sto davvero cercando una persona. Trova rilevante il fatto che sia o non sia mio fratello?"

    Chiese, inarcando le sopracciglia nel tentativo di simulare coinvolgimento nelle proprie parole. Non avrebbe mentito, avrebbe semplicemente omesso una parte dei fatti. Le mezze verità non sono bugie.
    "In parte lo siamo davvero, geneticamente parlando.
    E loro mi hanno mandato a cercarlo, perchè loro non possono accettare che lui rinunci alle responsabilità di cui è stato investito.
    Ho pensato che voi poteste aiutarmi."

    Aveva detto tutto, senza dire niente. E senza mentire, perchè lei suo Fratello lo stava cercando davvero e pensava veramente nella sua mente fin troppo semplice che Drusilia potesse aiutarla a trovarlo. Strinse i pugni, qualcosa che le saliva dal profondo dello stomaco.
    "Però non ha importanza. Forse non ne ho bisogno, posso anche ripartire domani per la mia strada."
    Trovatelo voi, prima che lo trovino loro urlò qualcuno nella sua mente. E sentì il sapore amaro delle lacrime salire agli occhi, premerle contro le palpebre per fuggire. Una cosa che non provava da tempo, qualcosa di cui si era dimenticata, che pareva appartenere ad una vita precedente. Si voltò, rigida come l'automa che doveva essere, e si avviò verso la porta.
     
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    -Sai chi sono gli Aviatori?

    Gli occhi riflessi sul vetro di quella finestra la fissavano.
    In loro vi era qualcosa di diverso.

    -Gli aviatori sono un gruppo di volontari addestrati a tutto, in grado di affrontare qualunque cosa... per il bene di Endlos.

    Solo allora si sarebbe voltata.

    -Sai cosa hanno fatto gli Aviatori fino ad oggi?

    Nel verde di quegli smeraldi brillavano gocce di quieto dolore, una malinconia pacata e riflessiva, forse tristezza messa a tacere con la forza.

    -Abbiamo votato la nostra esistenza a voi tutti.
    Abbiamo stipulato patti ed alleanze, abbiamo lottato per voi anche quando eravamo contro di voi.
    Abbiamo messo in palio le nostre vite per la vostra e nostra pace.


    Si sarebbe avvicinata a lei, posandole una mano sulla spalla.

    -Credi che non saremmo capaci o volenterosi a trovare quel qualcuno?


     
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  13. shelKe.
     
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    "E allora aiutatemi!"
    Esclamò. E le emozioni arrivarono tutte insieme. La investirono con la violenza paurosa di un uragano lasciandola senza respiro. C'era lo spettro grigio della tristezza, il drago rosso della paura e il silenzioso nero dell' infelicità. Lasciò che le lacrime le scivolassero lungo le guance. Sapeva che la cosa non aveva senso. Non aveva assolutamente senso; non era contemplato che lei provasse quel genere di cose, era consapevole del fatto che il suo fisico non avrebbe retto a lungo. Respirò a fondo. Desiderò solo che il torpore familiare si impossessasse nuovamente di pensieri e sensi. Lo desiderò con tutta se stessa e all'improvviso, così come era arrivata la tempesta, tutto cessò.
    E la luce nei suoi occhi si spense nuovamente in un bagno di ambra vitrea, sembravano gli occhi di una bambola. Ricordò la propria missione, recuperò la giusta determinazione per agire.
    Si voltò verso Drusilia e la fissò negli occhi.
    "Allora anche io voglio fare parte degli Aviatori.
    Mettetemi alla prova, so combattere."

    Disse, stringendo i pugni.
     
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    -Non v'è bisogno alcuno.

    Sorrise, per poi portare una mano ad un cassetto della scrivania.

    -Sei già dentro, Aviatore Rosso.

    Ed allora le avrebbe lanciato delle chiavi. Sembravano per una camera... la sua camera.

    -Per le formalità se ne occuperà il Comandante Hevril, quindi per ora pensa a riposarti.

    Sorrise gentile, felice di averle dato una speranza.

    -Per gli allenamenti il Sergente Shattur sarà più che disponibile -oltre che competente- a darti una mano.

    Si diresse infine alla porta, aprendola in segno di congedo.

    -E per quanto riguarda quella persona... appena starai meglio potremo discutere con calma in modo da aiutarti.
    Ricorda che ora sei una dei nostri, e fino a che staremo uniti, andrà tutto bene.


    Ed infine, dolce come una brezza di vento primaverile si curvò sulla giovane, posando le morbide e carnose labbra rosse sulla sua fronte diafana, in un bacio di una tenerezza incomparabile, ineccepibile, qualcosa che solo l'Arcano dell'Amore sarebbe stato in grado di esprimere.

     
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  15. shelKe.
     
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    Afferrò le chiavi al volo senza capire bene cosa fosse successo nell' arco di pochi secondi.
    Di una cosa era certa: la prima parte dell' Operazione Laputa era andata a buon fine. Ed ora Shelke avrebbe anche ricevuto aiuto nella ricerca di 008. Un successo su tutta la linea; eppure la crisi di nervi di poco prima l'aveva prosciugata di ogni energia, oltre a far germoliare dubbi nella mente della giovane.
    "Grazie, non vi deluderò."
    Riuscì a dire prima che Drusilia si avvicinasse per baciarla. Sapeva che era una cosa diffusa fra le persone, un modo per indicare l'instaurarsi di un certo tipo di legame. Rimase ferma immobile per un paio di secondi, come se si fosse bloccata.
    "Vi auguro una buona giornata."
    Abbassò la maniglia della porta e uscì.
     
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