[EM] Anima solitaria

La fuga.
Quante volte aveva provato quella sensazione? Troppe.
In fuga da casa, in fuga dal paese, in fuga dal pianeta.
Poi gli inseguimenti, le catture, le evasioni.
Fino a quell’ultima, grandiosa fuga.

Scappò fuori dal penitenziario più sicuro della galassia, senza aiuti esterni o interni: si fidava solo di se stesso.
Chi è questo individuo? Si chiama Bid’daum.

È un glorioso sciagurato, un subdolo saggio, e molto altro ancora.
Ha passato tutta la sua vita a commettere iniquità, senza mai esitare o dubitare. Faceva sempre tutto con risoluta freddezza.

Si è attirato addosso lo sdegno e l’odio di miliardi di creature e ne ha retto il peso. Senza vacillare ha continuato per la sua strada illegale.
La sua nomea era nota ad ogni soldato/poliziotto/mercenario/cacciatore della società galattica, aveva alle calcagna eserciti interi. E per quanto fosse furbo e potente, infine venne braccato e messo al fresco.
Non lo uccisero sul momento, no.
Sarebbe stata una scappatoia troppo facile da concedere a quel criminale.

Bid’daum doveva soffrire. (Parole testuali della sentenza)

Rinchiuso nella prigione inespugnabile scontò una lunga e dolorosa pena che non fece altro che aggravare la sua pazzia già in stato avanzato. Stuoli di psicologi tentarono di inquadrare la sua personalità e di smontarlo a livello mentale. Tutti fallirono.
Forse perché quel detenuto non era trattabile.
Forse perché la sua logica incrollabile era troppo anche per quei pluri-laureati.
Forse era impossibile stabilire un confine alla sua follia…

Anche se i test non dettero i risultati sperati, tutti i popoli si sentivano più al sicuro sapendo che quel mostro si trovava rinchiuso e non avrebbe più fustigato il mondo.

I suoi nemici sono stati troppo sicuri di sé e delle loro invenzioni.
Con un dentifricio, una sedia con le rotelle, pezzi di calcestruzzo, avanzi di pollo, un estintore, le proprie feci e del detersivo per pavimenti riuscì a scappare.
Non chiedete come fece esattamente, fin troppi investigatori si incazzerebbero nel sentire questa domanda. E lo farebbero perché semplicemente non sanno la risposta.
L’intelligenza di quel Kuthiano era fuori dal comune, fuori dal mondo.

Egli riuscì a rubare una navicella civile e si diresse verso il centro del Maelstrom. Non fu una scelta impulsiva o dettata dalla pazzia. Fu semplicemente l’opzione migliore che si presentò al vaglio della sua razionalità.
Un luogo da cui non si può fare ritorno, sconosciuto e per questo temuto. Esisteva forse un luogo migliore in cui rifugiarsi?

Non è noto se Bid’daum avesse considerato l’ipotesi di venire ucciso dalle radiazioni o di frammentarsi in un grumo di atomi. O se avesse considerato che anche lui sarebbe stato imprigionato in quel posto.

Certo, la nuova prigione era molto più larga e comoda della precedente, ma sempre di una prigione si trattava.

Ad ogni modo, la sua navicella raggiunse il semipiano di Endlos e atterrò si schiantò nella valle di Chediya, come una cometa.

Di sicuro qualche curioso sarebbe venuto … beh … a curiosare.

Il passaggio attraverso il Maelstrom aveva danneggiato la navicella e compromesso quasi tutte le apparecchiature di bordo.
I flap? Andati.
Il motore? Andato.

Rimaneva solo il sistema di airbag in funzione e Bid’daum lo attivò senza pensarci due volte. Venne inglobato da una gelatina ammortizzante emessa da valvole di sicurezza. Questa gelatina trasparente era talmente efficace che garantiva la sopravvivenza anche in seguito ad un frontale con un treno a 300 km/h.
Lo schianto brutale dell’astronave fu un lieve riverbero all’interno di quel semi-liquido protettivo. Quando tutte le luci all’interno della cabina si spensero, il Kuthiano attivò il lavaggio istantaneo schiacciando un pulsante. Una doccia di olio speciale lavò via il gel senza lasciare tracce sul corpo del fuggitivo.
Bid’daum rimase con un espressione impassibile durante tutta la fase di atterraggio.

La navetta si era schiantata in un radura erbosa bruciando ogni pianta circostante e alzando un polverone di detriti. Il cratere era largo una ventina di metri e profondo un paio.
Lo sportello si aprì e dall’oscurità emerse una figura umanoide.
Appoggiò una mano ai lati del portello e fece leva con il braccio per uscire da quel trabiccolo malmesso. Allungò una gamba e posò un piede sul suolo di Endlos.

Bid’daum era arrivato.

Uscì completamente dall’astronave pensando: Ormai questa è solo un rottame inservibile.
Si incamminò per uscire dal cratere, con passo deciso e il volto visibilmente scazzato.
Quell’esponente della razza Kuthiana si distingueva dai normali umani grazie al corno sulla tempia destra. Era una protuberanza che trasudava malvagità, che faceva intendere che quell’individuo era poco raccomandabile. Delle macchioline blu percorrevano il corno e si diramavano fino alla gola, passando per la fronte, lo zigomo e la mandibola.
I lunghi capelli vermiglio scuro incorniciavano quel viso agghiacciante. Lo sguardo truce aveva il colore carminio tipico dei rubini più preziosi.
Aveva indosso una tunica bianca e leggera e dei pantaloni dello stesso colore. La tunica era sovrastata dall’armatura Kuthiana che l’aveva accompagnato in ogni suo crimine. Sopra la corazza portava uno svolazzante vestito grigio scuro.
Avanzò con il passo arrogante di chi si è macchiato le mani e la coscienza dei peggiori reati concepibili.
Uscendo dal cratere vide un adolescente pallido con i capelli neri che lo stava osservando. Aveva un volto imbruttito dalla malvagità e occhi maligni come quelli dell’ex-detenuto. Stava fumando tre sigari, cosa che dovrebbe far sorgere dei dubbi sul ragazzo ad una persona qualsiasi, ma il criminale non ci fece caso.
Bid’daum non notò nemmeno la dentatura sanguinolenta di quel tipo, forse perché l’oscurità notturna impediva una visione nitida.

Proferì queste parole con tono arrogante di superiorità.

Ehi, tu. Dove mi trovo?

La cortesia non era proprio il vanto di quel Kuthiano, abituato a trattare con altri delinquenti da quattro soldi. Si sentiva automaticamente superiore a qualunque persona incontrasse e non badava a formalità come inchini, saluti o presentazioni.

Dritto al punto, ecco qual’era il suo modo di pensare.

Intanto un altro viandante stava per raggiungere quei due…

La situazione non era andata come previsto.

Il criminale pensava che il bambino avrebbe risposto prontamente alla sua domanda, infarcendola di suppliche di pietà e altre cazzate supplichevoli, mentre un laghetto di urina si sarebbe formato ai suoi piedi. Pensava che al nanetto sarebbero tremate le gambe così tanto da non permettere la fuga, e invece non fu così.

Il ragazzino era spavaldo e gli aveva risposto a tono. E gli aveva pure sbuffato contro il suo puzzo di tabacco e saliva.

Intollerabile.

Alla cintola aveva il suo Comet Hammer annodato come se fosse una cintura, con la palla di metallo sul davanti al posto della cinghia.
Indossava con disinvoltura una catena al posto della cinta, tipico di Bid’daum.

Squadrò il poppante dall’alto in basso, rivolgendogli un’occhiata di sufficienza molto eloquente. Poi parlò con tono derisorio.

Ma lo sa tua mamma che insulti gli estranei, chiedi alcolici, fumi sigari e t'imbratti gli occhi di eye-liner prima di uscire di casa? Deve averti cresciuto proprio male, ragazzino.

Per quanto riguarda il tuo cane, penso che i canili siano diffusi anche su questo sputo di terra chiamato Endlos – che per inciso è proprio un nome di merda – e riuscirai a trovare un bastardino qualunque per sostituirlo. Però prima chiedi il permesso a tuo padre, anche se penso che sarà troppo impegnato con la sua signora…o con qualcun altro, che importa?

Comunque se proprio ci tieni a saperlo, il mio nome è Bid’daum.
Stampatelo bene in mente, perché lo troverai presto sulle prime pagine dei giornali.

Una risposta a tono, tipica del Kuthiano. Non riusciva proprio a tenere la lingua a freno, e più di una persona aveva provato la sensazione di venir portata alle lacrime da un suo discorsetto.

Il bambinetto imprecò dopo aver finito il sigaro.

In che cesso di pianeta mi sono cacciato?

Il ragazzetto non si dava per vinto e tentò di sfoderare ogni insulto colorito potesse venirgli in mente. Sforzo ammirevole, ma Bid’daum si era già annoiato di quel ragazzetto fumatore.
Così lo guardò con superficialità mentre si avvicinava e faceva il teatrino del dito medio. Inarcò un sopracciglio quando sentì che il nanetto lo conosceva già di fama. Poi fece le solite battutacce sui compagni di cella. Il tutto accompagnato da quel fastidioso puzzo.
Il fumo del sigaro saliva come nebbia verso le fronde degli alberi, il cielo stellato era terso e la vegetazione creava un atmosfera pacifica. Ma i due criminali sembravano ignorare quel paesaggio idilliaco.
Il Castigo parlò:

Vedo che la mia fama mi precede anche in queste fogne periferiche.

Sorrise malignamente, come se il suo nome accompagnasse l’inizio di un era di disastri. Il suo interlocutore gli diede le spalle e si allontanò pieno di sé. Ma chi si credeva di essere quel poppante?

Sappi però che io ero in cella d’isolamento, quindi niente orgette come le sogni tu. Sarebbe stato pericoloso mettermi insieme ad altri individui nella stessa stanza. Non si sa mai come decida di dipingere le pareti: rosso sangue o grigio cervella?
Sono sempre indeciso, quindi di solito mescolo le tinte in cerca di una sfumatura vincente…

La sua indole folle stava prendendo il sopravvento sul raziocinio. I suoi occhi brillarono malignamente come candele maledette, mentre un sorrisetto sghembo si dipinse sul suo volto.
E successe proprio quello che non sarebbe dovuto succedere: il bimbo lo provocò lanciandogli il mozzicone di sigaro.

Esplose la follia.

Disse con un ghigno malefico:

Presentami pure tua madre: io AMO i cadaveri.

Detto questo scattò come una saetta temporalesca verso il ragazzo. Era velocissimo e percorse la distanza che li separava in meno di un secondo.
Caricò un cazzotto con la destra e scaricò tutta la sua pazzia rabbiosa verso la gola del fumatore.
Fu un pugno diretto, rapido e quasi sincero.

Veloce come il vento che soffia nei campi di grano piegando le spighe, il Castigo aveva colpito.
Il pugno fece vacillare il nemico, che indietreggiò per il contraccolpo.
Rimase con la testa piegata all’indietro, come a voler passar sotto ad un invisibile limbo. Si lamentò e minacciò.

Che tipetto noioso, è capace solo di provocare? Pensò l’ex-detenuto.

Poi la sorpresa: una figura cadaverica attirò l’attenzione. Il nano non perse tempo per insulatare anche il nuovo arrivato.
Bid’daum pensò: Ma quello chi è? Uno di quelli che ho ucciso che è tornato dagli inferi per vendicarsi? Beh, dovrà aspettare…

Disse rivolto allo sconosciuto poco lontano da loro.

Un attimo signore e sono subito da lei. Prima sistemo il moccioso.

E fu proprio il moccioso che inaspettatamente tornò all’attacco. Flettendo il busto scaricò una potente testata contro lo sterno del Kuthiano.
Per evitare quel colpo pericoloso, indurì il corpo facendo scorrere la propria anima dentro di sé come fosse sangue. La craniata si scaricò su quel fisico indurito come una colonna di marmo. Il pezzo di armatura sul petto incanalò il colpo verso il resto del corpo, in modo che l'energia si scaricasse su di una superficie più ampia. Questa procedura di irrobustimento richiese molta energia, ma Bid'daum riuscì ad annullare quella testata degna di un bisonte. E non si scompose di un solo millimetro.
Un sorrisetto malvagio comunicò i pensieri del criminale in modo efficace.



Con un altro movimento fulmineo aggirò il ragazzino passando alla sua destra. Lo superò con la stessa facilità che mostra un torrente a scansare un macigno che ne impedisce il percorso. Era difficile seguirlo anche solo con lo sguardo, figuriamoci stargli dietro con il corpo. Mentre passava scaricò un forte colpo di mano di taglio diretto alla base del collo del moccioso, con l’intento di metterlo KO per levarsi di torno una scocciatura. Continuò il suo rapido scatto avvicinandosi all'individuo che lo aveva chiamato. Ora si trovava a cinque metri di distanza dal ragazzino e parlò rivolto al tipo smorto.

Eccomi, mi dica tutto signor cadavere.

Non riuscì a trattenere un risolino.