[GR] Deviazioni Impreviste

Il Ragno e la Farfalla ~ Atto III

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  1. KOKORI'
     
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    Alle parole del bambino, gli occhi di Kokorì iniziarono a sbrilluccicare
    come due volte celesti colme di stelle, mentre la faccia tonda tonda
    assumeva un'espressione mista fra l'ebete e l'emozionato.
    Quello si che era un colpo di fortuna!
    Sisi, la strega cattiva non li avrebbe più fermati!
    E poi, ora, aveva un nuovo valoroso guerriero!
    Ahhhh, che bello essere una principessa!

    -Da-davvero???

    Disse quasi commossa.

    -Sei... sei così... così gentile e carino!

    La cosa interessante è che non diede nemmeno retta
    agli altri due per avere un consulto di qualsivoglia natura,
    piuttosto si dedicò completamente a Riuet,
    levando le braccina al cielo per la felicità,
    per poi allacciargliele al collo con un balzello.

    -A nome del mio futuro sposo e dell'amico strano, accetto volentieri!

    Esclamò entusiasta, per poi scoccargli un sonoro bacino sulla guancia.

     
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  2. Daligar
     
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    "Quando avremo consegnato questa bambina, non voglio vedere mocciosi per un bel pezzo."

    Replicò il numero quattro al numero sei, stando attento a non farsi sentire dai due bambini. Per la serie "finito qui, ognuno per sé e Dio per tutti." Ma quando sarebbe arrivata la fine di quella missione?
    Se per un attimo sul viso del ragazzo era comparso un mezzo sorriso, l'istante successivo si incupì subito. Sempre sussurrando aggiunse.

    "Ed ora recitiamo la nostra parte."

    Si avvicinò ai due bimbi, rimettendosi il mantello che aveva dato a Kokorì, e si esibì in un piccolo inchino.

    "Se Kokorì ha deciso così, così sarà. Prego, faccia pure strada."

    Un sorriso quasi indigesto gli salì alle labbra. Necessario, ma pur sempre indigesto. Un ultimo sforzo e, forse, si sarebbero potuti riposare.

     
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    Recitare? Si, poteva farlo bene. In realtá non faceva altro da quando era rinato come Nessuno.

    Cosí si accodó a Daligar con un bel sorriso sulle labbra e, mostrando che dopotutto non era stato poi cosí distratto, disse: « Come desidera Kokorì e il suo fidanzato, cosí sará. »

    Ció che é fatto é reso...!



     
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    Gli occhi di Kokorì sfavillano come stelle del firmamento nell’udire l’invito di ospitalità del suo nuovo amichetto, il padroncino del cagnolino tanto bello e coccoloso che li ha trovati proprio nel momento di maggior bisogno per trarli in salvo.

    -Da-davvero??? Sei... sei così... così gentile e carino!

    "Quando avremo consegnato questa bambina, non voglio vedere mocciosi per un bel pezzo."

    Il sussurro del Numero Quattro ha in sé tutta la comprensibile solennità di una promessa fatta a sé stessi; dopotutto, chi potrebbe biasimarlo con tutto quello che si è trovato costretto a passare...?
    In ultimo -elemento non per questo meno trascurabile- si era aggiunta a suo carico anche quella faccenda del “futuro marito”, che incombeva sul suo capo come una spada di Damocle, andando a sommarsi alle altre preoccupazioni e ad accrescere il suo già titanico mal di testa. Fortuna che il momento di posare il teschio su un cuscino e chiudere gli occhi si stava avvicinando.

    A pochi passi da Daligar e collega -ancora in stato catatonico per il furto subito-, l’accordo per il loro alloggio stava venendo siglato: nell’impeto della contentezza del momento, la piccola getta le braccia intorno alle spalle di Riuet, e mentre resta appesa al suo collo per qualche istante -con i piedini che dondolano nel vuoto-, la sua felicità e gratitudine per averli soccorsi dopo la cattiveria fatta loro dalla strega è tale, da schioccargli anche un bacio sulla guancia.

    -A nome del mio futuro sposo e dell'amico strano, accetto volentieri!

    "Ed ora recitiamo la nostra parte."
    diede di gomito al Nessuno, prima di avvicinarsi per presentarsi con un inchino
    "Se Kokorì ha deciso così, così sarà. Prego, faccia pure strada."

    « Come desidera Kokorì e il suo fidanzato, cosí sará. »

    « Bene! Direi che è perfetto! »
    conclude il ragazzino con un sorriso
    « Venite! Se ci affrettiamo, forse i resti della zuppa saranno ancora caldi. »

    Mentre si volta per farvi strada, il ragazzino si tira in braccio il cucciolo e percorre a passi ampi lo stradone deserto e spazzato dal vento gelido; dopo una dozzina di minuti, arrivate in un’ampia piazza, e... e per un attimo restate un po’ sorpresi nel constatare che l’abitazione che vi farà da tetto sopra la testa per questa notte sarà quello di un carrozzone.
    A dirla tutta, però, somiglia più ad un mini-camper o ad un piccolo autobus.

    « Nonna, sono tornato! »

    Saltellando sui tre gradini semi-mobili che conducono alla porticina d’ingresso lungo una delle fiancate, il vostro cicerone bussa un paio di volte; poi, il battente di metallo si apre e lui scompare all’intero, lasciando arrivare fino a voi il riflesso di una calda luce dorata, un piacevole tepore, e -soprattutto- un ottimo profumino di cibo.

    « Ho trovato Sparky, e anche alcuni amici: si fermano a dormire da noi... »

    « Se si accontentano di quel poco che abbiamo, sono più che benvenuti...! »

    Al bambino risponde una voce di donna arrochita dal tempo, e subito la testolina di Riuet fa capolino oltre l’uscio, insieme alla mano sollevata a farvi cenno di accomodarvi; raccogliendo il muto invito ad entrare, vi affacciate dentro quello che ha l’aria di essere un piccolo monolocale su ruote, con un cucinino con due fornelli in un angolo, un tavolino con un paio di sedie pieghevoli, e qualche vano a parete che potrebbe celare qualche armadio o qualche posto letto. Su uno dei lati minori c’è anche un divano, e sopra vi sta seduta una vecchina canuta con un bastone.

    « Benvenuti, giovanotti e signorina. »
    vi saluta, battendo la punta del bastone al suolo
    « Perdonerete se non vi intratterrò in conversazione,
    ma sono vecchia e stanca, e domattina c’è da alzarsi presto per rimettersi in viaggio. »


    Lentamente e con un po’ di fatica, aiutata e sostenuta dal nipotino, l’anziana signora si issa in piedi: è piccola, sottile e fragile come una statuina di cristallo, ma è ancora agile e svelta mentre si avvicina ai fornelli e vi lancia un’occhiata gentile.

    « Posso offrirvi un po’ di zuppa? »
    vi chiede con fare premuroso ed ospitale
    « E non fate complimenti! Se non ci aiutiamo tra noi girovaghi... »

    Forse è un po’ imbarazzante pensare che la nonnina vi abbia scambiati tutti per dei senza-tetto, ma l’ambiente è così caldo, raccolto, confortevole e comodo che -con un po’ di calore nelle ossa-, vi verrebbe una gran voglia di accasciarvi lì sul pavimento e addormentarvi. E magari lo farete.
    Magari dopo aver zittito i brontolii simili a rombi che si levano all’unisono dai vostri pancini.



    Straight to the Point

    Ed è con grande piacere che vi annuncio la quasi-fine del vostro calvario :woot: Eccoci finalmente arrivati all’ultimo turno di quest: potete mangiare zuppa a base di carne e verdure stufate, sbocconcellare pane fresco, e mandar giù acqua fresca, un sorso di vino speziato, o anche di latte caldo; poi, avete il permesso di sistemarvi per la notte dove preferite.

    A turnazione ultimata, provvederò a pubblicare il post conclusivo;
    la scadenza del turno è fissata a domenica 18 settembre, compresa.

     
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  5. Daligar
     
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    A sentirsi più volte nominare come "il futuro marito", il ragazzo cominciò a chiedersi se non dovesse smettere di trattare la bambina come una principessa. Valutando bene la situazione, farlo avrebbe potuto aggravare la situazione tra loro, con eventuali traumi della piccola -per come aveva reagito ad una dose veramente piccola di veleno, essere scaricata dal "principe azzurro" l'avrebbe ridotta in stato catatonico o quasi!

    In compenso, continuare a trattarla come desiderava, gli avrebbe causato problemi in seguito. E, riflettendoci bene, negli ordini della Testa non era menzionato il "trattamento" da riservarle, ma solo che andava protetta.
    Mentre camminavano, tirando occhiate alla bambina perché non si perdesse o altro, lasciò scivolare la mano nella tasca. La fodera era soffice e sicuramente teneva più caldo rispetto alla magliettina che indossava e che nel freddo della notte non lo aiutava a proteggersi. Tastò gli oggetti che vi erano al suo interno finché non sentì quel freddo tipico del metallo. Prese la monetina e passò il dito sul bordo rotondo.

    Estraendo la mano, posò lo sguardo sul piccolo disco argenteo. Ne memorizzò una faccia e decise che se fosse uscita quella avrebbe smesso di trattare la piccola come una principessa. Mise la moneta sull'indice e la tenne in equilibrio col pollice. Con il movimento del primo dito la fece volare in aria, ad una decina di centimetri sopra la mano e la riprese al volo sul palmo.
    Tenne lo spicciolo nel pugno per qualche istante, tirando un'altra occhiata alla piccola. Da lì si decideva il suo comportamento futuro.
    Aprì la mano e ne guardo la faccia. Non era quella che aveva memorizzato.

    "Si continua..."

    Disse a bassa voce e con un leggero sbuffo.

    Arrivarono, finalmente, alla casa del bambino. Con tutti quei discorsi per la testa, non si era nemmeno reso conto che erano arrivati. Non si seppe specificare cose fosse, ma aveva un tetto e a lui bastava. Entrò, ringraziando cortesemente la padrona di casa, e si sistemò in un angolo, accogliendo ben volentieri zuppa e acqua. Non si curò molto dell'essere scambiato per un senza-tetto, anche perché lo era(!).
    Sdraiatosi, si mise ad osservare la bambina ed il tetto, nell'attesa che la notte facesse il suo corso.

     
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  6. KOKORI'
     
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    La piccola aveva seguito saltellando il nuovo amichetto,
    canticchiando canzoncine da bambini.
    Infine raggiunsero la sua dimora, e Kokorì si rese conto
    che si trattava di una enorme -per lei che era piccina lo sembrava-
    carrozza su quattro ruote.
    A quella visione, la bimba spalancò gli occhi per la meraviglia,
    mentre la boccuccia andava a formare una piccola "o" per lo stupore;
    non aveva mai visto in vita sua una cosa simile, e non capiva perchè mai
    la casa avesse delle ruote sotto, oltre al fatto che non c'erano cavalli a guidarla.
    Non disse una parola nel mentre, ed anche quando salirono
    attese che il nuovo amico li presentasse alla nonna,
    non certo per educazione o buonsenso, ma per semplice curiosità e sgomento.

    -Io mi chiamo Kokorì.

    Disse alla nonnina, dondolandosi sui piedini.

    -Perchè questa carrozza non ha i cavalli?

    Domandò poi con tanta innocenza da lasciare sgomenti.
    Riguardo la zuppa beh... non c'era bisogno di rispondere.
    Non con i rumori inquietanti che stava facendo il suo stomaco
    e che TUTTI avrebbero sentito.
    Anche lei, ovviamente, li sentiva, ma sembrava non farci caso.
    Ormai ci si stava abituando...

     
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    Sorrise deliziato quando vide il veicolo semovente, la versione leggermente più tecnologica di un carro degli ambulanti: non avrebbe potuto chiedere di meglio. Nessuno fa troppo caso a girovaghi e ambulanti, affiliandosi a loro avrebbero potuto scomparire in quel curioso e variegato sottobosco di persone che pochi guardano senza dimenticarsene dopo. Una lezione che aveva imparato dai suoi giorni come fante asghabardiano: scomparire e attaccare di sorpresa era una fra le mosse migliori, se si è in difficoltà. E lui era in difficoltà, senza quel palmare! Oh, se avesse acciuffato quella mocciosa...

    -Perchè questa carrozza non ha i cavalli? disse Kokorì.

    Per un secondo la guardò semplicemente esterrefatto, poi latrò una mezza risata e si sedette in terra a gambe incrociate, accettando con un sorriso il suo piatto di zuppa dalla vecchietta - un sorriso autentico.
    Non tutte le minorenni dopotutto si meritavano di essere chiamate 'mocciosa'...

     
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    Io mi chiamo Kokorì. ...Perchè questa carrozza non ha i cavalli?

    « Perché questa carrozza è magica, e si muove da sola...! »
    le risponde l’anziana, scompigliandole i capelli con un gran sorriso

    Non riuscite quasi a credere alla fortuna che avete avuto, o -più semplicemente- siete così stremati da non star tanto a questionare quello che passa il convento; avete accettato l’ospitalità di Riuet e della sua grinzosa nonnina, e dopo aver fornito alla padrona di casa i ringraziamenti e le presentazioni di rito, vi concedete il lusso di sedervi e crogiolarvi nel calduccio tiepido dell’interno del camper: mangiate e bevete a sazietà, e trovate ciascuno il proprio angoletto dove riposare le vostre povere membra provate dalla fatica del viaggio.

    Sedendosi per terra, Xord si sistema per la notte, e ben presto si assopisce mentre i suoi sensi si offuscano e le palpebre gli diventano pesanti; l’ultima cosa che i suoi stanchi occhi vedono prima di scivolare nell’abbraccio del sonno è il volto finalmente sereno della piccola Kokorì che -seduta al tavolino- mangia la sua zuppa con tutto il gusto e la lentezza spensierata tipica dei bambini...

    Anche Daligar si sdraia esausto sul pavimento, ma sul più bello dell’essersi accomodato -dopo essersi cioè nutrito e abbeverato-, ecco che la natura chiama, e si rende quindi necessario visitare la ritirata. Cambiare l’acqua al pesce. Svuotare il pappagallo. O -come recentemente promosso da talune pubblicità- fare plin-plin. Che dir si voglia.

    Senza tanti panegirici, diciamo che “gli scappa”: messo giù chiaro e tondo,
    come lo farebbe un qualsiasi bambino dell’età di Kokorì,
    perché i bambini sono spiriti semplici - e loro è il regno dei cieli.

    E’ questo il motivo per cui, decisamente controvoglia, il Numero Quattro si alza per domandare della toilette... ma essa è -ti dicono- impraticabile per un guasto, così non ti resta altro da fare che rituffarti nella notte per trovarti una toilette pubblica, un muro, un albero, o un lampione che ovvii al problema; mentre esci, l’incoscienza si impadronisce anche di Kokorì, e ti strappa un sorriso vedere come per poco il faccino tondo non le finisca dentro il piatto per la stanchezza.

    All’esterno, il freddo pungente proveniente dal Nord ti schiaffeggia il viso, ma non riesce a toglierti di dosso il torpore beato che la zuppa ti ha messo in corpo, e mentre percorri la fiancata del camper, vedi qualcosa luccicare sulla pavimentazione cittadina... qualcosa di piccolo, e tecnologico.

    Sobbalzi quasi per la sorpresa quando riconosci in quell’oggetto il palmare con cui hai visto così tante volte smanettare il Numero Sei, e ti avvicini per raccoglierlo dall’asfalto ed osservarlo più da vicino, quando un tonfo proveniente dall’interno del bagagliaio ti fa fare un salto indietro, sveglissimo e sul chi vive.

    Il rumore si ripete, una seconda e una terza volta, insieme ad una serie di mugolii soffocati che -per via del tuo lavoro- non ti sono del tutto sconosciuti: è come... come se ci fosse qualcuno, legato e imbavagliato là dentro.

    Tuttavia, prima che tu possa anche solo chiederti che cosa ci faccia qualcuno legato e imbavagliato nel portabagagli di un camper abitato da un ragazzino gentile e una dolce vecchietta, una sensazione di dolore ti sorprende all’altezza della nuca, e l’ultima cosa che percepisci prima di perdere i sensi è il freddo dell’asfalto sulla guancia, e la voce del ragazzino che ti giunge da lontanissimo.

    « A quanto pare, la droga non ha fatto effetto su di te... »

    Commenta Riuet -se questo è il suo vero nome- fissando dall’alto il corpo del Ragno tramortito; un sogghigno leggero gli incurva le labbra mentre apre lo sportello e getta uno sguardo trionfante -di un gatto che giochi col topo- al Vecchio Flint, immobilizzato e imbavagliato al suo interno.

    « Cerca di non agitarti tanto, Vecchio. »
    lo schernisce, buttando in bauliera accanto a lui anche Daligar svenuto
    « Le guardie passeranno di qui per la ronda solo tra 6 ore;
    non vorrei davvero che per allora abbiate finito tutto il vostro ossigeno...! »


    Messo sottochiave anche il Kildren, il ragazzino gira sui tacchi e -fischiettando un allegro motivetto- torna all’interno dell’abitazione col cagnolino che gli trotterella accanto; salgono entrambi i pochi scalini saltellando, e fanno nuovamente ingresso nella stanza, dove la sua “nonnina” ha già provveduto a legare ben stretto il Nessuno, che ronfa come un elicottero, ben stroncato dagli effetti del potente narcotico contenuto nella zuppa.

    « Che ne è di quel moretto? »
    chiede l’anziana, con voce un po’ burbera

    « Sistemato. Sta dormendo insieme all’altro. »
    replica con un’alzata di spalle, avvicinandosi alla dormiente Kokorì
    « Prendiamo le bambine, e torniamo dal Capo. »

    « Sì, e sarà meglio abbandonare il camper... »
    convenne la vecchina, facendo scattare la serratura della porta del bagno

    Cigolando, il battente si schiude lentamente sul piccolo locale adiacente: la famosa toilette inagibile... “non praticabile” perché non c’era altro posto se non l’incavo della vasca da bagno per tenere in custodia le due bambine -l’una bionda e l’altra albina- che dormono placidamente l’una accanto all’altra, con cerchi di corda stretti attorno a polsi e caviglie.

    « Fissiamo un punto di ritrovo con gli altri? »

    « Non è necessario. »
    replica la donna, caricandosi le due bambine dormienti sulle spalle
    « Jerome e Ramones ci raggiungeranno lì. »

    Il discorso è concluso, e così -senza aggiungere niente altro- i due escono nelle strade notturne, gelide e deserte della bella Kisnoth, lasciandosi indietro i Ragni ormai neutralizzati,
    e portandosi Alice, Riful, e Kokorì via con loro.



    Straight to the Point

    Fine della Quest :8D:
    Briefing in bacheca per impressioni, domande, e -soprattutto- adesione alla continua,
    che sarà il capitolo finale di questa piccola campagna.

     
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52 replies since 2/6/2011, 01:27   947 views
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