[EM] Un drago chiamato Geisine

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  1. Dracace
     
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    Ancora una volta l’immensa distesa color del grano si spande di fronte ai due avventurieri, compagni ormai di svariate imprese, o, se il tono pare altisonante per un semplice paio d’incarichi stipendiati, presenza costante in molti impieghi. Anche quella volta la dea bendata si è fatta beffe di loro e li a caracollati, volenti o nolenti, in una situazione intrigante e colma di fascino. Che i viandanti appresso le carovane vengano spesso aggrediti, non è una novità nel violento presidio del meridione. Ma quando a farlo non è il solito manipolo di predoni ma una sconosciuta e letale creatura, il tutto assume un significato e un clamore ben diverso. I ladroni, bene o male, li si può sopraffare col numero. Le creature selvagge invece non riescono a diffidare dalle spedizioni affollate e anzi possono esserne attratte per farci facilmente prede. Scontato dire che l’uccisore di una simile belva otterrebbe agli occhi di nomadi e mercanti parecchio credito, e se si vuole metter insieme un gruppo mercenario, non esiste in tutto il regno un inizio migliore.

    Prima però va dimostrata l’esistenza del presunto animale, visto che due singoli febbricitanti non fanno particolare testo. Il posto dove è più facile ottenere succulenti e fresche informazioni è presso una delle rare oasi, tappa forzata per chiunque attraversi lo Yuzrab, ed è proprio lì che la bizzarra coppia armata si sta dirigendo. Il passo incerto affonda e riaffiora dalla sabbia, ma lo sguardo è fisso e impassibile, puntato verso l’orizzonte. Per tutto il tragitto il non morto non ha fatto altro che scambiare ipotesi e perplessità con il greco, ma visto che l’oplita è informato quanto lui (se non meno) sull’accaduto, ogni volta la conversazione finisce a un punto morto e si fa spazio un silenzio carico di affamato sapere.
     
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    Aristotelis era ormai di casa nel deserto dello Yuz-Rab, per tutte le volte che, anche controvoglia, si ritrovò ad andarci.
    Questa volta, l'oplite accompagnava Raem alla ricerca di ingredienti per la vecchia guaritrice alla quale avevano portato i due feriti incontrati dal greco proprio in quel deserto immenso.
    Erano diretti verso una delle rare oasi, piccoli angoli di refrigerio in quel forno a cielo aperto.
    Tuttavia, non era solo per gli oggetti richiesti dall'anziana che i due si recarono in una delle tappe battute dalle carovane nomadi; anzi, trovare gli ingredienti era quasi una formalità per ripagare la donna per le sue cure.
    In realtà, il duo era alla ricerca di informazioni preziose su cosa avesse potuto attaccare i viaggiatori, quale bestia si aggirasse nel deserto da poter creare ferite simili.

    Teorizzarono svariate volte in merito, senza mai soffermarsi su idee date per certe.
    Ovviamente, le loro rimanevano soltanto ipotesi, essendo quasi totalmente all'oscuro dell'accaduto.
    Avanzando sotto i cocenti raggi solari, all'orizzonte si profilò l'immagine danzante dell'oasi, sperando che non fosse una mera illusione.

    Sembra che siamo arrivati.
     
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  3. Dracace
     
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    Le parole del greco non fanno che confermare ciò che gli occhi vigili hanno già annunciato a Raem. Davanti a lui, lontano ma ben visibile, un puntolino verde si staglia tra cielo e terra, piccola pietruzza in quell’infinito giallo oro e azzurro cristallino.

    Arrivato ai margini della rigogliosa escrescenza arborea, una rapida occhiata rivela come l’oasi non sia poi così deserta e la ricerca di informazioni potrebbe riuscire senza troppe difficoltà al primo tentativo. Abbandonati sotto un isolato gruppo di alte palme e con l’aria particolarmente provata, un trio di viaggiatori cerca sollievo alle fatiche del viaggio. E ai suoi pericoli, a giudicare dalle preoccupanti chiazze rosso sangue che coprono la camicia di un uomo corpulento. Intento ad immergere proprio quell’indumento nella polla d’acqua, il viaggiatore spera forse di salvaguardare il bell’aspetto di un capo particolarmente pregiato. Alto, sulla quarantina, la schiena nuda brilla imperlata da un inquietante scarlatto lucente, particolarmente visibile nella fresca penombra delle spaziose fronde. Eppure non sembra che il suo corpo abbia riportato gravi ferite, e nemmeno l’espressione sulla sua faccia o su quella dei compagni lascia intuire dolore o apprensione, come sarebbe più che naturale in un simile caso.

    Ritenendo presentarsi l’unico modo per capire chiaramente l’andamento degli eventi, il dotto compie qualche passo verso la figura china sul piccolo specchio d’acqua e i suoi due accompagnatori, un coetaneo dalla scapigliata zazzera paglierina e un’avvenente giovane fanciulla. Quando lo notano, la ragazza è l’unica ad agitarsi, non riuscendo a trattenere un urletto prima di sprofondare il viso tra le braccia del biondo. Quest’ultimo e l’amico si limitano a compiere qualche smorfia di ribrezzo, avvezzi forse alla presenza di non morti, o più probabilmente in parte rassicurati sulle intenzioni di quel particolare cadavere ambulante grazie all’ormai caratteristico suo tono erudito.

    Mirabil visione rapporta la presenza vostra in s’iddiliaco cantuccio di Yuzrab. Sennonché abissale timore mena meco a rimirar lo sangue imbrattarvi il torso, e le due vostre figure soccomber ai tremori di prostrazione. Elargitemi tosto l’impellente dover di presentarmi, come degnamente si conface. Lord Raem Roth’osi son appellato nel Ragno, e questo è il compare mio, Ariste. Ma, a maggior preferenza, cosa v’ha il fato messo contro, per ridurvi in così miserrimo stato?


     
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    All'ombra refrigerante fornita da alcune palme, sostava uno scarno gruppo di viaggiatori, intenti in varie operazioni, mirate soprattutto a riprendersi dalla stanchezza.
    In particolare, un uomo massiccio si dava da fare per salvare la sua camicia, sporca di sangue, da una macchia che minacciava di diventare irremovibile.

    Sebbene il rosso del sangue sia presente anche sul suo corpo, l'uomo non mostrava sintomi di ferite, così come non sembravano aver riportato traumi nemmeno gli altri nomadi.
    Qualcosa era di sicuro successo, magari senza che quei tre fossero direttamente coinvolti.

    Ritenendo doveroso informarsi, Raem si diresse verso il gruppo, presentandosi e cercando di rassicurarli sulle sue intenzioni. Dal canto loro, i due uomini rimasero calmi, mentre solo il terzo elemento dei viaggiatori, una giovane donna, sembrò impressionarsi, tanto da emettere un acuto urletto e gettarsi tra le braccia del giovane accanto a lei.
    Aristotelis si lasciò scappare uno sbuffo divertito, difficilmente notabile dal resto dei presenti.

    Ora bisognava solo aspettare una risposta da parte dei viaggiatori.
     
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  5. Dracace
     
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    Il forbito discorso del non morto lascia segni diversi sui tre viandanti, interessati a differenti aspetti di quelle parole. La giovane sembra rincuorarsi in parte al sentore di così complesse espressioni e, ancora nascosta dietro la figura del compagno, fa spuntare i due occhietti cerulei oltre la spalla di questo, vivaci e attenti sotto la lunga chioma bionda. I due uomini appaiono invece più inclini al dialogo quando, invitati a raccontare le loro disgrazie, non lasciano l’interlocutore a crogiolarsi in un’attesa troppo lunga. È il quarantenne a cui per primo Raem ha rivolto verbo a parlare, con una voce forte e sicura, ma inaspettatamente segnata da un sentore di amarezza.

    Piacere mio, signor Roth’osi, fare la vostra conoscenza, anche se noto dal vostro stato che avete conosciuto tempi migliori. Comunque, prima di rispondere alla vostra domanda lasciate che sia a mia volta io a fare le presentazioni. Sono Rynac Banser, e questi qui dietro sono mia sorella Ihina e mio fratello Vessad. Siamo partiti la scorsa settimana dal nostro villaggio, con un carretto e due bestie da soma a tirarlo. Volevamo recarci al bazar di Merovish per vendere alcuni prodotti artigianali, e ci saremmo riusciti se non fosse stato per quell’orrenda creatura!



    Qui il tono avvampa, infiammandosi di un ira che gli illumina gli occhi e lo porta a gesticolare, il volto una maschera di disgustato orrore.

    Ci ha attaccati di mattina, l’infame, senza dare prima il minimo segnale della sua presenza. Semplicemente, un istante tutto era tranquillo e subito dopo le assi del carretto gemevano e scoppiavano sotto la presa di giganteschi artigli. I miei fratelli erano indietro e sono riusciti a buttarsi a terra. Ma io, che ero sul davanti a guidare le bestie, non sono riuscito a scansarmi. Fortuna che, innervosita, la mia cavalcatura si è imbizzarrita e mi ha disarcionato, non prima però di inondarmi col suo sangue,una volta squartato dalla coppia di spesse zampe affilate. Quando ho riguardato in cielo, ho visto le carcasse strette tra le zampe di un volatile dalle dimensioni titaniche, con ali ampie come vele di nave e una lunga coda uncinata.



    Ihina, non riuscendo a sopportare le immagini dell’agguato scorrerle nuovamente davanti agli occhi, abbassa lo sguardo, portandosi le mani al volto. Scoppia in disperati singhiozzi, lacrime spese per la perdita del carico o dei due animali. Oppure semplice esempio di quanto la violenza possa incidere sull’animo di chi non vi è avvezzo.

    Il dotto, incredulo di aver trovato così facilmente un modo di conversare su ciò che più gli preme, non riesce a non collegare gli spessi artigli alle ferite lasciate sui due stranieri soccorsi. Mentre nella sua mente, al combaciare dei dettagli, innumerevoli teorie diverse sgorgano come miriadi di impetuosi ruscelli, l’accademico condivide con Ariste la scoperta, cercando nella sua risposta conferma ai sospetti nutriti.
     
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    Evidentemente abituati anche a degli esseri morti e vivi allo stesso tempo come Raem, i viaggiatori trovano presto la forza di dialogare con l'evocatore, tanto che l'uomo sporco di sangue arriva a dilungarsi ampiamente.
    Nel frattempo, l'oplite squadrava quel terzetto, notando come la ragazza passasse dall'iniziale spavento, causato dalla vista delle membra putrefatte di Raem, ad una vispa curiosità, nata dal dotto parlare del compagno di Ariste, per poi ricadere, ad un certo punto del discorso connotato da una certa foga del viaggiatore, in uno stato di sgomento e tristi lacrime.

    L'oplite inarcò un sopracciglio, dubbioso.
    Qualcosa nel racconto l'avrà turbata.

    Finito di interloquire con il viaggiatore, Raem riportò quanto appreso al greco nei minimi dettagli.
    Subito balenò nella sua mente l'immagine delle ferite dei viandanti trovati nella notte nello Yuz-Rab, ed era probabile che il nesso tra i due avvenimenti vi fosse, considerando anche che quei fatti così simili si presentavano a distanza di poche ore.

    Non escluderei affatto che vi sia un collegamento, anzi.

    Ma che bestia poteva essere stata? Non aveva mai sentito parlare di nulla del genere, quando era in Tessaglia.
    Mostri alati che portavano via bestie da soma. Incredibile.
    A quel punto tutto ciò che potevano fare era informarsi scendendo sempre di più nel dettaglio.

    Chiedigli da dove vengono, e dove sono stati attaccati. Potrebbe esserci d'aiuto saperlo.

    Un lampo gli attraversò il cervello.

    E soprattutto, chiedigli se sanno niente di altre aggressioni del genere.
     
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  7. Dracace
     
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    Seguendo i suggerimenti dell’oplite, Raem porge le due domande al terzetto. Questa volta è Vessad, il fratello minore, a prendere la parola. Mentre ascolta la giovane voce raccontare incerta di sé e dei suoi familiari, l’occhio vigile di Raem scorge ai piedi di una palma un gracile fiore azzurrino dalle buffe foglie arrotolate a formare piccole palle ricoperte di lanuggine. La mano raggrinzita si getta su uno dei pugnali stretto alla cintola e, come se la preda fosse lì lì per scappare da un momento all’altro, il dotto si fionda sull’arbusto, tagliandone con un solo netto movimento le radici. Impreparato e spaventato dall’incomprensibile gesto, l’oratore si appresta a concludere il discorso, lanciando occhiate interrogatrici in direzione di Rynac, quasi a chiedergli il permesso di parlare con un tipo così bizzarro.

    Veniamo da un piccolo villaggio ai margini dello Yuzrab, Baslor. Siamo gente povera, capace di sfruttare per sopravvivere tutto ciò che il deserto ha da fornirci. La grossa Merovish è vista da noi come un miraggio abbagliante, ed è una vera e propria impresa attraversare l’immensa distesa sabbiosa per poter vendere ogni anno i nostri prodotti nel bazar. Mi chiedi poi se abbiamo sentito parlare di altre aggressioni? Più che ascoltato, ne abbiamo provato tutto il peso! Perche credi che sia toccato a noi quest’anno occuparci delle vendite? Solitamente era un compito di nostro padre, ma lo scorso rigel è partito e non ha fatto più ritorno. Non possiamo esserne certi, ma ormai sembra chiaro che anche lui abbia incontrato quella bestiaccia e non potendo fuggire, sia … sia stato …


    Qui si interrompe, lo sguardo a terra e i pugni chiusi, per impedirsi di imitare la sorella al suo fianco e cedere a poco esemplari piagnistei. D’altro canto l’evocatore non ha esattamente prestato una febbrile attenzione, e percepisce a stento l’incertezza del tono. Rigirandosi tra le mani il prezioso bocciolo richiesto dalla guaritrice, lancia qualche cenno grave in direzione del sempre più restio trio, traducendo per il greco le parole appena pronunciate.
     
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    Ormai ne era pressoché sicuro: i viaggiatori salvati all'ingresso di Merovish ed ora in cura alla guaritrice avevano a che fare con i mercanti incontrati in quell'oasi.
    Erano su una buona pista.
    Tuttavia, non potevano fermarsi lì ad indagare oltre, in quanto avevano bisogno di trovare le erbe richieste dalla donna della Tana del Sud.

    Raem, troviamo le piante.

    Si rivolse all'acrobata nella sua lingua, per farsi capire anche dai giovani. Esortò il dotto a congedarsi da loro, in modo da tornare in missione.
    Prima o poi sarebbero tornai sulle orme della bestia che terrorizzava il deserto, per renderla inoffensiva, catturandola o uccidendola.
    Sicuramente non sarebbe stata un'impresa facile, ma nessuna degna di questo nome lo era mai veramente.

    Continuiamo dopo.

    Così, il greco e l'evocatore spiegarono brevemente la situazione ai mercanti, ottenendo il loro incoraggiamento, seppur abbastanza insicuro.
    D'altronde, che certezza potevano avere da due sconosciuti incontrati per caso nel deserto?
    Eppure, quei due sconosciuti non erano individui qualsiasi.
    Ben presto, avrebbero iniziato una scalata al potere che li avrebbe resi famosi in tutto il presidio del Sud.
    Ma per quello, c'era ancora tempo.
     
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