[LAM] Arrivata nell'isola fluttante

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    --- Anthea Winterstar ---

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    Quanto tempo era passato? Non lo sapeva dire, però doveva ammettere che viaggiare sopra un grifone non era poi così male anche se preferiva di gran lunga le sue ali, le riteneva più sicure... Almeno era lei a pilotarle.
    Da la sopra c'era una vista mozzafiato, il paesaggio cambiava da terra a mare con una facilità impressionante, sembrava un mosaico di mondi diversi.
    Non parlava con il pilota, aveva paura di distrarlo e cadere da quella altezza sicuramente non era molto piacevole, così era rimasta in silenzio rispondendo solo alle eventuali domande del "pilota" come meglio poteva.
    Aveva ancora sete... Beh, in fondo non aveva ancora bevuto da quando era arrivata e già prima di partire ne aveva parecchia.

    Finalmente dopo un po' di tempo aveva visto l'isola galleggiante. Era... Beh, sì era galleggiante e già questo la rendeva parecchio speciale.
    Era un'enorme isola con un gran numero di costruzioni sopra e sembrava venir sorretta da una pala che girava, ma la ragazzina sapeva, o meglio, credeva che non era quella pala a tener sospesa l'isola, girava troppo lenta in fondo doveva esserci qualcos'altro, qualcos'altro teneva quell'isola in sospensione e voleva sapere cos'era.

    Il grifone si avvicinava sempre di più all'isola erano arrivati a sorvolare un'enorme campo verde, sembrava essere atto alle colture di ortaggi, a quanto pare dovevano arrivare lì visto che il Grifone aveva cominciato ad abbassare sia la sua velocità che la sua quota.
    Il grifone aveva fatto un'atterraggio perfetto, a quanto pare quello doveva essere un'unita scelta oppure vi era una preparazione molto buona anche tra le unità semplici.

    Finalmente, dopo essersi slacciata le cinghie di sicurezza aveva potuto scendere dal grifone e sgranchirsi le gambe che le si erano decisamente addormentate.
    Solo allora se n'era accorta ma non aveva solo sete adesso ma anche fame...
    Sperava di vedere quindi qualcuno alla sua discesa dall'animale.
     
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    -Siamo arrivati.
    Il giovane dalla lunga chioma d'un singolare castano dai riflessi aurei scese dalla cavalcatura con la ragazzina al suo fianco, sorridendole gentile e mesto mentre con la mano dava una forte pacca sul dorso della propria cavalcatura. Questa, uno splendido esemplare dal piumaggio ebano ed il capo ramato, si levò nuovamente nel cielo sconfinato di Endlos per poi atterrare a pochi metri da loro in linea d'aria, ma ad altezza assai differente; la piccola avrebbe infatti visto scomparire quella maestosa creatura fra le fronde di un enorme, mastodontico albero.
    Ma... era davvero un albero?
    All'orizzonte nulla avrebbe dato modo di supporre il contrario, tuttavia avvicinandosi sarebbero comparsi dettagli quali intarsi, trifore e bifore ai vari piani, decori troppo levigati e ben tenuti per esser parte di una struttura vivente. E così, mentre i due camminavano in quel paesaggio bucolico fatto di tinte naturali e distese di grano che parevano d'oro puro e finissimo, quella singolare struttura alberiforme diveniva sempre più nitida, ed allora il tronco si sarebbe mostrato ai loro occhi molto più simile alla pietra, mentre i piani inferiori sarebbero parsi come la pianta di una chiesa. Dunque non poteva essere naturale, tuttavia sarebbe rimasto il dubbio a chiunque, perchè non era chiaro neppure da vicino dove finisse la Casa e dove iniziasse l'Albero. Solo allora la piccola avrebbe sentito una leggera pressione sulla spalla, e se avesse levato lo sguardo, avrebbe incrociato quello del bel giovane che l'accompagnava.
    I suoi occhi erano azzurri come il cielo.

    image

    -Direi proprio che il tuo viaggio finisce qui.

    Sorrise soddisfatto del suo operato, fissando la struttura.

    -Ora non resta che andare dal Gran Maestro, essendo lei la padrona di casa mi parrebbe il minimo almeno salutare….

    Portò una mano al mento, ed il bel volto mutò in un’espressione pensosa e concentrata, come se stesse riflettendo su cosa sarebbe stato meglio da fare in quella situazione.

    -… vuoi che ti accompagni io?

     
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    -Siamo arrivati.

    - A quanto pare... - Aveva detto tranquillamente, ora che non erano più in volo non doveva più preoccuparsi di distrarlo o meno. - Ma dove dovremo andare ora? - Aveva chiesto mentre il ragazzo con un segno di congedo al Grifone, ne faceva riprendere il volo fino ad un grande albero che Anthea prima non aveva neanche notato.
    * Wow, è grandissimo... * Sembrava esserci solo quello in fondo, anche guardandosi intorno nessun'altra costruzione era in vista.

    Attendeva una risposta ma il ragazzo si era incominciato a muovere verso il grande albero così lei lo aveva seguito.
    Comunque a mano a mano che i due si avvicinavano le sembrava sempre più chiaro che quell'albero gigante non era un vero albero, le sembrava infatti vedere un colore strano e persino qualche finestra quà e là sul tronco.

    * Mi sa che quello non è un'albero... * Aveva pensato sempre più sconvolta e nell'avvicinarsi ne aveva avuto una conferma: Sembrava più una costruzione a forma di albero o forse un' albero ma costruito dentro.
    Per dirla breve non era facile definire cosa fosse di preciso sapeva solamente che non era esattamente un'albero e forse quella costruzione era persino il loro quartier generale e questo la sbalordiva ancora di più.
    Prima il grifone, poi l'isola galleggiante poi addirittura questo... Voleva sempre di più vivere lì se possibile.

    Aveva sentito la pressione di una pacca sulla spalla, era la mano del pilota di Grifoni.

    -Direi proprio che il tuo viaggio finisce qui.
    Ora non resta che andare dal Gran Maestro, essendo lei la padrona di casa mi parrebbe il minimo almeno salutare...


    Non l'aveva neanche notato per tutto il viaggio visto che era sempre rimasto di schiena, o meglio quello che aveva sempre visto erano i suoi lunghi capelli castani ma non si aspettava di vedere anche degli occhi azzurri, era un'accostamento che Anthea trovava strano ma in qualche modo piacevole.

    * E dove sarebbe la padrona di casa? * Stava per chiedere visto che, nella gran mole di quel posto era sicura che si sarebbe persa andandoci da solo, e poi che avrebbero pensato le persone che erano lì vedendo una ragazzina sconosciuta e con un'aggeggio strano sulla spalla passare di lì?

    -... vuoi che ti accompagni io?

    Si era salvata perlomeno sapeva dove doveva andare e non avrebbe dato troppo nell'occhio.

    - Ne sarei onorata. -

    Aveva detto facendo un'inchino, sì, andare insieme a qualcuno lì dentro l'avrebbe decisamente salvata.
     
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    Ciò che prima si palesò innanzi ai vostri occhi non appena aprirono il portone fu un'insegna luminosa riportante una curiosa scritta che, probabilmente, stava ad indicare il nome di un qualche locale. A quanto pareva si chiamava "Moon Light Grill", e per quanto fosse fuori dalla portata visiva della giovane, sicuramente avrebbe instillato in lei la voglia di farci una capatina ogni tanto, più per curiosare che per altro. Tuttavia quello non era il momento, ed il prestante giovanotto prese a salire le scale interne di quella struttura, raggiungendo un nuovo piano colmo di scrivanie e gente dall'aria seria e concentrata, sovrastate ad intervalli regolari da colonne in stile corinzio. Qualcuno li salutò cordiale, mentre i due si dirigevano verso una nuova rampa di scale. In quei pochi attimi, lo sguardo della straniera si sarebbe potuto posare sulla grande fontana dodecagonale in posizione centrale come fulcro delle navate, i cui bordi avevano la forma di graziose panchine, oppure sulla volta affrescata in stile rinascimentale raffigurante un cielo limpido e azzurro solcato da mitiche creature alate, o anche i mosaici naturalistici ai loro piedi. Tutto in quel posto dava l'aria di magnificenza. E poi salirono ancora per altri due piani, più caldi e confortevoli sebbene meno decorati, sui cui muri sbocciavano lumi in ferro battuto quasi fossero fiori. Ed ancora giunsero al quarto piano occupato da una palestra, e poi un quinto dove pareva esserci un solo ufficio. Alla fine raggiunsero il sesto piano, ed allora la ragazzina, probabilmente affaticata dal numero considerevole di scalini, avrebbe trovato pace nello scoprire che quella era la loro meta, considerando che il giovanotto si era fermato innanzi ad una porta, bussando leggermente con educazione e riservatezza.
    Una voce femminile non ben definita pronunciò parole che non riuscì a capire, ma che permisero al ragazzo di posare la mano colma di tagli e ferite da combattimento sul pomello, spingendo con delicatezza in modo da varcare quella soglia segnata dagli stipiti e facendole poi segno di entrare.

    L'ufficio del Gran Maestro era bello, spazioso, luminoso, e come se non bastasse anche il soffitto era stato abbellito da bassorilievi ed affreschi di cieli sconfinati. Una visione celestiale, esattamente come la donna seduta dietro quella scrivania. Di bianco vestita, aveva lunghi capelli castani e mossi che le scendevano sulle spalle scoperte ed il corpo morbido e formoso, occhi verdi come smeraldi preziosissimi la osservavano incastonati su un volto eburneo ed ovale sul quale spiccavano più d'ogni altra cosa delle labbra rosse e belle come i petali d'una rosa. E furono proprio quelle labbra a piegarsi in un dolce sorriso nel momento stesso in cui la vide, facendo poi cenno ad entrambi con la mano diafana di accomodarsi sulle due poltroncine poste innanzi a lei.

    -Deniol, è da tanto che non ti vedo... cosa ci fai da queste parti?

    Il ragazzo chinò il capo in segno di rispetto, per poi risponderle con voce mesta e pacata.

    -Son qui per conto dell'Aviatore Semplice Harium.
    Mi fu detto di condurre questa dolce fanciulla all'Albero Casa, e così ho fatto.


    La bella spostò lo sguardo su di lui, e poi nuovamente sulla nuova arrivata.

    -Sei sempre impeccabile, ne terrò conto in futuro.
    E tu dimmi, piccola, come ti chiami?

     
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    Così i due entrarono nell'albero, per quanto possa sembrare strana questa frase visto che sì, l'albero non era un vero e proprio albero bensì si trattava più di un'edificio a forma di albero.
    La maggior parte delle persone che vi erano dentro erano impegnate sopra a scrivanie a leggere dei fogli oppure a scrivergli, la gente lì dentro sembrava così tanto concentrata da non far nemmeno caso a quello che avevano intorno.
    Pochi furono le persone che sembravano aver notato i due che camminavano per la stanza e ancor di meno quelli che gli avevano saluti per via della mole di lavoro che stavano svolgendo.

    Al centro di quella stanza c'era una magnifica fontana enorme che finiva a forma di panchina in ogni lato, sembrava un posto magnifico ma non solo per quello, infatti da tutte le parti vi era almeno un'opera d'arte da poter ammirare; destra, sinistra, avanti e indietro persino per terra e sul soffitto si potevano notare mosaici oppure affreschi.
    Sembrava un luogo partorito dalla mente o da un sogno di un'artista, una culla dove le opere d'arte dimoravano per essere guardate.
    Non furono poche le volte che era rimasta un'attimo imbambolata a vedere un quadro o una statua sulla via.
    Salirono le scale, molte scale per arrivare al secondo e al terzo piano che seppure meno decorati avevano comunque un'aspetto magnifico.

    Salendo altre scale erano arrivati a quello che sembrava una palestra, comunque le scale le cominciavano quasi a dare la nausea, quel posto era davvero troppo grande e già arrivare fino al quarto piano era un grande esercizio fisico.
    Vedendo le scale che conducevano al quinto piano aveva deglutito, probabilmente sarebbe morta nel tentativo di salire, pessimista ma alla fine ce l'aveva fatta, questa volta c'era un solo ufficio o almeno questo sembrava.

    Di nuovo scale. * Quanto durerà ancora questa tortura? * Aveva ancora fame e sete se continuava così sarebbe morta prima. Di nuovo stancamente aveva salito le scale fino ad arrivare ad una porta, grazie al cielo sembrava quella la sua meta.

    Il ragazzo che l'aveva accompagnata aveva bussato alla porta e dopo aver sentito risposta aveva aperto.

    Anche questa stanza era grande, spaziosa e luminosa, c'era una grande scrivania e dietro di questa una ragazza da lunghi capelli castani e occhi verde smeraldo che vestiva completamente di bianco, i due si misero a parlare per un po'.

    -Deniol, è da tanto che non ti vedo... cosa ci fai da queste parti?

    Il ragazzo si era chinato al suo cospetto, se prima Anthea ne avesse avuto qualche dubbio ora ne era sicura; era lei la "padrona di casa".

    -Son qui per conto dell'Aviatore Semplice Harium.
    Mi fu detto di condurre questa dolce fanciulla all'Albero Casa, e così ho fatto.


    -Sei sempre impeccabile, ne terrò conto in futuro.

    Aveva detto rivolgendosi al ragazzo per poi portare la sua attenzione verso di lei.

    -E tu dimmi, piccola, come ti chiami?

    La ragazzina seppur provata da tutte le scale che aveva salito per arrivare fin lì aveva fatto come il ragazzo, un piccolo inchino.

    - Anthea Winterstar, vi ringrazio per l'aiuto che mi avete concesso. - Aveva detto in tono un po' stanco, aspettando la sua risposta.
     
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    -Anthea, un nome bellissimo.

    La sua voce non era alta, piuttosto profonda e leggera come una brezza di vento.
    Quando muoveva le labbra, le parole sembravano quasi musica alle orecchie.

    -Aviatore, per oggi hai fatto abbastanza.
    Grazie della tua cortesia e del tuo aiuto, ma ora è mio desiderio rimanere con la piccola da sola.


    Deniol non rispose sulle prime, piuttosto chinò il capo in segno di rispetto.

    -Ai suoi ordini, Milady.

    Dunque uscì, chiudendo la porta dietro di se.

    Quelli che seguirono furono attimi di silenzio, intervallati solo dal fruscio del vento che dalla finestra entrava placido e tranquillo, sfiorando la pelle delle due fanciulle, unico testimone alle parole che da quel momento si sarebbero scambiate. La Dama del Vento si levò un attimo dalla sua postazione, dirigendosi ad un mobiletto poco distante dalla scrivania ed estraendo da esso una caraffa di cristallo con dell'acqua ed un vassoio di cioccolatini e bon-bon d'ogni tipo. Li posò sul tavolo, di fronte alla ragazzina, sedendosi sulla propria poltrona ed osservandola benevola e dolce come sempre. In effetti, stare con lei donava ai presenti una sensazione... strana. Positiva si, ma difficile da decifrare.

    -Prego, Anthea. Serviti pure... immagino che il viaggio sia stato duro.

    Era una sensazione forte, che nasceva nei propri occhi, per poi scendere lenta ed inarrestabile fino al cuore.

    -Dimmi, cara.
    Cosa ti porta all'Albero Casa di Laputa?

    Passive da giocate che mi son scordata di mettere prima XD
    Se servono altre le metterò poi:

    CITAZIONE
    →Aura di Venere»L'amore è un sentimento intenso e profondo, simile all'affetto, alla simpatia ed all'adesione, ma molto più violento ed incontrollabile, impossibile da rendere appieno per chi non ha avuto mai modo di viverlo, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto, o verso un concetto, un ideale. Oppure, può semplicemente essere un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona. E' tuttavia soggettivo, ed è forse quello a renderlo così complesso; per alcuni è il volere che gli altri siano felici, un sentimento incondizionato e che richiede molto coraggio e accettazione, per altri è ciò che avvicina l'uomo ad un Dio lontano, altri lo ritengono semplicemente una utopia, qualcosa di non concreto. Sono infiniti i modi di pensare e vederlo, così tanti quanti sono le creature di ogni universo e dimensione. Drusilia Galanodel, insieme al fratello Quarion, rappresenta ogni singolo aspetto della carta di Arcani di cui sono i concetti incarnati. Loro son l'Amore, il due di Coppe, e lei è uno dei due calici traboccanti rappresentati dalla carta. Il due significa polarizzazione delle correnti; l'anima androgina dell'asso si è divisa ora in due parti che adesso cercano di ricongiungersi. Ecco perchè l'attrazione erotica non è solo di tipo sessuale, di cui è vessillo il gemello, ma in Drusilia diviene spirituale, visto che in lei v'è la ricerca dell'anima perduta. La carta mette enfasi sul collegare, indica l'occuparsi dell'amore e dell'armonia anche attraverso il pensiero, ed è proprio quello a suscitare effetti nelle menti di chi incontra la Dama del Vento. In termini gdr, costoro vedranno in lei ciò che amano, e per questo un musicista la riconoscerà come propria musa, o sentirà dolci melodie provenienti dai suoi passi, ed un pittore la vedrà come opera d'arte vivente, o un chierico fedele vedrà in lei l'impronta del suo dio. Tali reazioni possono essere infinite, come lo sono coloro che la incontreranno, assaporandone la persona, omaggiando la sua bellezza.
    NB: è una passiva (malia) di caratterizzazione, abbastanza di libera interpretazione.

    CITAZIONE
    →Aura dei Giusti»Altro non è che una aura di "cárisma" che circonda alcuni degli appartenenti alla gilda. Tale aura è invisibile tuttavia splendente per chi è in grado di guardarla, ed è un concentrato di Salvezza, Misericordia e Grazia. Coloro che avranno modo di osservare un portatore di tali doni, vedranno nelle sue gesta, anche quelle non apprezzabili, la manifestazione più alta di Giustizia, perchè Aviatore è colui che scelse di avere il dono di una vita spesa al servizio dei fratelli "Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto". [cit.]


     
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    -Anthea, un nome bellissimo. Aveva detto la ragazza che era dentro la stanza, non avrebbe saputo bene dire cosa c'era in lei ma era come se coinvolgesse le persone con il quale parlava con le sue parole.
    Non sapeva bene dire che tono stava usando per pronunciare quelle parole, sapeva solamente dire che quelle parole le sembravano persino "belle da sentire" seppur era un concetto difficile e strano da spiegare a parole.

    -Aviatore, per oggi hai fatto abbastanza.
    Grazie della tua cortesia e del tuo aiuto, ma ora è mio desiderio rimanere con la piccola da sola.


    Il ragazzo che l'aveva accompagnata fino a lì era rimasto un'attimo in silenzio poi, dopo un leggero inchino aveva risposto con una frase per poi andarsene chiudendo la porta dietro di se.

    -Ai suoi ordini, Milady.

    Così le due erano rimaste sole nella grande stanza, Anthea non sapeva bene cosa poteva e cosa non poteva fare al suo cospetto, aveva paura di poter mancare di rispetto in qualche modo quindi era rimasta in silenzio aspettando un segno da parte sua.
    L'altra ragazza d'altra parte si era alzata tranquillamente per prendere una caraffa piena d'acqua e un vassoio pieno di dolcetti, l'istinto di Anthea sarebbe stato quello di fiondarcisi sopra il più presto possibile ma aveva deciso di rimanere ancora un po' lì davanti facendo finta di niente.
    L'altra ragazza dopo aver posato i dolcetti sulla scrivania ed essersi seduta di nuovo le aveva rivolto la parola.

    -Prego, Anthea. Serviti pure... immagino che il viaggio sia stato duro.

    - Grazie... In effetti sono piuttosto affamata... - Aveva detto un po' imbarazzata mentre finalmente si decideva a prendere qualcosa da mangiare e da bere.
    Anche se aveva sia molta fame che sete cercava di darsi un contegno per quanto possibile.

    -Dimmi, cara.
    Cosa ti porta all'Albero Casa di Laputa?


    Dopo aver ingoiato un'altro dei cioccolatini che erano lì aveva pensato un'attimo a cosa dovesse rispondere per poi affermare.

    - Direi il caso più che altro, come immagino le abbiano già detto, mi sono ritrovata qui all'improvviso e non ho avuto molte altre scelte... -

    Aveva detto un po' insicura per poi ingurgitare un'altro biscotto e riprendere a parlare.

    - Però mi sono fatto spiegare da Harium come funzionano più o meno le cose qui e mi ha parlato anche di questa organizzazione e di cosa fate, perciò... Beh, so che potrebbe sembrare strano per me che sono nuova ma vorrei poterne far parte anch'io... -

    Aveva detto abbassando la testa, non sapeva se si era espressa bene e sinceramente non sapeva neanche se quella ragazza fosse stata comprensiva come gli altri, anche se qualcosa, probabilmente quella specie di "aura" che emanava le diceva di sì.
     
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    La Dama del Vento ascoltò in educato silenzio le parole della ragazzina, ora intenta a recuperare le energie perdute dando sfogo alla propria voglia di dolcetti, Annuendo di volta in volta come segno di interesse per quell'argomento. Da quello che potè desumere dai suoi comportamenti, reso poi certo poco dopo dalle sue stesse parole, Anthea era una naufraga appena giunta su Endlos che, almeno per quello che pensava lei, aveva avuto un'enorme fortuna nel ritrovarsi in un presidio tranquillo come l'Est, e per di più incrociando uno dei suoi nuovi associati che, evidentemente, aveva scorto in lei qualcosa che probabilmente sarebbe servito alla gilda in futuro. Ed in effetti, proprio per la grande considerazione che nutriva per il drago, il Gran Maestro non si sprecò più di tanto nel farle il terzo grado sulle sue abilità, piuttosto si rincuorò di aver tratto a sè un'altra figlia, ora in salvo da un semipiano che risultava essere sempre più complesso ed imprevedibile, sul quale camminavano esseri ambigui e a volte spaventosi dai quali, ahimè, non sarebbe mai riuscita a salvare tutti. Era infatti comune l'idea avvalorata da molte prove in loro possesso che un numero sempre crescente di naufraghi non superava le ventiquattro ore dal loro arrivo su Endlos, spiazzati dalla sua imprevedibilità e dalle creature che in esso abitavano. Brutta fine, in un mondo che non vide i loro natali, completamente soli e senza comprendere il come o il quando; coloro che ce la facevano, l'avevano fatto solo perchè molto più fortunati degli altri. Nè più nè meno.

    -Le nostre porte sono e saranno sempre aperte a tutti coloro che ci domandano asilo.

    Sorrise, ma nella sua voce un tono di fermezza come a sottolineare l'importanza di quell'affermazione.

    -Siamo uomini liberi che hanno la possibilità di scegliere della propria vita, dunque qualora tu volessi entrare o meno, non avrai nessuno che te lo impedirà.

    Sospirò, posando il dorso sullo schienale della poltrona in velluto.

    -Sappi tuttavia, che sebbene per entrare non ci vogliano permessi se non quello della propria coscienza, è necessario stabilire le capacità di ogni singolo associato, in modo da indirizzarlo alla professione che meglio gli si addice.

    La guardò dolcemente, e con le dita sottili si portò una ciocca ribelle dietro l'orecchio.

    -Perchè si, quello che farete qui sarà un vero e proprio lavoro, con tanto di stipendio. Certo, non guadagnerete cifre esorbitanti, anche perchè i fondi non sono illimitati, ma sicuramente vi permetterà di vivere dignitosamente la vostra esistenza.

    Dunque prese carta e penna, appuntandosi il nome della ragazza sul foglio bianco.

    -Questa gilda dispone di tre Squadre, comandate da uomini abili e capaci, aventi tre diverse specializzazioni.
    La Squadra Verde è il ramo più importante, e si tratta principalmente di milizie aeree composte da cavalieri in groppa a grandi e possenti grifoni, esattamente come il giovanotto che ti ha accompagnata fin qui.
    La Squadra Blu non è molto dedita alla guerra, sebbene sia già capitato che alcuni associati partecipassero a missioni in cui servivano le loro abilità. Si occupano principalmente di burocrazia, custodia e tutela di ciò che ci appartiene.
    Infine la Squadra Rossa è composta da guerrieri senza cavalcatura che, a volte, sono mandati in missioni di spionaggio.
    Tu dove ti vedresti bene, Anthea... uhm... hai un cognome?

     
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    -Le nostre porte sono e saranno sempre aperte a tutti coloro che ci domandano asilo.

    Si era sentita morire di gioia da quella esclamazione, le sembrava quasi un sogno poter entrare senza nessuno strano esame di ammissione come pensava.
    Quel tipo di cose la spaventavano un po' soprattutto perché non riusciva proprio ad immaginare cosa le sarebbe potuto essere richiesto di fare.

    -Siamo uomini liberi che hanno la possibilità di scegliere della propria vita, dunque qualora tu volessi entrare o meno, non avrai nessuno che te lo impedirà.

    - Grazie mille, vale molto per me. - Aveva detto sincera tra un biscotto e l'altro, grazie al cibo piano piano la fame finalmente le stava diminuendo e così lo stesso era per la sete grazie all'acqua, si trovava bene così.

    La capitana, aveva fatto un lungo sospiro indietreggiando con la schiena prima di continuare a parlare.

    -Sappi tuttavia, che sebbene per entrare non ci vogliano permessi se non quello della propria coscienza, è necessario stabilire le capacità di ogni singolo associato, in modo da indirizzarlo alla professione che meglio gli si addice.

    Anthea non riusciva bene a capire quelle parole così aveva aspettato, l'altra ragazza aveva preso carta e penna per poi continuare.

    -Questa gilda dispone di tre Squadre, comandate da uomini abili e capaci, aventi tre diverse specializzazioni.
    La Squadra Verde è il ramo più importante, e si tratta principalmente di milizie aeree composte da cavalieri in groppa a grandi e possenti grifoni, esattamente come il giovanotto che ti ha accompagnata fin qui.
    La Squadra Blu non è molto dedita alla guerra, sebbene sia già capitato che alcuni associati partecipassero a missioni in cui servivano le loro abilità. Si occupano principalmente di burocrazia, custodia e tutela di ciò che ci appartiene.
    Infine la Squadra Rossa è composta da guerrieri senza cavalcatura che, a volte, sono mandati in missioni di spionaggio.
    Tu dove ti vedresti bene, Anthea... uhm... hai un cognome?


    - Capisco... Comunque il mio cognome è Winterstar... -

    Aveva detto per poi mettersi a pensare, certo il lavoro dei verde sembrava eccitante ma non era proprio conforme alle sue capacità né al suo carattere e poi preferiva volare da sola invece che sopra il grifone.
    La squadra blu le ispirava, o meglio sembrava essere fatta proprio per l'obiettivo che voleva raggiungere, quello che voleva fare per la società, aiutarla attraverso il lavoro celebrale e non con la violenza, o meglio per quanto possibile evitandola.
    La squadra rossa anche l'allettava, aveva abbastanza risorse per spiare le persone che andavano spiate ma semplicemente si sarebbe trovata troppo fuori posto in una squadra del genere.

    - Ci ho pensato e direi che la squadra blu è quella che fa più per me. - Aveva detto seria, cercando di mostrare la sicurezza che le era stata data dal suo ragionamento.
     
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    -Winterstar... uhm...

    La Dama del Vento parlò fra sè e sè quasi sussurrando, mentre il nero dell'inchiostro divorava piccoli frammenti di purezza di quel foglietto di carta disteso sotto le sue belle mani pallide e delicate. Intanto continuava ad ascoltare con aria solo apparentemente distratta il discorso della piccola, abbastanza convinta delle sue posizioni nonostante il suo stato attuale e la giovane età. Tuttavia aveva fatto una buona scelta; per una neonaufraga la Squadra Blu sarebbe stata l'ideale, sia per la sicurezza dei lavori di cui si occupava, sia per la gentilezza ed il buoncuore del loro comandante Yang, sempre pronto e disponibile ad aiutare chicchessia, anche nelle situazioni più complesse.

    Perfetto, direi che può bastare.

    Sorrise gentilmente, tendendole la mano.

    -Bengiunta in gilda, Aviatore Semplice Anthea. Il mio nome è Drusilia Galanodel, e sono il tuo Gran Maestro.
    Il tuo diretto superiore sarà Yang, Comandante Blu.
    Attualmente è a Nord, ma credo che fra qualche giorno passerà per Laputa, ed allora potrai incontrarlo.


    Si sarebbe infine levata in piedi, dirigendosi alla porta per accompagnarla all'uscita.
    Non dopo averle dato una cartina ed una chiave.

    -Inizierai a lavorare da domani, quindi ti consiglio andare a riposare.
    E per quella mappa... ti renderai conto da sola come funziona.

    Le fece l'occhiolino con aria furbetta.
    Infine aprì la porta.

     
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    -Winterstar... uhm... Aveva detto il Gran Maestro quasi sussurrando mentre continuava a scrivere in modo aggraziato sul foglio che aveva davanti, Anthea nel frattempo cercava di capire cosa poteva star scrivendo seppure senza grossi risultati.

    Perfetto, direi che può bastare. Aveva annunciando ad un certo punto e sorridendo posando le penna e tendendole la mano per stringergliela, così Anthea gliel'aveva stretta con piacere.

    -Bengiunta in gilda, Aviatore Semplice Anthea. Il mio nome è Drusilia Galanodel, e sono il tuo Gran Maestro.
    Il tuo diretto superiore sarà Yang, Comandante Blu.
    Attualmente è a Nord, ma credo che fra qualche giorno passerà per Laputa, ed allora potrai incontrarlo.


    - Capisco, grazie di tutto! - Aveva detto mentre si appuntava mentalmente sia il nome del Gran Maestro che del suo diretto superiore, cercando di non scordarselo subito.
    Drusilia si era alzata dal suo posto e l'aveva accompagnata alla porta che lei aveva oltrepassato per entrare, le aveva dato una specie di mappa e una chiave.

    -Inizierai a lavorare da domani, quindi ti consiglio andare a riposare.
    E per quella mappa... ti renderai conto da sola come funziona.


    Le aveva prese in mano guardandole con curiosità, soprattutto quella che sembrava una mappa, le mappe dovrebbero essere facili da utilizzare, quindi non riusciva a capire quella frase.

    - Ok, grazie del suo aiuto... - Aveva detto vedendosi aprire la porta. - Non la deluderò! - E dopo un piccolo inchino aveva infilato la porta ed aveva percorso a velocità normale le scale.
    Si era chiesta ansiosamente cosa avrebbe dovuto aspettarsi come primo giorno di lavoro ma aveva deciso di non darci troppo peso, sarebbe riuscita a non deludere le aspettative altrui, era questo che le importava e ne era quasi sicura.
     
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