[SI][CC] Spiccate doti di Negoziazione

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  1. shelKe.
     
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    Questa volta le toccava fare rapporto a lei: la cattiva delle cattive, Minerva Justice.
    Temuto avvocato della Signa Infero.
    Benchè la capacità di provare sentimenti di Shelke fosse inferiore a quella di un sasso, il suo cervello registrava la presenza della donna come una minaccia, con il risultato che, anche se perfettamente controllata, il suo muscolo cardiaco si contraeva in maniera fastidiosamente veloce e le gambe le tremavano inspiegabilmente. Piuttosto fastidioso, in realtà.
    Reggeva la cartellina nera nella mano sinistra, guantata di maglia metallica, mentre scivolava silenziosa fra i corridoi dell' edificio. era una costruzione anonima, scavata nella roccia, senza insegne di alcun tipo. Fungeva da base segreta per la Signa Infero nei quartieri più malfamati di Merovish. Un nascondiglio segreto e difficilmente individuabile, collocato apposta in quella zona fuori mano. A quell'ora della sera era un deserto.
    Solo parte dell' illuminazione era in funzione, conferendo al luogo un aspetto tetro ed abbandonato. I passi felpati della Williams non rieccheggiavano nell'ambiente, felpati dalle calzature morbide e dall' esperienza nello spionaggio.
    Girò l'angolo, trovandosi davanti ad una porta scura, appena socchiusa, da cui filtrava una lama di luce che tagliava il pavimento. La giovane accostò il viso infantile, spiando all' interno della stanza con gli occhi ambra. Bussò appena, ma non rispose nessuno. Eppure la stanza era completamente illuminata, i fogli sulla scrivania erano in disordine, come se qualcuno fosse stato lì, fino a qualche secondo prima.
    Il sospetto si infiltrò fra i ragionamenti asettici della piccola mutante. Ma, calcolando le probabilità, si accorse che una donna come Minerva Justice doveva stare indubbiamente bene, viste le sue celebrate abilità.
    Sgusciò all' interno dell' ufficio, furtiva, valutando la situazione. La sedia davanti al tavolo era smossa: qualcuno era stato lì. Annusò l'aria, come un gatto: c'era un odore strano che impregnava l'aria; un profumo ipnotico ed avvolgente. Lo confrontò con l'odore pulito dell' Avvocatessa: quel qualcuno era, probabilmente, un uomo.
    Poche informazioni, comunque. Si chinò a terra, cercando orme o particolari sul pavimento in pietra. Niente! Non c'era niente! Minerva Justice ed il suo misterioso interlocutore erano semplicemente scomparsi nel nulla! Girò i tacchi e si apprestò a raggiungere la porta: a quel punto non erano più affari suoi.
    Ma non appena si avvicinò all'uscio percepì un rumore. Appena udibile, sottile. Girò sul posto ed individuò la fonte: una porta, bassa, sulla parete di sinistra, in fondo alla stanza. Probabilmente un piccolo archivio personale. Coprì rapidamente la distanza che la separava fino alla porta. Il rumore si ripetè, appena percepibile nel silenzio della camera, tentò di aprire la porta, scuotendone la maniglia, ma non ottenne alcun risultato. Alzò la gamba e piantò una pedata alla porta, con decisione, con il preciso intento di sfondare la serratura.
    E il colpo, piazzato scientificamente, andò perfettamente a segno e la porta si spalancò lasciando che la luce riempisse l'angusto ambiente e svelasse finalmente il mistero.
     
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    -Oh, si, ohhhhh!!!! ♥

    Ciò che la povera Shelke sentì, prima ancora che tutta la porta fu spalancata, fu una voce, di un timbro non del tutto chiaro, considerando anche i rumori che lo coprivano, metallici per lo più. E poi questi assumevano una strana tonalità, degenerando a volte in gridolini e gemiti compiaciuti.

    -Mmmmmh, SI, SI, SI, Padroncina, ora sto bruciando!

    minerva1

    E dopo un ulteriore rumore chiaro di carne sbattuta, quasi fosse presa a schiaffi, dalle ombre andò a delinearsi un bellissimo volto, dai lineamenti quasi angelici a dirla tutta. Gli occhi avevano un taglio fascinoso, e lo avrebbero avuto anche senza quella smorfia di piacere dipinta sul volto, mentre la bocca rossa e morbida era tirata in un ghigno biricchino. E quel volto era innaturalmente bello, troppo bello per sembrare umano, eppure aveva qualcosa che Shelke avrebbe notato, un particolare che avrebbe ricondotto i suoi pensieri ad una autorevole figura di sua conoscenza...
    ...già.
    E non faceva altro che gemere "Padroncina"!
    Pochi attimi, e 'immagine sarebbe divenuta più nitida e vasta, e la giovane avrebbe potuto vedere che quella figura vagamente di sua conoscenza era legata ad un termosifone -acceso per giunta, considerando che il calore liberato avrebbe raggiunto anche l'esperimento- con della lingerie di pizzo nero, e sebbene avesse potuto liberarsi, continuava a stare lì, in quella posa scomoda, quasi a quattro zampe. Come se non bastasse, davanti a questa bella figura incatenata al metallo bollente, eccone un'altra di schiena, tacchi altissimi e pericolosi, tutta intenta a sculacciare la povera creatura imprigionata in quella piccola sala delle torture improvvisata.
    Ma era da dire che la "povera creaturina" in questione non sembrava proprio soffrirci particolarmente, eh...

     
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  3. Minerva Justice
     
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    Minerva Justice amava la diplomazia.
    Insieme alla fabbricazione di prove e all' associazione a delinquere, era una delle cose che le piaceva di più nella sua professione. Soprattutto quando si arrivava ad accordarsi con alleanze e patti vantaggiosi, per entrambe le parti, naturalmente.
    Così, quando la porta venne spalancata, e un' attonita Williams la fissò dalla cornice illuminata, Minerva emise uno sbuffo di impazienza e, discinta com'era, si ricompose, togliendo la punta del tacco a spillo dalla schiena di Quarion e fissò la recluta dalle lenti degli occhiali, inusualmente oblique sulla punta del naso. I capelli sciolti, incredibilmente lunghi, le ricadevano sulle spalle, piuttosto arruffati, donandole un' aria parecchio sensuale.
    "Numero 1."
    Abbaiò, senza perdere l'occasione di menare un colpo alla cieca sul Galanodel, con l'asta in pelle flessibile, volgarmente detta frustino, che reggeva nella mano destra.




    La mandibola della piccola Shelke accusò la scena: rimase a bocca aperta, senza parole, una leggera sensazione di nausea che le saliva dal fondo del petto.
    Perchè quello era veramente troppo! E va bene non provare emozioni! Va bene non possedere una volontà propria, ma per tutti i grifoni del cielo stellato, quella situazione era veramente sconvolgente! Fuori dal mondo! Semplicemente inquietante!
    Partendo dal fatto principale che, nella penombra, l'individuo legato al termosifone sembrava proprio la signorina Drusilia. Che sembrava piuttosto presa da qualcuno armato di frusta e tacchi: nessun altro, se non Minerva Justice.
    C'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello.
    Indietreggiò di qualche passo, sentendo Minerva che l'apostrofava, come se avesse interrotto un'importante summit con le maggiori potenze di Endlos.
    E in effetti..




    "Comandi..."
    Pigolò la cosetta, con poco entusiasmo. Ehhh, ma neanche stesse scorticando il Propagandista in persona!
    Per un po' di svago!
    Una lavora tutto il giorno, si fa il mazzo ed il contromazzo e poi non può perdersi un paio di ore a riposarsi che subito una ragazzina idiota ti piombava addosso con chissà quali richieste?
    Uscì dall' archivio, senza degnare Quarion di uno sguardo, sbattendogli letteralmente la porta in faccia, salvo poi tossicchiare per coprire il gemito, tutt'altro che di rimprovero, dell' uomo.
    "Dimmi cosa c'è, Numero 1.
    Hai interrotto un importante incontro diplomatico, spero ti renda conto del tuo grave errore."

     
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    Toc-toc.

    Dalla porta si sentì un suono leggero di nocche delicate sbattute contro la porticina dove prima era avvenuta la macabra scoperta. Erano passati pochissimi minuti, giusto il tempo per rimettere a posto il necessario. Ed intanto continuava a bussare alla porta. Erano colpetti delicati, che pian piano perdevano il loro esser netti, diventando morbidi quasi fossero il rumore di unghie che graffiavano sul legno. Da dietro una voce, questa volta più maschile, sebbene il tono mellifluo potesse trarre ancora in inganno.

    -Micina, hai dimenticato la porta chiusa! ♥

    Più che mellifluo... in effetti sembrava proprio miagolasse.

    -E chi è quella graziosa pulzella?
    La tua sorellina?


    Oh, si, miagolava, miagolava come un bel micetto morbido che fa le fusa.

    -Perchè non me la presenti, Padroncina?

     
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  5. Minerva Justice
     
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    Il silenzio scese nell' ufficio, carico di imbarazzo ed irritazione. Lo avrebbe punito, duramente.
    L'Esperimento pareva pietrificato, un' espressione amareggiata sul viso lentigginoso, ma quella cosa non avrebbe dovuto essere priva di emozioni?
    Inarcò le sopracciglia, infastidita dal continuo blaterare di Quarion, chiuso nello sgabuzzino. Si avvicinò alla porta e l'aprì, imperiosamente, davanti ad un'incredula Shelke, che pareva aver visto un fantasma.
    La ragazzina indietreggiò, trattenendo il fiato. Cinerea.
    "Esperimento? A cosa devo questa tua, inaspettata, visita?"
    Chiese gelida. La Williams non riusciva a staccare gli occhi da Quarion, a metà fra lo spavento ed il disgusto. Sembrava davvero sul punto di vomitare.
    Gioventù: erano proprio delle pappamolli.
    "Io. Il rapporto.. Peeeer."
    E le allungò una cartella rossa, tremolante. Nel frattempo Quarion continuava a miagolare petulante.
    "Taci tu. O sarò costretta a punirti severamente."
    Più che una minaccia suonava come una promessa, effettivamente. Si lisciò la gonna nera del tailleur, piuttosto storta. Riservò un' occhiata carica di malizia all'uomo, prima di fare le presentazioni.
    "Williams... Galanodel."
    Fu proprio quando Minerva pronunciò quel cognome che Shelke boccheggiò, barcollando, gli occhi incollati a Quarion, ancora nella penombra dell' archivio.
    Poi, Shelke Williams, crollò a terra come un sacco di patate, svenendo sul pavimento come una maledetta poppante.
    Minerva si avvicinò, punzecchiandola con la punta della scarpa.
    "Diiio, non nel mio ufficio.
    Quarion, fai qualcosa."

    E non era una richiesta gentile.
    Era un ordine.
     
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    Vide la donna aprirgli la porta con aria imperiosa.
    Quanto era bella quando era imperiosa.
    E quanto era sexy...
    Rimase lì, incantato a quella visione celestiale, silente per non disturbare la sua amante nel proprio duro lavoro.
    Le ricambiò un sorrisetto compiaciuto, quando lei gli fece accenno a qualche punizione corporale, come se la cosa lo rendesse contento piuttosto che terrorizzato.
    Eppure, proprio sul più bello, quando ormai ci si stava rilassando, ecco che la piccola prese a vacillare come lo stelo di un fiore al vento, pallida in volto quasi fosse fatta di neve.
    E lui la trovò bellissima, come erano bellissime tutte le donne, infondo.
    Ognuna diversa dall'altra, eppure tutte immensamente belle.
    Quella bambola di porcellana continuò la sua lotta per rimanere in piedi, e poi cadde al suolo inerme, senza frantumarsi.
    E mentre Minerva la punzecchiava con la scarpa, lui sorrise guardandole il volto innocente contratto in quella smorfia buffa, eppure molto femminile.

    angelsanctuaryv03069

    -Non la trovi tenera?
    E' così ingenua da sembrare mia sorella...


    Dunque si chinò su di lei, carezzandole il volto.

    -Posso portarla da un guaritore, se vuoi.
    Non sembra star molto bene.


    E pensare che quell'uomo che si atteggiava a principe azzurro era quello che organizzava festini...
    ...in ogni caso tra i due restava il più "romantico".

     
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  7. Minerva Justice
     
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    "No. Tu fammi un unico favore.
    Rivestiti."

    Si chinò sulla spia con un espressione fra il disgustato ed il dubbioso. Certo che i genetisti dell' Organizzazione erano proprio degli imbecilli se quella ragazzina era stata definita una preziosa arma mortale. Poi bastava un uomo poco vestito a farla crollare come un fantoccio di pezza.
    Si sporse verso la scrivania, afferrando un bicchiere d'acqua e ne schiaffò il contenuto in faccia alla ragazzina che, con un tremito, aprì gli occhi, lentamente.
    "Vedi, Numero 1 sta benissimo, vero?"
    La ragazzina non sembrava stare bene, per niente, ma si alzò comunque in piedi, lentamente, fissando i due con una certa diffidenza. Solo in quel momento si accorse che, effettivamente, c'era stato uno scambio d'identità e che la persona legata al termosifone non era Drusilia, ma una specie di suo gemello con una strana perversione per la lingerie nera e le avvocatesse crudeli. Sospirò, nell' emulazione del sollievo.
     
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    -Oh, si Padroncina! ♥

    Rispose lui tutto contento, obbedendo immediatamente agli ordini impartiti da quella donna.
    Una donna crudele, per giunta, considerando come stava trattando la povera Williams.
    Non che a lui dispiacesse, ovvio... anzi, trovava tutto ciò "eccitante".
    Ma è meglio non scendere nei dettagli.
    Nossignore.

    -Però povera piccina, non trattarla così o la sciuperai!

    Si sarebbe poi avvicinato piano alla ragazzina.

    -Non vedi che bel faccino che ha?
    Sarebbe un peccato, un peccato davvero...

    Ci pensò su un attimo, prima di continuare.

    -...a meno che non le piaccia, ovvio!

     
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    Non gli piaceva il modo in cui Minerva l'aveva trattata.
    Lui che con le donne era sempre stato galante, non sopportava vedere una ragazzina maltrattata in quel modo, ma doveva ammettere anche che non aveva alcun diritto di mettersi in mezzo. Non quando era a lavoro. Si, aveva appena stipulato un importante patto con la sua compagna di giochi, ma sapeva che una mossa falsa avrebbe mandato tutti i suoi sforzi in frantumi. Oddio, in effetti gli avrebbe fatto piacere riprovarci di nuovo, ma qualcosa gli diceva che con quel caratterino Minerva non glielo avrebbe permesso. E poi la ragazza, infondo, sembrava stare bene, forse. Beh, di sicuro non era morta, affatto, ma era ammissibile un trauma alla vista di un uomo uguale al suo Gran Maestro tutto preso a far cosacce fetish nello sgabuzzino insieme alla terribile Minerva Justice, perchè di fatto il tutto aveva un retrogusto di orribile, anche agli occhi di un esperimento che, almeno di base, avrebbe non dovuto -e potuto- provare sentimenti. Quarion ovviamente non sapeva che lei era un'aviatrice, ma probabilmente aveva intuito che c'era qualcosa ad averla scossa, e non erano le cosacce. Chi lo sa se erano stati davvero i sussulti del cuore di ragazza ad addormentarla, oppure semplicemente un qualche collegamento sinaptico artificiale che era appena andato in tilt.
    Ma infondo... a lui cosa importava?
    Il patto era firmato... non restava che prenderlo e svignarsela.

    -Meglio così!

    Affermò entusiasta, ormai vestito di tutto punto.

    -Ma immagino abbiate del lavoro da fare, dunque toglierei il disturbo.

    Un rapido saluto alla ragazzina esperimento ed un ancor più fugace bacio sulle labbra dell'avvocatessa furono gli ultimi istanti di una situazione che, almeno per Shelke, si tingeva dei toni di un incubo ormai passato.
    E così il Cavaliere se ne andò, cartella dei documenti in mano, tutto soddisfatto verso quella che era la sua casa.
    Lordaeron.

     
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