Scampagnata nel presidio melodioso

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    Era passato ormai un mese da quando Uriel venne erroneamente catapultato da sé stesso in quel mondo. Quando scoprì che si trovava su un semipiano stentava quasi a crederci. Ma infondo, oramai, non lo sorprendeva più nulla. Gli era solo sembrato strano di non aver mai trovato niente su semipiani negli innumerevoli libri che aveva letto al Tempio. Certo, non era necessario leggere un libro per sapere che esistevano altri pianeti abitati al di fuori del suo.
    Quel luogo, chiamato presidio dell'Est, gli ricordava i giardini del Tempio, solo che era molto più grande. Molto, molto, più grande. Il vento sospirava sulla grande vallata, richiamando lunghe melodie. Sembrava quasi che l'ambiente stesso fosse uno strumento musicale, e a Uriel non dispiaceva ascoltare quei lievi canti che gli traspiravano serenità.
    Si chiedeva quanto grande fosse realmente il semipiano, mentre camminava. Quanta gente abitava il posto? Quante altre etnie poteva trovare sul suo percorso?
    Venne pervaso da un senso d'avventura. Per tutta la sua vita da semidio era rimasto rinchiuso nelle pareti della biblioteca del Tempio; conosceva già il suo mondo, lo aveva già visto quando era giovane. Ma questo, questo è un nuovo mondo da esplorare. Fremette per un istante al pensiero. Forse casa sua non le mancava poi così tanto, pensò, ma decise che era ancora presto per dirlo.

    Dopo quella che sembrava un'ora di cammino dall'ultima meta, notò di essere vicino ad un villaggio. Era piuttosto stanco e affamato, così decise di andare alla ricerca di un locale dove poteva rifocillarsi.
    Vagò per il villaggio osservando la gente che passava, incuriosito. Quando incrociava lo sguardo di qualcuno, Uriel distorceva il suo.
    Realizzando che c'era solo un locale in quel villaggio, entrò. Sembrava un locale tranquillo. Affollato, ma tranquillo. Notò però che le sedie al bancone erano vuote.
    Non avendo preferenze tra tavolo o bancone, si sedette sulla prima sedia che gli capitò a tiro.
    Al di là del bancone stava un uomo paffuto con un grembiule che lo stava guardando coi suoi occhi color nocciola mentre strofinava un boccale. Ad Uriel sembrava un comune essere umano, e probabilmente era così.

    <<Vorrei qualcosa di fresco e dissetante, grazie. Che non sia acqua.>>

    Mentre aspettava la bevanda -qualunque essa fosse- guardò meglio il locale: era quasi interamente in legno, le vetrate piuttosto grandi che favorivano la luce naturale, e sembrava essere un edificio piuttosto antico.


    »Divine Charme: Nonostante Uriel non sia la perfetta immagine della bellezza, i suoi poteri da semidio lo rendono comunque affascinante, un uomo da conquistare. Chiunque avrà a che fare con lui proverà un senso di attrazione e sicurezza, portandolo a rispondergli sinceramente e a diffidare dall'attaccarlo. Come si fa ad attaccare un così bel faccino?
    [Passiva]


    Edited by _Maffy_ - 24/7/2011, 18:11
     
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    Amelie si era persa.
    Non che fosse una novità, certo. Era una sua specialissima abilità: aveva da sempre posseduto una pessima inclinazione nello sgattaiolare di nascosto, una predisposizione naturale nello sparire d’improvviso, e un talento singolare nel non lasciare tracce.

    Con grande disperazione di Leon – e Will prima di lui.

    Non che lo facesse di proposito; era solo la sua naturale inclinazione a distrarsi – è cosa nota come le Fate siano poco presenti a se stesse – e a lasciarsi condurre dall’istinto, spesso ficcandosi in guai ben più grandi di quelli che lei stessa riuscisse a gestire in modo più o meno decente.
    Ed è per questo che, lasciandosi sviare inconsciamente dal suo proposito – quello di raccogliere qualche esemplare di pianta medicinale da poter coltivare in serra –, la Rosa si era ritrovata a vagare senza cognizione della propria meta, troppo distratta dalle chiacchiere che aveva scambiato con i suoi abitanti.
    Inoltre era affaticata; aveva lavorato di buona lena per tutta la mattina, e adesso desiderava solo fare un giro per sgranchire le ossa e mangiare qualche focaccina d’avena per rifocillarsi a dovere… dopotutto se l’era ampiamente meritato!
    E non ci sarebbe stato alcun problema in questo, se non fosse che quella non era più Fanedell, ma uno dei tanti villaggi che punteggiavano il bordo della selva, le cui case luccicavano al sole come la trama diafana di un pizzo delicato.

    La fanciulla scrollò le spalle delicate, gettando via ogni remora: ormai era lì, e allora tanto valeva godersi un po’ di riposo – magari davanti a un bel boccale di latte fresco, accompagnato da qualche biscotto – prima di far ritorno a Palanthas e ai suoi incarichi come Corona di Obeah.
    Scuotendo la nuvola soffice e serica che aveva per chioma, la ragazza dai capelli rosso mela imboccò una delle tante stradine che si srotolavano come nastri argentati tra le dimore arroccate ai loro lati, cercando con gli occhi l’insegna di una qualche taverna mentre proseguiva lungo la strada.
    Istintivamente accomodò meglio la borsa da guaritore che portava a tracolla, in un gesto automatico sviluppato in anni di sapiente esercizio della professione, arrestandosi innanzi all’uscio ligneo dell’ingresso e sollevare le nocche delicate per batterle contro la porta.


    « Con permesso… »

    Si annunciò con melodiosa voce di colomba una volta ch’ebbe varcato la soglia, lasciando vagare lo sguardo intagliato nello smeraldo per gli ambienti caldi, accoglienti e affollati del locale: quello doveva essere un luogo di passaggio per molti viaggiatori.

    « Buongiorno! »

    Ad una rapida occhiata tutti i posti ai tavoli parevano occupati, ma qualche sgabello al bancone sembrava ancora disponibile.
    Si fece strada a fatica tra le sedie e i tavoli e vi accomodò, piantando le manine piccole e affusolate sul legno scuro e macchiato dal tempo; si era seduta accanto a un giovanotto di bell’aspetto, al quale elargì un sorriso sincero e cordiale prima di spostare il turo degli occhi sul viso rubicondo dell’oste, un uomo ben piazzato dai vivaci occhi color nocciola.


    « Salve Signor oste, potrei avere un bicchiere di latte? »



    Passive da tenere in considerazione:

    Candore del Giglio: L’aspetto puro e innocente della giovane incarna l’angelico candore delle Fate tanto decantato dai bardi di ogni tempo e tramandato di bocca in bocca in tutte le leggende popolari; non è difatti un caso che le Fate siano descritte come creature di una bellezza radiosa, ma il fascino di Amelie spinge persino ad abbandonare ogni riserva, avversione o diffidenza nei suoi riguardi -donando in cambio un forte senso di tranquillità e conforto-, e la sua sensibilità suscita un tenero istinto di protezione in chi la contempla, facendole spesso guadagnare aiuto e tutela.
    É talmente delicata e dolce -un fiore così puro e inviolato- che offrirle sostegno e riparo sarà un gesto spontaneo e disinteressato, perché la sua tristezza risulta insostenibile anche per il più inaridito dei cuori, e il suo sorriso splendente e bello come la più luminosa delle stelle.
    L’attrazione che promana spezza paura e timori, ispirando il desiderio di aprirsi e confidarsi per la grande pace e serenità sperimentate in sua presenza -sensazioni calde e lenitive come un balsamo guaritore-, purificando e alleggerendo l’aria da ogni negatività e pensiero maligno.
    Tale ascendente inconscio è utile per dirimere questioni spinose, superando qualsiasi differenza -oggettiva o soggettiva che sia- e diffidenza tra le creature; è da considerarsi attivo su chiunque la guardi, sebbene l’intensità della sua bellezza -che lascia spesso piacevolmente storditi, come ebbri- possa provocare reazioni inconsulte in soggetti deboli, animi particolarmente traumatizzati, o semplicemente deviati.
     
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  3. Yoshikage Kira
     
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    Era una giornata molto tranquilla.
    C'era quest'uomo dai capelli biondi e il fisico slanciato, alto circa un metro e settantacinque, non particolarmente muscoloso; era di bell'aspetto, indossava una giacca bianca e una cravatta nera, con motivi a quadretti. La ventiquattrore a terra era la sua compagna, e lui era lì per lavoro.

    Aveva scelto un posto tranquillo, un locale affollato di un villaggio nel Presidio dell'Est. Stava con i gomiti sul tavolo, facendo girare le dita sul bordo del bicchiere; e fissava intensamente la bevanda, come se questa stesse ipnotizzandolo. Fu un caso - o forse no - a vederlo alzare il capo, notando una figura che, misteriosamente, attirò la sua attenzione.
    Qualche che fosse il motivo, se fu ammaliato tanto che pensò - fra sé e sé - che non avrebbe potuto mai far del male a quel bel faccino.

    Solo in un secondo momento si accorse di una seconda persona, una donna; anche verso di lei sentì uno strano magnetismo ma, per ora, esso era ancora latente e limitato. Si limitò a ordinare un'altro bicchiere di latte fresco, il suo preferito, godendosi quelle ore di svago e riposo. Ne aveva bisogno.

    [/size]


    Yoshikage Kira
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      Con Sex Pistols si indica un'altra peculiarità della rivoltella, cioè che essa non dovendo produrre esplosioni per sparare non inficia sulla mira del suo Portatore, il quale è per tanto virtualmente esente dal dover ogni volta allineare il bersaglio al mirino. Questo fattore ha, nel tempo, aumentato la precisione dell'assassino che ha imparato quindi a fare fuoco indipendentemente dalla distanza, dalle condizioni climatiche o da eventuali ostacoli fra sé e il bersaglio: in poche parole, la sua è una mira sovrumana [Passiva di Mira Sovrumana].

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  4. Lance
     
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    « Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! »

    Il nero più assoluto scorreva a dismisura intorno a lui portando il suo grido lontano nello spazio-tempo e fregandosene delle sue imprecazioni, dei suoi urli a squarciagola (da femmina per giunta!) e delle lacrime che gli sgorgavano a fiumi dagli occhi.
    Smise di fare qualsiasi cosa quando vide una luce abbagliante in fondo al tunnel e, sdraiandosi e congiungendo le mani al petto, iniziò a pregare.

    « Ti prego fa che non sia l'Inferno. Ti prego fa che non sia l'Inferno. Ti prego fa che non sia l'Inferno. Ti prego fa... »

    Convinto di essere morto e di essere prossimo all'Aldilà, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla corrente nera che lo spingeva verso la luce. E come tutti sanno, la luce in fondo al tunnel congiunge al mondo oltre la morte, no?

    « ...che non sia... »

    No.

    Intanto su Endlos, in un piccolo villaggio del Presidio dell'Est, sopra ad una locanda tranquilla dove delle persone bevevano e conversavano tranquillamente, il cielo cominciò a farsi scuro. Il sole venne oscurato da dei nuvoloni neri che ruotavano attorno ad un punto ben preciso, come se vi fosse una qualche forza che li costringesse ad un eterno giro tondo.
    Proprio in quel punto si aprì un varco e la luce di quel mondo illuminò la bionda chioma di un ragazzo. Le nuvole sparirono all'istante così com'erano apparse e il corpo del giovane biondino si ritrovò nel cielo azzurro più limpido che avesse mai visto, se solo non avesse gli occhi chiusi.
    L'istante successivo la forza peso lo trascinò verso terra.

    « ...l'INFERNOOOooo. »

    Tra rumore di travi rotte e lo spavento degli avventori della locanda, il corpo del ragazzo cadde sul bancone del bar, di fronte alle due creature più belle che avesse mai visto.
    La prima era un uomo con la pelle del colore del latte e i capelli argentei come la luna. Dire che il suo corpo era perfetto sarebbe stata una tremenda offesa al corpo che andava ben oltre quel semplice concetto umano. Doveva essere un angelo o poco meno, anzi(!) forse qualcosa di più.
    La seconda creatura, invece, era una donna. I suoi capelli erano rossi come le fiamme di un dragone e non meno lucenti delle scaglie del più bel esemplare delle nobili creature che solcavano i cieli con le loro enormi ali. I suoi occhi erano scintillanti come le gemme più preziose e limpidi come l'acqua di un fiume che tranquillo dorme nel suo letto, riflettendo la luce del sole. Anche lei doveva essere un angelo.

    « Sono in paradiso? »

    Chiese alla splendida creatura dagli occhi smeraldi.


    Come già detto questo pg non é ancora stato postato su Endlos, quindi non troverete la sua scheda. I suoi poteri sono tutti da scoprire, ma non dovete avere paura, dato che non intendo duellare. Un prototipo di scheda la potete trovare qui

    Abilità Passive


    Il Potere del Dragon Slayer: Molte leggende narrano dei Draghi e molte dei loro tesori. Si dice tuttavia che i tesori dei draghi siano maledetti e che chi se ne impossessi diventi un drago a sua volta per il resto della vita. Però, ciò che non é risaputo é che se un drago dona di sua spontanea volontà un pezzo del suo tesoro, esso non sarà soggetto a tale maledizione. Tuttavia non é mai successo che un drago lo facesse, vista l'avidità di tali creature. Qualora succedesse, il pezzo donato dal drago verrebbe dotato di straordinari poteri che passerebbe a chi lo tiene in mano. Uno di questi poteri é la possibilità di controllare la mutazione del corpo in quello di un drago. Grazie a questo potere il possessore del tesoro (che nel caso di Lance é un anello) potrà mutare il proprio corpo o parti del proprio corpo in quelle di un drago. Per esempio potrebbe farsi spuntare zanne o artigli o le ali sulla schiena che permettono di volare o le squame sulla pelle o i polmoni di un drago per sputare fuoco.
    [Passiva - Mutazione del corpo o parti di esso in quello di un drago / Passiva di volo se le ali sono presenti (in duello passiva di levitazione di 5 metri dal suolo)]
     
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    Il locandiere versò uno strano liquido bluastro nel boccale che aveva appena posizionato sul bancone. Uriel poté sentirne l'odore: era un'aroma intenso, pungente, che quasi gli ricordava il pino silvestre o una miscela di vari frutti a lui sconosciuti.
    Afferrò per il manico il boccale e ringraziò l'uomo, appoggiando sul bancone sufficienti monete da poter pagare la bevanda.
    Si girò dando le spalle al bancone e appoggiando i gomiti su di esso.

    << E' sempre così affollata questa locanda? >> chiese al locandiere, cercando di farsi sentire in mezzo a tutto quel brusio.

    Non sentendo risposta guardò con la coda dell'occhio se fosse ancora lì e realizzò che stava parlando con un cliente poco più in là.
    Sbuffando, avvicinò il boccale alle labbra. Sembrava un po' restio dal bere quello che a lui pareva un intruglio, dato l'odore che non gli ispirava granché. Senza pensarci bevve un sorso. Era buono.

    Mentre sorseggiava diede un ennesimo sguardo alla folla. Non aveva mai visto tante razze così diverse, e questo non poteva non catturare la sua attenzione.
    Seduto su un tavolo c'era un uomo che lo osservava. Non appena ne incrociò lo sguardo si girò rapido col corpo, tornando alla posizione originaria. Pensò che per il momento era meglio non girarsi più.

    Proprio in quel momento una figura si sedette al suo fianco.
    I suoi occhi brillarono quando la vide: una ragazza dalla pelle perlacea, in contrasto con i suoi capelli cremisi e i suoi occhi color smeraldo.
    Lei le sorrise, ma lui non riuscì a connettere in tempo il cervello, col risultato di aver sfoggiato un sorriso da completo ebete.
    Quando la ragazza si voltò per parlare all'oste, Uriel tornò a fissare il bancone. Anzi, il bicchiere.
    Lo osservò con sguardo calcolatore: non era una bevanda alcolica, e si augurò che non fosse nemmeno allucinogena.

    Dopo aver analizzato anche la voce della ragazza era ormai sicuro che tanta bellezza non poteva provenire da un comune essere umano. Che fosse una semidea come lui? Deciso di scoprire qualcosa in più, si fece coraggio e aprì bocca:

    << Cia.... >>

    Fu interrotto da un rumore di travi che andavano a pezzi. Trovandosi impreparato dal boato ebbe un tuffo al cuore. Ad occhi sgranati vide un ragazzo proprio davanti, anzi, sopra il bancone. Chiese alla ragazza che se si trovava in paradiso.
    Ironico, pensò che fosse un metodo poco ortodosso per essere il primo ad avere l'onore di parlare con lei.

    Da questo momento non metto più la passiva sotto spoiler, lasciando intendere che sia sempre presente.
     
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    Lo splendido viso della fanciulla gettava un’ombra scura sul liquido chiaro ondeggiante nel bicchiere che stava portando alle labbra di melograno; la locanda era un coacervo sfrenato di suoni, lingue, odori e visi sconosciuti, al quale Amelie guardava con una punta di curiosità scintillante nello sguardo verde, spiando l’ambiente che si stagliava oltre il bordo ligneo del boccale.
    Il giovanotto al quale aveva porto un sorriso sembrava piuttosto timido nonostante avesse ripagato la cortesia, ma entrambi avevano distolto lo sguardo prima di potersi scambiare qualche parola – l’uno per rivolgerlo al bicchiere, l’altra per fare la sua ordinazione.
    In quei pochi secondi di contatto visivo, la curiosa tonalità dei due laghi di nebbia che il giovane aveva per occhi rapì la sua attenzione, e la Fata non poté non associarli – nell’intensità della loro espressività – allo sguardo bigio della Rudbeckia, il taciturno Evan O’Byrne…
    Un dettaglio che la fece sorridere, di nuovo e con maggiore convinzione.

    E proprio quando stava per convincersi a rivolgergli quale parola cordiale, lo schianto di legni che si frantumano sovrastò qualsiasi altro suono, persino le grida – alcune di stupore, altre di paura – che si levarono all’unisono dalla torma di avventori colti alla sprovvista.
    Amelie sollevò le braccia sottili a riparo del bel volto da silfide prima che le schegge la ferissero: non riuscì subito a comprendere esattamente cosa fosse accaduto, ma si era accorta della subitanea variazione di luce intercorsa proco prima; restò così fino a quando le ultime macerie del soffitto non furono cadute e la polvere posata, tra colpi di tosse e imprecazioni da parte dell’oste, comprensibilmente adirato.
    Inutile dire che i bicchieri erano tutti volati all’aria.


    « Sono in paradiso? »

    Oh, e così lo “schianto” aveva una voce, piacevole per giunta; Amelie tirò un sospiro di sollievo mentre abbassava le mani.

    La figura che adesso occupava il suo campo visivo apparteneva a un giovane di bell’aspetto, dai capelli biondi e il fisico asciutto e snello, che la guardava con un’espressione vagamente trasognata e visibilmente confusa.


    « No, siete su Endlos. »
    Replicò la fanciulla ridendo – e ripulendosi dalla polvere –, e fu come se mille campanelli d’argento tintinnassero contemporaneamente
    « Precisamente, siete atterrato nel Presidio Est. »

    Già, “atterrato”. Perché era lapalissiano come quel ragazzo non fosse altro che un naufrago appena scaraventato dal Maelstrom sul semipiano.

    « Come vi sentite? Vi siete fatto male da qualche parte? »

    La Dama Rossa non si stava rivolgendo solo al biondo, ma anche all’uomo dai capelli d’argento seduto accanto a lei: come Corona di Obeah, doveva assicurarsi che nessuno si fosse ferito.



    Le passive da considerare attiva sono quelle del turno precedente
     
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  7. Yoshikage Kira
     
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    Per un attimo lo sguardo d'entrambi s'incrociò, e fu un contatto sufficiente affinché l'altro si voltasse, quasi fosse rimasto turbato.
    Kira a sua volta tornò, silenzioso, a fissare il fondo del bicchiere quando qualcosa - o qualcuno - piovve letteralmente dal cielo. Il tizio cadde sul bancone, dirimpetto alla donna e a quel giovine dallo charme magnetico; Yoshikage, da tutt'altro lato, guardava la scena incuriosito.

    Il tizio piovuto dal cielo si disimpegnò in una frase tanto lusinghiera quanto provocatoria.
    Il suo sguardo brillò di una luce misteriosa, come se avesse appena visto qualcosa, il cui inestimabile valore l'avesse ricompensato di tanto viaggiare e tanto faticare. Di rimando, la giovane dama chiese ai due uomini se fossero illesi.

    Leggermente infastidito dall'improvvisa caduta di quell'omuncolo, Kira gli lanciò un'istantanea quanto brevissima occhiataccia; e fu talmente cagnesco e arcigno che, poco dopo, ritrasse le sue intenzioni ostili nella speranza che nessuno del trio avesse visto, giacché l'ipotesi di una rissa lo fece rabbrividire.
    Gli scontri, per lui, non erano che fonte di guai: avrebbe potuto uccidere tutti i presenti ma, dopo, avrebbe dovuto fare i conti con lo stress, le ferite, la tensione... tutte cose che avrebbe volentieri, e certamente, evitato neanche fossero peste.
    Si limitò a sistemarsi la giacca, alzandosi per uscire... pregando fino all'ultimo secondo che nessuno lo fermasse; lo sguardo fisso, l'uscita era vicina.
    Pochi passi e avrebbe lasciato ogni fonte di guai dietro le spalle!



    Yoshikage Kira
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      Sex Pistols [Passiva di Mira Sovrumana], già citata.

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  8. Lance
     
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    « Ohi ohi ohi. Che botta. »

    Il biondo sollevò lo sguardo verso il tetto della locanda, osservando il buco da lui stesso causato. Si era salvato per un pelo. Si mise a sedere proprio davanti alla fanciulla dagli occhi smeraldi. Che fosse il suo angelo custode?
    Si tenne la testa con la mano sinistra, cercando di ricordare come fosse giunto in Paradiso, mentre con la destra sorreggeva il busto tenendosi al bancone.

    Si guardò in giro , spostando gli occhi prima sull'angelo, poi sul bel ragazzo al suo fianco. Solo un istante più tardi notò un altro giovane tra i due che aveva davanti. Anche lui era spaventosamente bello. Non seppe dire perché, ma nello sguardo che gli indirizzò sentì un'enorme voglia di fare qualcosa di molto brutto. Forse voleva aggredirlo. O ancora meglio stuprarlo! Chissà perché non lo faceva? Forse era solo timido.

    « Sto bene, credo. »

    Rispose con un grande sorriso alla rossa, notando poi che nei suoi begli occhioni serpeggiava una nota di preoccupazione.

    « Non c'é bisogno che vi preoccupiate. Sorridete. Non vi hanno mai detto che avete davvero dei begli occhi? Non credevo che il mio angelo custode potesse essere così bello. »

    Sorrise alla dolce fanciulla per poi rivolgere un sorriso all'uomo dalla pelle del colore del latte (e anche di qualcos'altro che pensò, ma che non si può dire).

    « Spero che anche voi stiate bene, signor Angelo. »

    Fece vagare lo sguardo alla ricerca dell'altro uomo. Lo trovò proprio davanti alla porta che stava per andarsene. Scese dal bancone e si sistemò gli occhiali nel classico gesto che faceva sempre. Il medio della mano destra sollevava di poco il sostegno delle lenti per posizionarlo meglio sul naso. L'anello che portava allo stesso dito, d'oro lucente, rifletté la luce che filtrava dal buco nel soffitto.
    Guardò nuovamente il suo angelo custode.

    « Che ci fa un Demone in Paradiso? »

    Era chiaro che non aveva capito niente di dov'era atterrato.


    C'é davvero bisogno che dica che la passiva é sempre presente? No vero? Bene. Dal prossimo post scordatevi lo spoiler :P
     
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  9. †Steel†
     
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    Erano passati esattamente 3 giorni, 15 ore e 32 minuti dacché aveva messo piede nel mondo esterno.
    Per tutto questo tempo aveva vagato nella desolazione più totale, facendosi strada fra la vegetazione e l'infuocata steppa, senza dormire né nutrirsi. Solitario, silenzioso, arrancava per il cammino come uno spirito senza vita mosso solo dai propri oscuri intenti. Il volto sempre più scarno e pallido, che ancora più lo rendeva simile a un fantasma.
    L'unica veste che lo riparasse dalle intemperie era la tuta nera semi bruciacchiata che per anni aveva portato all'interno del laboratorio. Se avesse avuto alternative avrebbe fatto a brandelli quel pezzo di stoffa monocromatica all'istante, spandendone le ceneri nell'aria, ma purtroppo dovette accontentarsi di cancellare semplicemente la matrice numerica stampata sul tessuto.
    Quel che era stato il suo nome negli ultimi decenni.

    Curvo, camminava da giorni, senza mai fermarsi, puntando il suo vacuo occhio in un'unica direzione, senza che null'altro rapisse la sua attenzione, perché null'altro aveva importanza.
    Sapeva perfettamente quale sarebbe stata la sua prima tappa e quali le tappe future, ma innanzitutto doveva raggiungere il più vicino centro abitato nel giro di miglia: doveva lavarsi di dosso il puzzo asettico di quella sua maledetta casa. Per far questo, tuttavia, doveva mettere un piede dietro l'altro, ancora e ancora, senza che nulla ingombrasse la sua mente se non i piani del proprio progetto.

    Fu infine il quarto giorno, quando il Sole aveva compiuto poco della metà del suo ciclo diurno, che i suoi piedi si posarono finalmente sull'asfalto di un piccolo villaggio.Non ne conosceva il nome, ma a giudicare dalla conformazione stradale e di quella degli edifici, in aggiunta alla direzione del suo viaggio, non doveva trovarsi molto lontano da Istvàn.
    Si avventurò un poco per le strade, muovendo lo sguardo per ogni dove, alla ricerca dell'unico luogo che fosse di suo interesse. Non aveva abbastanza soldi per pagare una locanda, quindi avrebbe dovuto accontentarsi di una taverna a cui rifocillarsi e possibilmente trovare un pagliericcio dove riposarsi per qualche ora, prima di riprendere il viaggio.
    Si diresse dunque in direzione della piazza, dove avrebbe quasi certamente trovato un locale, senza curarsi minimamente dei passanti che lo fissavano e additavano come fosse un mostro, o che peggio si accasciavano in terra a causa della sua eccessiva vicinanza.
    Fu una questione di pochi attimi - vista la geometria regolare e la notevole ristrettezza della cittadina – il raggiungere la meta. Si bloccò un momento a fissare l'entrata dell'osteria, appena rivolgendo uno sguardo oltre la piccola vetrata che dava sull'interno. Subito venne colto dal sospetto, vedendo come qualche anziano cittadino fosse saltato in piedi rovesciando la sedia e come qualche altro fosse rimasto seduto, ma con lo sguardo stralunato fisso verso un ben imprecisato punto della sala. Notevole era anche la quantità di polvere che pareva agitarsi all'interno.
    A corto di più sicure alternative, tuttavia, non poté far altro che spingere la maniglia e mettere piede oltre l'ingresso.
    Non appena entrato, poté subito notare come l'effetto della sua presenza avesse già cominciato a pesare sulle deboli menti degli astanti, costringendo alcuni a risedersi in preda a improvvisi cali di pressione.
    Tutto ciò che i suoi occhi riuscivano a vedere, però, era lo sguardo dell'uomo ritto proprio in fronte a lui; doveva sicuramente essere un cliente in procinto di lasciare il locale, ma il suo ingresso doveva averlo intralciato. O forse era stato qualcos'altro?
    Rivolse allo sconosciuto uno sguardo gelido, inespressivo, privo di una qualsiasi scintilla vitale, quasi non lo vedesse; e d'altronde era così, visto che la sua attenzione era già stata richiamata da qualcosa di ben più insolito.
    Al bancone, due giovane figure erano sedute accanto a un alto tipo elegantemente acconciato, impolverato dalla testa ai piedi e con l'aria trasognata. Alle spalle del trio, il banco era invaso da pezzi di legno e cocci di vetro, sui quali si posava la fioca luce del Sole, filtrante attraverso un ampio buco sul tetto; circondato da una nube di polvere, il barista, ancora visibilmente shockato e stupefatto dall'accaduto.
    Ricostruire la collana di eventi evidentemente accaduti in quel posto fu una sciocchezza, ma non si interessò più del necessario all'improbabile scena che gli si era presentata allo sguardo: non era rilevante. Prese invece ad avvicinarsi al tavolaccio di legno appena incidentato, oltrepassando silenziosamente lo sconosciuto e senza rivolgere la minima attenzione alle altre figure in fronte a lui, se non a quella del taverniere.

    « Cibo, qualsiasi cosa va bene. E mi servono informazioni sulla prima diligenza in partenza per il Nord. »
    Si portò più vicino possibile al bancone, continuando a tenere le mani in tasca, ma allungando appena il capo in direzione del corpulento ometto dall'altro capo del legno. La sua voce era piatta e quasi inquietante. « Inoltre le sarei grato se avesse un qualunque vestito da prestarmi. »

    E detto questo restò in silenzio, tenendo lo spettrale sguardo fisso sul suo interlocutore.



    Passive (ovviamente sempre attive):

    CITAZIONE
    Non è ben chiaro quando gli scienziati si accorsero di aver generato un abominio, ma è certo che temessero la loro creazione più d'ogni altra cosa, tanto da ingabbiare la potenza che loro stessi avevano risvegliato. Molti potenti esper abitano Endlos, ma c'è in lui qualcosa di diverso, qualcosa di malsano, come una bestia costretta in una gabbia troppo piccola per lei, in attesa di liberarsi e sfamarsi. Diversi fattori caratterizzano il suo potere, ad iniziare dall'elemento più ovvio e palese: la potenza. Il Mostro possiede una quantità di energia sproporzionata, che non ha nulla di umano e che se interamente liberata causerebbe una distruzione senza paragoni. L'unica diga a freno di questa dirompente minaccia è costituita da Ghost stesso e dalle capacità del suo corpo. Benché dotato di tutta questa potenza, infatti, non solo non può arrischiarsi ad utilizzarla appieno, perché potrebbe rivelarsi fatale, oltre che troppo pericolosa, ma non è neppure in grado di provarci. Dare libero sfogo a tutto il suo potere, infatti, vorrebbe dire venire inevitabilmente distrutto nel tentativo, prima ancora di essere riuscito a liberarla completamente. Per tutti questi motivi, lo Spettro contiene costantemente il proprio potere, lasciandone fluire solo una minima quantità, comunque sufficiente a classificarlo come una sottospecie di mostro. Per far questo rilascia costantemente un flusso di energia psionica in un'area di circa 10 metri attorno a sé. Chi si trova all'interno di questo raggio d'azione viene investito da una pressione, come se una forza invisibile gravasse sul suo corpo; questa si rivela deleteria per il corpo degli altri esseri, sottoposti a una quantità di energia sproporzionata rispetto alla media. Come conseguenza, chiunque si trovi in un raggio di 10 metri da lui viene schiacciato da questa pressione e comincia ad accusare malessere, affaticamento, spossatezza, un po' come se fosse in carenza di ossigeno. Per prevenire, tuttavia, che la gente comune o qualche "alleato" resti soggiogato dalla sua presenza, in alcuni casi il Mostro preferisce bloccare la fuoriuscita di energia e quindi annullando il campo di forza, sebbene questo gli sia possibile solo per un determinato lasso di tempo. E' considerabile come influenza psichica, ma anche coloro che posseggono difese mentali percepiranno l'enorme quantità di energia, pur non venendone influenzati.
    Sempre legata al suo potere è un'altra caratteristica distintiva della sua mente. Il fatto è che questa è costantemente protetta da una barriera psionica invisibile, quasi un velo impenetrabile, che come per la barriera ematoencefalica serve a proteggerlo. Ciò da cui difende questo scudo di energia sono però le infiltrazioni psioniche e illusorie provenienti dall'esterno. Ogni influenza che tenti di soggiogarlo, infatti, viene immancabilmente annientata dal suo potere. Oltre a questo, inoltre, non bisogna dimenticare che il cervello di Ghost non funziona come gli altri e la sua complessità rappresenta un labirinto per chiunque cercasse di infiltrarvisi, sempre ammesso che quel qualcuno avesse già superato la difesa psionica. Per queste ragioni Ghost si rivela immune alle influenze mentali passive e resistente a quelle attive fino a una potenza Media, oltre la quale si rivelano troppo forti perché possano essere fermate.
    Non direttamente collegata alla potenza è invece la sua capacità neurale e dunque all'intervento degli scienziati sul suo corpo. Essi hanno incrementato le connessioni neurali e la velocità di queste con lo scopo di incrementare la sua intelligenza - donandogli così un QI che sfiora il 250 -. ma ottenendo anche un risultato non previsto. La velocità di ricezione e trasmissione dei suoi nervi è infatti così elevata da aver sostituito l'uso dei poteri tramite pensiero ad uno immediato. Il sistema è simile a quello degli archi riflessi: quando si mette una mano sul fuoco, subito la si ritrae per il calore, ancora prima di pensare di farlo, come qualcosa di automatico. Questo succede perché è il sistema nervoso periferico ad inviare il segnale di risposta allo stimolo tattile e che fa ritrarre la mano dalle fiamme, in modo che questo non passi per il cervello per non rallentare l'azione di risposta. Allo stesso modo lo Spettro utilizza i propri poteri come risultato di un arco riflesso, ossia in modo automatico e immediato, prima ancora che il pensiero abbia tempo di formulare la risposta più adatta. Tuttavia, mentre questa abilità si rivela molto utile in diversi casi, ha anche degli aspetti negativi. Per evitare che ogni sua difesa o offesa risulti involontaria e quindi eventualmente priva di strategia, infatti, Ghost deve sempre mantenere l'autocontrollo di sé e dei propri poteri anche nel mezzo del combattimento e se perdesse il controllo potrebbe ritrovarsi in una specie di modalità berserk. Oltre a questo, il suo carattere diffidente e sospettoso lo porta a percepire il pericolo in ogni cosa e in caso di forte stress anche la semplice pacca improvvisa di un passante potrebbe farlo scattare.
    [Passiva x 3]

    Perdonate la lunghezza. =P
     
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    The guru in the darkness...

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    Da quando era entrato nei favori della Dama Azzurra, per lui era iniziato un periodo roseo e felice; infatti, in solo aveva trovato un alloggio sfarzoso, un lavoro in grado di fargli girare l'intero semipiano in lungo ed in largo, in modo da poter godere del sapore di ogni presidio, uno stipendio in grado di soddisfare ogni suo capriccio sia in campo di abbigliamento, moda, mobilia e molto altro, ma era perfino stato nominato come capo di un numero imprecisato di giovani aitanti forti e muscolosi, senza macchia e senza paura, totalmente assoggettati ai loro superiori. Chi l'avrebbe mai detto che, dopo tanto vagare, sarebbe infine tornato così facilmente alla rivalsa!

    Ah, che vita stupenda!

    Quarion Galanodel entrò con disinvoltura ed eleganza dentro un locale, omaggiando i presenti con un discreto saluto e con un occhiolino ad una cameriera particolarmente graziosa in particolare che, divenuta rossa per l'imbarazzo, lasciò cadere del vino sulla camicia di un cliente, per poi domandargli umilmente perdono lanciando tuttavia occhiatine maliziose al tacito interlocutore in divisa militare. Intanto lui avanzava a passo lento, bellissimo nella sua uniforme scura, i capelli mossi e splendenti quasi fossero fatti di cristallo e gli ancor più belli occhi, d'una tonalità d'oro così inusualmente ammaliante da parer usciti direttamente dalle tesorerie del Presidio dell'Est. Furono proprio quegli occhi a posarsi su una chioma del colore del fuoco poco distante da lui, provocando l'inarcarsi quasi spontaneo delle belle labbra rosse che molti avrebbero scambiato per quelle di una bellissima donna. Dunque i passi continuarono ad avanzare, fino a raggiungerla, inchinandosi poi al suo cospetto con fare cortese e da vero uomo di classe, rivolgendosi a lei con voce soave e melodiosa, come se a parlare fosse davvero stato un angelo.

    -Quarion Galanodel, Ambasciatore del Presidio dell'Est e Capitano delle guardie di Palazzo della Dama Azzurra, per servirla.

    Un angelo giunto per lei soltanto, in grado di compiere miracoli se solo fossero stati desiderati ed espressi da una creatura così bella, il cui volto ispirava così tanta dolcezza.

    -Mi dica, Milady, la stanno forse importunando?

    Intanto lo sguardo si sarebbe posato su tutti i presenti, squadrandoli dal primo all'ultimo, mentre un luccichio malefico parve manifestarsi per un solo istante, scomparendo esattamente come era apparso nell'oro fuso delle sue iridi che poco avevano a che fare con gli umani.


    CITAZIONE
    - Resistenza alle Manipolazioni Psichiche: Qarion, grazie al prolungato studio delle forze esoteriche, ha sviluppato sufficienti contromisure alle intrusioni e raggiri mentali: ha una resistenza alle manipolazioni fino a livello medio.

    CITAZIONE
    -Sesto senso: Per quanto il giovane Quarion sia "strano", è da puntualizzare che la sua mente è così abile da superare i limiti del normale senso umano, e ciò gli porta capacità uniche come quella di "sentire" nel raggio di 15m qualunque tipo di presenza, minacciosa e non (lascerei questo particolare al giudizio del QM); quando questa si trova all'interno dell'area, il giovane dalla chioma turchina è in grado di stabilire la sua esatta posizione nello spazio.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    « Come vi sentite? Vi siete fatto male da qualche parte? »



    Il suono della voce della ragazza gli rieccheggiò nella testa. Accortosi che quei due smeraldi lo osservarono, il suo cuore non poté fare a meno che accellerare il ritmo. S'inumidì la bocca, poi rispose:

    << Sto bene, grazie. >>

    Lo disse con poca convinzione, anche se in realtà era illeso. Doveva sempre sentirsi così ogni volta che tentava di proferire parola? Ogni volta che la guardava? Si augurò il contrario.

    Diede un'occhiata al ragazzo che credeva di essere finito in paradiso. Paradiso... Un tempo Uriel si trovava lì, e per colpa esclusivamente sua, quel fatidico esperimento lo catapultò su Endlos. Sorrise pensando alla sfacciataggine che aveva avuto quel giorno. Magari quel ragazzo era finito lì per lo stesso motivo. Sorrise ancora guardando per un attimo il ragazzo, per poi posare lo sguardo sullo specchio dietro al bancone, il quale rifletteva una sagoma in movimento. Si trattava dell'uomo che aveva visto in precedenza quando incrociarono i loro sguardi. Questo si era alzato, osservando la scena da distante, ma pareva pressoché disinteressato e si apprestò ad uscire dal locale.
    Uriel scrollò le spalle e bevve un altro sorso dal suo boccale che salvò dalla caduta del ragazzo semplicemente tenendolo in mano.

    « Non c'é bisogno che vi preoccupiate. Sorridete. Non vi hanno mai detto che avete davvero dei begli occhi? Non credevo che il mio angelo custode potesse essere così bello. »



    A quelle parole Uriel appoggiò il boccale sul bancone, si avvicinò con il busto su quest'ultimo e appoggiò la testa su di una mano, guardando dal lato opposto. "O non ha realmente capito dove si trovava, o sta cercando di rimorchiare" fu quello che pensò.

    « Spero che anche voi stiate bene, signor Angelo. »



    Lo osservò incuriosito, poi gli sorrise. Non avrebbe dovuto dubitare così su due piedi.

    << Si, sto bene. E mi fa piacere che anche tu stia bene. Tuttavia, io non sono un angelo e tu non sei in paradiso. Come ha detto poco fa questa signorina, ti trovi nel Presidio dell'Est, su Endlos. >>

    Per l'ennesima volta sorrise. Gli sembrava una situazione bizzarra.
    Quando si sistemò gli occhiali non poté fare a meno di non notare l'anello che portava il ragazzo, il quale brillò al riflesso del sole. Gli pareva un cimelio piuttosto antico.
    Non appena chiese cosa ci facesse un demone in paradiso, alzò un sopracciglio. Evidentemente il trauma che aveva subito dalla caduta non era ancora completamente passato.

    Improvvisamente, sentì l'aria impregnarsi di una strana presenza. Si sentì quasi schiacciato dalla forza di gravita. Guardandosi intorno con fare circospetto osservò che non era solo un suo problema e che per altri era anche peggio.
    Appoggiò le mani sul bancone, quasi cercasse di tenersi in piedi da tale forza. Nuovamente lo specchio gli rivelò ciò che aveva alle sue spalle: un'altra figura era entrata nella locanda, cupa. Era quasi sicuro che fosse lui ad emanare una presenza simile, e lo dimostrò il fatto che più si avvicinava più poteva sentirla.

    Quando parlò con l'oste, Uriel ebbe un fremito: il timbro di voce dell'uomo era neutro, ma incuteva una certa inquietudine. Per tutto il tempo lo scrutò con gli occhi socchiusi, quasi volesse vedere al suo interno.
    Passò allo stato di all'erta, temendo per la sua incolumità, per quella della ragazza e per tutti i presenti nel locale.

    Entrò un altro uomo nel locale, ma Uriel era troppo assorto da quell'uomo per accorgersene realmente: lo aveva notato con la coda dell'occhio, ma la sua mente era sempre concentrata su quello che emanava la strana forza.
     
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    Wild Irish Rose

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    << Sto bene, grazie. >>

    Sentendosi così rispondere – sebbene non le fosse sfuggito il tono incerto che gli incrinava la voce – la fanciulla schiuse le labbra in un sorriso rincuorato e sincero, accompagnandolo con un gesto del capo che fece oscillare come rivoli cremisi i suoi capelli, prima di tornare a volgere la sua attenzione verso il biondo e alle sue esclamazioni di dolore.

    « Sto bene, credo.
    Non c'é bisogno che vi preoccupiate. Sorridete. Non vi hanno mai detto che avete davvero dei begli occhi? Non credevo che il mio angelo custode potesse essere così bello. »


    Con un’ombra interrogativa nello sguardo, la Principessa Rossa sollevò gli occhi verdi sino al viso del giovane naufrago, e un sorriso tenero le incurvò le labbra ben disegnate nel riscontrare in lui la volontà di rassicurarla; ma – anche così – era evidente quanto il ragazzo soffrisse per il dolore causato dall’urto violento, che quasi certamente gli avrebbe procurato delle ecchimosi nelle ore a seguire. Poi, lui si rivolse all’uomo che la Dama aveva accanto.

    « Spero che anche voi stiate bene, signor Angelo. »

    << Si, sto bene. E mi fa piacere che anche tu stia bene. Tuttavia, io non sono un angelo e tu non sei in paradiso. Come ha detto poco fa questa signorina, ti trovi nel Presidio dell'Est, su Endlos. >>

    La ragazza ascoltò divertita lo scambio di battute tra i due, ma non si lasciò distogliere dai suoi propositi.


    « Allora lasciate che via aiuti, se sono il vostro angelo custode. »
    Esordì con voce pacata e dolce più dell’ambrosia, tendendo le mani verso quelle del giovane
    « Ci vorrà solo un secondo. »

    E non mentiva su questo, sebbene spiegare il modo in cui intendesse farlo fosse tutt’altro che semplice e lineare, facendole preferire i fatti alle parole. Se il biondo avesse assentito, la Rosa avrebbe chiuso con delicatezza la mano di lui tra le sue dita diafane e sottili, sprigionando il potere di cura dell’Obeah.

    Intanto che la Fatata concentrava le sue attenzioni sugli ospiti della locanda, altri avevano fatto il loro ingresso, coperti dal vociare concitato e non ancora placatosi degli astanti presenti.
    Amelie non poteva vederli, né tantomeno notare dall’angolazione nella quale si trovava il biondo che voleva abbandonare la taverna, ma una viva sorpresa la cose quando avvertì un malessere intenso impossessarsi del suo esile corpicino da ninfa, facendole schiudere la bocca – improvvisamente pallida – in un piccolo arco di muto stupore.


    Quarion Galanodel, Ambasciatore del Presidio dell'Est e Capitano delle guardie di Palazzo della Dama Azzurra, per servirla.
    -Mi dica, Milady, la stanno forse importunando?


    Una voce angelica la riscosse dall’improvvisa eclisse dei sensi, e quando poté finalmente rimettere a fuoco l’ambiente, la Rosa percepì accanto a sé la presenza un giovane aitante dalla capigliatura turchina, che si era inchinato al suo cospetto.
    Non lo riconobbe neppure dopo averlo guardato in volto – un volto di una bellezza luminosa, quasi sovrannaturale – ma il nome non le giungeva nuovo, avendolo già udito sulle labbra della Dama Azzurra; gliene aveva parlato come un uomo d’onore e di grandi capacità, uno dei suoi più stretti collaboratori all’interno dell’entourage di palazzo, e del quale ella si fidava ciecamente. Amelie sapeva quanto Kalia fosse accorta e prudente nella sua gentilezza, per questo l’espressione rinfrancata che gli rivolse era determinata da un sentimento di sincera fiducia.


    « Sono Amelie dei Thuata de Danann, Ufficiale della Dama Azzurra e Corona di Obeah presso i Saggi di Palanthas. »
    Replicò in un soffio, stirando la bocca pallida in un sorriso e chinando la testa coronata di rosso in un saluto formale
    « …E non si preoccupi, nessuno mi sta importunando. »

    Non mancò neppure di rivolgere un cenno del capo al naufrago e all’uomo dai capelli d’argento; lungi da lei mancare di rispetto a chi si era dimostrato così cortese.



    Sempre le solite passive attive =D

    insierisco -come detto nel topic in bacheca- la tecnica che eventualmente Amelie impiegherebbe su Lance

    Energia Curativa: Imponendo le mani su tagli, ferite, lividi o fratture, Armand può risanare, rigenerare, e curare i dolori altrui con un risultato proporzionale al dispendio delle sue energie; le cure -specialmente se prestate a ferite serie- richiedono vari minuti di tempo, quindi non è possibile attuarle nel bel mezzo di una battaglia, a meno che qualcun altro non tenga nel frattempo occupati eventuali aggressori. Gli effetti dell'energia curativa funzionano anche per emorragie interne, ma non rigenera arti amputati, tuttavia permette di rinsaldarli qualora fossero più o meno integri e disponibili; può risanare ferite inflitte a creature vegetali, piante, animali e qualsiasi altro essere, purché, ovviamente, sia vivente.
    Tale potere non può essere impiegato nei combattimenti, e in quest solo previa autorizzazione del qm.
    Consumo: Basso


    Edited by Amelie - 7/8/2011, 19:53
     
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  13. Yoshikage Kira
     
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    Stava per mettere piedi fuori dal locale, quando gli si piazzò davanti un figuro dall'aspetto poco rassicurante; la fretta con cui cercò di allontanarsi motivò un totale disinteresse per quel genere di incontro. Quindi scartò l'accaduto dall'elenco dei suoi ricordi e fece per andarsene. Avrebbe imboccato il ritorno per la sua abitazione il più rapidamente possibile, come se farsi lontano da quel locale fosse diventato una priorità assoluta per lui.


    jojosbizarreadventurepa

    E fu allora che il sangue gli si congelò nelle vene. Si fermò, di colpo. Rimuginò, ci pensò su... poi guardò le proprie mani e ne fu sicuro: la sua ventiquattrore! Si diede del cretino per non averci fatto caso, perché la fretta di andarsene gli aveva fatto dimenticare una cosa tanto importante.

    » C-cosa?
    Perché?
    Dannazione! «

    Si voltò indietro e prese a correre come un folle privo di senno. Ogni sua preoccupazione, se dapprima infima e insignificante, crebbe considerevolmente passo dopo passo: e se avessero aperto la valigia? Avrebbero visto la mano al suo interno? O forse ne avrebbero avvertito l'odore?
    Per accelerare il suo passo si tolse prima la giacca, poi la cravatta; sentendosi più leggero e agile pensò di poter far prima. Cadde, incespicò e poi tornò dritto. E ricadde poco dopo, sporcandosi di terra e poi di fango. Ma non gli interessò nulla del suo aspetto. N E S S U N O doveva aprire quella maledetta valigetta!

    Quando vide il locale in lontananza, respirò affannosamente.
    Vi sarebbe piombato dentro buttando all'aria chiunque lo intralciasse e, qualora qualcuno dei presenti fosse stato vicino alla ventiquattrore oppure prossimo ad aprirla, Kira avebbe urlato a gran voce.

    » METTI GIU' LE MANI, STRONZO! «

    E puntando il dito, avrebbe messo in chiaro la sua minaccia!
    Ed era pronto a tutto, pur di riaverla...



    Yoshikage Kira
      Stand/Equipaggiamento
      The Emperor Info
      Sex Pistols [Passiva di Mira Sovrumana], già citata.

      Stand/Abilità
      Scary Monster Info non usato.

      Stand/Famiglio
      Killer Queen Info non attivo.

      Mana & Consumi 100%

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  14. Lance
     
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    Guardò il Demone entrare nella locanda. Come mise piede in quel luogo l'atmosfera cambiò completamente. Le anime dei defunti che erano giunte in quel luogo vennero oppresse dalla presenta demoniaca. Quasi tutte le persone ne risentirono, lui compreso. Il biondo piovuto dal cielo sentiva la pressione che quella presenza scatenava su chi gli stava troppo vicino.

    Voltò lo sguardo verso il suo Angelo Custode che, intanto, si era gentilmente offerta di prendersi cura di lui. Le pose la mano, sorridendole. Non sapeva per quale motivo, ma dal primo momento che l'aveva vista aveva capito che era lei che si sarebbe presa cura di lui in quel mondo magico e paradisiaco e lui, per ringraziarla, l'avrebbe protetta da chiunque avesse cercato di farle del male, non solo fisicamente.

    Proprio in quel momento, varcò la soglia un bel ragazzo. Giovane, aitante e muscoloso. Peccato per il suo piccolo difetto: era troppo pieno di sé. Chi si credeva di essere? Pensava che bastasse sbrodolare un paio di titoli per poter allungare le mani sugli Angeli Custodi degli altri?!

    « Senta lei. »
    -disse il biondo, parandosi davanti all'uomo appena entrato-
    « Non ti ho mai visto, ma se pensi di poter allungare le mani sul mio Angelo Custode solo perché sei a capo di un gruppetto di angeli, ti sbagli di grosso. »

    Il ragazzo piovuto dal cielo si sistemò nuovamente gli occhiali, più per vezzo che per bisogno. Non gli piaceva proprio quell'atteggiamento da macho-super-boy-ci-penso-io. Ancor meno poteva accettare tante lusinghe al suo angelo custode.
    Semplicemente inaccettabile.
    Era già pronto a sparare qualche insulto contro quell'uomo, quando il giovane che precedentemente aveva abbandonato la locanda, quello che voleva stuprarlo!, spalancò le porte, fiondandosi nella taverna. La prima cosa che il biondo al bancone notò, fu che questa volta si era presentato mezzo nudo.

    » METTI GIU' LE MANI, STRONZO! «

    Un sorrisetto comparve sul volto del biondo che cercò di nasconderlo con la mano, mettendo nuovamente in mostra l'anello d'oro.

    « Credo stia dicendo a te. »

    Disse poi al giovane aitante uomo che ci stava provando con la rossa.

     
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  15. †Steel†
     
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    Quel posto era rumoroso, troppo rumoroso.
    In appena dieci minuti aveva visto e sentito il susseguirsi di eventi e discorsi senza un ben precisato perché, tra naufraghi che credevano di essere in paradiso, fate madrine dai capelli insensatamente rossi e pomposi capelloni dal sorriso ambiguo.
    Dal canto suo, lo Spettro si era limitato a ripagare l'affaticato e tremante taverniere per il magro pasto che gli aveva servito, oltre che per i vestiti palesemente di seconda mano che gli aveva offerto - più per paura che per gentilezza -. Aveva preso posto al tavolo che poco prima lo sconosciuto visto all'ingresso aveva lasciato, non curandosi affatto delle altre presenze né dell'effetto che la sua stava esercitando su (quasi) tutti loro. Non appena lo avevano visto sedersi al tavolo, molti dei presenti avevano deciso di prendere le distanze da quella che pareva la fonte del loro malessere, col risultato che rapidamente la sala si sfoltì di gente.
    In breve, tuttavia, la calma dei suoi pensieri venne nuovamente interrotta da una strillante voce all'ingresso.

    « METTI GIU' LE MANI, STRONZO! »

    Quella voce richiamò l'attenzione di tutti, ma in particolare della sua, considerando che l’uomo stava parlando proprio con lui.
    Istantaneamente bloccò la forchetta, continuando con calma a masticare il pezzo di carne che aveva in bocca e spostando lo sguardo sullo sconosciuto appena irrotto nel locale. Non c'era dubbio, si trattava dello stesso tipo con cui aveva incrociato lo sguardo al suo ingresso nel locale, ossia lo stesso che fino a pochi minuti prima era seduto a quella sedia.
    Il suo viso era sudaticcio, gli occhi sgranati dalla sorpresa e dal timore. Che avesse a che fare con la valigetta abbandonata sotto il tavolo?

    « No, non è quello il mio nome. »



    Edited by †Steel† - 9/8/2011, 19:30
     
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