[CoB] Sunset snow

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  1. †Steel†
     
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    Calava il sole nell'ora del crepuscolo, tingendo quelle vie d'un luminoso fuoco. Alla destra lo precedeva la sua ombra, accompagnandolo nel solitario cammino come una vecchia amica. Si posava sul viso di ogni passante, talvolta fondendosi con le tenebre, talvolta stagliandosi sul profilo di un palazzo e ingigantendosi come un silenzioso guardiano.
    Dalle nubi sanguigne dipinte nel cielo bruno, un freddo pianto candido cadeva come pioggia, come volesse spegnere il gelido incendio appiccato dalla luce del sole morente.
    La carezza del candido nevischio, tuttavia, non sembrava raggiungerlo, ed appena questo sembrava volergli sfiorare la pallida pelle, ecco che inevitabilmente si scioglieva e spariva, fumo.
    Ma d'altronde cosa mai avrebbe potuto afferrare uno spettro? Cosa mai avrebbe potuto provare?
    Lui era solo un volto senza faccia né nome in quelle strade buie e sconosciute, e persino il suo grido sarebbe stato ignorato dall'anonima gente passeggiante sul ponte.

    Tac - tac.

    Il rumore dei passi delle genti e il balbettare caotico dei mille passanti e le voci che ancora e ancora affollavano la sua mente.
    Eppure, nulla di ciò aveva importanza, nulla più del fisso desiderio che dominava i suoi pensieri. Appena ora si trovava sulla soglia di un mondo così vasto da raggelare il sangue.
    Doveva solo trovare la chiave che ne aprisse la serratura.

     
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  2. Narval
     
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    La porta si aprì da sé, e lo sguardo degli astanti sarebbe stato meravigliato nel vedere la porta di quel palazzotto di periferia -più simile ad un magazzino che ad un'abitazione- muoversi come per magia. Poi, forse, avrebbero notato il piccolo uomo in nero che era andato ad aprire.
    Fece un rapido segno al Fantasma, facendogli capire che doveva seguirlo: subito dopo si voltò, iniziando a camminare lungo il corridoio. La porta si richiuse alle loro spalle.

    A dire il vero, più che camminare, quel fantoccio alto poco più di un metro e venti sembrava scivolare sul marmo della pavimentazione, non produceva alcun rumore, nessuna vibrazione -niente di niente.
    Guidò il nuovo venuto attraverso un'enorme stanza utilizzata come magazzino, casse di legno e pagliericcio erano accatastate ovunque, lasciando vacante solo uno striminzito corridoio centrale.

    Una volta fuori dal magazzino, riprendeva il corridoio in marmo. Le porte laterali sembravano tutte chiuse, alcune addirittura risultavano sprangate. Le finestre dalle ampie vetrate erano coperte da polverosi panneggi damascati.
    Giunti di fronte ad una porta, l'uomo in nero si fermò.
    All'interno della stanza, un uomo dai capelli biondo cenere, seduto su una poltrona, si rivolgeva ai suoi interlocutori con voce piana -tranquillizzante.
    « Non credo dovremm-- »

    Untitled-1-4
    « Oh, abbiamo visite. »

    Le porte della stanza si aprirono ad un suo semplice gesto, rivelando sull'uscio la presenza del Fantasma e del servitore. Questi si profuse in un inchino, prima di sparire, lasciando solo l'ospite con il suo anfitrione -più altri due personaggi.
    « Su, su, non essere timido. Sei tra amici. »

    Piegò le labbra in un sorriso, mentre sollevava il sopracciglio destro in una smorfia curiosa, ammiccando all'indirizzo dell'uomo dai capelli scuri seduto a breve distanza.
    « Almeno per i prossimi dieci minuti. »


    CITAZIONE
    Prima di rispondere, attendiamo i post di Ace e Guardian =)
    Ars Oratoria :: abilità passiva
    Dovendosi reinventare per trasformare sé stesso in un'Opera degna, Ebenezer decise di apportare alla propria persona delle migliorie di un qualche conto, ben sapendo che il mondo in cui si sarebbe dovuto avventurare non era facile da abitare, e la sopravvivenza passava anzitutto dalla propria capacità di evitare di finire massacrato.
    Unitamente a ciò, scelse di trarre un adeguato vantaggio economico dalla sua scelta, donandosi così insieme alla trasfigurazione, nuove capacità oratorie che gli avrebbero permesso di mercanteggiare e parlamentare con maggiore successo -capacità invidiabili per chi si muove nel viscido mondo del commercio. Dotò dunque sé stesso di un elevato grado di carisma, unito alla capacità di interloquire con chiunque, modulando il registro lessicale in base alle conoscenze e inclinazioni dell'interlocutore; si rese insomma un affabulatore straordinario, capace di catturare l'attenzione di chiunque, di fare proposte e tessere inganni infarcendo le proprie storie di menzogne che all'uditorio (s)fortunato appariranno come puro vangelo.
    In un eccesso di esuberanza volle strafare, adornandosi di un'aura di timore riverenziale che l'avrebbe circondato contagiando tutte le persone che gli fossero state sufficientemente vicine (-ovvero nel raggio di 5m). Effetto principe di quell'aura era il timore non tanto della persona in quanto tale ma di ciò che rappresenta, inducendo chi ne era soggiogato ad evitare, se possibile, di fare qualcosa che potesse offendere l'ebreo.
    Negli anni tuttavia queste abilità vennero affinate grazie ad un continuo esercizio, arrivando a surclassare quelle che erano state le (im)modeste intenzioni del loro stesso ideatore, tanto che alla fine arrivarono a soffrirne perfino coloro che si dichiaravano refrattari a tali evanescenti influenze.

     
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  3. Rokudou Mukuro
     
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    Un gruppo nascente è un gruppo che ha ancora tutto da dimostrare. Se le sue basi sono incerte, tutta la struttura crolla sotto il peso della vaghezza.
    Aveva preso un periodo di lontananza dalla gestione del suo casinò in quel di Merowish. Certi affari sanno andare avanti da soli, se lasciati in mani capaci. E sia mai, il Decimo è sempre stato un uomo capace di scegliere i suoi collaboratori con la massima attenzione.
    Anche ora.
    Ma a quanto pare era tutto da rimandare a tempi più propizi, perchè l'imprevisto, questa volta sotto forma di visitatore, era già di mezzo.
    Narval l'aveva già accolto come si accoglie una vecchia, piacevole visita.
    Il Decimo ebbe il dispetto d'esserne un po' più irritato.
    «Potrei sapere cortesemente, a nome di tutti i membri della riunione, con chi abbiamo il piacere di parlare?»
    Il tono della voce tradiva le sue parole. A far pesare le sue intenzioni, tra le mani accarezzò il ferro del suo tridente. Le punte rivolse verso l'avventore. Taglienti, affilati bisturi.



    CITAZIONE

    A r e a
    D' A n n u l l a m e n t o

    Punto d'annullamento e di cessazione, il corpo funge da centro di una zona sferica in cui la visione extrasensoriale risulta praticamente azzerata. A meno di non avere adeguate contromosse, resterà arduo distinguere un illusione dalla realtà, o l'opportuno movimento di una tecnica obliata. Il raggio d'azione dell'abilità è di 10 metri, e può essere opportunamente modificata in base alle situazioni. Utile se utilizzata in combinazione con un'adeguata illusione.
    - Passiva -

    A r e a D i
    S o v r a s c r i t t u r a

    Una capacità che non annulla nulla delle capacità nemiche se non le loro protezioni mentali riferite agli attacchi diretti alla loro coscienza. O, per meglio dire, le sovrascrive. Il possessore delle tecniche o abilità in questione non percepirà alcuna alterazione nelle sue capacità, tuttavia, nel momento in cui entrerà in un raggio di 10 metri dal corpo di Mukuro, questa abilità sovrascriverà le protezioni di cui il soggetto può disporre modificandole in maniera tale da permettere alle tecniche ed abilità del Decimo di passare liberamente. Funziona con protezioni che giungono fino a livello medio.
    - Passiva -

    A r e a D i
    N u l l i f i c a z i o n e

    La mente del Boss è la mente di chi ha vissuto l'eternità in ogni suo brivido, assaporandone tutto, dal piacere del paradiso al brivido dell'inferno. Essa s'è quindi potenziata, acquisendo una resistenza passiva di un livello basso utile contro ogni genere di interferenza esterna non desiderata. Qualora la situazione diventi critica, sfruttando le sue stesse energie, egli può rinsaldarne le mura, rinforzandola per un breve periodo, un turno, di un quantitativo variabile.
    - Passiva + Variabile -


     
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  4. The Hank
     
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    Le dita intrecciate ne sorreggevano il peso dell'intero capo, il mento adagiato su di esse e i gomiti posti al lato della scrivania dove prendeva posto l'ebreo.
    Nella sedia vicino a lui invece sedeva il così appellato Don, uomo che fin dal primo passo mosso in quella stanza era stato oggetto di attenzione e valutazione dal parte del Corrotto, operazione celata sotto repentini e fulminei sguardi.
    Il valore di un alleato, un valore spesso difficile da contemplare.
    Stipati nell'ingombro magazzino i tre andavano discutendo di faccende burocratiche e pertanto spesso lontane da conclusione, annichilendo la sua mente e la sua attenzione, risvegliate ora – e finalmente – dal torpore dal cigolio della porta.
    Si potevano permettere un palazzo a Laputa ma non un po' d'olio per due cardini arrugginiti.

    Le reazioni dei suoi commensali furono differenti, ma il nuovo giunto fu comunque invitato cortesemente a prender posto, e forse meno cortesemente – con tanto di ferro puntato alla gola – di saltare i preliminari per occuparsi delle presentazioni.
    Pragmatico, certo scontato per uno che gestisce beni materiali.

    « Facciamolo sedere... » Disse sorridendo, affibbiò un calcio ad una sedia situata a breve distanza, facendola strisciare fino a collocarla tra la sua e quella del Decimo, così da metterlo a suo agio, trafitto dalle falcate di sguardi pungenti. Ad agio, ma non troppo. « ...O gli si seccherà la gola a stare là in piedi. »

    Un cenno con il capo a Narval, sperano che non se la prendesse se per quella volta era stato lui a fare gli onori di casa.

     
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  5. †Steel†
     
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    Naturali, tutte reazioni naturali da parte degli uomini di cui aveva appena interrotto i discorsi.
    Non che fosse sua intenzione certo, d'altronde si era limitato a seguire i passi di quella che pareva più una bambola manovrata, che un domestico; era consapevole di aver messo piede in un territorio non proprio, letteralmente e figurativamente parlando e l'indisporre gli sconosciuti figuri a cui si sarebbe dovuto rivolgere non era una strategia consigliata.
    Ma ahimè, il suo piede aveva già varcato la soglia di quell'anonima stanza, e pertanto il gioco era iniziato.

    « Desolato di non avere un nome con cui presentarmi. » Rispose in tono secco e inespressivo all'unico che gli avesse mostrato aggressività, senza tuttavia rivolgergli lo sguardo, fisso in quello del biondo seduto al centro della sala. « Non ritiene il mio essere stato condotto qui sufficiente a provare le mie pacifiche intenzioni? »

    E finalmente il suo occhio corse alle cuspidi metalliche del tridente posto in grembo allo sconosciuto, per poi posarsi sul volto di lui. Fu un attimo appena, prima di tornare a guardare la magnetica figura dell'uomo che aveva attirato la sua attenzione, il primo ad avere parlato.
    Prese quindi a fare qualche passo in direzione della sedia che il terzo gli aveva bruscamente porto, mentre il suo indice destro correva ad indicare il biondo figuro in fronte a sé.

    « Tu devi essere il capo. Forse il Maestro, ho ragione? »

    Non era certo di questa affermazione, ma tutti gli indizi davano a intendere che fosse proprio lui, esattamente la persona che stava cercando.
    Che fosse il più alto di grado in quella sala era abbastanza evidente, avendo non solo parlato per primo e a nome di tutti, ma anche perché la sua posizione era centrale ed il viso era rivolto in direzione dell'ingresso. A questo andavano aggiunti i chiari segnali nel tono di voce e gli sguardi che i tre si scambiavano.
    Che si trattasse proprio del Maestro era invece una supposizione infondata, avvalorata da indizi minimi.
    Quale che fosse la verità, tuttavia, era altro ciò su cui si concentrava la sua mente.

    « Sono qui per delle trattative. »

    E dunque si sedette, ricacciando le mani all'interno delle tasche.



    CITAZIONE
    ¬ M o N s T r U m

    Non è ben chiaro quando gli scienziati si accorsero di aver generato un abominio, ma è certo che temessero la loro creazione più d'ogni altra cosa, tanto da ingabbiare la potenza che loro stessi avevano risvegliato. Molti potenti esper abitano Endlos, ma c'è in lui qualcosa di diverso, qualcosa di malsano, come una bestia costretta in una gabbia troppo piccola per lei, in attesa di liberarsi e sfamarsi. Diversi fattori caratterizzano il suo potere, ad iniziare dall'elemento più ovvio e palese: la potenza. Il Mostro possiede una quantità di energia sproporzionata, che non ha nulla di umano e che se interamente liberata causerebbe una distruzione senza paragoni. L'unica diga a freno di questa dirompente minaccia è costituita da Ghost stesso e dalle capacità del suo corpo. Benché dotato di tutta questa potenza, infatti, non solo non può arrischiarsi ad utilizzarla appieno, perché potrebbe rivelarsi fatale, oltre che troppo pericolosa, ma non è neppure in grado di provarci. Dare libero sfogo a tutto il suo potere, infatti, vorrebbe dire venire inevitabilmente distrutto nel tentativo, prima ancora di essere riuscito a liberarla completamente. Per tutti questi motivi, lo Spettro contiene costantemente il proprio potere, lasciandone fluire solo una minima quantità, comunque sufficiente a classificarlo come una sottospecie di mostro. Per far questo rilascia costantemente un flusso di energia psionica in un'area di circa 10 metri attorno a sé. Chi si trova all'interno di questo raggio d'azione viene investito da una pressione, come se una forza invisibile gravasse sul suo corpo; questa si rivela deleteria per il corpo degli altri esseri, sottoposti a una quantità di energia sproporzionata rispetto alla media. Come conseguenza, chiunque si trovi in un raggio di 10 metri da lui viene schiacciato da questa pressione e comincia ad accusare malessere, affaticamento, spossatezza, un po' come se fosse in carenza di ossigeno. Per prevenire, tuttavia, che la gente comune o qualche "alleato" resti soggiogato dalla sua presenza, in alcuni casi il Mostro preferisce bloccare la fuoriuscita di energia e quindi annullando il campo di forza, sebbene questo gli sia possibile solo per un determinato lasso di tempo. E' considerabile come influenza psichica, ma anche coloro che posseggono difese mentali percepiranno l'enorme quantità di energia, pur non venendone influenzati.
    Sempre legata al suo potere è un'altra caratteristica distintiva della sua mente. Il fatto è che questa è costantemente protetta da una barriera psionica invisibile, quasi un velo impenetrabile, che come per la barriera ematoencefalica serve a proteggerlo. Ciò da cui difende questo scudo di energia sono però le infiltrazioni psioniche e illusorie provenienti dall'esterno. Ogni influenza che tenti di soggiogarlo, infatti, viene immancabilmente annientata dal suo potere. Oltre a questo, inoltre, non bisogna dimenticare che il cervello di Ghost non funziona come gli altri e la sua complessità rappresenta un labirinto per chiunque cercasse di infiltrarvisi, sempre ammesso che quel qualcuno avesse già superato la difesa psionica. Per queste ragioni Ghost si rivela immune alle influenze mentali passive e resistente a quelle attive fino a una potenza Media, oltre la quale si rivelano troppo forti perché possano essere fermate.
    Non direttamente collegata alla potenza è invece la sua capacità neurale e dunque all'intervento degli scienziati sul suo corpo. Essi hanno incrementato le connessioni neurali e la velocità di queste con lo scopo di incrementare la sua intelligenza - donandogli così un QI che sfiora il 250 -. ma ottenendo anche un risultato non previsto. La velocità di ricezione e trasmissione dei suoi nervi è infatti così elevata da aver sostituito l'uso dei poteri tramite pensiero ad uno immediato. Il sistema è simile a quello degli archi riflessi: quando si mette una mano sul fuoco, subito la si ritrae per il calore, ancora prima di pensare di farlo, come qualcosa di automatico. Questo succede perché è il sistema nervoso periferico ad inviare il segnale di risposta allo stimolo tattile e che fa ritrarre la mano dalle fiamme, in modo che questo non passi per il cervello per non rallentare l'azione di risposta. Allo stesso modo lo Spettro utilizza i propri poteri come risultato di un arco riflesso, ossia in modo automatico e immediato, prima ancora che il pensiero abbia tempo di formulare la risposta più adatta. Tuttavia, mentre questa abilità si rivela molto utile in diversi casi, ha anche degli aspetti negativi. Per evitare che ogni sua difesa o offesa risulti involontaria e quindi eventualmente priva di strategia, infatti, Ghost deve sempre mantenere l'autocontrollo di sé e dei propri poteri anche nel mezzo del combattimento e se perdesse il controllo potrebbe ritrovarsi in una specie di modalità berserk. Oltre a questo, il suo carattere diffidente e sospettoso lo porta a percepire il pericolo in ogni cosa e in caso di forte stress anche la semplice pacca improvvisa di un passante potrebbe farlo scattare.
    [Passiva x 3]


    Edited by †Steel† - 1/8/2011, 23:07
     
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  6. Narval
     
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    Trattenne a stento un sorriso, allargando le braccia e lanciando uno sguardo in tralice a Mukuro, come a fargli intendere che non c'era nulla di male nel concedere alcuni minuti a qualcuno che evidentemente non era capitato lì per caso.
    Dal canto suo, riteneva di essere completamente a suo agio e nel pieno del suo elemento.

    « Mi hai beccato » ammise, con tono colpevole,
    prima di portare le braccia dietro la nuca, accompagnando il gesto con un sonoro sospiro.
    « Quanto alle tue intenzioni » riprese subito dopo, più conciliante, « fossero state meno che buone, non ti troveresti qui. »
    Riportò gli arti superiori sui braccioli, riportandosi ad una posizione eretta -più consona alle trattative.
    « Adesso non hai che da dimostrarlo. »

    Tuttavia, ebbe a riconoscere di aver mancato di cortesia sorvolando sulle presentazioni, cosa cui rimediò immediatamente:
    « Questi sono Thel Vadam e Don Mukuro, i miei più stretti collaboratori. »
    Ben disposto -se non ad accogliere- quantomeno ad ascoltare le proposte dello sconosciuto, gli fece un rapido cenno per invitarlo a parlare.

    « Dieci minuti ho detto, e ne è già trascorso uno » si premurò di precisare.
    « Avanti, cowboy: stupiscimi. »

     
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  7. Rokudou Mukuro
     
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    «Sinceramente? No.»
    Replicò secco alle prime affermazioni del nuovo arrivato, cambiando totalmente atteggiamento. Era un uomo d'affari con sei vite alle spalle, aveva visto il meglio ed il peggio degli esseri umani ed un po' oltre. Quando capisci come comportarti con gli uomini, capisci che non devi fidarti di loro. Primo postulato per la sopravvivenza per la vita terrena ed oltre.
    Ma d'altronde era presto per cercare già di attaccare il nuovo giunto senza ragioni apparenti. Decide di dargli la possibilità di replica. In fondo, non aveva fatto nulla di male.
    Per ora.

     
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  8. Guardian Of Nightfall
     
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    Una voce senza tono ed espressività?
    Che cosa fastidiosa.
    Fece scivolare di qualche centimetro il mento tra le mani, ritrovandolo sorretto ai lati dai palmi da poco disgiunti. Osservò attentamente colui che chiedeva udienza, borbottando.
    Sorrise largamente alle parole del Decimo, trattenendo tra i denti stretti una risata.

    « Che simpatica coincidenza, anche noi siamo qui per quello. »

    Rispose al ragazzo (?) mantenendo inalterata per alcuni istanti la giuliva espressione.
    Raddrizzò la schiena, ricercando la posizione più comoda possibile sullo scranno, piegando poi al petto le braccia con fare impazzitene.

     
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  9. †Steel†
     
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    Non si curò affatto di nessuno degli altri due presenti in quella sala, né quando Narval li presentò, né quando questi gli rivolsero la parola, limitandosi a degnarli di uno sguardo unicamente come vaga forma di rispetto.
    La sua attenzione andava esclusivamente a chi sapeva essere la figura di maggiore importanza in quella sala, ossia il giovane che comodamente se ne stava seduto in fronte a lui, in attesa che parlasse. Ognuno di loro gli aveva rivolto parole dal tono ironico o vagamente beffardo, che servissero a ricordargli costantemente della sua condizione di preda in quella sala, senza però che lui vi prestasse importanza.

    « Intendo dar vita alla più ingente forza bellica e scientifica che questo semi piano abbia mai conosciuto. » E inclinando appena il capo, si puntò un indice alla tempia, continuando a fissare il suo interlocutore con quel suo vuoto sguardo. « Alchimia, ingegneria, magia, fisica... quale che sia il campo di studio posso e voglio dominarne ogni aspetto. »
    E qui fece una pausa, abbassando la mano e cominciando a sfregare i polpastrelli delle dita fra loro, insistentemente.
    « Io vi offro potere e strumenti di potere. »

    Il tono delle sue parole era inespressivo, come al solito, ma una totale sicurezza e fermezza sembravano permeare le sue parole, a testimonianza che quanto avesse detto non era un messaggio di semplice e infondata propaganda, bensì un piano certo e ragionato.
    In fondo, perché avrebbe dovuto mentire?

     
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  10. Narval
     
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    Per stupirlo, l'aveva stupito. Il corpo di Narval assunse una certa rigidità, e così anche il suo tono. Si sporse in avanti, gli occhi ridotti a due fessure che scrutavano l'interlocutore.
    « Ti sei appena guadagnato un altro po' del mio tempo, Cowboy. »

    Aveva sentito cosa aveva da offrire, e certo sembrava interessante, ma andava prima scoperto cosa avesse davvero in mente quel tizio, e soprattutto cosa avrebbe chiesto in cambio.
    « La tua idea -guarda un po'- si sposa con un mio vecchio pallino. Ma prima di chiederti come vorresti procedere per mettere in atto quanto prometti »
    sussurrò con voce melliflua, fregandosi le mani e dardeggiando occhiate ai suoi alleati,
    « vorrei sapere cosa chiedi in cambio, e perché sei venuto proprio da noi. »

     
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  11. Rokudou Mukuro
     
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    Per un attimo ebbe un leggero senso di trasposizione, quel tipo sembrava fargli gli stessi discorsi del suo collaboratore tecnologico, Dino.
    Come aveva già dimostrato al vecchio -si fa per dire- Narval, aveva dubbi un po' si chiunque ed un po' troppo facilmente. Era sicuro che anche lui avrebbe avuto lo stesso dubbio al riguardo: se quell'uomo era lì, cercava qualcosa. Se cercava qualcosa, doveva essere qualcosa di grosso per parlare direttamente con i grandi capi.
    Soppesò il pensiero e lo lasciò svicolare in un angolo della sua scrivania mentale, in attesa. Si riservò il ruolo di spettatore, in quella diatriba tecnica, poichè c'era una piccola idea che stava sviluppando per sé e che avrebbe avuto modo di affinare con i dati raccolti.

     
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  12. Guardian Of Nightfall
     
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    Posò goffamente il gomito sulla scrivania, sorreggendo il mento chiuso tra il pollice e l'indice.
    Pese dalle labbra di quel ragazzo per qualche istante, non era tanto diverso da molti altri che prima di lui si erano riconosciuti e decantati come i nuovi possessori del potere – direttamente estratto da “piccoli tiranni crescono”.
    Senza dubbio, era uno che non dava un peso alle sue parole.

    Inclinò lateralmente il capo, cercando di leggere le reazioni dei suoi due commilitoni sui loro visi o atteggiamenti.

    « Insomma, i biglietti della prima fila per la prima serata del Paradiso fai-da-te. »

    Fece scivolare il capo lentamente lungo il palmo aperto, fino a far coprire metà del suo volto dalla mano destra.
    Tutto ciò appariva il tipico ciarlatano di cattivo gusto.

     
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  13. †Steel†
     
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    Molto bene, sembrava che dopotutto il Maestro avesse apprezzato i suoi intenti; l'aver guadagnato la sua attenzione rendeva il tutto più semplice.
    Diversamente sembrava pensarla uno dei suoi collaboratori, il più misterioso e strano fra tutti. Seduto alla sua sinistra, era intervenuto con tono sarcastico e vagamente annoiato in risposta al suo discorso, segno che non lo riteneva altro che un predicatore illuso della propria sacra missione.

    « Non si prenda gioco del mio intelletto, signor Vadam »

    E questa volta il tono delle sue parole non sembrava vacuo e inespressivo, bensì una punta di genuina irritazione le animava, tanto che staccò gli occhi dal proprio interlocutore per regalare una fulminea occhiata all'uomo coperto di stracci.
    Fu tuttavia un semplice attimo, dopo di che tornò a rivolgersi a Narval, recuperando la propria fredda compostezza.

    « La conoscenza è ben poca cosa se privata degli strumenti. » Fece quindi una pausa, alzando nuovamente la mano destra, che questa volta mostrava due dita alzate. « Io chiedo solo due cose: mezzi e utopia. »

    Chissà, forse chiedeva troppo, ma in fondo non si era rivolto per caso a loro, sapeva che il cammino intrapreso da quell'uomo si sarebbe incrociato con il suo.
    Quale che fossero gli obiettivi, non inseguivano forse un sogno simile?

     
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  14. Narval
     
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    Iniziò a perdere una parte del suo genuino aplombe.
    Se da una parte aveva interesse che sia Thel che Rokudou assistessero a quell'incontro, dall'altra lo innervosivano le dilazioni: il tempo era denaro, e benché negli ultimi milleseicento anni avesse imparato a disprezzare l'eternità, non era certo di voler trascorrere ciò che gli rimaneva da vivere ascoltando ciance prive di fondamento.
    Oltretutto, il suo fantasmatico interlocutore era sfuggente così come il soprannome suggeriva, tanto da costringerlo a tagliare corto.

    « Parli bene » rispose, « ed i mezzi certamente non ci mancano; quanto all'utopia, sono la prova quasi vivente della sua sussistenza. »

    Si sollevò dalla sua comoda seduta, venendo avanti di qualche passo dopo aver elegantemente aggirato lo scrittoio, per poi su quello stesso legno poggiarvi le terga, assumendo una posizione al tempo stesso incuriosita e conciliante.
    « Adesso però veniamo al dettaglio: dove e come vorresti creare questo centro di studi, che a quanto pare necessita del nostro patrocinio? Come vorresti strutturarlo? »

    Diede un'occhiata a Mukuro, intuendo forse in parte ciò che ronzava nella testa del decimo.
    Aggiunse: « Ma soprattutto: quali credenziali avanzi? »

     
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  15. Rokudou Mukuro
     
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    Una tazza di caffè e quella giornata sarebbe potuta volgere al bello.
    Una tazza di the per renderla splendida.
    Ma niente illumina più una giornata di un'idea.
    Mezzi e parole sono niente in mano a gente senza idee.
    Mezzi e parole si perdono nel mare dell'inutilità come tutto, senza un supporto.
    Mezzi e parole.
    Mezzi e parole, ed era tutto ciò che quell'uomo voleva.
    Saggiamone le idee.
    «Dimmi qualche idea. Qualche progetto. Se devi motivarci, dacci una ragione.»
    Se non si fosse dimostrato all'altezza da lì non ne sarebbe uscito vivo, ma probabilmetne questo già lo sapeva.
    Forse prima gli avrebbe chiesto di portargli una tazza di caffè.
    «Se le tue idee si dimostreranno all'altezza, ti dirò dove trovare qualche altro collaboratore degno di questo nome
    Uno, ma degno di ogni lettera maiuscola.

     
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14 replies since 30/7/2011, 22:53   151 views
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