[LAM] Fortuito Incontro

Arruolamento Gidan

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    Il vento soffiava rapido, cercando d'insinuare il gelo oltre il pesante mantello del solitario viaggiatore.
    Passo dopo passo s'inerpicava su quel sentiero montano, tenendo le orecchie dritte e gli occhi aperti per evitare spiacevoli sorprese nel suo viaggio verso i laghi che caratterizzavano la zona, sperando di non avere male interpretato le indicazioni fornite dagli abitanti di Rockmore.
    Finite le vicende che lo avevano portato ad affrontare quella donna-demone in una caverna più a valle, il giovane ladro aveva riposato per qualche giorno nel villaggio che aveva salvato da una setta che prendeva gli abitanti stregandoli per i suoi riti immondi.
    Ricordò l'emozione dei sopravvissuti quando tornarono al villaggio, dove poterono ritornare alla loro famiglia. La loro gioia era stata grande, ma tutti quel giorno avevano perso un genitore, un figlio, un fratello o un'amante, un evento che li avrebbe segnati per sempre. Nonostante il lutto che tutti portavano, lo avevano accolto con gratitudine per aver contribuito a salvare parte dei loro cari da quella terribile esperienza, invitandolo a rimanere lì per godere della loro ospitalità.
    Non credendo sarebbe stato il caso di dire che in realtà lui si era trovato là per caso, catapultato in quella situazione da una piega dello spazio, attraversata mentre stava annegando in una tempesta nel suo mondo originale, Gidan decise di accettare e magari scoprire qualcosa di più sul mondo alieno in cui si era ritrovato.

    La sua ricerca era sempre la stessa: la luce blu che era l'unico ricordo che aveva del suo luogo d'infanzia, dove sperava di trovare le origini che non aveva mai conosciuto. Aveva sempre associato tale ricordo ad un lago o un mare, e quando scoprì che quella regione era famosa per i suoi laghi decise che valeva la pena scalare le montagne per vederli, sperando che almeno uno di essi gli ricordasse qualcosa che fosse collegato alla sua casa.
    Fu così che si procurò un mantello per difendersi dal freddo delle montagne, si fece spiegare la strada da uno degli abitanti e continuò la sua ricerca delle sue origini, questa volta in un mondo completamente nuovo ed inesplorato.

    Il sentiero che stava percorrendo era una via abbastanza battuta, come dimostravano i segni delle ruote dei carri che passavano per quella parte. Mentre saliva sempre di più attraversò un piccolo boschetto, che dopo poco lasciò spazio ad un prato che apriva la visuale ai monti vicini, le cui punte bianche splendevano sotto la luce del sole. Il cielo era azzurro e senza una nuvola, ma Gidan sapeva che non era il caso di farsi ingannare: il tempo poteva cambiare piuttosto velocemente, ed era sempre meglio fare attenzione.
    Un'ora dopo, il terreno a destra del sentiero era diventato un dirupo che si gettava verso valle, mentre sulla sinistra un muro di roccia si alzava sempre più in alto. Più di una nuvola adesso oscurava il cielo, e il ladro pensò che forse era il caso di trovare un possibile rifugio prima di trovarsi nel mezzo di una bufera.

    Il suono di una cascata si faceva sempre più forte, e Gidan seppe che si stava avvicinando ad uno dei laghi. Dopo una stretta curva a sinistra, il sentiero erboso perdeva l'inclinazione nell'entrare in una piccola vallata, occupata prevalentemente da un'enorme distesa di acqua limpida e azzurra. Il percorso proseguiva tenendosi sul lato sinistro della valle, un lembo di terra largo circa cinque metri, mentre alla destra il lago s'estendeva per almeno un centinaio di metri. La cascata era situata dalla parte opposta, versando la sua acqua in un alto balzo, facendo ribollire il lago sottostante. Il giovane si sedette su un masso sul ciglio della strada ad osservare lo spettacolo, che per quanto affascinante fosse non gli portava assolutamente nulla alla mente. Non che ci avesse sperato molto, tuttavia provò un po' di delusione allo scoprire che doveva cercare ancora.
    Alzatosi pronto a cercare un riparo per la fine della giornata, vide sul fondo della strada davanti a sé tre grossi animali che brucavano i ciuffi d'erba che crescevano sulla riva del lago. Nonostante la distanza il ladro poteva intuire che si trattava di creature piuttosto grandi, e dalle lunghe corna. Sperò non fossero ostili, perché doveva passare vicino a loro per proseguire, ma le sue speranze si rivelarono vane.

    Il vento cambiò improvvisamente direzione, soffiando verso i tre bestioni che percepirono l'odore di Gidan. Alzarono la testa di scatto per puntarla verso di lui, e sbuffando fecero per caricarlo.
    « Questo non è buono... » disse, mentre cercava di pensare rapidamente a cosa fare. Adesso le tre creature stavano correndo verso di lui, e più si avvicinavano più le loro corna dimostravano di essere addirittura più lunghe del ladro. La terra tremava sotto al loro pesante passo, ed erano a cinque metri di distanza quando finalmente la mente del giovane si sbloccò dalla sorpresa. Si tolse rapidamente il pesante mantello, che l'avrebbe intralciato, e subito prima che una delle robuste corna s'abbattesse sul suo corpo spiccò un alto balzo, roteando a mezz'aria sopra i tre bestioni inferociti, ed atterrando dietro di loro. Sguainò le daghe, chiedendosi quanto sarebbero state in grado di ferire creature simili.
    Mentre quei rinoceronti si fermavano per girarsi e ricaricare, il ladro ebbe modo di osservarli un po' più da vicino. Presentavano tutte e tre diverse ferite su tutto il corpo, alcune che si andavano cicatrizzando, altre più fresche. Sembravano appena usciti da un'intensa battaglia, e questo era un vantaggio che Gidan intendeva sfruttare.

    Notò che una delle creature aveva il fiato più pesante, gli occhi più spenti e prossimi allo sfinimento. Decise che avrebbe attaccato prima quella, ed rimase in attesa della prossima carica. Non dovette aspettare molto che i tre Rhinox corsero verso di lui muggendo, ma questa volta il ladro saltò più basso, cercando di passare poco sopra alla creatura più debole. Era un'operazione rischiosa: saltare troppo basso lo avrebbe avvicinato troppo a quelle enormi corna, troppo in alto e non sarebbe riuscito a raggiungerlo con la sua tecnica. Fortunatamente Gidan era abile nel calibrare la forza dei suoi balzi, e passò ad un metro circa dall'alta schiena della creatura. Quando fu esattamente sopra al Rhinox si rivolse verso di lui ed accumulò la sua energia magica innanzi a sé, creando una grande sfera d'energia azzurra, dal diametro di circa un metro e mezzo. Quando questa venne a contatto con la pelle della creatura ci fu una forte esplosione, che schiacciò a terra la creatura che cadde al suolo in un muggito di dolore, mentre il boato si propagava echeggiando tra le montagne.
    Il Rhinox cercò di rialzarsi, grondando sangue dalle ferite riaperte e col pelo della schiena bruciata dall'esplosione, tuttavia le sue gambe cedettero e non si rialzò più.
    Fuori uno, due ne mancano, pensò mentre riprendeva un attimo il fiato.

    Il duello andò avanti a lungo.
    Gidan era abbastanza agile e veloce da riuscire ad evitare la maggior parte dei loro colpi, tuttavia più andava avanti più le forze gli mancavano. I suoi abiti erano sporchi di terra e rovinati per le continue cadute per schivare i colpi, ed il suo corpo era coperto di piccole abrasioni per aver strisciato troppo contro il terreno. Le sue lame grondavano sangue per tutte le volte che aveva ferito le creature quando si avvicinavano troppo, tuttavia sembrava che attaccarle in quel modo servisse più ad inferocirle che a indebolirle. Avendo capito che non potevano sperare di travolgerlo con una carica, s'erano fatte più furbe: s'avvicinavano entrambe agitando le enormi corna, mordendo e pestando le pesanti zampe, cercando di bloccare le vie di fuga del giovane attaccando uno dopo l'altro. In più di un'occasione il ladro andò vicino dal venire trafitto, e sapeva che non sarebbe resistito ancora a lungo.
    Trovò l'apertura che cercava quando uno dei Rhinox si alzò sulle zampe posteriori per cercare di schiacciarlo con quelle anteriori. Invece di spostarsi di lato per evitare di finire travolto, il ladro balzò e caricando la sua energia sulla daga che impugnava al contrario con la mano sinistra sgozzò la creatura con un rapido fendente da sinistra verso destra. Un enorme spruzzo di sangue ricoprì il ladro ed il terreno sottostante, mentre il Rhinox muggiva e agitava la testa in spasmi incontrollati, andando a sbattere le possenti corna contro il muro di pietra vicino a lui, causando un fracasso non indifferente e facendo temere a Gidan che avrebbe staccato un pezzo di roccia, ma fortunatamente la montagna tenne.

    Aveva speso molta energia per quell'ultimo attacco, e il ladro si avvicinava all'essere esausto. Dopo essersi scansato rapidamente per evitare gli spasmi della bestia che aveva sgozzato, il terzo ed ultimo Rhinox l'aveva preso alla sprovvista avvicinandosi e menando un colpo con le corna. Troppo stanco per schivare, il ladro fece appena in tempo ad evocare uno scudo d'energia innanzi a sé, ma la forza del colpo fu tale che lo scudo finì disintegrato e Gidan volò di diversi metri all'indietro, con la spalla sinistra malamente ferita dal corno, anche se la sua barriera aveva in qualche modo diminuito i danni. Rotolò a terra digrignando i denti dal dolore, e quando cercò di rimettersi in piedi le gambe gli cedettero e cadde in ginocchio, tenendosi la spalla sinistra con la mano destra, cercando in qualche modo di fermare l'uscita di sangue che ormai lo ricopriva da capo a piedi. Aveva perduto la daga che impugnava col braccio ferito, e la vide dietro le zampe dell'ultimo Rhinox, irraggiungibile.
    La creatura lo guardava con uno sguardo omicida, mentre si preparava all'ultima carica. Gidan si chiese se sarebbe riuscito ad uscire vivo da quella brutta situazione, e ripensò alla luce blu ed ai suoi amici nei Tantarus mentre il Rhinox correva verso di lui, potente ed inesorabile.
     
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    C'era qualcosa per lui nel cielo. Le nuvole tenevano sempre nascoste un regalo, che lui più di una volta, e quasi sempre invano, ricercava con un certo affanno. S'era perduto nelle pieghe di un'amore che, giorno dopo giorno, riscoprì sempre più lontano, o forse troppo vicino; e se impugnava una spada per difenderla, non poteva abbracciarla; ma qualora cedesse la spada per stringerla, come potrebbe proteggerla? Una domanda che, qualche tempo prima, era solo un sussurro. Adesso bussava alla sua porta rabbiosamente, e chiedeva - quasi osava - laddove lui non sentiva né la forza e né il coraggio di chieder più di quanto sperasse. E la vicinanza di lei s'era fatta, ben presto, quasi insopportabile: amare ciò che l'amore rappresenta non può dirsi facile, né amare ciò che incarna l'amore stesso è utopicamente possibile. Qual che fosse la natura dello stesso, si riscoprì arido proprio lì, a pochi centimetri dal petto, dietro una corazza e la gabbia toracica. L'amarezza, che si ripresenta esigendo un salato tributo, non fu incerta nel suo incedere: dritta, come una spada, gli si piantò nel plesso solare.

    Forse per questo c'era sempre qualcosa, per lui, nel cielo.
    In groppa alla fida Caska, il grifone dalle possenti ali e il piumaggio folto, l'Elfo veleggiava per vette montane; la consapevolezza d'essere in missione, per tutta la prima parte del viaggio, costituì solo uno spauracchio: fugò pensieri e dolori fra il soffice grigiume, volteggiando su per le cime di Shea e per i suoi laghi celesti. E fu più o meno dopo qualche ora di volo che udì un suono, quasi un tonfo sordo... come, un'esplosione. Virò immediatamente, sentendo lo sbuffo dell'animale azzannargli l'orecchio. Precipitò, letteralmente, verso la fonte del boato; e già vide in lontananza un ragazzo in difficoltà, solo contro bestie feroci e assai perigliose. La frettolosa discesa gli permise soltanto di notare la possente e letale carica di un Rhinox.

    Balzò da Caska, affinché il grifone acquisisse la rapidità sufficiente per intercettare il mostro cornuto. L'avrebbe urtato, facendolo cadere su di un fianco, mentre il Falco d'Argento, sulle ali della sua armatura, ripiegò in rapida discesa verso il mostro. La Spada degli Spiriti Silvani guizzò fulminea, lasciandosi dietro una scia di sangue e una creatura morta.
    Solo allora l'Elfo si sarebbe voltato, ricercando con lo sguardo - e poi a gran voce - quel che gli era sembrato un ragazzino nei guai.


    Grifis
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    Mentre osservava il Rhinox correre verso di lui udì il suono di un battito d'ali che si avvicinava. Davanti ai suoi occhi sconvolti un grifone che cavalcava un altro grifone apparve in picchiata, schiantandosi contro il Rhinox fermando la sua carica. Poi il grifone umanoide - che solo dopo Gidan si accorse che era una persona con un'armatura argentata che rappresentava la creatura che cavalcava - spiccò un balzo per menare un singolo fendente verso il mostro caduto su un fianco, uccidendolo.
    Gli ci volle qualche attimo per capire che non sarebbe morto quel giorno, e improvvisamente tutta la tensione, la stanchezza e lo stordimento gli furono insopportabili, e il ladro da inginocchiato si mise seduto, ansimando e grondando sudore e sangue, continuando a tenersi con la mano destra la spalla ferita.

    Quando si avvicinò ebbe modo di vedere meglio il suo salvatore: la prima parola che gli venne per descriverlo fu bello, ed era strano che un uomo facesse in lui questa impressione. Vestito di argento e verde, aveva un portamento regale ed elegante che infondeva una certa deferenza, come se in sua presenza bisognasse tenere a freno la lingua per non rischiare di mostrarsi non al suo stesso livello con parole inadeguate. I suoi capelli erano di un biondo talmente chiaro da sembrare argento, e i suoi occhi dovevano aver rapito il cuore di più di una fanciulla.
    « Ti devo la vita, Guerriero Alato » disse, abbozzando un sorriso che somigliava più ad una smorfia di dolore.

    Si accorse solo allora che aveva perso una delle sue lame durante l'ultima fase del combattimento, e cercando di muovere il meno possibile la parte sinistra del busto si alzò, guardandosi intorno.
    « La mia daga... »

    ReportStato fisico ~ Diverse abrasioni per tutto il corpo, stanchezza fisica, braccio sinistro inutilizzabile e sanguinante.
    Mana ~ 30 % circa.
    Consumi ~ Nessuno.
    Armi
    » Daghe ~ Una in mano, l'altra nel terreno.

    Abilità passive
    » Can't Fool Me! ~ Gidan percepisce quando è sotto l'effetto di una tecnica psichica o illusoria.

    Tecniche attive utilizzate
    Nessuna.
     
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    grifislato2
    Quando finalmente lo scorse, ebbe l'impressione d'aver già visto quel volto altrove. Scosse il capo di lì a poco, forse stava soltanto confondendosi. Gli si fece più vicino, notando quanto fosse stanco e stordito dalla battaglia; eppure spese qualche parola d'elogio, perché uccidere ben due Rhinox non era arte comune a tutti.

    Dovere, ragazzo. Il mio nome è Grifis dei Minos, meglio conosciuto come il Falco d'Argento dei Liber Aeris Milites. Non è stato il caso a farmi giungere a te, e devo dire che se tu non avessi ucciso i primi due mostri, non so fino a che punto avrei potuto trarti in salvo.

    Notò la sua spalla destra ferita, e comprese quanto dura fosse stata la lotta per la propria sopravvivenza. Con un fischio richiamò Caska, che sibilando obbediente raggiunse il Falco e il Ladro.

    Le minute dimensioni del giovane avrebbero permesso un volo agevole e rapido, verso la città più vicina nei dintorni; frattanto che l'invitasse a salire in groppa al suo compagno alato, aiutandolo cordialmente, notò la coda di questi. Era lunga e di colorazione quasi dorata, non molto diversa se paragonata a quella delle scimmie. Ma non chiese né indagò, non volendo sembrare inopportuno.

    Qui nei dintorni c'è un villaggio dove possiamo curare la tua ferita. So che è difficile fidarsi di uno sconosciuto, ma il mio codice d'onore mi impedisce d'abbandonarti qui. Da solo.

    Quantunque fosse riuscito a convincere l'altro a farsi trasportare in groppa a Caska, Grifis ne avrebbe preso le redini issandola, con uno schiocco delle briglie, verso il cielo e le nuvole. Avrebbero impiegato poco tempo, durante il quale il Jenoma e l'Elfo potevano, eventualmente, approfondire la propria conoscenza.


    Grifis
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    Sporca di sangue e terra, Gidan ritrovò la sua seconda daga, cercò di ripulirla alla meglio strofinandola contro l'erba e la rimise nel fodero. Nel frattempo l'uomo di presentò come Grifis, e quando nominò i Liber Aeris Milites capì come aveva ottenuto i fregi verdi che portava indosso. A quel punto si ricordò delle buone maniere ed abbozzò un inchino, presentandosi a sua volta.
    « Io sono Gidan, attore nella compagnia teatrale dei Tantarus, piuttosto conosciuto nelle città di Alexandria e Lindblum. »
    Disse spontaneamente la sua classica frase di presentazione quando flirtava con una ragazza, e spesso era un buon modo per attaccare bottone. Si chiese se quei nomi per Grifis significassero qualcosa. Probabilmente no, pensò con una strana sensazione di tristezza. Questo mondo mi è estraneo, come io sono estraneo ad esso.
    Avrebbe dovuto anche trovarsi una nuova frase per fare colpo sulle ragazze, ma è un problema che avrebbe affrontato dopo.

    « Molte delle ferite da taglio che hanno queste creature erano già presenti ancora prima che mi attaccassero. Se questi mostri non fossero stati già feriti ed esausti in partenza, al tuo arrivo qui avresti trovato solamente un cadavere. »
    Osservò Grifis richiamare il grifone con cui era venuto, che planò docile accanto a lui, raspando il terreno con i suoi lunghi artigli affilati. La fiera aveva il piumaggio marrone ed il becco nero come la notte, ed era equipaggiata con una sella e delle redini per facilitare la cavalcatura. Quando Grifis gli fece cenno di salire e montare in groppa, per un attimo Gidan si sentì a disagio: non aveva mai visto un grifone ammaestrato, e l'idea di cavalcarne uno gli pareva assurda.
    Tuttavia non aveva certo intenzione di fare la figura del codardo, e montò sulla sella. Notò che il Falco D'Argento gli guardava la coda, tuttavia non gli chiese nulla in merito, forse per semplice educazione o forse perché era abituato alla vista di persone non propriamente umane. Gidan non disse nulla, più che altro perché nemmeno lui sapeva il perché la possedesse, dato che nessun altro nel suo mondo ne aveva una come la sua. Era un altro di quei misteri che era intenzionato a scoprire, prima o poi.

    « Qui nei dintorni c'è un villaggio dove possiamo curare la tua ferita. So che è difficile fidarsi di uno sconosciuto, ma il mio codice d'onore mi impedisce d'abbandonarti qui. Da solo. »
    « Se mi avessi voluto morto mi avresti lasciato alla mercé di quei mostri. Inoltre preferisco non perdere troppo tempo per quanto riguarda il mio braccio. »
    Guardò l'arto inerte al suo fianco sinistro, ricoperto del sangue proprio e di quello dei Rhinox, e la ferita aveva cominciato a pulsare e la sua testa a farsi leggera. Poteva fidarsi di Grifis, o vagare in una montagna sconosciuta sperando di trovare un villaggio prima di svenire o incontrarsi in altre creature ostili.
    Quando il Falco prese le redini il grifone spiccò in volo, e Gidan sentì che il suo stomaco che rimaneva a terra mentre lui si alzava sempre più di quota.

    Il ladro era abituato a volare, tuttavia l'aveva sempre fatto a bordo dello Scenalante o altre areonavi, mai in groppa ad un animale. Il vuoto tra lui ed il terreno non gli era mai parso così vicino, e si aggrappò con la mano destra e la coda sulla sella, per timore di cadere. Il vento gli scompigliava i capelli e gli rimbombava nelle orecchie, ma nonostante il cuore che batteva a mille non poté che godersi la terrorizzante e al contempo magnifica sensazione di volo, osservando gli alberi e i laghi sempre più piccoli sotto di sé, e rivaleggiando in altezza con le possenti montagne innevate.
    « Hai detto che non sei giunto qui per caso, » urlò, cercando di farsi sentire sopra il vento « come mai ti trovavi in questa zona? »

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    grifisprofilo3

    La sua abitudine al volo era chiaramente visibile da come dirigeva Caska, su per le plumbee nuvole. Il suoi capelli veleggiavano sulle ali del vento, carezzati come da una mano amica e gentile; una mano che ama ciò che tocca, e ci gioca allegramente. Il flap flap continuo del grifone non distruggeva l'armoniosità venutasi a creare con il vento, il cui canto accompagnò i due uomini su per il Cielo.

    Sono in missione. La Dama del Vento vuole che io faccia una ricognizione qui, nel Presidio dell'Est. Una banda di bracconieri e di briganti ha venduto recentemente alcune creature su al Castello di Laputa, aumentando il giro di lotte clandestine - disse, evitando di far menzione circa le città nominate dal giovane che, probabilmente, non esistevano su Endlos. Rimandò quella verità ad un secondo e migliore momento: questo genere di bische, fino a poco tempo fa, non destava problemi di sorta.
    Finché nessuno cittadino si faceva male, non c'era motivo di agire con la forza. Questo fin quando non è aumentato il giro di soldi, di scommesse... e ovviamente c'è scappato di mezzo anche il morto.
    Così eccomi qui, con l'ordine di sgominare questa banda di malfattori.

    Disse. Non appena fu in vista dei tetti della cittadina, fece vibrare l'anima e chiese a Gidan di tenersi forte; la picchiata fu molto veloce e, pur tuttavia, abilmente controllata. Si avvicinarono lentamente, scendendo di quota con velocità e stabilità. L'atterraggio in quel villaggio non fu casuale: Grifis era diretto proprio lì, come tappa delle sue indagini. Fermarsi a far curare il giovane Jenoma, per tanto, non costituì per lui nessun fastidio di sorta.


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    Gidan ascoltò la spiegazione di Grifsi, e quando ebbe finito disse « Devi sapere una cosa su di me. Probabilmente l'hai anche già capito, ma io non sono di questo mondo. Ho attraversato un qualche tipo di portale circa tre giorni fa, e non ho davvero la minima idea di cosa siano i Liber Aeris Milites, il Catello di Laputa e questa Dama del Vento! Ho un debito verso di te ed intendo aiutarti con questi bracconieri per come posso, ma ti chiedo di essere più preciso nelle tue spiegazioni! »

    Poco dopo arrivarono al villaggio, un insieme di case non particolarmente sviluppato situato su un pendio di una montagna. La discesa fu veloce ma pur sempre controllata picchiata che scombussolò nuovamente lo stomaco del giovane ladro, che si strinse ancora di più alla sella. Quando atterrarono si sentì ancora più esausto, e quando scese goffamente dall'animale cadde a terra, ansimando e con la vista che gli si annebbiava.
    « Ho sonno... » E svenne.

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    Scoprirai che non sei il solo e provenire da un'altro mondo.

    Terminò la sua risposta quando s'accorse che il ragazzo era, infine, svenuto.
    Sorrise in parte, provando per lui una strana e indefinita simpatia: gli ricordò quel suo compagno d'arme, Gatsu, ch'era morto tragicamente... Cinquant'anni fa. Il ricordo lo avvolse con una stilettata nel cuore, tanto che ansimò in parte. Cercò di inabissare il dispiacere conducendo rapidamente il giovane ove poteva, finalmente, essere curato.

    *

    GRIFIS

    Grifis avrebbe atteso, seduto di fianco al ladro. Privo di corazza, la quale poggiava poco più in là, quasi fosse la statua di un grifone; allorquando il Jenoma fu in grado di capire cosa poteva dirgli, avrebbe preso a spiegare molte delle cose di fondamentale apprendimento:

    Il mondo in cui ti trovi si chiama Endlos: è un'ammasso di dimensioni che, attratte dalla tempesta del Maelstrom, tiene unito questo semipiano formando una sorta di dimensione "nel mezzo".
    Endlos è diviso in Presidi: Nord, Sud, Ovest ed Est. Laputa è invece un Presidio errante: un Castello che vola nel cielo, senza fissa dimora. E' da lì che io provengo, ed è lì che ha sede una Gilda di difensori, i Liber Aeris Milites, conosciuti anche come Aviatori.
    Sono capitanati dalla Drusilia Galanodel, la Dama del Vento.

    E s'interruppe, non solo perché Gidan necessitasse di un certo riposo, quanto e anche perché voleva sentir da lui altre ed eventuali domande.


    Grifis
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    Pensato



    Si svegliò su un letto, ancora stanco ma decisamente più in forma di prima. La spalla sinistra era stata pulita e bendata, così come le altre ferite più piccole che gli coprivano il corpo. Da come non sentiva più il dolore, chi l'aveva curato doveva essere particolarmente abile.
    Si trovava in una stanza quadrata, con un letto, un paio di sedie per eventuali ospiti ed un tavolo con sopra appoggiata una bacinella d'acqua, degli attrezzi di metallo e delle bende insanguinate. Dei quadri appesi ai muri abbellivano la camera, con ritratti che andavano da scene di caccia a vasi di frutta.
    Su un angolo era riposta un'armatura a forma di grifone, ed il suo possessore era seduto accanto al letto, aspettando il suo risveglio.
    « Dove sono? E quanto ho dormito? »

    Grifis preferì comunque rispondere alla domanda che gli aveva fatto poco prima di collassare. Il ladro ascoltò tutto con attenzione, cercando di assimilare le informazioni che lo avrebbero aiutato a farsi un'idea più precisa del mondo in cui era capitato. Un pensiero in particolare lo assillava.
    « Hai detto che non sono il solo a provenire da un altro mondo, vero? Ma se si può venire da un altro mondo ad Endlos, è anche possibile attraversare questo Maelstrom per tornare indietro viaggiando da qui ad uno degli altri mondi esistenti? »
    Non avrebbe potuto sopportare l'idea di non poter più rivedere quei matti dei Tantarus, la sua unica famiglia.
     
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  10. Grifis:.
     
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    Sorrise leggermente. Ma non fu per una qualche gioia, né perché sorpreso dalla domanda. Il suo era un sorriso triste, profondamente oscuro ed emblematico. Per qualche istante si perse in un turbine di ricordi: il suo compagno, il Maeltrom... quei cinquant'anni di vuoto. Che n'era stato della sua vita, frattanto? I necrologi di Laputa vergavano ancora il suo nome, fra gli Aviatori caduti. E c'era ancora chi, per strada, scappava credendolo uno spettro. Cinquant'anni, una inezia per un Elfo, poco meno di tre mesi per Endlos... mezzo secolo, per Grifis. Schioccò le labbra, lasciando scappare via i pensieri che lo turbavano, aprendosi a una risposta per Gidan:

    Quelli che provengono da altri mondi si chiamano, comunemente, naufraghi.
    I primi ad essere giunti sul semipiano hanno formato una popolazione che, attualmente, raggiunge almeno le tre o quattro generazioni; si definiscono purosangue, e ne vanno orgogliosi. Io sono fra questi
    - fece una leggera pausa, lasciando che il ladro assorbisse il peso delle parole prossime venture - Esiste una netta frangia che ostacola i naufraghi. Li trucida. Li ritengono un pericolo, un cancro. Noi Aviatori facciamo di tutto per salvaguardare la pace. Il villaggio in cui ci troviamo si chiama Dalistar, ed è composto prevalentemente da naufraghi ed è sotto la protezione della Dama, quindi siamo al sicuro.

    Si alzò poco dopo, andando a carezzare l'Armatura del Grifone d'Argento: il solo e unico cimelio che aveva riportato con sé, dopo essere precipitato in un'altro mondo... Chissà chi gli aveva regalato quelle vestigia, e perché.

    Mentre si specchiava nell'immagine del metallo, continuò la sua arringa:

    In tutta Endlos esiste forse un solo uomo che ha viaggiato nel Malestrom due volte, senza morire. La prima volta per caso e, dopo molto tempo, a ritroso per tornare a casa.
    E immagino tu abbia capito che sto parlando di me stesso. Ho vissuto cinquant'anni in un modo di cui, ahimè, non ricordo nulla; e sono tornato ma, in risposta alla tua domanda, purtroppo posso dirti solo ciò che direbbe chiunque altro: non saprai mai dove il Maelstrom ti porterà, e se ti ci porterà. Puoi solo sperare che non ti uccida.



    Grifis
      Equipaggiamento
      [ Armatura d'Argento del Grifone ]Info
      [ Passiva Volo]3

      [ Spada degli Spiriti Silvani ]Info
      1

      Abilità Passive
      ~ S I L E N T H I L L ~ Info
      [ Passiva di Charme "Riverenza" ]

      ~ F E A R L E S S ~ Info
      [ Passiva Resistenza Psionica Medio Livello ]

      Abilità Attive


      Mana & Consumi 100%

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  11. Ark
     
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    Legenda ~
    Narrato
    « Parlato »
    « Parlato di Altri »
    Pensato



    Nel cercare una casa che non ho mai avuto, ho perso l'unica che realmente avevo.
    Questo fu l'unico, terrificante pensiero del ladro dopo che ebbe ascoltato le parole di Grifis. La coperta si fece soffocante e la gettò di lato, per poi balzare in piedi guardando ovunque e da nessuna parte, lo sguardo spento. La ferita non gli fece male nel movimento, ma lui non ci fese caso.
    « No. »
    Strinse le mani a pugno, talmente forte che le nocche diventarono bianche, e le unghie ferirono i palmi lasciando rosse mezzelune sanguinanti. Il respiro si fece affannoso mentre cercava di mantenere il controllo, digrignando i denti.
    « No. »
    Voleva gridare la sua frustrazione, uscire da quella casa e cominciare a correre verso una qualche direzione, cadere in ginocchio e piangere lacrime amare, in una miscela di rabbia, dolore e risentimento verso sé stesso ed il mondo.
    « NO! »
    Improvvisamente il suo corpo cominciò a brillare come una stella, mentre i capelli e la coda da biondi diventarono rosati, e una folta peluria dello stesso colore gli cresceva su tutto il corpo, lasciando però scoperte le braccia e l'addome. Con tutta la forza che aveva colpì il pavimento con il suo pugno destro, in un impatto talmente forte che lasciò il segno delle sue nocche nelle spesse travi di legno.
    Dopo essersi così sfogato riuscì a riprendere il controllo, tornando al suo aspetto fisico normale, ansimando vistosamente. Provò vergogna di sé per aver dato un simile spettacolo di debolezza davanti a Grifis, non era da lui reagire in quel modo alle cattive notizie, ma scoprire che aveva perso tutto per ottenere nulla era stato semplicemente troppo per il giovane ladro.
    Voleva dare a Grifis del bugiardo, che lui sarebbe riuscito dove il Falco aveva fallito, ma dentro di sé aveva sempre temuto la verità delle sue affermazioni. Scosse la testa, riaprendo gli occhi e guardando un punto imprecisato davanti a sé. Avrebbe avuto bisogno di tempo per accettare davvero quella notizia, ma in quel momento ciò di cui aveva davvero bisogno era di distrarsi, di concentrare la sua mente su qualsiasi altra cosa.
    « Dimmi... Dimmi dei bracconieri. Sai chi sono, o dove si trovano? »
     
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  12. Grifis:.
     
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    La realtà, purtroppo, bruciò come sale sulle ferite. Quel giovane, naufragato ad Endlos, aveva scoperto l'amara verità della sua situazione. E forse mai più avrebbe rivisto la sua casa. Tuttavia, il Falco s'apprestò ad aggiungere:

    Sei io sono riuscito a tornare ad Endlos da un'altro mondo, forse esiste un modo per fare il contrario. Quale che sia, purtroppo, non ne ho memoria.

    Si avvicinò al letto del ladro, sedendosi. Fu felice di sentirlo così interessato ai briganti a cui Grifis stava dando la caccia, tuttavia consigliò il riposo almeno fino all'indomani.

    Ti prometto che ti spiegherò ogni cosa, ma prima vorrei che tu riposassi. La tua vita, per il momento, ha maggiore importanza.



    Grifis
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      Info come concordato, direi di chiudere qui la scena del naufragio^^ fammi sapere se vuoi fare un ultimo post, così che io possa far valutare e chiudere la ruolata =)

     
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11 replies since 16/8/2011, 11:40   144 views
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