Una nuova vita

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  1. GodotAWW
     
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    Il latrato dei cani era la cosa che più aveva odiato in questi ultimi mesi; Quel lento abbaiare, dolce, soave, che spesso viene raccontato in realtà non esiste.
    Esiste solo il rabbiare feroce dei mastini che ti sguinzagliano quando per pura questione di sopravvivenza si è costretti a rubare per mangiare!

    "Ma quante storie per un paio di mele!"

    Il giovane fuggiva portandosi dietro il latrare feroce e rabbioso dei cani, quattro enormi bestie brutte al di sopra di ogni immaginazione, che non sembravano non avere alcuna intenzione di mollare il bersaglio per nessuna cosa al mondo.

    "Non posso certo fermarmi per parlargli dolcemente, né ho il tempo di farli a pezzi, Caspita, se è vero che la fortuna è cieca deve avere una mira di merda per non prendermi mai!"

    Ma nonostante i pensieri che lo attraversavano quella volta la fortuna capitò che la fortuna si trovasse dalla sua parte; superata una collina cominciò ad intravedere nella boscaglia prima una, poi due, poi tante, tantissime luci non troppo lontane da dove si trovava. Il giovane ebbe un tuffo al cuore:

    "Finalmente, non ci speravo più! Sono mesi che giro tra i boschi più di un taglialegna, e finalmente una città! Non vedo l'ora di mettermi al caldo di un osteria, bere qualcosa di bollente e scaldare i miei geloni"

    Tuttavia i suoi pensieri furono interrotti da qualcosa che per l'emozione aveva dimenticato.

    "Ah, già, prima mi devo liberare della zavorra"

    Improvvisamente si bloccò, i cani annasparono e cadettero per il fianco della collina, alcuni si ribaltarono, altri furono spinti fino al termine del pendio; immediatamente Godot si rimise a correre in direzione della città, ma mentre ancora i cani si rimettevano in piedi, lui era già sparito nel freddo del primo mattino.
    Il giovane rallentò fino a fermarsi, si sedette a terra e trasse un sospiro di sollievo.

    "Si cazzo! ce l'ho fatta anche stavolta"

    Dopo aver recuperato fiato si alzò da terra, si scrollò tutto quello che era rimasto incollato ai suoi abiti e riprese il cammino verso la città.
    Nonostante non lo sapesse, quella città era parecchio conosciuta a quel tempo, e lui si trovava sotto il lato est, davanti ad una delle entrate principali. Aspettò che arrivasse una carovana, si confuse con loro, e finalmente riuscì ad entrare.
    La città era come la aveva immaginata, i lampioni erano stati appena spenti e la gente cominciava ad aprire i negozi e le botteghe.
    Imboccò una strada sotto le mura, una strada larga ma non molto frequentata, stava ancora rallegrandosi di essere entrato senza aver dato nell'occhio quando vide una cosa che lo fece traballare. Su un edificio, vi era un manifesto che portava la sua faccia, e la sua taglia.
    Piano si avvicinò, e notò una cosa parecchio strana: per quanto alta sia sempre stata la sua taglia, spesso la notava confusa in un insieme di facce sconosciute e brutte, mentre ora la vedeva lì, sola, quasi stesse chiamandolo.
    Facendo cautela di non attirare troppo l'attenzione si avvicinò al muro, e allora si accorse che qualcosa non andava. La sua taglia aveva un bollo rosso sulla foto, e di fianco vi era un manifesto ingiallito.

    "Ma che..."

    Quando i suoi occhi si posarono su ciò che vi era scritto il suo cuore perse un battito.

    "In data odierna è stata revocata la taglia del sig. Godot ArmedWithWings, pertanto non fa più parte dei fuorilegge ovunque egli si trovi..."

    I suoi occhi non volevano credere a ciò che stavano vedendo.

    "impossibi..."

    Le parole facevano fatica ad uscire, dopo tanti anni, poteva condurre la vita che aveva sempre desiderato, una vita normale, con persone normali, vivendo in case normali, senza taglie sulla testa.
    Troppo bello per essere vero.
    Seguivano poi scuse al detentore e vari bolli imperiali.

    "Mmh... E se... Fosse una trappola?"

    Troppi dubbi sovrastavano la sua mente, la bolla datava due giorni prima, ma non era del tutto sicuro se credere o meno allo scritto; era invece sicuro sui suoi prossimi movimenti, doveva avere più informazioni al riguardo. Decise che la prima azione sarebbe stata quella di aspettare con non-chalanche un passante e domandargli su quello che era successo.
     
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    stemmahylian
    Qualche nuovo amico...?
    Io sono una persona orribile?

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Richard»


    Zona Est, Cinta Esterna; Pentauron.

    Libertà. Che parola effimera.
    Ma, per lui, non aveva senso congetturare su un concetto tanto astratto e filosofico. Per lui, la libertà altro non era una parola dal significato inarrivabile. E per capirlo, gli bastava abbassare lo sguardo su di lei.
    Reisen giaceva lì, più bassa di lui di qualche spanna, e lui la cingeva con il braccio, avvolgendola nel suo mantello e proteggendola tanto dal freddo quanto dalla gente. Ma era libera, lei?
    A quella domanda, non riusciva proprio a trovare risposta. Perché Reisen si trovava lì? Perché le permetteva di condividere il suo mantello? Era lei a volerlo, o era lui ad essere il suo carceriere?
    Nella sua limitatezza, non riusciva a trovare la risposta a quelle domande. I pensieri confluivano e si confondevano, le ipotesi venivano vagliate, i possibili scenari immaginati, le conclusioni tratte, ma la risposta finale continuava ad essere per lui nebbiosa, impalpabile...

    Libertà. Una parola inutile. Ecco la sua risposta finale. A lui non serviva una parola del genere. Per questo la scartò. La sua libertà non era una parola, ma era quella che costruiva per sè e per le persone a lui care con le proprie azioni.

    «Non mi sento bene.» annunciò a nessuno in particolare.

    Nulla di grave in realtà. Semplicemente, era riuscito a confondersi da solo. E perché? Solo per aver osservato alcuni manifesti di taglie.
    C'era un ragazzo, lì, davanti a quei fogli appesi, ed allora si era fatto prendere dalla curiosità, e si era avvicinato a sua volta per vedere di che si trattasse.
    In realtà sperava nell'annuncio di una sagra o di qualche festa patronale, non certo di annunci di ricompense per catturare - viva o morta - della gente, e delle domande che inconsciamente arrivò a porsi.
    Bon, era il momento di andare. Il Pentauron... si era rivelato un luogo pressoché inutile. I parenti di Reisen... non ce n'era traccia, lì. Drusilia aveva solo alimentato false speranze.

    "Le faccio mangiare qualcosa, e poi torniamo a casa." pensò, mentre faceva per voltarsi.
    Solo in quell'istante notò che il ragazzo che accanto a lui leggeva i manifesti e borbottava qualcosa tanto rassomigliava al manifesto che giaceva davanti a lui.
    Istintivamente strinse a sé la giovane, temendo un attacco improvviso, e si preparò rapidamente a combattere. E ad uccidere, se necessario.
    Ma prima di fare cose avventate, gli capitò di leggere la nota. Quel ragazzo era stato prosciolto.

    «A quanto pare non lo vogliono più... Penso che non mangeremo nemmeno questa sera.» se ne uscì senza una valida ragione.

    Non era un cacciatore di taglie, né era interessato ai soldi o - gli venisse un colpo - alla vita di quel ragazzo.
    Anche se continuava a reputarlo una minaccia: per quel che ne sapeva poteva aver minacciato di morte il mandante della taglia per farsela levare, quindi era ancora pericoloso.
    Una mossa falsa, ed avrebbe attaccato per uccidere. Come i serpenti. O i Megalosauri. Mai stuzzicare un predatore quando i suoi cuccioli sono nelle vicinanze.

    ...anche se, effettivamente, la "piccola" Reisen (che chiariamolo, piccola lo era solo nella mente di lui, in realtà Dio solo sapeva quanto quella ragazza potesse essere pericolosa) non aveva assolutamente nulla a che spartire con quel tizio alto pressappoco due metri, che se ne andava in giro avvolto in un pesante mantello rosso per non far riconoscere la propria figura. Persino il capo era avvolto dal tessuto cremisi, e nell'ombra di quel cappuccio si riuscivano a scorgere a malapena i due occhi di fiamma, di un blu intenso quanto quello degli zaffiri più splendenti.

    Effettivamente, tra lui e l'albino, era proprio lui quello dall'aspetto più pericoloso. E probabilmente, era anche quello dal grilletto più facile.
    Anche se cattivo non era.
    ...non troppo.
    ...non sempre.

    «...Reisen, io sono cattivo...?» chiese in fine alla sua compagna, attanagliato dall'atroce dubbio.
     
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    --- Reisen "Udongein" Inaba ---

    Narrato
    - Parlato -
    * Pensato *




    Camminava per le strade affollate del Pentauron... Fin troppo affollate per i suoi gusti, sulla Luna non c'erano di certo tutte queste persone e le poche che giravano per quelle vie si incontravano molto sporadicamente, non c'era quel vociare che si sentiva invece in quella città... Una città caotica, in cui tutti quanti urlavano solo per il gusto di farlo senza badare alla quiete altrui.

    Reisen era felice di poter fare una passeggiata in un luogo nuovo finalmente, ma non poteva dirsi altrettanto contenta di vedere che le persone in quel posto erano così rumorose e soprattutto... Non le piaceva affatto che camminando per strada molta gente si soffermava a guardare le sue orecchie, quell'atteggiamento la metteva in soggezione facendola spesso fuggire sotto il mantello di Richard come una bambina spaventata.

    Quelle occhiate insistenti non le piacevano per niente.

    Lei nei suoi piccoli pensieri non stava notando che anche il ragazzo stava pensando a cose forse più tristi delle sue, semplicemente si limitava a guardare gli altri passanti che la osservavano dubbiosi senza dire una parola come se fosse un'attrazione solo per via di quelle strane orecchie.
    Quella era comunque una brutta sensazione.

    «Non mi sento bene.» - Eh? - Era stata colta alla sprovvista da quella affermazione tanto che ci aveva messo un po' a capire come doveva rispondere.

    - Allora che ne dici se ci fermiamo? Raccontami che cos'hai magari posso fare qualcosa. - Era decisamente preoccupata e questo il ragazzo poteva vederlo benissimo se la guardava in faccia, nella mente di Reisen aveva fatto subito capolino il terrore, la paura di poter perdere di nuovo qualcuno e questo non voleva che succedesse, nella sua testa stava già rispolverando le tante nozioni di medicina che aveva appreso cercando di capire in che modo poteva essere utile all'elementale, aspettava preoccupata una risposta ma Richard sembrava essersi rinvigorito vedendo una persona che forse già conosceva.

    «A quanto pare non lo vogliono più... Penso che non mangeremo nemmeno questa sera.»

    La ragazza si era limitata a guardarlo in modo interrogativo, non capiva di che cosa stava parlando, forse era un linguaggio in codice tra loro due pensava.
    Vedeva il manifesto solo distrattamente e non aveva notato la somiglianza tra il ragazzo e il manifesto anche perché era ancora un po' preoccupata per Richard quindi non faceva caso a quel tipo di cose al momento.

    Quel nuovo ragazzo aveva dei capelli bianchi e degli occhi del suo stesso colore, la poca pelle che si vedeva a causa del mantello era candida, lei aveva pensato che era un semplice cacciatore di taglie visto che era proprio davanti al manifesto di un ricercato ma non aveva fatto neanche in tempo a guardare bene il ricercato che aveva sentito una domanda che lei reputava sicuramente strana oltre che inaspettata.

    «...Reisen, io sono cattivo...?» Non sapeva come era arrivato a porre una domanda così e semplicemente doveva fargli capire che non era affatto così.

    - Non dire sciocchezze, non sei cattivo. - Diceva stirando un sorriso sincero, lui aveva fatto tanto per la coniglietta e lei, dopo aver visto la gente di quella città, ne era ancora più sicura di prima infatti loro l'avevano osservata diffidenti solo per il suo aspetto fisico ma l'elementale non l'aveva fatto perciò non poteva essere cattivo, non per lei almeno.
     
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  4. |Mozart|
     
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    pentauron-1

    » La procellosa e trepida
    gioia d'un gran disegno,
    l'ansia d'un cor che indocile
    serve, pensando al regno;
    e il giunge, e tiene un premio
    ch'era follia sperar «


    ~~~~

    fantasycity2

    Bagnò il cuscino di calde lacrime. E prima che se ne accorgesse, il cielo piangeva con lui. Tuoni e fulmini e lampi, tutt'intorno, crepitavano gridandogli contro strani e rombanti insulti; e lui, vinto da una paura quasi infantile, e oltremodo reverenziale, pregò Zeus affinché acquietasse la propria collera. Strinse il guanciale, fiondando lo sguardo verso lo scrosciare dell'acqua. Ah!, quanta ne aveva vista, navigando tra la Francia e la Grecia. La sua nave ne era stata vinta, affondando in quella tempesta: era ancora vivo per raccontarne la furia, di come il vento spezzò l'albero maestro trascinando con sé il marinaio di vedetta e quelli che, inutilmente, tentavano d'ammainare le vele.

    » Come sul capo al naufrago
    l'onda s'avvolve e pesa,
    l'onda su cui del misero,
    alta pur dianzi e tesa,
    scorrea la vista a scernere
    prode remote invan; «

    Da quel punto in poi, buio. La nave si rovesciò sul fianco, litri d'acqua salata travolsero il Generale e i suoi uomini. Era stato un lungo sonno, terminato sulle sabbie di Undarm... Lì dove aveva conosciuto il primo abitante endlossiano, seguito a ruota dall'incontro fortuito con quel curioso e tutto rosso mostriciattolo. I pensieri s'annegavano nella malinconia, e i suoi occhi indagavano l'ignoto: sarebbe tornato a casa? Rivedere la Francia e i fondali marini di Atlantide... Tremava al solo pensiero, la paura di non sostare mai più all'ombra della Colonna dell'Atlantico Meridionale.

    Per sperdere quel malessere pensò che, forse, una passeggiata poteva dargli un qualche genere di ristoro. Portò con sé lo scrigno di Pandora, al cui interno eran contenute le vestigia a scaglie d'oro della Sirena: esse erano un prezioso dono del Divino Poseidone, e per nulla al mondo avrebbe potuto separarsi da esse. Altro immancabile compagno di viaggio, il flauto traverso, fu subito accostato alle labbra. Passo dopo passo, un metro dietro l'altro, compose per allietare l'animo suo e di chi l'ascoltava.

    » Bella Immortal! benefica
    Fede ai trïonfi avvezza!
    Scrivi ancor questo, allegrati;
    ché più superba altezza
    al disonor del Gòlgota
    giammai non si chinò.«


    sorento2

    sorento2t

    S'accompagnò di una filastrocca fatta soltanto di note, articolandosi brevemente nei dintorni d'un motivetto di squisita fattura, d'innegabile genio e altrettanto superba mano; scivolò due volte sulle chiavi, producendo un suono ancor più grazioso. Come il magico pifferaio delle leggende, s'accompagnò lungo la via incantando un gruppetto di bambini e, proprio a quest'ultimi, decise di dedicarsi a tempo pieno. Così, seduto sul ciglio di un marciapiede, svirgolò con la musica descrivendo luoghi esotici, antichi castelli, draghi e principesse; alimentando la fantasia dei fanciulli, accese in loro sorrisi e buffe espressioni. E non s'avvide, così preso, di quel trio che sostava nei pressi di un manifesto. I visi contenti dei bambini erano il regalo più grande.

    Magnifica esecuzione.

    Sirena dei Mari
      Status fisico
      In perfetta salute.

      Mana 100%




      Equipaggiamento
      Scaglie d'oro di Siren Info, Armatura.

      Passive dell'Armatura:

      Le peculiarità principale di questa importante componente dell'Armatura è quella di concedere al Cavaliere di Siren il dominio dei venti, le cui forme tuttavia si esprimono nella capacità di volare; laddove in quest o scene gdr, previo consenso del QM, è concesso librarsi senza restrizioni di sorta, mentre in duello si è obbligati a non superare mai i cinque metri d'altezza [Abilità Passiva - Volo].

      Flauto delle Vuote Melodie Info, Arma.

      Passive dell'Arma:

      Non è solo merito dell'abilità del musico in persona, quanto dei poteri del Flauto delle Vuote Melodie. Il mana che fluisce in esso, continuamente, ha pervaso a tal punto le melodie di Mozart che questi, anche involontariamente, le irradia nell'etere ogni qual volta vi soffia all'interno. Nella fattispecie, la natura magica delle suddette composizioni - in termini di gioco - fa sì che le note si plasmino rispechiando l'indole di chi porge orecchio: un uomo violento sarebbe rapito da tonalità rapide, aggressive e potenti; una persona calma e riflessiva verrebbe cullata da un suono dolce, rilassante e incantevole; e così di seguito, per ogni sfaccettatura dell'animo. Dunque, l'abilità - in assenza di adeguate difese - conta come un'influenza psicologica musicale, che accentua i sentimenti e le sensazioni di chi ascolta il suono del flauto; è bene tuttavia specificare che le suddette influenze sono sempre a discrezione dell'avversario, oltre che alla sua libera interpretazione [Abilità Passiva - Malia Musicale].




      Abilità Personali

      Elegìa
      Narrano i miti e le leggende che il canto di una sirena fosse per un uomo qualcosa di irresistibile, nonostante fosse risaputo, fra marinai e lupi di mare, che il solo udire una voce tanto celestiale fosse sinonimo di morte.
      Allo stesso modo le melodie di Siren si traducono in un potere passivo che, agendo sull'udito, tendono a interagire con l'ascoltatore abbastanza da soverchiare eventuali difese psioniche fino a un livello medio, permettendo in questo modo che abilità o tecniche del cantore delle Sirene possano agire liberamente, non riuscendo queste a riconoscere le melodie come un pericolo [Abilità Passiva - Anti-Difese psioniche, fino a Livello Medio].

      Tecniche




      Info

      Edit: perdonate il ritardo^^

     
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  5. GodotAWW
     
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    Il giovane fu scosso da un tremito quando si accorse di non essere solo; il suo stupore fronte alla notizia del suo proscioglimento aveva cancellato la sua percezione del reale.
    Furono i passi ad allarmare il giovane, che con la coda dell'occhio vide una figura cremisi indistinta farsi avanti e posizionarsi al suo fianco; Il sudore cominciò a macchiare la schiena del giovane: Lo strano figuro era incappucciato da testa a piedi, e non si potevano scorgere che una macchia indefinita celeste, che prese come capelli, e due occhi gelidi, due zaffiri brillanti sotto quel mantello.
    La figura sembrò studiarlo per un secondo, per poi rivolgere l'attenzione al manifesto, ed esclamare "A quanto pare non lo vogliono più... Penso che non mangeremo nemmeno questa sera".
    Il suo cuore ebbe un tonfo sordo.

    "Un cacciatore di taglie?"

    Fu il primo pensiero che lo colpì; aveva passato la propria esistenza fuggendo da quei predoni assetati di sangue, e ora, il suo peggior nemico, si trovava a pochi passi da lui.
    Strinse il pugno, pronto a combattere alla prima mossa, ma poi si accorse di qualcosa che non andava nell'uomo. Sotto quel mantello non era solo, un'altra figura spiccava tra i lembi. Godot si rilassò un istante, in tutta la sua vita non aveva mai sentito di cacciatori di taglie che non fossero solitari, e questo quindi, non poteva esserlo. La diffidenza contro questa nuova figura però era alta, la frase che aveva pronunciato attimi prima era dura da giudicare normale, e questo era il chiodo fisso che suonava nella sua testa.
    La seconda frase lo lasciò di stucco; "io sono cattivo?".
    Sembrava un messaggio in codice! Non poteva rischiare, tra pochi istanti gli sarebbero saltati addosso e il mattino si sarebbe tinto di rosso.
    Ma così non accadde. Anzi, non accadde nulla, e per giunta la sua compagna gli rispose, sfumando tutti i cattivi pensieri che il giovane aveva nella testa.
    Si lasciò andare un attimo, per poi riprendersi; comunque fossero andate le cose, quello non sembrava un cacciatore di taglie, né sembrava interessato alla propria. Sospirò leggermente, e si spostò di lato, abbozzando un mezzo sorriso. Ora per quanto misterioso e pericoloso potesse sembrare l'uomo, ora sapeva che non era interessato a lui, e che quindi poteva distendere i nervi.
    Ora che non guardava più il manifesto notò un'altra figura, poco più distante, che suonava il flauto, ed emetteva una melodia dolce, cullante, perfetta per riprendersi dall'emozione.
    Ancora non riusciva a credere ai propri occhi, la sua vita sarebbe cambiata radicalmente, o sarebbe rimasta uguale? Decise di non starsene con le mani in mano e decise che per inaugurare il primo giorno della sua esistenza non da fuggitivo con una cosa che non faceva oramai da anni. Si mise a parlare con il passante.

    "Ha visto? Ne hanno rilasciato un altro.. Che porcheria, dovrebbero mandarli tutti alla forca, quei maledetti!"

    Nonostante tutto, i suoi modi non erano cambiati, era ancora cauto e faceva fatica a fidarsi degli altri, specie se sconosciuti.
     
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    stemmahylian
    Qualche nuovo amico...?
    Una melodia... "struggente".

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Richard»


    «Mh.»

    Tale fu la reazione che palesò quella figura alle parole della giovane compagna. Un mugugno indistinto, privo di convinzione, tacito preludio di una profonda riflessione su quelle parole, e soprattutto sulla motivazione alla loro base.
    Eppure, sotto la coltre di tessuti, il volto s'era teso, dipanando un breve sorriso che ad occhio non era dato vedere. Quelle poche parole, seppur per lui ingiustificate, furono sufficienti a placare le pene di Richard - tale era il nome di quello strano individuo.
    Con un movimento ampio discostò il mantello, rivelando solo per qualche attimo i vestiti tipici del viaggiatore - una casacca di un verde schiarito dalle intemperie sovrastava vecchi pantaloni bianchi, leggermente ingialliti - mentre accarezzava dolcemente la testa della ragazza coniglio.
    Ma l'effusione durò poco: presto giunsero al suo orecchio le note del quel flauto, ed in quell'istante il Djin s'irrigidì, interrompendo la dimostrazione d'affetto.

    "Fragore" era la parola più vicina alla sensazione che le sue orecchie gli suggerivano, ed era un chiaro eufemismo di fronte alla quantità di note che ad un tempo bombardarono il suo cervello.
    Un numero infinito di suoni e tonalità componevano una melodia che nella sua mente appariva un susseguirsi distorto ed interminabile di suoni caotici, una composizione atroce quasi al punto da impedirgli di navigare libero da un pensiero all'altro, da provocargli dolore fisico.

    Sconvolto ed inferocito, allargò la mano per premere la testa della ragazza contro il proprio petto e turarle le orecchie, affinché almeno lei venisse risparmiata da quella sensazione, mentre gli occhi fiammanti divorarono in uno sguardo l'unica persona che poteva essere l'artefice di quell'aggressione. Il ragazzo accanto a loro.
    Si preparò a minacciarlo di una morte orrenda e dolorosa, ma per fortuna riuscì a fermarsi prima di compiere un grave errore: quel tipo non stava facendo nulla di sospetto, e non sembrava fare ricorso ad alcuna sorta di potere o magia. Anche se per qualche motivo sembrava insensibile a quell'inferno acustico, suppose che non poteva essere l'artefice di tutto ciò.

    "Ha visto? Ne hanno rilasciato un altro.. Che porcheria, dovrebbero mandarli tutti alla forca, quei maledetti!"

    L'odio s'alleviò nei suoi occhi, mentre chinava lo sguardo sulla ragazza. Lentamente allentò la stretta, permettendole eventualmente di divincolarsi. Anche Reisen non sentiva quei rumori assordanti...? Sperò di non averla stretta troppo forte.

    «"Godot"... mi chiedo che ha combinato per essere finito su quei manifesti. E con quella taglia. E chi abbia minacciato per farsela revocare...» rispose vagamente, mentre si guardava attorno frenetico.

    «Voi due non... non sentite niente...?» chiese poi, confuso.

    Stava soffrendo. E non poco. I suoi occhi lacerarono l'ambiente circostante con larghi fendenti, alla ricerca di una possibile causa, di un probabile nemico.
    In fine, il suo sguardo incrociò una sorta di musicante, un tizio che suonava il flauto.
    Una ad una, tutte le parti della sua frammentata mente lo accusarono di essere il colpevole di quell'abominio.
    Con un movimento rapido si allontanò dalla compagna, privandola del mantello che fino a quell'attimo le era stato protezione dagli sguardi indiscreti, congedandosi da lei e dal ragazzo con un inchino.
    "Scusatemi un istante" sperò di aver detto, ma il fragore di quelle note era così forte che ormai non era nemmeno più sicuro di essere in grado di parlare.

    Passo felpato e veloce, il suo, mentre azzerava la distanza da quel musicante, e presto proiettò la propria ombra su di lui.

    «Mi scusi, buon uomo, posso chiederle di interrompere la sua melodia...?» chiese cordiale. Credette di farlo, almeno. «Purtroppo ho un forte malore alla testa, la prego di essere comprensivo...»

    Una buona giustificazione, quella. Vera, per altro. Ammesso che fosse veramente quella figura la causa del suo male, doveva fermarsi. Prima di renderlo più aggressivo di quanto già non era.
     
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    --- Reisen "Udongein" Inaba ---

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    * Pensato *




    La ragazza aspettava una risposta da Richard dopo quello che gli aveva detto ma questa non era arrivata, era arrivata infatti solamente la sua mano che era andata ad adagiarsi sopra la testa della coniglietta accarezzandola, di certo lei non poteva dire che non le piaceva perché quella sensazione era sempre la benvenuta.
    Semplicemente aspettava un proseguo del discorso tra i due ragazzi ma questo neanche era arrivato, semplicemente l'aria si era riempita di note, note soavi di flauto dolce, una melodia distendente e rilassante che alla ragazza piaceva, non si era neanche accorta di quello che stava succedendo di lì a poco presa dalla melodia.

    Di nuovo Richard l'aveva presa facendo però cozzare malamente la sua testa sul petto del ragazzo, inutile dire che l'impatto non le aveva fatto per niente bene, la ragazza aveva cercato di divincolarsi visto che ancora non aveva capito bene cosa era successo.
    Più che altro era stato istinto anche perché sentiva chiaro e forte il dolore all'altezza del naso ora.

    Non aveva sentito le parole di Godot visto che al momento era spaventata ma per fortuna Richard si era deciso a mollare la presa lasciandola libera a massaggiarsi il naso dolorante, aveva però notato l'elementale era strano e probabilmente, o almeno così lei sperava, non l'aveva fatto apposta a prenderla in quel modo.

    «"Godot"... mi chiedo che ha combinato per essere finito su quei manifesti. E con quella taglia. E chi abbia minacciato per farsela revocare...»

    Ci aveva messo un po' ad afferrare che Godot era il nome del ricercato, il suo naso le doleva ancora quindi non prestava molta attenzione ad altro.

    «Voi due non... non sentite niente...?»

    Scuoteva semplicemente la testa, e che doveva sentire? Per ora sentiva solamente dolore e la colpa era proprio di Richard.
    Che nel frattempo se n'era approfittato per fare un'inchino e congedarsi dai due in tutta fretta, lei non capiva il perché di quella situazione, probabilmente era andato a sbrigare una faccenda veloce e visto che l'incappucciato a quanto pare era un suo amico tanto valeva far conoscenza con lui.

    - Ehm... Mi chiamo Reisen, piacere di conoscerla. - Diceva verso lo sconosciuto con un piccolo inchino seppure era quasi sicura che sarebbe sembrato strano per quel passante sentire lei che si presentava senza alcuna ragione apparente.
    La ragazza da parte sua sperava solamente che lo sconosciuto non si mettesse a guardare le sue orecchie da coniglio come avevano fatto prima tutti gli altri di quella città.
     
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  8. |Mozart|
     
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    L'applauso dei bimbi soggiunse più o meno quando la sua melodia era giunta ormai al climax, ovvero al punto più altro e altresì meraviglioso di tutta la strabiliante esibizione. Con rinnovato e leggero sorriso, il Mozart trasportò i fanciulli su navi esotiche alla ricerca d'immensi tesori; poco dopo, sbarcarono tutti quanti alle porte di una sontuosa città orientale, ricca di misteri e magia. La loro breve ma sensazionale avventura, ahimè, terminò allorquando fosse giunto il momento conclusivo della composizione: poche note si susseguirono gioiosamente, calando di tono fino a estinguersi in un'eco soave e dolce come il miele. Seguitò un nuovo scrosciante applauso dei bambini, che protestarono ferocemente non appena le madri gridaron loro di ritornare a casa. Qualcuno, perfino, ne pianse.

    Fu solo allora che il musico degli abissi poté accorgersi della presenza di un individuo, troppo alto per essere un bambino. Notò un certo dispiacere nel suo sguardo, misto a una strana ferocia provocata da chissà qual malore. Gli parve che avesse poc'anzi chiesto qualcosa, ma purtroppo il Mozart non era solito porgere orecchio a nient'altro che non fosse, appunto, la sua musica. Specialmente, quando suonava il suo udito era preso dalle note. Evise ciò nonstante d'avergli forse arrecato un qualche fastidio, e dal modo con cui lo guardava si convinse a rispondergli. Avrebbe privato le labbra del flauto, avvicinando di soppiatto la mano al Box dorato che aveva di fianco; sfiorò l'anello d'oro, pronto a trarlo a sé in caso di bisogno.

    » Se vi ho arrecato danno o disturbo in qualsiasi modo, me ne dispiaccio sinceramente. Non era... mia intenzione. «

    Sotto ai capelli biondi, vibrò uno sguardo indagatore. Non conoscendo quell'uomo, ed essendo naufrago su Endloss, si tenne pronto affinché a un'aggressione, eventuale, corrispondesse una reazione pronta e immediata.

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      Equipaggiamento
      Scaglie d'oro di Siren Info, Armatura.

      Passive dell'Armatura: [Abilità Passiva - Volo], già citata.

      Flauto delle Vuote Melodie Info, Arma.

      Passive dell'Arma: [Abilità Passiva - Malia Musicale], già citata.




      Abilità Personali

      Elegìa [Abilità Passiva - Anti-Difese psioniche, fino a Livello Medio] già citata.

      Tecniche




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  9. GodotAWW
     
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    Il cuore del giovane tornò alla normalità solo quando vide l'uomo allontanarsi per chissà dove; comunque non sembrava diretto lontano, avendo lasciato la compagna sola.
    Lo guardò allontanarsi con il suo passo fluido e deciso, sicuramente non era un umano normale, questo lo aveva capito dal primo momento in cui gli aveva posato gli occhi addosso.

    «"Godot"... mi chiedo che ha combinato per essere finito su quei manifesti. E con quella taglia. E chi abbia minacciato per farsela revocare...»

    Oramai era abituato a quelle frasi, ma stavolta aveva un sapore più amaro del solito. Godot assunse una posizione più comoda, si mise una mano in fronte e sospirò:

    "Che stupido.. pensavo potessi.."

    La frase gli morì in gola, si era completamente dimenticato della ragazza! Poteva aver sentito i suoi borbottii ed aver intuito qualcosa!
    Rapidamente alzò lo sguardo, ma si confortò, vedendo che era più preoccupata per la sorte del suo compagno che dei suoi sciocchi borbottii. Godot respirò forte l'aria frizzante del mattino, che oramai si faceva sempre più inoltrato, sentiva ogni suo tendine tirato, pronto all'azione in qualsiasi momento, anche se ora di fatto le occasioni di fuga non sarebbero state tante come quelle di prima.
    Fu quasi svegliato dalle parole della ragazza, che lo riportarono sul mondo reale dai suoi pensieri astrusi.

    "Ehm... Mi chiamo Reisen, piacere di conoscerla."

    Solo allora si interessò alla ragazza, non sapeva perchè, ma ciò che lo preoccupava maggiormente era l'uomo, mentre la sua compagna non dava segni di essere violenta o pronta a cominciare uno scontro.
    La guardò attentamente, era una ragazza normale, che molti avrebbero giudicato carina, se non affascinante, ma Godot oramai aveva perso ogni interesse nelle relazioni umane, pensava fossero solo un modo di ottenere informazioni; l'amore, l'odio, l'onore non esistevano, erano solo nicchie di esistenza nel cervello degli uomini. Squadrandola notò un particolare interessante: aveva visto esseri di ogni razza e dimensione, ma questa sembrava strana: era in apparenza umana, eccetto per due orecchie da coniglio che le spuntavano dalla testa, ma ciò che turbava il giovane erano i suoi occhi.
    Nonostante avesse girato il mondo per fuggire ai suoi inseguitori, non aveva mai incontrato una persona con i suoi stessi occhi, forse perchè non si esponeva e non entrava molto in contatto con le persone, ma quello gli sembrò un evento fuori dal comune.
    Dopo aver tentennato un attimo assorto da tutti quei pensieri, sforzò un sorriso, e si accinse a rispondere:

    "Ah, Piacere mio, io sono Kaendan, vivo qui in città da anni oramai"

    Aveva mentito. Ovviamente. Non poteva fare altro, anche ora che la sua taglia era stata revocata. La sua era una maledizione senza scampo, una cicatrice che una volta guarita ti porti dietro, come un avviso per tutti gli altri.
    Questo istante gli fece comprendere che anche ora che la sua vita stava per cambiare, in realtà era rimasta identica a quella di sempre; una disperata lotta per la sopravvivenza.
    Guardò oltre la giovane per un secondo. L'uomo stava parlando con il musico, che però sembrava ignorarlo, forse troppo preso dalle note del suo flauto, come sembravano anche tutti i bambini che si erano seduti lì vicino.
    Tanti bambini
    Moltissimi bambini
    Anche Troppi bambini
    C'era qualcosa che non andava. Su questo non vi era alcun dubbio.
    Forse l'uomo non aveva torto a sentire qualcosa di strano in quel suono.
    Decise di avvicinarsi per comprendere meglio cosa stesse succedendo, ma fu sfortunato, dopo pochi passi il musico sembrò terminare la sua opera, e fu acclamato da tutti i giovani ascoltatori che presi dalla sua musica, si erano dimenticati dei loro doveri.
    Lo vide poi rivolgersi all'uomo con tono garbato, ma comunque rimaneva qualcosa di incredibilmente sospettoso in quel musico...
     
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    Tre monete per comprare la felicità

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    «Parlato di Richard»


    L'ira venò le iridi cobalto di quel figuro, mentre si riducevano a due fessure nello scrutare il musicante.
    Aggressione, inequivocabilmente aggressione, di questo era reo quello sconosciuto. Per quanto non fosse ancora sicuro che lui fosse la causa diretta del profondo dolore che trafiggeva ogni suo pensiero, la totale assenza di reazione ad altro non poteva condurre se non a quella conclusione.

    Un movimento rapido, nell'afferrare il di lui flauto, e poi veemenza, nello stringere la morsa e mandare in frantumi, sotto i suoi occhi, il demoniaco strumento. E poi lo scontro, poiché normale musico non poteva essere, poiché normal persona non avrebbe avuto su di lui simile impatto. Ma prima ancora che il sol pensiero di reagire si fosse formato nella minuscola porzione di materia grigia che pareva esser propria del folle aggressore, ben altri impulsi elettrici avrebbero attraversato i suoi neuroni. Cinto il capo con le dita, che fossero i fulmini l'ultima cosa che tale verme avrebbe elaborato.

    «No... no.» mormorò, scuotendo la testa.

    Il dolore. Era il dolore a non farlo ragionare Troppi testimoni. Non poteva aggredire qualcuno con tutti quei testimoni.
    No, anzi, stava sottovalutando il nemico.
    Troppo male. Faceva troppo male. Quell'individuo era pericoloso.
    I bambini. Lo stavano acclamando. Solo lui soffriva. Solo per lui era doloroso. Era una trappola. Doveva essere una trappola. Voleva essere attaccato. Stava aspettando quello. Non poteva aggredirlo senza riflettere, non poteva cedere a quella palese provocazione.

    «La prego di smettere.» disse ad alta voce, rivolto a quell'assassino.

    «Insisto.» provò ancora.

    Che voleva, quel tipo, da lui? Perché su Endlos qualcuno aveva motivo di aggredirlo? Non v'era traccia alcuna di Celentir, su quella figura. Non poteva essere un suo nemico. Doveva essere una sorta di emissario della Luna, qualcuno mandato ad uccidere Reisen. Forse era solo un diversivo!
    Si voltò allarmato verso la ragazza, cuore in gola ed ira come raramente ne aveva provata in passato, ma ancora una volta le sue deduzioni si dimostrarono fallaci.
    Quel tizio, il ricercato, era quasi arrivato accanto a lui, lasciando la coniglietta indietro.
    "...maleducato." pensò vagamente, ma fu felice della gioventù di quel ragazzo. O almeno, riuscì ad esserlo fino a quando un qualche strumento a corde stonasse nel suo cervello, strappandogli un gemito di dolore e spazzando via anche quel pensiero, come altri suoni continuavano a fare con ogni sua riflessione.
    Fu sul punto di cedere all'ira e di aggredire quel tizio, quando finalmente la quiete lo raggiunse.
    Silenzio.
    Si guardò attorno.
    Nessun attacco in arrivo, nessun evento particolare, nessun segno di nulla. Solo radi passanti, e le madri che strappavano i figli dalle grinfie di quel mostro e del suo flauto assassino.
    Con discreta rabbia abbassò lo sguardo su di lui, pronto a sentire quale santità avrebbe usato come scusa a quella deliberata aggressione.
    Ora che il suo flauto era lontano dalle labbra, la risposta era chiara: sua la colpa.

    » Se vi ho arrecato danno o disturbo in qualsiasi modo, me ne dispiaccio sinceramente. Non era... mia intenzione. « se ne uscì, semplicemente.

    Toh, voleva giocare al finto tonto, eh?
    Quanta superbia, quanta arroganza ed ipocrisia, in quell'individuo. Eccola, una faccia da manifesto. Non quel Godot.

    «Molto scortese, da parte vostra.» disse con voce calma ma rigida, mentre lo squadrava dall'alto in basso. «Non credevo che coloro che si facevano portatori d'arte fossero così maleducati. Ignorare coloro che dovreste invece allietare, ed arrecar loro disturbo... E pensare che la nobile arte della musica richiede sensibilità... Mi chiedo quale sensibilità abbiate mai voi, per non riuscire a capire quanto i vostri suoni possano portar sofferenza nel prossimo. Ecco, prendete. Spero che ora siate soddisfatto, e che il vostro flauto possa trovare riposo almeno fino a quando non sarà lontano da me e dalla mia mente dolorante.»

    Non riuscì a celare una certa dose di veleno, nel suo tono di voce. Ma, forse, era perché una parte di lui non aveva ancora rinunciato all'ipotesi di aggredirlo.
    Con la superiorità di chi osserva un repellente straccione, lasciò cadere dal mantello tre delle sue rupie d'argento. Non ne fu certo felice, ma se quello era il prezzo da pagare affinché quel tizio fornisse una scusa per aggredirlo, o ancora meglio per non doverlo più sentire vita natural durante, allora sarebbe stato ben felice di investire il suo argento in qualcosa di così costruttivo. Se voleva, glie ne avrebbe date cinquanta, di monete.
    In faccia, possibilmente.

    Sospirò, socchiuse gli occhi, cercò di calmarsi. Non si voltò subito, avrebbe rischiato solamente di perder l'equilibrio. Ora che la fonte di dolore era più lontana, nel suo cervello aleggiava solo un forte senso di confusione. Come se avesse battuto il capo, ed ora non vedesse altro che nebbia.
    In fine, quando fu certo dei suoi passi, mosse lentamente verso Reisen.
    Era troppo lontana da lui. Non gli piaceva. Il suonatore poteva ancora provare a fare qualcosa di poco piacevole.
    Forse avrebbe dovuto dire qualcosa anche al ragazzo con cui poco prima stava commentando il manifesto, ma era ancora troppo confuso per sapere cosa dirgli.
    Anzi, ora che ci faceva caso, ce lo aveva accanto mentre provava ad allontanarsi dal musicista.

    «Mi spiace.» disse a mezza voce, fermandosi.

    Ma non si capì a chi dei tre presenti si stesse riferendo. O di cosa si fosse dispiaciuto.
     
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    --- Reisen "Udongein" Inaba ---

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    * Pensato *




    L'altro ragazzo sembrava perso completamente nei suoi pensieri, la fissava senza dire niente, Reisen cominciava già a chiedersi se non avesse sbagliato domanda da porgli visto che quella reazione non le sembrava essere proprio normale.

    "Ah, Piacere mio, io sono Kaendan, vivo qui in città da anni oramai"

    Finalmente, aveva già cominciato a pensare che aveva sbagliato qualcosa ma per fortuna non era così, era stato tutto solamente un gran fraintendimento, la ragazza-coniglio aveva tirato fuori un piccolo sospiro di sollievo, stava per chiedere che rapporti intercorrevano tra lui e Richard quando invece aveva notato che lui era andato di già verso il luogo dov'era l'elemente intento a battibeccare con il ragazzo che suonava il flauto.

    La ragazza non riusciva a capirne il motivo ma sembrava essere adirato con il musicista e la coniglietta aveva deciso di dover fare qualcosa, quindi si era avvicinata ma ci aveva rinunciato notando che comunque il discorso tra i due era già finito in modo più o meno "pacifico" con lo scambio di tre monete tra i due.

    Eppure lei lo vedeva. Il ragazzo era stanco e abbattuto da quella situazione e se davvero quella musica lo adirava lei non doveva permettere che si arrabbiasse per colpa del musicista.

    «Mi spiace.»

    - Non è colpa tua. - Aveva detto con un piccolo sorriso stiracchiato sulle labbra seppure neanche lei avrebbe saputo dire il perché di quella discussione... L'importante era che se lo sconosciuto gli dava fastidio lei semplicemente doveva intervenire, era questo che le diceva il buon senso.

    - Scusalo... Si sente poco bene. - Mentiva, ma solo a metà... Richard le aveva detto di sentirsi poco bene poco prima seppure lei ancora non sapeva cosa gli faceva male... La priorità ora era di non far suonare di nuovo il musicista, magari con qualche parola carina come stava facendo ora.
     
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  12. |Mozart|
     
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    Alle volte restava meravigliato. Per lo più, lo stupore lo coglieva senza difesa alcuna in presenza di situazioni, inutile a dirsi, del tutto inaspettate; e in queste situazioni reagiva sempre con la stessa e fredda espressione sul volto: non un sorriso, neanche un battito di ciglio. Flemmatico, come una statua priva d'espressività ascoltava il cianciare confuso e privo di senno del dirimpettaio. E non poté credere a quanto l'udito stava suggerendogli, né credette all'ipotesi che gli soggiunse poco dopo: possibile che esistesse qualcuno incapace d'apprezzare la sua musica, e che anzi ne soffrisse a tal punto? No, imposibile. Sì, la sua musica poteva arrecare danno, ma se e solo se il Mozart imprimeva in essa degli offensivi intenti. Motivo per cui non poté fidarsi di quanto stesse dicendogli quel velenoso figuro. Disturbo? Sofferenza?

    » Capisco. «

    Replicò, con voce sommessa da cane bastonato. Frattanto che l'altro si voltasse per ritornare dalla sua compagna, oltre che verso l'altro personaggio, il Mozart tirò a sè la catena del Box dorato che, aprendosi in una vampa di luce e colori, liberò inizialmente una sagoma fiammante simile a una sirena greca: metà donna e per metà uccello. Quest'ultima poco dopo si plasmò, trasfigurandosi in una corazza che il giovane musico indossò rapidamente, venendone ricoperto quasi interamente.

    asdtd

    Un paio di ali maestose e stupende si spalancarono alle sue spalle, brillando sotto il sole del Pentauron. Le sacre vestigia a scaglie d'oro della Sirena, donategli da Nettuno in persona, aderirono al suo corpo donandogli l'aspetto principesco di un Cavaliere... anzi no, del Generale dei Sette Mari qual'era. Una collera silente lo avvolse, e quando la sua voce proruppe nel silenzio, melodiosa, sembrò raccogliere in sé tempesta e maremoti:

    » Vi restituisco le monete. « - disse, calciando le rupie affinché rotolassero verso l'altro. » Le vostre maniere lasciano molto a desiderare. Mi sono scusato, cos'altro pretendente che io faccia? O forse il vostro è solo un pretesto per aggredirmi, magari per farvi bello davanti alla vostra donna o al vostro amico?
    Siete il solo a spacciare il rombo di un motore per musica, e a soffrirne per giunta. E sappiatelo, in Francia l'inguria e l'offesa a un Generale si paga con la morte. «

    Non era da lui, se ne accorse. Odiava combattere, pur avendo per anni calcato i campi di guerra. Uccidendo. Decimando. La sua lancia s'era intinta del sangue di tanti nemici... e aveva scelto la musica perché non poteva paragonarsi a un'arma, nonostante fosse anch'essa, purtroppo, uno strumento di morte molto efficace. Questa conflittualità struggente lo spinse a non agire d'istinto, poiché se avesse aggredito quel malscalzone per primo dalla ragione sarebbe passato, poi, al torto.

    » Non desidero la lotta, quindi non costringetemi. Sono qui in pace, alla ricerca della tranquillità, ma se oserete ancora dileggiarmi sappiatelo...
    Quel dolore di prima è nulla a confronto di ciò che realmente posso farvi. «

    Decise di lasciare a lui la prima mossa. D'altronde, se avesse risposto alle sue parole con i fatti, attaccando, avrebbe dimostrato platealmente l'iniquità della sua psiche. E avrebbe scoperto, a sue spese, pagando il dazio con la sua stessa pelle - o peggio ancora, con la vita -, che chi gli si parava dinnanzi non era solo un ragazzino dai capelli biondi e il viso d'angelo: il Mozart era stato addestrato alla guerra come gli spartani di un tempo, il suo corpo aveva cicatrici al valore, il corpo era allenato al combattimento e la sua esperienza era senza eguali.

    Maestro di dolci ma fatali melodie.

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      Passive dell'Armatura: [Abilità Passiva - Volo], già citata.

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      Info la vestizione dell'armatura è un puro effetto scenico alla "Cavalieri dello Zodiaco", per chi avesse mai visto il cartone animato :sisi:

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    Qualche nuovo amico...?
    Tre monete per comprar l'ingiuria

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    "Pensato"
    «Parlato di Richard»


    Suono amico, quello che rinfrancò le orecchie del viaggiatore. La voce di Reisen, come sempre, poneva rimedio al suo malore. Le sue parole, per quanto semplici e banali potevano essere, erano sufficienti per rasserenare quell'animo inquieto.
    Anche se, più che alle parole, o al suono della sua voce, probabilmente era ai suoi intenti che l'elementale era sensibile. Solo così poteva dire a sé stesso, visto che lo stesso taumaturgico effetto non era stato riscontrato dal musicante.

    Al contrario, questi richiamò le sue vestigia, lasciando che la sfrontatezza divenisse di lui padrone ora che della forza si era avvalso.
    Un evento che fece voltare il giovane, seppur - colpa di qualche istante - non poté assistere al rapido atto d'indossar l'armatura, uno spettacolo che, comunque, gli sarebbe rimasto indifferente.
    E con ennesima superbia celata dal manto di cui si faceva scudo, ecco che ora osservava le nuove forme di colui che aveva davanti. Belle ali, si sorprese a considerare. Gli piacevano gli oggetti luccicosi. Gli erano sempre piaciuti, i luccichini.

    » Vi restituisco le monete. « asserì carico d'ira funesta, mentre calciava via le monete a lui regalate.

    "Ara...?"

    Rapido il movimento di Richard. Fulmineo quasi quanto l'elemento di cui era padrone. Un passo in avanti, ed uno di lato, affinché con il proprio corpo fosse scudo ad un tempo di un giovane e dell'altra.
    Ma nessun braccio si levò, o arto, a difesa di lui. Si limitò a voltar il capo, lasciando che fosse la sua guancia ad esser bersaglio delle monete con troppa forza calciate.
    Non accadde, constatò con un certo rammarico, le rupie si limitarono a ruzzolare malamente sul terreno, battendo contro la sua gamba anziché ferirlo sul volto.
    Cionondimeno, il malevolo sorriso si nascondeva tra le tenebre di quel volto celato, il cui sguardo ancora una volta si posava sul "Generale". Aveva deciso come spendere quelle monete, e per Giove e Saturno, la mercanzia che cercava non gli sarebbe stata negata.

    » Le vostre maniere lasciano molto a desiderare. Mi sono scusato, cos'altro pretendente che io faccia? O forse il vostro è solo un pretesto per aggredirmi, magari per farvi bello davanti alla vostra donna o al vostro amico?
    Siete il solo a spacciare il rombo di un motore per musica, e a soffrirne per giunta. E sappiatelo, in Francia l'inguria e l'offesa a un Generale si paga con la morte. «

    Eccolo, dunque. Stava per aggredirlo. Stava per dar sfogo alla rabbia. Bene. Bene. Lo aspettava. Era pronto.
    Mai avrebbe permesso a tanto empia creatura di far del male ad altri, e come per gli animali accade solo l'aggressione doveva attendere, prima di porre rimedio a tanta malvagità e sopprimere la bestia malata.
    Eppure, che fosse ripensamento o fredda e malevola analisi della situazione, l'orrore che quella figura che d'oro vestito era riuscì a non lanciarsi all'attacco. Furbo.
    Fece per parlare, ed il Djin non si mosse, si limitò a guardarlo negli occhi, con il suo sorriso nascosto.

    » Non desidero la lotta, quindi non costringetemi. Sono qui in pace, alla ricerca della tranquillità, ma se oserete ancora dileggiarmi sappiatelo...
    Quel dolore di prima è nulla a confronto di ciò che realmente posso farvi. «

    «Oh, non dubito della vostra capacità di arrecar dolore.» fu pronto a rispondere, appena capì che l'altro non aveva nulla da aggiungere. «Divertenti, le vostre parole. "Non desidero la lotta". Molto, molto nobile, Sir Generale. Ma lasciate che ve lo dica, potete provare a nascondervi dietro un flauto quanto volete, e vestirvi d'oro recitando d'esser vittima e non carnefice finché vi piace. Ma la vostra empia natura si manifesterà comunque. Calciare delle monete verso chi ve le porge, minacciar di morte il prossimo vostro, regalar dolore a chi avete attorno. E' questo, ciò che siete. E' questo il vostro desiderio. Far del male.»

    A differenza dell'altro, Richard non percepì la necessità di spogliarsi o vestirsi, di far sfoggio di opulenza o potere. Né di dar altro tono, se non lo sdegno, alla propria voce.
    Miserevole intendeva far sentire l'altro, poiché miserevole lo considerava, e miserevole riteneva che il general musicante dovesse esser desiderato.

    «Reisen, ragazzo.» chiamò poi, voltando appena il capo. «Allontanatevi. Questo essere altro non vuole che una scusa per arrecare sofferenza. E vi assicuro che le sue minacce tutto sono fuorché infondate. Allontanatevi da questo Mostro, prima che vi faccia del male. Dio solo sa di cosa sono capaci bestie come lui.»

    Mosse un passo in avanti.
    Era pericoloso. Lo sapeva, non era l'ultimo sprovveduto. Quell'individuo non era una persona con cui scherzare, aveva abbastanza esperienza da sapere quanto il fatto stesso che fosse riuscito ad arrecar lui dolore con un flauto era indice di mostruosa forza, e di poteri cui lui malamente poteva opporsi. Ma ciò nonostante non si sarebbe tirato indietro. Anzi, fece un secondo passo in avanti.

    «Vediamo quanto vile puoi essere. Vediamo quanta malvagità risiede in te. Che farai? Morderai la mano che ti offre del cibo? Attaccherai davvero un viandante innocente, reo di soffrire del tuo strumento di morte e tortura? O dimostrerai la viltà massima, attaccando senza ragione alcuna dei ragazzi la cui unica colpa è conoscere una persona che ti vede per quel che sei? Che farai, Generale... O forse, dovrei ripeterlo: mostro. Quanto sono lorde, quelle mani che a tuo dire non cercano violenza?»

    Un altro passo in avanti. Oramai, a distanziarli, c'erano ben pochi centimetri. Anche volendo, non avrebbe avuto modo di sorpassarlo facilmente per aggredire la coniglietta o l'altro giovine. Lo avrebbe colpito molto prima, se ci avesse provato. E si sarebbe assicurato di farlo in modo che non potesse più ledere a nessuno.
    Nel suo corpo, i silenti processi chimici si erano già svolti. Come le piastre di un condensatore esposto all'alta tensione, il suo stesso corpo si era già caricato, ed ora attendeva null'altro che l'aggressione di quell'individuo.
    Il Mozart poteva recare con orgoglio tutte le cicatrici che voleva, ed esser forte quanto nessun mostro mai prima di lui, tanto nel corpo quanto nella mente, ma c'era una cosa che non sapeva.
    Richard non aveva cicatrici. Né un corpo tanto possente da valer la pena mostrare. Ma era folle. Quello che il biondo non sapeva, era di avere davanti un folle, pronto a farsi ammazzare in ogni momento. Era come un serpente, piccolo ed infido, facile alla morte, ma le zanne che nascondeva erano cariche di veleno. Un veleno molto, molto problematico.

    «Avanti, so che lo vuoi. Un'altra vittima. Magari due, o tre. Nomi in più da aggiungere all'elenco. "Ha cominciato lui", è un'ottima scusa, non credi? Avanti, coraggio, fai del male a qualcun altro. Ti senti meglio, quando ferisci gli altri, non è così? Peccato che non sia la Francia, dove puoi ammazzare chi ti pare e venir lodato dai passanti. Ma su, tu puoi fare un lavoretto pulito. Nessuno lo scoprirà mai. Ti sono vicino. Puoi strangolarmi, basta allungare la mano, perché farti sfuggire l'occasione? Assassino

    Questo fu il suo ultimo sussurro, mentre dietro al mantello si celavano i movimenti delle mani.
    Coraggio... Doveva solo fare la prima mossa... Doveva solo mettere la manina nel nido della vipera.
    Al resto ci avrebbe pensato lui. E felicemente.


    » Richard S. LeRoy: Djin [Tecnocrate] (Basso: 5% | Medio: 10% | Alto: 20% | Critico: 40%)
    » Fisico: Illeso.
    » Mana: 100% -> 60%...?

    » Riassunto delle azioni svolte nel turno

    Mentre stuzzicava Mozart, Richard si è preparato a far ricorso ai propri poteri. Da notare che questi non hanno natura magica.
    I movimenti sotto il mantello, da ritenersi ad occhio normale quasi impercettibili, vedono il giovane prendere dal borsello delle Rupie una moneta.

    Nel caso in cui il biondo dovesse cedere alle provocazioni in qualunque maniera preveda un contatto fisico con Richard, questi rilascerebbe istantaneamente la tecnica "Essenza" a consumo Critico, sia la natura del contatto effettivamente d'offesa o di mera caratterizzazione del personaggio ai suoi occhi "aggressore".
    In caso contrario, non verrebbe utilizzata alcuna tecnica.


    » Abilità Passive

    Essenza del Djin del Tuono | Essendo composto di fulmini, ed essendo ovviamente padrone del proprio corpo, Richard può mutare il proprio aspetto a piacimento. Salvo per ritornare alla propria forma originale, questo potere non può comunque essere utilizzato in battaglia (egli sarà comunque in grado di mutare il proprio aspetto, ma ogni mutazione che comporterebbe qual si voglia vantaggio non concordato dai partecipanti non è consentita).
    Anche l'uso in Quest risulta limitato: salvo autorizzazione del Master, Richard non può fruire di quest'abilità per avvantaggiarsi durante la missione.


    » Equipaggiamento

    Cornamusa da Battaglia "Jaggi" | Sitratta a tutti gli effetti di una vera e propria cornamusa, anche se decisamente peculiare. E' concepita e realizzata per essere usata al pari di un martello da guerra, per questo presenta un lungo manico ed una "faccia" da impatto piuttosto grande. Tuttavia presenta alcune delle caratteristiche chiave delle cornamuse, e tali componenti a dispetto dell'apparenza non sono fragili. Non Impugnata.
    Banana da Battaglia | Una Banana. Una GRANDE Banana. Dalla lunghezza di 150 cm, dalla consistenza e dal sapore di una banana quasi matura (di quelle con la buccia ancora un po' verde), viene utilizzata da Richard in battaglia. Non importa quanti danni la banana subisca, non marcirà mai ed alla fine della battaglia tornerà in perfetto stato. Non impugnata.
    Farina di Mais | 10 sacchetti contenenti un kg di farina l'uno. Sembrano inutili, ma... Richard ha un uso anche per questi.
    Rupie d'Argento | Un borsello ben farcito di Rupie d'Argento, una delle monete del regno di Hyrule. Come è giusto che sia, Richard ha un buon uso anche per delle monete.
    Vermilion | Si tratta di un ciondolo di una certa importanza, per Richard. Probabilmente è l'unico oggetto che non ha un uso diretto in battaglia, ma questo monile gli scalda il cuore. Gli è molto caro.


    » Tecniche

    ► Essenza | Consumo Variabile Critico...?

    Richard Simon LeRoy è un agglomerato di corrente. Una sorta di Centrale Elettrica ambulante, in grado di accumulare una quantità di energia disarmante, e generare differenze di potenziale tali da far scorrere l'elettricità all'interno degli isolanti.
    E, una cosa che dovrebbe saltare facilmente all'occhio di tutti, è il semplice fatto che egli sappia usare il proprio corpo. Insomma, se un qualsiasi essere umano può muovere il proprio corpo ed usarlo in battaglia, cosa impedisce a Richard di fare altrettanto?
    Risposta: nulla. Se vuole, Richard può rilasciare una quantità da lui determinata della propria corrente.
    La differenza, rispetto ai maghi, sta solo nel fatto che Richard non deve chiedere ad altri di concretizzare la sua volontà, egli stesso con le proprie forze e con la propria essenza la concretizza.

    Se si manifesta la condizione che spinge Richard ad utilizzare questa tecnica, Richard rilascerà una consistente dose della propria corrente e cercherà di dirigerla affinché questa penetri all'interno dei tessuti che entrano in contatto con lui, raggiungendo possibilmente il sistema nervoso, e percorrendolo al fine di bruciare l'origine degli impulsi elettrici che normalmente regolano il corpo umano.
     
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  14. GodotAWW
     
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    Godot si aspettava una reazione simile dal musico; l'uomo aveva appena offeso lui e la sua arte, con parole acide, anche se era comprensibile il motivo della sua ira.
    Il musico aveva deliberatamente ignorato le sue richieste e nonostante il dolore e le insistenze che aveva mosso l'uomo, egli aveva terminato la sua opera senza battere ciglio. Prevedibile lo scatto di rabbia, prevedibile una risposta amara, non prevedibile il resto. L'uomo si era appena scusato, una risposta un po' vaga, che faceva intendere altro dietro a quel "Mi spiace." che aveva pronunziato, quando vide qualcosa che lo lasciò sbalordito.
    Il musico avvicinò a sé una cassa dorata che aveva a fianco, nascosta dalla sua imponente figura e, tirando una catena che spuntava per metà dal box lo aprì, rivelandone una strana figura di biondo metallo.
    Godot era sicuro di aver già visto da qualche parte quella strana creatura, su qualche libro di storia, ma era successo anni e anni prima, che non ricordava neanche il nome di quella effigie. Era riuscito a malapena a rendersi conto di che cosa stesse succedendo quando vide uno spettacolo allucinante: Immediatamente e inaspettatamente la scultura prese vita, dimostrando che non era una scultura unita vera e propria, ma pezzi di un'armatura che una volta uniti raffiguravano quella strana creatura. I pezzi cominciarono a muoversi, come se avessero avuto volontà propria, e velocemente si attaccarono al corpo del musico, che ben presto si trovò coperto da una strana e imponente armatura.

    "Ma è assurdo! Questo viola tutte le leggi della fisica!"

    Questo fu il primo pensiero a quello spettacolo, e nonostante non ignorasse che esistevano alcune persone capaci di muovere gli oggetti a distanza, si domandò come fosse possibile una cosa tanto assurda. Sembrava in procinto di combattere, si era già armato e la sua arte si era rivelata senz'altro pericolosa, e probabilmente non avrebbe esitato a fare lui stesso la prima mossa.

    "Vi restituisco le monete. Le vostre maniere lasciano molto a desiderare. Mi sono scusato, cos'altro pretendente che io faccia? O forse il vostro è solo un pretesto per aggredirmi, magari per farvi bello davanti alla vostra donna o al vostro amico?
    Siete il solo a spacciare il rombo di un motore per musica, e a soffrirne per giunta. E sappiatelo, in Francia l'inguria e l'offesa a un Generale si paga con la morte."


    Amico? Godot represse a stento le risate; era la prima volta che vedeva quell'uomo, e per quanto non lo avesse aggredito e non avesse fatto domande scomode era ancora lungi dal fidarsi di lui. Una cosa però aveva capito del suo comportamento: per quanto si trattenesse, aveva una furia distruttrice enorme dentro di sé. Lo aveva notato la prima volta quando il musico aveva cominciato a suonare, e ora ne aveva avuto la riprova. Non pensava che avrebbe tollerato un'ingiuria simile, forse non avrebbe combattuto se si trovava in condizioni di salute gravi, ma dubitava che avrebbe preso l'insulto e se ne sarebbe andato senza aprire bocca.
    Quanto a Godot, quei due gli interessavano, erano due soggetti interessanti, per personalità e potere, e se avevano intenzione di combattere, non era di certo lui colui che aveva intenzione di fermarli.
     
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  15. |Mozart|
     
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    sorrento_de_sirena_04

    Non aveva più alcun dubbio: quell'uomo desiderava attaccarlo. L'inoppugnabilità di quella triste certezza lo morse al petto, come un dolore a metà fra il respiro forzato e lo sterno schiacciato dalla tristezza. Il suo animo ne pianse. Perché era così ciecamente propenso alla lotta? Cosa poteva mai ricavare dalla sua morte? Nulla. Era solo uno pretesto, sciocco e per giunta puerile! Non aveva alcun senso. Avrebbe abbassato leggermente lo sguardo e, nel rialzarlo, notò ancora una folla indaffarata, distratta, inconsapevole del loro litigio. Il Generale delle Sirene sospirò mesto, e con uno schiocco delle ali fu subito via, lontano; prese a volare ma non si allontanò e fu accorto a non dare a chicchessia l'impressione di un attacco, né di una fuga. Quando atterrò nuovamente, nei suoi occhi bruciava una fredda determinazione... e uno profondo dispiacere.

    » Mi è chiaro ormai. Non si può evitare. Le scuse non serviranno, né voi sembrate voler capire che io non ho mai desiderato farvi un danno. Tuttavia, se è realmente vostra intenzione sfidarmi a duello... vorrei che almeno fosse altrove, e non qui. Troppe persone. Troppi innocenti. «

    Se era inevitabile lo scontro, la sua unica richiesta era semplice e, d'altronde, del tutto naturale: un posto isolato, solo per loro due. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare vittime, specialmente fra donne o bambini. Tuttavia, tenne pronto il flauto e il suo mana... semmai quel folle privo di senno avesse provato qualche scherzo di cattivo gusto, sarebbe stato costretto a reagire. E, purtroppo per lui, in duello Mozart era stato abituato ad una cosa soltanto.

    Uccidere.

    Sirena dei Mari
      Status fisico
      In perfetta salute.

      Mana 100%




      Equipaggiamento
      Scaglie d'oro di Siren Info, Armatura.

      Passive dell'Armatura: [Abilità Passiva - Volo], già citata.

      Flauto delle Vuote Melodie Info, Arma.

      Passive dell'Arma: [Abilità Passiva - Malia Musicale], già citata.




      Abilità Personali

      Elegìa [Abilità Passiva - Anti-Difese psioniche, fino a Livello Medio] già citata.

      Tecniche




      Info mi pare sia nato un bel pretesto per un duello, o no? XD Cosa vogliamo fare? Apriamo altrove e ce le diamo di santa ragione, o finiamo qui con un "la prossima volta ti ammazzo" ?

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35 replies since 29/8/2011, 11:23   675 views
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