Una nuova vita

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    Viaggiatore dei Mondi

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    stemmahylian
    Qualche nuovo amico...?
    Assalto Frontale

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Richard»


    In qualche modo, il Cavaliere di Scilla era riuscito a sopravvivere.
    Non se ne stupì, l'elementale. Non erano pochi gli assi nella manica che sovente celava, e certo non si aspettava che gli avversari fossero da meno. Che non credessero di esser stati i soli, i generali, ad aver vissuto numerosi scontri. Tuttavia, non distolse lo sguardo mentre Khorne erigeva la sua eterea difesa. Un muro resistente, tanto da non venir perforato dal suo proiettile.
    Avrebbe applaudito, se a muoverlo non fosse stato l'odio. Non erano in molti a poter vantare una difesa tanto solida. La Railgun era famosa per perforare, ed il fatto che la moneta fosse andata in frantumi anziché penetrare scudo, carne ed ossa era come se quel cavaliere ne fosse uscito totalmente illeso.
    Un avversario valido.
    Sarebbe stato interessante concedersi una singolar tenzone con lui. Eppure, il destino sembrò non concordare: la sua vera preda, che in un attimo era scomparsa ben oltre la sua portata, aveva deciso di gettar la codardia e di tornare indietro, riapparendo in un istante, rapida come era scomparsa.
    Fu al Mozart che rivolse il proprio sguardo, dopo averlo fugacemente abbassato sulla sua compagna.

    «Guarda tu stessa. E' ancora qui.» fu quanto disse a Reisen. «Se non voleva combattere, non avrebbe attaccato per primo. Se non voleva combattere, non sarebbe stato tanto veloce a tornare. Andare non è ciò che vuole. Per quanto tu possa desiderarlo, lui non ha rispetto. Né di te, né della vita, né di qualsiasi altra cosa. E poi, io ripago sempre i miei creditori. Con la stessa moneta. Non mi piace essere in debito.»

    Fu con un po' di ironia che concluse la frase. Il mantello, lacero nel ventre e consumato in ogni altra sua parte, ondeggiava ad ogni passo. Il Djin aveva abbandonato il fianco della sua compagna, per procedere con ponderata calma verso il cavaliere intento a tornare. E quello fu un errore.
    Aveva completamente ignorato il compagno del musico, troppo preso dai propri pensieri, perso nel contemplare da una parte la scintilla sua vitale, che minacciava di volersi spegnere da un istante all'altro, e dall'altra la vendetta. A portata di mano. Servita su un piatto d'argento. Il Mozart era lì, stava tornando per lui, e per quanto fosse molto più pericoloso di quanto poteva dire di sé stesso in quell'istante, non riusciva a pensare a null'altro se non al raggiungerlo, ed al fargli pagare la sua viltà a caro, carissimo prezzo.
    Futile dire quanto era in errore nel credere che i Cavalieri avessero lo stesso onore di quelli che erano "solo" dei cittadini. Ma giustamente, da alcuna parte è scritto che se la sua compagna era restia ad alzar le armi loro seguissero un qualche codice d'onore e combattessero in modo leale.
    Invero, si stupì quando si ritrovò avviluppato da una misteriosa fonte di energia. Non avendo prestato attenzione alcuna alle parole di Scilla, fu con curiosità che abbassò gli occhi per vedere cosa ostacolava il suo passo, e poco dopo fu la perplessità ad accogliere la trasformazione di quell'energia in spire. Le spire di un serpente che ora sibilava accanto al suo capo. Quell'attacco gli era giunto totalmente inaspettato.

    «Ah! Un serpente!» urlò.

    "Ma no, è un ramoscello..." si rispose mentalmente.

    «Oh... Ah! Un serpente!!!»

    "No, è il ramoscello di prima..."

    «...oh.»

    Compiendo un movimento totalmente innaturale, il Djin voltò la testa ben oltre i 90 gradi, girandola quasi del tutto ed inclinandola di lato nel lanciare uno sguardo confuso al Cavaliere di Scilla.

    «Potresti liberarmi...?» chiese.

    Non vi era altro che pacata serietà nella sua voce.
    Lui doveva andare ad accogliere Mozart. Ora che stava tornando indietro, Khorne gli era totalmente indifferente. Non era stato lui a ferire Reisen, dopo tutto. Anzi, era sciocco da parte sua aggredire lui. Come il cavaliere non aveva alcuna colpa, così la coniglietta non meritava d'essere subdolamente aggredita a tradimento. Era in Mozart la radice di ogni problema: un po' di rispetto per il prossimo e l'altrui vita, e nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.
    Eppure, il cavaliere sembrava non capire. O forse, più semplicemente, era empio quanto il suo compagno. Queste furono le uniche conclusioni che gli suggerì la mente, quando le spire iniziarono a costringerlo.
    Voltò il capo di ulteriori 90 gradi, trovandosi ad osservare gli occhi del serpente, e velenoso sibilò a sua volta. In faccia al serpente. E quanto era vero il cielo avrebbe avuto il coraggio di morderlo, se solo il suo collo fosse stato più lungo.
    Ma non era così, dunque non gli restò altra scelta che gonfiare i muscoli, e liberarsi con la bruta forza.
    Eppure, ancora una volta furono mere intenzioni. Come si accorse con amarezza, le forze iniziavano a venire meno. Ora che il suo mana s'avvicinava a livelli preoccupanti, il suo stesso corpo si stava intorpidendo. Quello che doveva essere un bicipite in contrazione, la cui possanza avrebbe dovuto strappare un urlo di dolore alla bestia che lo avvolgeva, si limitò ad essere un muscolo inerme, tenuto immobile dalla trasbordante forza del rettile.
    Prima di rendersene conto, si ritrovò costretto in una morsa via via sempre più dolorosa. E la cosa più grave di tutte, che gli avrebbe bruciato nella milza per giorni, era il fatto che non riuscì a liberarsi in tempo.
    Mozart era in fine giunto, ed aveva preso a sprecar fiato in parole e "musica" - sempre che musica la si potesse definire.
    Indefinibile fu il tormento che suscitarono in lui quelle note. Non sono molte le parole per descrivere il connubio tra il dolore che normalmente la sola musica provocava in lui, e la ferocia di quell'aggressione mentale che null'altro scopo aveva se non quello di sprigionare una sofferenza tale nel prossimo dal forzare la sua mente a soccombere solo per trovar requie.
    Non fu necessario nemmeno un secondo affinché il dolore lo sopraffacesse, forzandolo a cadere sulle proprie ginocchia. Ma, le spire del serpente erano estese anche alle sue gambe, quindi si limitò a rovinare a terra, in maniera impietosa e con la sola ed infame speranza di aver condiviso - seppur in piccola parte - il proprio dolore con la bestia che lo attorniava, usando il suo corpo come cuscinetto a quella caduta. Miserevole pensiero, futile, considerando che non era caduto da chi sa quali altezze, ma fu l'unico appiglio che riuscì a darsi per cercare di non pensare al proprio dolore.
    Impresa poco fruttuosa l'appellarsi alla forza di volontà per resistere al male. Prese ad agitarsi, in preda alle convulsioni, e questo dopo solo due secondi. Il terzo secondo lo portò in fine a gemere il proprio dolore, finché non divenne un urlo straziato quando il suo stesso mantello, che altro non era se non il frutto della sua psiche, della sua volontà, prese fuoco. Ora che il giovane aveva perso ogni controllo dei propri pensieri, quel tessuto che lo aveva celato fino a quell'istante iniziò a bruciare, ad incenerirsi.
    Il quinto secondo sarebbe stato quello in cui il dolore avrebbe raggiunto la soglia limite della sua sopportazione, lasciando dietro di sé danni permanenti. Forse, anche la morte. E questo solo a 8 secondi dall'inizio di una melodia che, si suppone, durasse minuti.
    Ma si sa, il Fato è capriccioso. Fa girare la ruota della fortuna quando vuole, ed il risultato non era sempre scontato.
    Già una volta Mozart aveva creduto di avere la vittoria in pugno, provocando invece un nemico che lui solo non avrebbe potuto fronteggiare, e che lo aveva costretto alla più sicura fuga nonostante l'arrivo dell'alleato. E forse, fu proprio per punire quella superbia insita nel desiderio suo di provocar male che spinse qualcosa di così effimero ed intangibile come il destino a giocare la carta del Dominatore del Vento.
    Per la seconda volta, Godot richiamò e dominò l'etere, rendendolo flusso impetuoso ed ostile al musico.
    Fu con rabbia che le correnti iniziarono a sferzare le orecchie dell'elementale. Isterismo, quasi, nel travolgere l'ammasso di fiamme che era diventato.
    Ed in quella manifestazione di violenza, tale da sollevarlo e spingerlo via, il Djin trovò la salvezza.
    Di colpo, tutte le note vennero spazzate via. Della musica non v'era traccia. L'unico suono udibile divenne l'agghiacciante lamento della tempesta, urla in cui alcuni leggevano l'angoscia e la disperazione del dolore dell'animo. Ed in vero, lui più volte era stato tra questi, attribuendo una connotazione triste ai venti delle tempeste. Ma non quella volta.
    Quella volta, l'infuriare del vento altro non era che un inno di salvezza, giusta punizione per l'empia musica prodotta da quello scellerato.
    E uscire da quel tormento fu come rinascere. In maniera non certo piacevole.
    Privo di dolore, si ritrovò a dover ricostruire l'accaduto pensiero dopo pensiero, a riordinare quelli che erano ricordi ed a separarli da quelli che erano possibili futuri correlati alle sue scelte. Persino il presente fu tutt'altro che chiaro.
    Si ritrovò in aria, stretto tra le spire di un serpente, vittima di un forte mal di testa e con il corpo dolorante.
    Dunque quella bestia immonda stava stringendo.
    Dunque, anche l'amico del musico era una minaccia alla sua vita.
    Abbassò lo sguardo, il Djin, e non per incontrare il suolo, ma per incrociare sé stesso. Il mantello oramai era in cenere, e si stava disperdendo trascinato via dalla tecnica dell'albino. La sua vera natura era ormai rivelata.
    Ci fu un bagliore. Niente formule. Niente concentrazione. Niente richiamo del chakra, o addensamento del cosmo, o espansione dell'aura. Nulla.
    Solo un bagliore, che per qualche istante fece sembrare il giorno tenebroso quanto la notte. E qualche secondo dopo, il tuono. Un tuono che però venne ucciso dall'urlare insaziabile del vento, senza raggiungere le orecchie di alcuno.
    Lo stesso vento che ora trascinava via la prigione di cosmo, mentre - presumibilmente - evaporava una squama alla volta.
    Per sfuggire, null'altro aveva usato che una saetta, il cui scoppio aveva creato un'onda d'urto sufficientemente forte ed improvvisa da allargare le spire quel tanto che bastava, e scivolarne fuori per gravità.
    La... cosa... che atterrò al suolo non era umana. Ferma lì, sul terreno, trovava sostegno su quattro zampe una figura che pareva esser uscita da un album di bozze. Un sottile filo azzurro disegnava vagamente dei contorni, ricalcando solo in maniera grossolana le fattezze di un essere umano. Era possibile riconoscere una testa, e delle braccia. Uno sguardo attento avrebbe notato anche la presenza delle dita, seppur il filo che lo disegnava era instabile, tremava nell'etere e talvolta univa due o più falangi tra loro, o le allungava. Accorciava, talvolta.
    Emanava luce propria, il suo corpo era interamente bianco, e dava l'impressione di essere pervaso da una qualche energia, origine di misteriose onde che lo percorrevano al pari di uno stagno quando vi si lancia un sasso.
    Sollevarsi su due gambe fu tutt'altro che facile. Debilitato com'era, persino l'aria era sufficiente a minare il suo equilibrio. Ciò non di meno, la sua volontà era sostenuta dall'ira. E l'ira sapeva essere un grande motore, forte più che a sufficienza per ridurre in frantumi le catene del buon senso e del raziocinio. Un po' di vento non lo avrebbe mai fermato. Né ci sarebbero mai riusciti tutti i colpi che di lì a poco avrebbe ricevuto. Finché ogni suo singolo osso non fosse stato ridotto in frantumi, lui avrebbe continuato a combattere.
    Sollevò il capo, rivelando di non avere volto alcuno. Nessun tratto somatico. Niente zigomi, bocca, naso, occhi, orecchie. Nulla. Eppure, ritrovò la figura della coniglietta in pochi attimi, e dopo essersi alzato mosse esitante i suoi passi verso di lei.
    Prima di gettarsi in quell'assalto, l'ultimo a giudicare da quanto il suo corpo gli diceva, volle avvicinarsi a lei.

    «La mia vita verrà presa da quel musico.» le confidò, quando le fu abbastanza vicino da vincere il grido dell'etere. «Quindi corri. Scappa senza voltarti. E non tornare a cercare il mio cadavere. Ciò che ti chiedo è di sopravvivere. Gh, se tornerai mai a casa, dì ad Eve che sono finito nella Russia Sovietica.»

    La bocca fu la prima cosa che si disegnò su quel foglio bianco. Intermittente, il filo azzurro sembrò apparire dal nulla, e disegnare un ghigno divertito poco alla volta. Solo nella terra dove sono le torte a mangiare le persone e le bottiglie a bere la gente potevano succedere cose come quelle a cui aveva assistito. Eve avrebbe colto l'allusione, ed avrebbe capito.
    Peccato, però.
    C'era ancora tanto che avrebbe voluto fare.
    Oh, beh, pazienza.
    Prese a camminare, il Djin. In direzione del cavaliere di Scilla. Oh, tanto avrebbe voluto dare il colpo di grazia al Mozart, ed era sicuro di poterci riuscire, a prima vista sembrava preda molto più facile del suo compagno. Ma era evidente che non gli sarebbe stato permesso, dunque non gli restavano molte scelte.
    Fu allora che iniziarono a disegnarsi anche gli occhi. Fiamme purpuree, in verità, come i riflessi dell'ametista, e non dello zaffiro come in precedenza. Quella stessa linea che irregolarmente lo disegnava ben presto mutò a sua volta, raggiungendo la nuova gradazione di colore mentre quella che era una semplice camminata evolveva in una corsa man mano che la stabilità tornava a farsi sua.

    «Arrivo.» annunciò al suo bersaglio. «Flying Ryuusei Kick!»

    Non erano troppi, i metri che li distanziavano. La corsa fu breve, e quando la giusta distanza venne raggiunta l'elementale si piegò sulle proprie gambe, pronto a spiccare un balzo.
    Non lo fece.
    Invece di ascendere, utilizzò quella flessione per proiettarsi in avanti di violenza, aggravando con tutto il proprio peso l'affondo di mancina che cercò di assestare allo stomaco dell'avversario.
    Una banalissima finta da due soldi, che in tutta la sua carriera aveva imbrogliato si e no solo due idioti. Sarebbe stato il terzo, Khorne? Ci sperò, ma non vi ripose alcuna fiducia.
    Terminato l'attacco, successo o fallimento che fosse, fu rapido nel portare in avanti la gamba, e nell'usarla per darsi una poderosa spinta.

    «Shoriuken!»

    Quello fu il nome che diede al montante in salto. Ma, nemmeno quel colpo prese fuoco. Nella migliore delle ipotesi, fu un pugno ben assestato sotto la mascella di Khorne. Con un po' di fortuna glie l'avrebbe rotta. Beh, sì, magari un po' non bastava, diciamo che glie ne sarebbe servita tanta. Ma non un miracolo.
    Quello no.
    Quello gli serviva per farlo svenire.
    SE era stato miracolato, aveva messo al tappeto Khorne. Se era stato "semplicemente molto fortunato" gli aveva rotto una mascella - e magari gli aveva anche fatto mordere la lingua, quella sarebbe stata una soddisfazione.
    Ma il nostro era ben conscio che la fortuna uno se la deve creare, e lui con le sue azioni era la sventura che si era andato a cercare.
    Quindi, nella più verosimile delle ipotesi - quel tizio che iniziava a muoversi come l'Agente Smith e schivava il mondo - aveva ancora un altro asso nella manica da giocarsi.
    Ancora in pieno salto, congiunse entrambe le mani mentre il suo corpo ruotava.

    «Lighting Blast: Hadoken!»

    Altra finta...? No, questa volta no.
    Terminata la piroetta, fu con impeto che impose entrambe le mani in avanti, nella speranza di colpire direttamente il volto dell'avversario. Ma non era quello l'attacco da cui lo Scilla doveva guardarsi: non ci fu alcun "effetto speciale" fino all'ultimo, dando l'impressione di un'ennesima sbruffonata, ma nell'apice dell'attacco minuscoli flussi di corrente si staccarono dalle dita, congiungendosi in un unico fascio di puri positroni. Un attacco di modeste dimensioni ma considerevole carica, quello che regalò a tradimento.
    Cielo volendo, glie lo avrebbe orribilmente sfigurato, il volto, regalandogli la cecità, se non la morte a seguito dello shock neuronale.

    E poi... nulla. Lì iniziavano e lì finivano tutte le strategie che poteva imbastire in quella situazione ed in quelle condizioni. Era, era alla mercee di due mostri. E ben sapeva che non sarebbe stato bello.
    Non sarebbe stato per niente bello.


    » Richard S. LeRoy: Djin [Tecnocrate] (Basso: 5% | Medio: 10% | Alto: 20% | Critico: 40%)
    » Fisico: Emicrania di considerevole entità. Corpo indolenzito. Accenno di torpore dovuto alla carenza di Mana. Nessuna ferita rilevante.
    » Mana: 40% -> 20%

    » Riassunto delle azioni svolte nel turno

    Utilizzata tecnica "Essenza" (Consumo Medio) per generare una detonazione sufficientemente forte a sostenere la pressione del cosmo di Khorne mentre Richard ne usciva.
    Eseguiti quindi due attacchi fisici (affondo con il pugno sinistro allo stomaco e montante in salto con il pugno destro sotto il mento) concatenati all'uso della tecnica "Essenza" (Consumo Medio) per generare un flusso di corrente che mira a colpire il volto del Cavaliere di Scilla a seguito di un tentato terzo attacco fisico (colpo di palmo, portato con entrambe le mani, eventualmente rivolto al volto se l'avversario è ancora nel raggio d'azione).


    » Abilità Passive

    Essenza del Djin del Tuono | Essendo composto di fulmini, ed essendo ovviamente padrone del proprio corpo, Richard può mutare il proprio aspetto a piacimento. Salvo per ritornare alla propria forma originale, questo potere non può comunque essere utilizzato in battaglia (egli sarà comunque in grado di mutare il proprio aspetto, ma ogni mutazione che comporterebbe qual si voglia vantaggio non concordato dai partecipanti non è consentita).
    Anche l'uso in Quest risulta limitato: salvo autorizzazione del Master, Richard non può fruire di quest'abilità per avvantaggiarsi durante la missione.


    » Equipaggiamento

    Cornamusa da Battaglia "Jaggi" | Sitratta a tutti gli effetti di una vera e propria cornamusa, anche se decisamente peculiare. E' concepita e realizzata per essere usata al pari di un martello da guerra, per questo presenta un lungo manico ed una "faccia" da impatto piuttosto grande. Tuttavia presenta alcune delle caratteristiche chiave delle cornamuse, e tali componenti a dispetto dell'apparenza non sono fragili. Non Impugnata.
    Banana da Battaglia | Una Banana. Una GRANDE Banana. Dalla lunghezza di 150 cm, dalla consistenza e dal sapore di una banana quasi matura (di quelle con la buccia ancora un po' verde), viene utilizzata da Richard in battaglia. Non importa quanti danni la banana subisca, non marcirà mai ed alla fine della battaglia tornerà in perfetto stato. Non impugnata.
    Farina di Mais | 10 sacchetti contenenti un kg di farina l'uno. Sembrano inutili, ma... Richard ha un uso anche per questi.
    Rupie d'Argento | Un borsello ben farcito di Rupie d'Argento, una delle monete del regno di Hyrule. Come è giusto che sia, Richard ha un buon uso anche per delle monete.
    Vermilion | Si tratta di un ciondolo di una certa importanza, per Richard. Probabilmente è l'unico oggetto che non ha un uso diretto in battaglia, ma questo monile gli scalda il cuore. Gli è molto caro.


    » Tecniche

    ► Essenza | Consumo Variabile Medio

    Richard Simon LeRoy è un agglomerato di corrente. Una sorta di Centrale Elettrica ambulante, in grado di accumulare una quantità di energia disarmante, e generare differenze di potenziale tali da far scorrere l'elettricità all'interno degli isolanti.
    E, una cosa che dovrebbe saltare facilmente all'occhio di tutti, è il semplice fatto che egli sappia usare il proprio corpo. Insomma, se un qualsiasi essere umano può muovere il proprio corpo ed usarlo in battaglia, cosa impedisce a Richard di fare altrettanto?
    Risposta: nulla. Se vuole, Richard può rilasciare una quantità da lui determinata della propria corrente.
    La differenza, rispetto ai maghi, sta solo nel fatto che Richard non deve chiedere ad altri di concretizzare la sua volontà, egli stesso con le proprie forze e con la propria essenza la concretizza.


    ► Essenza | Consumo Variabile Medio

    Richard Simon LeRoy è un agglomerato di corrente. Una sorta di Centrale Elettrica ambulante, in grado di accumulare una quantità di energia disarmante, e generare differenze di potenziale tali da far scorrere l'elettricità all'interno degli isolanti.
    E, una cosa che dovrebbe saltare facilmente all'occhio di tutti, è il semplice fatto che egli sappia usare il proprio corpo. Insomma, se un qualsiasi essere umano può muovere il proprio corpo ed usarlo in battaglia, cosa impedisce a Richard di fare altrettanto?
    Risposta: nulla. Se vuole, Richard può rilasciare una quantità da lui determinata della propria corrente.
    La differenza, rispetto ai maghi, sta solo nel fatto che Richard non deve chiedere ad altri di concretizzare la sua volontà, egli stesso con le proprie forze e con la propria essenza la concretizza.
     
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    --- Reisen "Udongein" Inaba ---

    Narrato
    - Parlato -
    * Pensato *




    Il tutto si stava ripetendo Mozart aveva deciso, dopo molte parole spese per cercare di giustificare nuovamente le sue azioni, di attaccare.
    Ma questa sua impresa di giustificare la situazione era comunque impossibile, è vero, in fondo aveva attaccato lui per primo seppure era chiaro che non era l'unico ad essere in torto.

    Però il destino si era ritorto contro di loro ora, per colpa della stupida mossa di Richard i due erano diventati chiaramente di nuovo ostili, non ci sarebbe stata una fine a tutto questo a quanto pare, non in modo così facile almeno.

    «Guarda tu stessa. E' ancora qui. Se non voleva combattere, non avrebbe attaccato per primo. Se non voleva combattere, non sarebbe stato tanto veloce a tornare. Andare non è ciò che vuole. Per quanto tu possa desiderarlo, lui non ha rispetto. Né di te, né della vita, né di qualsiasi altra cosa. E poi, io ripago sempre i miei creditori. Con la stessa moneta. Non mi piace essere in debito.»

    Erano queste le parole che il rissoso elementale le aveva rivolto per giustificarsi, ma per favore... Se ne stavano andando prima non c'era dubbio, ed era stato proprio lui che ha voluto continuare la sua offensiva e lo scontro mostrandosi egoista e sprovveduto.
    La ragazza non aveva risposto mordendosi solamente le labbra nervosamente... Ovviamente quella situazione non le andava per niente a genio, Richard sembrava sfinito e lo sconosciuto che non si sapeva esattamente neanche quanto fosse forte.

    Lei probabilmente doveva proteggere entrambi ad eccezione al massimo dello sconosciuto e quello che le faceva più rabbia era che quella situazione era capitata solo per colpa di Richard.
    Lo scontro si sarebbe potuto evitare benissimo...

    «Potresti liberarmi...?»

    - ...? - Un serpente enorme stava stringendo Richard... Da dove era sbucato? Ma cosa più importante che diavolo poteva fare lei contro un'animale del genere?
    Cominciava a sentirsi impotente da quella situazione, un'impotenza che le faceva male... Di nuovo non riusciva a proteggere nessuno, era troppo debole per farlo.
    Rabbia era cominciata a montarle nella testa, quella sua impotenza la faceva arrabbiare a più non posso.

    Di nuovo una litania mortale si era alzata e di nuovo questa era stata spezzata via dal vento del ragazzo sconosciuto.
    Per fortuna insieme a questo Richard si era liberato dal serpente parlando di nuovo.

    «La mia vita verrà presa da quel musico. Quindi corri. Scappa senza voltarti. E non tornare a cercare il mio cadavere. Ciò che ti chiedo è di sopravvivere. Gh, se tornerai mai a casa, dì ad Eve che sono finito nella Russia Sovietica.»

    Lei doveva proteggerlo, non il contrario e nonostante non era stata per niente utile nel momento del bisogno lui le chiedeva questo? Non poteva permetterlo, non un'altra volta... La rabbia era cominciata a montarle più forte nella testa, la sua mente... La sua coscienza stava sparendo per far posto a qualcosa di più forte, folle e terribile, stava capitando di nuovo...
    Di nuovo si sarebbe trasformata in una macchina senza pensieri ed emozioni... Contenente solo tanta voglia di distruggere.

    - COL CAVOLO! -

    Solo questo aveva urlato a Richard mentre quattro spade avevano cominciato a volteggiarle intorno, Reisen non c'era più, c'era solo un'entità devota alla distruzione l'unica cosa che poteva fare la ragazza era guardare... Guardare come una spettatrice cosa avrebbe combinato quell'essenza che controllava il suo corpo.

    Gli occhi rossi brillavano, le spade volteggiavano e poi erano partite, tre in direzione di Mozart ed una era andata ad attaccare alle spalle Khorne facendo una strana curva e cercando di colpirlo alla schiena visto che quest'ultimo era occupato con l'elementale e lui vedendo la spada di sfuggita avrebbe probabilmente pensato che tutte e quattro erano diretta all'altro musico, per quanto riguardava invece delle spade di Mozart due erano volate: Una nel braccio sinistro ed una nel destro cercando di far cadere il fastidioso flauto che aveva nelle mani mentre l'ultima aveva cercato di perforare il suo torace con tanto di armatura annessa.

    Ma non era finita lì, sarebbe andata in prima linea per soddisfare la sua sete distruttiva, quindi di nuovo dal nulla appariva stavolta una katana completamente nera, che la ragazza teneva nella mano sinistra ed uno scudino legato allo stesso braccio, correva e correva ignorando il suo stato di spossatezza.
    Tanto quell'entità sentiva ben pochi stimoli da parte del corpo, quando sarebbe riuscita a portarsi di nuovo a poca distanza avrebbe cercato di puntare il fucile alla tempia di Mozart ma questa volta non sarebbe stato un'avvertimento... Uno sparo e tutto sarebbe finito... O almeno era questo il piano.

    Reisen Udongein Inaba
    Basso - 5%
    Medio - 10%
    Alto - 20%
    Critico - 40%
    Mana attuale: 90% - 20%(One Thousand Swords) - 5%(Invisible Illusion)
    Stato fisico: Spossata.
    Stato psicologico: Incavolata nera ò_o.

    Riassunto in breve:
    - Usa "One Thosand Swords" evocando quattro spade di cui una va contro Khorne e tre contro Mozart.
    - Usa "Invisible Illusion" per evocare il resto dell'equipaggiamento.
    - Cerca di sparare alla tempia di Mozart con il fucile.

    Equipaggiamento:
    White Illusion (Fucile a pompa; Mano destra)
    Black Illusion (Katana; Mano sinistra)
    Defence Illusion (Scudino; Legato al braccio sinistro)

    Abilità Passive:

    Red Eyes Of Madness Lv.1
    Grazie a questa abilità Reisen riesce a cambiare consciamente o inconsciamente i suoi pensieri, se pensa che una cosa è sbagliata con questa tecnica può distruggere quell'ostacolo nella sua mente cominciando a pensare che sia giusto eccetera, purtroppo questo fa parte del suo addestramento, in guerra si può essere portati a fare cose che non si vogliono fare ed avere degli ostacoli che te lo impediscono può essere solo controproducente.
    Con questa abilità si distruggono le inibizioni di troppo, a questo livello i suoi occhi non hanno ancora nessun'effetto verso le altre persone ma solo verso sé stessa però.
    L'abilità si può anche attivare da sola senza il consenso della ragazza stessa, specie se va incontro ad un'emozione forte.
    [Passiva] - [Permanente]

    Lo spazio non è importante
    Reisen è in grado di instaurare un rapporto molto profondo con tutti gli oggetti in suo possesso che ha acquisito legalmente e giustamente.
    Lei può ricevere la possibilità di avere questi elementi in ogni luogo ed in ogni tempo senza preoccuparsi di dove sono, se un suo oggetto rimane a casa per esempio può richiamarlo ovunque lei sia per usarlo permanentemente, stessa cosa può funzionare all'inverso grazie al potere della mente può far sparire il suo equipaggiamento per lasciarlo a casa o da qualsiasi altra parte a patto che non rechino danno a nessuno.
    In pratica con questa tecnica ha la disponibilità dei suoi oggetti sempre e comunque, anche quando sono lontani perché magari non ha voluto portarli con sé.
    [Passiva] - [Permanente]



    Tecniche usate:

    One Thousand Swords
    Dai poteri mentali di Reisen si formano un numero variabile di spade che inseguono tutte quante un'avversario deciso da Reisen e provano ad attaccarlo ogni volta che possono le spade sono semplici spade corte, non molto potenti ma la loro velocità e superiorità numerica non è da sottovalutare.
    La spade possono inseguire l'avversario fino a 5 metri e alla fine dell'abilità cadranno a terra e diventeranno sabbia.
    Consumo Basso: Massimo 2 spade.
    Consumo Medio: Massimo 3 spade.
    Consumo Alto: Massimo 4 spade.
    Consumo Critico: Massimo 5 spade.
    [Variabile (Usato Alto)] - [Istantaneo]

    Invisible Illusion
    Un estensione della tecnica passiva "Lo Spazio non è importante" Grazie a questa tecnica Reisen può riprendere o "far sparire"(ovvero far tornare indietro) fino a quattro oggetti alla volta che non aveva portato con se ma comunque possedeva anche in battaglia.
    Questo avviene grazie al legame che con il tempo lei ha instaurato con i suoi stessi oggetti e quindi grazie ai suoi poteri mentali può richiamarli senza alcun problema.
    [Basso] - [Istantaneo]



    Edited by HeilPalazzo - 12/9/2011, 15:04
     
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    Tutti i preamboli del massacro presero forma, il che non dispiacque affatto al generale di Scilla che, amante del disordine e dell'imprevedibile, trovò piacere su come il ritrovamento del compagno scomparso in un luogo sconosciuto stesse culminando in una carneficina. Ma d'altro canto non si poteva dire certo che fosse stato a lui a cercarla, piuttosto questi folli temerari, rei di aver provocato con tanta stoltezza l'ira dei generali degli Abissi, come se le Spire del Serpente non fossero state un monito sufficiente per far capire a quei damerini di essere dinanzi a qualcosa che andava ben oltre il comune intelletto. Pace all'anima loro!
    Sogghignò nel vedere l'ardita mossa di uno dei tre venirli incontro, impavido quanto folle nel gettarsi in un attacco corpo a corpo contro un uomo che serbava la belluina possanza di sei fiere, tutte concepite dalla sua genia maledetta.

    Ridicolo...

    L'avanzar con cui si prodigò l'individuo in altre occasioni avrebbe strappato applausi per la sua celerità, così svelto e scattante nel suo incedere per l'occhio di qualunque essere umano... tuttavia di un'imbarazzante lentezza se osservato dallo sguardo di uno di quei pochi prescelti al mondo, quale Khorne, che poteva pavoneggiarsi del dominio del cosmo. Lo vide eseguire una finta che non trovò reazione alcuna nel generale, convinto che la corazza bastasse a difenderlo, se non un ghigno malvagio reso ancor più crudele dalla maschera di sangue che copriva il suo viso. Fermo come una montagna, attese che l'avversario si avvicinasse, pronto a soddisfarlo della morte che tanto andava cercando e questa volta non si sarebbe risparmiato: Khorne esigeva sangue, e lo avrebbe ottenuto anche al costo di versare il proprio.
    Volutamente incassò il montante sul mento e di proposito si lasciò spostare dall'impeto subendo un dolore lancinante alle gengive, che sentiva già riempirli la bocca di sangue ma non lasciò che quelle sudicie mani protese verso di lui azzardassero ulteriore danno giacchè la barriera dei mari già frapposta in avanti, lo preservò dal raggio atto a folgorarlo. Il pugno ricevuto era un sacrificio destinato a essere ripagato enormemente poiché gli avrebbe consentito di rovesciare una ginocchiata direttamente sul muso dell'avversario, dal quale sarebbero scaturiti gli artigli dell'Orso Bruno, ben noti per la facilità con possono dilaniare le carni, specialmente ad una distanza tanto ravvicinata.
    Ancor prima di tornarsene eretto i suoi sensi si allarmarono tutti nel percepire un sibilo sinistro giungere alle sue spalle, a tradimento, per mano di un codardo che evidentemente rifiutava di combattere da vero uomo. Il generale lo percepì ma non si cimentò in alcuna difesa, lasciando invece che fosse la sua corazza ad immolarsi, onde dimostrare a questi illusi quale invalicabile muro costituisse un'armatura benedetta dai mari di Poseidone.
    Echeggiò per un istante il clangore metallico prima di mutare la caduta in una discesa aggraziata con l'ausilio delle sue ali maestose. Sputò sprezzante il sangue dalla bocca, il suo sguardo si alzò alla cerca dell'avversario e constatare ciò che ne era rimasto dopo le zanne dell'Orso. Ardeva dal desiderio di prelevare il suo macabro trofeo... costituito dallo scalpo del nemico.

    CITAZIONE
    Status: ferite al capo attenuate dall'elmo: lacerazioni di bassa/media entità con relativa perdita di sangue.
    Cosmo (o mana): 70% -20% = 50%
    Vestigia a Scaglie d'Oro di Scilla: Equipaggiamento, Armatura.
    Sei Bestie di Scilla: Equipaggiamento, Armi (parte integrante dell'armatura).

    CITAZIONE
    - Bestia mitologica -
    Peculiarità del Cavaliere di Scilla è trascendere il potere delle Sei Bestie di cui lo Scales è composto, le Sei Armi donano al possessore tutte le proprietà degli animali che, nei miti, si dice componessero il corpo della sfortunata creatura degli Abissi. Sicché, Khorne può vantare i seguenti vantaggi in termini di gioco:
    L'Aquila dona una vista sovrumana, tale che potrebbe vedere in lontananza ciò che un umano vedrebbe con un binocolo;
    Il Lupo dona un bonus passivo del 50% dell'Agilità, permettendogli di reagire con prontezza alle minacce esterne;
    Il Serpente aumenta del 50% la propria Velocità, proprio come i rettili che, muovendosi sul dorso, strisciano rapidamente verso la preda;
    Il Vampiro che aumenta le capacità uditive del Cavaliere, permettendogli di avvertire rumori o presenze a lui prossime come se fosse dotato di un'auspex.
    L'Orso, forte della sua mole e della sua muscolatura, conferisce un bonus del 50% nella Forza Fisica.
    La Vespa dal pungiglione fatale, del cui veleno Khorne ha potuto servirsi onde sviluppare una resistenza a veleni e tossine fino ad un livello medio.
    [ Sestupla Passiva: PU del 50% in Agilità, Velocità e Forza. Vista sovrumana. Auspex Uditivo. Resistenza ai Veleni fino ad un Livello Medio ]

    CITAZIONE
    - Barriera dei mari - [difensiva]
    Come a voler intimare l’arresto di ciò che gli si pone dinnanzi. Il Generale impone le mani plasmando quindi un muro difensivo degno di nota. Peculiarità di questa difesa è, in realtà, la facoltà del cavaliere di cambiarne la sostanza, sicchè:
    - Sarà duro come cemento per fermare gli attacchi fisici;
    - Sarà simile a cuscinetto che ammortizza gli urti del cosmo altrui.
    In ogni caso, la difesa è in grado di annullare tutti quei colpi di potenza pari o inferiore al consumo speso dall'utilizzatore.
    [Tecnica (abilità attiva) Consumo Medio ]
    [Tecnica Potenziata]
    049vu

    CITAZIONE
    - Orso Bruno (Grizzly Stap) - [offensiva]
    Fra gli animali, l'Orso. Fra i mostri, Scylla. L'arte d'evocazione del Cavaliere concede la facoltà di richiamare a sé uno degli animali più forti fisicamente. Le ginocchiere che formano le zampe dell'animale si illuminano, e muovendole in direzione del bersaglio permettono di materializzare, anche se per pochi istanti, la figura della cratura dal manto bruno. L'Orso si prodigherà di un attacco fisico dotato di violenza inaudita, e avente lo scopo di sventrare la vittima usando per mezzo della belluina potenza degli artigli.
    [Tecnica (abilità attiva) Consumo Variabile Medio ]
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    pensato
    parlato

    CITAZIONE
    riassumo: la finta mi sorprende, ma affido all'armatura la difesa... quindi il pugno al mento viene subito onde potersi portare in vantaggio; ereggo la difesa che annulla il fulmine, essendo anch'esso di consumo medio, e approfitto che ichard sia in aria per sferrare il colpo dell'Orso verso di lui... con l'obiettivo di sventrarlo.
    Subisco la spada alle spalle, che avverto con la passiva, ma l'armatura impedisce che questa vi si conficchi dentro così facilmente (favorito anche dalla passiva di forza +50%).

    EDIT: rettificato lo status


    Edited by babel_83 - 15/9/2011, 18:45
     
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  4. |Mozart|
     
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    Quel figlio del vento, era diventato di colpo la sua massima priorità. Gli diede particolarmente fastidio il fatto che si intromettesse nella contesa, specialmente perché non era stato né interpellato e né considerato. Avrebbe potuto darsela a gambe, avere salva la vita. E invece... Ah, chi va con lo zoppo impara zoppicare. Non è così?
    L'impetuoso Eolo, che prima l'aveva aiutato, adesso sferzava nuovamente contro di lui: le note furono spazzate via, ma il musico non sembrò preoccuparsene più del dovuto. Anzi, sembrò quasi d'aver anticipato quella mossa, abbastanza da trarne, di lì a poco, una qualche strategia di indubbio effetto. Dovette però ritardare ogni intento, giacché la donna che accompagnava quel Richard si privò della maschera mostrata fino a poc'anzi, rivelandosi anch'ella una folle scriteriata. Occhi rossi, espressione impazzita, e spade che le giravano tutte intorno. Ne vide ben tre contro di sé e una contro Khorne, al quale non ebbe bisogno di dire alcunché: avrebbe potuto difendersi senza problemi da un colpo così scialbo. Lui stesso si rinchiuse nelle proprie ali, raggomitolandovisi all'interno e lasciando a quest'ultime l'estrema difesa del suo corpo. Il cessato battito d'ali provò la discesa verso il terreno, azzeramento delle distanza che, precipitando, gli concesse di destreggiarsi anche contro la coniglietta. Le tre spade tintinnarono contro la sua corazza, apparentemente senza arrecarvi danno; la caduta improvvisa, invece, gli consentì di uscire dal raggio di fuoco del fucile, il cui rombo assordante gli fischiò nelle orecchie, scheggiando il diadema e facendolo volare via. Ne ricavò una ferita lieve alla testa, con un rivolo di sangue annesso.

    Prima di allontanarsi del tutto, o forse volendo planare via, il Mozart aprì di scatto le ali di metallo; la vicinanza prossima alla giovane gli consentì di sferrarle repentinamente e senza preavviso due ceffoni di puro metallo. Katana e Fucile erano i primi bersagli, a cui sarebbe seguito il resto del corpo del coniglio femmina. Al termine del tutto, il musico avrebbe sfruttato il suo potere di volo per trovarsi in una posizione di vantaggio: alla sua destra, Richard alle prese con l'Orso di Khorne; a sinistra Reisen, di cui attese di saper notizie; davanti Godot, divenuto di colpo la sua preda.

    » Pagherai la tua intromissione, sgorbio. Spero ti sia rimasto ancora del mana: ti servirà. «

    Ringhiò, estraendo una delle spade della donna che, con sua sorpresa iniziale, s'era conficcata in una spalliera, lacerandogli dolorosamente la carne e il muscolo.
    Sirena dei Mari
      Status fisico ferita d'arma da fuoco leggera al capo, attutita dal diadema; ferita lacero-contusa di media entità alla spalla sinistra; leggero stordimento dovuto al rombo dello sparo, di breve durata.

      Mana 20%




      Equipaggiamento
      Scaglie d'oro di Siren Info, Armatura.

      Passive dell'Armatura: [Abilità Passiva - Volo], già citata.

      Flauto delle Vuote Melodie Info, Arma.

      Passive dell'Arma: [Abilità Passiva - Malia Musicale], già citata.




      Abilità Personali

      Elegìa [Abilità Passiva - Anti-Difese psioniche, fino a Livello Medio] già citata.

      Tecniche




      Info riassumo :sisi:

      - Mozart si difende dalle spade chiudendosi nelle Ali;
      - Interrompendo il battito d'ali, smette di volare e inizia a cadere verso terra;
      - Cadendo, esce fuori dalla traiettoria del fucile e lo sparo lo prende di striscio;
      - Prima che sia troppo distante, apre di scatto le ali per menare due ceffoni di metallo alla vicina Reisen e alle armi che impugna, con particolare violenza;
      - Termina la caduta planando in una posizione che gli permette di avere tutto e tutti sotto controllo:
      - Si toglie una delle spade di reisen conficcatasi nella spalla.

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    Qualche nuovo amico...?
    Fine dei giochi.

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    «Parlato di Richard»


    Tutto accadde in un istante.
    Un balenare rapido, deciso, violento. Assassino.
    Gli occhi della vittima sembrarono ingrandirsi, in quell'istante. Di colpo, ogni visibile segno dell'ira scomparve, lasciando il posto a degli occhi privi d'espressione, dilatati e deformati oltre l'umano, mentre sulle labbra un misto di orrore e sofferenza. Nessun suono, da quella bocca spalancata, da quel volto che esprimeva inaspettata angoscia ed infinito dolore.
    Le sue membra erano lacere. Mancanti.
    Gli artigli vi avevano scavato un profondo solco, ma nulla ne uscì. Non organi né sangue o folgore. Solo l'aria sostava in quelle fenditure.
    Quel corpo, sospeso nell'etere, sembrò congelarsi in una stasi senza tempo, mentre con lentezza innaturale ascendeva sospinto dalla potenza di quell'attacco.
    Poi, quell'incanto finì, ed il cadavere ricadde al suolo.
    La sua vita si spense così.
    A seguito di un attacco a sorpresa.
    Khorne poteva prendere il suo trofeo, sollevare vittorioso lo scalpo che desiderava.

    ...ma anche no.

    Con la stessa lentezza del cadavere di uno zombie appena tornato alla vita dopo esser stato dilaniato a morte, quella creatura si sollevò dal suolo teatralmente, in modo innaturale, senza far uso delle braccia o darsi slancio nelle gambe.
    Si sollevò, e quel terribile volto straziato si fissò in quello del cavaliere di Scilla.
    In un istante gli occhi si strinsero a due fessure ricolme di follia, mentre sulla bocca si dipinse un ghigno malevolo.

    «Sorpresa, stronzo.» gli rise in faccia malvagio. «Non è così che si uccidono gli Elementali.»

    Il lampo ruggì, nel basso ventre del Topazio, e furiose saette sembrarono azzannarsi l'un l'altra lì dove erano le carni strappate via dall'orso.
    La folgore sua persona tornò integra ed intatta, nessun danno riportò la sua figura, che ritta e vigorosa osservò il generale dall'alto in basso. Ora era giunto il tempo dei giochi.
    Non conosceva, il figlio dei lampi, la vera potenza propria dei cavalieri, quella che i due celavano - o forse di cui eran stati privati dal Maelstrom. Non era a conoscenza della reale natura e portata della loro forza.
    Ma loro, loro avrebbero avuto la fortuna di scoprire cosa si celava in un Djin. A loro avrebbe mostrato quanto veloci ed insaziabili potevano essere i colpi di un Topazio, e quanto sangue avrebbero dovuto bere prima di sentirsi soddisfatti. I figli del cosmo avrebbero saggiato con mano l'inutilità di sfinire il suo corpo, poiché non v'era modo che uccidessero gli elettroni nella loro più pura forma. Tra i due cavalieri, l'unico con il potere di fronteggiarlo era il Mozart, stolta creatura che aveva attaccato alle spalle, e che solo grazie all'improbabile alleato era riuscito a scampar la morte. Con il suo flauto, era l'unico in grado di porre un limite alla sua furia. Ma se da una parte v'era un Richard ormai troppo debole per far ricorso al più puro dei suoi poteri una seconda volta, dall'altra il musico s'era già regalato l'ultima melodia che si potesse permettere.
    Ma ecco un'altra novità, per gli umani. La folgore non conosce spossatezza. Mentre loro si sarebbero progressivamente sfiniti, lui avrebbe continuato a combattere.
    Prima o poi le loro gambe avrebbero ceduto, ed allora lui stesso avrebbe affondato le dita nei loro atlanti, cercando con mano ciò che i due parevano non avere.

    Levò la mano, pronto a colpire il volto insanguinato.

    «Non pregare. Gente come te li offende solamente, gli Dei.»

    Non subì un nuovo attacco, Khorne.
    La mano rimase sospesa, protesa verso il cielo, mentre un rapido movimento del capo lo vide portar l'occhio oltre le spalle, verso la strada che proseguiva dietro di Godot.

    «Hmpf. Visto? Se non gli caghi il cazzo magari ti sorridono.»

    Un bagliore, mentre il Topazio perdeva ogni tratto d'umanità.
    Quasi distorto da un'innaturale gravità, la sua testa parve assottigliarsi ed allungarsi, e così fece poco dopo il resto del suo corpo, mentre le braccia diventavano un tutt'uno col torso e le gambe si riunivano in un unico arto poi distorto anch'esso.
    Quel figuro era diventato egli stesso nulla più che un fulmine, e mostrando finalmente agli occhi di Khorne qual'era la vera velocità che la folgore può raggiungere si precipitò dal Mozart.

    Ci fu un'esplosione.
    Il lampo cadde sul suolo, esattamente ai piedi non del pifferaio, ma della coniglietta, che ne venne investita e scagliata lontano.
    Un ragazzo era apparso attorno a lei, un giovincello approssimativamente della stessa età e razza, capelli biondo cenere ed occhi rossi come le fiamme.
    I suoi vestiti erano laceri, il suo corpo deturpato da ferite sanguinanti. L'abbracciava, e rotolò al suolo proteggendola con il proprio corpo, fino ad arrestare la propria caduta non troppo lontano dall'albino loro compagno.

    «Reisen!» urlò. «REISEN! Tu... tu l'hai uccisa!»

    Il grido si levò udibile fin da lontano.
    Menzogne. Menzogne ovviamente. Non il Siren era stato a privar dei sensi la fanciulla, ma il Topazio stesso.
    A quel punto, stava al Mozart ed al suo compagno capire il perché di quelle azioni. Per quale motivo una creatura tanto folle, auto nichilista ed aggressiva avrebbe dovuto interrompere l'attacco, e ferire deliberatamente la fanciulla cui sembrava tanto legato e nel nome della quale aveva levato l'ascia della guerra?
    Se non l'avessero trovata loro, beh, sarebbe stata la risposta a trovarli.
    Uomini armati. Numerosi, almeno 5 o 6 ne aveva contati, ma chi sa quanti altri dovevano esserci nei paraggi. Ed ora si stavano dirigendo tutti li, richiamati da quel grido di disperazione come uno squalo lo è dal sangue.
    Una pattuglia delle forze di difesa del Pentauron, probabilmente gente inferiore al Topazio così come ad ognuno degli altri presenti, ma anche nei più spinti deliri di onnipotenza quel Djin ben sapeva che non era un Dio. Era ciò che più gli si avvicinava, ma non era Dio.
    Ben poco il mana che gli rimaneva, e sarebbe bastato uno solo tra quegli individui che fosse in possesso di un potere in grado di danneggiarlo per finir piegato e forse ucciso. Nemmeno lui era tanto folle da sfidare la sorte a quel modo.
    Vice versa, se non puoi batterli unisciti a loro.
    Ben ordita era la recita. Una fanciulla priva di sensi. Un giovane orribilmente ferito che si struggeva accanto a lei, e vicino un ragazzo stupito, attonito. Dall'altra parte, due tizi che vestivano in oro, riportanti modeste ferite.
    Facile finger sollievo nel vedere gli uomini di legge apparire, ed indicargli i mostri rei di aver ucciso sua "sorella", decisi ad ammazzare poi anche lui ed il suo amico. Lui aveva provato a fermarli, ci aveva provato. Ma se aveva potuto ferire il volto di uno, l'altro faceva ricorso alla magia della musica, e con quella li stava uccidendo tutti senza che potessero contrastarlo. Testimoni le poche ferite.
    Una scena chiara, quella, che inquadrava i tizi in armatura come pericolosi.
    Ed il Topazio non temeva reazioni affini da parte dei due. Gli sarebbe bastato raccontar la verità, di come il musico li avesse attaccati alle spalle mentre si allontanavano. E lì dove il vero non sarebbe stato sufficiente, sarebbe stata la giustizia a proteggerli, quando l'avvocato del Topazio avrebbe dimostrato in aula la colpevolezza di quegli individui.
    Un piano malefico, ma quei due dovevano pagare.
    E se non poteva avere egli stesso il piacere di far sputar loro il sangue, avrebbe fatto in modo che il mondo intero li braccasse. Che marcissero all'inferno. Tanto, prima o poi sarebbe toccato anche a lui, e quel giorno avrebbero regolato i conti.


    Bon, chiedo venia per la (molta) libertà poetica, ma tanto visto che ormai le cose eran bloccate e che non è uno scontro per chiudere la scena ho fatto ricorso a vecchi poteri che aveva Richard nel suo forum originale ed all'espediente delle guardie suggerito da Mozart ^^
    Mi spiace che quest'ultimo post sia così, ma dopo tutto questo tempo ho faticato a rientrare nell'ottica che avevo e continuare sulla stessa linea XD
    Con o senza questo intervento, spero comunque che vi siate divertiti ^^
     
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  6. |Mozart|
     
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    Non poté credere ai suoi occhi. L'inverosimile si era appena manifestato, e lui - spettatore incredulo - ne rimase così tanto turbato da non poter fare a meno di pensare... di pensare ch'era stato fortunato ad attaccare per primo, o avrebbe potuto finire a quel modo! Sì, perché lo spirito del tuono non si era tirato indietro, nemmeno fino all'ultimo, quando aveva riversato ogni sua energia cogliendo la sua compagna. Poté notare la carne di lei, le ferite, la sua vita che sfumava via... Lei, che aveva tentato a più riprese di calmarlo, adesso era immolata come un agnello all'altare. Che sia dannato, quel Richard! Che possano i mali del mondo colpirlo violentemente, riducendo la sua vita a un'ombra miserabile e pallida.

    Ebbe però modo di inorridire ancor più, quando il sopraggiungere delle guardie cittadine diede modo al giovane Djin d'impegnarsi nella più infame e degradante delle arti: la menzogna. Non solo aveva colpito a morte la sua amica, ma aveva perfino mentito spudoratamente, accusando il musico di quanto accaduto. Lui, come poteva! Visibilmente in collera, il musico avrebbe speso ogni oncia della sua energia, e della sua vita, per dare a quel bellimbusto la lezione che meritava. Fu costretto però a ritrattare le sue intenzioni, perché la situazione volse, improvvisamente, al peggio: fu costretto tutto d'un tratto a dover spalancare le ali, salvo afferrare al volo l'amico Khorne e allontanarsi. Tuttavia, prima che la sua figura fosse ormai lontana, fece echeggiare fino al Topazio il suo personalissimo disprezzo. Oltre che una nefasta profezia destinata ad avverarsi.

    La vendicherò.

    Prima che si allontanasse del tutto, il suo freddo monito sembrò riassumere degnamente quanto era successo, lasciando sotto intendere che aveva avuto a cuore la sorte di Reisen più di quanto, invece, aveva dimostrato l'altro.
    Una croce, la sua, che decise di portare in nome della giustizia... e di una vita innocente.
    Sirena dei Mari
      Status fisico ferita d'arma da fuoco leggera al capo, attutita dal diadema; ferita lacero-contusa di media entità alla spalla sinistra; leggero stordimento dovuto al rombo dello sparo, di breve durata.

      Mana 20%




      Equipaggiamento
      Scaglie d'oro di Siren Info, Armatura.

      Passive dell'Armatura: [Abilità Passiva - Volo], già citata.

      Flauto delle Vuote Melodie Info, Arma.

      Passive dell'Arma: [Abilità Passiva - Malia Musicale], già citata.




      Abilità Personali

      Elegìa [Abilità Passiva - Anti-Difese psioniche, fino a Livello Medio] già citata.

      Tecniche




      Info bien, io chiudo qui^^ grazie per la giocata!

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