[LAM]Il bivio.

Prima di giungere verso il luogo di cui Drusilia aveva narrato a Morgrim, o anche solo partire, ci erano volute ben due ore, e questo perchè la guerriera aveva dovuto tentar di convincere il Nano a seguirla nuovamente in volo e, soprattutto, fargli capire che il suo Maggak non avrebbe corso alcun pericolo viaggiando per aria e sorretto solo da cinghie mentre quattro cavalieri su bestie volanti si assicuravano di non farlo cadere. Dopo che si fu assicurato personalmente della resistenza delle cinghie, aver forgiato dei rinforzi in ferro di buona qualità per Maggak e per lui, si erano infine alzati in volo, diretti verso il bastione tanto celebrato dalla sua nuova alleata.
Quando lei gli indicò la destinazione ormai vicina, Morgrim si rese conto che gli aveva omesso un lieve particolare alla descrizione della fortezza: volava.
O meglio, la grande montagna sulla quale era stata costruita volava.
A tal proposito, il Nano assunse un'espressione di lieve disapprovazione, ma dovette ammetter a se stesso, per quanto gli apparisse contronatura, che in quel modo la roccaforte era quasi inattaccabile ed inoltre, man mano che si avvicinavano, poteva notare che era stata edificata in modo tale da avere diversi "livelli" che probabilmente si alternavano tra abitazioni, zone industriali e zone agricole.

Con questo pensiero, Morgrim ben sapeva che quell'enorme roccia perdeva l'onorevole nome di montagna per ridursi ad un qualcosa di artificiale, lordato dalla magia.
Però, preferì non palesare quei lati negativi, promettendosi di dar una migliore occhiata alla struttura di quella bizzarra roccaforte volante.

Atterrarono sul livello della Roccia di Cielo che, probabilmente, occorreva come pascolo o zona agricola.
Mentre scendeva dal grifone per assicurarsi che il suo Maggak stesse bene, il Nano ebbe modo di osservare una grande struttura, ben differente da quelle viste in quei vent'anni di lontananza dalla sua fortezza.
Sembrava un templio, a giudicare dalla struttura vegliarda e dall'apparenza religiosa, abbellita da vetrate ricche di colori, che a Morgrim ricordavano un pò i bassorilievi e le figure scolpite nella roccia, con intarsi fatti di monili e metalli nobili, onnipresenti in ogni angolo della sua fortezza e della sua casa.
Rimase con lo sguardo fisso e concentrato sulla cima della struttura, alta come una torre e culminante in venature e fogliame simili ad un grande albero secolare, sui cui "rami" andarono a posarsi i grifoni ed i loro cavalieri dopo aver militarmente salutato la guerriera, che radiosa si rivolse a lui.

Morgrim non aveva ancora tolto gli occhi severi ed imperscrutabil di dosso al tempio-albero, valutandone la resistenza, l'aspetto estetico e quanti altri cicli sarebbe potuto durare senza incontrare l'impietoso soffio del Tempo, che arrugginisce ferro, disgrega gallerie e corrode perfino i monti, millennio dopo millennio.
Se Drusilia lo avesse guardato negli occhi, non avrebbe visto altro che due carboni neri, immobili come una montagna e profondi come un cielo notturno senza stelle e senza luna.

Solo in quel momento Morgrim si voltò verso di lei, rivelando una severa e ferrea approvazione.

Con quel gesto, il Nano intendeva far capire che sarebbe stato pronto a schierarsi tra i "qualcuno" che avrebbero difeso quella gilda.
Drusilia si diresse verso l'Albero Casa, o Wudruk Runedar nella lingua nanica, poi gli chiese:

Annuendo, Morgrim carezzò la testa del suo compagno, mormorandogli in nanico di non allontanarsi troppo da lì e di aspettarlo.
Poi, curioso di scoprire quella struttura, si accinse a seguir la guerriera.

All'interno, Morgrim si chiuse in un meditabondo silenzio, lasciando che i suoi occhi vagassero in ogni angolo che la guerriera gli avrebbe fatto visitare, cogliendo ogni particolare e formulando giudizi nella propria mente.
Certo, per esser una costruzione ben lungi dalla maestosità dell'arte nanica, quel luogo aveva una propria bellezza, con uno stile differente a quello a cui lui era abituato.
Non poteva dar critiche o far osservazioni sul sistema difensivo del templio, il quale era stato largamente trascurato per dar spazio solo alla bellezza esteriore, proprio come facevano gli Elfi nelle loro abitazioni arboree, lasciando alla magia ed alla natura il compito di provvedere alla difesa.
Ma quell'edificio era ben differente anche dallo stile elfico: nulla di troppo pretenzioso ed elaborato, nessun opulento sfarzo di superiorità nei confronti delle altre razze, un luogo adibito agli addestramenti laddove gli Orecchi appuntiti avrebbero lasciato crescere piante e fiori.
Non c'era la maestosità rocciosa e mineraria di una roccaforte nanica, ne l'eterea arte silvana di un palazzo elfico, ma una sorta di via di mezzo, più terrena rispetto agli inavvicinabili Elfi e più artistica a confronto con i militareschi Nani.
E, dato che fino a quel momento Morgrim non aveva visto che case di pietra o legna, il suo giudizio sulle capacità degli umani aumentò un pò.
Infine, giunsero in quelle che certamente erano le stanze di Drusilia che, invitando il Nano ad accomodarsi, gli chiese:

Dopo un'ultima occhiata alla stanza, il Nano fu preciso e deciso nello scegliere le proprie parole:

Come reazione alle sue osservazioni, Drusilia non parve minimamente offesa o turbata; anzi, con semplicità gli disse:

Morgrim si accorse che mancava il quinto argomento difensivo, e pensò che la guerriera lo avesse lasciato per ultimo in quanto il più importante ed il più efficace. Difatti, così fu, a quanto pareva dal sorriso che apparve sul volto della ragazza dopo che ebbe detto:

A quel punto, il Nano smise di tenersi per se le proprie osservazioni.

Il tono del Nano era leggermente salito, in base alla sua preoccupazione ed alla sua naturale diffidenza nei confronti della volubile magia, ben memeore dei racconti riguardanti le foreste animate dagli Elfi che, ad un certo punto, si ribellarono agli Orecchi Appuntiti, scatenando la furia degli alberi viventi e del terreno contro di loro, sterminandoli e costringendo i superstiti ad una vergognosa fuga.

Ed anche di fronte a quelle critiche, Drusilia non si scompose per nulla.
Quando Morgrim ebbe finito, lei replicò:

E qui il Nano, il cui volto era rimasto severo ed immutabile come una roccia anche durante le sue parole più aspre, sollevò un sopracciglio.

Rassicurato per quanto riguardava la difesa dell'edificio vivente, Morgrim espresse il dubbio che aleggiava nella sua testa:

La ragazza gli domandò se conosceva il Maelstrom, e lui fece semplicemente un cenno di diniego con la testa.
Al che, lei si profuse in una spiegazione riguardante la natura di quel mondo, denominato Endlos.
Il Nano apprese che quel mondo era torniato da una sorta di gran fiume tempestoso, fatto d'energia indefinibile, che prelevava terre, palazzi e persone per portarli a se, in questo Endlos.

A Morgrim, mentre osservava il piccolo vassoio con quelle che probabilmente erano cibarie, tornò in mente la grande bufera ed i fulmini cremisi che lo aveva colto due decadi prima, per poi trovarsela totalmente estinta alle sue spalle, ed incapace di ritrovare la strada che conduceva alla sua roccaforte.
Non che intendesse tornarci, ma sapersi lontano dalle proprie terre, forse senza alcuna possibilità di ritorno, gli diede una sensazione di smarrimento che non aveva mai provato prima di allora.
Sarebbe potuto esser l'unico della sua razza in quel mondo divoratore di vite e terre, non avrebbe mai più visto un Nano in vita sua, avrebbe potuto esser preso per una bizzarrìa, una creatura anomala, da osservar con curiosità e immeritevole della dignità d'essere senziente.

In entrambi i casi, la risposta gli interessava poco, dato che non intendeva tornare indietro, ma allo stesso tempo sapeva d'aver bisogno della compagnia di suoi simili, o perlomeno aver la consapevolezza di non esser l'unico della propria razza in quell'Endlos.
Prima di prender uno di quei viveri sul vassoio, che la guerriera aveva già assaggiato, chiese:

Ad un tratto, Morgrim vide che la guerriera stava poggiando una mano sulla sua.
La lasciò fare, per quanto non fosse abituato a simili gesti emotivi, che non venivano usati neppure con i ragazzini della sua razza.

Quindi, almeno per quel che ne sapeva fino a quel momento, lui era l'unico Nano su quel mondo Endlos.
La cosa non lo sconfortava, ma gli sembrava quasi come se tutta la sua stirpe fosse stata vinta dai Pelleverde, come se più che unico fosse l'ultimo.

Guardando gli occhi di Morgrim, Drusilia non vi avrebbe trovato rassegnazione, sofferenza o rimpianto.
Avrebbe invece visto due scintille brillare in quei due carboni ardenti che erano i suoi occhi.
Scintille di determinazione.

I suoi occhi, simili a due ardenti braci, si posarono sugli smeraldi di Drusilia, stringendole la mano e fissandola con ardente determinazione.

Con quelle parole, sperò d'aver fatto comprendere alla giovane guerriera che, da quel giorno, lui sarebbe stato il suo più fido alleato.

La giovane guerriera lo guardò stupita, quasi dovesse esser lei a proferir ringraziamenti, per poi dichiararsi onorata per la sua scelta ed, alzatasi, annunciargli:

E lo baciò sulla fronte.
Morgrim non si scompose: era probabilmente una formalità da cerimonia per accogliere nuovi cadetti nella propria corporazione guerresca.

Poi, posatagli una chiave ed una pergamena bianca nella sua mano, Drusilia gli disse:

Con un lieve inchino, Morgrim si congedò.
Mentre usciva, ritornò con lo sguardo alla pergamena ed alla chiave.

Con un'alzata di spalle, Morgrim mise tutto nella sacca da viaggio e si diresse verso il pian terreno.