[EM] Mercante vs Mercante

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  1. Dracace
     
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    Se il più curioso viandante chiedesse alla propria guida di svelargli l’anima di Merovish, probabilmente questa lo porterebbe al Bazar. A pensarci bene un’autentica guida del presidio meridionale aspetterebbe il momento giusto per sgozzare vigliaccamente il proprio cliente, alleggerirlo delle ricchezze divenute tutt’a un tratto superflue e allontanarsi dal cadavere fischiettando. Comunque, se siete stranieri e avete la fortuna di arrivare integri al Bazar, otterrete l’esclusiva occasione di comprendere a fondo la mentalità della gente del sud. Non che un coltello che ti recide la giugulare non sia di per sé abbastanza eloquente. Anzi. Diciamo solo che la visita del grande mercato è la via meno letale di ottenere risposte.

    Già, il Bazar delle Talpe. Babilonia di ogni venditore degno di questo nome. Raduno dei più sfacciati truffatori del semipiano. Vero e proprio ricettacolo di qualsiasi sostanza illecita, illegale o dannatamente pericolosa. In una parola, il luogo dove le giuste persone possono creare la propria fortuna.


    Tu! Si, sto parlando proprio con te! O lo compri o lo posi e ti levi di torno. Diavolo, è un elmo, non un quadro!

    Anche da dietro il bancone, a diversi metri di distanza, la voce del vecchio raggiunge l’obbiettivo, perentoria e autoritaria. Incredibile il fascino posseduto da un mercante all’interno del proprio negozio. La gente comune non capisce proprio cosa voglia dire costruire da sé la propria impresa. Metter su quattro mura dove prima non c’era che roccia grezza. Accaparrarsi i migliori articoli, crearsi la clientela, star dietro a ogni vendita. A poco a poco scompare il confine tra il luogo e l’uomo. I due sono così affiatati da diventare spesso una cosa sola. A volte si riesce ancora sentire il tintinnio delle monete, anche a distanza di anni. Ovunque venga impiegata, la passione lascia sempre il proprio inconfondibile marchio.

    Bravo, vattene ch’è meglio!

    Ubriaconi buoni a nulla figli di cagne! Capaci solo a bere, andare a donne e scannarsi l’un l’altro. Certe persone non dovrebbero neppure avere il permesso di impugnare un arma. Come possono dei simili bruti vedere la bellezza che si cela dietro una lama? Sentirne il soffio leggero nell’esatto istante in cui trapassa il nemico. Apprezzarne allo stesso modo lo splendore tanto in quiete quanto nella più rabbiosa furia. Ma non è possibile! Tutto il pennacchio sporco di grasso! Rozzi buoni a nulla insulsi scarafaggi!

    Se ti ribecco nuovamente nel mio negozio, ti scuoio e ti trasformo in un paio di stivali. E non è detto che in quelle condizioni la tua utilità non aumenti. Bha, insignificanti pezzenti rimasugli di …

    La voce si trasforma un sordo borbottio, ora che il mascalzone è lontano e il negozio è vuoto. Strano da credere, tra tutti i suoi migliori affari, neanche uno l’ha concluso con locali. I combattenti d’oggigiorno non sono più remunerativi. Vengono, ti riempiono di pagherò e finiscono impalati dal primo predone del deserto in cui si imbattono. E al vecchio Vorit resta il conto da saldare. No, no, no. Molto meglio gli affari all’estero. Tolto il costo e i pericoli del viaggio, non ci sono che vantaggi. Prendi le tribù dei Viashino, per esempio. Tre consegne all’anno, sempre puntuali nei pagamenti, richiesta fissa e affidabile, passano il lavoro di generazione in generazione. Altro che gli elmi delle parate e i coltellacci da sfoderare in taverna.

    Giornata infruttuosa, tanto per cambiare. Come dice il detto : meglio un Kaidren nel negozio che uno squattrinato sull’uscio. Diamine di una Merovish! Uno di questi giorni si vende tutto e ci si compra un bel …
    Ts, stupida gamba inferma. Con tutto lo spazio a disposizione, proprio nello sgabello va a incastrarsi. Dico io, uno si arrabatta tanto per diventare il miglior armaiolo in circolazione e poi non riesce a piazzarsi una protesi decente per colpa di una stupida maledizione.

    Con estrema fatica trascina quel peso morto oltre il bancone, lungo il pavimento in pietra levigata. La scalinata che conduce in strada, poi, si tramuta in un vero e proprio calvario. Ad ogni singolo scalino, fitte terribili lo percuotono, dandogli l’impressione di venir dilaniato da mastini furenti. Dolore buono solo per fargli apprezzare maggiormente l’aria calda della strada.

    Uscito grazie al passaggio lasciato dalla botola aperta, troneggia la via minaccioso, come in perenne sfida con tutto e tutti. Guai a portargli via un cliente nella sua parte di viale. Sventurati marciscono ancora nelle fosse comuni, per questo motivo.
     
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  2. Zimmer
     
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    "Una volta ho truffato un Boggart."
    “Quella volta che hai perso un occhio, un orecchio e le gambe?”
    “Esatto.”




    fHqrG



    Ah, Merovish! La prova inconfutabile di quanto gli uomini (o chi per loro) siano le creature più vicine ai roditori che a qualsiasi altro tratto genetico animalesco. Non importa quanto il terreno impervio, la terra secca o la roccia dura: i roditori riescono sempre ad adattarsi e ad adattare il proprio territorio per le loro esigenze. Così fanno gli uomini (o chi per loro).

    A Zimmer era davvero mancato quel posto. Era tornato da appena un paio di giorni dal suo viaggio nel lontano nord e non vedeva seriamente l'ora di riposizionare il proprio banchetto sul suo palco personale. Ancora ricordava il giorno in cui aveva sfrattato quei due poveri goblin... poveretti. In fondo, i goblin erano suoi cugini alla lontana. Per questo non li aveva uccisi. Si era limitato a troncargli l'indice a ognuno.

    Il rossiccio sorridette, pensando che ormai la collana delle dita era abbastanza grande da diventare un ornamento alquanto scomodo.
    Il Bazar delle talpe: un autentico Eden per quelli della sua razza. Non i Boggart, ma i Mercanti. Perchè si sa, i mercanti erano una razza a parte, più che una classe sociale.

    Ed era proprio da uno di questi che il Boggart si stava dirigendo, con un sorriso stampato in faccia. Si diceva che fosse il miglior fabbro di tutta Merovish, e se lo si diceva a Merovish, voleva dire che probabilmente in tutto il semipiano di tipi come lui ce ne saranno stati un paio al massimo, di cui uno in coma profondo.

    Ad una certa distanza dalla bottega che gli era stata indicata, Zimmer intercettò la figura rasata del proprio schiavo, che tornava in direzione opposta.
    ”Allora? Come lui è? Come lui è?” domandò apprensivo ed eccitato allo stesso tempo il molliccio.

    ”Ha un caratteraccio capo... mi ha chiamato insignificante, pezzente rimasuglio di...” cominciò lo schiavo, interrompendosi conscio che tra le pagine di questo forum giravano dei minorenni.
    Il Boggart, dal canto suo, sorridette ancora di più. Si preannunciava una sfida interessante quella che stava andando a cominciare.

    Se era vero che gli piaceva un mondo truffare i propri clienti, era anche vero che conoscere altri mercanti era qualcosa di davvero sublime. Sopratutto se così rinomati.
    Insomma, conoscere la concorrenza era qualcosa di molto, molto utile, oltre che dilettevole.
    Il fatto era che il sopracitato, zoppicante mercante, aveva la sua bottega nella stessa identica via dove Zimmer aveva allestito il proprio palco dei miracoli (così usava chiamarlo ora. Come possiamo notare, il buon Zimmer era mooolto modesto).
    Fin ora non c'erano stati molti problemi, in quanto vendevano due tipi di merce diversa. Ma ora... Zimmer aveva nuove entrate. E di certo, non avrebbe rinunciato per un vecchio bipede zoppo.

    Ed eccolo li il bipede zoppo, troneggiante come se il mondo gli appartenesse. Il Boggart lo guardò a lungo, a qualche metro da lui. Sorrise (i sorrisi Boggart sono qualcosa di inimmaginabile) e proseguì, fino al proprio palco.
    Si sistemò oltre le casse contenenti la mercanzia, sbloccando la tenuta stagna e lasciando che si aprissero, rivelando il contenuto: la solita paccottiglia.
    Con tutta la calma del mondo, il Boggar posizionò con l'aiuto dello schiavo una tavolata di legno sul lato del palco che dava sulla strada, posizionandovi sopra la nuova merce, ancora impacchettata.

    Un ultima occhiata di sfida, e il Boggart iniziò a disporre la nuova merce, mentre lo schiavo srotolava l'insegna che veniva issata come uno stendardo appesa a due pali, posti ai lati del banchetto.

    Il Palco dei Miracoli di Zimmer il Boggart: Offerte irripetibili.
    Merce speciali: sconti per armamenti e protezioni per il corpo!



    E infatti la merce disposta sulla grossa tavolata erano infatti archi, mazze, stocchi, fioretti, e ancora balestre, daghe, pugnali! Armature, elmi, cotte di maglia. Un intero esercito poteva rifornirsi li, e a prima vista, sembravano anche fatte di materiali pregiati e ricercati! Zimmer aveva fatto il colpo grosso a ovest, di ritorno dalle montagne ghiacciate, dove aveva convinto il capitano di una guarnigione di legionari che per combattere le tribù indigene dello Yataryu, bisognava essere completamente nudi, spalmati di olio di palma blu e protetti unicamente dalle sfere senza perdono luminose.

    Così Zimmer ci aveva guadagnato un arsenale, vendendo tra l'altro un numero incalcolabile di lampadine e essenza all'ortica (da quando le palme sono blu? Ma andiamo!)

    Non contento, il Boggart, sempre fissando l'uomo, urlò a squarcia gola, in pur stile mercantesco.
    ”SPADE! ARCHI! STOCCHI! CROCCHI! TUTTO AL PALCO DEI MIRACOLI DI ZIMMER, GENTE!”
    ululò come un lupo durante la luna piena, soddisfatto di se stesso.

    La guerra era appena stata dichiarata.

    Lingua da mercante.
    Si può dire che sia la sua più spiccata qualità: sapersi togliere dai guai non usando la pistola, bensì l'arte oratoria.
    Anche se il suo vocabolario non è dei più forbiti o la sua pronuncia la più corretta su tutta Endlos, Zimmer è capace di imprimere nelle sue parole un senso di sicurezza e di veridicità che con gli anni di esperienza come mercante è riuscito pian piano ad affinare.
    Sa sempre trovare la parola giusta nella giusta situazione, riuscendo quando è necessario interpretare il ruolo del buffone o quello del serio.
    L'importante è riuscire a convincere gli altri che quello di cui si sta parlando è vero al cento per cento.
    [Passiva]
    (unica degna di interesse, per ora.)




     
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  3. Dracace
     
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    Il vecchio continua a guardarsi introno, disgustato. Inimmaginabile quanto per un vero artista sia deludente doversi confrontare con dilettanti allo sbaraglio. Ricettatore, approfittatori, ruffiani, strozzini e tante altre canaglie simili. Nullità capaci solo a vivere alla giornata. Quanto gli mancano i bei tempi delle corporazioni e dei mastri artigiani, quando la gente fabbricava da sé la propria mercanzia, mettendoci l’anima. Mondo cane!

    Prendi quel piccoletto là in fondo, col suo banchetto di luccicanti, cosa sono?, stoviglie? No, più allungate e affilate. Vuoi vedere ch qualche forestiero ha preso la pessima decisione di metter su bottega nel Suo territorio? Cavoli, quante volte deve dar loro fuoco prima che imparino la lezione? Fortuna che la giornata è rovinata e i clienti languivano. Oltretutto …

    La frase resta incompiuta. Nella sua mente non c’è altro spazio che per due osservazioni. Primo: il gagnetto che ha appena cacciato dal suo negozio sta ora armeggiando proprio nella tanto detestata bancarella rivale. Secondo : o i suoi occhi gli hanno appena tirato il più grande bidone della sua vita o il proprietario della suddetta attività altri non è che un bitorzoluto boggart.

    Caspita, un molliccio! Quando sarà stata l’ultima volta che ne ha visto uno? Vent’anni prima? O forse erano cinquanta? Un boggart, da non credere. Se non avesse scelto proprio quella mercanzia, gli avrebbe perfino offerto da bere, in onore alla sua rinomata razza. Peccato.

    Il volto di Vorit si trasfigura, letteralmente. Non c’è più traccia del vecchio scontroso brontolone che prende a male parole i clienti. Il suo stesso fisico sembra ringiovanire, diventare più scattante, più atletico, pronto per la sfida che non può permettersi di perdere. La gamba non gli duole più, le braccia sono agili come una volta. Guardatelo ora, fiero e impettito che medita il contrattacco.

    Vediamo. A quanto pare vuole puntare sui costi abbordabili, con il connesso inconveniente della mediocre qualità. Non mi resta che sottolineare quanto le mie lame siano le migliori in circolazione. Sono proprio curioso di vedere la sua risposta.

    Fruga frettolosamente nelle numerose tasche della casacca in pelle. Da una tira fuori un coltello, sottile e affilatissimo, molto appuntito. La sua struttura, invece di optare per la solita forma piatta, si raggruppa al centro, squadrata e robusta, rendendola più che ottima per gli affondi. Con una simile rarità tra le mani, il fabbro scruta attorno per qualche istante, alla ricerca dell’uomo giusto. La decisione ricade infine su un passante nerboruto, e il ristretto stiletto fa altrettanto. Questi, preso alla sprovvista, sguaina lo spadone alla bell’e meglio di fronte a sé. Un abile stoccata, un cozzare di ferro, uno schianto. Tutti i presenti si voltano, quasi all’unisono, stupefatti. Non è tanto l’aggressione ad incuriosirli. Cose simili succedono ogni giorno, se non ogni ora. Il fatto fuori dal comune è la rottura che la spada della vittima ha subito. La migliore pubblicità che un armaiolo possa desiderare.

    Signori, lo avete visto con i vostri occhi. Le mie lame non sono solo ineguagliabili nella forgiatura. Sono praticamente indistruttibili. Compratene una e non ve ne vorrete più separare per il resto della vita. Da questa parte, prego. Oggi comprate da Vorit, vasto assortimento, massima qualità.

    E tu, non fare quella faccia, che la tua vecchia spada non valeva un’emerita cicca. Dai, entra, ti faccio un piccolo sconto sul tuo prossimo acquisto. Che ne dici?

    Lanciando un ultima, soddisfatta, occhiata al rivale, sparisce giù dalla scalinata per servire gli improvvisi clienti.
     
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  4. Zimmer
     
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    Gli inviti, per nulla discreti, del Boggart avevano iniziato ad attirare la consueta clientela. I soliti sguardi incuriositi, qualcuno che, spacciandosi per intenditore, fingeva di soppesare la lama di una arma, per poi allontanarsi alla prima occhiataccia lanciata dal Boggart.
    Ormai era da un po che conduceva i suoi affari in quelle terre, e anche se non era famoso (o famigerato) come il suo avversario, sicuramente era conosciuto dalla media clientela.

    Poi si sa, i taglia gole, gli assassini e i truffatori sono molto pettegoli fra di loro.
    Il passa parola funzionava bene.

    Finalmente, una preda appetibile si era avvicinata al palco, salendo i pochi gradini che lo separavano dalla mercanzia e girovagando lungo il bancone allestito, concentrandosi particolarmente sulle armi di piccole dimensioni.

    Come ogni buon mercante degno di questo nome, Zimmer riconobbe subito un potenziale cliente e, quindi, si avvicinò con noncuranza alla preda, mettendo assieme nella sua mente una serie di frasi per intortarselo peggio di una torta pigolante Boggart.
    Prima che il rossiccio riuscisse ad aprire bocca, tuttavia, successe qualcosa che non avrebbe mai pensato fosse fattibile.

    Con un rumore secco, l'avversario aveva mosso il proprio pedone sulla scacchiera che il rossiccio aveva abilmente imbastito, minacciandolo di scacco: con la sua mossa, tutt'altro che avventata vista la location, aveva fatto in modo di attirare l'attenzione della folla sulla propria bottega.
    Non solo, con una sola mossa aveva anche messo in bella luce la propria mercanzia.
    Perfino il neo cliente si era subito trasformato in un ex neo cliente, voltagabbanando il Boggart e dirigendosi con decisione verso il nuovo acquirente.

    ”Ora personale è.”
    mormorò a denti stretti il Boggart, superato lo shock.
    23, dal canto suo, roteò gli occhi all'indietro, sospirando. Non gli piaceva quanto il proprio datore di lavoro prendeva qualcosa sul personale.

    E qui successe qualcosa che di sicuro non aiutò.
    Il palco adiacente, montato la mattina precedente (in pochi volevano avere a che fare con un Boggart) era adibito a spaccio di erbe e impacchi curativi di dubbia origine, molti probabilmente a base di oppio.
    Bhe, di certo non era questo ad aver fatto irritare il Boggart, piuttosto la reazione dei due inquilini davanti al suo “fallimento”.
    Due goblin, infatti, si stavano rotolando dalle risate, sbeffeggiando in goblinese il povero piccolo Zimmer.
    ”23, tu serve i signori si?” grugnì, voltando le spalle ai due puntini versi e posizionandosi sul bordo del palco.

    Lo schiavo, sospirando, scoprì da sotto delle tuniche la sua nuova spada, trofeo dell'ultimo scontro del Boggart, la Orchid.
    Inutile dire che i due goblin si cagarono letteralmente addosso alla sola vista di quell'arma, e sopratutto di come lo schiavo la armeggiava davanti a loro.
    Varcata la distanza che separava i due banchi, lo schiavo iniziò a tagliare tutto quello che c'era di tagliabile.
    Mercanzia, vettovaglie, mobilio ligneo... i mercanti, per loro fortuna, furono risparmiati. In fondo, 23 era di buon cuore.

    Il tutto durò poco meno di una decina di minuti.
    Quando l'alfiere del Boggart ritornò sulla propria scacchiera, questi fece la sua mossa contro il proprio avversario, cercando di imbonirsi la i presenti che avevano assistito alla scena.

    ”Vedete signori? Armi Boggart! Anche più infimo di schiavi trasforma in impavido guerriero e infallibile paladino, grazie a armi di palco di miracoli! Facile è, quando a impugnare arma è persona esperta. Con armi di Zimmer, chiunque può battere drago, fiera, drugo e anche argrok!”

    esclamò con voce squillante, riacquistando entusiasmo.
    La stava sparando parecchio grossa questa volta, visto che bene o male 23 aveva imparato a combattere decentemente da... da sempre. In fondo, bisognava sapersi difendere alle miniere di sale di golconda... la storia della saponetta l'hanno inventata li.
    Comunque, il Boggart mise tutto se stesso in quelle parole, cercando di risultare la persona più onesta sulla faccia del pianeta.


    ”A te muovere, zoppo.” sussurrò a voce bassa, sicuro di come il proprio avversario avesse assistito alla scena. In ogni caso, era difficile non sentire le parole di un Boggart, quando decide di parlare.



    Lingua da mercante.
    Si può dire che sia la sua più spiccata qualità: sapersi togliere dai guai non usando la pistola, bensì l'arte oratoria.
    Anche se il suo vocabolario non è dei più forbiti o la sua pronuncia la più corretta su tutta Endlos, Zimmer è capace di imprimere nelle sue parole un senso di sicurezza e di veridicità che con gli anni di esperienza come mercante è riuscito pian piano ad affinare.
    Sa sempre trovare la parola giusta nella giusta situazione, riuscendo quando è necessario interpretare il ruolo del buffone o quello del serio.
    L'importante è riuscire a convincere gli altri che quello di cui si sta parlando è vero al cento per cento.


    Le motivazioni di questo immane ritardo le sai, tuttavia mi scuso ancora :( odio lasciare per così tanto tempo in sospeso una role.





    Edited by Zimmer - 22/9/2011, 17:41
     
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  5. Dracace
     
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    L’alfiere nero sbaraglia la linea difensiva bianca, ridefinendo il vantaggio avversario in una sorta di parità temporanea. Entrambi hanno sferrato un attacco, entrambi si sono accaparrati una fetta di clientela. Un punto a testa, resta da giocare l’azione definitiva.

    La voce, ora squillante, del molliccio risuona chiara anche all’interno dell’armeria. Peccato che sia una pessima abitudine, a Merovish, far notare a un venditore che si vuole comprare dalla concorrenza. E, nella cittadina del Sud, le usanze sono sostanzialmente sempre rispettate. Non che non ci sia qualche trasgressore. Anzi, la collana di dita che pende al collo del Boggart ne è un chiaro esempio. Però, come dire, i maleducati e gli scortesi tendono ad estinguersi in queste terre dove l’unica legge è quella del più forte.

    Prendiamo per esempio quel tale, alto e dalla corporatura massiccia, giusto presso la scalinata dell’uscita : il tipico gonzo poco furbo che, in un modo o nell’altro, riesce sempre a cacciarsi nei guai. Una vocina interiore gli suggerisce come andarsene di punto in bianco potrebbe sembrare quantomeno sospetto, agli occhi dello proprietario. Eppure le promesse del piccolo rossiccio sembrano così invitanti. Un occhiata furtiva gli conferma che il vecchio è occupato a contrattare il prezzo di una pesante mazza ferrata, al fondo del locale. La via è libera, nessuno gli presta attenzione.

    Non fa in tempo a posare la punta del piede sulla superficie del primo scalino che viene investito da un poderoso spostamento d’aria e una macchia grigia gli viene in contro, occupandogli completamente la visuale. La sopra citata mazza è ora a pochi centimetri dal suo naso, sorretta per il manico dal tenace braccio del vecchio.

    Come vede, fende l’aria in una maniera prodigiosa. Non posso proprio fargli alcun tipo di sconto, è un capolavoro. Mi spiace solo non aver un bersaglio sotto mano per mostrargli come sia devastante la sua forza all’impatto.

    Recepita l’antifona, il manchevole opportunista ritorna sui propi passi, preferendo ad un occasione imperdibile un cranio integro. Comportamento che, nella predominante indifferenza, non può non suscitare qualche malizioso sorriso da parte dei più esperti presenti nella difficile arte della vita.

    La torre accorre al centro della scacchiera, pronta a sferrare minacciose occhiate tutt’intorno. La perdita di terreno è minima, la partita è ancora tutta da giocare.
     
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  6. Zimmer
     
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    Così come i venti sconvolgevano costantemente la geografia ondulatoria delle dune dello Yuzrab, così pure i movimenti dei pezzi ridisegnavano completamente la scacchiera, introducendo sempre nuovi, differenti schemi, potenzialità e arrabbiature varie.

    In particolare, l'arrivo della torre avversaria in difesa del re aveva dato non poco fastidio all'azione dell'alfiere nero, che era appena riuscito a guadagnare qualche pezzo dalla sua.

    L'affluenza della clientela iniziava a sciamare, nonostante l'arte persuasiva del Boggart e la straordinaria qualità dei pezzi offerti del molliccio (e si, non erano le solite ciofeghe. Quello che otteneva truffando era sempre roba di prima qualità). Era si riuscito a fare qualche vendita, ma non era niente rispetto alla vittoria schiacciante che non solo voleva, esigeva.

    Era chiaro come il culo di un Krogan ormai: in fatto di armi bianche e contundenti, il vecchio la spuntava. La sua reputazione era ben meritata, e sicuramente il buon Zimmer non poteva che ammirare queste sue qualità. La delicata ferocia con cui tratteneva a se i clienti, difendendo a spada tratta il proprio lavoro, erano qualità che ovviamente il rossiccio ammirava. E nemmeno poco.
    Ma non era questo il momento di ammirare. Era il momento di attaccare!

    Nonostante l'arrabbiatura, Zimmer dentro di se esultava. Ultimamente aveva combattuto di tutto: suini zannuti, semidei, semifreddi, golem. Finalmente ora si trovava in un combattimento a lui conosciuto, a lui noto.
    E i Boggart erano bravi a fare tre cose: truffare a poker e vendere ciarpame.
    La terza era saper riconoscere un determinato bene e, se interessati, entrarvi in possesso.

    ”23? Portami il PORCO.” commentò con un filo di voce, verso lo schiavo.
    Questi stava concludendo un piccolo affare, vendendo un temperino a quello che sembrava un ragazzetto in preda a squilibri chimici e ormonali assieme. Fauna di Merovish.
    Quando udì l'ordine sbiancò, per quanto possa sbiancare una persona così pallida da potersi mimetizzare su un foglio bianco.
    Senza dire mezza parola, lo schiavo aprì una piccola botola ricavata dentro il palco, in modo da proteggere la merce “speciale” e tirarla fuori solo in determinati momenti.

    Il “porco”, per l'esattezza, era una grossa cassa dipinta di rosa, leggermente arrotondata. Una specie di barile molto tozzo, per intenderci. La serratura posta sul coperchio comprendeva otto punti di pressione che, in caso qualcuno tentasse di forzare la serratura, si spezzerebbero rendendo la cassa impenetrabile a qualsiasi tentativo di furto. Solo Zimmer aveva la chiave di quella cassa, legata attorno al collo, assieme alle dita di quelli che, nel tempo, avevano tentato di truffarlo.

    La serratura, con un rumore secchissimo, si aprì, cadendo sulla superficie del palco. Il coperchio del “porco” si aprì, lasciando fuoriuscire dal baule semi aperto una nebbiolina azzurrognola, innaturale. Spettrale.
    Zimmer immerse con cautela una mano dentro quel baule che, a conti fatti, era alto quanto lui.
    Ne immerse fino al gomito, e quando ritirò il braccio...
    Criff!
    La mano stringeva una lattina di birra, completamente nera con le rifiniture dorate. Una volta aperta, il molliccio vi diede una lunga sorsata, vuotandola per metà, staccandosi poi con uno schiocco, poggiando poi la lattina sul tavolo assieme alle armi.
    ”Aaaah. Ci voleva proprio!” commentò, sorridendo.

    Un ultimo cliente, frescamente, stava abbandonando il palco del Boggart dirigendosi verso l'entrata della bottega del re bianco.
    Inutile che stia a descrivere la psicologia bacata di chi agisce così, convinto di avere il libero arbitrio.
    Ci ha già pensato il mio collega.

    Zimmer, lestamente, tuffò nuovamente la mano dentro il Porco, estraendone una balestra lunga quanto il suo braccio (anche un pochino di più) con tanto di ottica e caricatore a dardi in acciaio integrato.
    Nemmeno un istante successivo e un dardo era stato scoccato e, lungo il suo percorso, aveva inforcato in pieno un piccolo galletto che, colto dalla voglia di librarsi nel cielo, era stato infilzato e trascinato lungo la traiettoria dell'aculeo, che andò a piantarsi nella parete della bottega del re bianco. Il corpo stramazzante del galletto esalò l'ultimo respiro a pochi centimetri dal volto del povero cliente, che cautamente fece qualche passo indietro, riavvicinandosi a rallentatore al palco.

    Ora, qui cè da aprire una piccola parentesi.
    Quella mattina, a Merovish, era arrivato un carico di animali da allevamento dell'est, destinati alla produzione di materie prime quali latte, uova, anche carne.
    Ora, purtroppo ci fu un errore sulla bolla di carico, e vennero spediti due galletti da riproduzione.
    Come si sa, due galli in un pollaio non può funzionare molto come cosa, quindi uno fu destinato alla macellazione.

    Il poveretto, tentando di scappare alla sorte, aveva corso e svolazzato per tutta Merovish, nascondendosi nel grande Bazar delle Talpe e sfuggendo a ogni sorta di pericolo.
    Per poi essere infilzato da un dardo volante, così, senza poter dire ne a ne bhe.
    Ecco spiegato cosa ci faceva un galletto al bazar delle talpe (e anche perchè la vita è essenzialmente una merda)

    Tornando al nostro Boggart, questi stava recuperando il vero contenuto del Porco. In pochi sencondi, le armi sul tavolo vennero prontamente rimpiazzati da otto modelli delle più pregiate e avanzate armi da combattimento di fattura nanica su cui il Boggart aveva messo le mani.

    ”Come me sempre dice: proiettile è sempre più veloce di lama! Armi Speciali Di Zimmer, solo per oggi al Palco dei Miracoli! Prezzi INTERESSANTI

    Per una conservazione ideale, visto il clima del presidio scelto dal molliccio, le suddette armi andavano contenute in appositi bauli refrigerati, il più attento scrutatore potrà notare le rune dei ghiacci nordici incise lungo i bordi del Porco.
    Da qui all'usare la cassa anche come frigo bar, il passo era breve.

    E la regina nera avanza imponente, cercando di sopraffarre la torre bianca,sconvolgendo ancora una volta il quadro strategico della partita. Ma siamo ancora all'inizio, l'esito è tutt'altro che scontato.




    Lingua da mercante.
    Si può dire che sia la sua più spiccata qualità: sapersi togliere dai guai non usando la pistola, bensì l'arte oratoria.
    Anche se il suo vocabolario non è dei più forbiti o la sua pronuncia la più corretta su tutta Endlos, Zimmer è capace di imprimere nelle sue parole un senso di sicurezza e di veridicità che con gli anni di esperienza come mercante è riuscito pian piano ad affinare.
    Sa sempre trovare la parola giusta nella giusta situazione, riuscendo quando è necessario interpretare il ruolo del buffone o quello del serio.
    L'importante è riuscire a convincere gli altri che quello di cui si sta parlando è vero al cento per cento.



     
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    L'esempio dato da Zimmer era stato più che eloquente: numerosi nuovi clienti si stavano sporgendo, curiosi, ad osservare quelle strane armi che il rossiccio aveva messo in mostra sopra quel bancone sgangherato.
    C'erano pochi dubbi a riguardo: quelle armi non erano la solita paccottiglia che il Boggart offriva ai clienti del del Bazar. Erano armi di un certo livello.

    E mentre il molliccio si prodigava a elogiare quelle strane invenzioni, mentre imbastiva il suo teatro e abbindolava il suo pubblico, il fabbro zoppicante lo osservava dall'uscio della sua bottega.
    Con la massiccia mano sinistra divelse il dardo scoccato qualche attimo prima dal rossiccio, gettando verso l'interno dell'edificio il corpo morto del volatile.
    Povero, povero volatile.

    ”Bene, sembra proprio che il mio vicino sia capace... proprio come mi aveva detto Raem.” commentò, fra se e se, grattandosi il mento pensieroso.
    Scoccò un ultima occhiata verso il Boggart, questa volta sorridendo, poi rientrò nella propria bottega.

    Zimmer lo guardò, per un attimo sorpreso.
    Aveva forse superato l'ennesimo test?


    Un altra giornata, al Distretto delle Ceneri, era finita.






    Scena masterata conclusa autonomamente, dopo abbandono del player che la gestiva e ben sei mesi di attesa.
     
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