[CSV] Voglio il mio avvocato!

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    L' avevano sbattuta in una cella microscopica, quattro metri per quattro, ad essere buoni. Classico mucchietto di paglia marcia in un angolo, scomposto sul pavimento in pietra, chiamarlo lurido era un complimento, e finestrella munita di solide sbarre che dava direttamente su una strada polverosa.
    Sbuffò, rannicchiandosi in un angolo, il più lontano possibile da un vaso da notte che, dall' odore, doveva aver visto sicuramente giorni migliori. Arricciò le labbra, quando la porta di legno pesante venne sbattuta, gettandola in una penombra sconcertante, addolcita dalla luce che filtrava dall' alto.
    Contò tutte le pietre della parete di fronte, almeno 10 volte, arrivando a conteggiarne ben 157 e mezza, prima che la porta venisse aperta nuovamente. Si avvicinarono in due, che, alzandola di peso (come se non sapesse camminare, al solito!) la condusse fuori lungo i corridoi, verso una stanzetta.

    Tavolaccio di legno, due sedie, un paio di fiaccole. Un odore migliore.
    "Si segga.. Signorina...?
    Pimpernel? Blanchett?
    "Semele Plim... Plemplotten."
    L' ufficiale sgranò gli occhi, anche Pandora sgranò gli occhi, cheidendosi cosa, esattamente, le fosse venuto in mente. Si sedette, rapidamente, al tavolo.
    "Dunque signorina... Plimplonpam."
    "Plimplemplotten." Lo corresse, con un indice. L'uomo parve a disagio, si fece rosso sul collo e si agitò sulla seggiola.
    "Sì! Beh, non importa!
    Disturbo alla quiete pubblica!
    Distruzione di proprietà private e di Pentauron!
    Resistenza a pubblico ufficiale!
    Omicidio!

    Come intende spiegare questi comportamenti oltraggiosi e pericolosi che lei ed un altro individuo, datosi poi alla fuga, avete causato in seno alla nobile Pentauron, signorina P... P..."

    "Plimplemplotten."
    "E CHISSENE IMPORTA."
    Battè la mano violentemente, sul piano levigato, sputacchiando intorno fini goccioline di saliva. Beatrice si ritrasse, un poco, schifata e per niente impressionata.
    Farsi arrestare era stata una scelta decisamente poco piacevole, ma piuttosto sensata. Non aveva intenzione di fuggire come Kira aveva fatto, nuocendo ad innocenti soldati e non aveva più energia per nessuno dei suoi trucchetti da Strega. Quindi ora si trovava lì, davanti all' Ufficiale Sputacchio in persona. Sola. Disarmata. E con un futuro poco roseo davanti. Che fare?
    Il sorriso che le attraversò il bel volto conteneva la risposta.
    "Io non intendo spiegare proprio un accidente, signore.
    Voglio il mio avvocato!"

    Il silenzio attonito che seguì e il cessare degli sputacchi le testimoniò che la sua era stata un' ottima trovata.
     
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    Due uomini sostavano innanzi alla porta di una delle prigioni del Pentauron, abiti eleganti e fare distinto, presero un attimo di pausa per riordinare le idee e dare inizio allo spettacolo. Sì, perchè quelli che si sarebbero spacciati come avvocati, in realtà non lo erano, per quanto acculturati fossero.
    Uno scienziato non morto ed uno storico poco incline a ricevere attenzioni sarebbero riusciti a tirar fuori dai pasticci la bella e sensuale Pandora, rinchiusa per più di un'accusa a danno della Legge? Non importava se, qualora si fosse scommesso, non sarebbero certo stati favoriti, perchè quello era il loro dovere, per mantenere alto il nome della Gilda devota alla Conoscenza e non metterla in cattiva luce agli occhi degli altri presidi. O almeno era quella la motivazione con cui il Saggio della Via della Genesi aveva convinto Rekishi, molto più pratico di lui in quelle cose, ad aiutarlo in quella farsa epica quanto rischiosa; per quanto lo riguardava gli bastava sapere che la sua assistente Pandora fosse in pericolo per accorrere senza remore in suo soccorso.

    -Ambrogio Serghejevich Mussorgskij, per servirla.

    Si presentò ad una guardia che sbarrò loro la strada.

    -Io ed il mio amico siamo avvocati, e ci è stato detto di raggiungere la nostra assistita, Semele Plimplemplotten.
    Per caso conosce la strada?


    La loro fortuna era stata l'abilità di Arthur di poter scambiare messaggi mentali con Pandora, anche per vie traverse come telefoni, in modo da non farle svelare l'arguta trovata del falso nome davanti la sorveglianza, nel momento in cui lo aveva chiamato. Era durata poco quella telefonata, ma credeva di aver tracciato le linee generali della situazione, anche se obbiettivamente ne trascurava i dettagli. Con sguardo severo, intanto, l'austera guardia indicò loro il corridoio di destra, lungo e poco illuminato, senza degnargli di una sola parola. Eppure il vampiro non si scompose, piuttosto fece cenno al collega di seguirlo.

    -E' permesso?

    Domandò educatamente, prima di entrare.
    E davanti ai suoi occhi freddi e grigi vide la sua foglia, sporca e sciupata, in compagnia dell'Ufficiale Sputacchio sopra citato. Dunque abbassò il capo in segno di rispetto, dunque si diresse da lei, porgendole la fredda mano sulla spalla pallida e soffice.

    -Spero che non l'abbiano maltrattata, miss.
    Desidera un pò d'acqua?

     
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  3. Rekishi Naku
     
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    ATTO I
    «Comedy»


    Narrato
    «Parlato di Rekishi»

    Pentauron

    Lo fai per i Saggi, lo fai per i Saggi, ripetè un vocina nella testa di Rekishi. Era purtroppo una di quelle 'questioni' di cui gli aveva accennato Amarth e che non avrebbe interessato minimamente lo storico se non fosse stato costretto a prenderne parte. Un'allieva di una delle Corone segregata in una prigione del Pentauron ed era compito loro tirarla fuori.

    Lasciò parlare il vampiro, per il semplice fatto che di quella faccenda voleva occuparsene il meno possibile. Non era il suo lavoro e stava buttando del tempo preziosissimo. Solo quando finalmente entrarono nella cella iniziò la sua recita.

    Un gesto di polso e dalla sua ombra comparve un costrutto d'inchiostro dalla forma umanoide con in mano una cartellina rilegata pronto a spalleggiarlo. Il Saggio si era invece vestito con un completo grigio fumo di londra, camicia bianca e cravatta cremisi. Si mosse al centro della stanza, guardandosi intorno con fare assorto mentre l'evocazione sembrava prendere appunti.

    «Énekes Atörténet, con la prima e la quarta e accentate e la dieresi sulla o, avvocato di lady Plimplemplotten.»

    Il tono di voce era gelido ed atono, come il parlato di una macchina. Una delle due guardie deglutì al vedere la faccia da poker di Rekishi.

    «Noto con dispiacere che nonostante sia uno dei Presidi più avanzati state trattenendo la mia assistita in un luogo che sembra violare ogni diritto umano. Cella non conforme alla legge A156 del Pentauron, per di più lurida e sicuramente al di là di ogni norma d'igiene vigente. Spero per voi che non abbia subito alcun genere di violenza o minaccia...»

    Quantomeno tutti quei libri sulla storia del Pentauron e sulle sue leggi stavano dando i loro frutti.

    Si fermò a pochi passi dall'ufficiale.

    «Sulla base di che prove state trattenendo la mia assistita?»
     
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    Un rivoletto di sudore scivolò lungo la tempia dell' Ufficiale Sputacchio, i baffetti da sparviero gli fremettero, leggermente, all' ingresso dei due eleganti signori. Sembrava avesse appena ingoiato un limone intero.
    Il morale di Pandora, al contrario, subì un netto miglioramento: corresse la propria postura sulla sedia e lasciò che il sorriso le si allargasse ulteriormente. Si grattò un paio di macchioline di sangue, non suo, naturalmente, dalla fronte.
    "Maltrattata?
    Nooo, sono stati gentilissimi mio buon Serghejevich.
    soprattutto il qui presente ufficiale..?"

    L'ometto parve ricordarsi solo allora delle buone maniere, scattò in piedi, rischiando di ribaltare la sedia.
    "Ufficiale Ciranò, al vostro servizio, signori... Come avete detto di chiamarvi?"
    Squittì, forse intimorito dalla mano protettiva di Arthur sulla spalla della ragazza o dal fare formale ed incredibilmente freddo di Rekishi che, in maniera estremamente professionale, si era già calato nel ruolo.
    "Ecco sì... Messer Atart.. Atot.. ehm.
    Insomma! La signorina è stata arrestata in seguito a vari atti di disturbo e distruzione di proprietà pubbliche, insieme ad un altro figuro, non meglio identificato che, in seguito ad aver assassinato brutalmente i miei uomini si è dato alla fuga!"

    La stagione delle piogge era cominciata nuovamente e probabilmente lo stesso vampiro si sarebbe fatto una bella doccia, trovandosi in prima fila.
    "Prove? Ci sono decine di testimoni pronti a confermare di aver visto la sua assistita distruggere mezza Pentauron!
    Me ne infischio della A156!"

    Battè una mano sul tavolo, infiammato. Il volto di un bel colore semaforo, chiazzato di bianco. Insomma, una vera delizia. Beatrice sospirò, appoggiando il mento alle mani: quel tizio era veramente un idiota.
     
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    -Mi perdoni se la interrompo, signor Ciranò.

    La voce calma e pacata della Corona della Via della Genesi squarciò quella vocina quasi stridula e poco delicata dell'uomo che sostava innanzi a lui ed alla sua protetta. Era agitato, e questo era palese dalla sudorazione abbondante o dalla cospicua salivazione che lo portava a sputare come un lama ad ogni sua sillaba. Curioso, utile, ma certamente poco educato, almeno quanto disgustoso.

    -Spero converrà con me che la testimonianza di molti cittadini non è una prova oggettiva e tangibile.

    Pronunciò senza esporsi più di tanto, prendendo gli occhialini posati sul proprio naso e ripulendoli dalla miriade di goccioline presenti con un fazzoletto bianco ricamato estratto dal taschino.

    -Qui su Endlos vi sono molti visitatori dal Maelstrom, e non pochi, come anche molti nativi, sono perfettamente in grado di controllare le altrui menti, facendo loro vedere ciò che vogliono che venga visto, facendo loro pensare ciò che vogliono che venga pensato.

    E nel farlo, la sua figura scomparve improvvisamente, per poi riapparire a due millimetri dalla faccia dell'ufficiale che, intanto, fece un balzello per lo spavento, indietreggiando di qualche passo, quando ormai il vampiro era nuovamente sparito e ricomparso al fianco di Pandora, sorridendo sicuro di avergli fatto intendere ciò che desiderava.

    -Spero che lei capisca perchè non consideriamo le testimonianze delle vere "prove".

    Energia:100-10=90%

    Teletrasporto: Tecnica esclusivamente gdr. Arthur è in grado di teletrasportare sè stesso e tutto ciò che tocca con la propria pelle da un punto all'altro di Endlos o di cambiare dimensione. Non è possibile applicare questa tecnica durante un combattimento.
    Consumo: Medio

     
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  6. Rekishi Naku
     
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    ATTO II
    «Comedy»


    Narrato
    «Parlato di Rekishi»

    Pentauron

    «Enèkes Ätortenèt, con la seconda e la quinta e accentate e la dieresi sulla a, avvocato di lady Plimplemplotten.»

    Il tono di voce era rimasto lo stesso, ma le labbra si incurvarono in una smorfia. Quantomeno Arthur si stava 'offrendo' come scudo nei confronti della saliva.

    «La vedo poco attento, Ufficiale Ciranò. E con una pessima memoria. Già questo porterebbe ad inquinare le prove da lei nominate...senza contare che il mio collega le ha appena dimostrato quanto possano essere poco attendibili.»

    Il costrutto d'inchiostro sembrò scrivere qualcosa sulla cartella che teneva in braccio ed iniziò a fissare a turno le guardie. Senza che avesse gli occhi.

    «Vista la mancanza di prove attendibili lady Plimplemplotten non ha motivo di esser trattenuta ulteriormente. Ovviamente se non avete altre 'prove', ma fossi in voi ci penserei bene. Mi hanno detto che il vostro superiore ha la mano pesante sui propri sottoposti e che la vita nel Pentauron senza un lavoro alle spalle è molto dura.»
     
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    Le guardie si strinsero nelle spalle, profondamente intimidite dall'uomo d'inchiostro, facendosi piccoli piccoli nelle loro cotte di maglia. Il povero Ciranò, dal canto suo, era rimasto pietrificato dal movimento di Arthur, convenendo, mai come allora, che avrebbe fatto bene ad ascoltare mamma che gli diceva di lasciar perdere la Polizia e di dedicarsi, magari, a qualcosa di produttivo. Come la pesca della trota albina o la carriera nella nazionale di curling del Presidio; avevano vinto il campionato sei volte di fila, per la miseria e...
    Il brusco ritorno alla realtà venne causato dalla voce severa del signor Vattelapesca (anche Rekishi, per gli amici) che blaterava qualcosa a proposito della signorina Pimperton, o come caspita si chiamava.
    Sicuramente una svitata, con amici ancora più svitati a darle manforte.
    ""Inaccettabile! Signor Atortina! "
    Ribadì fieramente, i baffetti tutti tremolanti. Va beh che questi erano proprio fuori di zucca, ma prendersi gioco della polizia del Pentauron...!
    "Come avete detto voi.. ehm.. Esimio Mussorlivi l' accusata non può essere mentenuta in custodia.
    Ma comunque dovrà pagare la modica somma per la sua scarcerazione in attesa che le indagini portino a qualcosa di più sostanzioso e ci rivelino il reale svolgersi dei fatti."

    Ecco, così era meglio.
    Tanto la pazza e il maniaco erano shedati: non avrebbero potuto emettere il minimo suono o fare il benchè minimo passo sbagliato che l'intero corpo di Guardia del Presidio gli sarebbe piombato addosso.
    "Spero che i signori non desiderino, comunque sporgere reclamo al superiore... Non può essere disturbato per tali futili cosine."
    Pandora gongolò, notando il leggero velo di sudore sul baffo spagnizzo del proprio aguzzino, cerco lo sguardo di Arthur, sperando che non si perdesse quella succulenta scena: quell' Ufficiale la divertiva davvero tanto, la fatica ed il malessere le erano quasi sparite di dosso.
    Ed il vampiro era davvero un grande avvocato, ad onor del vero.
    E con estrema oggettività.
     
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    -Non mi permetterei mai di ridire qualcosa ad un Ufficiale come lei, messer Ciranò.

    Interruppe il vampiro con un delicato passo in avanti.

    -Ma mi permetterei di ribattere anche su tale punto.

    Con un gesto deciso e sicuro, posò l'indice sull'archetto degli occhiali, tirandoseli in alto, più vicini agli splendidi occhi grigi ed aguzzi, arguti come quelli di un rapace, freddi, duri e preziosi quanto l'argento.

    -Per quanto non ci dispiacerebbe fare una donazione allo Stato del Pentauron, oserei domandare per quale scopo dovremmo pagare, non essendo stato stabilito da prove certe che la nostra assistita sia colpevole.

    Sospirò tranquillo, poggiandosi al tavolo con la mano destra, liscia ed affusolata.

    -E si ricordi che qualora uscisse innocente, come è giusto che sia, ciò ci costringerebbe a richiedere un risarcimento ben più grosso della vostra "modica somma di scarcerazione". Infondo sappiamo tutti quanto possa essere stancante, frustrante, avvilente e mortificante per una fanciulla così graziosa quanto pulita, legalmente parlando, essere rinchiusa in celle sporche e luride, incarcerata come la feccia della feccia e trattata ancor peggio solo perchè appartenente al sesso debole.

    Ed allora uno scintillio sinistro lo avrebbe gelato fino nelle ossa, qualora l'ufficiale lo avesse visto.

    -Lo sa che fare sessismo sarebbe una cosa davvero poco gradita, in un contesto cittadino come quello di questo presidio?
    Qualora decidessimo di insabbiare l'accaduto e di non denunciarla ai superiori, le donne emancipate di tutto il Pentauron potrebbero non gradire... e magari lamentarsi loro stesse, o denunciare la questione ad altre donne emancipate di Endlos, che chissà, per orgoglio femminile potrebbero correre in loro soccorso...


    Sorrise maliardo, sicuro della bomba che stava per lanciare.

    -Donne come non so... un nome a caso... Drusilia Galanodel.

    Altro che pesce all'amo. Quella era una bomba nucleare.

    -Si insomma... il Gran Maestro del Liberi, l'Ufficiale del Presidio Errante, quella che con quattro suoi aviatori ha distrutto una nave volante piena di orki armati fino ai denti al Day Two dell'Ovest, l'amica del tuo Alfiere.

    Assaporò l'odore del sangue dell'uomo gelatosi improvvisamente come se lo stesse bevendo.
    Era... delizioso.

    -Comunque il mio nome è Ambrogio Serghejevich Mussorgskij, non Mussorlivi.





     
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  9. Rekishi Naku
     
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    ATTO III
    «Comedy»


    Narrato
    «Parlato di Rekishi»

    Pentauron

    Inaccettabile. Una parola che non gli andava a genio. Niente era inaccettabile nella vita; la Ruota filava e modificava ogni cosa generando tutto ciò che la mente umana potesse concepire..ed alcune volte anche ciò che si trova al di là della comprensione. Fatica sprecata spiegarlo a dei soldati, più simili a tristi macchiette che a uomini.

    Avrebbe sorriso all'arringa del vampiro se solo potesse provare emozioni. Infilare Drusilia in tutto ciò era stato a dir poco magistrale e probabilmente doloroso per la guardia. Attese così paziente il suo turno di proferire parola, lasciando che il costrutto vagasse libero ad incutere timore.

    «Enekès Atörtènet, con la terza e la quarta e accentate e la dieresi sulla o, avvocato di lady Plimplemplotten. Mi chiedo quante volte lo dovrò ripetere. Il vostro è un palese tentativo di ridicolizzare la nostra figura e come tale siate ben conscio che verrà riportato ai vostri superiori insieme all'intera faccenda.»

    L'uomo d'inchiostro sembrò scrivere qualcosa sul foglio di pergamena, dopodichè lo mostrò a Ciranò.

    «Secondo le norme vigenti nel paragrafo 34 della Legge del Pentauron, Comma 32, lì è riportata la cifra del risarcimento che ha accennato il mio collega compresa di tutte le infrazioni ed i danni morali inflitti alla nostra cliente.»

    Tanti zeri. Troppi zeri. I risparmi di una decina di vita.

    «Il sessismo è un argomento che sta molto a cuore al Pentauron. Sono sicuro che la Gazzetta delle Cento Torri sarà lieta di concedere la prima pagina ad un fatto così rilevante.»
     
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    "Sì, in effetti trovo molto offensivo il suo sessismo, signor Ufficiale.
    Da donna emancipata. Cittadina di Endlos che paga tasse e contributi e si reca puntualmente alle urne. Ha sentito cos' hanno appena detto i miei legali?
    Pretendo di essere rilasciata immediatamente!"

    Rincarò la dose Beatrice, un' espressione sorniona che le si distendeva sul volto una sillaba dopo l'altra.
    L'Ufficiale Ciranò, verde come una primizia dell' orto e sull' orlo del collasso, accusò il colpo inferto da Arthur: il nome di Drusilia Galanodel lo fece sobbalzare sulla sedia, come quello di un corteo di femministe che appiccavano roghi dii reggiseni sotto al suo commissariato.
    "Va bene signori, con calma.
    Allora, le cose sono andate così.
    La rispettabilissima signorina qui presente.."

    Ed indicò una Pandora piuttosto affascinata dalla figura autoritaria del vampiro, che a sua volta fissava torvo il poliziotto.
    "E' stata trattenuta a causa di uno spiacevolissimo errore giudiziario. Dopo un brevissimo soggiorno nelle nostre prigioni il fattaccio è stato chiarito.
    Grazie al tempestivo intervento di voi esimi avvocati."

    Ed abbracciò con uno sguardo tremolante i tre uomini, compreso il fantoccio di inchiostro che scribacchiava chissà cosa su un pezzo di pergamena.
    "Naturalmente, non solo i presenti ne usciranno con la fedina penale immacolata, ma otterranno anche immunità, chiamiamola diplomatica, nell' area del Pentauron sotto la mia giurisdizione, sempre se il fatto verrà messo a tacere e questa versioni dei fatti.."
    E poi si soffermò per un lungo attimo sul volto del Nosferatu, cercando di sorridere amabilmente, benchè ne uscisse unicamente una smorfia sudaticcia e tirata.
    "... Senza che nessuna Drusilia Galanodel venga coinvolta, naturalmente."
    Il truffaldino commissario aveva finalmente ceduto! E non solo: ora vi stava anche supplicando di lasciare il posto il più rapidamente e silenziosamente possibile. Se li avesse - e ve lo assicuro, non ne ha - vi darebbe perfino dei soldi!
     
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    Scacco matto.
    Non una parola, nè un qualsivoglia tentativo di comunicarlo; solo un largo, affilatissimo sorriso sul volto pallido di Arthur, compiaciuto della buona riuscita del loro piano. A quel punto, infatti, la fase uno si concludeva, e dava modo ai tre di passare alla fase due, e cioè quella in cui se ne andavano nel modo più veloce e silenzioso possibile.
    E l'Ufficiale Ciranò stava facendo esattamente il loro gioco.

    -Uhm non saprei... infondo non si può dire che sia stato semplice.

    Iniziò con tono titubante.

    -Infondo per scagionare una fanciulla obbiettivamente innocente ci è voluto un bel pò, ed il tempo è danaro...

    Continuò, cercando appoggio nello sguardo di Rekishi.

    -Tuttavia oggi non mi va di protrarre questa visita; devo riportare la mia assistita a casa, e dopo ho un processo.

    Fece dunque spazio a Pandora per rialzarsi, offrendole un braccio come appoggio con ferma ed elegante galanteria.

    -Quindi, nella speranza che non vi siano spiacevoli sorprese, direi che opteremo per una pacifica conclusione. Dunque le dò i miei saluti nella speranza di rivederla in una situazione più felice.

    E con ciò, lentamente per non destar sospetti, Pandora sotto un braccio, il nosferatu si avviò alla porta della caserma, e da lì sparirono, inghiottiti dalla folla.

     
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  12. Rekishi Naku
     
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    ATTO IV
    «Comedy»


    Narrato
    «Parlato di Rekishi»

    Pentauron

    Era fatta. In effetti avevano resistito fin troppo all'oratoria dei due avvocati, ma il nome di Drusilia era riuscito a far crollare il castello di carte in un solo colpo. Per un attimo il Cantore si chiese se davvero quella Pandora fosse stata colpevole, ma rimosse in fretta il pensiero dalla mente. La giustizia è volubile e la verità facilmente occultabile in nome della Storia.

    «Verba volant, scripta manent.»

    L'altro Saggio pareva non interessarsi alle ultime parole dell'Ufficiale, ma Rekishi sapeva l'importanza di trattati in territorio 'straniero'. Un'immunità diplomatica gli sarebbe stata utile in caso di ritorno nel Pentauron se si fosse trovato a dover gestire situazioni poco legali.

    «Gradiremmo, come segno di vostra buona volontà, ciò che voi definite 'immunità diplomatica' ma in forma scritta sempre se non vi disturbi. Sapete, la gente tende a dimenticare in fretta.»

    Il costrutto d'inchiostro esibì un inquietante sorriso ed allungò la mano in attesa degli oggetti.

    La paura svanisce quando non vi è più minaccia e chissà se Ciranò avrebbe davvero mantenuto la parola data in un futuro.

    L'ultima richiesta, poi lo storico avrebbe raggiunto gli altri due tra la folla.
    Forse aveva tempo per un giro nel Pentauron.
    Ma questa è un'altra Storia.
     
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  13. No.
     
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    Beatrice si alzò, raccogliendo l'ampia gonna bruciacchiata, con fare algido e distaccato. Accettò il braccio di Arthur con un certo orgoglio, drizzando per bene il collo candido e le spalle.
    "Grazie per la sua pazienza, signor Ciranò."
    Sentenziò, gelidamente, per poi sporgersi delicatamente, in un bisbiglio. Le labbra di rosa si schiusero appena, mostrando i denti candidi.
    "E vi consiglio di svuotare quel vaso da notte, sa... Non è esattamente profumo di rosa ciò che si spande nell' aria."
    Arricciò appena il nasino, per chiarire il concetto al meglio, prima di lasciarsi accompagnare fuori dalla stanza. Erano già sulla soglia del commissariato quando la donna, con fare sospetto e più rapidamente di quanto umanamente possibile, allungò a Giles un plico di vecchie pergamene, tutte stropicciate.
    "Ecco qua. Ed in ottimo stato, vorrei farti notare."
    Ammiccò con malizia e, lasciandosi alle spalle la guardiola e tutte quella serie di (s)fortunati eventi, scomparve fra la folla insieme alla Corona.

    Ciranò osservò sia Rekishi che il suo uomo d'inchiostro, chiedendosi perchè, maledizione, non fossero ancora spariti dalla sua vista.
    Un rossore sospetto gli infiammò le gote grassocce. Aggrottò le sopracciglia, ma intinse la penna (fino a quel momento inutilizzata) nel calamaio, vergando su tre pezzi di pergamena intonsa i lasciapassare.
    Li spinse, con un ruvido stropiccio, sul piano del tavolaccio.
    "Ecco i vostri lasciapassare, signori."
    Masticò, stancamente, lo stomaco in subbuglio: addio cenetta succosa.
     
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12 replies since 22/9/2011, 19:06   257 views
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