L'arrivo di Tassh

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  1. Superluke29
     
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    CITAZIONE
    "Parlato" | *Pensato*| Parlato altri | narrato

    Una spia rossa si accese sulla console di comando ed un allarme risuonò nella cabina. Tassh, che al momento si era appisolato sulla poltrona, sobbalzò. Andò a controllare sugli schermi.

    "Dannazione che cosa ti è preso?"

    Disse tirando un pugno alla console, i dati che riceveva erano completamente errati. Stava perdendo velocità e da li a poco sarebbe uscito dall'iperspazio come attratto da una forza gravitazionale della potenza di un buco nero.
    Agì alla svelta: disattivò gli scudi energetici e le armi, convogliando tutta l'energia verso il motore iperspaziale. Fu tutto inutile, il metallo gemette, tutto si spense e l'astronave uscì dall'iperspazio così bruscamente che Tassh volò contro la console. Appena alzò lo sguardo vide un enorme pianeta argentato che man mano si avvicinava. Attivò il generatore ausiliario e la cabina si illuminò di rosso, portò gli scudi davanti all'astronave e si preparò per un atterraggio di fortuna.

    *Velocità in aumento, temperatura della fusoliera in rapido aumento, percentuale di successo: 17%*

    Fece schioccare le mandibole e prese i comandi. Fuori non si vedeva nulla a parte le fiamme che si erano sprigionate al contatto con l'atmosfera. L'astronave iniziò a tremare e il metallo urlava e strideva. Sul radar apparve qualcosa, un enorme oggetto volante più grande di qualunque astronave da guerra avesse mai visto. E lui stava puntando proprio verso quell'oggetto. Fece una brusca virata a sinistra, l'ala di tribordo si staccò facendo sobbalzare la navicella che perse completamente la stabilità iniziando a roteare e ad avvitarsi. Ormai era indomabile, allacciò le cinture di sicurezza, per quel che sarebbero servite... E si strinse alla poltrona, pronto al colpo.

    *1000 metri, 800 metri, 400 metri, 100 metri...*

    Appena sentì la parola del computer sentì uno schianto terrificante, i pochi oggetti fissati alle pareti saltarono via ed andarono d'ovunque, si sentì gli intestini al posto dei polmoni e la poltrona alla quale era fissato si staccò dal suo perno facendolo schiantare contro la console. L'ultima cosa che ricordò erano le scintille che scoppiettavano e le fiammelle che si erano accese vicino alla prese d'aria...

    ok forse un po' movimentato come arrivo però è abbastanza plausibile. L'oggetto volante che ha visto sarebbe la città volante anche se il mio pg non sa che è la città volante, l'ho "menzionata" solo per rendere più movimentato l'arrivo


    Edited by Superluke29 - 30/9/2011, 21:35
     
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  2. †Steel†
     
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    Grida, stridente come un agghiacciante lamento il metallo del velivolo dilaniato dall'impatto con il terreno. le fiamme che lo avvolgono a poco a poco si spengono, lasciando dietro di loro nient'altro che piccola masse di lega fusa.
    Come un cadavere giace immobile il resto alieno.
    Tutt'intorno al fumante relitto, un'atmosfera quasi surreale, silenziosa e quieta, baciata dal freddo e pallido rossore del tramonto all'orizzonte. L'asfalto piegato per l'impatto pare quasi formare un piccolo avvallamento, come a cogliere gentilmente quel corpo astrale che il cielo gli ha scagliato addosso.
    La nebbia permea la pungente e umida aria del desolato quartiere abbandonato.

    Passano attimi di pura stasi, senza che alcun rumore né esterno né interno all'astronave rompano la gelida e cupa atmosfera.
    Infine, un roco raspare, forse una voce, forse un respiro affannoso. probabilmente il conducente che prova ad uscire, ancora sconvolto e intontito dall'accaduto, accecato dalla polvere, dall'oscurità circostante e dal sangue che abbondante fuoriusciva dalla ferita alla tempia, sicuramente derivante dall'impatto.
    Tutto è confuso: ogni odore, ogni suono, ogni pezzo di lamiera e scorcio di panorama sembrano ombre indistinte, tanto che il cervello fa fatica a riconoscerli come tali.
    Infine, un rumore, battente e martellante, quasi fastidioso, forse acuto, forse ovattato, come un groviglio indistinto di parole e suoni. Impossibile determinare cosa sia, ma col passare dei secondi questo aumenta di intensità, aumenta di insistenza e insieme acquista chiarezza.

    ... k?
    T... o...?
    Eh... e... tu... ok?

    « Ehi tu! Tutto apposto? »

    Non è ben chiaro da dove provenga quella che finalmente riconosci essere una voce, e più tenti di scoprirlo, più capisci che la tua concentrazione è del tutto assente.
    Solo vaghe e più o meno intense fitte di dolore percorrono il tuo corpo, dove anche il provare a girarti si rivela impresa piuttosto ardua.
    Un qualcosa ti afferra un braccio e puoi solo sperare che sia la mano di un soccorritore.
    Sarà saggio stringerla?

     
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  3. Superluke29
     
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    Subito, un dolore lancinante percosse la tempia sinistra di Tassh. Le immagini che vedeva erano confuse e appannate, non riusciva a muoversi e gli bruciavano gli occhi.
    Sentì una voce e poi vide un'ombra, qualcosa gli afferrò il braccio; che fare? Aveva bisogno di medicazioni però se quell'individuo fosse stato un bandito? In quelle circostanze non poteva combattere, senza contare che non aveva a portata di mano le sue armi.
    Con uno sforzo madornale afferrò la mano del suo soccorritore, era più piccola della sua, riuscì a riconoscere che era una mano di un umano o di qualche creatura dalle sembianze umane.

    "Chi... Sei? Cos'è successo?"

    Disse a fatica lasciandosi scappare un lamento. Gli faceva male dappertutto. Provò ad alzarsi però cadde a terra.

    "Là! In quel... vano, c'è un... kit di pronto soccorso... prendilo, presto!"

    Riuscì a dire prima di perdere le forze. Ora la sua vita era nelle mani di quello sconosciuto, era buffo: in tutti quegli anni non aveva mai avuto bisogno di aiuto, era sempre riuscito a cavarsela da solo eppure, ora, stava chiedendo aiuto ad una creatura che non era nemmeno un suo fratello.
     
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  4. †Steel†
     
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    Parlare ti costa fatica, tanta da renderti in breve a corto di fiato.
    Il dolore al petto si fa più intenso e ben presto ti rendi conto che la testa ricomincia a pulsare e vorticare terribilmente.
    Puoi solo sentire il rimbombo lontano della voce di un uomo, prima di svenire.

    Finalmente ti risvegli.
    Non sai quanto tempo è passato, ma mentre schiudi i tuoi occhi ancora appannati e tenti di fare lucidità nella mente ancora scossa e dolente, puoi accorgerti che si è fatto il buio. La notte è scesa.
    Sei disteso su quello che sembra freddo cemento, circondato da diversi calcinacci e mura diroccate, probabilmente una stanza senza quasi più tetto, in gran parte crollato.
    Ti senti ancora un po' ammaccato, ma se studiassi per un momento il tuo corpo vedresti come la maggior parte delle ferite siano state curate, seppur rudimentalmente.
    Se poi decidessi per qualche motivo di alzare un poco la testa e guardarti intorno, scopriresti che non vi è traccia della tua nave né di qualunque altro resto di questa.
    Tutto fa pensare che tu sia solo, ma la verità è che una sagoma scura parzialmente nascosta dalle tenebre siede su un mucchio di mattoni poco lontano da te.
    Forse la morte che è venuta a prenderti.

     
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  5. Superluke29
     
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    Il risveglio fu difficile, la testa gli pulsava e anche muovere le dite gli provocava dolore. Aveva preso davvero una bella botta e il peggio era che non sapeva dove si fosse schiantato.
    Diede un'occhiata in giro poichè gli occhi erano gli unici che non gli facevano male se mossi; si trovava in quello che era un edificio, fuori era notte e dai buchi sulle pareti e da ciò che una volta era il tetto, filtrava la luce della luna, stranamente luminosa. Poi notò che era stato medicato e poco più in là di Tassh c'era una figura parzialmente nascosta dalle tenebre.

    "E quello chi è? Forse è stato lui a medicarmi, ma perché? avrebbe potuto uccidermi o lasciarmi li dov'ero. Beh c'è solo un modo per capire se è un nemico..."

    Chiuse gli occhi, molto probabilmente l'uomo non l'aveva visto quindi ne approfittò per far scivolare dolorosamente la mano lungo la cintura, slacciare la fondina ed estrarre la sua pistola con una lentezza incredibile per evitare di fare rumore. Rimosse la sicura e poi tenne l'arma affianco a se nascosta tra il suo fianco e il braccio e poi, a fatica, disse:

    "Hei, tu laggiù. Chi sei? Perché mi hai portato qui?"

    Se era ostile e si fosse avvicinato a lui per ucciderlo, gli avrebbe fatto spazio per un terzo occhio nella fronte con un bel proiettile.
     
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  6. †Steel†
     
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    La tua strategia sembra funzionare, perché alle tue parole la sagoma scura appollaiata silenziosa sul mucchio di detriti sobbalza improvvisamente e si volta di scatto.
    Non riesci ancora a vederla in volto, ma nel buio una lunga crina argentea brilla alla luce della luna.

    « Ssssh!!! »

    Come un sibilo, sottovoce, il misterioso individuo pare volerti rimproverare per aver parlato ad alta voce.
    Repentino, si muove, ergendosi dall’alto della pila di mattoni e muovendosi curvo e a testa bassa nella tua direzione, come solo un uomo che non vuole farsi scoprire farebbe.
    Finalmente, la luce lo illumina e mentre ti viene incontro con fare circospetto puoi chiaramente studiarne l'aspetto.
    Alto, longilineo, avvolto in un lungo mantello nero che quasi tocca il terreno. Sulle spalle due placche metalliche, stretta nella mano una spada dalla lunghezza fenomenale avvolta nelle semplici bende di un tessuto nero.
    Il volto piacente è incorniciato da una lunga chioma di lunghi capelli argentati, lo sguardo intenso.
    Per quanto possa apparire sospetto, tuttavia, lo sconosciuto non sembra avere cattive intenzioni, sia per come accuratamente sposta la spada dietro la schiena, sia per l'espressione che puoi leggergli in volto: un volto corrucciato, sulle cui labbra è appoggiato un indice, per indicarti di fare silenzio.
    Arrivato a pochi passi da te, si ferma di colpo, senza tuttavia alzarsi, ma anzi rimanendo accovacciato in terra, esclamando a bassa voce:

    « Parla piano cazzo! »

    Il tono delle sue parole non sembra minaccioso, anzi, vagamente allarmato.
    In qualche modo ha una dimensione comica ciò che vedi, una scena tipica di chi cerca di fuggire da qualcuno o qualcosa.

     
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  7. Superluke29
     
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    Poco dopo aver parlato, la figura lo ammonì ordinandogli di abbassare la voce.
    Riuscì a mettersi seduto con la schiena contro un muro tenendo la pistola sopra il petto.

    "Che cosa stà succedendo? C'è forse qualcuno che ci insegue?"

    Aveva dedotto che oltre quel rudere c'era qualcuno o qualcosa che li teneva sotto scacco data la brusca reazione dell'individuo.

    "Se potessi muovermi meglio potrei usare la mimetizzazione per vedere indisturbato che cosa accade..."

    Era una buona idea solo che gli faceva male d'appertutto e l'unica cosa che poteva fare era sparare stando appoggiato al muro quindi era letteralmente fuori gioco in uno scontro a fuoco. Diede un'occhiata alla figura che lo aveva zittito: sembrava un normale umano con dei capelli estremamente lunghi e argentei. Era la prima volta che vedeva un umano coi capelli così lunghi e bianchi. Notò anche un'arma bianca che portava dietro la schiena avvolta in un tessuto da cui dedusse che le sue intenzioni erano quantomeno neutrali nei suo confronti.

    "Hei, grazie per avermi medicato, ti devo la vita. Ma dimmi: non preferisci la mia pistola a quella spada? Avresti un buon vantaggio attaccando a distanza dato che io non posso usarla in questo stato..."

    Gli porse la pistola nel verso dell'impugnatura guardandolo negli occhi con uno sguardo fiero.
    Quell'arma l'aveva accompagnato in innumerevoli battaglie, aveva sparato migliaia di proiettili e ucciso centinaia di nemici, non si era mai separato dalla sua pistola e non l'aveva mai sostituita con quelle più tecnologiche che gli avevano proposto nell'esercito. Ma ora, per la prima volta, si sentiva in dovere di dare la sua arma ad un estraneo totalmente sconosciuto.
     
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  8. †Steel†
     
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    E dunque, che fare?
    Quella giornata si era evoluta in un una maniera talmente assurda da risultare irreale, e se non fosse che non ricordava i suoi sogni, probabilmente avrebbe pensato di star ancora dormendo.
    Purtroppo, però, non era così.
    Ed ora si trovava a dover scappare da dei ceffi incazzati che lo volevano scuoiare e un alieno ferito in mezzo ai piedi.
    Interessante...

    Lo sconosciuto amico sembrava aver capito solo vagamente la situazione in cui si erano cacciati, perché gli aveva appena porto la propria arma perché facesse piazza pulita dei bastardi che circolavano nei dintorni.
    Mettersi a mitragliare alla cieca le teste dei disgraziati di sotto manco fosse Rambo, tuttavia, non era la strategia più saggia da adottare.
    No, ucciderli avrebbe creato solo ulteriori casini.
    Perciò, con gentilezza, allontanò l'arma - che tra l'altro non avrebbe saputo usare -, sorridendo in segno di ringraziamento - era pur sempre un gesto di stima - e tirando un sospiro attaccò a parlare.

    « Ok, facciamo il punto... Ho malauguratamente fatto incazzare qualche pugno di brutti ceffi, ed ora mi stanno alle calcagna. Mentre ti curavo sono riusciti a raggiungermi e quindi ho dovuto trasportarti altrove. Ora credono che tu sia mio complice, il che mette tutti e due in una situazione di cacca. L'unica è che io riesca a raggiungere le porte della città, a quel punto sparirò e le acque dovrebbero tornare a calmarsi. »

    Eggià, proprio una bella situazione di merda, caro Sagas.
    "E' un lavoro semplice, veloce e pulito."
    Aveva detto così il corpulento ometto dal viso rubicondo che ti aveva assoldato un paio di giorni prima. Baffi alla francese, ricurvi verso l'alto, nel puro stile gangster di seconda categoria, tipo di cui non fidarsi.
    Eppure tu avevi bisogno di soldi, e dunque via, rotta verso Najaza alla caccia del truce pelatone che avresti dovuto uccidere.
    Facile, veloce, pulito.
    Su questo aveva avuto ragione l'ometto, ma ahimè sembra che si fosse dimenticato di accennarti allo stuolo di sgherri fedelissimi che ti avrebbero aspettato all'uscita a missione compiuta.
    Brutto bastardo di un francese.

     
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  9. Superluke29
     
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    Tassh riflettè un attimo su quello che gli aveva detto: effettivamente era una situazione spinosa e con lui non al pieno delle sue forze andare in città sarebbe stato molto difficile.

    "quant'è distante la città?"

    Chiese mentre scrutava da un buco nel muro in cerca di eventuali ombre all'esterno del rudere.
    Fece mentalmente il punto della situazione:
    Lui era ferito e aveva solo un compagno contro un numero indefinito di nemici, non sapeva nemmeno com'erano armati e se erano ben organizzati. La situazione era molto complessa, l'unica soluzione era toglierli di mezzo uno a uno.

    "Ascolta, posso provare a distrarli utilizzando la mimetizzazione della mia armatura posso avvicinarmi a loro non visto e colpirli quando ormai è troppo tardi. Però la mia armatura ci mette un po' di tempo a ricaricare la mimetizzazione e poi sono ferito, avrò bisogno di copertura per quest'azione."

    Era disposto ad aiutare quello straniero poiché gli aveva salvato la vita, ora doveva solo sapere quanti erano e dove in modo tale da poterne eliminare un paio prima che gli altri se ne sarebbero accorti e gli avrebbero sparato addosso.
     
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  10. †Steel†
     
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    Si scrutò un attimo intorno, perplesso, massaggiandosi la mascella e riflettendo.
    Riflettendo su come cavarsi d'impiccio in una situazione come quella, con un folto gruppo di armati sparsi nei dintorni e un alieno ferito sul groppone. Che diamine, avrebbe dovuto lasciarlo lì e tanti saluti.
    Sarebbe tuttavia stato molto maleducato da parte sue, lanciare agli affamati lupi del branco un agnello ferito con cui saziarsi.
    Il tempo stringeva e un distinto rumore di tacchi e ferraglia prendeva a farsi più forte alle porte del palazzotto diroccato in cui i due si erano nascosti.
    Si voltò allarmato, imprecando a denti stretti, miserabilmente a corto di idee.
    Dalle finestre che i mattoni crollati avevano aperto sull'intera superficie delle pareti poté scorgere i profili dei palazzi vicini: case, botteghe abbandonate, una piccola chiesetta fatiscente...
    TROVATO!
    Un'idea gli lampeggiò in mente, improvvisa e del tutto azzardata, ma anche l'unica che avesse.
    Si voltò di scatto, tutto concitato.

    « Un piano. Molto azzardato. La città è molto vicina da questo quartiere abbandonato, ma serve un qualcosa che li rallenti. » Parlava in fretta, sottovoce, stringendo sempre più forte la lama della spada, che ora quasi gli tagliava la pelle. « Vedi laggiù? Quella chiesa? Mi serve che tu salga sul campanile. Io attirerò la loro attenzione, li porterò sulla via principale. A quel punto mi serve semplicemente che tu gli spari contro, non necessariamente per ucciderli. Da lì ci penso io. »

    Dunque era questo il suo piano?
    Niente di originale, niente di geniale, piuttosto una rischiosa mossa che non sapeva bene nemmeno lui quali risultati avrebbe portato. Ma in fondo non era un improvvisatore?
    Così, avrebbe improvvisato anche in quella situazione.
    Chissà che per una volta la sfortuna non lo avrebbe risparmiato.

     
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