[CSV] La faccia della Luna.

Prologo

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  1. Felì.
     
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    La faccia della Luna, oggi è bruna.
    Non è che non ci sia, ma sembra sia andata via.



    I corridoi di Palanthas erano immersi nel buio spesso di quella notte senza Luna.
    Gli echi si rincorrevano nel silenzio. I lumi spenti, le grandi porte sbarrate, per la notte.
    Solo un lume risplendeva: la luce morbida e fioca tingeva la tappezzeria di una luce tremolante, indecisa, che guizzava rapida, spaventata dai lunghi artigli dell' oscurità.
    L' ombra di Beatrice si stagliava, enorme, contro la parete sul fondo, nascosta dietro ad un' enorme biblioteca in noce, riempita rapidamente dai tomi della Strega, grossi mattoni in pergamena e pelle e rotoli stretti da nastri di porpora e oro, che divoravano lo spazio libero famelicamente, ammassati l' uno sopra l'altro. Si affacendava, con il favore della notte, attorno ad una borsa di pelle nera, una pila di strumenti, abiti e libri, impilati alla rinfusa sopra al divano di velluto blu, sostituto di un più comodo letto.
    Logicamente, non avendo la necessità di dormire, Pandora aveva pensato che quel pezzo di mobiglio, importato direttamente da qualche punto sperduto di Endlos, desse un tocco di classe maggiore allo studiolo, progettato in perfetto stile ottocentesco, secondo l'ottica francese.
    Il viso della donna appariva teso e preoccupato nella luce scarsa, gli occhi dorati che guizzavano fra gli oggetti. Come fosse indecisa nella sua scelta.

    Il viaggio si prospettava lungo, probabilmente faticoso e forse, ma questo era tutto da vedere, pensò la Delacroix in un moto di orgoglio stregonesco, anche senza ritorno.
    Destinazione: Pentauron. Il pensiero dell' ufficiale Ciranò e dell' impeccabile Arthur lanciato nella professione d' avvocato non poterono che ammorbidirle i tratti per un paio di brevissimi secondi, prima che i sentimenti contrastanti riprendessero rapidamente piede nell' anima.

    Si fermò, una mano sul petto, la dove pulsava il filatterio: assurdo come un oggetto del genere fosse capace di mantenerla in vita. Scosse la testa; stava divagando e sarebbe dovuta partire prima delle cinque di quella mattina, in modo da poter lasciare la biblioteca indisturbata e senza ripensamenti. Causati, in maggior misura, da un paio di acuti occhi grigi.
    Era una missione importante.
    La missione per cui si era assicurata l'immortalità e per il cui compimento aveva attesa una quantità di anni incalcolabile (sopra ai duemila, in ogni modo). Vitale, dunque. Ma anche estremamente rischiosa e folle: non avrebbe dovuto coinvolgere nessuno.
    No. Beatrice Pandora Delacroix, Strega d'Oro della grande Ilio, patria di domatori di cavalli, era una che amava pelarsi le sue gatte in solitaria. E il più rapidamente possibile.

    Riprese a riempire la sacca, le stelle fredde che la osservavano attraverso le leggere tende bianche, che danzavano in una fresca brezza settembrina. Sarebbe uscita proprio dalla finestra che dava sulla parte settentrionale del gardino di Palanthas, nell' ala riservata ai laboratori di Khymeia.
    Non prima di lasciare la lettera, vergata poche ore prima, al momento della sconvolgente scoperta, di proprio pugno; almeno Arthur avrebbe saputo che era ora di cominciare a cercare un nuovo assistente.
    Possibilmente uno grasso, calvo, sui quarantacinque anni, di nome Pedro.
     
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    "La dove ci si ama non scende mai la notte".
    Proverbio africano.

    croceart
    ~E' un pò tardi per farsi una passeggiata~

    Una voce oscura come una notte senza stelle rimbombò fra le pareti e le alte volte della grande biblioteca di Palanthas, trasformando tutto ciò che sfiorava con quel tono calmo eppure glaciale in fredde statue senza vita.
    Qualora la Strega si fosse voltata, dapprima non avrebbe visto nulla, solo il buio più nero di un palazzo fuori servizio. Mai come in quel momento, la voce maschile le sarebbe parsa un miraggio, ed anche l'eco fra le pareti avrebbe avuto il retrogusto di un'impressione. Eppure qualcosa le diceva che non era sola nemmeno a quell'ora, e che qualcuno l'aveva vista camminare verso l'uscita, silente e titubante. Qualcuno che non dormiva mai, e che discretamente vegliava su di lei da quando aveva varcato la soglia di Palanthas.
    Un soffio di vento, e le candele intorno a lei si accesero come per magia.
    Ed allora avrebbe visto una figura vestita di nero in abiti eleganti, impeccabile anche di notte.
    Diversamente dal solito, tuttavia, non sembrava particolarmente inespressivo; gli occhi grigi ed affilati fissavano la sacca di lei contenente tomi e tomi di libri ed appunti con sguardo vagamente accigliato. Ovviamente il tutto era a dir poco impercettibile, se non per un'occhio attentissimo e di una persona che poteva conoscerlo abbastanza.

    occhiarthur

    -Oppure avevi intenzione di darti alla botanica in piena notte?

    Questa volta la voce fu più concreta, e l'eco tangibile a fior di pelle. Gli si leggeva in faccia che non era affatto contento, e sicuramente lo si sarebbe perfino potuto notare dalla posa dritta e più rigida del solito, dalle braccia elegantemente conserte o dal fatto che si era lasciato sfuggire l'ultima frase senza rendersene conto, diversamente dalla prima, molto più ben pensata ed inviata attraverso semplici e discreti messaggi mentali.
    Troppo stanco o vagamente arrabbiato?
    Di sicuro non era bello vedere la propria amata assistente fuggire via nel cuore della notte.
    Era una cosa che poteva ferire anche il cuore di un vampiro.
    In maniera metaforica, ovviamente...


    Telepatia: Detta anche trasmissione del pensiero, è la capacità di comunicare con la mente, cioè senza l'utilizzo di altri sensi o strumenti. In questo caso Arthur è in grado di stabilire un contatto empatico con un solo essere pensante, e di comunicare con lui mentalmente. La tecnica ha durata istantanea.
    Consumo: Medio
     
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  3. Felì.
     
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    Le spalle di Pandora si afflosciarono in un colpo solo, mentre trasaliva leggermente, le parole fredde che le rimbalzavano fra le tempie.
    Perfetto. E pensare che il suo obbiettivo era scomparire come un miraggio nella notte, iniziava a perdere colpi, la nostra streghetta ultra centenaria. Sospirò, un attimo prima di girarsi a fronteggiare l' alchimista, notare il fastidio, impigliato fra le sue sopracciglia leggermente corrugate, distrusse ogni volontà della donna che indietreggiò, scostandosi dallo stipite verniciato di bianco della grande finestra.
    "Arthur... Io.."
    Riuscì ad articolare, prima che il vampiro parlasse ancora, questa volta le sue parole attraversarono l'aria, colpendola come una violenta stilettata. Per la prima volta, in tanto tempo, quella lingua lunga, appuntita e velenosa che era Pandora, non seppe proprio come rispondere. Inspirò un paio di volte, come se stesse per parlare, ma senza che nulla di intelligente si decidesse ad uscire.
    "Scusami.."
    Sputò alla fine, le mascelle contratte. Era faticoso: chiedere scusa. Molto. Non era mai stata brava, decisamente.
    Abbassò gli occhi, per un decimo di secondi, prima di tornare ad alzarli, una rinnovata determinazione a disegnarle i tratti del bel volto.
    "Avevo intenzione di dirtelo.
    E poi è solo un arrivederci, non un addio! Tornerò!"

    Lo disse credendoci davvero. Senza pensare neanche per un attimo di secondo che forse l'uomo avrebbe potuto aiutarla: troppe volte le persone importanti si erano messe di mezzo, finendo per perdere la vita, o peggio, per salvare lei. Era una cosa che non poteva concepire la giovane Delacroix, che difficilmente aveva sopportato in gioventù e che ora, raggiunta quella che poteva dirsi maggiore età, non aveva intenzione si ripetesse.
    "Non cedere lo studio a qualcun altro in mia assenza, va bene?"
    Gli chiese con un sorriso mesto, come di una bambina che vuole farsi perdonare per essersi comportata male. Forse, se ciò le fosse stato possibile, sarebbe anche arrossita leggermente, ma nessun colorito infiammò le guance pallide della donna. Ferma come una statua a fronteggiare gli occhi magnetici di quell' uomo.
     
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    Lo sguardo tagliente del bel vampiro scrutò gli occhi aurei della strega, denudandoli, lasciando che tra loro si creasse una sorta di abisso.
    La vide innanzi a lui voltarsi, guardarlo con sguardo colpevole per poi rivolgergli parole poco ponderate e, su alcuni punti, non del tutto sincere. Che dovesse sbrigare faccende personali? Erano cose illegali? Infondo cosa importava; alla fine lui stesso l'aveva già salvata una volta dalla stretta morsa della legge. Cosa c'era di peggio dell'illegalità, tanto da volerglielo nascondere a tal punto da partire di soppiatto nella speranza di non essere scoperta?
    E se...?
    C'era dietro un altro uomo?
    La bocca di Arthur diventò una lama sottile, tirandosi come tutto il resto del suo apparato muscolare.
    No, doveva scacciarli, erano solo pensieri poco fondati.
    Ed allora cosa poteva mai essere?

    -Mmmh...

    Sembrò sospirare a denti stretti e labbra serrate, mentre gli occhi grigi si chiudevano.
    L'avrebbe cacciata da Palanthas?
    Le avrebbe detto addio?

    -Capisco...

    Bugiardo.
    Ma nel momento stesso in cui si voltò per darle le spalle, anzichè continuare la sua marcia alle proprie stanze, un bagaglio parve apparire sulle sue spalle rigide, tirato su da terra dove sostava nascosto come un'ombra.
    Sarebbe di nuovo tornato a mostrarle il volto, per poi avanzare a passo composto eppure marziale fino alla porta della grande biblioteca dell'Est.

    -In ogni caso... vengo con te.

    E con la mano aprì un battente, lasciando entrare la luce delle ultime stelle di quella notte, prima che sorgesse il nuovo sole. L'avrebbe seguita, ed in un certo qual modo Pandora avrebbe compreso all'istante che quel tono non ammetteva repliche da nessuno.

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  5. Felì.
     
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    No. Non capiva. Sospirò, a metà fra la tristezza e la felicità. Arthur era la prima persona da moltissimo tempo a cercare di andare al di là dell' aspetto severo e dell' aria perennemente irritata della giovane Strega.
    E comportarsi così, cercare di andarsene nel mezzo della notte senza essere vista, non era stato carino da parte sua. Ma se c'era qualcosa, oltre alle scuse, in cui Pandora era un fallimento, quella cosa erano proprio i saluti. Immaginatevi, quindi, la sua sorpresa quando il vampiro trascinò fuori da chissà dove un bagaglio, pronto alla partenza.
    L'espressione sul bel volto angelico della donna si poteva definire come "faccia da idiota": bocca socchiusa, occhi sgranati, membra penzolanti. Furono due secondi di vuoto, nel mentre l'uomo spalancava la porta.
    "Aspetta!"
    Esclamò, correndo per potergli afferrare delicatamente il gomito, fasciato dalla camicia di lino leggero. Che gli stava maledettamente bene! Strinse un poco la presa sulla pelle fredda. Cercò i suoi occhi grandi e grigi, sperando di non doversi più scontrare con la gelida furia di pochi attimi prima. Rimasero fermi così, nell' indecisione, per qualche secondo. Le stelle, avide osservatrici, che pulsavano di una finta e placida indifferenza. Immobili i due immortali.
    Beatrice si ritrovò a pensare che di cose, esperienze e persone ne aveva viste e fatte, ma che quel momento, quelle sensazioni, erano qualcosa di completamente nuovo. Forse perfino un po' spaventoso.
    Sciocchezze. Era diventata proprio una maledetta schiappa, negli ultimi tempi.
    "Non vuoi, almeno, sapere di cosa si tratta, prima di decidere se ne vale la pena?"
    Aveva deciso di essere sincera, a quel punto.
    Se lui avesse deciso davvero di seguirla, che lo facesse almeno sapendo a cosa andava incontro.
    E se il gioco, in fin dei conti, valesse realmente la candela.
     
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    Si fermò di colpo non appena la donna gli disse di attendere, e si lasciò afferrare da lei per il gomito. Ma prima di rivolgerle lo sguardo, gli occhi grigi del vampiro si levarono in cielo, ammirando quel blu notte tingersi leggermente di riflessi rosati verso est, come un semplice ma delicato ricamo ai lembi di una coperta. L'intero mondo sembrava essersi fermato in quel momento, o forse era semplicemente in silenzio, concedendo alle due creature la giusta atmosfera, il giusto spazio per parlarsi come si deve, forse curioso anche lui di come tutto sarebbe andato a finire.
    Conscio di ciò, Arthur chiuse gli occhi con un sospiro, per poi incrociare le iridi della Strega, oro con argento, ed ascoltare le sue parole con una quiete che aveva del serafico. Sembrava più tranquillo di prima, accomodante come sempre, ed attendeva le parole della donna con il suo solito, impeccabile savoir-faire.

    "Non vuoi, almeno, sapere di cosa si tratta, prima di decidere se ne vale la pena?"


    Ciò che ne seguì fu un semplice, lungo, soffocante silenzio.
    O almeno lo sarebbe stato per lei, ora nel dubbio e nell'attesa.
    Eppure, in quei due laghi d'oro fuso, l'argento che li sfiorò colse sincerità, preoccupazione, inquietudine.

    Cos'è che ti tormenta tanto, Pandora?
    Cosa ti spaventa tanto?
    Da cosa devo proteggerti?


    -No.

    La risposta giunse rapida, semplice, concisa.
    E con essa giunse anche un sorriso dolce, raro, forse unico.
    Non c'era bisogno di aggiungere altro, dunque si diresse all'uscita, per poi tenderle la mano.

     
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5 replies since 16/10/2011, 22:16   128 views
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