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-Ma tu dimmi, quando imparerai a farti gli affaracci tuoi?
Non hai un dannatissimo pulsante per spegnerti? EH?!? Tiè!
Dopo l’ultimo scambio di convenevoli è ora di tirare i remi in barca, buttarsi le gambe in spalla, e squagliarsela alla velocità della luce; Arthur estrae una fiala di gas soporifero e la infrange con forza sul volto della maschera, e -nella nube opaca di gas che si leva dai vetri infranti- i Saggi ne approfittano per dileguarsi: quando il gas si deposita, i coraggiosi difensori del sigillo sono scomparsi.
« Grazie tante, Aren. »
sentenzia con tono caustico l’albino non appena la trachea gli si è rigenerata
« Vaffanculo: sei uno stronzo. »
Dopo essere stato sbatacchiato per terra dalla Corona di Khymeia, il ragazzo bendato si era ora ripreso a sufficienza per issarsi in ginocchio sulla pozzanghera di sangue nero e viscoso che solo poc’anzi s’era riversato come un fiume in piena fuori dalla sua gola squarciata.
« Non credo posssa sssentirti, sssai? »
Il sibilo della Strega Serpente striscia alle orecchie del redivivo mentre la sua ombra si staglia su di lui nel momento in cui gli ricompare al fianco; il suo bianco e sottile indice, rivolto verso l’uomo in rosso, esplica senza bisogno di commenti il più profondo significato delle sue parole.
Aren giace riverso a terra, e dorme come un sasso.
E senza battere ciglio -come se si potesse notare il contrario con quella benda sugli occhi!-, l’albino si rannicchia con un movimento fluido e con uno scatto felino gli salta letteralmente sul petto -a cavalcioni-; senza metterci particolare sentimento, quasi si trattasse di una ripicca frivola come scarabocchiargli la faccia nel sonno, estrae un coltello a serramanico e comincia allegramente a tagliuzzarli la faccia per ricambiargli il favore.
« Sssiete proprio dei bambini. »
commenta piccata la donna
Poi, il suono di due mani che applaudono,
e tre paia di occhi che convergono in un’unica direzione..