[LAM] Piccole avventure quotidiane!

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  1. F!rework_21
     
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    Endlos, presidio di Laputa.
    Ore 12:00, Albero Casa.


    Il portone regale si richiuse alle sue spalle, chiudendo fuori i riflessi ambrati delle sue decorazioni proiettati dal sole di mezzogiorno che, come impazziti, le danzavano davanti. Era sempre uno spettacolo.

    "Mmmh... che fame!"

    Alessandra si toccò lo stomaco: come brontolava! Del resto, era ormai giunta l'ora...
    Era passata circa una settimana da quando era sbarcata su Endlos e aveva fatto l'incontro di Drusilia. Ricordava la sua titubanza, quando la donna, una sorta di regina del palazzo in cui si trovava, l'aveva invitata a vivere lì. Non credeva possibile che una sconosciuta, una naufraga potesse essere accolta con benevolenza da chi viveva da anni in quel luogo. Non voleva essere considerata un'intrusa, un peso per quella comunità. Non un'altra volta... Poi, però, un po' catturata dall'irresistibile fascino della comandante degli Aviatori, da cui si sentiva sempre circondata, un po' dalla folle simpatia del suo giovane... secondo (non si era bevuta la storia della segretaria!) aveva deciso di rimanere, più curiosa che altro. E poi... aveva ancora una questione in sospeso.
    Non si era pentita di essere rimasta su Endlos, più stava là e più le piaceva. Laputa poi... era un sogno! L'idea di trovarsi su un territorio che si librava nell'aria le piaceva. Amava prendere l'aereo e vedere i contorni delle cose e delle persone farsi sempre meno netti sotto di lei, era come allontanarsi dalla realtà, quasi staccarsi da sè. Senza contare i colori di quel luogo, il calore delle persone, l'amorevole e paziente guida di Drusilia... tutto la faceva convincere sempre di più che quella ormai era la sua casa. Lì si sentiva bene, aveva riscoperto il piacere della curiosità ogni volta che, qualche passante gentile, non riconoscendo il suo volto, si intratteneva con lei e le spiegava come andavano lì le cose, e, cosa non meno importante, le era stata concessa l'occasione di poter ricominciare da capo e di poter essere realmente se stessa. Su Endlos tutti mostravano la loro vera essenza e non ne provavano paura o vergogna. Gliel'aveva insegnato per la prima volta Richard, e lo capiva ogni giorno di più, ogni volta che camminava per i lunghi e affollati corridoi dell'Albero Casa, ogni volta che si guardava attorno per le strade sconfinate di Laputa, o che, stupita come la prima volta, ammirava la magnificenza di un Aviatore in tenuta da combattimento. Era come essere in una perpetua festa di carnevale, ma quelle che venivano sfoggiate, non erano maschere, ma volti veri e vere essenze. Forse era questa la vera magia di Endlos, o, per lo meno, di Laputa: era tutto così come lo si vedeva. Forse era per questo che anche il più piccolo dettaglio, acquisiva importanza. E non solo per lei, per una volta. Da Endlos, avrebbe imparato molto. Magari lì non avrebbe più desiderato di fuggire da quello che era realmente. Sulla Terra ci aveva sempre provato, ma con scarsi risultati.

    Ghrrroarrr

    L'ennesimo brontolio della sua pancia, la riportò alla realtà.
    Alessandra osservò i magnifici riflessi del gigantesco portone svanire alle sue spalle e avanzò. Quella sala era stupenda! La prima volta che c'era entrata aveva incominciato a credere nell'esistenza del Paradiso... o qualcosa del genere. L'insegna al neon sopra la sua testa parlava chiaro:

    "MOON LIGHT GRILL"... era quello il nome del Paradiso.

    La mano esperta del costruttore della struttura aveva dato il meglio di sè. I marmi e le complicate decorazioni -quasi il segno distintivo dell'Albero Casa- non potevano mancare neanche lì, le finestre, ampie e ben diverse da quelle situate negli altri piani, si esibivano nei loro spettacoli luminosi, coordinate dal sole di mezzogiorno. Alla sua destra, l'imponente bancone d'ebano, sebbene difficile da ammirare tutto in un unico sguardo, non era il vero spettacolo, ma anzi, serviva da espositore per i prodotti già pronti per essere venduti, tra cui, data l'ora, catturò la particolare attenzione di Alessandra l'angolo pasticceria, sempre ricco e ben fornito. Quando l'aveva visto per la prima volta, le erano subito divenute chiare le parole, allora insensate, di Richard: ecco dove andava a finire tutto lo zucchero di Laputa! Accanto al bancone, allietava gli avventori un jukebox, assaggio della tecnologia del locale, fatta anche di enormi schermi al plasma e di tante altre cose a lei ignote -la tecnologia non era il suo forte!-
    Ma il suo obiettivo non era la pasticceria... o meglio... semmai vi avrebbe fatto una capatina dopo! Arruffò il simpatico sacco da boxe saltellante che ogni volta la accoglieva festoso -aveva imparato a non averne paura- e si diresse verso l'Eden.
    La sala ristorante! Lo stomaco rispose con un forte brontolio.
    I tavoli formavano un labirinto per tutta la stanza, la cui uscita era però facile da trovare, se ci si lasciava guidare dal profumo proveniente dalle cucine. A quell'ora, la sala era piena zeppa di gente conosciuta e non che trovava lì ristoro da una lunga giornata di lavoro o, perchè no, consolazione per la sconfitta a un torneo, o, al contrario, riscuoteva il premio della sua vittoria. Seppur affollatissimo, i posti non mancavano mai, come se spuntassero magicamente per soddisfare le esigenze dei clienti, e, forse, era davvero così. Alessandra non se ne sarebbe stupita. Ormai le era diventato difficile stupirsi di qualcosa, anche se sospettava che Endlos non avrebbe mai finito di sorprenderla, in fondo.
    Trovò un buon posto proprio in prossimità del pianoforte a coda che gli avventori più temerari facevano la fila per suonare, e si sedette, in attesa di qualcuno che venisse a raccogliere l'ordinazione.
     
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  2. Elysia Ravenclaw
     
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    StemmaElly

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Elysia»



    Moon Light Grill; Albero Casa

    Halloween... Un periodo traumatico, per il Moon Light Grill.
    O per essere più precisi, un periodo traumatico per Elysia Von Ravenclaw, giovane aviatrice di belle speranze che, per arrotondare lo stipendio, lavorava spesso nel locale in qualità di cameriera.
    Un locale di successo, in verità... Certo, era raro vedere qualche personalità importante affacciarsi al Moon Light, nonostante l'elevato standard il posto sembrava non attirare l'attenzione delle celebrità, ma alla fin fine l'affluenza era più che ottima, e tra visitatori e dipendenti dell'Albero Casa era praticamente impossibile che il locale fosse deserto. Un'attività che dava i suoi frutti, poco ma sicuro, e questo era vero soprattutto durante i periodi festivi, quando la clientela era attirata dalle attività d'intrattenimento organizzate dal proprietario.
    E come poteva, Halloween, non avere la sua festicciola a tema?! E figuriamoci se il tutto non doveva apparire lugubre, pieno di lapidi, con zucche dallo sguardo malevolo a sostituire ogni lume, e - soprattutto - al posto dei classici schermi montati al soffitto il proprietario aveva avuto la geniale idea di installare dei "proiettori di fantasmi", che sparavano ologrammi ectoplasmici in ogni dove...
    La prima volta s'era presa un infarto, era appena entrata nel locale per iniziare il suo turno quando un maledetto lenzuolo bianco le apparve davanti urlandole addosso con effetti speciali in stereofonia. Se non avesse avuto i capelli bianchi ed il pallore cinereo già di suo, probabilmente sarebbe sbiancata in quel preciso istante...
    E la cosa più grave fu che quella non era la sorpresa più amara della giornata.
    Oh, no.
    La sorpresa più "simpatica" la attendeva nello spogliatoio, ed era un grazioso costume da streghetta... Un'idea molto carina e topica, se solo ci fosse stata un po' più stoffa: quella roba sembrava uscita dritta dritta da un ecci.

    Ah, quanto aveva provato ad opporsi...! Quanto aveva alzato la voce, e fatto storie - e ti credo, una roba così indecente nessuno se la sarebbe mai messa!
    ...cosa che fece presente, ed in quell'esatto istante si era presentata Sapphire, la giovane collega che invece s'era messa il vestito tutta contenta, manco fosse carnevale...
    "Lei ha solo 14 anni!" provò a replicare, ma non fece in tempo a terminare la frase che a seguire Sapphire fu Drusilia stessa, il Gran Maestro dell'Albero Casa. E con lei crollarono inesorabilmente tutti gli appigli, a partire dalla pudicizia per finire con la dignità personale...

    Terribile, fu una giornata terribile, fatta di vergogna e rossore mentre un numero esorbitante di persone tra aviatori, familiari di aviatori, figli di aviatori, e non poche persone che con l'Albero Casa non avevano nulla da spartire, la facevano correre avanti e indietro con vassoi ed ordinazioni!
    Imbarazzo... Tutto d'un tratto le sembrò una plausibile causa di morte...
    Soprattutto quando - in fine - giunse l'evento clou della serata, che vide la Dama del Vento afferrare la sottoposta per la collottola e trascinarla sul palco con la forza bruta e costringendola a fare quella coreografia. Mai stata più rossa in vita sua, nemmeno quella volta che conobbe il Signor Shattur...

    Anche se, col senno di poi, l'indomani capì d'essersi divertita.
    Cioè, parliamoci chiaro, avere tutti quegli occhi languidi addosso l'aveva messa a disagio come non mai... Però, infondo, girare in costume era in qualche modo divertente... anche perché oltre agli occhi da triglia dei padri e le occhiate assassine delle mogli, attirava anche l'attenzione dei bambini, che in quel mezzo secondo di pausa che le capitava cercavano di coinvolgerla nei loro giochi.
    E... fu bello, quando dopo lo spettacolino di improvvisata magia Drusilia iniziò a coinvolgere tutti i bambini, ed iniziarono a distribuire caramelle e dolciumi vari...

    Alla fine, che lo volesse ammettere o meno, s'era pure affezionata al costume, ed anche a due giorni da Halloween eccola lì, cappellino nero a punta decorato con una fascia viola, su cui erano ricamate due zucche; capelli legati da un fiocco a forma di pipistrello scendevano fluenti a coprire la schiena, mentre un piccolo mantello copriva un abbigliamento che chiamarlo "vestiti" era decisamente un eufemismo: un toppino che pareva un bikini ed una minigonna che più mini non si poteva, entrambi neri, mentre le gambe erano coperte da lunghe e provocanti calze viola con motivetti a forma di zucca.
    Fu una giovane streghetta sorridente, quella che si presentò al tavolo di Alessandra.

    «Con cosa posso stregarla, signorina...?» domandò, mentre sollevando la "penna barra bacchetta magica" ordinava a due fantasmini (uno viola e l'altro azzurro, entrambi con grandi occhi giallo pulcino) di portare giù un menù spettrale.
     
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  3. F!rework_21
     
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    Moon Light Grill, Albero Casa.
    Ore 12:15


    Alessandra tracciava con le dita il bordo del bicchiere e, con l'altra mano, si arricciava i capelli, come faceva sempre quando era annoiata o persa nei suoi pensieri. In quel momento non era nè l'una, nè l'altra... aveva soltanto fame! L'aspettava una giornata abbastanza pesante: nel primo pomeriggio una lezione sui precetti e sulle regole di Laputa e compagnia bella, l'altra metà della giornata l'ennesimo addestramento che le avrebbe permesso di conoscere le nozioni basilari per sopravvivere in quel mondo, evitandole una fine certa qualora avesse sgarrato. Quindi sì... magari probabilmente un po' seccata lo era! I suoi gesti avevano sempre un perchè, sia quelli consapevoli, che non.

    «Con cosa posso stregarla, signorina...?»

    Una voce melodiosa le fece arrestare il dito sul bordo del bicchiere, proprio a metà del... beh, dell'ennesimo giro. Alzò lo sguardo verso la giovane cameriera che veniva a prometterle la manna del cielo.
    Tutto si poteva aspettare, men che meno una cameriera in tenuta da streghetta! Ok... forse si era sbagliata a proposito delle maschere. Evidentemente anche lì esistevano i travestimenti, come li intendevano i terrestri! Ma... perchè quel travestimento? Poi, ricollegando alcuni cavi sconnessi del cervello, le venne in mente.
    "No, non ci posso credere... Halloween!"
    Evidentemente la fama di quella bizzarra festa pagana era arrivata fino a lì. Vuoi vedere che, per colpa delle sue interminabili sedute di addestramento, si era persa i festeggiamenti?! Beh... però avrebbero potuto avvertirla! Anche lei aveva voglia di sfoggiare un bel costumino sexy, di trasgredire per un giorno la sua natura... tutt'altro che sexy, a dir la verità. Ok, magari aveva i suoi begli occhioni verdi e la sua bella terza... ma i panni della "panterona" le stavano stretti. E allora... sì, il costume migliore sarebbe stato proprio quello! Una bella pantera nera... si sarebbe sentita imbarazzata, poco ma sicuro, ma... al diavolo! Una volta tanto ci voleva proprio portare a spasso il proprio Es!


    <--Tentativo (vano) di fare la micina sexy


    "Ma che dici, svergognata!!!"
    "Taci, Ego!"...ok, stava dialogando con le sue personalità psicologiche. Si augurò che fosse la fame e non un primo (primo?!) segno di squilibrio mentale.
    Dopo aver sorriso tra se e sè, compiaciuta per aver vinto la sua battaglia personale contro il suo Io morale, si ricordò della cameriera dai fluenti capelli color neve. Era albina. Non ne aveva mai viste dal vivo, ma solitamente le facevano impressione. Ma... quella creatura era diversa, non si poteva che restare affascinati dalla sua timida dolcezza, che, quel completino tanto provocante non riusciva a mascherare fino in fondo.
    Dovevano essere passati almeno cinque minuti buoni da quando le aveva chiesto di fare la sua ordinazione. Le si rivolse con un sorriso e uno sguardo mortificato:

    « Mi scusi tanto... mi aveva incuriosito il suo travestimento, è molto carino! »

    Poi le indicò i piatti migliori del menù, che le due creature spettrali chiamate a raccolta dalla streghetta avevano nel frattempo portato. ...molti piatti a dir la verità... "Troppi!" (<--l'Io). Ma no... avrebbe festeggiato Halloween a modo suo!

    « ...e per finire... una fetta di torta al cioccolato! Piccola però, eh... » , sottolineò per mettere a tacere i rimorsi di coscienza. L'Io era tornato all'attacco.
    « E... » avrebbe voluto dire "una bottiglia di champagne", di quelle che si portano nel secchiello col ghiaccio. Ma... no, meglio non esagerare! E poi, parliamoci chiaro... tutti quei soldi a chi glieli aveva visti?!
    Si sarebbe accontentata di quel "modesto" pasto. Del resto... doveva ancora crescere!
     
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  4. Elysia Ravenclaw
     
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    StemmaElly

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Elysia»



    Moon Light Grill; Albero Casa

    Il sorriso non scomparve dal volto della cameriera, anche se la cliente sembrò essersi persa in profonde riflessioni a lei ignote. Si limitò a chinare la testa di lato, attendendo paziente.

    « Mi scusi tanto... mi aveva incuriosito il suo travestimento, è molto carino! »

    Sicuramente quell'affermazione la colse di sorpresa. Quasi senza accorgersene, si ritrovò a stringersi nelle spalle, arrossendo vistosamente e distogliendo per qualche attimo lo sguardo imbarazzato.

    «Oh... Ehm... Gra... grazie...» mormorò.

    Beh, il fatto che si era "acclimatata" a quel vestito non significava certo che si sentiva meno nuda, ed un commento del genere non faceva che ricordarglielo! Chi sa cosa pensava di lei quella ragazza...!
    Ad ogni modo, prese il coraggio a due mani e si costrinse a voltarsi di nuovo verso di lei - accorgendosi che per poco non si perdeva la selezione dei piatti, per altro.
    Segnò il primo... il secondo... il terzo... il quarto piatto...? Cinque?! Aspettava ospiti...?

    « ...e per finire... una fetta di torta al cioccolato! Piccola però, eh... »

    «Certamente.» le sorrise, segnando anche il dolce.

    E fu la precisazione sulle dimensioni del dolce a farle supporre che - forse - la signorina non attendesse nessuno...

    « E... »

    ...
    ...e...?
    E cosa...?
    Attese ancora qualche attimo, prima di sollevare lo sguardo dal taccuino.

    «Prego, dica pure...!» disse, con voce armoniosa ed incoraggiante. «Da bere poi gradisce qualcosa in particolare...? Posso farle portare la carta dei vini, se vuole. Abbiamo una vasta selezione!»

    Anche se, in verità, l'ultima annata dei vini di Laputa era venuta un po' una schifezza... Mentre quelli di Chediya si facevano pagare cari e amari... Idem per i vigneti del Pentauron, uccisi dalle tasse doganali... L'unico economico era quello del Nord, ma qualitativamente parlando era quello che era...
    Tuttavia, quelli erano solo pareri personali, lungi da lei l'idea di parlare - e soprattutto di sparlare - di vino alla potenziale acquirente...! L'ultima volta che s'era lasciata scappare certi commenti Il Palazzo glie l'aveva fatta pagare cara e amara...

    «Se desidera qualcosa in particolare me lo dica, è possibile che potremo accontentarla. Abbiamo numerosi fornitori, tra cui produzioni locali e meno famose.»
     
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  5. F!rework_21
     
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    «Oh... Ehm... Gra... grazie...»

    Alessandra temette che la sua osservazione sul travestimento della ragazza avrebbe potuto essere stata fraintesa. La fanciulla era arrossita visibilmente e la risposta balbettante e incerta che le aveva rivolto non la faceva ben sperare. Ma lei voleva solo essere gentile! Le dispiaceva di averle causato imbarazzo, sembrava così gentile... Perciò si affrettò a cercare di chiarirsi:

    « ...a dir la verità pensavo che qui su Endlos non esistessero usanze come Halloween... sa, io non sono originaria di qui. Perciò mi ha tanto incuriosito il suo vestito. I travestimenti mi piacciono, mi divertono! E il suo le dona molto! »

    Le sorrise, cercando di sottolineare la veridicità delle sue parole. Beh... in fondo poteva capire il suo imbarazzo. Quel costume sembrava dipinto su di lei tanto era attillato! Ma, il suo sorriso gentile e il suo modo di fare premuroso non lo rendevano per niente volgare. In fondo nessuno meglio di lei sapeva che non era l'abito a fare il monaco. Il suo commento infatti era stato del tutto spassionato, non aveva neanche pensato che avrebbe potuto metterla in imbarazzo. Poverina! Non doveva essere un granchè piacevole servire ai tavoli così, soprattutto perchè sembrava una ragazza molto timida. Conclusione: era degna della sua stima. Non la conosceva da più... di quanto? Due minuti? Eppure lei era così... andava più a pelle che altro, ascoltava il suo istinto e i suoi sensi. Era un rischio, certo. Ma amava il rischio. O almeno... quel tipo di rischio. Un rischio innocente, tutto sommato e, soprattutto, non letale.

    «Prego, dica pure...!» aveva ripreso la piccola cameriera, incoraggiandola quasi ad aggiungere qualcos'altro alla sua già chilometrica lista. Ma neanche lei era così temeraria...! «Da bere poi gradisce qualcosa in particolare...? Posso farle portare la carta dei vini, se vuole. Abbiamo una vasta selezione!»

    Vero, aveva dimenticato la bevanda! Colpa delle sue fantasticherie sullo champagne, che le avevano fatto lasciare il discorso in sospeso!

    « Grazie per avermelo ricordato! » le sorrise, lasciando trasparire la sua gratitudine. Poi aggiunse, con una risata che voleva sdrammatizzare: « Conoscendomi, l'avrei lasciata andare via senza ordinare da bere! Beh... in verità preferirei una semplice bottiglia d'acqua minerale. » -che bugiarda, puah! Voleva lo champagne!- Ma era più un capriccio. In realtà era vero che non amava molto gli alcolici.

    «Se desidera qualcosa in particolare me lo dica, è possibile che potremo accontentarla. Abbiamo numerosi fornitori, tra cui produzioni locali e meno famose.»

    « Ne sono sicura, conosco le riserve di Laputa. Un vero paese dei Balocchi! Ma... credo che possa andar bene così. Per oggi ho dato il meglio di me! » Le rivolse poi un sorriso entusiasta:

    « La ringrazio, lei è molto gentile! »

    Ed era vero. Sulla Terra era raro che un cameriere si intrattenesse così tanto con una cliente. Era già tanto se alcuni venivano a raccogliere le ordinazioni. Gli uomini erano scontrosi e le donne... beh, non ne parliamo! Quelle di mezz'età sembravano riversare tutte le loro pene sul povero cliente di turno che, dal canto suo, non chiedeva altro che un po' di cibo. Macchè, oro! Le sue mance, infatti, non erano mai laute... ma quella volta avrebbe fatto volentieri un'eccezione. Del resto lo champagne non l'aveva preso...
     
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  6. Elysia Ravenclaw
     
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    StemmaElly

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Elysia»



    Moon Light Grill; Albero Casa

    Forzò un sorriso, la giovane streghetta, nell'ascoltare la cliente parlare di Halloween. ...e del suo vestito.

    «In realtà è così...» ammise poi, annuendo. «Su Endlos non esistono le feste. In questo posto... ci sono moltissime razze. Gente che viene da moltissime città, da moltissimi pianeti... da moltissimi mondi. Quindi non c'è una vera e propria unità, una serie di feste che siano uguali per tutti. ...o che abbiano per tutti lo stesso valore.»

    Si fermò un attimo a pensarci. Effettivamente, lei non si era mai posta quella domanda. Certo, a ben pensarci era strano festeggiare Halloween... Non aveva una risposta certa da dare.

    «Io credo che una festa esista finché c'è qualcuno che la senta e la festeggi...» disse, un po' incerta. «Se c'è qualcuno che ha voglia di festeggiare, perché non farlo? Magari è un po' come il compleanno...»

    O magari era più un modo per provare a ricordare casa... o rendere omaggio alle tradizioni...
    Boh, non lo sapeva. Non ne aveva proprio idea. Lei si era ritrovata semplicemente costretta a vestirsi così... Non si era fatta troppe domande, anche perché era troppo concentrata a cercare di tirarsi indietro, infondo.

    Prese fiato la giovine, pronta a tirar fuori un'altra ipotesi, ma un gelido sentore di morte la bloccò sul posto, mentre un brivido di morte la percorreva risalendone la schiena, fino a farle rizzare i capelli sul capo mentre tutti i muscoli si tendevano all'unisono.
    Alle spalle di Elysia, non troppo lontano, una ragazzina che poteva avere qualcosa come 14... 15 anni al massimo stava arrancando, trasportando la bellezza di tre vassoi. Anche lei era vestita da giovane streghetta - da dire che su di lei l'abito "audace" la faceva apparire più tenera che spudorata - ed i suoi occhi erano fissi sull'albina.
    E seppur di spalle se n'era accorta, che la collega le stava mandando un paio di anatemi.

    «...p-provvedo subito con le ordinazioni...!» disse frettolosamente ad Alessandra, svanendo in un attimo e raccogliendo ordinazioni anche ad altri tavoli.

    Beh, quella era l'ora di punta, mettersi a chiacchierare coi clienti non era proprio correttissimo... Sperò che la ragazza potesse capire.

    Ad ogni modo, sarebbe ritornata non troppo tempo dopo, iniziando a portarle l'acqua e del pane, nonché un bicchierino di Pirlo.

    «L'aperitivo lo offre la casa!» disse sorridente, prima di allontanarsi di nuovo.
     
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  7. Virginia Naïlo
     
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    Moon Light Grill: Albero Casa.
    Presidio Errante, Endlos.

    chrnocrusade494592

    -Secondo me Halloween è una cavolata.

    Una vocina piccina picciò proveniente dal tavolo vicino intervenne a quella semplice conversazione.

    -Un tempo, nel mio mondo d'origine, in questo periodo si ricordavano i propri cari defunti in modo da potersi sentire vicini a loro, con un legame di comunione spirituale. Un modo come l'altro, prima di religioni pagane, poi della mia, per affermare che la morte non è l'ultima parola, perchè infondo l'anima è immortale e vicina all'Altissimo.

    Un cucchiaio di zuppa giunse alla boccuccia di una ragazzina appena sedicenne, almeno all'apparenza, in abito monacale. Sembrava una suora... o forse una novizia... chissà.

    -Oggi, invece, questa ricorrenza è diventata triste: con che cuore trasformare la memoria di gente cara in giochi strani e zucche vuote, finti riti pagani, tarocchi ed altre sciocchezze simili? Sono davvero così poco importanti quelle persone, per preferire a loro una festa di carnevale?

    Il cucchiaio di plastica tornò ad immergersi nella zuppa mentre la fanciulla dagli occhi color nocciola si portava una mano sul viso ormai stanco, sospirando avvilita.

    -I morti, purtroppo, sembrano morti per sempre. Figli di Dio sostituiti da figure mostruose, zombie, streghe, pipistrelli, gatti neri e scheletri spaventosi. Tutto ciò è triste, ma il punto è che la maggior parte della gente non si rende conto della cosa... e continua a festeggiare.

    Sbuffò, riportando un cucchiaio pieno alla bocca ed ingoiando con forza, rischiando a momenti di soffocare e morire seduta stante con un pezzo di cipolla incastrato nella gola. Ma lei era già morta, e questo giocava sicuramente a suo vantaggio, dunque si riprese e continuò il suo monologo con occhi convinti quanto fiammeggianti.

    -Ciò che mi rincuora è che c'è ancora qualcuno che comprende, che si dissocia da queste cose. Guardate il Sergente Shattur! In tutta la giornata non ha partecipato a nemmeno uno di questi eventi mondani, probabilmente perchè rispettoso delle altrui tradizioni.

    Annuì convintissima, per poi sospirare.
    Ah, il Sergente Shattur!
    Quello si che era un uomo...

    LOL mi sono intrufolata nella giocata dopo aver chiesto a Hylian x3.
    Nella speranza di non aver far torto a Firework, si potrebbe iniziare qui la questione del fanclub :8D:
     
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  8. F!rework_21
     
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    Moon Light Grill, Albero Casa.
    Ore 12:30


    «In realtà è così... Su Endlos non esistono le feste. In questo posto... ci sono moltissime razze. Gente che viene da moltissime città, da moltissimi pianeti... da moltissimi mondi. Quindi non c'è una vera e propria unità, una serie di feste che siano uguali per tutti. ...o che abbiano per tutti lo stesso valore. Io credo che una festa esista finché c'è qualcuno che la senta e la festeggi... Se c'è qualcuno che ha voglia di festeggiare, perché non farlo? Magari è un po' come il compleanno...»

    Che dire... si trovava d'accordissimo. Era vero. Una festa non poteva avere un significato, se prima non c'era uno spirito di gruppo che la alimentasse. E d'altro canto ciascuno, in quella festa, poteva mettere del suo, parteciparvi per una ragione diversa. E nessuna sarebbe stata meno valida dell'altra. Anche una sola di queste volontà sarebbe bastata per mettere in piedi una festa. Certo, un po' triste come cosa, festeggiare da soli...
    Halloween per lei era solo una carnevalata, un pretesto di divertimento, nè più nè meno. Non si era mai chiesta "Perchè festeggiarlo?" Sapeva che era una tradizione pagana che col suo paese centrava poco e niente. Ma le piaceva vestirsi, le piaceva l'atmosfera che si respirava, le scenette da film horror ideate coi suoi amici, le fotografie. E questi le sembravano due ottimi motivi per indossare una maschera o forzare un po' il trucco, per una sera. A lei piacevano le feste in generale. E molte volte vi partecipava solo con lo spirito di divertirsi.

    Sì, ha proprio ragione. Lo spirito con cui si partecipa a una festa può essere diverso: la voglia di divertirsi, la fede in qualcosa, o semplicemente la voglia di condividere una gioia con le persone care. E' ovvio che nessuno vi parteciperà con gli stessi sentimenti, ma, ha ragione... perchè non festeggiare se qualcuno ne ha voglia? Lo spirito delle persone che vi prenderanno parte, benchè alimentati da tradizioni o credenze diverse, renderà comunque quella festa o quella ricorrenza magica e degna di esistere per il solo fatto che è esistito qualcuno che ha creduto in essa. Fosse anche una sola persona...

    Sì, ok... magari si era dilungata un po'... un poco assai. Ma le piaceva un sacco lo scambio di opinioni, l'indagare la ragione dell'altro, il vedere le cose da un'altra prospettiva. Il che non guastava mai. Molte volte una sola prospettiva non è abbastanza. Sono i dettagli a sfuggire, ma molto spesso sono proprio i dettagli a differenziare una cosa da un'altra.
    Alessandra si rese conto di aver divagato un po' troppo quando, tutt'un tratto, vide la giovane cameriera irrigidirsi. All'inizio si preoccupò un po', pensando che stesse per svenire. Aveva l'espressione di qualcuno che aveva appena ricevuto la notizia della propria morte. Atterrita era dire poco.

    « Tutto bene, signorina...? Si sente bene? »

    «...p-provvedo subito con le ordinazioni...!»

    Dopo di che si dileguò come fosse stata un fantasma.
    Per un momento Alessandra rimase di stucco. Non capiva cosa le fosse preso. Poi si guardò intorno... ma certo! Il locale era pieno come un uovo! I lampi di disapprovazione che le lanciò una collega intenta a portare tre vassoi colmi di roba -che probabilmente sarebbero spettati a lei- le chiarirono il concetto. Ops... trattenerla non era stata una buona idea. Ma non ci poteva fare niente... quando iniziava a parlare era difficile fermarla, era come darle la corda!

    -Secondo me Halloween è una cavolata.

    Una vocina timida si intromise nella discussione. Alessandra voltò la testa dal lato da cui proveniva, incrociando lo sguardo timido, ma fiero, di... una baby-suora?! Eh sì... era proprio una ragazzina di non più di 16 anni con il tipico abito monacale. Che fosse un altro travestimento di Halloween...? No, le parole con cui aveva esordito avevano smentito sul nascere quell'ipotesi. Non doveva dimenticare che quella non era la Terra... su Endlos tutto era possibile, soprattutto l'impossibile.

    -Un tempo, nel mio mondo d'origine, in questo periodo si ricordavano i propri cari defunti in modo da potersi sentire vicini a loro, con un legame di comunione spirituale. Un modo come l'altro, prima di religioni pagane, poi della mia, per affermare che la morte non è l'ultima parola, perchè infondo l'anima è immortale e vicina all'Altissimo.
    -Oggi, invece, questa ricorrenza è diventata triste: con che cuore trasformare la memoria di gente cara in giochi strani e zucche vuote, finti riti pagani, tarocchi ed altre sciocchezze simili? Sono davvero così poco importanti quelle persone, per preferire a loro una festa di carnevale?
    -I morti, purtroppo, sembrano morti per sempre. Figli di Dio sostituiti da figure mostruose, zombie, streghe, pipistrelli, gatti neri e scheletri spaventosi. Tutto ciò è triste, ma il punto è che la maggior parte della gente non si rende conto della cosa... e continua a festeggiare.
    -Ciò che mi rincuora è che c'è ancora qualcuno che comprende, che si dissocia da queste cose. Guardate il Sergente Shattur! In tutta la giornata non ha partecipato a nemmeno uno di questi eventi mondani, probabilmente perchè rispettoso delle altrui tradizioni.


    Continuò la... beh, sì... la suora, con tanto fervore che per poco non si soffocò con un boccone del suo piatto fumante!
    Effettivamente il suo fervore e le sue parole erano proprio tipici di una suora! Che fosse anche lei Cristiana...? La ricorrenza a cui si riferiva aveva tutta l'aria di essere la festa di Ognissanti. Solo che, a quanto ne sapeva, quella ricorrenza era conosciuta solo sul un pianeta... che fosse anche lei... una terrestre?
    La speranza le accese gli smeraldi che aveva al posto delle iridi. L'idea che avrebbe potuto trovarsi di fronte una terrestre come lei dopo tanto tempo la emozionava e le dava la sicurezza tutta particolare di non essere più sola.

    « ...t-...lei » -non sapeva se darle del tu o del lei! Era una bambina, sì... ma pur sempre una suora!- « ...non è che lei viene da un pianeta chiamato Terra...? Mi scusi la domanda, ma il suo discorso mi è alquanto familiare... »

    Di tutto il discorso soprattutto i riferimenti a quella ricorrenza tanto familiare avevano acceso il suo interesse, ma anche le altre affermazioni della sua nuova interlocutrice meritavano un commento:

    « Secondo me, comunque, non c'è niente di male nel festeggiare una ricorrenza come Halloween, anche se magari non fa parte della propria cultura o non rientra nei propri canoni. Ciò non esclude l'affetto per i propri cari, nè rende meno sincero il loro ricordo. Insomma è soltanto... una festa in maschera! La sua vicinanza temporale con un'altra ricorrenza così diversa non può e non deve offuscarla. Sta tutto nell'intelligenza e nel sentimento di chi si approccia all'una e all'altra. Confondere le due cose sarebbe un grave, nonchè amareggiante, errore... »

    Poi, come se si fosse ricordata un dettaglio sfuggente, domandò, più per curiosità che per altro: « Ah ehm... chi è il Sergente Shattur? Mi sembra di non averlo mai sentito nominare... del resto... forse è normale, perchè sono arrivata su Endlos da poco. »


    Quando la cameriera tornò, una manciata di minuti più tardi per portarle il pane e l'acqua -oltre che un vino che, le aveva detto, era un'omaggio della casa- Alessandra ne approfittò per scusarsi con lei per l'impaccio di poco prima:

    « Grazie mille. E... mi scusi per prima! Sa... quando inizio a parlare, non la smetto più. E' stato davvero un piacere. » Avrebbe allungato il braccio per stringerle la mano, dicendole: « Il mio nome è Alessandra, sono arrivata da poco qui. Ora la lascio ai suoi doveri, non vorrei che la sua collega se la prenda con lei... Chissà che non si possa parlare più tranquillamente in un'altra occasione... »



    Ahah! Tranquilla, nessun problema! Mi sembra un ottimo pretesto xD anche se così stiamo unendo il sacro con il profano!! xP ma.. quale miglior argomento di discussione per accompagnare un bel pranzetto?! :P Ahah xD
     
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  9. Barone Mirtillo
     
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    -DANGO-


    Era diventato uno dei suoi pochi vizi. Sì. Ebbene sì: anche la giovane, dolce sacerdotessa, vestita di quei sacri indumenti da Miko, aveva dei vizi. Forse non era propriamente un vizio, quanto più un'abitudine, per quanto decisamente piacevole. Trascorrere le pause al Moonlight Grill era tipico per molti LAM, ma per lei c'era una ragione in più: era uno dei pochi posti in cui la chierica dai capelli di seta poteva trovare dei Dango. Dolcetti tipici della sua patria, erano di gran lunga una dei suoi dolci preferiti, quasi al pari delle torte di Yang. E dire che non erano altro che dolci palline colorate, su di uno stecco...Ma forse era la loro semplicità a piacerle tanto.

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    Nel camminare verso il proprio tavolo, di ritorno dal bancone, non potè fare a meno di notare la discussione vivace in uno dei tavoli a lei vicini. Non era sua intenzione, ma non potè fare a meno di udire scampoli di discorso fra due ragazze che non conosceva, o non ricordava.
    Era quella coi capelli castani ramati, a portare innanzi il discorso.

    « Ah ehm... chi è il Sergente Shattur? Mi sembra di non averlo mai sentito nominare... del resto... forse è normale, perchè sono arrivata su Endlos da poco. »

    Kyoko non voleva apparire importuna, restando in mezzo ad origliare. Tornò quietamente al proprio tavolo, gustandosi in solitaria il colorato Dango. Il Sergente Shattur? Sapeva di averlo già sentito, ma pur rimescolando la mente, non riusciva a focalizzare l'immagine.

    Si scosse dalle proprie elucubrazioni solo nel vedere Elysia farsi avanti, intenta nel lavoro di cameriera: Kyoko si limitò a salutarla con un gran sorriso, e un gesto discreto delle dita, per non infastidirla durante il lavoro. Da quando avevano diviso la stanza, il giorno del suo arrivo, non avevano avuto modo di stare granchè assieme, visti lavori impegnativi di entrambe.

    Ora ricordava! Era piuttosto conosciuto fra i suoi commilitoni! E suo fratello Mitsuki le aveva raccontato un simpatico aneddoto: quando lo sfortunato samurai giunse su Endlos, quello stesso Jattur Shattur fu la prima persona che egli incontrò, nel mezzo del deserto dello Yuzrab. E, fra parentesi, aveva un gran successo fra le esponenti LAM del gentil sesso. Persino la casta e pura Kyoko, non poteva fare a meno di ricordarne il corpo scolpito.

    Ma oltre a questi futili dettagli, Kyoko pensò che avrebbe fatto cosa gradita sia a Shattur-San che a Mitsuki-nii-san, porgendo i saluti propri e del fratellone.

    Si avvicinò timidamente il tavolo, a passettini, imbarazzata dal dover irrompere in una conversazione privata. Rossa in volto, si sforzò di apparire il più naturale possibile.

    - Su..Sumimasen... -

    Domandò scusa nella sua lingua natale, come spesso le accadeva nei momenti di nervosismo. Chinò la testa ad entrambe le fanciulle, in gesto di saluto e di scuse.

    - Io....Ehm...Ho sentito per caso che parlavate...Uhm...Del Sergente Shattur. -

    Disse, prima di sorridere e rivolgersi alla fanciulla dalla chioma dorata, ma di riflesso anche all'altra. Chissà che cosa stavano pensando di lei, in quel momento.

    - Ehm... Shattur-San è una vecchia conoscenza di mio fratello...Volevo portargli i suoi saluti...Sapreste per caso...Ehm...Come fare? Non gli ho mai parlato, e non vorrei fare la figura della stupida...Visto che lui è così...Ehm...Beh... -

    Disse, lasciando poi cadere nel nulla l'ultima frase. Nemmeno lei sapeva perchè, ma si sarebbe vergognata a trovarsi con lui da sola, e per di più impreparata. Sempre che una come lei avesse mai avuto l'occasione di parlarci, ovviamente.

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    - Ah! Mi chiamo Kyoko, del Clan Setoguchi. Lavoro con gli Aviatori Blu! -

    Disse con un inchino dispiaciutissimo, imbarazzata dall'aver dimenticato una così talmente formale e imprescindibile, quale era la presentazione.

     
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  10. shelKe.
     
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    Shelke Williams avvicinò la forchetta alle labbra, meccanicamente.
    Si trovavano sedute lì da circa due ore a chiaccherare. O meglio: lei parlava, Shelke la ignorava, continuando a gustarsi il proprio pasto. Nel limite in cui Shelke potesse gustarsi qualcosa.
    Ogni volta che Virginia chiedeva conferma, la ragazza annuiva in maniera automatica, lasciandosi scivolare la maggior parte delle informazioni addosso. Ed in effetti la serata non poteva che migliorare dal momento che, per qualcosa simile alla gioia dell' Esperimento, la suora avrebbe pagato il gelato, alla fine. Quasi per premiare numero 1 per la sua immensa pazienza.
    Teneva lo sguardo fisso in un punto fra gli occhi della ragazza, seguendo i rapidi guizzi delle sue sopracciglia, mentre si infervorava e, lentamente, calò in una sorta di stand by. Chiamiamolo risparmio energetico.

    Ecco perchè, al momento del traumatico risveglio, rimase piuttosto stupita dal ritrovarsi circondata da ragazze cinguettanti. La conversazione aveva preso il via da poco e per Shelke fu facile capire di cosa si parlava, o meglio di chi: Jattur Shattur, uno dei suoi superiori.
    Un uomo dalle mirabili abilità, invero. Statuario, capace, serio. Una di quelle persone che andavano a genio ad una come la Williams, priva di sentimenti.


    -Ciò che mi rincuora è che c'è ancora qualcuno che comprende, che si dissocia da queste cose. Guardate il Sergente Shattur! In tutta la giornata non ha partecipato a nemmeno uno di questi eventi mondani, probabilmente perchè rispettoso delle altrui tradizioni.


    La ragazza annuì ancora una volta, di riflesso, senza neanche riflettere su ciò che la giovane aveva, realmente detto. Cosa gliene fregava a lei di Jattur Shattur e del suo rispetto per le tradizioni?
    Niente. Era la risposta.
    Dello stesso avviso non parevano le altre commensali, intenzionate a trattare ancora a lungo del soggetto in questione. Si sistemò sulla sedia e sospirò, indecisa se ordinare o meno una seconda coppa di gelato alla vaniglia.
     
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  11. Elysia Ravenclaw
     
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    StemmaElly

    Narrato
    "Pensato"
    «Parlato di Elysia»



    Moon Light Grill; Albero Casa

    Fece per allontanarsi, la cameriera, quando una mano venne tesa verso di lei.
    Ovviamente, in un primo istante la giovane rimase perplessa davanti a quel gesto, riuscì a comprendere solo quando sentì il nome della cliente.

    «Oh, ah, si figuri...! E' stato un piacere anche per me...!» rispose stringendo la mano. «Piacere di conoscerti, Alessandra...! Sono Elysia, Aviatrice Blu e... cameriera part-time... Se sei nuova questo posto potrebbe confonderti... E' pieno di gente strana...»

    Chi lo sa se fu un caso se, in quel momento, la giovane voltò il capo verso Virginia, salutandola vagamente con un un gesto della mano...

    «Se mai ti servisse aiuto, vai all'ufficio burocrati al primo piano e chiedi di Ravenclaw: sarò sempre felice di aiutarti...!»

    Così dicendo si incamminò ancora una volta verso la cucina, quando incrociò il viso conosciuto ed in quel preciso istante il volto le si illuminò quasi di luce propria.
    Svanì in un attimo, ma sarebbe riapparsa dopo non troppo tempo con un vassoio in mano.
    O meglio, non proprio un vassoio, quanto piuttosto una sorta di barca di legno.

    Il Sushi del Moon Light Grill si presentava bene: il suo letto era una squisitamente lavorata base di legno di ciliegio, ben levigata su cui erano stati dipinti con precisione quasi allarmante i dettagli, per farla rassomigliare a quelle che erano le fregate a vela. Non solo le assi dello scafo erano ottimamente dipinte, altrettanto bene erano realizzate le imperfezioni del legno così come i portelli dei cannoni ed ogni altro particolare, compresa una piccola ancora e la polena.
    Ovviamente, spettacolo per gli occhi e per la gola erano le numerose varietà di Sushi che l'imbarcazione trasportava, ben 30 assaggi per un totale di 15 differenti proposte, felicemente suddivisi per ogni possibile varietà sia nella forma che nel gusto.
    A completare l'opera erano le bacchette, messe a sostituire un paio di alberi della nave e sulle quali erano legate due vele barra tovaglioli, e l'albero maestro, la cui doppia vedetta poteva essere sollevata per versare le due salse di soia che trasportavano.

    Beh, come si dice... "Sta arrivando un bastimento carico carico di...?"

    «Sushi...!» disse gioviale, la piccola Elysia, mentre poggiava la portata sul tavolo della cliente.

    Si congedò quasi subito, questa volta, con un breve inchino, quindi si voltò verso la miko.
    Probabilmente, non era il caso. Probabilmente, non era il momento. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, non aveva idea di cosa stava interrompendo, né sapeva perché la sacerdotessa se ne stava lì, in piedi tra i due tavoli.
    Eppure non si pose alcun problema: senza riflettere minimamente si lanciò tra le braccia di Kyoko, stringendosi a lei forte forte.

    Quasi si metteva a piangere, tanto era che non la vedeva! Quanto era passato...? Sei mesi...? Le sembravano sei anni... Eppure lavoravano nella stessa sezione... Ne erano capitate tante, alla giovane Elysia. Aveva visitato parecchi posti, anche se non sempre per suo volere, era stata lontana da casa per molto, e quando finalmente era tornata sull'Endlos non aveva avuto il coraggio di andarla a trovare... A chiederle di nuovo di ospitarla...
    Era il senso di colpa che le soffocava ogni parola in gola.
    Eppure era felice. Ed anche un po' divertita... Si sentiva un po' strana, a pensare che l'ultima volta che la Miko l'aveva abbracciata, lei si era sentita in imbarazzo...
     
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  12. Virginia Naïlo
     
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    La simpatica Elysia era lì a recuperare altre cibarie quanto la nuova arrivata si rivolse a lei, domandandole il luogo di provenienza, più precisamente se era mai stata in un "pianeta" chiamato Terra.

    -Oh, sciocchina!

    Esclamò con fare amichevole.

    -Ma certo che vengo dalla Terra!
    O meglio, ero della Terra prima di morire, ma vabbè... questa è un'altra storia.


    Un'altra cucchiaiata giunse repentina alla bocca, mentre Shelke davanti a lei continuava ad annuire. Brava, brava, bravissima ragazza! Non solo aveva una mente abbastanza aperta da farsi iniziare alla religione così facilmente, ma era anche posata e silenziosa! Ce l'avrebbe vista davvero bene come suora! Non come lei, ovviamente, che per il suo carattere allegro, attivo e solare aveva scelto la via della missionaria, ma in una bella clausura a pregare per l'umanità intera. Non fece in tempo a rispondere alle argomentazioni di quella creatura dai capelli d'un singolare castano ramato, che giunse fra loro la piccola e dolce Kyoko; a quanto le aveva raccontato Drusilia, lei e la miko erano le uniche e sole donne di fede nell'Albero Casa, e tra gli uomini era da aggiungere soltanto Yang. Male, male, male!!!

    - Ehm... Shattur-San è una vecchia conoscenza di mio fratello...Volevo portargli i suoi saluti...Sapreste per caso...Ehm...Come fare? Non gli ho mai parlato, e non vorrei fare la figura della stupida...Visto che lui è così...Ehm...Beh... -

    mmmhd

    Virginia si voltò incuriosita verso la miko, il cui bel visino aveva assunto le acute tonalità di un pomodoro maturo.

    -Come è lui?

    Sguardo interrogativo, fare poco convinto di chi è appena caduta dalle nuvole, la dolce suora non comprese appieno le parole della sacerdotessa. Si rese conto tuttavia che, a prescindere dal significato intrinseco di tutto quello che era stato pronunciato, era giunta a loro, quindi anche a lei, una richiesta di aiuto da parte della stessa, evidentemente troppo timida per poter interloquire con lui.

    -Beh, innanzitutto inizierei con un "salve"!

    Iniziò sorridendole.

    -Lo sai che salve deriva dal latino salus, che vuol dire salute?

    Domandò gioiosa, felice di poter spiegare qualcosa a qualcuno, cosa che faceva più o meno ogni volta che incontrava un'anima viva.

    -Sono forme di saluto comuni, ma un tempo lo si faceva perchè c'era la credenza che l’affermare qualcosa ne implicava il suo verificarsi in forza del suo semplice essere pronunciato. In pratica gli faresti salutandolo un augurio che lui stia bene!

    Asserì tutta convinta, annuendo fra sè, quasi imitando (molto male) la disinteressata Shelke seduta innanzi a lei.

    -Poi direi che tu ti debba presentare.
    Quindi boh, insomma, digli come ti chiami e chi è tuo fratello...


    Continuò titubante, portando una mano sotto al mento con fare pensoso.

    -Shelke, tu cosa ne pensi?
    Infondo è il tuo capo... magari lo conosci meglio di noi.

     
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  13. F!rework_21
     
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    Moon Light Grill, Albero Casa.
    Ore 13:00


    "Ma certo che vengo dalla Terra!"
    La giovane suora le aveva detto proprio così, quasi fosse una cosa di tutti i giorni incontrare un terrestre su un mondo in cui coabitavano migliaia, ma che diceva miliardi (forse troppi? Non li aveva contati...) di esseri provenienti da ogni angolo della galassia. Per come la vedeva lei, trovarne due che condividessero lo stesso luogo di origine era come cercare un ago in un pagliaio. Ma evidentemente si era sbagliata. Forse i terrestri erano più di quelli che immaginasse... beh... quelli ancora vivi per lo meno. L'ultima affermazione non l'aveva proprio compresa, ma non voleva essere indiscreta. Perciò lasciò correre il discorso, ma la sua espressione, come sempre accadeva, parlava al posto suo, dipingendole in faccia il suo stupore. Si sentiva come se avesse avuto un punto interrogativo disegnato in piena fronte. Cercando di ignorare il segno di interpunzione che le ballava davanti, si limitò a rispondere:

    « E io che pensavo di essere l'unica! L'idea che qualcuno, magari in una vita passata, abbia condiviso le tue stesse origini... »

    Non fece in tempo a finire la frase che qualcos'altro attirò la sua attenzione... una barca con le gambe?! La strana creatura si dirigeva proprio verso di lei. Del resto, la dolce streghetta, Elysia, poco prima, quando aveva ricambiato il suo gesto di presentazione, l'aveva avvertita che su Endlos c'era gente strana... Era un'Aviatrice! Ora che ci pensava era il suo primo incontro ravvicinato con una di loro. Le avevano parlato molto dei loro modi raffinati e gentili e della loro umiltà e tutte quelle virtù sembravano essersi incarnate in Elysia Ravenclaw, la piccola Aviatrice Blu che si era dimostrata tanto servizievole con lei. Chissà se un giorno avesse potuto diventarlo anche lei... quel ruolo la affascinava e attirava tutta la sua stima.
    Nel frattempo, la barca umanoide era arrivata fino al suo tavolo. Capì che i suoi occhi l'avevano ingannata quando, da dietro l'albero maestro, sbucò il viso soddisfatto di Elysa. Poverina! L'aveva portata tutta da sola?! Non aveva per niente l'aria di essere leggera.
    "Ci dev'essere un errore... io non ho ordinato una barca!"

    «Sushi...!» , la corresse l'Aviatrice.

    "Oh no... forse ho forzato troppo la mano..."
    Ne ebbe la conferma quando calò lo sguardo sull'imbarcazione stracolma di ogni genere, varietà, forma, colore, razza, e chi più ne ha più ne metta, di pesce. E non mancavano neanche le salse di soia, pronte ad essere versate direttamente sul ponte dalla doppia vedetta dell'albero maestro.
    Ok che Laputa era il paese dei Balocchi, ok che aveva fame, ok che aveva ordinato, quanti, 5 piatti? Ma non potevano portarle un intero bastimento! Non sapeva se ridere o piangere.

    « Ehm... g-grazie... »

    Si lasciò uscire, rassegnata, mentre la cameriera si allontanava, soddisfatta della tratta commerciale andata in porto.
    Mentre fissava interdetta la chigl...ehm, il piatto, sentì una voce timida timida rivolta al suo tavolo:

    - Su..Sumimasen... -

    Alzò lo sguardo, scongiurando l'abbuffata -almeno per il momento- e incontrò la chioma color nocciola di una testolina chinata verso di lei e la giovane in abito monacale. Non aveva capito che aveva detto, ma i suoi gesti e il colore del suo volto, in tinta con lo strano copricapo rosso che indossava, parlavano chiaro: era mortalmente imbarazzata!

    - Io....Ehm...Ho sentito per caso che parlavate...Uhm...Del Sergente Shattur. -, sorrise impacciata la giovane.

    Non l'aveva mai vista. Sembrava quasi una bambolina di porcellana tanto era piccola e delicata.

    - Ehm... Shattur-San è una vecchia conoscenza di mio fratello...Volevo portargli i suoi saluti...Sapreste per caso...Ehm...Come fare? Non gli ho mai parlato, e non vorrei fare la figura della stupida...Visto che lui è così...Ehm...Beh... -

    Ancora con questo Sergente Shattur...? A questo punto l'avevano incuriosita. Forse era una specie di super-eroe? Magari una sorta di Superman endlosiano! Di certo non era uno qualunque, data la popolarità che sembrava avere. Si sentiva quasi in torto a non averlo neanche mai sentito nominare!

    - Ah! Mi chiamo Kyoko, del Clan Setoguchi. Lavoro con gli Aviatori Blu! -

    Una giapponese! Ora si spiegava l'abbigliamento, nonchè lo strano saluto di poco prima e... i deliziosi dango che teneva nello stuzzichino ormai quasi vuoto.

    « Molto piacere! Io sono Alessandra. Mi piacerebbe esserti utile, ma... non saprei da dove incominciare! Io non ho mai sentito parlare di questo Sergente Shattur... »

    Nel dirlo si vergognò ed ebbe l'impressione di aver raggiunto anche lei la tonalità cremisi del vestito di Kyoko... le sembrava di aver detto un'eresia! Sentiva quasi gli occhi inquisitori della giovane suora trafiggerle la schiena... "Ma no! Tutta suggestione!"

    « Comunque » continuò, cercando -vanamente- di ricomporsi, « il consiglio di... ehm... »-non sapeva come chiamarla, quindi si limitò a indicare la suora nel tavolo accanto con un cenno del capo-« mi sembra davvero ottimo. Non c'è niente di meglio di un saluto amichevole per iniziare la giornata! »

    Senza contare che, l'aveva affascinata l' "angolo storico" sull'origine del termine "salve". In verità lei, avendo studiato latino, greco, letteratura italiana in tutte le salse, la conosceva bene. Ma era incoraggiante sapere che non era l'unica a cui interessavano quelle strane curiosità!


    Edited by F!rework_21 - 9/11/2011, 00:41
     
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  14. shelKe.
     
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    Tutte la fissarono, contemporaneamente, e Shelke rimase in silenzio, nel tentativo di ricambiare lo sguardo di ognuna di loro. Si aspettavano una risposta, o qualcosa del genere, quindi ingoiò il boccone di gelato e appoggiò le scapole allo schienale, rigidamente.
    Un grande combattente, il Sergente Shattur.
    Cominciò, il tono di voce piuttosto basso, grattandosi il mento, nell' imitazione di un atteggiamento pensoso perfettamente umano. Si riavviò una ciocca ribelle, uscita dalla perfetta simmetria della propria frangia. Continuò, quasi sussurrando, tanto che, probabilmente, avrebbero dovuto zittire tutto il Moonlight Grill e seguire il labiale della ragazza per capirla.
    Sì, sarebbe stata bene a fare una suora in un convento di clausura. Possibilmente dove si parlasse poco, molto poco.
    Mi è capitato di allenarmi con lui e le sue doti sono decisamente fuori dall' ordinario. Sia fisicamente che strategicamente, oltre ad essere piuttosto gentile, caratterialmente parlando.

    Concluse, senza sbilanciarsi più di tanto in dettagli tecnici che l'avrebbero fatta apparire strana e fuori luogo fra la moltitudine ciarlante di ragazze. Si sentiva un po' come un pesce fuor d'acqua, quindi finì per estraniarsi nuovamente, fissando le strane cose di riso che le altre avevano accolto con tanta gioia.
    Sembrava ci fosse del pesce sopra, crudo. E quella cosa verde sembrava carta, ma era commestibile? Una leggerissima ruga di curiosità le apparve sulla fronte, appena percettibile, solo da un attento osservatore. Durò un paio di attimi e poi il viso riacquistò la tipica imperturbabilità che la contraddistingueva.
     
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  15. Barone Mirtillo
     
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    -ARIGATOU-


    Nonostante un minimo di imbarazzo continuasse, era più la confusione a caratterizzarla in quel momento: ancora si trovava a disagio nel trovarsi al centro delle situazioni, o circondata da così tante persone. Si lasciò andare per qualche istante all'abbraccio di Elysia, che poco prima lei non si era arrischiata ad avvicinare.

    Era davvero molto tempo che le due amiche non s'incontravano, da quel giorno in cui s'era imbattuta per caso in lei nei boschi di Chediya. Avevano mangiato alla stessa tavola, giocato, dormito sotto lo stesso tetto...E ora Kyoko si godeva il tepore di quell'abbraccio, testimone di quell'affetto ritrovato.

    - Elysia-Chan, mi sei mancata... -

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    Si limitò a dire, con gli occhi a lucciconi. Sperava davvero che in futuro ci sarebbero state più occasioni di incontrarsi, magari da sole. Per chiacchiarare, recuperare il tempo perduto, anche solo tenersi compagnia tra un'incombenza e l'altra. In fondo, Elysia era la sua prima amica su Endlos...

    La bionda fanciulla sembrava particolarmente sicura di sè, invece: Kyoko ascoltava i suoi consigli con l'attenzione di una scolaretta, pendendo dalle sue labbra, cercando di carpirne ogni aspetto. Sembrava sapere così tante cose, rispetto a lei...Ed era anche lei una donna al servizio del divino. Chissà com'erano le sue Arti Sacre? Diverse, come diversi erano i suoi abiti sacri?

    - Arigatou gozaimasu! -

    Si limitò a dire, insicura su come fare a esprimere la propria gratitudine: non sapeva quasi nulla di relazioni sociali, o di usi e costumi di Laputa...E voleva evitare figuracce. Ma gli occhioni scintillanti, da cerbiatta, erano più che eloquenti.
    Ma fra le ragazze di quel capannello improvvisato, la secondo si era a lei presentata: Ripetè sulle labbra, a voce silente, il nome della pulzella. Lo fece un paio di volte, visto che i nomi esotici le riuscivano ancora difficili da pronunciare...E voleva dirlo ad alta voce solo una volta che si fosse sentita sicura.

    - Hajimemashite...Alessandra-San! Piacere! -

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    Le fece, con l'ennesimo inchino accennato, e le larghe maniche del kimono a orlarle la boccuccia. Anche lei era stata così gentile da darle consigli, sebbene non si conoscessero...Decisamente una tale gentilezza si poteva trovare solo fra i Milites.

    Anche la terza ragazza, presentata indirettamente dalla bionda ecclesiastica, aveva preso a parlare del celebre Sergente: delle tre pareva la meno presa dal discorso, e di gran lunga la più flemmatica ed equilibrata. Raccontò sommariamente del valore del militare, cosa che trova riscontro anche nei racconti del fratello di Kyoko.
    Freneticamente, Kyoko annuì a conferma di quelle parole:

    - Mio fratello mi ha raccontato che il Sergente è un maestro nell'uso di una spada di luce, in grado di tagliare intere pareti di metallo! -

    Disse, sinceramente ammirata ma al contempo seria. In fin dei conti si trattava sempre di un Nakama, per quanto di livello sovraordinato.
    Detto ciò lasciò cadere l'occhio sulla tavola imbandita, ricolma di quel luculliano spettacolo ittico-culinario. Era un sacco di tempo che non vedeva del Sushi di tale qualità, lontano dalla sua patria.

    - Oh, Sushi! Sembra delizioso, e anche le alghe Nori hanno un bellissimo aspetto! Vi consiglio questo... -

    Fece, indicando una tipologia che a quanto pareva era particolare. Una sorti di polpetta avvolta dall'alga esternamente.

    - ...Futomaki! Dovrebbe ben 3 ripieni diversi! -

     
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17 replies since 1/11/2011, 20:01   249 views
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