Enunciazione

la terza fase.

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  1. Frøzen
     
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    Gli scarponi neri scricchiolavano a contatto con il ghiaccio. Avvertiva le punte chiodate che aveva applicato per non scivolare rompere e affondare sempre più in esso, ma in realtà era già proiettata con la mente alla fortezza che volava in quel momento sopra la sua testa, a chilometri di distanza.
    Le avevano assicurato che arrivare a Najaza sarebbe stata già un'impresa di per sé, figuriamoci entrare nella Biblioteca, all'interno del Palazzo dell'Alfiere. Solarial non era nemmeno sicura che si potesse varcarne la soglia senza il suo consenso. Si era immaginata mille volte una scena davvero buffa in cui lei metteva piede oltre il portone di questo immenso castello, decorato da fulmini e lampi sullo sfondo, per poi venir spedita con forza all'indietro l'istante dopo, mentre le porte si chiudevano d'improvviso. Si faceva sempre grasse risate rileggendola sul suo novello taccuino dalla copertina di pelle, ormai ghiacciata a causa della temperatura polare del luogo. Come facevano gli abitanti a sopportarla, dannazione?!

    Vabbé, comunque in qualche modo doveva arrivarci. Anche a costo di occupare anni costruendo una scala lunghissima in grado di toccare la superficie di quell'isola di pietra fredda. Tanto il Tempo di certo non le mancava a giudicare da quello che aveva scritto Secundus nel "manuale del buon Versus" - mezza pagina striminzita vergata da inchiostro nero. E dire che era per lui che faceva tutta quella fatica, pensò sbuffando.

    - - -

    Ce l'aveva fatta. Voi non volete sapere come - forse a cavallo di un Karura, magari inseguita da un branco di lupi affamati e giganteschi, magari nulla di tutto questo, chi lo sa - fatto sta che ci era riuscita. E Najaza era anche peggio di quanto pensasse, le sembrava una città fantasma. Il rumore prodotto dalle punte chiodate delle scarpe rimbombava da una parte all'altra, restituendole un eco inquietante; non c'era nemmeno un'anima viva a cui chiedere informazioni. Se non fosse stato che il Palazzo dell'Alfiere era così evidente...

    Esso era praticamente una mano che spuntava dalla terra stessa; cinque dita che corrispondevano a cinque torri di un colore rosato - al che Solarial storse il naso: non che non le piacesse il colore, anche se a dire la verità non rientrava fra i suoi preferiti, ma più che altro perché non se lo aspettava. L'intera costruzione era molto diverso da come se la era immaginata, anche solo togliendo saette e lampi vari sullo sfondo. Le lunghe estremità a coronamento delle strutture sembravano pungolare il cielo e strappare le nuvole stesse. Era uno spettacolo davvero stupefacente, esattamente come il resto del palazzo. Quando arrivò al cancello - c'era pure un'altro cancello, santiddio - le venne da chiedersi: e ora?!. Si trattava di una struttura così particolare che non aveva idea di dove guardare per avere un punto di riferimento. Per fortuna almeno sembravano esserci delle guardie a presidiarlo.

    « Il mio nome è Solarial. Sono in visita presso Banebriar's Place per consultare l'Obelisco della Spina! Chiedo di poter passare. » - E magari anche un po' in fretta, sto gelando, pensò sospirando.

    Desiderio esaudito, anche se forse con qualche secondo di ritardo. Si vede che le guardie prendevano e riferivano direttamente a dei superiori se ci mettevano così tanto. Vide l'immenso cancello decorato spalancarsi lentamente innanzi a lei... e pensò che si trattasse di un vero spettacolo anche quello. Endlos la stupiva sempre più man mano che ne visitava i Presidi: così diversi eppure così spelndidi tutti quanti, anche se a modo loro. L'unica cosa era che, forse, sarebbe stato meglio rendere un po' più omogenea la temperatura... tipo, ovunque.

    - - -

    Solarial avanzò impettita all'interno dell'atrio, cercando di orientarsi. Quando non ci riuscì sospirò e si sgonfiò, letteralmente. Tutta la sicurezza accumulata fino a quel punto svanì - ehi, era già riuscita nell'impresa di arrivare all'interno del Palazzo quando invece le avevano detto che era impossibile! - sfumò, si perse nell'aria fredda che stagnava anche all'interno di quel luogo. Attirata poi da una forza misteriosa - la disperazione, magari? - si avventurò verso una porta che a ben vederla la ispirava particolarmente. Fece centro: l'immensa biblioteca del Presidio Nord la accolse con il profumo di carta e inchiostro che si spandeva al suo interno. Così come per alcuni il profumo del pane appena sfornato era il massimo, per lei invece era quello il più fragrante degli aromi.
    Aveva sentito dire che la Biblioteca rispondeva essa stessa alle richieste. Solarial si era domandata molte volte come fosse possibile che una tale e potente magia esistesse. In quell'istante, poi, realizzò come quel luogo fosse differente dalla Biblioteca dell'Est, Palanthas, e quanti tipi di magie potessero esistere nello stesso mondo...
    Incuriosita, quindi, entrò e si chiuse la porta alle spalle, avanzando verso il centro della sala circolare. Le sue pareti erano zeppe di scaffali; essi sembravano correre fino al soffitto.

    « Essenze multiformi del Destino. Veritas! » esclamò allora di punto in bianco, infervorata.

    Pensava che fosse troppo semplice trovare un libro tanto segreto in quel modo così banale, ma nulla le impediva di provare almeno. La sua teoria venne confermata: infatti non arrivò nulla da nessuno scaffale. Qualche secondo dopo, poi, Solarial udì un rumore strano, come di qualcosa che rimane incastrato e cerca di liberarsi. Forse-...?
    Con uno scatto degno del miglior predatore felino, Solarial si precipitò sulle scale e corse verso l'alto, seguendo l'istinto. Nella tasca interna dell'impermeabile nero, che frusciava sempre sempre più violentemente ogni passo che faceva, avvertiva all'altezza del cuore il libro trovato nelle Cave del Sapere che si agitava e cominciava a scaldarsi. Doveva essere un segno, un indizio che era vicina. E lo era: tenendo lo sguardo puntato sulla destra vide qualcosa tremare e allo stesso tempo avvertì il suo libro smettere di agitarsi; s'impuntò e si fermò. Aveva il fiatone, sia per la corsa che per l'agitazione. Si sentiva un passo sempre più vicina a svelare il mistero della propria esistenza e a due passi dal momento in cui si sarebbe potuta liberare per sempre del Custode.

    Con il battito cardiaco che sfiorava vette indicibili, ella afferrò con la mano guantata il tomo e lo aprì. Al suo tocco apparirono, vergate di nero, delle parole. Solarial avvertì la stessa sensazione sottopelle che aveva percepito nella Biblioteca del Sud quando aveva trovato il suo libro, che ora, muto ma cosciente, attendeva: immagini, parole, sensazioni cominciarono tutte a scorrere in lei, a farle ribollire il sangue. La giovane chiuse gli occhi per un attimo, ispirando forte... come se attraverso quell'unico respiro potesse risucchiare le nuove conoscenze. Poi, riaperti gli occhi e tremante per ciò che era accaduto, lesse ciò che era rimasto scritto dopo il processo d'apprendimento. Le parole sembravano far parte di lingua meno arcaica della precedente, anche se erano onnipresenti quelli che lei aveva definito semplicemente 'errori grammaticali e sintattici'... era più chiara, come se quelle frasi non le avesse scritte la medesima persona. Eppure la firma era sempre la stessa.


    'Le Essenze multiformi del Destino', Libro III, secondo Secundus.

    I Problemi nella vita dei ControDestino - o Versus, che dir si vuol - sono stati molteplici. Si è preferito catalogarli, farne un indice, in modo che chi incappasse in codesto libro possa orientarsi più fazilmiente.
    Attenzione, poiché l'Indice dei Nemici è lungo e complesso, ma più di tutti lo è il capitulo dei Custodi.

    Solarial sfogliò il libro, poiché dopo quel punto non vi era più scritto nulla, e si rese conto che anche se le parole non erano stampate su carta, esse le galleggiavano davanti agli occhi, formando i paragrafi mancanti. Come se fossero notizie troppo importanti per essere sotto lo sguardo di tutti, così a portata di mano.



    Si è parlato di Custodi. Nemici mortali per i Versus, essi mirano a sfruttarci in ogni nostra sfaccettatura. Ci svuotano: i nostri ideali, la nostra mentalità, il nostro carattere, i nostri pensieri e i nostri sogni. Tutto ciò viene letteralmente spazzato via, come durante una tempesta, per far spazio man mano a un po' di loro. Essi prendono prima il possesso delle menti.
    Poi dei corpi.
    Le loro mire di potere divengono le nostre, i loro pensieri prendono a scorrere dentro di noi, e noi man mano ci svuotiamo. Acquistiamo potere, sempre più, ma allo stesso tempo l'Essenza dei Custodi comincia a prendere il posto della nostra. Fino a trasformarci nel loro Avatar: la loro trasformazione materiale, Loro nel nostro corpo, ormai un guscio vuoto.
    Non fatevi ingannare, Versus: sono esseri temibili, che ci offrono una seconda possibilità di vivere allo scopo di distruggerci. Pregate di non finire sotto il loro sguardo, pregate che nessuno di loro vi trasformi mai completamente in un loro Avatar - come cercheranno di fare nello stesso istante in cui vi riporteranno alla Vita dopo la Prima Morte. Pregate di non divenire mai completamente i loro gusci, Avatar fatti e finiti.
    Poiché se vi ribellerete, avrete ancora una speranza. Se da loro gusci diverrete Versus e acquisterete una somma Volontà e farete vostra la vostra stessa Essenza per usarla contro di Loro, allora, solamente a quel punto, potrete salvarvi. Se la vostra Volontà sarà salda vincerete, se essa sarà debole semplicemente soccomberete. E allora vi attenderà l'Oblio.

    Solarial girò pagina, in trance. Le mani che tenevano il libro tremavano violentemente.
    La pagina dopo era bianca, come tutte le seguenti. Davanti a lei galleggiarono di nuovo delle parole non scritte, ma avvilita dal significato di quelle che aveva appena letto chiuse di scatto il libro e si lasciò andare ad un pianto liberatorio, accasciandosi a terra.

    - - -

    Ore dopo era ancora lì, appoggiata con le spalle a uno scaffale. Il taccuino dalla copertina di pelle era aperto per terra, e con la matita Solarial stava tracciando delle linee. Linee che formavano dei corpi, per l'esattezza tre.
    Le parole vergate in nero sul libro dell'Obelisco erano scomparse, ma Solarial sapeva che esse si erano magicamente stampate su quello che portava con sé. Forse quelle altre erano tornate invisibili, in attesa del prossimo Versus che le avrebbe lette. Solarial però aveva capito che a lei, quel libro, non sarebbe più servito: tutto ciò che c'era scritto e anche quello che non poteva rivelarsi allo sguardo altrui era tutto nella sua testa oltre che in tasca; le informazioni vorticavano nella sua mente in attesa di essere messe in ordine, ed era proprio quello che la giovane stava tentando di fare dopo essersi sfogata silenziosamente.
    I tre corpi che aveva disegnato erano perfettamente allineati. Mostravano le tre fasi dopo la Rinascita materiale del suo corpo: la prima era la fase dell'Ignoranza, in cui era sì un Avatar del Custode, ma ancora con una propria personalità; la seconda era la fase di Erudizione, in cui si apprendeva tramite la Volontà e si mutava in Versus; la terza fase era la sua, quella attuale: Rielaborazione. Il procedimento più lungo per arrivare a temprare la sua stessa Volontà: la scoperta di cosa sta dietro la propria Essenza, ovvero un'intera storia. Era quella che serviva a temprarla, poiché difficile e solo in salita fino alla fine.
    Il vero problema era la sua quarta fase. Si chiese quale sarebbe stata: la Resa o l'Enunciato? Sconfitta o Vittoria? Non conoscendola, Solarial non si sentiva nemmeno in grado di disegnarla - poiché tutte avevano un simbolo ben preciso stampato a chiare lettere sul petto, e due simboli opposti non potevano convivere nemmeno su carta. Fece allora una linea, alla cui estremità inferiore attaccò un cerchio con all'interno altre due piccole linee: il Pendolo della Congrega. Il loro equivalente per dire: "Solo il Tempo me lo dirà".

    « Che Aletheia guidi il mio cammino. » - mormorò con una mano su Veritas, che aveva tratto dalla sua tasca. "Che giustizia e verità guidino il mio difficile cammino."

    Fino alla completa Vittoria.

     
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