[EM] La Seconda Pietra

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    Endlos.
    Lo Yuzrab, Merovish, i Cunicoli e le Cave del Sapere.
    Gli Eversori.
    Bid'daum, Zimmer, Raem.
    Ed Aristotelis.

    Erano passati mesi e mesi dall'arrivo del greco nel presidio del Sud e dal suo ingresso nell'organizzazione del dotto Raem. Mesi e mesi di meraviglie, magie, misteri, dubbi, avventure e pericoli.
    Un mondo totalmente diverso dalla Grecia e dalle sue pianure e montagne, lontano da qualsiasi fantasia l'oplite potesse avere quando immaginava come potessero essere le terre al di là della Persia.
    Eppure, ora si trovava lì, abituato a tutto ciò che lo circondava, in mezzo a quel turbinio di razze, esseri e creature di ogni genere, in una regione desolata e violenta.
    Una regione che prima o poi sarebbe stata inclusa sotto il crescente potere e la segreta influenza degli Eversori di Merovish.

    Camminando lentamente tra le macerie dei villaggi abbandonati di Daleli, Aristotelis Skotos pensava al suo passato, con un sorriso cinico sulle labbra che spuntavano dalla barba folta.
    Molte cose erano cambiate, per il greco.
    Da quando si trovava su Endlos, giorno dopo giorno una frazione del suo carattere, una stilla della sua personalità, una goccia della sua mentalità si trasformavano, facendogli assumere sempre di più i tratti del mercenario vero piuttosto che quelli del soldato di battaglie campali che era solito essere. Non più soltanto incondizionatamente generoso verso tutti, non più soltanto freddamente insensibile alla brama di potere, non più soltanto austero ed informale, bensì anche, incredibile a dirsi, sottilmente egoista, impercettibilmente ambizioso ed occasionalmente ironico; soprattutto, iniziò a capire che la pietà cieca non l'avrebbe portato da nessuna parte.
    Ma era stato costretto, a cambiare: Merovish non era una città per buoni, e chi lo era doveva imparare ad adattarsi alla svelta.
    Ariste, più poi che prima, era stato un buon allievo in ciò.

    E per questo, pensando ad un suo passato più recente come l'arrivo, ancora irrimediabilmente inspiegabile, nel deserto dello Yuzrab, l'oplite rise, con voce profonda.
    Rideva sempre, quando rimembrava i suoi problemi con la lingua del luogo, quando per farsi capire era costretto a gesticolare o, se gli andava bene, a doversi esprimere nella maniera più semplice possibile. Certo, non che ora fosse un esperto dei linguaggi, ma andava decisamente meglio.
    Rideva, e ripensava alla fondazione degli Eversori. Allora, incontrando Raem, la prima pietra era stata posata. Quando sarebbe arrivato il passo successivo? Solo gli Dèi onnipotenti potevano saperlo.
    Gli sembrava fosse passato un solo giorno da tutto questo, ed invece erano trascorsi mesi e mesi.

    Ha!

    Calciò un sassolino, facendo alzare una piccola nube di polvere. Fortunatamente, quel giorno il tempo era buono, il che significava niente vento. Sarebbe stato davvero fastidioso fare la ricognizione con polveroni di sabbia ovunque.

    Daleli...

    Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse stuzzicare il suo interesse. A dire la verità, lì tutto stuzzicava il suo interesse e la sua curiosità.
    Rovine secolari che nascondevano chissà quali segreti si stagliavano tutte intorno a quell'uomo dall'armatura nera come la notte, macerie che sicuramente aspettavano soltanto che arrivasse qualcuno in grado di scoprire i loro misteri.
    Era per quella ragione che Aristotelis si trovava a Daleli: per trovare i primi tasselli di vari puzzle che avrebbero portato gli Eversori a svelare ciò che era nascosto nelle immensità del presidio del Sud.

    Mh...?

    Perfetto. Aveva trovato qualcosa che risaltava rispetto a tutto il resto.
    Difatti, su un muro in parte crollato, vi era un disegno che non aveva niente a che fare con gli altri ornamenti.
    Sembrava una sorta di sole, ma con vari cerchi al suo interno; e, proprio al centro della figura, vi era una tavola quadrata con delle iscrizioni a dir poco particolari, rovinata ma ancora leggibile.
    L'oplite sorrise soddisfatto.

    E che cosa abbiamo, qui?

    Parlò in greco, rendendo melodiose quelle parole. Ormai, si esprimeva nella sua lingua natia soltanto quando si trovava da solo.

    CITAZIONE
    Equipaggiamento:
    La corazza, l'elmo e la spada corrispondono alle rispettive rappresentazioni.
    Il thórax e l'epibraxiōníos sono i pezzi di protezione del tronco, assai resistenti e molto pesanti, così da poter sopportare anche i colpi più pesanti; il krànos protegge tutta la testa e gran parte del viso, resistente quanto la corazza ma meno pesante in proporzione per non soffocare l'oplite; lo xiphos ha un'impugnatura ad una mano, con una lama di ottantacinque centimetri di lunghezza, affilatissima e molto resistente agli urti, tale da poter sostenere scontri con altre armi.
    Lo scudo, un hoplon acquistato recentemente, si abbina perfettamente al resto dell'equipaggiamento, ed ha un diametro di circa centoventi centimetri.
    Da breve ha acquisito pure un giavellotto, simile alla normale dòry, potendo così riprendere la sua abilità di lanciatore: l'arma ha una lunghezza totale di centonovanta centimetri, con la punta lunga quindici centimetri.

    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +25% Velocità, +25% Agilità; Immunità Influenze Psicologiche fino a Medio.


    CITAZIONE
    Bene signori, eccoci qui.
    Perdonate l'introduzione lunghetta, ma dovevo motivare alcuni cambiamenti che il mio pg avrà e dovevo specificare che è passato un po' di tempo da quando è arrivato su Endlos.
    Per farvi un'idea di come sia Ariste, beh, è più o menocosì, quindi lasciate stare le immagini linkate nella descrizione dell'equipaggiamento.
    Lord, tu trovi Ariste davanti ad un muro, mentre studia suddetta tavoletta.
    Tutto il resto è lasciato alla vostra fantasia. Buona giocata. :geez:
     
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  2. Dingo Egret
     
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    “Vai con Dio, Egret -!
    Poi, tre colpi vennero fuori dalla bocca di quella pistola. O forse erano quattro.
    Non lo ricordava manco lui, a dire il vero.
    Scosse il capo, riprendendosi da quei pensieri del passato. Anzi, cercò di concentrarsi meglio sull’azzurro del cielo, ora che era in volo all’interno del suo esoscheletro. Reclinò il capo verso il basso, andando a puntare il sensore ottico color zaffiro sul palmo della sua mano metallica, che quasi per miracolo riusciva a mantenersi salda di fronte alla corrente d’aria che s’infrangeva contro di lui.
    Digrignò i denti, cercando il motivo per il quale la sua mente portò alla luce quei vecchi ricordi dolorosi.
    ”…C’è qualcosa che non va, Dingo?
    All’interno dell’esoscheletro, quella voce squarciò il fiume di pensieri che opprimevano il pilota.
    Strano, perché, anche se non aveva un cuore, Fiona riusciva sempre a cogliere quando ci fosse effettivamente qualcosa che non andava, pur non basandosi sui battiti o stronzate varie.
    Ah, e lei è una Intelligenza Artificiale, c’è da dire. Fiona Jarnefeldt.
    Ecco qui, che il ghigno sul volto del Collared divenne un sorriso abbozzato, quasi a sottolineare che ci aveva colto.
    Mh-
    Esordì, con una sorta di grugnito.
    ”-non è niente, stavo solo riflettendo.
    Dovremmo essere ad una buona distanza da Line Ark qui, giusto?”

    Riusciva a strappargli qualche parola più lei, che la gente in carne ed ossa. Sarà perché ormai passava gran parte del suo tempo all’interno dell’armatura, forse; già, perché fuori non era sicuro che, poi, sarebbe durato gran ché tanto.
    E, per rispondere alla domanda di prima, era già da un paio d’ore che era in volo, ad una cinquantina di metri da terra, in modo da non far andare il radar fuori portata; ormai, le terre meccaniche dell’Ovest avevano ceduto il passo a quelle desertiche del Sud. E, come è giusto che sia nel deserto, due cose ricorrevano, e sembravano ripetersi all’infinito: sabbia e caldo.
    Passi per il caldo, anche perché non lo sentiva molto a bordo, ma la sabbia!
    In quel paesaggio non sembrava esserci altro, almeno per una buona manciata di miglia.
    ”Qui stiamo perdendo tempo.
    Non c’è un cazzo!

    Non necessariamente.
    Come pronunciò queste parole, vide spuntare un ammasso di rocce in lontananza; o almeno, dalla distanza gli sembravano solo stupide rocce, quelle.
    Aumentò la velocità, cercando di arrivare sul posto più in fretta, e per vedere effettivamente di cosa si trattasse: man mano che si faceva strada, notò che, no, quelle non erano rocce, ma rovine.
    ”Ci stiamo avvicinando ad una fonte di calore sconosciuta, stai attento.
    Calore?
    Non ti basta tutto quello che c’è qui attorno?”

    Dovrei risponderti?
    Ed il pilota fece una smorfia di disappunto.
    Si, perché, sfortunatamente per lui, Fiona riusciva a cogliere il sarcasmo. E non era roba da tutte le macchine, eh!
    Lentamente, man mano che si avvicinava, scendeva di quota; e, come la distanza col terreno diminuiva, cominciava a ritirare indietro le bande di propulsori sulla schiena, facendo svanire quelle strisce bianche che formavano la fiammata dei reattori. Al posto loro, per camminare più agevolmente, mise in funzione le bande poste sulle parti posteriori delle gambe, dal ginocchio in giu. Non si preoccupò di fare più o meno rumore durante il tutto, anche perché non gli sarebbe servito a camuffare un’armatura di due metri e passa che si muove, via.
    Quindi, fatte le dovute manovre di atterraggio, scivolò (letteralmente) sulla sabbia, giungendo infine alla fonte di cui parlava Fiona: era un uomo in armatura, corredato di grosso scudo e spada, intento a studiare una qualche parete. Non sembrava avere atteggiamenti ostili, anche se l’andare in giro armato avevano fatto sorgere nel #9 il dubbio. E poi, perché mandare in un luogo in rovina un uomo che sarebbe sembrato più appropriato in uno scenario di guerra?
    ”Questo è l’Operatore del NEXT “White Glint”-”
    Parlò l’IA, come al solito, una volta aperti i canali di comunicazione all’esterno.
    Intanto, il sensore ottico lungo il visore, scorreva a destra e sinistra, per poi, lentamente, fermarsi al centro, puntandosi contro il guerriero.
    Ancora non rivolse nessun armamento contro lo straniero, poiché non conosceva le sue intenzioni.
    ”-state per entrare nel territorio di Line Ark.
    Tornate immediatamente sui vostri passi, -”

    La testa si reclinò di poco verso destra, mentre dalle spalle fuoriuscirono dei getti d’aria rovente, probabilmente dovuti al sistema di raffreddamento che, subito dopo il volo, non aveva ancora avuto modo di entrare in funzione.
    - o saremmo costretti a rispondere con forza letale.
    Rimase un momento in attesa di una qualche risposta, per poi venir distratto da un segnale sui sensori di puntamento.
    Rivolse la testa meccanica verso una parte non meglio precisata della zona in rovina, cercando di carpire il minimo suono, o la minima traccia di quel che poteva aver messo in allarme Fiona.
    Dingo -!
    Questo, però, non venne udito all’esterno.
    ”Lo so.
    Qualcosa di grosso si sta avvicinando…”



    Dingo Egret
    Mana: 1oo%

    Passive
    White Glint
    Blabla, esoscheletro meccanico bianco.
    - Auspex Passivo
    - Jet a propulsione
    - IA integrata

    Note random: Ok, scusate la qualità del post, ma ho preferito fare in fretta. Niente, arrivo in atterraggio, Fiona dice due/tre robe a Ariste e poi avverto qualcuno che si avvicina con l'Auspex. Se non va bene qualcosa, fatemelo presente! :v
     
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  3. .Silver Shadow.
     
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    Deserto

    Nella maggior parte delle persone il deserto provoca istintivamente un senso di aridità, di desolazione e di morte, ma non per uno scienziato quale era Reys. Ogni granello di quell'immenso oceano di sabbia in passato poteva far parte del palazzo di una antica civiltà ormai estinta, o di montagne sommerse da mari ormai prosciugati, o ancora di mastodontiche creature i cui scheletri sono stati erosi nel corso dei secoli.
    Tuttavia, non era per la sabbia che quest'oggi solcava le dune dello Yuzrab a bordo del suo NEXT. Gli era infatti arrivata voce che nella zona intorno a Daleli si trovassero delle particolari rovine risalenti ad un periodo non precisato del passato e delle quali non era ancora stati svelati tutti i misteri. Pur non avendo tra le sue passioni quella per la storia e le civiltà del passato, cercare di capirne la cultura e la tecnologia non poteva far altro che dargli beneficio, se non altro per aggiungere un altro capitolo al suoi infinitamente vasto reperterio di conoscenze. Il viaggio si prospettava essere lungo e del tutto privo di distrazioni o disturbi, anche troppo per i suoi gusti; non era riuscito a scorgere nessuna forma di vita, nemmeno un misero rettile o insetto.
    -Quando torno al laboratorio, vedrò di installare un radar.- Pensò tra sè e sè, cercando un modo per impegnare la mente lungo il tragitto, tragitto che a quanto pare stava per giungere al termine. Adesso, man mano che avanzava, il terreno iniziava ad essere costellato da rocce e rovine di varie forme e dimensioni, ma ancora nulla che potesse anche solo lontanamente servire a qualcosa.
    Un forte boato, simile a quello dei propulsori delle sue ali ma di gran lunga più potente, fermò per qualche secondo la sua avanzata. A quanto pare non era l'unico ad avere voglia di curiosare in mezzo a quelle rovine, il dubbio era capire se si trattasse di una fonte di guai o di qualcosa da poter semplicemente ignorare. In ogni caso, bisognava controllare.
    Spense del tutto i propulsori, poggiando finalmente i piedi su qualcosa di relativamente solido, e si incamminò verso la fonte del rumore. Non ci volle molto per trovare l'intruso, o meglio gli intrusi, dal momento che le rovine sembravano essere molto meno vaste di quanto sperasse, tuttavia il semplice trovarli non gli fu di alcun aiuto nel capirne le intenzioni. Il primo di loro a quanto pare era un pilota di NEXT, proprio come lui, mentre dal lato opposto e a debita distanza vi era un uomo indossante un'armatura dallo stile decisamente antiquato con tanto di armi. Se i due fossero in qualche modo legati ancora non lo sapeva, ma decise comunque di manifestare la sua presenza, rimanendo però in silenzio ad aspettare di vedere se la sua presenza li infastidisse o meno.
     
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    ... Che razza di lingua.

    Fu questo il commento dell'oplite, dopo aver scrutato attentamente le incisioni presenti su quella tavoletta.
    Non aveva mai visto nulla del genere, nemmeno nelle Cave del Sapere. Anche se, doveva ammetterlo, non aveva di certo letto tutti i libri che si trovavano nella biblioteca scavata nella roccia.
    Non stette lì a pensare troppo, comunque: il problema della traduzione poteva venire in un secondo momento, visto che l'importante era appropriarsi di quell'iscrizione.

    Proprio quando stava per estrarre la spada per cercare di staccare la tavoletta di pietra dal muro, sentì un forte rombo provenire dalle sue spalle.
    Abituato com'era a reagire d'istinto a tutto ciò che poteva allarmarlo, l'oplite si girò di scatto, con la mano destra stretta attorno all'elsa della spada, ancora non sguainata, e lo scudo posto a protezione del corpo.
    Ciò che vide lo sorprese.
    Non lo fece allibire, ma lo sorprese.

    Per gli Dèi...

    Davanti ai suoi occhi si stagliava una figura umanoide, completamente metallica e meccanica, alta più di due metri.
    Che cosa mai poteva essere quella... cosa?
    Sembrava essere un'armatura infinitamente particolare, e ad Ariste vennero in mente tutti i trabiccoli del suo compagno Zimmer, o i pochi macchinari complessi di Bid'daum.
    Quella però era molto, molto più "difficile".

    Poi, una voce femminile sembrò provenire da quella armatura gigante, e pronunciò alcune frasi d'avvertimento.
    Tuttavia, a parte le intimazioni a tornare indietro, il greco non capì molto.
    Ed in ogni caso, non aveva alcuna intenzione di lasciare le rovine prima di completare la sua missione, né senza aver prima capito con cosa -o chi- aveva a che fare.
    Esordì con freddezza e sicurezza, come era solito fare anche nelle situazioni più inusuali.

    Chi sei?

    Finì appena di parlare, quando sentì dei rumori provenire da un'altra direzione.
    Mosse solo gli occhi, cercandone la causa senza volersi distrarre dal soggetto particolare che era apparso poco prima.
    Quello che vide non fu molto incoraggiante: era arrivato un altro di quei aggeggi meccanici.
    Che cosa volevano? Forse erano nemici degli Eversori?
    Impossibile. Se qualcuno del genere avesse avuto qualche problema con la sua gilda, lo sarebbero venuti a sapere.
    Forse erano anche loro tra le rovine per una ricognizione?
    Doveva saperne decisamente di più. Indicò il nuovo arrivato.

    E tu, sei con lui? Cosa fate in questa zona?

    Studiò nei dettagli quelle armature così complesse. Non erano del Sud, questo era poco ma sicuro.

    Voi non siete di queste terre.

    Attese una risposta, impassibile.

    CITAZIONE
    Equipaggiamento:
    La corazza, l'elmo e la spada corrispondono alle rispettive rappresentazioni.
    Il thórax e l'epibraxiōníos sono i pezzi di protezione del tronco, assai resistenti e molto pesanti, così da poter sopportare anche i colpi più pesanti; il krànos protegge tutta la testa e gran parte del viso, resistente quanto la corazza ma meno pesante in proporzione per non soffocare l'oplite; lo xiphos ha un'impugnatura ad una mano, con una lama di ottantacinque centimetri di lunghezza, affilatissima e molto resistente agli urti, tale da poter sostenere scontri con altre armi.
    Lo scudo, un hoplon acquistato recentemente, si abbina perfettamente al resto dell'equipaggiamento, ed ha un diametro di circa centoventi centimetri.
    Da breve ha acquisito pure un giavellotto, simile alla normale dòry, potendo così riprendere la sua abilità di lanciatore: l'arma ha una lunghezza totale di centonovanta centimetri, con la punta lunga quindici centimetri.

    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +25% Velocità, +25% Agilità; Immunità Influenze Psicologiche fino a Medio.

    Note: il mio pg per ovvi motivi non capisce nulla di quanto riguarda Line Ark, NEXT e White Glint, quindi diciamo che gli avvertimenti di Lord per ora li ha bellamente ignorati. :geez:

     
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  5. Dingo Egret
     
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    …Ooo-kay.
    Era comparso un altro NEXT, e l’armigero aveva ignorato le intimazioni di Fiona.
    O meglio, gli aveva detto a sua volta di identificarsi.

    Ora, non è che era li per fare la predica alla gente, ma di solito ad una domanda non si risponde con un’altra domanda. Cioè, non era educazione, ecco.
    Si vede che non erano dei gran chiacchieroni, dopotutto. Non che lui lo fosse, sia chiaro.
    Anzi, ripensandoci, il soldato forse si salvava un pochino, in tema di dialogo; l’altro in armatura, piuttosto, sembrava li quasi a caso: del tipo, spunta fuori per farsi vedere, e poi niente. Giusto per presenza.
    Solo che, la domanda ora era: “e se quello lavorasse per ORCA?”. Ha senso, si. Aveva un NEXT, e non aveva proferito parola: non sarebbe stato poi tanto errato trarre conclusioni affrettate.
    Bel dilemma, quindi.
    Che fare? Rinnovare le intimazioni? O passare alle armi?

    O magari tutte e due?
    Rimase un attimo sovrappensiero: in effetti, l’ultima alternativa lo allettava non poco.
    Innanzitutto, però, le buone maniere.
    -Questo è l’operatore del NEXT “White Glint”.
    È l’ultimo avvertimento-”

    E così le presentazioni eran fatte. Anche se per la seconda volta. E le ripetizioni erano una cosa che detestava.
    Sollevò l’avambraccio destro, all’altezza del pettorale spigoloso.
    Qualche istante, ed iniziò a delinearsi qualcosa su di esso: un congegno di forma rettangolare, divenne via via più visibile, dal quale si diramavano due oggettini di forma tubolare, paralleli tra di loro. E, come divenne abbastanza reale, in mezzo a questi scaturì una fiammata candida, che si propagò nell’atmosfera sino a formare la lama di una spada, al pari di quella che portava il soldato. Solo più grossa.
    ”-Identificatevi adesso-”
    Dalla spalla sinistra, parimenti a quello che avvenne all’avambraccio, cominciò a prender forma quello che sembrava essere una massiccia canna, eretta verso il cielo. Anche questa, nel momento in cui si delineò sul piano reale, venne “attivata”, anche se in maniera differente: dalla posizione verticale, si abbassò in orizzontale, facendo emetter due getti di vapore dagli sfiatatoi posti in obliquo sulla sua parte posteriore.
    Era pesante, quel coso, tanto che alla fine del movimento fece molleggiare il ginocchio sinistro dell’esoscheletro, quasi non si aspettasse quello sforzo.
    -O verrete considerati dei bersagli.
    E, con un mezzo movimento, puntò la lama bianca contro il soldato, ed il cannone a raggi contro l’altro esoscheletro.
    Via, non gli piaceva tanto ripetersi.
    Ed oggi questa era già la seconda volta che lo faceva.



    Dingo Egret
    Mana: 1oo%

    P a s s i v e
    White Glint
    Blabla, esoscheletro meccanico bianco, già citato.
    - Auspex Passivo
    - Jet a propulsione
    - IA integrata

    A t t i v e
    Dispositivo Asporta-Materia Mk.VI
    Blabla, sacca dimensionale, usata per far apparire:
    - Lama Energetica, avambraccio dx
    - Cannone a Raggi, spalla sx
    Consumo Nullo

    Note random: Vediamo di gettar un po' di benzina sul fuoco, e vedere se la nostra principessina (SS) ci degna della sua bella e musicale voce. Attaccate a vostro rischio e pericolo.:geez:
    ...Nah, sto scherzando. :orig:

    EDIT: Perdiana SS, metti un link della scheda in firma! XDD

     
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  6. .Silver Shadow.
     
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    "Altoparlanti, attivazione."

    Presentarsi era ormai diventata una necessità, se non altro per evitare che i due sconosciuti si facessero male; escludeva categoricamente il subire danni da un eventuale scontro, in fin dei conti il titolo di Collared non veniva di certo dato a chiunque. Decise di rispondere solo alle domande del pilota di NEXT, ritenendo che l'uomo più in là potesse trarre da solo una risposta alla sua di domanda.
    " Reys Vargrav, ricercatore e pilota di NEXT presso il gruppo Aspina. " Gli altoparlanti gli permisero di farsi sentire senza alcun bisogno di alzare il timbro della sua voce, trasmettendo tutta la tranquillità con la quale stava affrontando la situazione.
    Preferì non aggiungere nulla sull'abbassare le armi e altre intimidazioni varie, se qualcuno avesse continuato a manifestare ostilità, avrebbe agito di conseguenza, soprattutto considerando che, a differenza dell'altro NEXT, il suo non aveva alcun bisogno di far uscire cannoni e quant'altro per difendersi o attaccare.
    Tuttavia, ritenne opportuno mettere in chiaro il suo interesse per le rovine.
    " Mi trovo qui per effettuare delle ricerche sulle rovine nei paraggi. Gradirei, se non la vostra collaborazione, almeno il vostro disinteresse nella mia attività. "
    Collaborazione, come no. Di certo l'uomo in armatura non dava l'idea di qualcuno ferrato in campo tecnologico, l'impulsività dell'altro pilota invece suggeriva una sua predisposizione più al combattimento che alla conoscenza.
    C'era però ancora da capire il perchè si trovassero in quel luogo desolato. Mera coincidenza?


    Edited by .Silver Shadow. - 20/11/2011, 13:45
     
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    Le cose non sembravano voler risolversi facilmente, tra quelle rovine.
    Quantomeno, il nuovo arrivato si presentò chiaramente e disse pure cosa ci faceva lì, il che andò a confermare uno dei dubbi dell'oplite.
    Tuttavia, l'altro pilota non si identificò, ed anzi si mise sul piede di guerra.
    Dal nulla, dalla sua armatura apparirono una lama del tutto particolare ed un cannone di dimensioni notevoli, posto sulla sua spalla.

    Mmmh...

    Capendo che la situazione non era delle più facili, nonostante non avesse ancora capito cosa volesse da lui quel tipo così deciso ad aprire il fuoco senza motivo, Aristotelis decise di rivelare la sua identità.
    Magari l'avrebbero lasciato in pace, poi.

    Il mio nome è Aristotelis. Sono un mercenario.

    Non rivelò cosa stava facendo tra quelle rovine, perché non voleva che l'altro pilota potesse interessarsi alla sua, di ricerca.
    Molto semplicemente, abbandonò la posizione di guardia, lasciando del tutto l'elsa della spada e togliendosi l'elmo.

    Non so chi tu sia né perché ti trovi qui. Soprattutto, non comprendo il tuo atteggiamento ostile.

    Probabilmente stavolta il pilota dentro quell'armatura avrebbe capito che il greco non era lì per poter dare fastidio a qualsiasi cosa fosse ciò che intendeva il soggetto dentro l'armatura.
    A dirla tutta, sarebbe dovuto essere l'oplite a domandare il motivo di quella presa di posizione così difensiva senza spiegazioni.

    Penso che potresti ritirare le armi, adesso.


    CITAZIONE
    Equipaggiamento:
    La corazza, l'elmo e la spada corrispondono alle rispettive rappresentazioni.
    Il thórax e l'epibraxiōníos sono i pezzi di protezione del tronco, assai resistenti e molto pesanti, così da poter sopportare anche i colpi più pesanti; il krànos protegge tutta la testa e gran parte del viso, resistente quanto la corazza ma meno pesante in proporzione per non soffocare l'oplite; lo xiphos ha un'impugnatura ad una mano, con una lama di ottantacinque centimetri di lunghezza, affilatissima e molto resistente agli urti, tale da poter sostenere scontri con altre armi.
    Lo scudo, un hoplon acquistato recentemente, si abbina perfettamente al resto dell'equipaggiamento, ed ha un diametro di circa centoventi centimetri.
    Da breve ha acquisito pure un giavellotto, simile alla normale dòry, potendo così riprendere la sua abilità di lanciatore: l'arma ha una lunghezza totale di centonovanta centimetri, con la punta lunga quindici centimetri.

    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +25% Velocità, +25% Agilità; Immunità Influenze Psicologiche fino a Medio.

    Note:

     
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  8. Dingo Egret
     
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    Quindi, vediamo di fare mente locale.
    Un ricercatore di Aspina, ed un mercenario.
    Certo, andare in giro sbandierando ai quattro venti di esser un soldato assoldato da chissà chi e per far chissà cosa non era stata una bella mossa; ed in effetti questo aveva fatto storcer il naso al nostro #9. Però, hey, non sembrava voler ingaggiar conflitto. Significherà pur qualcosa questo, no?
    Fece un grosso respiro, per poi cacciar fuori tutta l’aria, in un sospiro abbozzato.
    Tornò in posizione eretta, abbandonando nell’atmosfera le due armi che erano comparse poco prima.
    ”Dici cose strane, mercenario.
    Con la storia dei droni e degli attacchi che hanno reso parte dell’Ovest ad una terra fredda e desolata,
    come fai a presentarti dinanzi a noi con l’appellativo di mercenario?
    E tu-”

    Rivolse la testa ed il bagliore ottico verso Reys.
    ”-Spero vivamente che non stia dalla parte di ORCA.
    Non ho nessuna informazione che Aspina stia svolgendo delle ricerche in quest’area.
    Fuori il controllo di Line Ark, per giunta.”

    Brutto o bello che sia, questo era il protocollo.
    Non poteva lasciare che qualche non addetto ai lavori si infiltrasse a Line Ark; come non poteva lasciare in circolazione un probabile membro di ORCA.
    Per quanto potessero esser verosimili e pacifiche le loro intenzioni, non ci poteva far niente.
    Comunque-
    Riprese a parlare, dopo qualche attimo di silenzio.
    ”-Non è sicuro andare in giro da soli in questi luoghi, sia che si tratti di guerrieri vissuti, sia che si tratti di piloti di NEXT, anche se scienziati-”
    Alluse, nell’ordine, prima all’oplita, ed in seconda battuta all’altro pilota.
    ”-Permettete al White Glint di farvi da scorta.
    Quali che siano i vostri interessi per queste rovine, a noi non importa.
    Potrete continuare a studiarle come da programma, senza ulteriori intralci.”

    Una pausa.
    Lo sguardo si spostò prima verso un interlocutore, poi verso l’altro, quasi ad incitare una qualche risposta.
    ”Affare fatto?”



    Note random: Lasciamo perdere la parte relativa al combattimento, che non ci serve più! :D

     
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  9. .Silver Shadow.
     
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    Permalosetto il ragazzo.

    Un temperamento da vero soldato, non c'è che dire. Eppure aveva rinunciato all'uso delle armi, quindi un minimo di buon senso in corpo lo aveva. Forse era un po' troppo paranoico, o magari troppo diligente, fatto sta che difficilmente lo avrebbe lasciato in pace se prima non avesse risposto in maniera esaustiva a tutte le sue domande.
    "E' vero, Aspina non sta svolgendo nessuna ricerca in quest'area. IO sto svolgendo ricerche in quest'area. E no, personalmente non ho nulla a che fare con ORCA, e non ho nemmeno bisogno di una scorta, ma se proprio ci tieni io non ti fermerò. Cerca solo di fare attenzione a non calpestare o far saltare in aria qualcosa."
    Così uno dei problemi si sperava fosse stato risolto, anche se sapeva ancora poco in merito all'identità del pilota, oltre ovviamente al fatto che sembrava si trattasse di una specie di sentinella o qualcosa di simile.
    L'identità dell'uomo in armatura era invece stata più o meno rivelata, senza però far trapelare nulla sul perchè si trovasse sul posto. Probabilmente nascondeva qualcosa, il problema era scoprire cosa.
     
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    Alla fine, il buon senso prevalse.
    Era bastato poco, in fondo. Meglio così, sicuramente.
    Però, c'era qualcosa che l'oplite non aveva compreso, o meglio, non ne aveva capito il significato.

    Cose strane?

    Evidentemente dire di essere un mercenario aveva fatto nascere idee fuorvianti nel pilota, il quale doveva aver frainteso sia il ruolo di Aristotelis sia i suoi interessi. Anche se, più che fraintendere, ignorava totalmente.
    Il greco guardò in direzione dell'Ovest, al di là del deserto, con uno sguardo intenso ed indagatore.

    Devi aver mal interpretato le mie parole, straniero. Sono un mercenario e null'altro. Non so niente riguardo questi... Droni, e di questi attacchi.

    Mentì. Parzialmente, ma mentì.
    Era vero che non aveva niente a che fare con i droni e gli attacchi all'Ovest, e non poteva essere altrimenti, in fondo: lui era arrivato su Endlos da appena un anno -o forse più, chi poteva dirlo?, e per quanto aveva avuto modo di sapere, l'Ovest riversava in quelle condizioni da molto, molto tempo.
    La menzogna era appunto quella, poiché in fondo qualcosa delle terre dell'Ovest la sapeva, seppur nulla più di un normale abitante di Endlos.
    D'altra parte, il suo territorio era il Sud, e si premurò di farlo notare ai due piloti.

    Non ho niente a che fare con l'Ovest.

    Si voltò nuovamente verso il muro, sguainando la spada. Era inutile aspettare che quei due sconosciuti se ne andassero, e sicuramente stare lì immobile nell'attesa li avrebbe fatti insospettire.

    Però ho fatti da sbrigare qui, a Daleli, nel Sud. E permettetemi di dire che questo territorio è più di mia competenza, che vostra.

    Sorrise, soddisfatto. La tavoletta incisa poteva essere staccata dalla parete senza troppi problemi.
    Infilò la punta della spada in una fessura a lato della pietra, facendo leva con il muro per staccarla e raccoglierla.
    Poi, uscì dagli schemi, riassumendo un'espressione seria.

    Posso chiedervi, signori, quali sono i vostri scopi, nella vita?

    Lanciò quella domanda come un fulmine a ciel sereno scagliato da Zeus, girandosi nuovamente verso i due piloti mentre teneva in mano la tavoletta con le incisioni nella lingua misteriosa. Il volto era impassibile.
    Aveva avuto modo di pensare velocemente, nel poco tempo impiegato ad ottenere l'oggetto della sua ricerca, ed un pensiero era andato agli Eversori.

    Perché no? si disse, rimettendosi l'elmo.
    Forse quella era l'occasione giusta per cercare di costruire sulle fondamenta della gilda.


    CITAZIONE
    Note: bene signori, da qui il mio pg inizierà a chiedersi se sia possibile arruolarvi. E per capirlo, vi farà alcune domandine mirate per capire quanto siate disponibili ed in linea con i piani della gilda.
     
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  11. Dingo Egret
     
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    Ma dai; il tipo col NEXT verdino sapeva anche sparare delle frecciatine.
    Non l’avrebbe mai detto.
    Tuttavia, ascoltò con dovuta attenzione le parole del soldato con spada e scudo, mentre si accingeva a scardinare un pezzo di qualcosa da quelle antiche rovine; non che a Dingo interessasse qualcosa, come anche aveva avuto modo di ribadir Fiona pochi istanti addietro.
    Poi, però, fu lui a scagliare l’interrogativo ai due.
    Attese un attimo qualche secondo, per mettere insieme qualche idea; nessuna risposta da parte di Fiona, che, probabilmente, voleva far si che la risposta promanasse direttamente dal vero pilota. Scocciato, quindi, aprì il canale di comunicazione verso l’esterno, ma non prima di aver sbuffato vistosamente.
    ”Fa delle strane domande, signore-”
    Gli rispose, reclinando il capo del White Glint di poco, verso sinistra.
    Non sapeva in che modo rivolgersi, quindi optò per il gergo militare.
    ”-È vero che questo posto non è competenza di Line Ark;
    ma è l’unico modo che abbiamo per prevenire invasioni, per ora.”

    Fece una pausa di qualche secondo.
    ”Per quanto riguarda l’altra questione, diversamente dalla mentina li-”
    Alludeva all’altro NEXT, e nemmeno tanto velatamente, visto che nel dir queste parole lo indicò con la mano della protesi meccanica.
    ”-anche io sono un mercenario come voi.
    Sapete com’è. Si sta col miglior offerente, per procacciarsi un qualche guadagno, dato che questi-”

    Gli esoscheletri, ovviamente.
    ”-non si revisionano di certo da soli.
    Ci vuole un bel po’ di danaro, a dirla tutta. O quantomeno una struttura con attrezzatura adeguata.
    Cosa di cui, almeno io, non dispongo.”

    Volle dare una motivazione così, su due piedi. Non era tutto qui, ma almeno aveva dato una qualche risposta.
    Probabilmente non sarebbe servito a molto star li a spiegare al gentiluomo in armatura cosa aveva significato per lui difendere la sua patria; probabilmente non avrebbe capito molto, come non avrebbe compreso che cosa aveva perso nel suo tentativo di combattere ORCA.
    Insomma, il significato di esser dato per cadavere ambulante.
    Magari gliene avrebbe parlato in seguito.
    O magari no.

     
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  12. .Silver Shadow.
     
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    Mentina?

    Era davvero incredibile quanta arroganza potesse sprigionare una mente ignorante, incurante delle conseguenze che anche le singole parole potrebbero avere nell'imminente futuro, ma quel pilota era fortunato, intorno a lui potevano esserci reperti dall'inestimabile valore e rischiare di polverizzarli solo per punirlo per quella misera frecciatina era una ipotesi da escludere. Tuttavia sembrava abbastanza furbo da non spiegare nei dettagli per chi o cosa lavorasse, informando i presenti solo sulla sua attività da mercenario. A quanto pare condividevano tutti e tre lo stesso lavoro, ognuno al servizio di una diversa entità, naturalmente.
    Al di là delle presentazioni, fu l'uomo in armatura, Aristotelis, a fare la prima "mossa" che non fosse semplicemente parlare. Si accinse infatti a staccare qualcosa dalla parete alle sue spalle, qualcosa che Reys riuscì ad identificare solo come un pezzo di pietra ben lavorato. Sperò con tutto se stesso che non fosse nulla di particolarmente rilevante per la sua ricerca e che, magari, ce ne fossero altri sparpagliati nella zona, ma prima di continuare la sua gita tra le rovine avrebbe risposto alla domanda del mercenario.
    " Come vi ho già detto, sono un ricercatore facente parte dell'organizzazione Aspina. Tuttavia, le mie ambizioni vanno ben l'oltre l'inventare nuovi prototipi di armi e tecnologie varie per l'organizzazione. Sto lavorando a qualcosa di più... personale. Qualcosa che richiede molto tempo e, purtroppo, parecchi fondi. "
    Poi, girò il capo del suo NEXT verso l'altro pilota, come per mettere in evidenza il fatto che la prossima frase fosse ben mirata alla sua persona.
    " E che ci crediate o meno, anche questa "mentina" lavora come mercenario."
    "Adesso tocca a voi" disse tornando con lo sguardo su Aristotelis " parlarci della vostra di vita. Sempre se il vostro intento non fosse solo quello di raccogliere informazioni su di noi. "
    Per il momento aveva parlato anche troppo ed era arrivato il momento di ottenere anche lui qualche informazioni rilevante. Se non altro giusto per sapere chi andare a cercare e dove cercarlo nel caso in cui quella tavoletta si fosse rivelata davvero
    importante.
     
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  13.  
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    La mia vita non ha importanza, pilota.

    Ricevere e dare in cambio. Questa era una regola alla quale l'oplite difficilmente avrebbe rinunciato, anche su Endlos.
    Ascoltò con attenzione le parole dei due piloti, con la mente in continuo subbuglio di idee, pensieri e riflessioni.
    Quell'incontro si stava rivelando assai fruttuoso.

    Raccogliere informazioni su di voi era senza dubbio mio intento...

    Poggiò lo scudo sulla sabbia, delicatamente.
    Con la mano ora libera da quel peso, scostò il mantello che copriva buona parte del suo corpo, mostrando il tatuaggio che portava sulla spalla destra.

    Ma non era l'unico.

    Quel tatuaggio significava molto per Aristotelis. Era più che un semplice disegno sulla pelle: era un simbolo conosciuto a pochi e posseduto da ancora meno.
    Il rombo con la E degli Eversori rivolta verso il basso era il segno distintivo dell'oplite che lo qualificava come uno dei Membri Superiori della gilda.
    Fece in modo che risultasse ben visibile ai due piloti in armatura.

    Io sono un mercenario, è vero. Tuttavia, non sono solo: faccio parte di un'organizzazione nota come "Eversori di Merovish".

    Un ghigno ambizioso nacque sul volto del greco quando pronunciò quel nome.

    Negli Eversori, siamo tutti mercenari. Ci stiamo espandendo, e ci servono nuovi membri.

    Guardò le due armature, muovendo solo gli occhi.

    E soprattutto, non siamo soltanto dei rozzi soldati disposti a fare qualsiasi cosa soltanto per il denaro.
    Noi siamo guerrieri, mercanti, scienziati, assassini, studiosi e burocrati.
    Noi lavoriamo per il bene della gilda, e la gilda premia chi lavora per lei.


    Attese un attimo, per enfatizzare al meglio quanto detto.

    Noi siamo gli Eversori di Merovish.

    Si riavvolse nel mantello, nascondendo nuovamente il tatuaggio, e riprese lo scudo.
    Mise pure al sicuro la tavoletta in una tasca interna del mantello.

    Due soggetti come voi sarebbero senza dubbio d'enorme valore all'interno della gilda; e se avete dubbi riguardo pagamenti e ricompense, non temete. Non sapete quante sorprese possiamo riservare.

    Concluse il suo discorso, aspettando di ricevere delle eventuali domande.


    CITAZIONE
    Ah, il tatuaggio di cui parlo è quello che ho in firma nel quote di Aristotelis.
     
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  14. Dingo Egret
     
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    Giù le maschere, dunque.
    Forse in segno di fiducia, forse per qualcos’altro, il guerriero si rivelò ai due piloti per quello che era: un membro, forse addirittura uno delle alte sfere, di una qualche organizzazione con degli scopi assai ambiziosi.
    È vero, il soldato era attento alle sue parole, ma dal suo tono di voce il Collared di rango 9 poté scorgere una grande determinazione, ma non solo quella: in lui vedeva ben più della mera ambizione. Vedeva onore, lealtà , a dir il vero, una certa maestosità di ideali. E tutte quelle cose di certo erano qualcosa che in un normale soldato non si potevano avvisare, al giorno d’oggi.
    Figuriamoci in un mercenario, poi!
    In un certo qual modo, la sua devozione alla causa ricalcava molto il sentimento di attaccamento che aveva Dingo verso Line Ark.
    Chiuse per un attimo lo sguardo, distogliendolo da quel curioso emblema che portava Aristotelis sul braccio.
    ”Che cosa farai, ora?”
    Inutile dire che questa conversazione rimase tra Dingo e Fiona.
    ”Non me lo aspettavo,
    cazzo!

    Ribatté, digrignando i denti.
    Effettivamente, la richiesta dell’oplita restava essere molto allettante.
    Anche se, ahimè, il pilota ignorava del tutto le aspirazioni di detta organizzazione.
    “E se fossero come ORCA?” era il suo primo pensiero.
    D’altro canto, era pur vero che una gilda composta in parte da mercanti non poteva volere la distruzione di tutto, dai. Sarebbe un bel colpo per gli affari.
    ”Sono sicura che sai già cosa fare.
    Dopotutto, devo per forza ricordarti che siamo a corto di soldi e attrezzatura?
    L’hai detto tu stesso, no?
    E sappiamo entrambi quanto tu possa stare fuori di qui.”

    E ci aveva colpito ancora una volta.
    Demoralizzato, il pilota rispose a tutto con un ghigno, sottolineando come Fiona ci avesse azzeccato.
    Ancora.
    ”Ok, ok!
    Hai vinto, ora glielo dico -!”

    E, di nuovo, aprì il canale di comunicazione.
    ”Senti, Aristotelis -
    Iniziò così, in maniera un po’ più informale di prima.
    ”- vorrei ripagar la tua fiducia, togliendo anche io la mia armatura,
    giusto per guardarci di fronte mentre parliamo,
    ma, vedi -

    Cercò di trovare le giuste parole, pesando attentamente quello che andava detto.
    ”- dovremmo rimandare le vere presentazioni ad un secondo momento.
    Fino a quel momento, sarò lieto di accompagnarti nel tuo percorso -”

    Qualunque esso sia.
    - E v e r s o r e.

     
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  15. .Silver Shadow.
     
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    Eversori di Merovish

    Un nome piuttosto altisonante, ma Aristotelis sembrava piuttosto convinto delle sue parole, ed il tatuaggio sulla sua spalla ne era una ulteriore conferma. Tuttavia, una così breve e carente di dettagli presentazione non era sufficiente a motivare l'adesione alla gilda dello scienziato. Non che avesse un particolarmente forte attaccamento verso Aspina o qualsiasi altra cosa tale da costringerlo a declinare l'offerta, semplicemente non aveva interesse nel far parte di qualcosa da cui non era sicuro avrebbe tratto vantaggio personale. La curiosità però era tanta, abbastanza da convincerlo a seguire, almeno inizialmente, l'eversore finchè non avesse compreso quali fossero gli obiettivi della gilda e a quali ricompense si riferisse, ed anche l'altro pilota sembrava pensarla allo stesso modo. Beh, in fin dei conti non aveva nulla da perdere.
    " Aristotelis... " Iniziò quindi il suo discorso, avvicinandosi per educatezza al suo interlocutore" ...per quanto convincenti possano essere le tue parole, io rimango pur sempre un uomo di scienza, e la scienza ha bisogno di fatti. Ti seguirò finchè non mi mostrerai qualcosa di più... concreto; soltanto allora deciderò se è il caso di accettare o meno il tuo invito."
    Le condizioni erano state fissate, adesso bisognava solo aspettare le conclusioni dell'eversore.
     
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15 replies since 16/11/2011, 23:47   270 views
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