Towards the Sun

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    Nicolas vagava ancora una volta per Epartis, godendosi i profumi che si espandevano nell'aria. Era l'orario in cui tutte le persone rimanevano in casa o in un posto al riparo dal sole per godersi quegli ultimi istanti di pace prima di rituffarsi nella folla pomeridiana, che si riversava nel mercato esattamente come alla mattina. Quell'ora in cui, appunto, il profumo dei pranzi appena consumati era rintracciabile nel vento e lasciava immaginare ai passanti cosa quella o quell'altra famiglia avessero appena terminato di divorare con delizia. Nicolas non poté evitare di portarsi una mano allo stomaco, completamente vuoto a causa della sua permanenza, sin dalla mattinata, nella Caserma di Taldor. Gli avrebbe fatto bene mettere qualcosa sotto i denti il prima possibile.

    Si guardò attorno perplesso, però. Dove poteva chiedere se ogni negozio era chiuso per il tanto meritato momento di ristoro? E a che ora avrebbero riaperto i commercianti? Alcune bancarelle erano persino vuote.
    Non gli veniva nessuna idea; non era mai stato lì presente in quelle ore del pomeriggio, fino ad allora. Così si sedette in disparte vicino a una fontana - luogo di solito inavvicinabile a causa dei bambini urlanti che correvano sempre a destra e a manca; il gorgoglio dell'acqua era davvero rilassante, poi. Poggiò un gomito su una gamba e il mento nell'incavo creato dal palmo. E decise di attendere, mentre nell'aria ora, oltre ai profumi, si espandeva anche un imbarazzante brontolio da stomaco affamato, che fece arrossire Nicolas fino alla radice dei capelli.

    ... Per fortuna sembrava non esserci nessuno, in giro.

     
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    Siedi sul basso muretto di una fontana, cullato dallo sciabordare placido e allegro dell’acqua alle tue spalle, e mentre i profumi invitanti dei più disparati cibi ti fanno brontolare lo stomaco ricordandoti quanto sia desolatamente vuoto, qualcosa rotola fino al tuo piede.

    Si tratta di una mela.
    Una gran bella mela che -pensi- deve essere anche tanto buona,
    a giudicare dal profumo che emana.

    Ma come ci è arrivata una mela fin lì?
    Sollevi il tiro dell’occhio dorato, e lo scopri piuttosto facilmente: qualcuno -forse un uomo, a giudicare dalla corporatura, ma non ne sei certo, visto che ti da le spalle e non vedi il suo viso- sta armeggiando con fare circospetto vicino ad una bancarella della frutta -sicuramente chiusa, visto che un telo di stoffa è stato calato per coprire la merce.

    La mela che ti è finita vicino è una di quelle che lo sconosciuto
    sta in tutta fretta cacciando dentro un sacco di iuta.

     
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  3. Frøzen
     
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    Il giovane sospirò affranto, letteralmente affondando una mano guantata nello stomaco vuoto. Sentiva che da un momento all'altro, data la 'desolazione' dello stesso, avrebbe potuto trapassarsi come nulla fosse da una parte all'altra. Fu a causa di ciò che quando una mela gli rotolò ai piedi, l'occhio scoperto e ambrato fisso su di essa, non ci pensò due volte ad afferrarla. Deglutì, non sospettando assolutamente del come tale prelibatezza fosse arrivata esattamente lì, ma quando fece per addentarla l'Araldo lo scoprì inavvertitamente.

    Una persona che gli dava le spalle stava trafficando con una bancarella di frutta. Teneva un sacco in una mano e con l'altra tastava alla ricerca di qualcosa sotto al telo che copriva la merce; il giovane vedeva le mele cadere con velocità all'interno del sacco appena la mano veniva estratta da lì sotto. L'occhio ambrato di Nicolas scintillò e il ragazzo smise di preoccuparsi per il suo stomaco, mentre ora una morsa diversa da quella della fame lo stritolava. Per qualche secondo si limitò a fissare l'uomo - o presunto tale, indeciso su come comportarsi: poteva anche essere il padrone della bancarella per quanto ne sapeva, ma il suo atteggiamento era sospetto. Alla fine però prese una decisione.

    Nicolas si alzò in piedi, allontanandosi con un passo il più silenzioso possibile dalla fontana; lo sciabordio riempiva ora ancor più l'aria e le sue orecchie, accompagnato dal rumore prodotto dall'uomo mentre frugava. Tenendo ben salda la mela in una mano e l'altra - la sinistra - ben pronta a scattare, il giovane allungò il collo per vedere oltre le spalle dell'uomo. Alla fine, giunto a uno o due metri di distanza probabilmente, gli chiese con voce alta e chiara:


    - Mi scusi, potrei sapere cosa sta facendo?

     
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    Ti alzi in piedi dal comodo muretto della fontana e -avendo cura di non fare rumore per non farti notare- decidi di avvicinarti all’uomo sospetto per studiare la scena da vicino; la destra regge il corpo del reato, mentre la mancina è libera e pronta all’azione... tendi il collo per vedere meglio cosa sta succedendo, ma ciò che il tuo occhio carpisce è esattamente quello che ti sembrava da più lontano: quel losco individuo sta sgraffignando tutto quel che può dalla bancarella!

    - Mi scusi, potrei sapere cosa sta facendo?

    Lo domandi con voce chiara e forte, senza alcuna particolare insinuazione nella voce, e -tuttavia- non appena ti sente, il signore -un uomo con almeno una decina d’anni più di te e una folta barba sul mento- sobbalza dalla sorpresa, si volta di scatto per lanciarti un’occhiata allarmata, prima di tirare i legacci del sacco, buttarselo in spalla, e lanciarsi di corsa lungo il vicolo più vicino.

    Decisamente, il padrone del banco non avrebbe bisogno di agire così.
    Dunque, che cosa farai...?

     
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    Una domanda semplice e chiara. Altrettanto lo fu la risposta: Nicolas vide l'uomo girarsi di scatto, allarmato. Appena egli si rese conto del pericolo si affrettò ad afferrare le ultime mele, chiudere il sacco e buttarselo in spalla... per poi fuggire, senza nemmeno tentare di spiegare.

    Nicolas era esterrefatto. Rimase per un attimo immobile, cercando di elaborare i fatti. Questione di pochi secondi, perché la risposta era evidente: quell'uomo era un ladro -
    e i ladri andavano fermati, sempre e in ogni caso.
    L'espressione stupita si trasformò in poco in una decisa e le gambe del giovane cominciarono a muoversi da sole, portandolo all'inseguimento dell'uomo dalla barba folta.

    - Ehi, lei! Si fermi! Si fermi... subito!

    Accadde una cosa strana, però. Nicolas se ne rese conto subito. Normalmente non aveva problemi a correre molto velocemente o a inseguire qualcuno di molto veloce. Questa volta, però, aveva un grosso inconveniente: il suo stomaco vuoto. Non aveva abbastanza energie per correre dietro a quel ladro di mele, infatti, e la distanza fra loro andava aumentando pian piano, centimetro per centimetro. Il giovane Araldo cominciò ad avere il respiro pesante, ad ansare. Maledì il suo stomaco, tante e tante volte.

    - Si fermi...! O sarò costretto... a usare le maniere... fortiii!
    esclamò senza fiato per un'ultima volta, sperando che gli desse ascolto.

    In caso contrario... bé, gli sembrava che si dicesse: "in casi estremi, estremi rimedi".

     
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    Basito per la reazione avuta dal sospetto -ormai un colpevole piuttosto evidente-, resti in un primo momento imbambolato a guardarlo fuggire, piuttosto incerto e confuso su che cosa pensare; tuttavia, la verità è lì, sotto ai tuoi occhi, e non si può fraintendere: allora, ancora infervorato dalla motivazione che Leon Belmont ti ha infuso, prendi la tua decisione e ti lanci all’inseguimento.

    - Ehi, lei! Si fermi! Si fermi... subito!

    ...ma sei debilitato dal protratto digiuno, e all’ingiunzione determinata della tua voce non segue una corrispettiva riprova di forza nella sua messa in pratica, e così il malfattore allunga ben presto le distanze tra di voi, seminandoti e svoltando dietro un angolo a gomito, sparendo alla tua vista.
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    - Si fermi...! O sarò costretto... a usare le maniere... fortiii!

    No, decisamente sembra che non intenda darti ascolto e... ormai -per quel che ne sai- potrebbe essersi già dileguato; a rimarcare quel piccolo insuccesso, il tuo stomaco guaisce sonoramente in segno di protesta.

    « Non ci siamo, ragazzo... »
    la voce che ha mormorato quelle parole proviene dalle tue spalle
    « ...è con questa tua incuria che vorresti proteggere la Dama e i suoi domini? »

    E voltandoti ti ritrovi davanti il tuo misterioso interlocutore: gli occhi sono chiusi, così che non riesci a definirne il colore, e corti capelli d’argento sfuggono alla celata del cappuccio bordato di pelliccia; attraverso il manto aperto intravedi l’armatura e -soprattutto- l’elsa della spada che gli pende al fianco. Chi è costui? E che cosa mai vorrà?

     
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  7. Frøzen
     
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    Non ci era riuscito. Il suo primo tentativo di difendere pacificamente uno dei luoghi cari alla Dama Azzurra, tra l'altro sotto il suo diretto controllo, era miseramente fallito. Nicolas lasciò andare un pesante sospiro e si piegò all'improvviso sulle ginocchia, ansando pesantemente: il ladro era sicuramente lontano, ormai; era inutile tentare di inseguirlo ancora.
    Si sentiva inutile, svuotato. E il suo stomaco gorgogliante non faceva che sottolinearlo - e ricordargli allo stesso tempo della sua personalissima prova totalmente fallita. Annichilito, fisicamente e psicologicamente, ecco come si sentì all'improvviso. Il giovane Araldo si passò una mano davanti agli occhi, tergendo quel po' di sudore che vi era caduto, e anche dietro la benda nera, che sollevò leggermente e accarezzò nostalgico.

    La voce sconosciuta lo fece balzare in avanti, veloce come una saetta. Nicolas si girò sui talloni in un istante, ancora accucciato, poi fece un salto all'indietro e si parò di fronte allo sconosciuto mantenendo una certa distanza e una posizione di difesa. Solo allora lo guardò e registrò bene le sue parole. Aggrottò la fronte e deglutì.


    - ... Chi siete? -, gli chiese.
    - E che titolo avete per potermi riprendere a questo modo? Come fate a sapere certe cose?

    Poco importava che costui avesse una spada e un'armatura ben in vista sotto al mantello. Poco importava, davvero, perché l'Araldo si sentivo stanco, frustrato, e una certa rabbia repressa - proveniente da chissà quali recessi del suo animo - stava cominciando a riemergere prepotentemente a causa di queste sue condizioni. Nicolas lo guardò crucciato, pronto a scattare.

     
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    Al suono di quella voce straniera, scatti nuovamente in piedi con la rapidità di un fulmine; nonostante la debolezza ti abbia prostrato al punto da costringerti in ginocchio, appari d’un tratto rinvigorito dall’adrenalina e dal senso di allarme: non hai sentito avvicinarsi nessuno, eppure -quando giri sui tacchi e te lo ritrovi davanti- quell’uomo è incontrovertibilmente lì... in piedi ad un paio di metri da te, mentre torreggia austero nella sua altezza.

    Allunghi le distanze arretrando con un balzello, e recuperi la statura eretta mentre il tuo occhio l’osserva per desumere più informazioni che ti riesce, ma non scopri niente di nuovo rispetto alla prima impressione: al di sotto del cappuccio intravedi corte ciocche d’argento, e -ora che solleva le palpebre per guardarti- noti che ha gli occhi verdi come il mare; sotto il mantello, intravedi l’armatura e la spada.

    - ...Chi siete? E che titolo avete per potermi riprendere a questo modo? -
    gli rivolgi la parola, e sono tutte domande legittime
    - Come fate a sapere certe cose?

    « Lancelot du Lac, Cavaliere della Guardia Indaco,
    al servizio della Dama Azzurra. »

    si presenta il figuro, senza muovere un solo passo da dove si trova
    « Vi tengo d’occhio da quando avete lasciato Taldor. »

     
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  9. Frøzen
     
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    La rivelazione del Cavaliere lo lasciò di stucco. Per un attimo, Nicolas si dimenticò persino di essere stato in allerta fino a qualche secondo prima, e abbandonò parzialmente la posizione di difesa: scoprire di essere stato tenuto sotto osservazione tutto quel tempo e di non essersene accorto, lo aveva colpito duramente. Che fine avevano fatto i suoi poteri, il suo intuito o sesto senso? Non si era accorto assolutamente di nulla. Come era possibile? Era davvero così malridotto a causa del digiuno?
    Strinse in un pugno entrambe le mani - le stesse mani che avrebbero dovuto essere una maledizione ma allo stesso tempo la fonte di quel potere che avrebbe potuto permettergli di rendersi utile, mentre in sé sentiva crescere di nuovo quel senso di frustrazione che gli aveva stretto le viscere in una morsa fino a un attimo prima. Deglutì e alzò lo sguardo, cercando di rimanere il più calmo possibile.

    Non ce l'aveva con la persona davanti a lui, no. Egli era semplicemente arrivato nel momento sbagliato, portando con sé notizie non esattamente a lui gradite, ma pur sempre fatti.
    Tutto qui. Nicolas non aveva nulla contro di lui... perciò cercò di calmarsi, prendendo un profondo respiro e rilassando i muscoli. Abbandonò perciò la posizione di difesa, sperando che chi fosse davanti a lui non avesse intenzione di metterlo ulteriormente alla prova: non credeva che contro un Cavaliere al servizio della Dama Azzurra potesse avere possibilità di vittoria, per ora. Non in quel misero stato, almeno.

    - Scusatemi per il mio comportamento... Sir du Lac.
    Non era mia intenzione essere così irriguardoso nei vostri confronti.

    si sentì in dovere di scusarsi il giovane Araldo.
    - La notizia mi ha lasciato un po' scosso. Non... Non me lo aspettavo.
    Ha qualcosa a che fare con la prova di cui mi ha parlato Sir Belmont, per caso?

    chiese dunque, incerto.

     
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    Preda di tante -troppe- domande, la Folgore abbandona la posizione di guardia... ma sebbene il suo corpo ostenti una quieta fermezza a stento mantenuta, l’iride aurea dell’unico occhio visibile è uno specchio della tensione e dei timori che non smettono di tormentargli lo spirito

    - Scusatemi per il mio comportamento... Sir du Lac.
    Non era mia intenzione essere così irriguardoso nei vostri confronti.

    parve quasi giustificarsi il giovane
    - La notizia mi ha lasciato un po' scosso. Non... Non me lo aspettavo.
    Ha qualcosa a che fare con la prova di cui mi ha parlato Sir Belmont, per caso?


    « Lord Belmont è sempre troppo morbido con quanti aspirano a diventare reclute. »
    è la risposta pacata che lascia le labbra ben disegnate del Cavaliere
    « Per questo desideravo testarvi per conto mio, prima di ritrovarmi a condividere con voi la responsabilità per la sorte della mia Regina. »

    Con un gesto lento ed elegante della mano, l’albino solleva la mano fino al capo, e abbassa il cappuccio, rivelando così il viso giovane, i capelli d’argento e la luce fiera e severa degli occhi verdi come le acque profonde di un lago; poi, fa per voltarsi, ma il suo sguardo non abbandona il tuo.

    « Sarà meglio che vi rimettiate in sesto prima di domani. »

     
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  11. Frøzen
     
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    Nicolas non osò ribattere. Inghiottì con uno sforzo enorme quelle che per lui erano frasi che celavano un evidente... come chiamarlo? Forse, fastidio? Oppure rimprovero? Fatto stava che furono parole amare quelle che Nicolas dovette mandar giù senza potere - anzi, dovere - replicare.
    Abbassò la testa per un attimo, chiudendo gli occhi ambrati dietro le palpebre pallide e respirò due volte a pieni polmoni. Quanta amarezza, pensò. Continuava a essere deluso da se stesso, e un certo stato d'animo vicino alla depressione cominciava a farsi spazio in lui con gomitate sempre più violente. Quando rialzò lo sguardo e vide quanto persino le apparenze di Sir du Lac, davanti a lui, fossero quelle di un altero Cavaliere, strinse i pugni in una morsa quasi dolorosa. Avvertiva le scariche reagire sempre più al suo stato d'animo. Di questo passo, per calmarle, avrebbe dovuto rivolgere tutta la loro potenza su qualcosa per farle esaurire.


    Ma doveva essere forte, pensò a un tratto. Non poteva arrendersi così, alla prima difficoltà o rimprovero. Quindi deglutì tutta l'amarezza, la depressione che lo attanagliava, e sfidò con lo sguardo Lancelot, deciso a mostrargli quello che sapeva fare il giorno dopo stesso.

    - Lo farò, non temete. E vi dimostrerò di essere all'altezza del compito!
    affermò dunque con una certa risoluzione.

     
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    - Lo farò, non temete.
    E vi dimostrerò di essere all'altezza del compito!


    Di fronte alla determinazione del giovane Araldo della Folgore, l’ombra di un sorriso -per quanto freddo e cortese- inarca appena le labbra pallide e ben disegnate del Cavaliere; in qualche modo, sembra avere comunque ottenuto quel che voleva.

    « Non mi aspetterò nulla di meno, dunque. »
    replica il soldato, con cenno condiscendente del capo
    « Assisterò alla vostra prova dalle tribune con molta attenzione. »

    Così dicendo, ti rivolge un leggero inchino col capo, e infine si volta per andarsene,
    sparendo in silenzio nel dedalo di vie del mercato deserto.



    Bene, puccina, direi che la scena è conclusa :epicre: Posta pure in Valutazione e... per il proseguo ci sentiamo su MSN :grab:
     
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11 replies since 20/11/2011, 15:55   174 views
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