[EM] Contagio!

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    Una stanza lasciata vuota.
    Il grezzo pavimento polveroso, le mappe dispiegate su di un tavolo, trattati sui colpi di stato riposti nel mobile ligneo.

    Si presentava così lo studio in un cui aveva soggiornato Raem, fondatore degli Eversori. Il Capo era sempre stato un individuo particolare, che spiccava per doti incredibili.
    Prima fra tutte la sua condizione di non-morte.

    Il cadavere disseppellito e riportato in vita accoglieva due anime. C’era Raem, studioso altezzoso e cinico, e Veret, ragazzo semplice e senza troppe pretese. Insieme erano il Funambolo, colui che aveva portato alla realtà il sogno di una vita. Gli Eversori erano il suo testamento al mondo.

    Li aveva lasciati, ma non senza una missione da affidargli.

    Ora chissà dove si trovava…?

    Alcuni sostenevano che fosse stato vittima del fenomeno della Riscrittura, altri pensavano che l’Ade avesse finalmente reclamato la sua anima maledetta.
    Solo Bid’daum, Ariste, Zimmer e pochi altri conoscevano la verità.

    Il Kuthiano era lì quel giorno, in quella stanza. Si guardò intorno circospetto per assicurarsi che tutto fosse nell’ordine caotico che ricordava. Una volta rassicurato, si diresse senza indugio alla scrivania.
    Posò la sua mano dove c’era solo un pannello di legno. Un cerchio di rune brillanti circoscrisse le sue dita e un meccanismo nascosto scattò come una serratura.

    Clack.

    Un cassetto prima invisibile si manifestò sul bordo dello spesso tavolo di legno. Con un ghigno di soddisfazione, il mercenario lo aprì.
    Al suo interno trovò una lettera, che mostrava la calligrafia inconfondibile del Capo. Insieme al foglio trovò una fiala di vetro chiusa da un tappo di sughero, contenente un liquido verdognolo.

    Lesse poche righe della lettera e sorrise malignamente.
    Forse Raem aveva un’ultima sorpresa, lasciata in eredità agli Eversori.


     
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  2. Neidlos
     
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    Lo specchio.
    Che strano aggeggio.
    Non ne aveva mai abusato, prima d'ora.
    Infondo, la maggior parte del tempo la passava col volto coperto.
    Non avrebbe avuto senso specchiarsi, non vi pare?

    Eppure, in quei giorni, non faceva altro che quello.
    Infondo, nonostante tutti gli inconvenienti, il Chirurgo aveva svolto un ottimo lavoro.
    Aveva centrato in pieno quelle che erano state le richieste di Klaus, il quale ne rimase soddisfatto.
    Molto.

    Parlava da solo, dinanzi allo specchio, chiedendosi se fosse stato il caso di presentarsi alla riunione degli Eversori con, o senza maschera.
    L'avrebbe messa, infondo ci era anche un pò affezionato.
    Ma questa volta, l'avrebbe tolta senza problemi, semmai glielo avessero chiesto.

    Ma sì, comunque, doveva vedersi con gli altri membri degli Eversori.
    Non sapeva il perchè ma, sinceramente, non gliene importava poi tanto.
    In quei giorni, era decisamente di buon umore.

    Ma sarebbe bastato un niente, per farglielo perdere.
    Questo era poco ma sicuro.

     
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    A passo tranquillo, il samurai si stava dirigendo nel luogo prefissato per l'incontro dei membri dell'organizzazione. Le alte gerarchie degli eversori gli avevano spedito una lettera, dove era richiesta la sua presenza. Non sapeva il motivo di tale convocazione, ma di certo se voleva scoprirlo era meglio dirigersi nel punto indicato dalla lettera. Non che gli andasse a genio essere il cane al guinzaglio di qualcun altro, dovendo sottostare a gli ordini di chi sa chi. Ma quell'organizzazione poteva offrirgli delle opportunità lavorative importanti, e di conseguenza avere uno scopo. I suoi ricordi tornarono a quando era un membro dello squadrone rosso - per similitudini si assomigliavano - facendo parte di un gruppo che effettuava lavori rischiosi nell'ombra : sembrava che fosse tornato al passato di una vita ormai dimenticata nella polvere. Ma ovviamente l'uomo che adesso rappresentava il samurai, era ben diverso da quello che un tempo combatteva solo per degli ideali talmente utopici da risultare vaneggiamenti di un folle sognatore. Dover nuovamente sottostare agli ordini un po' lo infastidiva, non aveva mai amato l'opzione di dipendere da qualcun altro, tramite le scelte di terzi, essendo lui un essere riottoso alle regole, che viveva solo per raggiungere i suoi scopi. Anche se vi era stata una persona che aveva ammirato e rispettato al pari di un padre, essendo orgoglioso di stare sotto il suo comando. Ma quella era un altra storia, in un altro tempo, e sopratutto in un altro mondo. Ora vi era solo un guerriero errante che cercava di trovare uno scopo di vita, vivendo in un mondo popolato da squali. Degli squali dai denti aguzzi, che attendono solo un tuo passo falso per masticarti, ridurti in poltiglia e poi sputarti. Inoltre ciò che lo spingeva quel giorno a dirigersi nel punto sopracitato dal foglio cartaceo, era la curiosità di vedere le facce di questi gerarca che avevano dato vita a questa organizzazione, capirne bene lo scopo di tutto ciò, se vi erano ideali, e perchè mai vi fosse tutta questa segretezza, anche se già un minimo aveva intuito l'ideologia. Quel giorno non era spinto ne da gratitudine verso Aristoteles che era arrivato in soccorso del Samurai e della ragazza, ne da i nobili o meschini ideali degli eversori. L'unico motivo che lo spingeva era la possibilità di guardarli in faccia, e capire se in lui la scintilla del guerriero si sarebbe accesa nuovamente. Non avrebbe combattuto ne per ideali, ne per soldi - No - Avrebbe messo in caso a servizio le sue spade per un semplice motivo : la necessità di confrontarsi, perchè un guerriero che combatte senza uno scopo, e come un uccello in gabbia che svolazza, rendendo inutile il dono del volo.

     
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    Νίκη

    nikefx Ero finalmente tranquilla, oramai gli avvenimenti nelle cave erano storia vecchia, ringraziavo sia Musashi sia Aristotelis, il primo era un ragazzo che mi aveva aiutato nei cunicoli, il secondo, anche esso mi aveva aiutato, ed inoltre mi aveva anche fatto entrare nella gilda degli Eversori. E questo era il mio primo incontro con altri pezzi grossi della gilda, di cui dovevo ancora venir a conoscenza. Sapevo che questa Gilda mi avrebbe potuto fornire un grande aiuto per quanto riguarda la mia voglia di distruzione che volevo saziare da un pò di tempo. Mi ero vestita molto comoda, infatti avevo indossato una corta minigonna a fantasia scozzese ed una leggera t-shirt scura con una stampa al centro, ai miei piedi portavo un paio di stivali alti fino al ginocchio, neri come la maglietta, che però avevano un tacco non molto alto, erano molto comode e di tendenza. Non mi interessava la visione di me che avrei potuto offrire agli occhi dei miei nuovi compagni, infondo, se qualcuno si sarebbe messo contro di me se la sarebbe vista brutta, infatti, avevo molta voglia di rifarmi. I miei lunghi capelli li avevo legati con un nastro sottile, e con una treccia avevo creato una complicata acconciatura, che non mi avrebbe infastidito in caso di una "festa d'iniziazione violenta". Infondo, poteva succedere di tutto, dovevano pur testare le nostre abilità per bene. Ero appena arrivata all'ingresso della sala in cui mi attendevano, ero un pò in ritardo, ma non credo che ciò avrebbe infastidito qualcuno.

     
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    La sala adibita a quella piccola riunione era all’interno di uno degli edifici sequestrati dagli Eversori e utilizzati dai membri della gilda. Era un salone con un tavolo al centro, l’ideale per convegni e raduni.

    Bid’daum era all’interno della stanza da qualche minuto e stava aspettando i diretti interessati. Li aveva convocati per fare il punto della situazione, poiché molto presto sarebbero state inaugurate delle squadre operative e il Kuthiano era stato collocato nell’unità incursione.
    Il ritrovamento della fiala era stato un piacevole imprevisto: i suoi colleghi potevano ritenersi fortunati.

    Così si trovava lì, in rispettoso e arrogante silenzio, seduto a capotavola. Davanti a lui c’era una scatola chiusa, su cui ogni tanto posava lo sguardo.
    Dopo poco arrivarono tutti. Entrò Klaus, seguito da Musashi e Nike.
    Rimase seduto e si concesse un momento per guardarli.
    I suoi occhi riuscivano a vedere oltre alle apparenze dei tre individui. Le sue iridi riuscivano a cogliere gli spiriti che popolavano la terra, e vedeva nitidamente le anime che abitavano gli altri Eversori.

    Schneider indossava ancora quella vistosa maschera, ma aveva qualcosa di diverso.
    Aveva decisamente cambiato i lineamenti.
    Cos’era successo? Gli era parso di sentire qualche notizia a riguardo da Ariste, ma non aveva approfondito.

    Spostò lo sguardo sul samurai. Sembrava abbastanza risoluto, ma quanto valore nascondeva realmente sotto la scorza?

    Infine c’era Nike, una ragazza. Vestita molto succinta, tra l’altro.

    Bid’daum si lasciò scappare un sorrisetto e li accolse con il suo tipico tono di voce indecifrabile, a metà strada fra l’irrispettoso e il compiaciuto.

    Benvenuti, sedetevi pure!

    Indicò le seggiole disposte intorno al tavolo.

    Per chi non mi conoscesse, mi chiamo Bid’daum.

    Il nome dell’Eversore risuonò come un tonfo sordo, quasi un’eco di morte. Era come se tutte le anime dell’inferno ululassero nel sentir pronunciato quella parola.

    Siete stati convocati perché lavoreremo insieme in un futuro non troppo lontano, ed in previsione di questo vorrei dialogare un po’ con voi.
    Inoltre volevo saggiare le vostre aspettative. Voi che cosa vi aspettate dagli Eversori? Soldi, fama, vendetta?


    Tamburellò con le dita sulla scatola posta davanti a lui. Avrebbe fatto crescere la curiosità degli altri riguardo al contenuto, ma non era ancora giunto il momento di aprire quel Vaso di Pandora.


     
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    Arrivato nella sala, il samurai potè notare la presenza di Nike. La ragazza che aveva soccorso, quel giorno aveva deciso di accettare anch'egli la convocazione. Nella sala trovò un personaggio al quanto bizzarro ad attendere i nuovi giunti. Era una figura umanoide, ma quello che lo contraddistingueva nella sua bizzarria, era un corno che fuoriusciva lateralmente dalla sua fronte. Mentre l'altro tipo non sapeva chi fosse, ma per essere stato convocato, doveva avere una qualche utilità. Comunque... dei presenti al samurai poco importava, ciò che voleva capire era il motivo di tale riunione. Così, una volta che il tizio dopo essersi presentato, disse loro di sedersi, il samurai ascoltò con attenzione ciò che aveva da dire. Sicuramente doveva essere una delle figure più alte a livello gerarchico, per essersi disturbato di spedire le lettere e organizzare quella sorta di meeting : ascoltare le sue parole poteva fargli capire cosa avevano in mente, e soprattutto che utilità poteva avere il samurai in quella branca di mercenari. In silenzio ascoltò attentamente tutto il monologo dell'eversore, che spiegò innanzitutto il fatto che si sarebbe lavorato in gruppo e non singolarmente, e che avrebbe voluto interloquire un po' con i presenti per conoscerli meglio e capire le loro aspettative e cosa spingeva la loro voglia di abbracciare il progetto di questa gilda. Senza tergiversare, dopo essersi schiarito la voce, Musashi decise di essere il primo a intervenire e dare la sua personale motivazione.

    Bid'daum è il tuo nome giusto? Disse con una domanda di circostanza. Ti parlerò chiaro... ho deciso di dare il mio assenso ad Aristoteles solo perchè cerco uno scopo per continuare a combattere. Ciò che mi spinge a sposare questa causa, se così si può chiamare... è la semplice necessità di trovare una motivazione perchè un samurai possa ancora chiamarsi tale in questo strano e caotico mondo. Non cerco ne soldi, ne fama ne soprattutto vendetta, dato che nel mondo da cui provengo sono stato privato di ciò venendo sbalzato in questo caos. E soprattutto non sono qui per farmi nuovi amici, ma solo perchè mi sia data una causa per cui brandire nuovamente le mie Katane.
     
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  7. Neidlos
     
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    Le riunioni.
    Quando faceva ancora parte dell'Organizzazione di Libria, le sopportava senza problemi.
    Vi partecipava, senza battere ciglio.
    D'altronde, come potevano non andargli a genio?
    Le emozioni, tutte le emozioni, come il disgusto, a quei tempi, non gravitavano di certo nella sua orbita.

    Presenziò a quell'incontro, senza seccarsi più di tanto, in realtà.
    Infondo, doveva pur iniziare a fare un pò di conoscenza degli altri membri degli Eversori.

    Entrò nel salone, adibito a mò di aula da conferenza.
    Una tavola rotonda in pieno stile.
    Non potè fare a meno di notare Bid'daum, il Corno, che non molto tempo prima aveva incontrato nel Pentauron, in quel del Bloodrunner.
    Era seduto a capotavola, in tutto il suo splendore.
    Tamburellava freneticamente con le dita su di una scatola.
    Chiusa.
    Come se volesse attirare l'attenzione dei tre su di essa.

    Ah sì, già, ne erano tre.
    Oltre al Malkavian, altre due figure avevano fatto il loro ingresso.
    Un samurai ed un ragazza.
    Un gran pezzo di gnocca, per giunta.
    Probabilmente anche loro, come lui, erano stati arruolati tra le fila della Gilda.
    Li avrebbe conosciuti meglio, prima o poi.

    Quello che più premeva, in quel momento, erano le parole del Corno.
    Aspettative.
    Quelle del samurai nemmeno le stette a sentire, si fermò al fatto che cercava uno scopo per combattere.
    Sembrava uno dei personaggi di quei film animati che i bambini, su Libria, guardavano, prima di divenire troppo grandi ed inibire le emozioni.

    Volevano davvero sapere quali fossero le motivazioni del Sicario?
    A lui sembrava di averle già spiegate nel Bloodrunner.
    A lui sembrava che trasudassero dal suo stesso corpo.
    No, forse no. Ma poco importava, lo avrebbe fatto.
    In quel preciso momento.

    « Tutto. »
    Si interruppe, per iniziare a camminare verso Bid'daum, sedendosi al suo fianco, su di una delle tante sedie libere.
    « Soldi, fama, potere, vendetta. Io non escludo niente. »
    Un'altra pausa, questa volta per dare un peso molto più pregnante alle sue parole...« ...quello che io mi aspetto da voi è lo stesso che voi vi aspettate da me...il meglio! »
    Il meglio del meglio.

     
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    Νίκη

    nikefx Spalancai la porta trovando già alcune persone all'interno ad aspettarmi. Tra queste persone notai il Samurai Musashi, la persona che mi aveva aiutato nel momento di difficoltà nelle cave, ma tra queste persone non notavo Aristoteles, colui che consideravo il mio vero salvatore in quella situazione così pericolosa, non avrei potuto spostarmi oltre senza di lui anche perché oramai ero svenuta. Un altro uomo era un tizio con il volto coperto da una maschera, cosa nascondeva quell'uomo mi attirava ma non avrei mai voluto venirne a conoscenza di mia spontanea volontà. L'ultima persona era un altro uomo, con lunghi capelli rossastri ed una lunga corna che gli spuntava sotto il ciuffo che gli ricadeva su gran parte della fronte. Quest'ultima persona era, a quanto pareva, un pezzo grosso uno dei piani alti in cui volevo anche io insediarmi per ottenere più potere mi era possibile. L'uomo che aveva dinanzi a lui una scatola, su cui spesso gettava uno sguardo fugace, l'uomo ci invitò a sedere ed io, scelsi il posto che si trovava direttamente difronte a lui. Dal mio posto, era possibile vedere perfettamente il viso dell'uomo e tutta l'elegante sala. Cominciò a fare il suo discorso leggermente accorato e dopo che tutti gli altri presenti avevano risposto alla domanda toccava solo a me rispondere. Così sposto un paio di ciocche dal mio bellissimo viso e comincio a parlare.

    Salve a tutti, io sono Nike, io come il Mascherato qui con noi voglio tutto, tutto ciò che posso, e devo ottenere. Io devo diventare la donna più potente, una dominatrice insaziabile di poteri e onori. Il mio obbiettivo è il dominio, e mi sono unito a voi grazie ad Aristoteles che mi ha salvato, come è avvenuto anche a Musashi che è qui presente. Ho accettato per riconoscenza a lui, ma poi mi sono trovata a pensare che aiutare voi nei vostri scopi avrebbe potuto aiutare me nei miei, quindi eccomi qui tra di voi.

    Conclusi guardando l'espressione degli uomini che si trovavano nella stanza con me aspettando, come le altre due reclute una risposta dell'uomo che mi sedeva difronte.


     
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    Kuthian

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    Grandi dichiarazioni, senza dubbio. I suoi colleghi puntavano alto, non sembravano dei rammolliti (almeno a parole).
    Anche la ragazza mostrava grinta, negando implicitamente le debolezze della femminilità.
    Il Kuthiano fece un cenno di sorpresa e iniziò a parlare.

    Ma bene, vedo che siete molto ambiziosi!
    Mi chiedo se sapete cavarvela anche nei fatti oltre che con le parole...


    Un attimo di sospensione per sottolineare il dubbio di fondo che Bid’daum nutriva per le nuove reclute. Doveva prima vedere di cosa erano realmente capaci, altrimenti quello che rimaneva era solo un mucchio di chiacchiere a cui affidarsi. Lui non era certo il tipo da prender per vera ogni cosa che gli era detta.

    …comunque questo si vedrà sul campo, non è questo il momento né il luogo per saggiare le vostre capacità.
    Oggi volevo parlarvi di una scoperta che ho fatto recentemente.


    Il tono esplicativo era neutro, privo di emozioni.

    Il nostro Capo, attualmente fuori sede, ci ha lasciato una sua scoperta.

    Accompagnando queste parole il Castigo aprì la scatola. Al suo interno era foderata e conteneva delle boccettine di vetro molto piccole e tutte uguali.

    Lui ha creato una versione modificata del virus di una pestilenza. Queste boccettine contengono questo virus. La lettera che mi ha lasciato comunica che il virus è innocuo in questo momento. Se entra in contatto con la pelle, diviene semplicemente un ospite dell’organismo senza intaccarlo. Rimane dormiente e inattivo.

    Prese una delle boccettine e la poggiò sul suo palmo destro, ben in mostra.

    Ma quando questo virus riceve l’energia magica del portatore, esso si attiva e diviene capace di infettare altri individui. Il portatore è completamente al sicuro.

    Poggiò l’altra mano sul bordo della scatola e la spinse con noncuranza al centro della tavola. Ora le numerose boccettine erano equidistanti dagli Eversori radunati.

    La malattia modificata è istantanea e si trasmette con il tocco. I suoi effetti sono simili alla peste, solo in versione accelerata. È inutile dirvi quanto questa sostanza possa incrementare la vostra capacità offensiva in un combattimento. Immaginate di poter infettare gli altri sfiorandoli leggermente: avreste il potere di ferire silenziosamente un qualunque nemico.

    Posò lo sguardo su tutti loro, poi guardando la scatola aperta al centro del tavolo.

    Vi sto offrendo una grande risorsa, liberi di decidere come preferite…

    Un impulso nervoso si trasmise alla mano destra dell’Eversore. Le dita si chiusero come artigli intorno alla boccettina vitrea. La forza della stretta frantumò il contenitore, facendo entrare in contatto la pelle del Kuthiano con il liquido virale.

    …io ho già fatto la mia scelta.

    Un bivio si pose davanti alle giovani reclute: accettare o no?


     
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    I discorsi che fecero sia Nike, che il tizio mascherato, erano molto comuni nel mondo da cui proveniva. Aveva visto molte persone rovinarsi per la bramosia di potere, portando al totale annullamento dell'individuo, diventando persone talmente meschine da calpestare ogni principio. Per lui era diverso, gli interessi materiali erano solo tramiti per ottenere qualcosa, non vedeva in ciò una qualche utilità da un punto di vista personale, dato che lo trovava inutile per il suo stile di vita. Ma ovviamente ognuno aveva le sue motivazioni : chi come lui per la battaglia, chi come loro per un obiettivo qualunquista e mediocre. Di certo lui non sarebbe stato il moralizzatore che puntava il dito contro, facendo presente che le loro motivazioni era squallide e non portavano alla fine a niente di buono. Fatti loro, sapeva solo che lui combatteva per il confronto, e per diventare il guerriero più forte che avesse mai calcato questi territori. Solo questo gli importava. Poter sentire nuovamente l'adrenalina della battaglia, poter far si che quell'impulso nervoso di sguainare le sue spade, fosse nuovamente vivo dentro di lui; così da fronteggiarsi con avversari degni di nota, e stare a un passo da quel confine, tra la vita e la morte - che solo un duello all'ultimo sangue ti può offrire. Si... era questo il suo obiettivo, combattere per sentirsi nuovamente vivo, respirare l'aria di tensione che solo uno scontro ti può far percepire - fissando il tuo avversario in un gioco di sguardi, che poi si muta in un gesto semplice di pura violenza, attentando alle vite di entrambi, sapendo solo che chi è il più rapido, e soprattutto con i nervi più saldi, può vincere il confronto. Per tutto ciò lui aveva accettato di presentarsi quel giorno, ma ovviamente bisognava sentire ciò che aveva da dire quell'individuo tanto strano nel suo aspetto, quanto sicuro nelle sue parole. Un accenno di sorriso si palesò sul volto di Musashi, domandando loro se fossero capaci nel combattere, come nell'abilità oratoria. Ciò divertiva il samurai, che come un padrone accarezza il suo fedele cane, lui faceva lo stesso con le sue fedeli Katane, come a voler trasmettere un gesto di sfida per far intendere che lui era sempre pronto a un confronto, e non si sarebbe tirato certamente in dietro. Ovviamente quella era solo una domanda retorica, forse voleva solo testare la psiche dei tre, per capire quanto fossero predisposti alla battaglia, anche solo nel semplice dibattito su quest'ultimo argomento. Ma ovviamente il suo era solo un prologo a ciò che realmente era il vero argomento della giornata, e non tardò ad entrare nell'introduzione di quest'ultimo, aprendo la scatola che aveva tra le mani, così da suscitare maggiore interesse dei tre su quell'oggetto che a prima vista non suscitava ainteresse : almeno per il Samurai. Mentre apriva la scatola, il gesto veniva accompagnato dalle parole dell'eversore, che senza giri di parole, spiegò che al suo interno vi erano delle fiale. Voi vi chiederete e allora? Be queste fiale contenevano una sostanza sintetizzata, estratta da un virus che Musashi conosceva molto bene, in quanto tale malattia lo aveva privato del calore dei suoi reali genitori. Anzi si chiedeva com'era possibile che anche in questo mondo esistesse questa malattia; ma poi pensò che tutto era possibile su questomndo dove la fantasia era più veritiera della storica realtà, e che anche una similitudine poteva esistere. Comunque continuando... questo surrogato era solo un tramite, un tramite per un potere che poteva dare vantaggi in combattimento non da poco conto. Inoltre il fatto che si trasmettesse col tocco, poteva in qualche modo assicurare a Musashi una possibilità di di vittoria garantita, anche nel caso in cui - molto raro, ma possibile – potesse essere disarmato. Potendo così combattere anche a mani nude, trasmettendo la pestilenza e di conseguenza capovolgere anche situazioni scabrose. Di certo poteva essere un tramite non lecito, non onorevole, ma alla fine lui combatteva per vincere, e si sa che ogni mezzo in battaglia è lecito. Fiss per un attimo quelle fiale che ora stavano sparse sul tavolo, decidendo cosa fare, se accettare, o affidarsi alle sue spade. Poi il suo pensiero tornò per qualche istante al passato, a quando incapace, non potè aiutare i suoi compagni, e il suo capitano : Lasciandoli nelle mani degli aguzzini del governo, e vedendo lui come il codardo che era scappato per continuare a vivere. Il suo sguardo da pensieroso divenne deciso, e senza pensarci ancora ulteriormente, afferrò una delle fiale rimaste sul tavolo. Fissando Bid'daun negli occhi, strinse anche lui la fiala che aveva nella mano, rompendola, e di conseguenza dando la possibilità al liquido al suo interno di inondare la sua epidermide. Per poi pronunciarsi positivamente anche lui.

    Accetto!

     
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    Νίκη

    nikefx Dopo un breve discorso di circostanza l'Unicorno che mi sedeva difronte finalmente rivelò gli oggetti che si nascondevano nella scatola e la storia di quelle boccette. Erano un "regalo" da parte del fondatore degli eversori, che ora si trovava fuori sede, quelle parole mi fecero riflettere molto, cosa poteva significare, e per di più era un allontanamento volontario od involontario? Però non feci molto caso al quelle domande che mi ronzavano nella testa, infatti, anche io avevo i miei segreti da nascondere, come un pò tutti in questo mondo, sia che venivano da fuori sia, come me, che ci vivevano sin da piccoli. Dopo il discorso sul contenuto della boccetta, un potente virus, non letale per l'utilizzatore, che avrebbe consentito di aumentare i danni inflitti dai miei colpi. Poteva rivelarsi molto utile soprattutto nelle missioni in cui bisognava agire di soppiatto ed in incognito. Così, Musashi prese la prima boccetta ricolma di liquido e dopo poco pronunciò la parola Accetto, dopo aver rotto la boccetta ripiena di liquido denso. La scelta ora era solo destinata a me ed al mascherato, così agguanto un'ampolla dalla scatola, che ne era ricolma, e fissandola porgo una domanda all'Eversore che per primo aveva rotto la sua ampolla.

    Scusi, signor Bid'daum, vorrei sapere se questa malattia si potrebbe estendere anche alle mie dolci evocazioni per renderle più letali e distruttive. Comunque io accetto.

    Così, pronunciando quelle parole stringo la boccetta tra le mie mani e riesco a romperla con estrema facilità, in quel momento il liquido mi stava bagnando le mani, ed io già pensavo all'enorme potere cjhe questa malattia mi avrebbe donato.

     
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  12. Neidlos
     
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    Un dono?
    O una maledizione?
    A volte, il confine tra queste due cose, sembra più breve di quanto si possa pensare.

    E quello che Bid'daum stava offrendo loro, cosa sarebbe stato.
    Un dono?
    O una maledizione?

    Il Malkavian aveva esperienza circa i virus geneticamente modificati.
    Ricordava ancora l'inferno che aveva passato la prima settimana, dopo essere stato sottoposto agli esperimenti con l'Hydrargyros.
    Non lo avrebbe augurato a nessuno.
    Nemmeno al suo peggior nemico.
    O forse sì.
    Ma questo non aveva importanza.

    Quello che era importante, era sapere se quel virus contenuto nelle fiale distribuite dal Corno fosse compatibile con quelle dell'agente mutogeno che stagnava dentro di lui.
    Se avesse assunto quella sostanza, cosa sarebbe successo?
    Avrebbe avuto ancora più motere?
    O lo avrebbe ammazzato?

    « Ho una domanda: se questo virus entra in un organismo in cui è già presente un genoma mutogeno, quali saranno le conseguenze? Rischio la vita? »

    Gli altri due avevano accettato subito, senza porsi nessun problema.
    Gente con le palle.
    O, più semplicemente, molto incoscienti.
    Lui voleva sapere, prima.
    Quello che voleva era il potere.
    Ma non a costo della vita.
    Se fosse stato quello, il prezzo da pagare, avrebbe trovato un'altra via per ottenerlo.
    Una via molto più economica.

     
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    Uno dopo l’altro seguirono il suo esempio.
    La ragazza chiese se il morbo poteva essere applicato alle evocazioni magiche. Il Castigo rispose immediatamente.

    Ti basterà toccare le tue evocazioni per infettare anche loro e usarli come tramite per il virus.

    Solo Klaus era pensieroso.

    Espresse i suoi dubbi sulla natura della malattia.
    Chiedendo questo, il mercenario aveva implicitamente affermato di essere mutato a livello genetico. Il Kuthiano non si lasciò scappare questa informazione, e la memorizzò con cura. Chissà quali mutazioni nascondeva?
    Mise da parte questi pensieri e rispose.

    La caratteristica di questo virus è che rimane quiescente nell’ospite senza intaccarlo. Siete dei semplici mezzi di trasporto per questo morbo, e vi basterà consumare una quantità di energia modesta per attivarlo. Il Capo, che ha sintetizzato questo virus, mi ha detto che è sicuro per qualuque razza.
    Ma se hai ancora dei dubbi, puoi anche tirarti indietro…


    Rivolse uno sguardo scaltro, quasi di sfida.

    Qualunque fosse stata la decisione del Mascherato, Bid’daum decise che non c’era motivo per trattenere ancora i suoi colleghi.
    Si alzò dalla sedia, afferrò la scatola contenente le restanti boccette e la chiuse.

    Si congedò dagli altri con queste parole.

    Bene, quello che volevo dirvi ve l’ho detto. Questa la prendo io, nel caso altri Eversori vogliano ottenere il virus, in futuro.
    Alla prossima, colleghi.


    Ridacchiò sommessamente ed uscì dalla sala.
    Nella sua mano ribolliva un nuovo potere.


     
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  14. Neidlos
     
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    Perfetto.
    Fu tutto perfetto.
    Il Corno gli disse tutto quello che aveva bisogno di sapere.

    Nessun rischio, nessun effetto collaterale.
    Nessuna possibilità di collisione con l'Hydrargyros.
    « Se così stanno le cose, accetto anche io.»
    Non avrebbe esitato, questa volta, il Malkavian.

    Afferrò la boccetta, frantumandola al tocco.
    Il plasma verdognolo andò a contaminare i pori della sua pelle, insidiandosi sotto di essa e corrompendo il suo organismo.
    Un'altra temibile maledizione faceva ora parte del Sicario.
    No.
    Un altro dono.

     
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  15. °PaNdEmOnIuM°
     
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    Non sentì particolari cambiamenti nel suo corpo.
    Tutto sembrava identico a prima, non notando alcun sintomo.
    Chi sa se quella che gli aveva detto era la pura verità, o solo una prova di coraggio.
    Uno di quei test psicologici che si fanno ai soldati, per testare l'affidabilità degli effettivi, così da capire se realmente fossero dei validi soldati.

    Il liquido – rapido - venne assorbito dalla sua pelle, in una maniera quasi innaturale, inducendolo a credere a quella storia.
    Ma si sa che la verità non sempre e ciò che ci viene raccontato, ma ciò che accade durante gli eventi.
    Così il mercenario, decise di non porre altre domande al mono corno, ma avrebbe aspettato la prima occasione valida per testare il patogeno, e notare effettivamente se il suo tocco poteva risultare davvero così minaccioso, come descritto dalle parole dell'eversore.
    Una cosa era certa, quel tipo non era uno che si perdeva in giri di parole, ma che diceva senza tergiversare ciò a cui mirava, dando la possibilità di scegliere, e di conseguenza non porre obblighi o ultimatum.
    L'impressione che gli dava era più quella di una persona che voleva acquistare la fiducia dei presenti, mettendoli al pari di compagni : Che sottoposti, che avevano solo un opzione, facendogli pesare il loro grado di inferiorità.

    Se doveva affidarsi a un punto di riferimento all'interno dell'organizzazione, quell'elemento poteva essere una valida scelta.
    Ma questo non significava che si fidasse o che il suo rispetto nei suoi confronti era granitico; No, semplicemente era una persona che gli poteva stare a genio, e di conseguenza accettare le sue decisione, dato che i suoi occhi sembravano non mentire, ma trasparire la sincerità, oltre i suoi sofisticati discorsi.
    Alzandosi in piedi, dopo il congedo di Bid'daun, il samurai cominciò a incamminarsi verso l'uscita, ma prima di congedarsi definitivamente, rivolse la parola a quest'ultimo.

    I tuoi occhi sembrano non mentire, confermando la veridicità delle tue parole.
    Vedremo alla prima occasione, se questo patogeno è effettivamente reale, o semplicemente... ci hai voluto rendere partecipi di un test psicologico.
    Ora vi saluto, mi sono trattenuto anche troppo.

     
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