[LAM] Ghiaccio rosso.

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    Etlerth: Eterna Distesa di Ghiaccio.
    Presidio del Nord, Endlos.

    Una tormenta infuriava per le distese ghiacciate dell'Etlerth, investendo tutto ciò che intralciava il suo cammino. Anche una fanciulla correva controvento, eppure sembrava l'unica cosa di quelle dimensioni a non essere spazzata via da quelle correnti fredde e pungenti. Avanti a lei, qualcosa di immensamente più grande e decisamente più spaventoso: chimera la chiamavano, ma per la Dama del Vento quello poteva soltanto essere un brutto scherzo della natura. Una testa scura di capra dai brillanti occhi ambra e lunghe e pericolose corna che spuntavano dal cranio oblungo, una testa di leone senza criniera dagli occhi verdi, una di drago squamosa e dagli occhi di pece, il mostro era alto circa due metri e lungo più di tre. La chimera in questione li aveva colti di sorpresa durante un ordinario allenamento fra lei ed il giovane Ryusang, prendendoli di sorpresa dopo essere scesa in picchiata dal cielo, improvvisamente. Si diceva di questo bizzarro predatore che il vortice di zanne ed artigli da lui stesso creato era in grado di sconfiggere anche il più forte degli avversari, eppure Drusilia non sembrava avergli dato particolarmente peso; sapeva che Ryusang era perfettamente in grado di sconfiggere anche una bestia simile, e proprio per tale ragione gli aveva perfino proposto di farlo senza usare la magia. Per quanto fosse capace, infatti, il biondino spesso e volentieri si aiutava con correnti d'aria e vento durante i combattimenti, ed il Gran Maestro credeva che un pò di sano allenamento senza quel "supporto" avrebbe sicuramente sortito il suo buon effetto. Peccato però che, a combattimento quasi concluso, il biondino si fosse "distratto" per poi finire fra i suoi artigli, in cielo come una piccola preda e privato del suo grifone, rimasto a terra o quasi con la Dama.

    -Ryusang, santo cielo!
    Concentrati!


    Gli urlava Drusilia dal basso senza tuttavia intervenire.

    -Focalizza il nemico, focalizzalo!

     
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    La tormenta ruggiva e infuriava attorno a loro, frustando nel vento la chioma castana del Gran Maestro senza tuttavia minimamente intaccare la zazzera scomposta dei suoi capelli biondi... e tutto grazie al fatto che quella mattina avesse messo un gel in grado di sfidare le leggi fisiche.

    Un piccolo vantaggio che non compensava certo il resto della situazione, dato che il bestione (grande, grosso, brutto e peloso) che stava gonfiando di botte aveva deciso di tagliare la corda trascinandolo con sé per una gamba, e che quindi lui se ne stava ora -suo malgrado- sospeso per aria e a testa in giù, sballottato con lo stesso grado di delicatezza che si riserverebbe ad un sacco di patate. Anzi, no: le patate venivano solitamente trattate meglio;
    di loro, a qualche massaia importava sempre di evitargli ammaccature.

    -Ryusang, santo cielo! Concentrati!

    La voce della donna gli giunse ovattata nel turbinio della tempesta, nonostante -il Nibbio lo vedeva- quella stesse urlando a squarciagola; il giovanotto si limitò a scoccarle un’occhiata perplessa, finché l’ennesima raffica non lo costrinse a chiudere le palpebre: la faceva facile lei!
    “Niente magia”, gli aveva detto non appena la creatura era saltata fuori in cerca di guai, e questo cambiava un bel po’ di cose: dei dieci modi di saccagnarlo che gli erano venuti in mente fino a quel momento, aveva dovuto depennare parecchi...

    C’era però da dire che per essere la preda rapita da una bestia divora-uomini, il ragazzo fosse innaturalmente calmo: con la Tsubasa in pugno e schiaffeggiato dalle raffiche gelide che non facevano altro che sputargli neve negli occhi, se ne stava a testa in giù e sospeso nel nulla, grattandosi pensosamente il mento... credendo persino che il sangue al cervello lo avrebbe aiutato a
    pensare mentre la figura di Drusilia diveniva sempre più piccola e distante sotto di lui.

    -Focalizza il nemico, focalizzalo!

    Chissà se un’esplosione d’aura rischiava di infrangere il tabù del “niente magia”?
    Boh... e intanto cominciava a fargli male la testa, e loro continuavano a salire...
    e a salire...
    e a salire...

     
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    Erano trascorsi due giorni da quando mi incamminai nella bufera di quelle lande desolate. Gelo e raffiche di neve non rappresentavano un peso per il mio corpo, non più dell'armatura e delle mie stesse armi. Non più del peso della coscienza, dell'essermi lasciato sfuggire da sotto le mani Mateus, imperatore di Palamesia.

    Due giorni...

    Guy, Maria e Leon... la mia lama non riuscì ad esser più forte del fato, eppure destino volle che il nostro mondo poté ritenersi ugualmente salvo, finalmente libero. Ad altri fu destinata quella guerra, altrove i miei occhi riabbracciarono la luce del sole, e la consapevolezza di dover proseguire ancora una volta con quel conflitto.
    Era con me, lui? Non ne avevo alcuna certezza... ma proprio per questo non potevo ancora desistere.

    rosez

    Sentii delle voci, delle urla umane, femminili: le prime finalmente da quando mossi piede in quelle terre sconosciute. La furia della tormenta mi impediva di visualizzarne chiaramente la fonte, ma vidi in lontananza la sagoma di un animale, una bestia alata, stringere con se nella presa degli artigli una sua preda, forse una persona.
    Non vi fu un pensiero: scattai come un fulmine in direzione della voce, e solo quando fui sufficientemente vicino mi resi conto della presenza di una seconda persona, una donna, probabilmente l'origine del suono precedentemente udito. Inseguiva da terra il ragazzo, il che non rapresentava assolutamente niente di buono: non erano terre amiche, quelle che calpestavano in quel momento, ma forse loro, viaggiatori sventurati, questo ancora non lo sapevano.
    Accellerai il passo, e vidi un altro animale alato tagliare l'aria al fianco della donna; non sapevo se anche quello fosse un lor predatore, ma avevo ben poche scelte per intervenire prima che fosse troppo tardi: le gambe si piegarono, ed in un agile balzo il mio corpo cadde non troppo leggero sulle spalle della bestia. Avvolsi il suo collo con il braccio, senza darle tempo di dimenarsi ed attaccarmi, invertendo con improvvisa ma decisa forza e vigore la sua rotta, impennandola in alto verso l'altra creatura.


    firiondissidiacgrender

    La mano scattò alla schiena, il mantello si alzò al vento, e la presa si strinse forte sul mio arco.
    Rilasciai il collo del pennuto, ed in un attimo mi distaccai ancora una volta dal suo essere; il braccio teso in avanti, il corpo libero da ogni impedimento... le armi vibrarono, ed intrise ed animate dalla magia del mio legame brillarono e si levarono in aria, magnifiche e letali nella loro forma.
    I due pugnali, l'ascia, la morning star, la spada ed infine la lancia: una ad una si disposero ordinate come frecce nel mio arco. Non vi fu bisogno di tendere alcuna corda: bastò un mio solo semplicissimo ordine, e fatali si scagliarono in difesa del ragazzino, accanendosi simultaneamente contro il corpo martoriato di quella povera bestia alata, trafiggendola ed abbattendola senza sfiorar neanche con il vento la pelle di quel giovane biondino.
    La sua caduta sarebbe stata morbida, se la creatura alata da me cavalcata avesse seguito la traiettoria che gli avevo imposto, accogliendolo fra le sue piume prima che si scontrasse contro il gelo della neve sottostante.
    Io sarei atterrato un istante dopo di lui, al cospetto della donna dai capelli castani.

    « State bene? »

    Mi sarei sincerato delle loro condizioni riponendo l'arco sulla schiena, un istante prima che tutte le mie armi ritornassero autonomamente attirate al mio corpo, ognuna nella propria fodera dalla quale era stata estratta.

    Maestro d'arme
    Il giovane Firion non è un guerriero che, per tutta la sua vita, ha trascorso tempo ad allenarsi fino a raggiungere un ottimo livello ed una perfetta padronanza del proprio corpo e delle proprie armi. No, lui è un genio delle armi, un talento innato dal futuro così roseo e le doti spiccate da lasciar senza parole coloro che si ritrovano a guardarlo con una qualsiasi arma in mano. Sia essa una spada, un bastone, una trave di legno, un giocattolo per bambini o la più esotica delle armi da lancio, lui saprà usarla in ogni caso, con entrambe le mani, anche contemporaneamente. Inutile da dire, lui è unico nel suo genere.

    Filo incantato
    Ciascun'arma di Firion è legata al proprio padrone da un filo magico invisibile ed impossibile da spezzare in grado di richiamarle a sé qualora gli venissero sottratte o fossero da lui stesse lanciate.

    Fervid Blazer
    Cosa differenzia il bravo combattente dal genio? L'inventiva, la capacità di osare. Ed infondo è esattamente quello che fa Firion; impugnato il suo arco lungo, il giovane combattente lancerà tutte le proprie armi come se fossero frecce. Ovviamente, questi tiri "insoliti" avverranno in contemporanea, giungendo quindi nel medesimo istante (o quasi) sull'avversario.
    Consumo: Critico
     
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    Esistono poche persone a Nord con abbastanza cuore da portare soccorso a due giovani stranieri alle prese con una chimera dalle tre teste, ed ancor di meno in grado di atterrarla in un sol colpo, compiendo salti prodigiosi, riuscendo perfino a cavalcare un enorme grifone ed usarlo poi come "cuscino" per il povero malcapitato in aria, ritrovatosi improvvisamente a precipitare per la dipartita della bestia. Un eroe, un salvatore! Alle parole che poi ne seguirono qualunque madre, quale era infondo Drusilia, sarebbe corsa verso di lui cingendolo in un abbraccio e baciandolo perchè eroe grandissimo, unico e solo salvatore del proprio bambino. Ma Drusilia non era una madre qualunque, e suo figlio Ryusang si era appena bruciato un'intera lezione di combattimento. E non uno qualunque, eh! Quello che, in molti, dicevano fosse "da veri uomini", anche se lei nutriva parzialmente dubbi in proposito.

    -Ovvio che stiamo bene.

    Si voltò finalmente verso di lui, l'espressione leggermente crucciata e le dita sottili a cingere la vita morbida coperta da una mantella di lana lavorata.

    -Lo sai che hai interrotto un allenamento, vero?

    Lo sguardo smeraldino andò infine a posarsi sulle armi, magicamente tornate al loro posto senza che lui le avesse prese -chissà come ci era riuscito, poi- per poi continuare il proprio viaggio sull'armatura, lo scudo, i muscoli e lo sguardo sinceramente preoccupato per loro. Dovette infine ammettere a sè stessa che uomini come quello non crescevano dagli alberi, e se la prima impressione era corretta non sarebbe stato male averlo nella sua gilda di Aviatori. Continuò a squadrarlo ancora da capo a piedi, mentre una mano giungeva sul mento di una Drusilia improvvisamente pensosa. Massì, perchè no? Infondo cosa le costava portarselo a Laputa? Però in effetti lui poteva non essere proprio così d'accordo.

    -Uhm... dimmi giovanotto...

    Iniziò avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla.

    -Io mi chiamo Drusilia, e lui è Ryusang.

    Le belle labbra rosse si schiusero come petali di una rosa appena sbocciata, mostrando nella loro intimità bianche perle candide come la neve.

    -Noto che sei bravo con le armi, dunque mi chiedevo... hai programmi per stasera?

    E poi via, un bell'occhiolino, giusto per dargli una spinta in più, come se non bastasse.
    Ah, Drusilia...

     
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    Mentre dondolava a testa in giù come un festone, la vista gli si era progressivamente annebbiata man mano che il sangue gli andava al cervello; fu per questo che, quando gli parve di cogliere un bagliore nel cielo da qualche parte dietro -o era sotto?!- di lui, il biondino pensò che si trattasse semplicemente di uno di quegli scherzi della vista che ti capitano quando ti prende un’emicrania lancinante. Dopotutto, l’espressione “vedere le stelle” non è stata coniata mica a caso!

    Quando il mostro finì abbattuto e lui cominciò a precipitare, Ryusang non aveva ancora recuperato la lucidità mentale necessaria a capire quel che stava accadendo, e -una volta di più- perse tempo a chiedersi se infrangere l’imperativo del Gran Maestro per non sfracellarsi al suolo sarebbe stato ammissibile o meno dato la situazione in cui era... ma, fortunatamente, il dorso di un grifone lo cavò dall’impaccio di dover decidere.

    « State bene? »

    -Ovvio che stiamo bene.
    la voce di Drusilia gli giunse da lontanissimo
    -Lo sai che hai interrotto un allenamento, vero?

    Il Nibbio intervenne nella conversazione tra la donna e quella voce sconosciuta con un lungo e inintelligibile mugolio; il mondo ancora gli ruotava, danzava e vorticava davanti alla vista, così se ne rimase coricato sul grifone, con la testa ancora pulsante.

    -Uhm... dimmi giovanotto... Io mi chiamo Drusilia, e lui è Ryusang.
    sentitosi interpellare, il biondino sollevò una mano in saluto e mugugnò di nuovo
    -Noto che sei bravo con le armi, dunque mi chiedevo... hai programmi per stasera?

    Poi ammutolì. Sgranò gli occhi cerulei e desiderò essere ovunque meno che lì.
    La Mamma maestra stava chiedendo un appuntamento a quello sconosciuto...

    ...e trovarsi ad assistere era decisamente imbarazzante.

     
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    « Eh? »

    Vidi il volto delicato di quella donna corrucciarsi in mia direzione, e quelle parole... un allenamento? Ci misi qualche istante prima di riuscire a dare un senso a quelle parole, ricollegando gli avvenimenti con le mie prime impressioni, e le mie successive gesta.
    Ah, allora...

    « M-mi dispiace »

    Chinai leggermente il capo, imbarazzato per il disturbo sotto il suo sguardo severo; erano le prime persone che incontravo su quel mondo, e dopo esser già stato aggredito da quei mostri diverse volte... non immaginavo che quelle terre desolate fossero utilizzate per quegli scopi, ma mi resi conto di esser stato impulsivo e forse irrispettoso.
    Tuttavia non sembrava che quel ragazzino se la passasse particolarmente bene, a giudicare dai mugugnii che fuoriuscivano dalle sue labbra...
    Sobbalzai quando la ragazza mi posò una mano sulla spalla, distratto com'ero ripensando a quello che avevo combinato.
    La guardai dritta negli occhi, e... era così vicina!

    « Piacere di conoscervi, io... »

    Cercai di risponderle gentilmente, distogliendo lo sguardo e le attenzioni dal suo volto; era... era davvero carina.

    « ...mi chiamo... »

    ...hai programmi per stasera?

    « ...Fi...rion »

    Proseguii abbassando inconsciamente la voce, titubante ed incerto.
    Un istante di silenzio e...

    « C-cosa?? »

    Mi resi conto solo dopo di quello che mi era stato domandato: era... era u-un appuntamento? Voleva... mi stava... domandando... insomma...
    Rialzai lo sguardo proprio in quel momento in sua direzione, incredulo per la proposta e... un occhiolino! Mi fece anche un occhiolino!
    Avvampai violentemente nel rossore più totale, e...

    « M-ma i-io... »

    ...non riuscii più a parlare per l'imbarazzo.

     
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    Suo figlio continuava a mugugnare preso da chissà che stordimento da sangue alla testa; lei non ci fece particolarmente caso, piuttosto continuò a fissare il bel soldato che, a quanto pare, era in profonda crisi. O forse era particolarmente timido, chissà. Lei gli lanciò un'occhiatina furbetta, sorridendo divertita e pensando a quanto fosse carino quando diventava rosso anche se, in fin dei conti, per lui non doveva essere molto piacevole. E poi, considerando l'improvvisa immobilità unita a silenzio di Ryusang e l'avvampare del loro nuovo amico Firion, giunse alla conclusione che quei due monelli avevano capito fischi per fiaschi, e quel malinteso andava risolto.

    E poi era una ragazza seria, lei.
    Mica usciva col primo che le capitava?

    -Ma scusa, per amor del vero.
    Se non ti porto a Laputa con me come ti faccio vedere la sede della Gilda in cui voglio proporti l'arruolamento?


    Semplice, no?

    -E poi qui è freddo e desolato, non ci guadagni niente a salvare quelle poche persone che passano, se passano.

    Commentò con aria riflessiva.

    -Dove ti porterei io, invece, c'è tanta gente da salvare, vero Ryu-Ryu?

    Domandò al figlio, mentre cingeva il braccio del povero Firion e lo fissava con occhietti supplichevoli.

    -Eddaaaai ~♥

     
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    « Piacere di conoscervi, io... mi chiamo... »
    ...hai programmi per stasera?
    « ...Fi...rion C-cosa?? »

    Sotto la cresta di capelli biondi, la testa continuava a pulsargli dolorosamente ad ogni battito di cuore, rafforzando il suo senso di stordimento: chi l’avrebbe mai detto che star tanto tempo a testa in giù -e con quel freddo- potesse rendere una cosa cattiva far fluire il sangue al cervello?
    Aveva una gran voglia di svaccarsi con una coperta accanto al camino e farsi una bella dormita, ma i suoni di quanto accadeva gli giungevano ancora forti -troppo forti per la sua emicrania!- e chiari.
    A quanto pare, il Nibbio non era l’unico rimasto interdetto dalla proposta.

    « M-ma i-io... »

    -Ma scusa, per amor del vero. Se non ti porto a Laputa con me,
    come ti faccio vedere la sede della Gilda in cui voglio proporti l'arruolamento?

    la domanda di Drusilia chiarì molte cose, e Ryusang iniziò a ridacchiare da solo
    -E poi qui è freddo e desolato, non ci guadagni niente a salvare quelle poche persone che passano, se passano. Dove ti porterei io, invece, c'è tanta gente da salvare, vero Ryu-Ryu?

    « Sì, è pro-proprio coosì!»
    biascicò alla cieca, ridacchiando di nuovo con aria non troppo intelligente
    « Noi siamo una squadra di eroi...! »

    -Eddaaaai ~♥

    Come si fa a dire di no?
    Come?

     
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    Gilda? Arruolamento?
    Era a quello dunque che si riferiva, quando mi aveva chiesto un appunt... no, no, un incontro quella sera?
    E allora perché mi stringeva il braccio in quel modo?? E mi fissava con quegli occhi, e... e...
    No, non riuscivo più a ragionare in alcun modo!

    Cos'era Laputa, di che gilda stavano parlando, che cosa intendevano per salvare vite...e... squadra di eroi?
    Ma loro chi erano, comunque?
    E soprattutto, dove diavolo mi trovavo? Le prime persone che incontro mi "assalgono" in questo modo, dopo averli aiutati, o forse interrotti, senza neanche aver occasione di poter domandar loro niente??

    « M-ma veramente... »

    E cosa rideva ora, quel biondino! Sino ad un attimo fa era stordito, ora l'assecondava... ma stavano per caso cercando di rapirmi? Dei banditi? Truppe dell'esercito?
    No, non riuscivo davvero a capire più niente... Sospirai, incapace di guardare quella donna in volto, ed annui esasperato con il capo.

    « Va bene, però... »

    Cosa? Cosa dovevo aggiungere? Oh, insomma...
    Che cosa ne sarebbe stato di me, mi ritrovai a pensare fra paura ed imbarazzo...

     
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