Prologo

i cavalieri dell'apocalisse

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  1. † Guerra †
     
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    « Essenzialmente... » pausa teatrale « ...non me ne fotte niente del perché è qui. »

    Il suono duro del tavolo che s'incrinava sotto il suo pugno sottolineò l'arguta affermazione. Qualcuno in quel tugurio scoccò qualche sguardo cauto nella loro direzione, probabilmente chiedendosi se potevano farsi un'altro drink o se fosse meglio scappare a gambe levate. Se erano furbi sarebbero scappati. O se non erano troppo storditi dall'alcol, il che guarda caso era proprio la ragione per cui erano in un cazzo di stanzino di neanche cinquanta metri quadri a giocare a tresette: nessuno avrebbe mai creduto ad un beone che dice "un tizio alto due metri e gli occhi come due esplosioni nucleari si è fatto una partita assieme ad un appestato armato di arco e un'anoressica tutta pelle e ossa".
    Sissi, certo: coooooooooooooome no!, avrebbero detto.
    Mortali.

    « Quello che non mi va giù è il fatto che non ci ha neppure avvertito, porca miseria! Insomma, noi siamo i quattro dannatissimi Cavalieri dell'Apocalisse! Dovremmo essere, chessò... professionali? »

    Disse, grondando sarcasmo da tutte le parti. Neppure guardò bene che carte prese quella mano, tanto quei due stavano perdendo in modo ignobile: non avevano fatto una sola presa dall'inizio della partita. 'kay, d'accordo, mr ScienziatoPazzo forse è più affascinato da provette ed esperimenti batteriologici che dai trucchi del gioco... ma insomma, così non c'è neanche gusto! Scosse la testa, tagliando e mischiando il mazzo prima col metodo Riffle (le due metà mazzo sul tavolo ad angolo fra loro e il pollice che fa scorrere le carte) e poi col Faro (i mazzi in verticale infilati l'uno dentro l'altro senza sollevare i lembi delle carte). Servì le carte a gruppi diseguali, lanciandole attraverso il tavolo con precisione millimetrica.

    « Non so, ditemi voi. »

    Sospirò, e poi mise da parte le cazzate di sua sorella per una buona occhiata alle carte (ovviamente con la sua brevettatissima faccia-da-poker-ma-con-il-sorrisetto-allusivo-che-vi-manda-in-bestia): tre di coppe, dieci di bastoni, sette di denari, due di coppe, fante di denari, fante di bastoni, asso di coppe...
    Toh, ma guarda: accusava!

     
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  2. † Carestia †
     
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    _ « Professionale? » disse Carestia, guardandolo male. Nell'aria c'era un odore stantio di muffa e alcool e tabacco e cose ancora peggiori che le dava la nausea. Storse il naso, come se il sol pensiero gli procurasse un attacco di vomito, e incassò la testa nel maglione a collo alto per nascondere il tremito. Faceva caldo in quel bar, o almeno così credeva, ma lei sentiva così freddo. Ultimamente aveva sempre freddo, e fame. Anche se le piaceva il senso della fame, odiava rabbrividire. Ogni volta che cercava di smettere di tremare, le tremavano i denti. E quando li stringeva per farli smettere, ricominciava a tremare. Era una cospirazione del suo corpo.
    _ Prese le carte una ad una, guardandole con animosità. « Tu non sei mai professionale, non sai neppure cosa voglia dire. » Scherzava, ma non troppo. Era tipico di suo fratello fare una riunione in un bar da quattro soldi, circondati da umani che bevono e mangiano e ingrassano e si abboffano di alcol, droga, cibo, schifezze, calorie di ogni genere. Non prendeva niente seriamente.
    _ A volte le dava ai nervi.
    _ Con un piccolo sospiro si costrinse a guardare di nuovo le carte, dar loro un senso. Un gioco, era solo questo per Guerra. Mettere un tre sul tavolo. Uccidere un aviatore. Complottare contro sua sorella. Un gioco, tutto qui. Si vince, si perde. Ma niente cambia per davvero. È così ingiusto si disse. Questo è importante, è davvero importante.
    _ « Se ci vuole tenere all'oscuro, forse è una faccenda personale. » Carestia sentì lo sbuffo sarcastico di Guerra irriderla da lontano. « Forse semplicemente non ci riguarda. » insistì. Ma non era vero: Morte non avrebbe mai nascosto qualcosa a loro.
    _ Non alla sua famiglia.

     
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  3. † Peste †
     
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    Aspirare. Attendere. Soffiare.

    Aaaaah...

    Con un mezzo sorrisetto beato dipinto in viso scrollai la cenere dalla punta del sigaro e me lo rigirai fra le dita, godendo della sensazione della nicotina che invade i miei polmoni. Puro concentrato cancerogeno al 100%... una delizia! E - udite, udite - dava persino dipendenza, come se qualche geniale artista avesse voluto mettere un tocco di classe ad un'opera d'arte già perfetta di suo. Riuscite ad immaginare una trappola più perfetta, più consumata di questa? No, io no.
    E dire che di queste cose me ne intendo, io.

    Piacere, sono Pestilenza: e la mano che stavi per stringere contiene una densità di staffilococchi per centimetro quadro milioni di volte più grande di quel che vorresti sentire, fidami. Sono vecchio pressappoco come l'universo, ho una certa affinità con la biologia e a volte mi rivelo una vera peste - polmonare? no: rompiscatole. La mia arma è l'arco, con la quale diffondo le mie deliziose creaturine, e sono l'unico dei miei fratelli ad indossare una corona; sai, buon sangue non mente. Il mio corpo è un ricettacolo ambulante di tutte le malattie che puoi immaginare e qualche miliardo che di sicuro non immagini neppure, più qualche mia invenzione. Ho un QI superiore al 220 e l'abitudine di sabotare il test di Guerra, che viene sempre sotto il 100. Lui non lo ha mai capito! Mi piace il cioccolato, le vitamine energizzanti, i cibi pieni di schifezze, i sigari, il vino e adoro uscire al cinema con i miei fratelli. Dimentico forse qualcosa?
    ...oh si, giusto, sono uno dei Cavalieri dell'Apocalisse: 'uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare'.
    John Wayne docet.

    Al tavolo Guerra e Carestia dicevano qualche parola scarsa, più pensando che parlando. Decisi che era ora di intromettermi nella discussione. E lo feci, ovviamente, con tatto e discrezione. « Morte sarebbe capace di mentirci? Certo che si, sorellina mia! » Le soffiai un anello di fumo davanti agli occhi, ammiccandole scherzoso. « Ed è più che capacissima di lasciarci in panchina mentre lei si gode tutta la festa. » Aggiunsi un piccolo veliero di fumo, che spedii con mira eccezionale dritto nell'anello. Carestia lo guardò malissimo.
    Tatto e discrezione, baby, tatto e discrezione!

    Giocai una carta - il due di picche. Guerra alzò un sopraciglio, al ché lui riprese la carta con un piccolo sussulto imbarazzato e ci mise al suo posto un sette di bastoni: Carestia mise l'asso e Guerra rimase così sbalordito dalla sua mossa che si ricordò che il morto poteva prendere solo quando la sua sorellina aveva già preso. Gli lanciai uno sguardo complice, sorprendendo un riluttante sorriso al di sopra di quell'orrido maglione di simil-cachemire che le nascondeva tutte le forme. Piccole manie familiari. Si diventa scemi a stare appresso a tutte, specialmente a quelle di un essere plurimillenario, ma fa sempre piacere notarle.

    « Quindi okay, la nostra sorellona ha deciso di fare il lupo solitario. Ma perché? E perché in questo sputo di dimensione? »

    Presi una bella boccata e soffiai quattro anelli di fumo, uno dopo l'altro, pensieroso. Morte non fa mai niente per niente, questo lo sapevo. E le 'faccende personali'... ah, cara ingenua Carestia... non includono usare una delle organizzazioni più potenti come giocattolo momentaneo. Quattro persone, una morta e tre vive... da chi aveva preso vantaggio esattamente lei, il morto o i vivi?
    Uhm.

    « Quello che io credo è che non ne sappiamo abbastanza della faccenda, quindi è meglio indagare un pochino. » dissi. Il sigaro mi girava abilmente fra le dita, passato da indice a medio ad anulare a mignolo come fosse un nichelino di fumo. Ci voleva un'intuizione, qualcosa di appropiato, di geniale...
    Sgranai gli occhi, folgorato:
    eureka!

    « Ragazzi, mi è appena venuta un'idea... e sono sicuro che vi farà spalancare la bocca! » esclamai, sogghignando compiaciuto.


     
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2 replies since 22/12/2011, 19:53   97 views
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