Ballo d'Inverno - La notte è giovane.

La serata di balli, feste e tartine al salmone era finita, e come una benedizione aveva fatto largo alla notte carica di promesse e di piaceri.

Quella notte, la prima del nuovo anno, salutava una Laputa ben sveglia e vogliosa di festeggiare.
Le strade, normalmente silenziose e in calma attesa dell'alba, ora risuonavano di risa.
Era capodanno.

Zimmer, al quale tutti questi festeggiamenti parevano fuori luogo e irritanti, faceva muovere l'oliphant con la fretta di chi vuole tornare al proprio lavoro il prima possibile.

E questo era un problema.
L'oliphant veniva costantemente scambiato per un carro che sfilava a festa, e il Mercante Rosso era costretto, di volta in volta, a scacciare i curiosi a colpi di lanciafiamme e bestemmie varie (il che attirava nuovi curiosi, chiedendo che tipo di fuochi artificiali stesse sparando ora)

"
Va in malora! Io è stufo di questo sasso volante!"

Il molliccio spuntava come un pugno in un occhio sopra il capo rugoso dell'animale. Lo smoking era stato strappato e gettato in un canale di scolo, mentre al suo posto erano comparse delle semplici vesti di cuoio e pelli.
Al collo portava la collana di dita e fissata alla schiena la falce, che nella penombra pareva un piccolo diavolo.

Lo schiavo, invece, stava steso sulla portantina ancora con gli abiti da festa, in preda ad un coma etilico degno di un bevitore esperto.

"Anche in tua terra si fa feste così? O voi balla e urla nudi a mamma Terra, come creature civili fanno in vere feste?" chiese il Boggart, rivolgendosi al compare Eversore che lo accompagnava.

" Ah! Noi forse può bere qualcosa che no abbia bollicine si? Prima di ripartire. Io ha voglia di alcol vero!"

A questo commento si unì un uggiolato preoccupato dal corpo semi incosciente di 23

” Collega di mestiere? Tu ha trovato altro greco da portare appresso? ” biascicò curioso il Molliccio, che evidentemente ancora non aveva ben chiaro che un “greco” lo era perchè veniva dalla Grecia, e non perchè lavorava al grechese.
E si che 23 aveva tentato di spiegarglielo più volte, povera bestia.

Quando questi salutò un curioso personaggio dritto davanti a loro, Zimm smontò dall'oliphant, irrimediabilmente attorniato da ragazzini e passanti vari.
Che ne schiacciasse pure qualcuno: Laputa sembrava esserne piena.

” Oh? Collega mercante? Noi deve offrire da bere lui, tradizione dice. Ma visto che in debito è tu, tu paga per tutti si? Si, io dice che cosa più adatta, si.” esclamò, offrendo una visione in prima diretta di tutti i suoi bellissimi quanto coloratissimi denti/zanne al collega e al nuovo conosciuto.

Dalla portantina fissata sulla scheina dell'animale si udì distintamente un lamento che approssimativamente poteva essere tradotto come un “voglio andare a casaaa”.
Povero 23, troppo champagne, troppe giravolte, troppe emozioni tutte assieme.


”Che tu dice greco, tu offre da bere anche a schiavo si? Con coma etilico, noi trova anche silenzio e quiete. Io no vuole suo vomito su mia portantina. ” commentò, alternando lo sguardo dall'Eversore e la propria mastodontica cavalcatura.

Questa, dal canto suo, barrì contenta, come se avesse capito una battuta che, in effetti, non c'era stata. povero 23, ridono tutti di lui.

Usando la proboscide del mastodonte come scivolo, il Boggart scese finalmente dalla cavalcatura, scendendo al livello dei due colleghi (anche se ognuno per motivi diversi).
La logica del mercante, secondo Zimmer, non faceva una grinza. Si ritrovò a sorridere che brutto spettacolo compiaciuto, trovando un anima affina in tutto quel via vai di gente.

”Debiti è come donna umana. Solo tanti problemi. Se tu no curi lei, lei rovina te.” decretò il Rossiccio, tamburellando le dita sulle braccia incrociate, come se fosse in attesa che i due sbrigassero i loro affari così da poter proseguire la serata.
La situazione lo... incuriosiva.

L'altro eversore sfoggiò più soldi di quanti ne fossero richiesti, e il Molliccio distolse lo sguardo infastidito. Quella era forse una delle più grandi bestemmie che uno come lui potesse compiere, eppure non disse niente. Aveva ormai capito da tempo quanto i loro usi e consumi fossero diversi.

Si voltò quindi a guardare l'oliphant, aspettando che anche il suo schiavo scendesse, eppure questo non avvenne. Un cupo russare proveniva dalla vetta della portantina, a testimoniare lo stato psico-fisico dello schiavo.
” Stupido bipede ossuto. Come uno può no approfittare di bere gratis? Cosa noi è venuti a Laputa a fare altrimenti? Io no capisce lui.” continuò, tornando a fissare i due. Era chiaro che la serata sarebbe continuata solo per loro tre, salvo riesumazioni improvvise e alquanto improbabili.

” Io no conosce sasso volante. Ma penso che noi può anche solo seguire fiumana di gente e buttare in prima bettola. Noi è di Merovish, no ha puzza sotto naso no?” biascicò, non senza una nota di orgoglio.

SPOILER (clicca per visualizzare)

un plauso speciale al mio pc, che non mi ha inviato nessuna notifica per questa role... perdonate l'immane ritardo ._.

Il rossiccio, sempre più avvilito, assistette a quel regolamento di conti, che si concluse, non senza un pizzico di disappunto da parte sua, senza la tipica rissa fra debitore e creditore.
Ma non si può mica avere tutto dalla vita, no?
”Vino annacquato è come femmina senza buco. ” sentenziò il Boggart, sputando a terra.
Si avviarono dunque alla ricerca di una taverna che si facesse carico dell'indicibile onere di ospitare il trio proveniente dalla Tana.

Individuato il tanto ricercato locale, ad un gesto del molliccio il grosso oliphant (con sopra 23 tuttora esanime) si accucciò sul fianco, spostando delicatamente un paio di ragazzini che volevano a tutti i costi tirargli la proboscide.
Ancora oggi ci si chiede che fine abbiano fatto quei due poveretti.
Comunque, per ovvie ragioni l'animale non li avrebbe seguiti all'interno.

E mentre infine si avvicinavano all'entra della taverna, il Boggart esprimette la sua curiosità.
”Me deve proprio chiedere come loro coltiva viti. Io in Quinta Bolgia ha avvitato più volte vite a terra, ma no ha cresciuto niente. Che io forse sbaglia cacciavite?” domandò a entrambi e a nessuno, grattandosi pensoso la barbetta caprina che gli spuntava dal mento scaglioso.

Fortunatamente Zimm non era dotato di passive per leggere nel pensiero, altrimenti avrebbe rimbeccato il buon collega eversore che, solitamente, nella botte piccola sta il vino poco...

Una volta dentro del tanto parlato locale, il trio prende a sedere su uno dei tavoli, nella confusione del capodanno laputiano. Inutile dire che il buon Boggart quasi si stravaccò sulla propria sedia, facendola scricchiolare non poco.

”Buona terra? Tu è sicuro che vive a Merovish con noi? Dove tu trova buona terra li?” Il Boggart, da bravo intenditore nato nei Cunicoli, non aveva mai trovato pietra più dura di quella di Merovish. Difficilmente li sarebbe mai cresciuta una vite. E chi vi sta scrivendo, è un enologo. Quasi.

”Oste! Tu porta vino a tuoi assetati clienti si? Forza! Che noi ha gole secche come Yuzrab!” urlò, accompagnando il gesto di richiamo fatto dal collega mercante.
Era vero: a Merovish non sarebbe mai cresciuto un singolo acino d'uva. Almeno, non senza qualche aiuto magico. Ma era anche vero che il vino si poteva comprare e rivedere.

Il rossiccio si chiese quanto potesse essere conveniente mettere in piedi una carovana per esportare un po di mosto, come stava facendo attualmente per la birra con le piantagioni dell'Est.
L'ultima domanda del mercante lo lasciò vagamente allibito.
Com'era possibile che la sua stupenda locanda fosse sconosciuta?
E si, era un tipo molto modesto, il buon Zimmer.

”Mia Bolgia è in Distretto di Fame, tu no può sbaglia. Era solo vecchia forgia prima che io acquistava. E' quella con grosso camino!” spiegò il Boggart.
In effetti, era in attività relativamente da poco.

”Li no solo tu puoi bere, mangiare e dormire: tu può anche acquistare articoli di ottima fattura e qualità. E in sotterraneo noi ha pure bisca.” continuò, battendosi il piccolo pugno sul petto.

”Come voi vi è conosciuti comunque? Tu forse è suo cliente? ” domandò infine al greco, non senza una puntina di disappunto.