Grida di Piazza, Voci di Corridoio

[EM] Building on Ruins ~ Prologo

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Quando Merovish si è svegliata dall’Incubo che ne ha scosso e divelto le fondamenta, la sua unica voce è stata il silenzio: un vuoto di parole timidamente spezzato da sporadici singhiozzi, soffocati nella disperazione...

    In ogni anfratto dei cunicoli non c’era qualcuno che non piangesse il lutto di una perdita -un parente, un amico, una casa, un guadagno o un’attività-, e -allo stesso tempo- non c’era reietto che non conobbe il conforto: un senso di sollievo dato dal sapere che gli aguzzini, i carcerieri e gli usurai che avevano reso le loro vite di tutti i giorni pari ad un inferno in terra, erano infine periti, scannati come i maiali... esattamente come i miserabili su cui si ergevano come giudici e padroni.

    Per questo, nonostante il dolore pulsi ancora come una ferita fresca, nessuno ha il coraggio di urlare al cielo, agli dei, o ad improbabili autorità tutta la rabbia e la paura che quell’ondata di brutale violenza insensata ha scaraventato addosso alla città... non più di quanto sarebbero capaci di confessare quale gioia perversa e malsana li esalti all’idea di poter ballare sulle tombe e sui cadaveri dei loro nemici e... predatori.

    Il timore -non certo ingiustificato- che gli autori di quel massacro tornino per mietere altre vite è uno spauracchio che infesterà per sempre le ombre delle loro stanze nelle lunghe notti insonni, ma c’è qualcuno -qualche profeta folle e visionario- che chiama gli assassini “angeli sterminatori” e considera il loro operato un “intervento divino”, giunto per mondare quella terra colpevole da tutti i peccati che vi sono stati commessi.

    Ed è in questo clima che, poco per volta, la sopravvivenza ha spinto tanto gli sciacalli quanto la povera gente ad arrischiarsi fuori dai loro rifugi per intraprendere di nuovo la loro vita di tutti i giorni... ma molte cose sono cambiate nella Notte del Giudizio, alcune che nemmeno siete in grado di immaginare: sarà compito vostro scoprirle, sempre ricordando che i vuoti di potere che si sono creati nella Tana sono a disposizione di quanti saranno in grado di accaparrarseli.




    jpg

    Poco più di due settimane sono trascorse da quando Merovish è stata messa a ferro e fuoco, ma già le cose cominciano lentamente a tornare alla normalità: le persone si arrischiano ad uscire dai ruderi delle loro case, e i negozietti del Bazar delle Talpe -quartiere rimasto quasi intoccato dai disordini come per miracolo- hanno riaperto; dopotutto, la gente deve pur trovare un modo per guadagnarsi il pane...! E anche chi ha deciso di non farlo onestamente -in troppi hanno ahimé preferito darsi ai saccheggi- ha bisogno che i suoi contatti (mercanti, ricettatori e banchi dei pegni) siano operativi.

    Così, camminate per le strade del mercato -nonostante tutto- affollate come al solito, e in mezzo al dedalo labirintico che le bancarelle ricreano entro il perimetro dell’area ci sono cose che vi saltano subito all’occhio: un capannello di gente se ne sta radunata attorno ad un vecchio brizzolato e scarmigliato, che -in piedi su di una cassa- sbraita un’arringa da una buona mezz’ora.
    Da lì non riuscite a sentire cosa stia dicendo per sperticarsi con tanta passione, ma potete avvicinarvi per ascoltare meglio il contenuto dei suoi discorsi.

    Una decina di metri più in là, al riparo di un’angusta arcata di pietra -un emporio piuttosto mal in arnese, il cui spazio oltre la soglia si perde nel buio-, sembra esserci un viavai insolito anche per i buoni conoscitori della zona, perfettamente a conoscenza che la bassa palazzina ospita solitamente lotterie, baratti e aste... oltre che attività meno lecite.
    Chissà: magari potrebbe esserci qualche buona occasione di far affari... sebbene varrebbe la pena di farci un giro anche solo per raccogliere informazioni su quello che sta succedendo in città.

    Ma se sono le informazioni che si cercano c’è un altro punto strategico dove può essere proficuo ciondolare. A patto di tenere le orecchie e gli occhi bene aperti - e di essere fortunati... già, perché il Muro del Distretto viene spesso usato come bacheca per i comunicati di natura ufficiale, ed è possibile trovarvi anche richieste di ingaggio e offerte di lavoro... ma questi, come è facile immaginare, spariscono all’istante; dopotutto: perché lasciar pubblica una notizia che può farti guadagnare qualcosa da quanti sono disposti a pagarla?

    Il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, si è soliti pensare...
    E -semidistrutta o meno- Merovish è sempre Merovish.



    Straight to the Point


    Alla fine ce l’ho fatta: Halleluja! Halleluja!
    :geez:

    Benvenuti nella Merovish post-disastro: immaginatevi una situazione da dopoguerra, ricordate che ‘fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio’, e tenete presente che nessuno sa ancora bene cosa sia successo in città e perché.
    :shush:

    Come lasciato intuire nel narrato, la capacità di scovare informazioni può avvantaggiarvi nello scoprire e cogliere le opportunità nascoste in giro...tutte occasioni utili al vostro PG per ritagliarsi un posto nel Presidio. Quindi -per il momento- solo ruolo e niente mazzate.
    :8D:

    Considerate la presente una giocata con più PG, in cui potete inserirvi in qualsiasi momento previo avviso Off-game nel topic in bacheca per ottimizzare la coordinazione; non metto scadenze rigide, ma l’idea sarebbe quella di proseguire con un post ogni 5 giorni/1 settimana.
    Se necessario, tramite segnalazione in bacheca, sono concesse proroghe.



    Edited by Madhatter - 20/1/2012, 21:56
     
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    Erano stati giorni di cordoglio.

    La Tana era stata stravolta dalla stessa malvagità che aveva rigurgitato. Poco si sapeva di quello che era successo: l’unica cosa certa era che gli abitanti di Merovish si trovarono a convivere con le macerie. Molte persone erano state sterminate.
    Si era consumata una vera e propria rivoluzione.

    E si erano permessi di non invitare Bid’daum ai giochi!
    Si sarebbe preso la rivincita, a suo modo…

    Uno dei pochi luoghi risparmiati dalla distruzione fu il Bazar, centro nevralgico della vita sociale del Sud.
    Gli Eversori decisero di uscire allo scoperto, per osservare, ascoltare e comprendere.

    Una breve riunione svoltasi in separata sede stabilì i gruppi in cui si sarebbero divisi. Infine uscirono allo scoperto, per risollevare la loro patria dall’abisso in cui era precipitata.

    Il Kuthiano camminava in testa al suo gruppetto. Due mercenari seguivano il suo passo lesto e nervoso.

    Ma guarda un po’ te che casino!

    Commentò guardandosi intorno.
    Nonostante tutto, Merovish mostrava segni di guarigione. Si sarebbe rialzata ancora, infinite volte. Fino alla fine della sua storia.
    Attraversò le bancarelle del Bazar con un solo obiettivo in mente.

    Andiamo al Muro del Distretto, probabilmente troveremo delle risposte.

    Era uno dei posti preferiti del Kuthiano: un angolino in cui si poteva trovare lavoro e “colleghi” in grado di tenerti testa. Davanti a quella bacheca si respirava il profumo di sfida.
    In quel luogo la sua mente poteva essere sguinzagliata, la follia che albergava nel cranio del Kuthiano poteva trovare uno sfogo.

    Il gruppo di Eversori da lui capitanato si sarebbe recato lì, e forse avrebbero diradato la coltre di sabbia che nascondeva fin troppi segreti.


     
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    Macerie ovunque.
    Questa era la scenografia di Merovish post apocalittica.
    Cosa era successo? Questo non se lo sapeva spiegare il samurai, ma una cosa era certa –voleva scoprirlo – Il gruppo di tre facente parte lui si spostava tra le rovine della città, ormai spenta nella sua imponenza.
    Vi era ancora gente che, con una flebile speranza, cercava tra i cumuli i propri cari: parenti, figli, genitori.
    Perché tutto questo? Era la domanda che si poneva Musashi, colpito nel suo animo da quella devastazione che si espandeva per Kilometri.
    L’unico posto che sembrava essere stato risparmiato da quel flagello era il bazar, centro nevralgico dell’economia di Merovish; questo poteva essere un bene, dando la possibilità ai cittadini di potersi riprendere economicamente, e come la fenicie, risorgere dalle proprie ceneri: Ma solo Dio sapeva, di li in futuro, quale destino attendeva la metropoli del Sud.
    La sua organizzazione decise di procedere per investigare, voleva capire per bene cosa avesse causato tutto ciò. Lui era stato inserito nel gruppo insieme a Bid’daum e un altro Eversore, dovendo scendere in prima linea.
    Per la prima volta vide il volto del Kuthiano trasparire emozione , sembrava colpito da tutto ciò che era successo, anche se lasciava fugare poco.
    Per quanto riguardava lui, invece, sembrava rivivere ciò che gli era successo al tempo dello squadrone rosso, quando il governo decise di eliminare i suoi compagni, lasciandolo con un conflitto interno che si era portato dietro per anni.

    Nuovamente era stato colpito personalmente, dato che Merovish era diventata la sua città di adozione.
    Adesso lui era un cittadino del sud, e avrebbe usato tutte le sue energie per arrivare a capo di chi avesse scatenato quel macello; avrebbe anche sacrificato la sua vita per il presidio del sud, perché la propria casa non si tocca, essendo un luogo sacro.
    Si sentiva come se gli avessero strappato un arto, rendendolo impotente, dato che al momento non poteva fare nulla, se non investigare, e arrivare al più presto a una conclusione.
    Come ogni vendetta istintiva o ben congeniata, il sangue chiamava sangue, e le sue mani fremevano, volevano al più presto utilizzare Shibuki, e polverizzare gli autori di quel codardo attacco, svolto nell’anonimato.
    Poi su idea di Bid, il gruppo decise di recarsi al Muro del Distretto, luogo burocratico per le notizie dell’ultima ora della città, oltre che punto nevralgico come collocamento lavorativo.
    Forse li, qualche topo di fogna da torturare per ottenere qualche informazione utile si sarebbe trovato, così da raffreddare momentaneamente la temperatura del sangue di Musashi, che ribolliva come il magma all’interno di un vulcano.
    Qualcuno avrebbe pagato per tutto ciò, di questo ne era certo, perché questa volta aveva la forza necessaria per spazzare via la corruzione di menti contorte.
     
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  4. .Silver Shadow.
     
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    Merovish

    Una città mai stata famosa per essere un gioiello di maestosità e splendore, così come non lo è la gente che è solita viverci o frequentarla. Ed è così che doveva essere. Oppressori ed oppressi continuavano a vivere la loro breve esistenza consapevoli che quella era la vera faccia di Merovish, una metropoli dove le parole "bene" e "giustizia" valevano meno dell'aria sprecata per proferirle.
    Eppure, qualcuno aveva deciso che era arrivato il momento di cambiare le cose, qualcuno abbastanza potente da far cadere la città nell'inferno che molta gente meritava ma che ha coinvolto anche chi non aveva colpe. Una sorta di "punizione divina", una guerra sacra ad opera di individui al momento sconosciuti. Angeli, questa era l'unica descrizione reperibile per le strade dalla gente comune. Urgeva dunque trovare informazioni ben più dettagliate e approfondite.
    A tal proposito, gli Eversori si erano già organizzati in modo da dividersi in vari gruppi per aumentare la superficie setacciabile.
    Il gruppo al quale era stato assegnato Reys comprendeva Musashi e Bid'daum, due figure con cui aveva avuto modo di viaggiare nel recente passato. In verità, per quanto fortunato si sentisse ad avere loro due come guardie del corpo, non riponeva il loro molta fiducia, per lo meno sul piano logico-razionale. I guerrieri, di qualunque tipo e razza fossero, avevano come una tendenza a risolvere tutto con violenza ed impulsività. Ma in fin dei conti a Merovish la forza bruta era più che sufficiente nel 95% dei casi, quindi non vi era nulla di cui preoccuparsi.
    Ciò di cui realmente doveva preoccuparsi era l'essere costretto a gironzolare senza il suo esoscheletro, visto che avrebbe dato un po' troppo nell'occhio. Un altro motivo per non rifiutare la compagnia dei due guerrieri; avere delle bodyguard fa sempre comodo.
    Dopo un breve giro di perlustrazione tra le macerie, la prima tappa venne decisa dal Kuthiano: il Muro del Distretto. Ottima decisione, se si era in cerca di strani annunci o manifesti, quello era il posto giusto.
    Per la propria sicurezza, lo scienziato cercò di viaggiare frapponendosi sempre tra i due guerrieri e nascondendo la propria figura sotto ad un mantello scuro e rovinato. Più miserabile appari, meno appetibile sei agli occhi degli sciacalli. Non che fosse rimasto molto da sciacallare a dire il vero, l'unico possedimento che sembrava essere rimasto ai sopravvissuti all'apocalisse era la loro stessa vita, insieme alla rabbia e alla disperazione di aver persone ogni cosa.
    Le disgrazie altrui non sembrava però influire minimamente sull'animo dello scienziato. Merovish sarebbe semplicemente diventata la sua nuova dimora e sede dei suoi affari, nulla di più. La vita del resto della popolazione era del tutto irrilevante fino a che non lo coinvolgesse in modo diretto. Su una cosa però era d'accordo: nessuno avrebbe mai più dovuto osare alzare anche un solo dito sulla sua nuova Casa.
     
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  5. Klaus von Schneider
     
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    REQUIEM
    - for a nightmare -


    burningcityconceptbysan



    --—---—--

    L'Apocalisse tanto attesa e pronosticata, era finalmente giunta.
    In quella landa corrotta dal male, dalla feccia più putrida e schifosa, tutti i crimini vennero lavati.
    Col Sangue.
    Una purificazione dei peccati, una redenzione.
    Uno s t e r m i n i o.

    Merovish si risvegliò lentamente, da quell'incubo di morte e distruzione.
    Un risveglio brusco, che fece sbattere letteralmente il muso contro la dura realtà, a tutti coloro che vivevano nel continente meridionale.
    Vi era chi parlava di "Angeli Divini" e di "Salvatori", chi invece di "Demoni della Morte" o di "Carnefici".
    Ma quelli, erano soltanto appellativi.
    Partoriti da menti umane che non potevano - e non avrebbero mai potuto - comprendere ciò che realmente era accaduto.
    Il tramonto di una generazione.
    L'alba di una nuova storia.
    L'inizio di una nuova era.
    Il giusto Requiem, per la fine - e la rinascita - di Merovish.

    --—---—--

    Erano passate un paio di settimane, dagli avvenimenti che avevano sconvolto Merovish e l'intero Presidio del Sud.
    Giravano le voci più disparate, e tutte giunsero all'orecchio vigile degli Eversori.
    I "Grandi Capi" avevano deciso che era il momento di agire.
    Un'azione subdola, mantenendo un basso profilo, per sapere tutto il necessario - a anche di più, molto di più - per dare quello slancio definitivo al loro grande progetto.
    L'Eversione totale.

    Di tutto quello Klaus era un indubbio protagonista.
    In realtà, non amava molto andare in giro a reperire informazioni. Ma non perchè fosse un fottuto macellaio che non avesse nulla in mente oltre che a mietere vittime.
    Semplicemente, lui non dava troppo credito alle voci di corridoio.
    Le chiacchiere da covo, i pettegolezzi della gentucola comune, per lui avevano un valore praticamente inesistente.
    Zero assoluto, come tutta quella gente che affollava il Bazar delle Talpe, nonostante i riverberi delle grida di disperazione dei morti continuassero a propagarsi nell'aria.
    Un'aria pesante, satura di sangue. Si poteva percepirne l'odore, o almeno, ci si riusciva, se si era abituati ad averci abbastanza confidenza, con quel dannato schifo cremisi.
    Un dono e una maledizione, al tempo stesso.

    Camminava pensieroso, il Malkavian. Era scettico sulle direttive imposte dai piani alti. Con le regole non aveva un buon rapporto.
    Ma infondo, l'organizzazione traeva vantaggi dal vampiro, e lo stesso faceva lui.
    Era un patto di reciproca convenienza e giovamento.
    E non si sarebbe mai spezzato, finquando ci sarebbero stati vantaggi per ambo le parti.
    Questo turbinio di pensieri, venne interrotto dal vociare e dal caos del mercato.
    In pieno giorno, si può ben immaginare.
    I membri superiori avevano deciso che avrebbero dovuto dividersi in gruppi.
    Schneider era capitato col Greco, uno dei pochi per il quale il mercenario nutriva un certo rispetto. Sempre a modo suo, s'intende.
    E sì, anche un altro tizio, un nuovo Eversore di cui non sapeva nulla.
    Ma, in tutta onestà, al sicario non importava un emerito cazzo.
    L'unica cosa che gli interessava era l'Apocalisse.
    Un'opera d'arte, a parere suo.

    scene5a
    « Gli autori di questo sterminio sono stati degli artisti... » disse ad Aristotelis, con un sorriso maligno stampato sul volto.
    Ci avrebbe preso anche parte, all'evento forse più memorabile che il Sud avesse mai visto.
    E il suo rammarico sarebbe stato davvero tanto, se non fosse stato per il fatto che all'orizzonte nuovi scenari si stavano per aprire.
    E se si tratta di calcare il palco, il Malkavian era un fottutissimo numero uno.

    Reperire informazioni quindi, era il miglior modo per iniziare la loro manovra, cercando di tenere un profilo basso.
    E per il bene collettivo, si va contro le proprie priorità, a volte.
    Ecco perchè il Sicario - dopo aver fatto un cenno col capo all'Oplita - si avvicinò proprio dove un considerevole gruppo di persone si era riunito, tutti a sentire le parole di un vecchio che, in piedi su di uno sgabello, sembrava stesse raccontando loro qualcosa.
    Sembravano pendere tutti dalle sue labbra, segno che molto probabilmente quello stava dicendo soltanto una marea di stronzate.

    « Sentiamo un pò che dice » sussurrò quasi agli altri due. Mani nelle tasche del lungo cappotto nero, bavero alzato fin sotto al naso, si sarebbe mimetizzato tra la folla, per carpire qualsiasi tipo di informazione utile.
    Anche quella apparentemente più superflua, più piccola e di poco conto.
    Odiava dare adito alle voci della gentaglia. Ma per i (suoi) loro scopi, sarebbe stato costretto a farlo.
    Infondo, una volta qualcuno gli disse: "Voce di popolo, voce di Dio".
    Poteva pur essere vero, per chi credeva in un'entità superiore.
    Per il Malkavian, sarebbe inutile anche spenderci del tempo per farlo evidente, come se non lo fosse già.
    I dei li fanno gli uomini.
    E soltanto uno si sarebbe eretto a divinità.
    Una divinità che avrebbe dominato incontrastata.
    L'intero Presidio del Sud.




    Mi scuso per la lunghezza del post. Buon game a tutti XD.
     
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    Qualcosa stava cambiando.
    Camminando tra le macerie di uno dei quartieri di Merovish, dove timidamente gli abitanti meno disonesti si riversavano per strada cercando di poter salvare il salvabile tra averi ed affetti, di poter fare qualcosa per ricostruire ciò che gli era stato tolto contro la loro volontà, non si poteva far altro che pensare ad una sola cosa.
    Che qualcosa stava cambiando.

    Gli incendi spenti avevano lasciato il loro inconfondibile marchio nero a macchia di leopardo in svariate zone della capitale del Sud, mentre l'odore della morte era ormai sedimentato un po' in tutti i vicoli, anche i più angusti.
    Tutto questo dava vita a sensazioni contrastanti, che si potevano rivelare dalle parole dei più pazzi -o i più saggi: c'era chi inneggiava ad una Provvidenza superiore, accollando a delle fantomatiche entità superiori tutta la distruzione, con un senso di purificazione del Male da parte di un Bene universale; dall'altra parte, invece, si stagliava chi malediceva ciò, piangendo e disperandosi per aver perso gli averi o, peggio ancora, gli amori.
    Dispensatori di Bene divino, o Precursori di Male assoluto.
    Angeli, o Demoni.

    Qualcosa, o ancora meglio, qualcuno aveva seminato morte e terrore per le strade della Tana.
    Non si sapeva chi, non si sapeva come, non si sapeva perché: come tutto era iniziato, tutto era finito, ossia nella più completa segretezza.
    Ora, gli sciacalli imperversavano ovunque, approfittando dell'evidente stato di shock della popolazione locale; anche se, c'è da dirlo, la gran parte della popolazione locale era per l'appunto composta da sciacalli.
    Cane mangia cane, insomma.

    In tutto questo, è incredibile come gli Eversori non presero parte, da uno schieramento o dall'altro, alla terribile notte di devastazione.
    In realtà, non fu certo per volontà loro che lasciarono avvenire i fatti come se fossero un manipolo di incompetenti.
    Quando tutti i membri tornarono da una delle missioni più importanti dell'intera storia della gilda svoltasi nello Yuzrab, quasi non riuscirono a credere a ciò che era successo durante la loro assenza.
    E vedere Merovish fresca di distruzione non era un bello spettacolo, per quanto la città sotterranea costituisse il buco infernale peggiore di Endlos, ed è inutile dire che in una certa misura a qualcuno dispiacque, e a qualcun altro magari fece, invece, piacere.
    Di sicuro, però, un'idea ben precisa nacque nella mente di ogni Eversore.

    Qualcosa stava cambiando: il loro momento era, infine, giunto.

    E per assicurarsi che nulla e nessuno avrebbero ostacolato i loro piani, gli Eversori si erano preparati per bene, in quelle due settimane di ricostruzione.
    Perché se Merovish era come la fenice che risorgeva dalle proprie ceneri, gli Eversori erano coloro che bramavano diventare i padroni di questa creatura leggendaria, e ci sarebbero riusciti.
    Sull'orlo dell'inferno, stringendo i pugni, con negli occhi una luce mai vista prima e nel cuore una tempesta di fuoco sconvolgente, questo promise a se stesso l'Oplite della Panoplia Nera, Aristotelis Skotos: che gli Eversori sarebbero diventati i nuovi padroni di Merovish.

    ~

    Come tutti coloro che avessero vissuto per le strade della Capitale sapevano, la Tana iniziava a ricomporsi.
    La tenacia dei cittadini del Sud era encomiabile, per quanto fossero criminali della peggior specie: tutti avevano a cuore le sorti della loro patria, chi in bene e chi, inesorabilmente, in male.
    Fortunatamente il saccheggio non aveva intaccato in maniera pesante zone cruciali della città, come il Bazar delle Talpe e le Cave del Sapere, e tutte le attività iniziavano a riaprire. Quelle che potevano permetterselo, almeno.
    In mezzo alla folla che contraddistingueva la piazza del mercato, gli Eversori avanzavano mantenendo un portamento anonimo, sebbene era inevitabile che qualcuno risaltasse più dell'altro.
    Sapevano che, in quel contesto, si sarebbero creati dei buchi da colmare, emotivamente, socialmente, economicamente e politicamente, pertanto dovevano agire puntando ad ottenere le massime posizioni di rilievo.
    Per farlo, dovevano iniziare da lì, dalle macerie, e guadagnarsi man mano la fiducia della città con ogni mezzo ed azione necessari.
    Divisi in gruppi, gli Eversori si aggiravano in cerca di qualcosa che destasse il loro interesse; Zimmer, Bid'daum e l'oplite erano i capi di riferimento per questa missione tutta particolare.
    Aristotelis era accompagnato da Klaus, con il quale aveva vissuto più d'una avventura, ed un nuovo individuo, all'apparenza assai inadatto, ma che in realtà nascondeva qualcosa di molto più pericoloso di quanto si potesse pensare, decisamente terribile.

    Il greco non parlava. Sembrava esser tornato freddo ed imperscrutabile in quei giorni, come ai primi tempi su Endlos.
    L'assalto a Merovish l'aveva lasciato spiazzato, interdetto; non sapeva se arrabbiarsi o essere in parte contento.
    I suoi sentimenti mutavano continuamente, alimentando un solo desiderio, che mai prima d'ora lo attanagliò così prepotentemente: il potere.
    Così non c'era da meravigliarsi se non rispose alla frase del Malkavian, se non con uno sguardo sfuggevole che tradiva poca empatia.
    Tuttavia, ben diversa reazione ebbe quando notò una piccola folla radunata, che non sfuggì nemmeno agli occhi dell'ex mascherato, il quale suggerì di andare a controllare.

    Andiamo.

    Quel gruppo nutrito era il triste pubblico di un tipo strambo, in piedi su un improvvisato palchetto al centro del manipolo, che dispensava chissà quale verità antica partorita dal suo cervello scosso.
    In una situazione post-disastro come quella, era facile che i pazzi venissero ascoltati con più facilità, e la formazione di gruppi di fanatici era un qualcosa che non stava bene agli Eversori.
    Pertanto, Aristotelis e gli altri due mercenari si infiltrarono tra la gente, cercando di acquisire più informazioni.
    L'ordine categorico era solo uno: saperne sempre di più, non lasciarsi sfuggire niente e non dare nell'occhio.

    CITAZIONE
    Allenamento Militare
    Sin da piccolo, Aristotelis Skotos è stato cresciuto seguendo un ben mirato addestramento per lo sviluppo delle capacità fisiche e l'affinamento dei sensi.
    Grazie a ciò, l'oplite possiede forza e resistenza fuori dal comune, così come agilità e velocità superiori alla norma.
    Oltre ciò, anche i suoi riflessi e la sua mira hanno ottenuto un netto miglioramento, rendendolo capace di poter difendersi con rapidità disarmante e poter colpire con una precisione quasi ineluttabile.
    Tuttavia, l'allenamento non ha riguardato solo il corpo, ma anche lo spirito: infatti, dovendo aver a che fare con eventi psicologicamente minanti come guerre e battaglie, l'oplite ha sviluppato un pieno controllo delle sue emozioni, riuscendo a mantenere il sangue freddo e l'imperturbabilità nella quasi totalità delle situazioni.
    [Abilità Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +25% Agilità, +25% Velocità; +25% Riflessi, +25% Mira; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio]

    Panoplia
    Ciò che rende unico ed inconfondibile Aristotelis è la sua armatura, la famosa "panoplia nera".
    Questa particolare veste di guerra, interamente creata in ferro assai pesante e resistente, è composta da un krànos che copre tutta la testa, la maggior parte del volto ed alcune porzioni del collo dell'oplite, con un pittoresco ed alto pennacchio dalla criniera nero-bluastra come la notte e abbellimenti geometrici dai colori caldi; da thórax e epibraxiōníos, ossia le parti della corazza, modellate sui muscoli del greco, con dei disegni sulle spalline e decorazioni dorate ad abbellire la già pregiatissima opera completamente nera; da epipēkhýon e knemis, bracciali e schinieri, anch'essi di forgiatura muscolare, posti protezione degli avambracci da polso a gomito e delle gambe da caviglia a ginocchio.
    Abbinate all'armatura non mancano lo xiphos, il dòry e l'hoplon, ovvero la spada, il giavellotto e lo scudo. Sono queste armi di inestimabile valore, sia monetario che affettivo che artistico, e ricalcano le caratteristiche delle altre parti della panoplia: la spada, che più della forma di uno xiphos ricorda quella di un makhaira, presenta una lama lunga 85 cm a doppio taglio, a costola ricurva, molto adatta a sferzate rapide e letali, anche se risulta ottima pure per affondi e colpi mirati a tranciare di netto nonché per parate contro altre armi bianche; il giavellotto, lungo 190 cm in totale con la sola punta di lancia lunga 20 cm, è molto ben bilanciato per permettere dei lanci molto lunghi ed ha un'alta capacità perforante che lo rende utile sia sulle lunghe che sulle medie distanze; lo scudo, di diametro di 90 cm, ha un disegno di una falce di luna argentata su uno sfondo nero come il resto dell'armatura, ha dei bordi di bronzo ed ha una forma particolare, in quanto all'altezza del diametro orizzontale vi sono due aperture che servono a permettere di difendere ed attaccare contemporaneamente.
    Fanno parte della panoplia anche le falde di cuoio che coprono le cosce e i deltoidi, anch'esse di colore nero, ed i calzari; quasi sempre Aristotelis indossa anche un mantello nero, con tasche interne per portare oggetti non troppo ingombranti.
    [Equipaggiamento: Armatura Completa; Spada; Giavellotto; Scudo]
    [x
    immagine di riferimento]


    Note: Signori e signore, buona giocata a tutti.
     
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    La piana delle Ossa, quarant'anni prima.



    I fumi della battaglia vanno quasi diradandosi, nelle prime ore dell'alba. Steso all'ombra di un albero, esanime e pallido, la figura del Boggart si staglia a malapena, immobile.
    La ferita nel fianco è profonda, e il sangue perso inizia ad essere tanto.
    Tanto che il Boggart ha quasi le allucinazioni.
    Davanti a lui, l'ingresso ai Cunicoli lo attende, quasi come un richiamo... dal pozzo, un fumo nero pece si alza, macabro.

    Una scia di sangue, il suo, ripercorre all'indietro i suoi passi fino al campo nemico. Li, una pira funebre improvvisata sta consumando lentamente i corpi dei nemici, dei compagni... dei fratelli.

    E' strano, è mattina e il cielo è terso, senza una nuvola, eppure un velo di nebbia cala sulla piana. Forse sono solo i suoi occhi a giocargli brutti scherzi. In fondo, è così stanco, il povero Boggart...
    Il sonno arriva quasi come una benedizione, mentre una voce, gelida come l'inferno, gli sussurra all'orecchio
    "Hai perso tutto, Boggart... che farai ora?"

    Quinta bolgia, qualche giorno fa.


    Zimmer si svegliò di soprassalto quella mattina, rivoltandosi nel giaciglio per lottare contro la coperta pulciosa e non cadere sul pavimento.
    Quando riuscì ad rialzarsi, si tastò con cautela il fianco. Quella vecchia cicatrice aveva deciso di fargli male, in quei giorni. Così. Senza motivo.
    Il rossiccio emise un lamento irato, mentre apriva la porta della sua stanza per scendere al piano terra.
    23 era già dietro il bancone, con sguardo spento. La bettola era aperta ventiquattro ore su ventiquattro ora, per poter offrire almeno un goccio a chi aveva perso tutto. Lo sguardo vuoto dello schiavo fa indurire i lineamenti del Boggart, come se a soffrire non fosse il ragazzo, ma una parte di se stesso.

    Hai perso tutto, Boggart... che farai ora?


    Il Mercante Rosso saltò sul bancone, tirando un calcio al corpo del ragazzo che, sorpreso, caracolla a terra. Uno sguardo accigliato si dipinse sul suo volto, mentre cerca di rimettersi in piedi.

    Cosa tu continua a no far pagare questi straccioni? Tu vuoi fare andare a rovina me? esclama, facendo la voce grossa come se tutto fosse normale.
    Lo sguardo dello schiavo si fa cattivo, ma prima che potessa dire qualcosa, il Boggart lo interrompe.

    Tu prepara. Noi ora va a cercare chi fatto questo e noi allarga suo culo fino che Oliphant può transitare in tutta sicurezza dentro e fuori.
    Lo schiavo lo guarda, ancora per un attimo. Poi capisce, e sorride.

    Bazar delle talpe, ora.


    D'accordo con gli altri, Zimmer e altri due Eversori avanzava piano attraverso il Bazar delle talpe, miracolosamente lasciato quasi del tutto intatto dalla furia distruttrice che aveva infuriato su Merovish nemmeno una settimana prima.
    Ad accompagnarlo, oltre a 23, c'erano la bella Nike, che già aveva avuto largamente modo di conoscere, e un nuovo Eversore, con il quale non aveva avuto ancora la possibilità di instaurare il dialogo. Tuttavia quella era una situazione non da prendere alla leggera: per le chiacchiere c'era sicuramente tempo dopo.

    Noi comincia da Bottega in fondo a via. Troppa gente io dice. commenta il Molliccio, facendo avanzare l'oliphant lentamente e con andatura regolare.
    La regola era non dare dell'occhio, è vero, ma Zimmer ormai abitava al Bazar da quasi un anno. L'oliphant era ormai conosciuto come figura, e non destava molto scalpore, anzi, in quel periodo era anche molto apprezzato, perché in grado di spostare una gran quantità di macerie senza troppo sforzo.

    Io raccomanda voi. Noi entra e noi no fa danni ok? commentò il Boggart, senza voltarsi.
    Dall'orlo della portantina si sporse invece 23, per tradurre quello che il padrone gli aveva detto.
    Una strana sciarpa bianca gli copriva la parte inferiore del volto, ma la voce era perfettamente udibile.
    ”Dobbiamo raccogliere più informazioni possibili e mantenere un basso profilo. Quel posto è strano, non ha mai avuto così tanta clientela, e a meno che non ci sia stato un cambio di gestione, non ha nulla di utile per giustificare quel via vai.” spiegò, conciso e chiaro.

    I due lo sapevano bene. Regola numero uno del Mercante Rosso: conosci la concorrenza.





     
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  8. °G°
     
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    Νίκη
    pg

    .: Un nuovo vestito era ciò che mi serviva, la devastazione era ormai passata da una settimana, ma ancora nei volti della gente si poteva intravedere la tristezza e la disperazione di chi aveva perso tutto. Ed un nuovo vestito mi avrebbe aiutato a superare le giornate circondata da una lunga sequela di persone grigie e monotone. E chi conosceva meglio il mercato del parsimonioso Boggart? Ed era anche una buona occasione per stare con 23, che ragazzo carino che era lo schiavo di Zimmer, dovevo chiedere al suo padrone di prestarmelo per qualche tempo. Dovevamo incontrarci con un altro Eversore, una nuova leva che non avevamo mai incontrato ne io ne il Boss Zimmer. Tutti gli eversori si erano divisi in gruppi per cercare informazioni, ed io avevo colto l'occasione per stare un pò con 23, anche se l'Oplita mi intrigava non poco. Ma il rossiccio aveva dalla sua di essere un Mercante, e questo poteva farmi avere incredibili sconti grazie alla sua oratoria. Anche l'abito che avevo indossato era un nuovo acquisto, risalente a prima del disastro, una tutina aderente, con varie cerniere molto comode per divertirsi. La cosa che rendeva più particolare il completo era il cinturone a cui vi era collegata uno strascico ai lati, che si congiungeva sul retro, e che portava coordinato sia guanti sia il velo, simile allo strascico. Be era proprio una Mise adatta allo scopo della missione, mantenere un profilo basso. A sorprendermi nei miei pensieri era stata la voce di 23, affacciato dalla portantina dell'Eliphant, un simpatico bestione ultimamente molto apprezzato in città. Io come al solito, stavo adagiata sulla mia personalissima creatura da trasporto, lo Skate, su cui volavo ad un paio di metri dal terreno, per stare vicina alla portantina.

    Νικη



    .: Mana: 95/100
    .: Fisico: Illesa
    .: Mentale: @_@
    .: Armi ed Armature:

    ~Nobody: [+]


    .: Passive:

    ~Speed: La velocità e l'agilità dell'utilizzatore aumentano del 25%.


    .: Tecniche:

    //


    .: Evocazioni:

    ►Skate: [+] Questa creatura si utile solo per gli spostamenti, infatti irrigidendosi può levitare per trasportare la ragazza come uno skateboard volante. In caso di combattimento questa creatura potrà essere utilizzata per volare ad un massimo di 5 metri con un costo medio per un massimo di 2 turni. Durante il puro GDR potrà essere utilizzato senza limiti ad un costo basso. (turni Variabile, costo Variabile) Costo Basso.

     
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  9. Berserk:.
     
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    Berserk
    Armour

    dluoE
    Post
    Introduttivo

    [...] un vuoto di parole timidamente spezzato da sporadici singhiozzi, soffocati nella disperazione...

    Mi avevano trascinato con la forza, quei fottuti Eversori. Perché diavolo dovevo fare una fine del genere? In fondo avevo solo barato ad un gioco, era davvero un peccato? Dovevo dei soldi a qualcuno, e questo qualcuno conosceva qualcun'altro abbastanza in alto da smuovere qualche altro tizio all'interno di quella maledetta gilda... insomma, m'ero ritrovato a dover seguire due dei loro scagnozzi come un cagnolino al guinzaglio.

    Uno si chiamava Klaus (Santa?).
    E l'altro, non ricordavo come... Ari... ari... ariste... Oh cavolo!
    Che mi fregava dei loro nomi, cazzo; volevo andarmene. Volevo darmela a gambe, subito anche. Avrei fatto di tutto per togliermeli dalle palle, ma avevo contro di me due ostacoli: il fatto d'essere sorvegliato a dovere, e quel grosso sacco che portavo con me. Che diavolo c'era dentro? Mi avevano solo detto di trasportarlo, e di trattarlo bene... Uno di loro aveva perfino detto che quella cosa fosse viva e pericolosa. Eppure, a me sembrava che non ci fosse altro che del metallo dentro... Oltre a ciò, ero costretto a reggere fra le mani un grosso drappo con dentro qualcosa che, a mio avviso, doveva essere un'enorme spranga di ferro. Che cazzo ci facevano con una cosa del genere? E perché IO dovevo portarla, che a malapena mi reggevo in piedi?

    Mentre procedevo, guardavo la devastazione. Pensai, anzi mi augurai, che qualcuno dei tizi a cui dovevo dei soldi fosse crepato in quel maledetto buco di culo del mondo endlossiano. E mi augurai che lo stesso fosse accaduto a qualche componente degli eversori di staminchia. Non ci avevo fatto caso, ma la mia ira stava salendo a livelli cui nemmeno io sapevo di poter arrivare, e la cosa peggiore era che mi sentivo, fin da quando avevamo preso a camminare, come se una voce dentro di me stesse parlandomi. Ma ancora non capivo bene, e pensavo di essere solo stanco o fumato; il cannone di ieri sera faceva ancora effetto, immagino.

    Quando giungemmo davanti a una nutrita folla, Babbo Natale consigliò d'avvicinarsi per sentire, mentre l'altro più nudo che vestito lo seguì a ruota. A me non chiesero: avevo l'obbligo di seguirli, o mi avrebbero ammazzato. E io così feci, ma pensai che forse in quel trambusto avrei potuto darmela a gambe... potevo gettare a terra quel sacco di merda e correre. Sì, sì cazzo. Avrei fatto esattamente così! Dovevo solo aspettare...

    Angolo
    Informativo



    ometto per ora le passive, essendo esse valide solo quando l'armatura viene indossata da un png randomico :sisi:

     
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  10. dra31
     
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    Grida di Piazza, Voci di Corridoio - Ø
    Bazar delle Talpe, Merovish


    Lo ammette, la notizia che la guerra intestina era finita lo prende alla sprovvista. E il motivo di tale ignoranza non è perché tale guerra era talmente nascosta da non farsi vedere in superficie, bensì per un semplice e mero disinteresse all'argomento. Viaggi di lavoro e regole interne di lavoro hanno contribuito a tenere volutamente all'oscuro il mercante sull'andamento e gli esiti di questa faida che ha flagellato Merovish.

    E dire che le informazioni, nel suo settore, sono importanti e preziose.
    Il Bazar, stranamente rimasto estraneo agli eventi che hanno devastato il resto dei quartieri, è particolarmente frequentato e non approfittarne è un peccato. Peccato che il grosso dei passanti è in cerca di notizie, informazioni, voci: merce che il mercante non vende e non compra, le parole sono una merce pericolosa e lui vuole vivere tranquillo.

    Ad ogni modo, tiene aperto il negozio -un basso tavolo da tè circondato da cuscini, borse, sacchi e giare di varie dimensioni, con il mercante dalla parte della mercanzia.- e non si nega di tendere un orecchio alla strada e alle sue storie.

    png

    Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%


    - Condizioni › Ottimali. Risente parecchio del clima.

    - Energia › 0% [0B+0M+0A+0C]

    - Mercante itinerante › {Passiva per la comprensione e l'uso delle lingue endlosiane + Passiva per la comprensione e l'uso delle mappe endlosiane e dei sistemi d'orientamento}

    - Valuta del mercante › {Passiva che riduce di un livello le barriere colpite dalle monete}

    - Note ›Essendo del tutto ignorante sulla materia "guerra di Merovish", il mercante è nella sua solita quotidianità.fumomgpc0nz6

    « Io credo più nelle cose che nelle parole»
    Eren Satu

     
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  11. Astronaut.
     
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    Grande Assedio d'Inghilterra, secondo giorno.



    Dovete trovare quel figlio di puttana, a costo d'uccidere ogni singola ripugnante femminuccia inglese!
    Il generale Lukhater era un uomo rovinato dai sessant'anni ben più pesanti di quanto avrebbero dovuto essere.
    Il volto segnato da rughe da ottantenne, il fisico smagrito e piegato da una piccola gobba, le occhiaie che nemmeno i grandi occhialoni scuri riuscivano a nascondere, i quattro fili di capelli che sembravano prossimi a cadere.
    D. lo ricordava come un individuo ignobile, la cui vita non lo aveva portato altro che ad odiare, odiare, odiare.
    Era come una di quelle frustate casalinghe che scaricano ogni colpa della loro triste vita ai mariti che le hanno rubate ai circoli culturali e alle cene con i duchi di Germania.
    Un uomo che Dacre non aveva mai potuto sopportare, mai.
    E l'odio era più che reciproco, visto l'atipico sentimento razzista che più di una volta Lukhater aveva apertamente confessato nei confronti dei possessori del gene ultimo, di quelli come Lloyd.
    Inutile dire che il governo, consapevole di quell'odio, aveva sguinzagliato il triste ufficiale alla ricerca del tanto osannato patriota traditore.
    E le vittime già fioccavano.


    Disastro di Merovish, due settimane dopo.


    Proprio come si dice, il tempo era volato.
    Dacre aveva vissuto da inerme spettatore la più grande carneficina che i suoi occhi potevano ricordare di aver visto.
    Ricordò i morti d'Inghilterra, cadaveri le cui viscere scorrevano sul polveroso terreno tempestando di dolore il piccolo Dacre.
    Sapeva che lo stavano facendo per lui, per lui solo.
    E guardare dalle finestre della sua casetta come malfattori vari venivano maciullati dalla crudeltà di singoli individui non fece altro che aggiungere peso inutile a quello che già da prima le sue strette spalle dovevano sopportare.
    Aveva chiuso le tapparelle, celato il suo respiro, nascostosi nell'armadio, e sbarrato le porte.
    Non voleva morire, non ancora.
    Gli Eversori gli avrebbero poi presentato il conto di tutto ciò che si era procurato a sbafo, dopotutto.
    Le urla, fragorose, penetravano nella sua camera come se le pareti fossero di burro.
    Non aveva potuto dimenticare quella notte passata a dirsi che non era veramente un eroe, nemmeno due settimane dopo.
    Nel frattempo, i suoi compari avevano deciso di muoversi.
    Dopo una breve riunione, Dacre s'era messo al seguito di chi per primo gli aveva imparato ad avere paura di Merovish e di Endlos tutta, aveva accompagnato Bid'daum.
    Sapeva che il demone non avrebbe gradito per niente la compagnia d'un cagasotto tale, ma non poteva fare altrimenti.
    Gli altri gruppi erano pieni, e sopratutto di persone che l'eroe non aveva conosciuto fino ad allora.
    Conoscere Bid'daum, seppur grazie ad un colloquio non molto brillante, gli permetteva di provare nei confronti dell'essere rossastro un minimo di fiducia.
    Sperò, in una preghiera personale, di non sbagliare nulla.


    Health: Illeso.
    Mind: Marcato dal disastro avvenuto a Merovish, ma impegnato almeno a scoprirne le cause.
    Power: 100%
    Hidden Powers:
    March:
    Marzo è il mese preferito di Dacre. Il risveglio della primavera, lo sbocciare dei petali sugli alberi sono sensazioni che regalano al supereroe pace e riposo del proprio spirito.
    Ma quelle emozioni scatenate sono la rappresentazione dei propri poteri, leggiadri e fugaci, così poco percepibili eppure presenti.
    Dacre è maestro nella manipolazione dell'energia psionica, suo campo praticamente dalla comparsa del Masterpiece nel suo DNA.
    La costruzione di campi di forza invisibili ad occhio nudo, lo spostamento di oggetti (e dunque l'uso della telecinesi) e qualsiasi altra forma di psicocinesi sono quindi sciocchezzuole per lui eseguibili in qualsiasi momento.
    [Passiva - Manipolazione dell'energia Psionica (Telecinesi ecc.)]
    Used Powers: //
    Annotations:
    Post un pò così così, sorry :(



     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Lo sdegno, in Afzal, cresceva ad ogni passo. Tutti i suoi organi erano altrettanti calderoni di violente e nere passioni, che nella loro ebollizione tracimavano sotto forma di denti serrati e di uno sguardo che faceva avvizzire i fiori.
    Il giovane camminava rigido come una statua, appariscente e funesto nella sua tenuta da guerra: le protezioni verdi di cuoio che scricchiolavano ad ogni passo, lo scudo rotondo appeso alla schiena, l’elmo a ogiva perfettamente lucidato, la scimitarra che gli batteva sulla coscia al ritmo della sua camminata, e l’abbagliante turbante bianco che di lui lasciava scoperti solo gli occhi lampeggianti di collera.
    La folla. Il peggior fenomeno possibile, un variegato miscuglio di uomini puzzolenti che sbraitavano le loro volgari sciocchezze, sbattuti avanti e indietro dalla tempesta delle loro brame e delle loro insulse illusioni. Opulenti borghesi che si avviavano ad essere i più ricchi del cimitero, servi che maledicevano i propri padroni senza neanche saperne il perché, donne più fragili, superficiali e vuote di un vaso di vetro soffiato, e tanti, tanti, tanti altri esempi di debolezza umana. Troppi. Continuavano ad urtarlo, incessantemente, senza nemmeno accorgersene, e a lui capitava di guardare delle facce rosse, lucide e bovine.
    Una goccia di sudore salato scivolò sotto il turbante e gli finì nell’occhio, peggiorando il suo umore.
    Ma non era il dover procedere attraverso quel fiume di persone, la principale causa della sua alterazione, no di certo!
    L’elefante che procedeva placido poco davanti a lui scorreggiò fragorosamente, investendo il delicato naso del giovane con una zaffata di gas digestivi. Trattenne il fiato e represse un conato di vomito.
    Afzal non era abituato ad essere trattato con sufficienza. E, da quando aveva messo piede a Merovish, non gli era successo altro. Anzi, tutto era cominciato anche prima, sotto il torrido cielo dello Yuzrab, quando il messo inviatogli dall’uomo con l’armatura nera, Aristotelis, gli aveva ingiunto di presentarsi a rapporto. Ingiunto! Non era un verbo che il giovane gradisse. Ma quella storia degli Eversori era troppo importante, e Afzal aveva deciso, per la prima volta nella sua vita, di lasciar correre, e di sottomettere la sua volontà al flusso degli eventi. Relativamente in fretta, aveva fatto i bagagli e si era recato all’ingresso più vicino al dedalo di tunnel che portavano al cuore del Sud. Dopo aver vagato per giorni nella fascia più periferica, ed essere finalmente riuscito a raggiungere il nucleo abitato, si era messo in cerca di quello che, ufficialmente, era il suo superiore. Si aspettava di essere ricevuto con tutti gli onori di cui era degno, invitato a bere un caffè, servito, riverito, ascoltato con la massima attenzione. Desiderava risolutamente di discutere con calma, e a quattrocchi, con lo straniero conosciuto quella notte nel deserto di tante settimane prima, le cui parole, da allora, avevano popolato i sogni del giovane: potere, ricchezza, dominio. Eversione... Ma la delusione era stata amara.
    L’altro quasi non lo aveva degnato di uno sguardo, preso com’era in chissà quali preoccupazioni da militare, e lo aveva indirizzato ad un altro membro della gilda. Nemmeno quella parola, indirizzato, garbava molto, ad Afzal. Eppure, per la seconda volta, aveva inghiottito il rospo, e aveva obbedito.
    Non era mai stato là sotto, a Merovish, ma non era necessaria una profonda conoscenza della città o un acuto spirito d’osservazione per accorgersi che qualcosa non andava. L’odore del fumo e della carne in putrefazione permeavano ogni cosa, ed il nero dei fuochi da poco spentisi faceva da colore dominante. Era quella, forse, l’eversione di cui Aristotelis gli aveva parlato? Era quella l’occasione che i membri della sua gilda attendevano da tanto? Questo, avrebbe significato, nel quadro che gli era stato dipinto, potere per tutti loro. Anche per lui. Ecco, perché si era lasciato indirizzare. Augurandosi, perlomeno questa volta, di ricevere delle migliori attenzioni. Ma la sua pazienza era destinata ad essere messa alla prova all’infinito.
    Mentre si recava alla taverna indicatagli dall’uomo con l’armatura nera, qualcuno che corrispondeva perfettamente alla descrizione fornitagli della persona che vi doveva incontrare sbucò da dietro un angolo, appollaiato in una portantina sulla cima del dorso gibboso di un elefante dalle lunghe zanne ricurve. Anche questo faceva parte del ritratto. Doveva trattarsi del suo uomo.
    A metà strada fra l’esasperazione ed il desiderio di infliggere dolore a qualcuno, si era affiancato alla bestia, ma non aveva aperto bocca, che il goblin aveva gracchiato con una voce biascicante e fastidiosa: “Noi comincia da Bottega in fondo a via. Troppa gente io dice.”
    Il giovane ammutolì. Stupefatto dall’evidente debolezza mentale dell’individuo dal quale Aristotelis lo aveva mandato, Afzal rallentò il passo, sbuffando vigorosamente dal naso e serrando e riaprendo le dita nervose. Doveva trattarsi di una burla, di una presa in giro! Evidentemente quell’uomo credeva di potersi permettere qualcosa del genere con il giovane... ma si sarebbe pentito della sua leggerezza! Afzal non riusciva a pensare ad altro.
    E così, stordito e sopraffatto dalla furia, si era messo a camminare dietro all’enorme animale, dall’altro lato del quale, ora se ne avvedeva, una giovane bionda ricoperta da un abito che era il monumento alla frivolezza femminile stava semidistesa su una placca metallica volante.
    “Io raccomanda voi. Noi entra e noi no fa danni ok?”
    Le parole del goblin non riuscirono a penetrare la nera tempesta che si addensava nella mente di Afzal, la quale tuttavia riuscì ad essere vagamente placata dalla comparsa sulla portantina di un ragazzo, la cui bocca era coperta da una sciarpa bianca.
    “Dobbiamo raccogliere più informazioni possibili e mantenere un basso profilo. Quel posto è strano, non ha mai avuto così tanta clientela, e a meno che non ci sia stato un cambio di gestione, non ha nulla di utile per giustificare quel via vai.”
    Una missione, nientemeno. Ecco a cosa lo aveva mandato ad accodarsi l’uomo dall’armatura nera. E i suoi compagni erano quel goblin analfabeta, quella ragazza bionda, e quel giovane che aveva appena parlato.
    Era chiaro che lui, Afzal, era stato mandato da loro per costituire il nerbo di quella spedizione.
    Con lo sdegno che, in lui, cominciava a placarsi, il giovane ritenne non fosse necessario domandare nulla a nessuno, e si calò nel concentrato silenzio dell’azione.

    CITAZIONE
    Stato fisico ۰ ~Accaldato.
    Ferite ۰ ~ Nessuna.
    Stato psicologico ۰ ~ Furente.
    Energia ۰ ~ 100%

    Salve a tutti gente! :geez:

     
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  13. Ja¢k
     
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    ___ _ ___

    Quello che doveva fare.
    Il Camaleonte venne avanti lungo la strada gremita di gentaglia. Camminava a passo lento, cauto. Si spostava da un bazar all'altro perdendosi nella folla, all'ombra, senza dare nell'occhio. Anche il suo aspetto era insignificante e trasandato. Postura curva, propria di un anziano dagli occhi miti e grigi, le vene del naso scoppiate, la barba incolta simile a un grumo di spine. Nient'altro che un vecchio gobbo, uno dei tanti poveri disperati che flagellavano il Bazar delle Talpe di Merovish. Non che gli piacesse aver assunto quelle sembianze, tuttavia era necessario. C'era qualcosa che doveva fare, e quello era il modo migliore per farlo.

    Il lastrico ancora dissestato, infido. Il Camaleonte avanzava claudicante, con il braccio sinistro rigirato dietro la schiena e il capo chino. Solo gli occhi schizzavano da una parte all'altra, attenti ad ogni minimo particolare. E le orecchie, tese ad ascoltare i discorsi, le parole, ciò che la feccia umana diceva e sopratutto non diceva. Non avrebbe fallito, non la sua prima missione. Non quando sino a quel momento tutto era filato liscio come l'olio, dall'aver seguito minuziosamente le coordinate imposte, all'aver raggiunto il simulacro di quella che era stata Merovish. Bastava solo rimanere concentrati e non perdere mai di vista l'obiettivo, si si.

    Qualcosa di terribilmente brutto e cattivo si era abbattuto su Merovish travolgendola con la stessa intensità di una catastrofe soprannaturale. Le strutture, gli abitanti, le strette viottole del Bazar...tutto di quel postaccio emanava il lezzo fetido e a lui così familiare della morte, e di chi cerca di scamparne. Facendosi largo tra la folla del Bazar, quel giorno più che mai simile ad una tetra processione di spettri, il Camaleonte osservò sino a qual punto può affondare la miseria umana, o può tentare, quantomeno tentare, di risorgere dalle proprie ceneri, proprio come nella vecchia storiella dell'Araba Fenice. Gruppi di guerci individui complottavano agli angoli delle strade, vecchi esaltati si circondavano di ascoltatori approfittando del panico generale per sciorinare i propri deliri. No, non era quello a interessarlo. Quelle fonti avevano importanza secondaria; il Camaleonte cercava qualcosa di concreto prima di tutto.
    Quello che devi fare.

    Osservare.
    Senza interferire.
    Studiare quale logica demente avesse reso Merovish ciò che era. Forze subdole, ma non per questo meno terribili, si muovevano ai
    margini del disastro. Non importava, non a lui. Il suo compito non lasciava spazio ad esternazioni personali. No, il camaleonte doveva solo essere testimone.

    nl8jrl
    « Bene bene bene, cosa abbiamo qui..? »


    Sospirò, assottigliando gli occhi. Un gesto lento e stanco, dietro il quale si nascondeva il gelo della premeditazione, dello studio. Il Muro del Distretto si stagliava lì, memento della furia passata.
    Pronto a offrire un interessante spunto dal quale dare inizio alla sua ricerca.



    tumblr_lpzecwrFuU1qd59wbo1_500

    ~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Immenso 40% ~

    Energia residua: 100%
    Status Fisico: Illeso
    Status Psicologico: Deciso

    Passive in uso

    NoOne_Dominio del mutaforma.
    Fury_Bonus del 50% alla Resistenza.
    Sensualism_Visione notturna & potenziamento olfattivo.
    Rightness_Aura carismatica che rende ogni sua parola/azione la manifestazione più alta di giustizia e sincerità, degna di fiducia.

    Note: Nulla, un vecchio gobbo che si reca al muro del distretto, tutto qui :geez:

     
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  14. Dingo Egret
     
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    ”In pratica, mi spieghi cosa ci facciamo qui?”
    Tuttavia, dal giovane nell’esoscheletro, Fiona ricevette solo un sospiro annoiato. Solo che, più che esser rivolto alla domanda, era rivolto all’operazione nel suo complesso. Poi, iniziò a parlare, in modo che la spiegazione, però, non trapelasse all’esterno della corazza.
    ”In breve, devono raccogliere informazioni.
    Non chiedermi di che genere, dato che non capisco cosa possa offrire questo immondezzaio.”

    ”…Capisco.”
    Replicò, dopo aver recepito tutti i dati della breve conversazione –per quanto scarni potessero sembrare.
    Ma andava bene anche così, era abituata al modo di fare conciso del #9.
    ”- E per quanto riguarda…
    Noi?

    Dingo si bloccò per qualche attimo, quasi basito dall’ovvietà della risposta.
    ”È ovvio.
    Noi siamo i rinforzi.
    In pratica, se le cose si mettono male,
    noi usciamo fuori e pariamo il culo agli altri.
    No?

    Era scontato, diavolo.
    Anche se, alla fine, avrebbe preferito avere un canale diretto con l’altro pilota; però, per non mandare a monte tutto, aveva deciso di non essere all’interno del NEXT. Aveva blaterato qualcosa riguardo salti di coperture, e cose del genere.

    Che poi, cosa minchia c’entravano le coperte, ora. Mah, solo lui poteva saperlo.
    Tralasciando questo discorso, per il #9 l’esoscheletro non era qualcosa di cui si poteva liberare con tanta leggerezza come aveva fatto il suo commilitone, visto che fuori da esso non sarebbe poi durato così tanto.
    Letteralmente.
    Quindi, per ora, decise di mantenere un basso profilo e di restar lontano dalle strade, optando invece per una posizione più sopraelevata, quale poteva essere un tetto di un edificio non troppo alto, o comunque qualcosa che non avesse attirato su di se e sulla sua armatura attenzioni indesiderate.
    Il posto dove preferì appostarsi, era quello più vicino possibile al gruppo di Eversori che, strategicamente parlando, fossero più esposti ad attacchi: ovvero, la piazza.
    ”Ok, ci fermiamo qui, Fiona.
    Metti in funzione il radar, e vediamo cosa riusciamo a vedere qui intorno.”





    Mana: 1oo%
    Mente: Calmo, rilassato.
    Danni: Nulla da segnalare.

    P a s s i v e
    White Glint
    Abbiamo già parlato dei NEXT, giusto? Ma lo rifacciamo comunque, giusto per chiarezza.
    NEXT, è la denominazione comune data a quei particolari esoscheletri da combattimento che permettono ad alcuni uomini, i Lynx (i piloti, per dirla in maniera semplice), di entrare in battaglia. Ha in tutto e per tutto le sembianze di una massiccia armatura che copre tutto il corpo del guerriero, ed è dotata di una vasta gamma di armamenti, che possono andare da cannoni a raggi, lanciamissili, lame energetiche, eccetera; tutto sta al modo di combattere del Lynx e, ovviamente, alle caratteristiche del NEXT stesso.
    Abbiamo detto che è molto simile ad una armatura, ma sarebbe comunque un errore paragonarla a questa; infatti, a supporto del pilota, all’interno di ogni esoscheletro abbiamo una IA semi-senziente, in grado di effettuare scansioni di aree, eventuali minacce, fornire assistenza al Lynx o, qualora questo lo volesse, fornire avvisi anche a chi sta all’esterno del NEXT. Per converso, l’esoscheletro è molto più delicato di una comune armatura: primo, perché richiede costi infinitamente più grandi per esser acquistato e, secondo, per il fatto che la manutenzione e la messa a punto necessitano di personale e apparecchiature adeguate. Insomma, è una bella seccatura, se non si ahanno i dovuti agganci.
    Ma veniamo a noi, ora. O meglio, veniamo al White Glint, NEXT ad uso strettamente personale del Collared di rango 9, Dingo Egret.
    L’esoscheletro presenta una colorazione bianca (da qui la derivazione del nome), fatta eccezione per alcune parti che vanno dal colore acciaio, come i reattori dei propulsori posti sulla parte posteriore del corpo; più nel dettaglio, tre file poste dietro ogni gamba, in posizione verticale, dalla zona della caviglia fino alla parte posteriore ginocchio, più due altre batterie poste alle spalle dell’esoscheletro. Ora, la differenza tra questi due tipi di propulsori: quelli montati sulle gambe servono per gli spostamenti più semplici; invece di camminare normalmente, il NEXT sembrerà “scivolare” sul terreno. Quelli montati sulle spalle si useranno per gli spostamenti più complessi, invece, data la grossa spinta derivata dalla propulsione: ad esempio, se si dovrà compiere un viaggio che spaccherà il mondo in due, verranno usati questi. Altra cosa simpatica, è che le due batterie sulle spalle si apriranno verso l’esterno, ed il getto bianco che uscirà fuori dai reattori faranno sembrare il White Glint come dotato di un paio d’ali. Dato che in questo stato tutti i sistemi verranno reindirizzati nel V.O.B. (questo il nome della batteria propulsiva sulle spalle) e nel sistema di calibramento del volo, l’accesso a tutte le altre funzioni, come ad esempio il combattimento, verranno negate – fatta eccezione per il supporto vitale.
    E da qui parliamo del supporto vitale, che sarebbe grossomodo la macchina presente nel petto del Lynx che sostituisce cuore e polmoni. Gli ugelli di forma tubolare che fuoriescono dalla tuta del #9 fungono da tramite tra lui e l’esoscheletro, abbiamo già detto. Queste parti hanno la duplice funzione di:

    - Collegare le sue sinapsi all’esoscheletro, in modo di controllarlo in un modo più istintivo;
    - Collegare la macchina nel suo petto al NEXT, in modo da permettere di svolgere regolarmente la sua funzione vitale per un tempo prolungato, e contemporaneamente consentire la ricarica, in vista di eventuale separazione tra NEXT e Lynx.

    In aggiunta, per facilitare la comunicazione tra Lynx ed esoscheletro è stato impiantato direttamente nella tuta un sistema asporta-materia, in modo da trasportare l’esoscheletro direttamente sul corpo del #9 e le eventuali armi a lui annesse, o viceversa, dal corpo del pilota ad un posto da lui preventivamente impostato.
    Non c’è molto da dire altro sulla forma dell’esoscheletro, dato che ricalca bene o male la forma del pilota, a parte per petto e testa, che assumono una forma aerodinamica, per permettere di tagliar meglio il vento delle fasi di volo; per il resto, l’elmo, presenta all’altezza degli occhi un bagliore blu, stante a significare l’operatività di tutto il sistema.
    A questo punto manca solo una cosa: l’Intelligenza Artificiale che fa da supporto al pilota.
    Ogni Lynx può decidere se dotare o meno il proprio esoscheletro di una qualche intelligenza artificiale, in modo da fornire assistenza, o, perché no, solo per scambiare idee riguardo qualcosa. E, ovviamente, il #9 ha deciso preventivamente di dotare il suo White Glint di un processore semi-senziente, basato sulle informazioni che il comando aveva della sua passata partner in una missione: la Collared di Rank o3, Wynne D. Fanchon. Proprio in forza di essere semi-senziente, questa IA ha un suo accenno di personalità e, a differenza delle altre intelligenze artificiali, è capace di carpire il sarcasmo, e anche di farlo, a volte.
    Paradossalmente, il ragazzo ha deciso anche di dotare questa di un nome proprio: Fiona Jarnefeldt. Il nome non si sa da dove sia preso: forse dal suo passato, o forse l’ha solo buttato li sul momento.
    Al momento dell’installazione sull’esoscheletro, l’IA è stata dotata anche di un programma che mascherasse la voce metallica tipica delle macchine, donandole un timbro più umano, da ragazza “normale”, insomma.
    Abbiamo accennato al fatto che il #9 si serva molto spesso di lei per interloquire dall’interno del NEXT, ove possibile, dato che non è solito parlare molto col prossimo, a meno che non sia necessario, giusto? Ecco, proprio per questo molte volte si è soliti pensare, erroneamente, che all’interno dell’armatura ci sia una donna. Ma questi son dettagli.

    A t t i v e[?/2]

    S u p p o r t o

    N o t e
    Perdonate il ritardo, ma ho avuto qualche contrattempo.
    Essendo impossibilitato a togliere l’armatura, cerco un posto lontano da occhi indiscreti e sto ben attento a fornire copertura alla squadra che è in piazza. Spero vada bene.


     
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    { Merovish, Bazar delle Talpe, Muro del Distretto }
    Bid'daum | Musashi | Reys | Dacre | Camaleonte

    Mentre ne percorrete le strade segnate dalle macerie -ruderi che altrove non sono nemmeno più in piedi-, restate tutti, chi più chi meno -e ognuno a suo modo-, colpiti dall’opera di distruzione che è stata compiuta sulla città; ma voi sapete bene che quando la vita ti manda al tappeto bisogna sempre cercare di rialzarsi, e anziché piangere per i lutti o cercare informazioni sull’accaduto siete quel tipo di persone che preferisce trovare qualche spunto -il più piccolo pretesto- per passare all’azione.

    Ma guarda un po’ te che casino!
    Andiamo al Muro del Distretto, probabilmente troveremo delle risposte.


    Con passo rapido e nervoso, il Kuthiano guida il gruppetto degli Eversori verso la loro destinazione, camminando in testa al trio che compone il suo seguito di giovani adepti: Musashi -desideroso di ripagare l’affronto inflitto alla sua nuova casa-, Reys -l’indifferente scienziato pronto a marcare il suo territorio-, e Dacre -un giovanotto ancora estraneo alla malvagità della Tana.

    A poca distanza, per motivi del tutto diversi, un povero vecchio gobbo arranca nella triste e mesta folla che popola la piazza, confondendosi all’anonimo marasma di umanità come un derelitto tra gli invisibili, celandosi tra le ombre per mantenere con naturalezza un basso profilo: dopotutto, chi presterebbe mai attenzione ad un insignificante mendicante, lercio e logoro? Già, nessuno.

    « Bene bene bene, cosa abbiamo qui..? »

    Il Camaleonte lo mormora tra sé e sé, con un sospiro, ed è cosa certa che nessun’altro gli presterà ascolto; poi, strizza gli occhi per mettere a fuoco il Muro del Distretto, ma ciò che vede non è diverso dallo spettacolo che si para ora davanti anche agli altri quattro.

    Il muro -diroccato, scrostato, e puzzolente di chissà quali umori- è ancora in piedi, ma -come testimoniano gli angoli frastagliati di carta strappata ancora piuttosto nuova-, gli annunci che dovevano esservi stati affissi devono essere già stati rimossi... al solito, sottratti dal primo malfattore che venderà le informazioni a peso d’oro in qualche punto stabilito.
    Qui funziona sempre così!

    In questi casi, la prassi vorrebbe che -nei paraggi- ci sia un complice a far da palo, qualcuno che presto vi avvicinerà per proporvi l’affare... ma bisogna star attenti: dopotutto, potrebbero esserci anche tanti altri bugiardi pronti ad adescarvi in un vicolo buio e abbandonato con nessun altro scopo che rapinarvi. Non c’è mai da fidarsi troppo di nessuno per le vie di Merovish.

    Difatti, non passate molto tempo a stazionare là davanti -il tempo di passare in rassegna tutta la “bacheca”- prima che un piccolo straccione (un bambino dalla pelle ambrata, sporco, scarmigliato e vestito con abiti fuori taglia) vi si accosti per fermarsi ad un paio di passi da Dacre, di certo il meno minaccioso degli Eversori lì radunati; il vecchio di cui il Camaleonte ha adottato l’aspetto deve -comprensibilmente- essergli apparso troppo vecchio e fragile per poter essere interessato ad un attività.

    « Se i signori cercano un lavoro, per cinque monete posso dirgli dove trovarlo...! »


    { Merovish, Bazar delle Talpe, folla radunata dal profeta }
    Aristotelis | Klaus | Berserker

    « Gli autori di questo sterminio sono stati degli artisti... »

    Il ghigno malvagio ma sincero del Malkavian esprime bene il suo contorto senso estetico, ma il Greco al suo fianco -e non troppo distante dal loro sorvegliato- non raccoglie lo spunto per una conversazione, limitandosi a rispondergli con l’eloquenza di uno sguardo fugace; tuttavia, il messaggio è chiaro: “non siamo qui per questo”.

    « Sentiamo un pò che dice »
    Andiamo.

    Il terzetto di Eversori giunge così in vista della piccola platea radunatasi per ascoltare il sermone di un vecchio farneticante, ed è a questo che si accosta, in attesa di scoprire a quante e quali pazzie il profeta di sventure stia inneggiando; Klaus alza il collo del cappotto e cerca di fare il possibile per non dare nell’occhio, così come anche Aristotelis non cattura eccessive attenzioni tra la gente del bazar, ma... avete con voi un tizio che è costretto a portarsi dietro un grosso sacco sferragliante e un grosso blocco di metallo grezzo a malapena celato in dei vecchi bendaggi lisi.

    No, dico: ne vogliamo parlare? Oltre ad aver calamitato gli sguardi di tutti gli astanti, quel povero cristo -carico come un mulo da soma- ha anche già tirato su una discreta collezione di imprecazioni contro vivi-morti-e-nascituri, bestemmie che raccomandano la sua anima ad almeno metà del pantheon dei multiversi -e se te lo stai chiedendo: no, non è la metà buona!-, e minacce di morte assortite... tutto per aver urato questo qui, pestato un piede a quello là, coprendo la visuale a tizio, caio e sempronio.

    Insomma: con la cosa ingombrante che trasporti -sì, caro debitore col vizietto del gioco d’azzardo: parlo con te- hai fatto guaio ad ogni passo. E voi, signori Eversori, fareste meglio a farci qualcosa: il vostro sorvegliato speciale non mi sembra esattamente calmo... se sbotta e comincia a rispondere per le rime, addio basso profilo.

    Ma -ovviamente- il comizio non sta a badare al vostro arrivo,
    e potete comunque carpire il frammento di discorso che sta avendo luogo.
    E assistere a quello che avviene.

    « ...e non è stata Selune a salvarci dal giogo dei Pasha! »
    sta inveendo il vecchio, agitando un pugno nell’aria
    « Abbandoniamo il culto dell’inganno, e rendiamo grazie agli Angeli della Notte del Giudizio,
    che sono giunti per purificarci dal male che impregna la nostra terra! »


    « Angeli...? ANGELI?! »
    l’urlo si alza da qualche parte e vibra di un disappunto feroce
    « Quei mostri hanno ammazzato mia moglie e i miei figli!
    Che colpe potevano mai avere loro?! »


    « Ci hanno liberati dal Loto Nero e dal Pasha Jalabhar! »
    obietta rabbiosamente qualcun altro

    « Hanno distrutto la mia casa! »
    piange una donna tra la calca, con tono straziato

    Un brusio confuso ed incoerente si leva tutto intorno a voi, mentre i difensori dell’una o dell’altra tesi fanno sentire le loro voci, scaldandosi in un’atmosfera tesa, concitata ed esasperata che sfocia in un lieve trambusto nella folla: anche voi finite spintonati, e la situazione sfiora la rissa... arrestandosi provvidenzialmente quando una figura -snella e sinuosa- conquista il palchetto, mettendosi davanti al vecchio.

    Non sapete dire come, o perché, ma i vostri occhi -così come anche quelli degli altri presenti- finiscono irrimediabilmente catturati da lui, e nel rimirarlo, non potete evitare di pensare che sia davvero un tipo carismatico e affascinante... per quanto poco riusciate a scorgere di lui sotto il cappuccio del mantello che lo copre quasi completamente.

    « Oh, signori...! Signori, vi prego...! »
    richiama all’ordine la sua voce conciliante, e -strano a dirsi- gli altri gli danno ascolto
    « Cerchiamo di non perdere la calma... ♥ »

    In silenzio, i suoi gelidi occhi azzurri sembrano penetrare nell’animo di ciascuno
    mentre passeggia su e giù lungo la stretta passerella di legno del palchetto.

    « I disordini non piacciono al nuovo Lord Alfiere... »
    sibila la sua voce melodiosa e suadente
    « E’ per questo che il Loto, il Pasha, e le teste della Legione sono cadute. »

    Nel silenzio attonito che cala sugli astanti, solo una voce osa levarsi, ed è stridula e gracchiante: spaventata, quasi... segno evidente che il ricordo dello Spaventapasseri, è forse un incubo ancora troppo vicino.

    « Tu farnetichi! Il Sud non ha nessun Alfiere! »

    jpg
    « “Nessun Alfiere”, dici? »
    con un secco giro sui tacchi, si ferma, e fronteggia il pubblico
    « Ma sì che c’è... Ed io l’ho visto!
    L’ho visto sorgere dal ventre della terra, con il Cuore dei Titani. »


    E la folla esita, incredula -voi che vi siete in mezzo lo sentite vibrare nell’aria.
    Perché non c’è nessuno a Merovish che non conosca la storia del mistico congegno
    che permetterebbe al suo padrone di controllare i Titani di Recupero.

    Probabilmente, se quel tizio non emanasse fascino e magnetismo, la gente riderebbe.
    Perché... il Cuore dei Titani è solamente una leggenda. Vero...?


    { Merovish, Bazar delle Talpe, Banco dei Pegni }
    Zimmer | Nike | Afzal | Eren Satu

    Noi comincia da Bottega in fondo a via. Troppa gente io dice.

    Il pragmatismo del Boggart e -ovviamente- la sua autorità interna alla gerarchia degli Eversori sono sufficienti a dettare al drappello al suo seguito le direttive per orientarsi nelle vie affollate del Bazar, e così la rappresentanza si dirige al banco dei pegni, dove in tempi più felici avvenivano le trattative e le aste: l’oliphant è una presenza ingombrante, ma -se non altro- aiuta a creare una zona di vuoto ampia abbastanza da poter camminare... Certo, per gli stranieri un simile pachiderma darebbe anche piuttosto nell’occhio, ma Zimmer è di casa in quell’ambiente, e sarebbe invero l’assenza della bestia ad attirare l’attenzione.

    E, difatti -dalla sua comoda posizione arroccata sui cuscini della sua attività- Eren Satu lo vede arrivare, il suo collega... in senso lato e in meri termini di affari, si intende; probabilmente, non ci ha forse mai nemmeno scambiato due parole, con quel Boggart, ma circola la voce che anche lui sia un mercante. E se lui è in giro -nella tua zona- forse ha trovato qualche buon affare: ti starebbe bene se proprio quel nuovo arrivato te lo sottraesse da sotto il naso?
    Pensaci.

    Io raccomanda voi. Noi entra e noi no fa danni ok?

    Il fido schiavo 23 -che osserva la piazza dall’alto della portantina sulla schiena del barripede-, la graziosa Nike -che li accompagna con poco interesse o nessuno per la tragedia che ha colpito la Tana-, e il misterioso Afzal -magnifico e terribile nella sua armatura lucida e splendente: sono loro i destinatari delle parole del Molliccio, ma le raccomandazioni sarebbero inutili senza la traduzione simultanea del servo, perché certamente nessuno capirebbe un’acca di quei borbottii disarticolati.

    ”Dobbiamo raccogliere più informazioni possibili e mantenere un basso profilo. Quel posto è strano, non ha mai avuto così tanta clientela, e a meno che non ci sia stato un cambio di gestione, non ha nulla di utile per giustificare quel via vai.”

    Così, vi avvicinate all’ingresso: è evidente che l’oliphant non può proseguire all’interno della bassa palazzina fatiscente, quindi dovete lasciarlo lì prima di scostare la tenda tirata sull’uscio e accedere all’interno uno alla volta.

    A dirla tutta, converrà decidere chi resterà fuori con lui a guardia degli averi che trasporta, perché i mendicanti che implorano la carità -in questa circostanza più numerosi che mai- e che affollano quel punto di passaggio, tendendo le mani con litanie ed espressioni supplichevoli a quanti sfilano in mezzo a loro per entrare o per abbandonare la struttura, sembrano disperati abbastanza da commettere qualche follia.

    Difatti -senza che possiate impedirlo- lo sguardo viene catalizzato verso le retrovie di quell’assembramento, abbastanza vicino alla bancarella dello Sprecone da permettergli di vedere la scena, dove una ragazzina non più vecchia di quattordici anni (scalza, vestita di un saio di tela, piuttosto magra e dal volto smunto) sta venendo strattonata per i capelli con violenza da un altro povero derelitto a cui deve aver sottratto qualcosa raccogliendolo dal suolo lercio e polveroso prima di lui, battendolo sul tempo.

    Le proteste che si levano dalla sua boccuccia rosea e ben disegnata sono flebili e quiete, quasi rassegnate, ma i suoi grandi occhi -di un curiosa tonalità rossastra- sono estremamente espressivi e intelligenti... e vi sfiorano. Tutti e quattro.


    { Merovish, Bazar delle Talpe, Spazio aereo }
    #9

    Dalla tua posizione non riesci a vedere nulla di anomalo.
    La piazza è piuttosto affollata, ma riesci a tenere sott’occhio i movimenti dei tuoi commilitoni -merito anche dell’oliphant, difficile da perdere di vista-: vedi il gruppo di Bid’daum fermarsi al Muro del Distretto ed essere avvicinato da un bambino, registri la presenza del gruppo di Zimmer vicino ad un basso edificio al limite dell’isolato, e scorgi Aristotelis e i suoi accompagnatori in mezzo al comizio dove un vecchio è appena stato sostituito da un tizio in un pastrano un tempo marrone -reso ora opaco da un radicato strato di polvere- dal volto coperto da un cappuccio.
    Sembrerebbe tutto sotto controllo.



    Straight to the Point


    Con -di nuovo- tante scuse per il ritardo, ecco a voi il secondo post >w</
    Attivatevi e agite liberamente; se ci sono curiosità o domande, usate il topic in bacheca!
    :grab:



    Edited by Madhatter - 1/2/2012, 00:35
     
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