[EM][LAM] Una suora alla Quinta Bolgia

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  1. Virginia Naïlo
     
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    Era trascorso quasi un mese dall'inizio sel Nuovo Anno su quello strano semipiano che prendeva il nome di Endlos, e per quanto quei giorni nel suo mondo d'origine -lo stesso del Gran Maestro- erano considerati "vacanze", doveva ammettere di non aver mai sgobbato così tanto come allora. Un pò per colpa di qualche grifone malato, un pò per qualche Aviatore che non aveva voglia di farsi visitare da un medico che avrebbe poi giustamente domandato loro denaro per il servizio, non era riuscita a prendersi nemmeno un giorno di pausa. E così, la visita che aveva promesso a 23, a cui aveva fatto dono del nome Fiorello durante il Ballo d'Inverno, era stata pian piano rimandata, slittando di parecchi giorni. Sperava solo che lui non si fosse dimenticato di lei... altrimenti cosa avrebbe dovuto dire?

    Che figura ci avrebbe fatto?

    Presa nelle sue domande esistenziali, percorse un'altra stradina, attirando l'attenzione di qualche passante per lo strano capo d'abbigliamento indossato: un abito blu e bianco, lungo e particolarmente coperto, a cui si aggiungeva anche un velo sul capo aureo. Per chi ne conosceva le fattezze, l'avrebbe riconosciuta come suora dell'ordine mariano, considerando il blu intenso della stoffa ed i simboli evidentemente cattolici come uniche decorazioni. Totalmente incurante degli sguardi indiscreti, la ragazzina si soffermò davanti un'insegna, ed il visino si illuminò di un dolce sorriso. La Quinta Bolgia, il luogo che stava cercando da ore ed ore, girando a piedi fra vicoli malfamati e zone diroccate, salvandosi inconsapevolmente da qualche rapinatore che, ahimè, l'aveva persa nel suo zigzagare, dimostrazione di scarso senso d'orientamento piuttosto che astuzia. E poi non era lei a fare il navigatore; durante i suoi viaggi era compito del grifone, quella volta lasciato distante da Merovish per non farsi riconoscere immediatamente come Aviatrice.

    Un passo leggero, una porta che si apriva, e fu dentro.
    Non perse molto tempo a guardarsi intorno, piuttosto chiese informazioni ad un signore, scelto totalmente a caso fra i presenti.

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    -Ehm... mi scusi.

    Domandò con una vocina delicata.

    -Sto cercando un giovanotto di nome 23.
    So che lavora qui... sa dov'è?



     
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  2. Zimmer
     
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    La vita, alla Quinta Bolgia, era sempre frenetica e ricca di sorprese. La clientela fortunatamente non sembrava intaccata dai recenti avvenimenti che avevano sconvolto la Tana, anzi, sembrava che tutti volessero farsi un goccetto in più, per trarre quel poco di forza distillata assieme ai torcibudella della casa.
    Inutile dire che il buon Boggart era felicissimo della cosa.

    E come ogni giorno da quello dell'apertura, la Bolgia era piena di clienti. Il piano principale era come sempre tempestato da tavoli in pietra e legno, e numerose pinte di un liquido ambrato o verdastro venivano distribuite a piene mani, nemmeno fossero distillate sul posto.
    E chi vi dice che non fosse così.

    In un angolo del locale, sopra al piccolo palchetto di legno, quella che sembrava una band di strane creature dai volti gialli e allungati suonava un pezzo assai strano, ma comunque gradevole, usando degli strumenti riciclati.
    Da contorno, urla, risate, vetri infranti e ancora urla.

    Il tizio richiamato dalla giovane suorina si voltò con malagrazia, esibendo un grugno da far paura. Il cittadino Merovishiano medio, per intenderci.
    ”Ma per chi mi hai preso, per il punto informazioni?” commentò questi, grugnendo più che parlando. Molto probabilmente, nelle sue genealogie passate, era imparentato con un suino.

    La frase terminò con il classico rumore di un vetro infranto, mentre un bicchiere cozzava con violenza contro la parete dietro l'uomo.
    Tu parla così a miei clienti e tu sta sicuro che io no serve più alcol a te e tuoi figli. E figli di tuoi figli! esclamò un Boggart a caso, che stava placidamente pulendo i bicchieri con uno strofinaccio dietro al bancone, pochi metri più in la.

    Per la cronaca, il bicchiere sacrificato era già rotto di suo. Zimmer non avrebbe mai sprecato così dell'ottimo vetro.

    L'uomo, per tutta risposta, scrollò le spalle, quasi bastasse per chiedere scusa alla ragazza, e gli indicò con un cenno della mano il bancone, proprio verso la creatura che aveva appena lanciato il bicchiere a terra.

    Che 23 si fosse trasformato in un tappo rossiccio e dalle maniere un po troppo spigliate?
    No, forse l'uomo intendeva semplicemente “chiedilo a lui”.

    Per info, immagini o audio, Qui




     
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  3. Virginia Naïlo
     
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    omgap

    SBAM!

    La suorina si ritrovò un bicchiere volante passare sotto il suo naso, mancandola per un pelo, e mancando anche il tipo sgarbato con cui aveva preso a parlare, sfiorandolo quasi e cozzando contro il muro, esplodendo in piccoli frammenti. A questo seguì una voce... strana, dall'accento tipico del sud, piuttosto burbera a dire il vero, anche se doveva ammettere che lo faceva in sua difesa.

    Tu parla così a miei clienti e tu sta sicuro che io no serve più alcol a te e tuoi figli. E figli di tuoi figli!

    La ragazza dall'aspetto minuto e dolce si voltò con occhi sbarrati, deglutendo sonoramente, mentre l'altro faceva per scusarsi, indicando l'esserino rosso dietro al bancone da cui era giunto il coccio di vetro. Era quello il posto in cui lavorava 23? Certo che c'era un sacco di gente strana... ma infondo lei non poteva permettersi di giudicare, perchè infondo non conosceva nè il contesto storico di quelle terre, nè quello culturale. In poche parole, con un pò di fantasia, quello poteva anche essere il loro modo per chiamare qualcuno in amicizia!

    -...

    No, questo non aveva senso nemmeno per lei.

    -Ehm... salve.

    Iniziò, questa volta più insicura di prima.

    -Sa per caso se qui lavora un giovanotto di nome 23?

     
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  4. Zimmer
     
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    Il Boggart osservò ghignando la ragazza avvicinarsi al bancone, cercando di capire se avesse raggiunto l'età per bere al suo tavolo. Poi si ricordò che era a Merovish, e riempì un bicchierone di tocibudella, come se desse per scontato che la tipa fosse li per ubriacarsi.

    Strano, il suo concetto di sacralità. Il Boggart aveva incontrato semidei, semifreddi, golem, monaci maronni... di tutto. E ancora non aveva capito un H del mondo della fede.

    La sua domanda, invece, lo stupì non poco... tanto che fraintese.
    Squadrò da capo a piedi (non per supponenza, ma per difetto di altezza) la figura di Virginia, facendo poi un alzatina di spalle e rivolgendosi alla porta che dava sul retro.

    Oi bestia! Noi ha ventitrè giovanotti? Tu può controlla in magazzino si?

    Dalla stanza adiacente al bancone si udì un forte rumore, come di scatole che vengono rovesciate, di oggetti che collidono fra loro e altre fragranti note uditive, che andavano a confondersi con il background sonoro della Bolgia.
    Una voce, che Virginia molto probabilmente avrebbe riconosciuto, emerse da tutta quella confusione.
    ”Non saprei capo! Hai controllato nel frigorifero?”

    La figura dello schiavo emerse dallo stanzino, reggendo una cassa di bottiglie piene di quello strano liquido dal colore indefinito. Il ragazzo era molto cambiato in quel mese. Prima di tutto non indossava più nemmeno qualcosa di lontanamente paragonabile all'abito elegante che aveva quando lui e la ragazza si erano conosciuti.
    Ora vestiva con degli abiti puramente Merovishiani, comodi e adatti alle alte temperature che, anche sotto terra, non faticavano a farsi sentire.
    Il volto in fine sembrava stanco, ma soddisfatto, di chi sa di aver fatto un buon lavoro.
    Fortunatamente si accorse di Virginia solo dopo aver appoggiato le casse sul bancone, altrimenti parecchi litri di ottimo torcibudella sarebbero stati sprecati.

    ”Vi...Virginia! Cosa ci fai qui?” domandò, con un aria sorpresa e felice assieme.
    Certo, si ricordava della promessa che la ragazza aveva fatto, ma non pensava sarebbe venuta davvero fin li. Fece per dire qualcosa, ma venne prontamente interrotto dal proprio padrone.

    Ooooooh? Voi conosce? E da quando tu conosce qualcuno, schiavo?
    lo canzonò il Boggart.
    La sua non era solo mera cattiveria. Era sinceramente stupito che il proprio compare avesse delle... amicizie.
    Delle amicizie femminili.



     
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  5. Virginia Naïlo
     
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    Osservò quel liquido scuro colare nel suo bicchiere di vetro con un sopracciglio biondo inarcato, mentre sul suo faccino delicato e dai lineamenti dolci si andava a disegnare una espressione che mostrava un misto fra disgusto e curiosità, lo stesso di chi mai e poi mai si era messo a fare certe cose come bere alcolici o entrare in quartieri malfamati, un pò perchè frutto di divieto, un pò per scarso interesse a riguardo. A dire il vero non era nemmeno sicura che fosse alcool, ma considerato il posto non era una cosa improbabile. Prese la coppa di vetro, specchiando gli occhi nocciola nel liquido ambrato, titubante, e quasi se lo versò addosso non appena sentì quello che aveva da dire il Bloggart.

    Oi bestia! Noi ha ventitrè giovanotti? Tu può controlla in magazzino si?”

    Ventitrè giovanotti nel magazzino???

    ”Non saprei capo! Hai controllato nel frigorifero?”

    Nel frigorifero?!?!?!?!?
    Nascondevano dei ragazzi nel frigorifero? E se poi morivano? Oppure erano già ...oddio... erano dei pazzi sanguinari???? E se volessero mettere lei nel frigorifero?
    No, un attimo...

    ”Vi...Virginia! Cosa ci fai qui?”

    Quello era 23?
    Si, il viso carino, i capelli argentei come la luna e gli abiti degli angeli, gli occhi del color del velo della Vergine.
    Si era lui!

    -23! Finalmente ti ho trovato!

    Esclamò tutta felice, dimentica di tutte le stranezze precedenti.
    Si levò in piedi di scatto, facendo sobbalzare due signori lì vicino, dunque si protese verso di lui, nell'amichevole gesto di un abbraccio.

    -Perdonami se ci ho messo tanto... non è stata colpa mia.

     
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  6. Zimmer
     
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    L'espressione dello schiavo si fece indecifrabile alle parole del padrone, come se fosse preoccupato di una qualche minaccia ancestrale che, ad un bel momento, gli minacciava i genitali.
    Per un istante, ma solo per uno solo, fu tentato di mollare la birra e scappare sul retro, a ripararsi nel famoso frigorifero assieme alle ventitrè copie CD di un certo cantante terrestre, che stranamente il Boggart aveva richiesto.

    Ci tenete alla vostra sanità mentale? E allora non chiedetevi cosa ci facciano ventitrè CD di un certo Jovanotti in un frigorifero di Merovish.

    La ragazza si alzò, facendo sobbalzare due avventori, che per poco non si versarono addosso le loro bevande. Questi fecero per dire qualcosa, ma Zimmer li zittì con un occhiataccia.
    Il buon Boggart era curioso. E non è mai un buon segno quando un Figlio dei Cunicoli si dimostrava curioso su qualcosa.

    Lo schiavo, dal canto suo, ricambiò tentennando l'abbraccio dell'amica, sorridendo comunque contenta di rivederla.
    ”Non preoccuparti, sono felice di rivederti.” commentò, sempre sorridendo.
    ”Non dirmi che sei venuta fin qui solo per venire a trovarmi! Avrai sicuramente... altri impegni da svolgere, qui a sud.” commentò, sciogliendo quell'abbraccio e guardandola arrossendo un poco.

    Che dobbiamo farci, era pur sempre uno schiavo. Che qualcuno viaggiasse così tanto solo per venirlo a trovare, era una novità in prima visione assoluta.

    Zimmer, dal canto suo, continuava a scrutarli, come se stesse cercando di indovinare il tipo di rapporto che c'era fra i due.
    All'improvviso, un idea lo fulminò, come un fulmine a ciel sereno.

    Ah, bestia di uno schiavo! Tu no ha messo in cinta lei si? Dimmi che tu no ha fatto casini! esclamò con un tono di voce che superava di gran lunga i decibel consentiti dalla legge universale sul quieto vivere.

    La faccia di 23 virò da rosa arrossato al bordò intenso, mentre una vena gli si gonfiava sulla tempia.



     
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  7. Virginia Naïlo
     
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    Esattamente come lei ricordava, 23 si dimostrò una persona squisita fin dall'inizio, quando le ricambiò l'abbraccio dicendo che la sua visita lo aveva reso felice. Aveva un che di dolce e... modesto, si. Forse era dovuto al suo stato di schiavitù, vero, ma a lei piaceva pensare che fosse proprio così di carattere, a prescindere dal lavoro o dalla sua vita quotidiana.

    -Ma stai scherzando???

    Domandò mostrando un sorrisone a trentadue denti.

    -Ovvio che sono venuta qui per te... che altro avrei dovuto fare qui?

    Tuttavia accadde che le sorprese non fossero ancora finite, ed a quel siparietto si aggiunse la voce di uno spettatore dallo sguardo sospettoso ed i modi bislacchi. Si, era strano, ma tanto, tuttavia Virginia non era tipo da giudicare le persone... almeno non appena incontrate, insomma. Anche se in effetti non era poi del tutto convinta che quel cosetto rosso fosse una persona. Come doveva chiamarlo? Nanetto? Elfetto? Forse era meglio buttarsi sul classico, quindi optò per il solito "creatura di Dio". In ogni caso, tornando in tema col discorso, la creatura di Dio dai modi bislacchi iniziò ad urlare l'ipotesi che lui l'avesse messa incinta, facendo cadere entrambi nell'imbarazzo più nero... o rosso bordeaux, dipendeva dai punti di vista.

    -Incinta??? Io?!?!??!

    Non seppe dire se essere sconvolta dall'affermazione totalmente campata in aria, dal fatto che da ciò poteva dedursi che era grassa o dal fatto che esisteva una vaga possibilità che 23 andasse in giro a mettere incinte ragazze, o peggio, suore. Poi, notando il volto sinceramente imbarazzato dell'amico, iniziò a sospettare che probabilmente lui c'entrava ben poco in quella cosa, e che forse era una preoccupazione più che dovuta per un padrone verso il proprio schiavo, anche se non ne era particolarmente sicura. Dunque, pensò che fosse meglio correre ai rimedi.

    -C-cioè, volevo dire... ehm... no, non mi ha messa incinta...

    Iniziò a gesticolare all'impazzata.

    - 23 è un ragazzo meraviglioso, e con me è sempre stato carino e corretto!

    Affermò tutta convinta, anche perchè infondo era vero.

    -Io e lui ci siamo conosciuti al ballo, e gli ho promesso di andarlo a trovare ogni tanto... tutto qui!

     
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  8. Zimmer
     
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    ”Questa è la volta buona che mi licenzio...” commentò a denti stretti lo schiavo, mentre la sopracitata vena si ingrossava, rischiando un embolia per la troppo sangue al cervello.
    La ragazza si apprestò a chiarire l'equivoco. 23 allo stesso tempo si domandò se il proprio padrone avesse le idee sufficientemente chiare sulle argomentazioni che stava tirando in ballo con le sue frasi ad effetto puramente randomiche.

    Alle parole della ragazza, infatti, l'espressione del Boggart si fece ancora più arcigna.
    Cosa? Tu no messo in cinta lei? Io sapeva che tu faceva casini! Cosa io lascia tu libero a fare?

    Il volto vagamente irritato dello schiavo mutò in un istante, raggelato.
    Divenne così, per intenderci... la tipica faccia sconvolta e shoccata al tempo stesso.
    ”Che?”
    Zimmer, senza dare spiegazioni, saltò giù dal bancone, dirigendosi verso la porta che dava sul famigerato retro, con aria scocciata.

    Tu è inutile, schiavo. Faccio io si, così tu impara. Altro che ragazzo corretto... io corregge te, poi! Tu sa. e la figuretta scomparve oltre la porta di legno di quercia. Dallo stanzino si udì un trafficare concitato di scaffali ribaltati e bauli scoperchiati, nonché una serie di singulti e rutti disumani. Insomma: la lingua base Boggart.

    ”Che?” ripeté lo schiavo, fissando con la stessa espressione smarrita la porta, ormai chiusa.
    Poi si riscosse.
    ”Scherza, ovviamente.






    Spero.”

    Lo schiavo prese così il posto del rossiccio, disponendo in un secondo tutti i bicchieri uno in fila all'altro. Stava diventando bravino in quel lavoro.

    ”Sul serio sei venuta solo per venirmi a trovare?” domandò, mentre metteva tutto in ordine e riacquistava colore sulle guance. Troppo colore
    ”Ma... ma sarà stato un viaggio sicuramente pericoloso! E poi Merovish non è una città pacifica... sopratutto in questi ultimi giorni.” mormorò, preoccupato per l'incolumità della ragazza.
    In effetti la candida figura della ragazza stonava leggermente con il resto del locale, se non con l'intera città sotterranea.

    ”Ecco... spero che nessuno ti abbia dato noia...ecco.” balbettò.



     
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  9. Virginia Naïlo
     
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    Si ritrovò a dare una pacca rassicurante sulla spalla di 23, come a volergli dare tutto il suo appoggio in quel mare di nonsense. Tuttavia la stessa faccia della fanciulla assunse l'aspetto dello schiavo non appena il bloggart fece la sua uscita...e non quella letterale, s'intende.
    Che cosa aveva voluto dire???

    "Scherza, ovviamente.

    ...

    Spero.”

    ...già.
    Chissà perchè, lo sperava pure lei.
    Più che altro già la spaventava l'idea di... certe cose con qualcuno in generale, e sentire quel cosino rosso dire "Faccio io si, così tu impara" non era stato proprio rassicurante. Proprio per niente. Ma neanche se faceva training autogeno o qualche maestro di yoga irrompeva in quel momento per far fare a tutti degli esercizi per acquietare corpo e mente. Forse magari con una ruspa... si, una bella ruspa... una ruspa immensa, mastodontica, pronta a radere al suolo quel locale, lasciandoli tutti vivi ovviamente, e concedendo a lei e a 23 il tempo di fuggire via da quella gabbia di matti. Peccato che la ruspa gigante non si presentò, e lei dovette tornare alla triste realtà, anche se lo era un pò meno rispetto a prima, considerando che il padrone del suo amico si era chiuso nello stanzino a ruttare.

    ”Sul serio sei venuta solo per venirmi a trovare?”

    Lei annuì, dolce e gentile come sempre.

    ”Ma... ma sarà stato un viaggio sicuramente pericoloso! E poi Merovish non è una città pacifica... sopratutto in questi ultimi giorni.”

    Lo ascoltò incuriosita, reclinando la testolina coperta dal velo e sorridendo nel notare il viso del giovane farsi più rosso.

    ”Ecco... spero che nessuno ti abbia dato noia...ecco.”

    Lei sorrise ancora, dunque lo avrebbe abbracciato per poi nuovamente separarsi e stringergli le mani nelle sue. Era sempre stata affettuosa la bella Virginia, soprattutto con i ragazzi che come lui si mostravano così candidi e gentili.

    -Non ti devi preoccupare per me.
    Sono un'aviatrice e non sono una sprovveduta, e se questo serviva per incontrarti beh,
    sono felice di essermi presa il "disturbo", come lo fai sembrare tu.


    Lo guardò, e gli occhi blu di lui si sarebbero scontrati con quelli di lei, grandi e dolci.

     
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  10. Zimmer
     
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    Niente, gli anni passati come schiavo non gli facevano capacitare come qualcuno potesse anche solo pensare di attraversare Merovish solo per venirlo a trovare.
    Non che la cosa gli facesse dispiacere, anzi, era molto felice di rivedere l'amica con cui aveva ballato durante la notte di capodanno, a Laputa.
    In fondo non avrebbe certo dovuto stupirsi, la ragazza aveva dimostrato in numerose occasioni quanto poco importasse a lei della sua condizione di schiavo.

    Per un attimo smise di allineare freneticamente quei bicchieri, cercando con lo sguardo qualcosa da offrire alla ragazza, anche se erano tutti alcolici e torcibudella. Roba sicuramente poco adatta a Virginia.

    ”Bhe... ecco dove lavoro!” esclamò, allargando le braccia come a voler racchiudere tutto il negozio. Una piccola nota di orgoglio era chiaramente leggibile nella sua voce.

    ”Non sarà il Mastio, ma è l'ideale per passare la notte senza la paura di finire sgozzati nella notte. E poi alcune bibite sono addirittura potabili! Ma quelle le teniamo da parte per i momenti speciali.”
    commentò, scuotendo energicamente la testa. Le sorrise, sperando in una sua opinione.

    E in quel momento che la porta del retrobottega si spalancò, facendo vedere un Boggart rossiccio carico di.... cinture.

    Allora! Noi vuole vendere cinta a ragazza si o no? Tu sceglie colore si? Io vede bene... rosso! Si, rosso acceso è bello, è tonato!

    23 si fece ancora più disperato di prima, quasi fosse stato sconfitto in una battaglia che portava avanti da anni.
    Lungo sospiro. Almeno era questo quello che intendeva con mettere “in cinta”....



     
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  11. Virginia Naïlo
     
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    Il viso della suorina si illuminò di gioia alla visione di un giovane 23 così entusiasta del suo lavoro, e per quanto quel posto dalla dubbia capacità di restare in piedi senza schiacciarli tutti puzzasse e fosse pieno di persone dagli sguardi cattivi, lei lo trovò bellissimo, semplicemente per tutto il cuore e l'impegno che sembrava averci messo il suo amico per farlo andare avanti, insieme al suo padrone, ovviamente. Virginia gli scambiò un'occhiata soddisfatta, e con un balzo scavalcò il bancone, in modo da non avere più ostacoli per accoglierlo fra le sue braccia e stringerlo forte forte. Ma forte...forte.

    -Allora vorrà dire che passerò la notte qui!

    Esclamò entusiasta dopo averlo quasi stritolato.

    -Tanto fuori ormai è buio, e se torno a casa finisce che passo la notte in bianco.

    Sorrise, annuendo pure lei tutta convinta.

    -Quanto costa una notte qui da voi?

    Accadde tuttavia che la porta dietro di loro si spalancò di scatto, facendola sobbalzare per lo spavento. Si era portata pure una mano al cuore, più che altro perchè dimentica del fatto che fosse già morta...

    -No, no... niente rosso, grazie.

    In quel momento desiderò un divano dove accasciarsi e riprendere il fiato che ormai mancava da qualche secondo.

    -Hai una cinta verde?

     
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  12. Zimmer
     
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    23 si maledisse per la propria boccaccia.
    Non che gli desse fastidio che la ragazza passasse del tempo alla Quinta Bolgia, anzi, ne era molto felice.
    Però...
    Però più tempo passava a contatto di Zimmer peggiore poteva diventare la propria reputazione ai suoi occhi, e questa era l'ultima cosa che lo schiavo voleva.
    Finalmente aveva trovato un altra creatura, oltre a Zimm e qualche collega Eversore, che lo apprezzava... no, doveva fare di tutto per mantenere le cose come stavano.

    A complicare le cose la ragazza chiese anche quanto costava una stanza, proprio nell'istante in cui Zimmer usciva dall'arcano luogo dal quale proveniva.
    Carico di cinture.
    Sollievo e terrore si mischiarono nella mente confusa di 23. Troppe emozioni per una giornata sola.

    La situazione era catastrofica. Le implicazioni della somma di tutti quegli eventi potevano far implodere su se stessa l'intera Endlos, cancellando la civiltà come la conosciamo ora.

    Lo schiavo strinse i denti e salvò la situazione.
    Proprio nel momento in cui Zimmer stava per aprire bocca e dare origine ad una reazione a catena che avrebbe sterminato la vita nel multiverso, lo schiavo gli si accostò con fare cospiratorio.
    Capo, viene da Laputa. Se la tratti bene, potrebbe farti conoscere il cuoco del Mastio.
    Zimmer si fermò un istante, assaporando nella propria mente il sapore di quelle tartine al salmone.

    Stanza qui? Her... vediamo... io può... Hem... No, visto che tu è amica di famiglia ormai, io può fare sconto... me dice... mmm dieci monete d'oro a notte!

    Tutti, nel locale, si zittirono di botto. Tutti gli avventori, ubriaconi, clienti occasionali e creature di vario genere si voltarono, sbalorditi, verso il Boggart. Nel silenzio innaturale appena sceso, rimbombò il suono di un bicchiere che cadeva a terra, frantumandosi.

    Evidentemente quel prezzo era molto più basso di quanto si potesse pensare.
    Io detrae resto da paga di 23.” si affrettò a spiegare, e la Bolgia esplose in un “Ah ecco.” in dolby surround.
    23 sorrise, strizzando l'occhio a Virginia.
    Recuperò dal gruppo di cinture ormai abbandonate sul bancone una di un bel verde smeraldo, porgendola alla ragazza, mentre il Boggart faceva finta di non vedere.

    Omaggio della casa. Penso tu sia la prima cliente di Laputa, bisogna festeggiare!



     
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  13. Virginia Naïlo
     
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    Il suo sorriso si allargò ancora, dolce e luminoso come quello di un grazioso angelo. Sebbene non lo sembrasse per il corpo mortale, in un certo qual modo, lei lo era. Abiti clericali a parte, più un simbolo della sua morte in santità che altro, nel momento stesso in cui aveva scelto di difendere l'Amore con la sua stessa vita, lasciando che la propria la gola candida fosse squarciata da unghie rosse ed affilate, la sua anima stessa era stata elevata al più alto dei cieli, mentre dove era giunto lo zampillare del suo sangue, proprio su quella terra fra le macerie, era cresciuto uno splendido roseto. Non era nemmeno il suo vero corpo, quello, ormai distrutto fra marciume e putrefazione. Lei ora era un'anima risorta e concreta, ed in un certo qual modo era forse quello che più la avvicinava alle creature alate a cui erano rivolte molte delle sue preghiere. E come un angelo, lei aveva deciso di portare felicità ad uno schiavo a Merowish che più di tutti gli altri pareva brillare, e che immancabilmente aveva attirato la sua attenzione. Nonostante tutto, loro erano molto simili.

    -Davvero? Quindi sono di famiglia?!?!

    Esclamò tutta contenta in direzione di Zimmer, prima che in quel posto calasse il silenzio.
    Che avesse detto qualcosa di sbagliato?

    Io detrae resto da paga di 23.

    ...

    png

    Beh si... infondo non poteva aspettarsi molto, considerando come 23 le aveva descritto la sua situazione, in linee generali. Ed anche se il suo capo fosse stato buono, la suorina era quasi certa che avrebbe continuato a fingere la parte del padrone disgraziato per non rimetterci la faccia. E poi 23 non sembrava così giù di morale, alla notizia.

    -Beh, si... può andare lo stesso...

    Sospirò afflitta, dunque tornò a sorridergli dolcemente, per poi afferrargli entrambe le mani.

    -Mi accompagni tu in camera da letto?

     
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  14. Zimmer
     
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    Davanti alla faccia rassegnata della ragazza, 23 si sentì in obbligo di rincuorarla.
    Tranquilla... fa così per far scena. In fondo non può detrarmi niente dallo stipendio. Come fai ad andare sotto lo zero? commentò ridacchiando a bassa voce.

    Beata ignoranza, 23 era fortunato a non conoscere l'esistenza dei numeri negativi, o meglio, forse era fortunato del fatto che non ne conoscesse nulla nemmeno Zimmer. Altrimenti sarebbe stato tutto un altro paio di maniche.
    E proprio mentre il Mercante rosso sembrava troppo preso dal suo lavoro per ricordarsi della loro esistenza, proprio mentre 23 sperava di poter tentare un respiro di sollievo, Virginia sentenziò quelle parole lapidarie.

    Ogni singolo pelo presente sulla schiena dello schiavo si rizzò in avanti, gridando aiuto e tentando di scappare.

    Accompagnarla... a … letto?
    Letto?
    Etto?
    Tto?
    To?
    O?
    ?

    La parola rimbombò diverse volte nella sua mente, mentre il suo volto assumeva la medesima colorazione della pelle del suo padrone.
    Lo schiavo si congelò per un secondo, analizzando la situazione.

    Quella volta, a Laputa, poteva contare su quel bellissimo quanto rassicurante balcone, e in una morte veloce e indolore.
    Ma qui, a Merovish, sottoterra, il suicidio poteva essere problematico.
    Certo, avrebbe anche potuto correre nel retro e chiudersi nel frigorifero assieme ai CD di Jovanotti, e la chitarra, suoooona, ma non gli pareva affatto il caso, anche perchè sprovvisto di chitarra.

    Io... hem... d'accordo.. . mormorò 23, indicandole con un mezzo sorriso la scala per le sale e prendendo dal bancone una chiave d'ottone.
    Forse aveva ancora una possibilità.
    Poteva inciampare in una mina innescata lungo il tragitto.




     
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  15. Virginia Naïlo
     
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    -Evviva!

    Esclamò la suorina entusiasta, prendendolo per mano e trascinandolo lasciandosi garbatamente accompagnare, come una brava signorina a modo, su per le scale. Quel viaggio, di fatto, l'aveva messa particolarmente di buonumore, e la vicinanza con 23 sembrava averle donato nuova energia, al pari di quella che possedeva appena giunta sul semipiano. Era come un legame con il suo passato, lui, e guardando negli occhi blu dello schiavo ricordava qualcosa di ormai remoto e lontano, tuttavia reale e bellissimo, qualcosa di nostalgico, forse. In ogni caso, il risultato fu che si mise a cantare per le scale, attirando sguardi allibiti quanto inorriditi, mentre i loro pensieri si levavano chiari all'unisono.
    Esisteva davvero una canzone simile?!?!?!?
    Boh...

    -♪ Fru, frutti-rutti-ru
    frutti-rutti-ru ru ru ru
    fru, frutti-rutti-ru
    frutti-rutti-ru ru ru ru ♪


    Ecco, si era messa anche a... ballare.
    Non bene, ma ballava.

    -♪ La gallina
    non è un animale
    intelligente
    lo si capisce,
    lo si capisce,
    da come guarda la gente ♪


    Nota bene: non aveva ancora lasciato la mano di 23.
    Il risultato era più che palese...

    -♪ Infatti all'inizio del mondo essa veniva chiamata volpe.
    Perché volpe?
    Ma volpe, per le sue belle piume!
    A sì, sì volpe!
    Mentre l'asino non era ancora in commercio
    perché non era diventato ruota.
    Io ho visto un incidente dove c'era un camion
    scarico di lavabos che si è scentrato con un pulman
    con su tutta la gente che mangiava i sandwic
    e ha perso una ruota ♪


    Let's dance!

     
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23 replies since 21/1/2012, 18:55   380 views
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