[LAM] Workin' hard

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  1. Ja¢k
     
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    Era alquanto imponente, la sua nuova casa. Il Camaleonte se ne accorse solo salendo le scale dall'ottavo piano -Infermeria- per il nono -StanzadelleNecessità- sino a raggiungere, quasi estenuato, il decimo -UfficiodelGranMaestro- sancendo la fine dell'impresa con un lungo sospiro di stanchezza. Non era passato molto tempo dal suo rovinoso arrivo alle porte dell'Albero Casa, dove per poco ci aveva lasciato la pelle. E nonostante avesse riposato, mangiato -in abbondanza, sisi- e fosse stato coccolato per la seconda volta in vita sua -la prima era riconducibile alla bizzarra ballerina della festa del giorno prima- si sentiva ancora spossato, e le membra gli pesavano più del solito. Non abbastanza però da impedirgli di mostrarsi al massimo della forma di fronte alla donna che l'aveva salvato dalle infernali viscere della morte bianca, non abbastanza da negargli di renderle il favore, e seguire il primo compito ch'ella gli avesse imposto.
    Si guardò intorno, spaesato come un bambino -uno vero- perso all'interno di un parco giochi.
    Drulia doveva essere lì, da qualche parte.

    Il primo pensiero che gli venne in mente fu di gridare a squarciagola il nome della Dama del Vento, ma una remota vocina nella testa gli disse che sarebbe stato inopportuno e sconsiderato: doveva essere i suoi occhi e le sue orecchie, e la bocca doveva restare chiusa. Serietà e professionalità d'ora in avanti, giurò a se stesso, e la buona signora dell'Ordine non si sarebbe mai pentita di avergli dato fiducia, no no.
    Non poteva nascondere una certa emozione per il suo primo incarico. Per la prima volta che avrebbe potuto dimostrare a qualcuno di contare qualcosa. Non se la sarebbe fatta sfuggire!
    toc-toc-toc

    14913bc
    « Drulia? »

    Chiamò, bussando delicatamente alla prima porta che si trovò davanti. Forse un poco oltre il necessario.
    toc-toc-toc-toc-toc

    « Ehm..è permesso, si? »





     
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    Era trascorso meno tempo di quanto pensasse, a dire il vero; infondo, per far riprendere un bambino appena sottratto al pungente abbraccio del freddo doveva trascorrere almeno un giorno, no? E invece no. La creatura che era appena entrata nell'Ordine si presentò da lei dopo circa un'ora. La Dama del Vento, alla luce di quella novità, non seppe se sentirsi contenta per la rapidità di ripresa del fisico del fanciullo, la grande volontà di mettersi a lavoro, oppure preoccupata per gli stessi, identici motivi. Nel dubbio preferì agire, facendolo entrare nel proprio ufficio appena ristrutturato, dal lucido pavimento marmoreo ricoperto da un enorme tappeto decorato e le pareti auree altrettanto ornate di motivi naturalistici. I flebili raggi di sole che filtravano dalle ampie finestre accarezzavano i cristalli di lampade e lampadari e, ad ogni spostamento d'aria, ad ogni vibrazione, creavano graziosi quanto delicati giochi di luce. Seduta ad una grande scrivania, invece, sostava Drusilia che, non appena lui avesse chiuso la porta dietro di sè, lo avrebbe invitato ad accomodarsi sulla poltroncina innanzi a lei, come un giovane ometto.

    -Noto che non vedi l'ora di iniziare.

    Commentò con un sorrisino a metà sulle labbra.

    -Questo è sia un bene che un male, perchè a volte la troppa fretta ci rende poco vigili ed attenti.

    Disse, accavallando le gambe sotto alla scrivania.

    -In ogni caso, sebbene in genere preferisca attendere molto tempo prima di assegnare compiti delicati ad un mio aviatore, questa volta son costretta a fare un'eccezione, considerando la tua abilità singolare e cosa sta accadendo fuori dal Presidio Errante.

    Sospirò, avvicinando al bambino una cartina geografica di Endlos.

    -Sai in quanti presidi è divisa Endlos? E sapresti dirmi in cosa si differenziano l'uno dall'altro?

     
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  3. Ja¢k
     
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    « Mmmh.. »
    Il camaleonte aggrottò la fronte e portò un pugnetto chiuso sotto il naso, sforzandosi di formulare una risposta valida al quesito di Drulia. ci teneva a fare una bella figura al suo primo colloquio, anche se la scena ricordava più l'interrogazione di un alunno un po' tonto. E dietro la cattedra scrivania, la maestra paziente e comprensiva attendeva.
    Nessun problema, per il Camaleonte.
    Aveva avuto modo di studiare Geografia, e anche abbastanza bene: era volato più o meno sopra tutta Endlos negli ultimi anni.

    « Dunque.. » Esordì, puntando l'indice sul punto più elevato della mappa. « Presidio del Nord. Bianco di neve e ghiaccio. » tracciò un arco verso destra. « Quello dell'Est. Verde di colline e foreste. » poi dalla parte opposta, a sinistra. « Quello dell'Ovest. Grigio, nero di città e rovine. Opera dell'uomo. » Soggiunse con una nota di biasimo, indicando infine ila parte più in basso.
    A quel punto il cuore del Camalmeonte si colmò improvvisamente di rancore, e i suoi occhi si fecero tristi al ricordo. Troppo dolore, troppa sofferenza dentro, nel profondo. « E quello del Sud. Giallo di deserti, rosso di vulcani. E di sangue, a Merovish. » La sua voce si incrinò leggermente, mentre lo sguardo abbandonava la mappa, cercando qualcosa di più confortante. come gli occhi verdi della bella Drulia.
    « Qui ci ho passato i miei primi settant'anni di vita. »
    Terminò indicando le rovine di Daleli, con le labbra che si stracciavano in un sorriso amaro.
    Settant'anni passati in una fossa.
    Ma non era questo il tempo, né il luogo per parlarne.

    C'era un lavoro da sbrigare, e lui lo avrebbe svolto con successo nonostante la conoscenza superficiale del continente, ridotta a colori e aneddoti.
    Ma chissà se dall'altra parte della cattedra scrivania, l'interrogazione era stata valutata bene.




    Edited by Ja¢k - 29/1/2012, 23:34
     
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    Annuì da brava maestra alle affermazioni del bambino, donandogli qualche carezza gentile al solo fine di incoraggiarlo. A quanto pareva, almeno a livello fisico, conosceva bene i territori di Endlos. Certo, aveva saltato il Pentauron, ma al momento non era un dettaglio sostanziale. Doveva sapere dove era il Sud, cosa lo caratterizzava e cosa voleva dire viverci. E doveva ammettere che la realtà era più rosea delle sue aspettative, considerando che Richard avesse colto in pieno l'essenza del Sud, più che altro perchè lì aveva vissuto i suoi primi settant'anni di vita.

    No, un attimo... settant'anni?

    Rimase a fissarlo per qualche secondo, perplessa e vagamente preoccupata, ma infondo lui stesso le aveva dimostrato che era in grado di cambiare aspetto a suo piacimento, cosa che sicuramente non caratterizzava gli esseri umani, e considerando la relatività nelle razze, non era da escludere che una creatura a cento e passa anni sarebbe potuta essere ancora un cucciolo. Strinse le labbra, trattenendosi dal fargli ulteriori domande personali, dunque preferì continuare.

    -Non so se lo hai saputo, ma lì è accaduto qualcosa... qualcosa di molto brutto.

    Continuò, questa volta con un tono particolarmente serio.

    -L'hanno chiamata "la Notte del Giudizio", ed infondo ciò che è stato ricorda molto le storie narrate in alcuni testi antichi riguardanti quell'argomento. Un intero quartiere di Merowish è stato distrutto, messo a ferro e fuoco, raso al suolo. Niente pietà, niente rimorsi, niente superstiti. Anche altre zone della città son state toccate, anche se in modo più leggero, ed un numero considerevole di fonti più o meno attendibili parla di migliaia di vittime in totale. Si sono salvate solo le Cave del Sapere e l'Arena Nera, mentre il Bazar delle Talpe è rimasto relativamente in piedi.

    Avvicinò la cartina geografica a sè, fissandola con occhi tristi.

    -La cosa più curiosa è che questo disastro è partito dal nulla, e nel nulla si è concluso. Non ci sono stati secondi episodi. Non conosciamo i fautori del massacro, nè le loro motivazioni. Non hanno lasciato alcuna traccia, almeno in apparenza, e sono giunta al punto che non mi basta fidarmi di qualche sconosciuto per conoscere la verità...

    Sospirò, guardandolo intensamente.

    -Ed è qui che entri in gioco tu.

    Sorrise, e negli occhi brillava una fiamma ardente.

    -E' mio desiderio che tu vada a Merowish e diventi i miei occhi e le mie orecchie. Voglio maggiori dettagli su cosa sia successo, sul numero di vittime, se sono stati uccisi tutti nello stesso modo, se il massacro ricorda un rituale oppure se è semplicemente un genocidio senza regole. Voglio che tu trovi prove del passaggio di chi ha compiuto tutto questo, e riferirmi ogni cosa che lì accade, ogni movimento, sia dei sospetti che dei comuni cittadini, perchè c'è una remota possibilità che fra le fazioni di superstiti che si creeranno ci siano i malfattori che cerchiamo.

    Trasalì, riponendo un'altra mappa fra le mani del piccolo.

    -Cerca di rimanere nascosto, confonditi fra la popolazione come meglio credi e, ovviamente, non dire mai che sei un mio messo; Laputa non è alleata del Sud, e l'Alfiere è scomparso ormai da tanto tempo. Pronunciare il nome del Liberis potrebbe provocare equivoci oltre che ritorsioni.

     
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  5. Ja¢k
     
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    Gli piaceva.
    Non si trattava d'altro che fare ciò che sapeva fare meglio, ciò che aveva continuato a fare da tutta una vita: nascondersi, mimetizzarsi, osservare, studiare, guardarsi le spalle, nessun coinvolgimento emotivo, nessuna traccia di sé, nulla di nulla. E alla fine cosa gli era rimasto di tutti quegli anni passati a cercare a tutti i costi d'essere ciò che non era?
    Neanche un tesoro, neanche un amico, accidenti. E neanche un nome.
    Afferrò la mappa del Sud che la buona dama del Vento gli porse, continuando ad elargire istruzioni superflue. Non aveva bisogno di essere avvertito, minacciato o messo in guardia: sapeva bene quanto pericolosa fosse la razza umana, la cui fetta più abietta si concentrava nella città rossa; Merovish.
    Non aveva bisogno di ragguagli a riguardo, no no.
    Era una creatura che aveva imparato a vivere. Più o meno.
    E a sopravvivere.

    « Tranquilla, conta pure su di me. »

    E un lampo verde irradiò improvvisamente da ogni punto del suo corpo. In pochi istanti, la sagoma del piccolo fanciullo si dilatò, espandendosi in tutte e tre le dimensioni. La pelle fu come risucchiata da dentro, scavata da fuori in rughe simili a tante grinze. Capelli radi e bianchi, occhi neri come pozzi, naso a patata con le vene scoppiate, barba incolta. E vestiti umili, da contadinotto. Da uomo qualsiasi, insignificante, insospettabile.
    Un vecchietto basso e tarchiato sghignazzò, stringendo bene la mappa tra le mani.

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    « Sarò come un camaleonte. »


    E fu in quel preciso istante che realizzò, per la prima volta, di quanto in avanti si fosse spinto. Riporre la propria fede in un altro essere al punto da rischiare la vita per lei, e tutto per avere qualche storia davvero interessante da raccontare.
    Questa volta non si trattava solo di vivere. O di sopravvivere.
    Questa volta, si trattava di ritornare.

    Il suo sguardo si fece serio e attento. E forse dimostrò per intero i settantaquattro anni che il Camaleonte portava con sé, nello spirito e nel corpo.

    « C'è altro che dovrei sapere? »



     
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    Gli occhi dolci della Dama del Vento osservarono la creatura mutare nuovamente, e sebbene conoscesse già quel suo potere, ne rimase nuovamente sorpresa. Aveva ragione lui a dirle di fidarsi, esattamente come era giusto darsi quell'appellativo. "Camaleonte", così gli altri lo avrebbero chiamato. Attese gentilmente il suo aviatore, più che altro motivata dall'intenzione di lasciargli tutto il tempo di cui aveva bisogno per mettere in chiaro tutto. Quando poi fu pronto, finalmente le rivolse la sua ultima domanda di quell'incontro.

    « C'è altro che dovrei sapere? »

    Lei annuì, dunque si levò dalla sua poltrona, raggiungendolo.
    Si sarebbe chinata su di lui, e le labbra rosse si sarebbero posate sulla fronte rugosa.

    -Si, mi chiamo Drusilia.

    Lo guardò divertita, e con quella frase era chiaro che non vi fosse altro da dire. Quando poi lui si sarebbe avviato, giungendo alla soglia della porta che li avrebbe per prima divisi, lei lasciò che un'ultima frase giungesse alle sue orecchie, un invito che nessun uomo, donna, anziano o bambino avrebbe mai potuto rifiutare.

    -Sii accorto e scaltro, Camaleonte, così da poter ritornare presto a casa.
    Attenderò il tuo ritorno.

     
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5 replies since 27/1/2012, 21:57   162 views
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