[LAM] Cercando frammenti di un uomo

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    "Non puoi dire di conoscere un uomo finché non hai diviso un’eredità con lui".
    Johann Caspar Lavater.


    png

    Doveva ammetterlo, non era stato facile trovarla. Immediatamente dopo il passaggio di informazioni mediante il palmare del defunto Shattur, infatti, il Gran Maestro degli Aviatori aveva lasciato il proprio posto di lavoro in fretta e furia per salire oltre il dodicesimo piano dell'Albero Casa, lì dove erano i nidi delle cavalcature alate dell'Ordine. Senza indugi era saltata in groppa al suo Aeglos, ed insieme erano partiti verso il deserto dei laghi di vetro in cerca di quel famoso monolite che prendeva il nome di Argonath. Le ricerche erano durate tanto, forse troppo, considerando che dalla mattina al calar del sole nessuno a Laputa l'aveva vista, ed infatti fu possibile vedere la sua bella sagoma soltanto al tramonto, sola ed angustiata per la sua ricerca fallimentare. Fu forse per sbollire il proprio spirito inquieto e non parer nervosa ai suoi sottoposti che decise di farsi un giro per i cieli prossimi all'isola prima di atterrare, e fu probabilmente per un puro caso che la vide. Da quando Jattur aveva portato l'Argonath -più o meno- a Laputa? Perchè non se ne era mai accorta? Sbuffò, e con un ultimo ordine alla sua cavalcatura, volò fino a quello che doveva essere l'ingresso.

    argonathx
    Entrare era stato più semplice del previsto, più che altro perchè, inquanto sua erede, Drusilia aveva in pratica gli stessi permessi di Jattur in quel posto. Ed anche se in un certo qual modo poteva ritenersi la "padrona di casa", la fanciulla continuava a guardarsi intorno guardinga, Nanatsusaya estratta dal fodero e posata sulle spalle.
    Il rumore dei tacchi echeggiava in quell'enorme nave vuota, fra il freddo metallo, e la Dama del Vento ebbe una sorta di smarrimento misto a claustrofobia, non certo perchè gli spazi fossero ristretti... in realtà non seppe nemmeno lei spiegarselo. Continuò a camminare, cercando qualcosa appartenuto al precedente possessore dell'Argonath, mentre in lei aumentava una sensazione di forte disagio. Anche se Jattur le aveva lasciato tutto, Drusilia sentiva fin nella parte più intima di sè stessa che ogni cosa su cui posava gli occhi non apparteneva realmente a lei. Le era stato dato per adempiere ad una missione, e lei lo avrebbe fatto, ma questo non significava che tutti i suoi nuovi averi facessero parte di lei. Alla fine di un lungo corridoio, ecco una porta, trasse un respiro, e provò ad aprirla.

    Era tutto così... freddo.
    E le faceva paura.

     
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    Nel buio e nel silenzio più totale, lei pensava. Il suo mondo era fatto di numeri, equazioni, testi e dati, la sua pelle di titanio alterato molecola per molecola, le sue ossa di ponti e piloni, i suoi muscoli di paratie e teletrasporti, il suo sangue di plasma ardente alla temperatura di una stella, la sua mente di stati della materia variabili in modo continuo. Non c'era pensiero logico che non potesse esprimere, analizzare, valutare e migliorare. Aveva potere sufficiente ad annichilire qualunque avversario di quel mondo. Non aveva bisogno di cure, riposo e cibo, non produceva scorie. La paura era un'astrazione matematica.
    Il suo nome era Argonath.



    Da due anni aveva un unico compagno, ora morto. A differenza del suo palmare sapeva che era morto, poiché era lì quando era successo: poche centinaia di metri, un niente per i suoi sensi tecnologici. Sapeva anche che c'era stato un passaggio di consegne, e che il modo in cui esso era stato eseguito violava quarantatré differenti protocolli di segretezza. Come giustamente aveva pensato il suo defunto compagno, erano tutti protocolli umani.
    Lei non lo era.

    Le paratie dell'accesso 613 si aprirono da sole, lasciando entrare Drusilia Galanodel all'interno del suo grande ventre di metallo. Luci si accesero, schermi si illuminarono al suo passaggio. Lei, silente, osservava. Percepiva l'aumentare del suo battito cardiaco, l'irregolarità del suo respiro: non conosceva niente di simile per sua personale esperienza, ma i suoi database identificarono correttamente tali reazioni fisiche come il prodotto di un forte stato d'ansia. L'arma di materiale ignoto e non particolarmente efficiente che brandiva nervosamente e il suo atteggiamento tattico erano conferme inutili per lei. L'ultima condizione fu rispettata quando la donna umana provò a spingere la paratia interna dell'accesso verso l'esterno, invano. Jattur Shattur aveva ragione.
    Era tempo per lei di intervenire.

    Le paratie esterne dell'accesso si chiusero alle spalle della donna umana, tagliandola fuori dal mondo esterno. Duemilatrecentosette millesimi di secondi dopo, una volta terminata la ricerca e la distruzione di agenti patogeni, la paratia interna scivolò di lato nell'incastonatura. Oltre, il nodo di raccolta dei corridoi 227, 13 e 165 del settimo ponte.
    E qui, proprio qui, quasi sussurrate nelle sue orecchie, tre semplici parole:

    Benvenuta, Drusilia Galanodel

    Adesso l'Argonath aveva una nuova compagna.

     
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    Va bene.

    Drusilia Galanodel poteva anche essere il Gran Maestro degli Aviatori, l'Ufficiale di uno dei presidi maggiormente militarizzati di Endlos, discendente di una stirpe di guerrieri che da millenni si distinguevano per la loro continua quanto significativa lotta contro le forze del male. In più era anche un Arcano, ed in quanto tale era intrinsecamente abituata alle cose più assurde, provenendo di fatto da un mondo che di fatto non esisteva, al cui comando vi era un... Essere? senza volto e senza ricordo di sè stesso. Bisogna però anche dire che nonostante il suo mondo di origine (quello materiale) fosse più tecnologico e molto meno magico di Endlos, nulla di tutto ciò che aveva mai visto o studiato si avvicinava minimamente all'Argonath. Esistevano oggetti meccanici, qualche astronave o satellite, certo, ma di intelligenze artificiali così progredite nemmeno l'ombra. Questo dettaglio, sebbene piccino piccino rispetto a tutti i titoli che si portava dietro, bastava per spiegare come mai, non appena la porta si sigillò dietro di lei, chiudendola dentro come se fosse una trappola, lei si trovò istintivamente a fare uno scatto in avanti, voltandosi verso il rumore della porta che si sigillava. Altrettanto fece quando l'Argonath le parlò, e quella volta impugnò più saldamente la spada. La logica le diceva di abbassare la guardia, perchè viste le funzioni del palmare, nulla vietava ad un'astronave di riconoscerla e parlare, ma l'istinto era tutto un'altro paio di maniche. Per non parlare di tutto quel freddo e del lieve senso di claustrofobia che le era stranamente venuto. E poi nulla vietava che ci fosse davvero qualcuno in quel posto, come i capi o possibili colleghi del suo aviatore. Aveva detto che sarebbero arrivati, forse, no?

    Rimase un attimo in silenzio, guardandosi intorno mentre le luci si accendevano.

    argohh

    -Chi è che parla? Si faccia avanti!

    Disse tutta d'un fiato e a voce alta, come se avesse ripreso il coraggio prima vacillante, quasi ad impartire un qualche ordine ad una non ben precisata persona, forse un nemico...
    ...o forse era solo l'effetto dello spavento, chi può dirlo.

     
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    Battito, pulsazioni e respiro erano incognite dalle eccezionali proprietà: una variazione localizzata della densità sanguigna poteva segnalare imbarazzo, paura o eccitazione semplicemente a seconda della zona in cui si verificava, l'accellerare o il rallentare del respiro forniva informazioni dettagliate sulle sfumature di queste emozioni. Mettendo assieme tutte le possibili varianti si otteneva letteralmente una spettrografia dell'animo umano, al punto da rendere sudorazione, movimenti corporei e variazioni dell'attività cerebrale semplicemente dei dettagli.
    In quel preciso istante l'Argonath conosceva lo stato d'animo di Drusilia meglio di lei stessa.

    Locuzione imprecisa: essendo tu all'interno di me, è impossibile che io avanzi rispetto alla tua posizione.

    La comprensione, tuttavia, era al di là delle sue attuali capacità.

    Il tenente Shattur e io abbiamo immaginato che questa esperienza potesse essere frastornante all'inizio.

    Nel silenzio assoluto che seguì le sue parole, un debole rumore riverberò fra le paratie di acciaio come il rombo di un tuono - e poi un altro, e un'altro ancora, in una successione tanto infinita quanto assurda.
    Rumore di passi.

    Per questa ragione ho deciso di relazionarmi con te tramite un'interfaccia più consona agli usi degli esseri umani.

    Apparve dal corridoio 13, proprio di fronte a Drusilia, e avanzò verso di lei - lentamente, per rispettare i tempi di adattamento della sua corteccia cerebrale. La sua uniforme era molto simile a quella del tenente Shattur ma priva dei gradi, la sua altezza impostata alla media degli abitanti di quel pianeta, le sue sembianze umanoidi: due braccia, due gambe, una testa, un naso, una bocca, due occhi, capelli a caschetto. Un volto non neutro né anonimo, ma progettato per poter essere assimilato il più velocemente possibile.
    Un volto umano.


    « Il mio nome è a.i.s.-Argonath, e sono felice di poterti finalmente conoscere. »

    E sorrise, proprio come una qualsiasi donna umana avrebbe fatto al posto suo.


    Niente aura né alcunché percepibile da sensi paranormali.
     
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    Le dita affusolate si strinsero intorno al manico della Nanatsusaya, mentre questa prendeva inaspettatamente la forma di una katana. Le labbra carnose e sensuali della Dama di piegarono in un mezzo sorriso per quella scelta così particolare ed insolita per gli standard dell'arma; la Gerarca avrebbe dovuto mantenere i nervi saldi, i muscoli guizzanti e pronti all'azione. Qualora ad arrivare fosse stato un nemico, la rapidità sarebbe stata per lei fondamentale... per non dire vitale.

    argonathhhpicc

    Eppure... non sentì auree maligne.
    In realtà non sentì proprio nulla, il che era strano, perchè qualcuno stava arrivando.

    Locuzione imprecisa: essendo tu all'interno di me, è impossibile che io avanzi rispetto alla tua posizione.

    Si trattava di una donna vestita come Jattur.
    Una donna dall'aspetto ordinato, forse un militare come lui.
    Una donna carina.
    Forse anche lei era asghabardiana.

    Il tenente Shattur e io abbiamo immaginato che questa esperienza potesse essere frastornante all'inizio.

    Drusilia attese in silenzio, fissandola un pò male.
    Niente gelosie o piccolezze simili, per carità. Ma sentire una donna mai conosciuta prima parlare di lei in quel modo, come se Jattur le avesse detto vita morte e miracoli a riguardo inquanto sua più intima confidente, non era esattamente una cosa piacevole. La faceva sentire... nuda. Nuda davanti ad una sconosciuta.
    Arrossì.

    -...

    Che strano, però. Jattur le aveva detto che era solo.
    Perchè nasconderla?

    Per questa ragione ho deciso di relazionarmi con te tramite un'interfaccia più consona agli usi degli esseri umani.
    Il mio nome è a.i.s.-Argonath, e sono felice di poterti finalmente conoscere.


    ...
    No, un attimo.
    Aveva detto Argonath?
    ...
    Quindi lei era l'astronave?!?!?

    -Ah.

    Si ritrovò a dire senza nemmeno pensarci troppo, mentre ricambiava il sorriso con uno particolarmente imbarazzato.
    Sapeva di essere color bordeaux... sentiva le gote avvampare.

    -Il... il piacere è mio... signorina ...ehm... Argonath.

    Pensava di non trovare nessuno a dire il vero, e non si era preparata un discorso da fare ad un'astronave.
    Di cosa diavolo parlavano le astronavi?!?!?!?

    -Immagino sappia che... beh... il seg-ehm... tenente Shattur è, si, insomma...

    E' possibile sentirsi in imbarazzo davanti ad un oggetto? Perchè si sentiva stupida?
    Una piccola lacrima le bagnò il viso, sfuggendo al suo controllo.
    Ne aveva passate tante, Drusilia, eppure non aveva mai imparato a distaccarsi dal dolore.

    -Sono la tua nuova... amica.

     
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    Dato l'enorme numero di incognite in gioco, l'evoluzione della razza umana era un considerabile processo deterministico soltanto in teoria: persino i suoi computer quantistici erano impossibilitati a calcolare un'evoluzione attendibile del fenomeno dopo un tempo di pochi anni... e funzionavano con un supporto hardware con la cardinalità del continuo. Eseguire il processo con dati iniziali ignoti e variabili appartenenti ad un'altra dimensione era pura follia.
    In poche parole, non sapeva come rispondere adeguatamente alle parole di Drusilia.
    Però poteva fare una stima.

    « Sono al corrente del decesso del tenente Shattur. »

    Se una risposta sulla base delle regole e delle convenzioni sociali di Endlos era impossibile, allora ne avrebbe fornita una sul modello di Asghabard. Le menti umane accettavano un ampio margine di errore, in particolar modo nel caso di relazioni interculturali quali quella fra il tenente Shattur e il resto di quel mondo. Giudicò dunque appropiato abbassare il tono di voce, un'affidabile imitazione di comprensione e cordoglio che aveva alte probabilità di risultare la reazione corretta a quel genere di imbarazzo e dolore.
    A giudicare dal primo tipo di imbarazzo registrato forse avrebbe dovuto settare il sesso dell'avatar su "maschile", ma adesso la sua scelta tornava comoda per un'operazione di conforto. Sfruttando il vantaggio ottenuto casualmente, avanzò senza ulteriori indugi verso la donna umana e la strinse in un abbraccio. Ovviamente un simile approccio era reso impossibile dalla natura olografica del suo avatar, che avrebbe fornito all'epidermide di Drusilia una sensazione di tocco simile alle reazioni fantasma di un arto perduto. Teoricamente l'informazione sarebbe stata sufficientemente atipica da distrarre la mente della donna dai ricordi dolorisi, imprimendo una forza sul suo animo nella direzione della curiosità umana - "la più forte delle emozioni umane" secondo il dottor Hest, cinquecentoottantottesima pagina di I misteri dell'animo umano. Ma c'era sempre quella variabile casuale che nessuna macchina poteva matematicizzare, una potenziale fonte di fallimento per la sua strategia.
    Le convenzioni sociali erano una sfida affascinante per un'intelligenza artificiale.

     
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    Probabilmente, se l'avesse detto in giro, sarebbe sicuramente passata per un'alcolizzata.
    Si, insomma... un'astronave l'aveva appena abbracciata!

    In un certo senso, non seppe se sentirsi inquietata, rincuorata o imbarazzata, perchè di fatto il non essere propriamente "viva" di quella donna non faceva altro che provocarle dubbi esistenziali su come interagire, come comportarsi. Le stava davvero facendo supporto morale? Perchè? E lei ce l'aveva la morale? Infondo era una macchina, no? Oddio... Drusilia non si riteneva affatto una persona razzista, ma non sapeva davvero come considerarla. Nel dubbio si rispose di trattarla realmente come una persona normale, un'amica per l'appunto. Forse sarebbe stato molto più appropriato definirsi la sua padrona, ma di fatto non le era mai piaciuta quella parola, quindi non comprendeva il motivo per cui avrebbe dovuto iniziare ad utilizzarla proprio in quel momento. Fu così che, presa dai suoi pensieri, si lasciò abbracciare, per poi discostarsi con un lieve brivido, tipico di chi si trova a toccare qualcosa dalla consistenza... strana, sconosciuta.

    -Capisco.

    Disse, reclinando la testa castana su di un lato con aria vagamente smarrita.
    E ora? Che doveva fare?
    Probabilmente ciò per cui era giunta...

    -In ogni caso...

    Iniziò a parlare, ma il fiato le si spezzò in gola, esattamente come le sue parole.
    Qualcosa molto simile ad un interrogativo si era fatto strada nella fitta matassa dei suoi mille pensieri, trovando il proprio posto alla luce della razionalità della Dama, lì dove poteva esser lambito dalla sua coscienza.

    -...hai detto che mi stavi aspettando.

    Disse, mentre lo sguardo tornava serio.

    -Jattur non mi ha invitata da te.

    Non sembrava truce o sospettosa, piuttosto sinceramente interessata.

    -Come facevi a saperlo?



    Edited by Drusilia Galanodel - 14/2/2012, 21:42
     
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    Interessante.
    Nell'Impero Asghabardiano c'era una vasta gamma di studi sulla ptsd, il disturbo mentale più diffuso a seguito degli oltre quarant'anni di guerre e schermaglie continue. Ovviamente era troppo presto per diagnosticare in Drusilia un disturbo che si presentava dopo settimane, tuttavia a distanza di pochissimi giorni presentava già tre sintomi su cinque a diversi stadi di sviluppo: la tendenza ad evitare fatti e ricordi riconducibili in modo diretto o indiretto al fatto traumatico, l'ipersensibilità (irritabilità, stato di guardia continuo, aggressività e tensione) e il numbing, ossia lo stato di coscienza alterato e parzialmente sconnesso dalla realtà che era definito solo parzialmente da parole quali 'stordimento' e 'confusione'. Aveva calcolato che la probabilità di incidenza della ptsd nei membri della squadra del tenente Shattur fosse in media del 4.85%, inferiore nel caso del caposquadra... ma ora quella stessa probabilità si assestava piuttosto sul 98.25%.
    Cosa era cambiato nel frattempo?

    « Sapevo che saresti venuta poiché sono stata io a inviarti il suo testamento. »
    Sorrise, un tocco di malizia a colorare le sue iridi cerulee
    « Sono rimasta sorpresa quando ha nascosto degli indizi per te nel video.... Jattur è piuttosto famoso la sua obbedienza alle leggi, sai? »

    Un tratto abbastanza raro nei Delta 1., selezionati da Rodak e più di recente da suo figlio Tanek in base ad elementi abbastanza discutibili... come la tendenza a disobbedire agli ordini. La logica umana a volte era davvero difficile da comprendere.

    « Immagino avrai delle domande. » disse conferendo al suo avatar una posa più rilassata. « Prima di tutto, però, mettiamoci comode. »

    E prima di fare strada lungo il corridoio 13 le avrebbe detto, con una strizzata d'occhio:

    « Non sarei una buona padrona di casa altrimenti, non trovi? »

     
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    Percorse in silenzio il corridoio 13, e quando le fu dato tempo e modo di dire qualcosa lei non riuscì a pensare ad altro se non che faceva piuttosto caldo lì dentro. Dunque si tolse la giacca, e si ritrovò inspiegabilmente a sorridere al pensiero che l'Argonath si apostrofasse col termine "padrona di casa". Non ce non lo fosse, chiaro, ma non aveva ancora fatto l'abitudine con astronavi parlanti, e questo loro modo di agire aveva un retrogusto divertente. Probabilmente avrebbe riso di gusto, se non si fosse trovata in quello stato.

    « Sapevo che saresti venuta poiché sono stata io a inviarti il suo testamento. »

    Aveva detto.

    « Sono rimasta sorpresa quando ha nascosto degli indizi per te nel video.... Jattur è piuttosto famoso la sua obbedienza alle leggi, sai? »


    bellaqp

    Drusilia levò su di lei lo sguardo smeraldino ed ammaliante, e gentilmente la affiancò.

    -Le leggi sono solo un espediente per tenere in ordine cose e genti troppo diverse tra loro.

    Camminava leggera lungo il pavimento metallico, e quasi non era possibile sentire il rumore dei suoi passi.

    -Sono ciò che più si ispira alla Giustizia in questo mondo, forse, ma sono comunque scritte da degli uomini....
    E' per questo che non sempre una legge è giusta, Argonath.


    Le avrebbe sorriso, e sul suo volto sarebbe stato possibile scorgere un'espressione che tanto sapeva di dolce nostalgia.

    -Jattur non era uno stupido, e per quanto avesse detto in passato di non essere certo un campione in morale, io sono fermamente convinta che in realtà sia sempre stato un brav'uomo, prima ancora di un soldato.

    Sospirò.

    -Non ho idea di quali e quante leggi abbia infranto o meno, ma sono certa che se l'ha fatto era per una buona ragione, anche se non so ancora cosa abbia voluto dirmi... e perchè lo abbia fatto.

    Gli sguardi si sfiorarono, e quello di Drusilia era fermo.

    -Nutro... nutrivo piena fiducia in lui.

     
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    « Esistono protocolli molto rigidi per il primo contatto con un'altra popolazione, specialmente una che potrebbe essere interessata alla tecnologia di cui dispone l'Impero Asghabardiano. » le spiegò l'Argonath in tono molto serio. « Purtroppo abbiamo molti nemici, Drusilia, troppi per poterci permettere una guerra su un'altro fronte: infrazioni di questo tipo non sono permesse. Dubito che ti avrebbe detto così tanto se non avesse avuto la sicurezza di essere morto. »
    Si voltò a guardarla, le labbra curve in un dolce sorriso.
    « La tua presenza qui è la misura di quanto Jattur si sia fidato di te. »

    Si fermò quando raggiunse la porta che stava cercando, diversi minuti più tardi. Le porte si aprirono da sole, lasciandole entrare in una stanza rettangolare che Drusilia aveva già visto una volta, anche se non di persona: La stessa paratia, la stessa scrivania su cui era posato, acceso e pronto all'uso, quello stesso palmare da cui Drusilia aveva visto l'ultimo messaggio del suo sergente.
    Erano gli alloggi di Jattur Shattur.

    « Posso offrirti qualcosa? » chiese l'Argonath avvicinandosi ad un replicatore. « Mi sembra di ricordare che a te piaccia il te. »



    Non so se hai visto la serie del comandante Archer di Star Trek: se si, allora hai un'idea di come sono gli alloggi. Puoi fare quel che vuoi. :nod:
     
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    Ascoltò le parole dell'Argonath, ed un sorriso amaro comparve sulle belle labbra morbide. E così Jattur era uno che non rispettava le regole... chissà lei cosa sarebbe diventata, se fosse nata in quel mondo. Forse, considerando il suo caratteraccio, probabilmente sarebbe finita per fuggire da qualche parte, o peggio ancora provocare inconsapevolmente la distruzione dell'impero del suo aviatore, più o meno come era accaduto ai Galanodel... Forse il sorriso amaro riguardava proprio quello, una gioia per non aver mai provocato danni in quel posto ed una promessa di essere riguardosa e meno "testa calda" del solito, almeno per la missione di Jattur. Ammesso che ci riuscisse, cosa di cui nutriva seri dubbi.

    « La tua presenza qui è la misura di quanto Jattur si sia fidato di te. »

    "Non abbastanza" avrebbe detto "Non abbastanza per sapere che avrei cercato di riportarlo indietro", ma le parole le morirono in gola, prigioniere di labbra rosse e carnose. Avrebbe detto molto, eppure tenne tutto per sè. Che poi, come avrebbe potuto spiegare ad un astronave cosa era intenzionata a fare? Con che parole dire che Jattur non era stato ucciso da un mortale, ma da un'Essenza antica quanto il mondo? Con che faccia l'avrebbe guardata negli occhi spiegando che era perito per un suo conto in sospeso, ed in realtà era tutta colpa sua? Cosa avrebbe pensato di lei, se le avesse detto che la gente che le era vicina aveva la pessima abitudine di morire prematuramente? No, non ci sarebbe riuscita, dunque tacque.

    -Capisco.

    Disse invece, e con Argonath entrò negli alloggi del Sergente. Faceva un effetto strano vedere la stessa paratia, la stessa scrivania, la stessa poltrona del video dove il defunto aveva fatto il suo testamento. Forse si sarebbe messa a piangere, ma a salvarla fu una sorta di curiosità fanciullesca su ogni elemento della stanza. Le dita leggere e sottili sfiorarono il letto perfettamente rifatto, per poi adagiarsi sulla superficie della scrivania. Dunque si sedette, dapprima titubante, poi più sicura, sebbene si sentisse vagamente a disagio, mostrando la schiena alla paratia, esattamente come era seduto l'SSA nel video. Dunque era questo il suo "regno"... Un pò cupo per i suoi gusti, a dire il vero, con quei toni di blu e grigio ad appesantire l'ambiente, e decisamente spartano. Ma infondo Jattur era un soldato, non una donna fissata su certe piccolezze... doveva aspettarselo.

    « Posso offrirti qualcosa? »

    La voce dell'Argonath la fece cadere dalle nuvole.

    « Mi sembra di ricordare che a te piaccia il te. »

    Si era spostata verso un aggeggio strano e cavo, di materiale metallico.
    Drusilia ovviamente non aveva la più pallida idea di cosa fosse.

    -Beh... si.

    Disse titubante.

    -Mi piace il tè bianco.

     
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    Sorrise mentre al comando di Drusilia uno sciame di particelle turbinava nella cavità del replicatore, fondendosi assieme nella doppia mistura d'un recipiente smaltato e del fluido in esso contenuto. « Tè al gelsomino. » disse, porgendole la tazza di porcellana. « Una ricetta basata sulle scorte del signor Gray... un uomo la cui cultura in materia difficilmente è eguagliata. »

    I suoi occhi scintillarono - una semplice modifica visiva che tutto avrebbe detto alla donna sulla curiosità che, si, anche un'intelligenza artificiale può provare nei confronti di quel grande enigma che è la razza umana...

     
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    La Dama del Vento prese la tazzina fra le mani, adagiandola sulle proprie ginocchia con garbo, eppure il momento di calma fu troppo breve.

    -Forse è stato uno sbaglio.

    Disse, dopo aver sorseggiato metà tazzina.

    -Sinceramente non ho neanche idea del perchè sono venuta qui.

    Ammise con il volto basso, nascondendo perfino agli occhi di una macchina quella che per lei significava vergogna. Erano lacrime, e copiose le rigavano il volto, piccoli ruscelli dalla foce ignota e fonte il proprio cuore.

    drupiange

    -E che... Jattur mi manca.
    Mi manca tanto.


    Le mani affusolate si trovarono a stringere la porcellana bollente, fino a che non se le sentì bruciare.
    Una lacrima cadde nell'infuso, disegnando cerchi perfetti sulla sua superficie.

    -Cre-credevo che venendo qui, cercare qualcosa di lui mi avrebbe fatta star meglio... ma non serve a nulla, perchè lui non c'è più. Non fingerò più di avere un orario di lavoro più lungo di un'ora per lasciarlo allenare in tranquillità prima di chiudere la palestra la sera, non lo vedrò più trafficare con oggetti tecnologici, attirando la curiosità dei colleghi, non lo vedrò più sorridere e farsi qualche bevuta con Evan, perchè per quanto continuasse a fare il rigido io sono certa che quando sorrideva al Moonlight il giorno del compleanno di Lowarn lui stava bene. Io... io...

    Un'altra lacrima cadde nel tè, e poi un'altra ancora... fino a che un rumore assordante amplificò la sua reazione di averla stretta con forza e sbattuta sul tavolino. Non l'aveva rotta, ma c'era mancato poco.

    -E' tutta colpa mia se se ne è andato. Sono stata io a privare Morte di un suo Emissario... io volevo salvarlo e... e... cosa ho ottenuto? Cosa ho ottenuto per fare del bene? Hamelin è morto, ed anche se l'ho riportato indietro, Morte ha ucciso anche Jattur! Li ha uccisi esattamente come ha ucciso tutta la mia famiglia, e come ha ucciso l'unica persona che mi ha salvato la vita da Aisiling!

    Strinse i pugni, ingoiando solo amarezza.

    -Li ha presi uno dopo l'altro, esattamente come prenderà tutti coloro che mi stanno attorno. Lo so, lo ha sempre fatto e non cambierà mai nulla.

    Dunque si accasciò con il volto fra le mani, in una smorfia di dolore ed allo stesso tempo vergogna, singhiozzando come una bambina. Si sentiva tremendamente stupida, ma non riusciva più a contenersi.

    -Ed io sono un'idiota nel credere di poter ricostruire dove lei ha bruciato, perchè ogni volta che cerco di rialzarmi arriva lei e continua a punirmi. Io davvero... non capisco perchè diavolo non venga a prendere me invece di loro.

    Abbassò il capo, ancora, cercando di trattenersi in qualche modo.
    Ovviamente fu tutto vano.

    -Per tutto quello che ho fatto, per tutta la gente che ho coinvolto... meriterei di morire mille ed altre mille volte.

    Poi, il silenzio.
    E la pioggia fuori prese a cadere sul freddo metallo.

    →Nature Reverence» E' innegabile che, dal suo arrivo su Endlos, il potere della Dama del Vento sia sensibilmente cresciuto: questo può essere in parte dovuto al fatto che ella abbia abbracciato il suo destino di guerriero Galanodel -imparando a non lasciarsi più frenare dal suo cuore tenero-, e in parte al fatto che la permanenza presso l'Isola nel Cielo l'abbia portata ad un più alto livello di comunione col suo elemento... Fatto sta che l’ambiente attorno a lei sembra aver sviluppato un legame quasi empatico con Drusilia, reagendo alla sua presenza e riflettendo come uno specchio i suoi stati d’animo. Il potere non genera mai effetti disastrosi o disagevoli, nemmeno per gli avversari, ma è una spia più che utile per capire che aria tira; se -all’improvviso- il cielo si annuvola... e se avete appena fatto o detto qualcosa di fuori luogo, fareste meglio a preoccuparvi di quei neri cumoli temporaleschi, perché potrebbero essere un terribile presagio di tempesta.
    In termini gdr, Drusilia è in grado di influire con lo scenario che la circonda, modificandone il clima, senza però raggiungere livelli in cui possa danneggiare realmente qualcuno (ha infatti solo effetto scenico o, al limite, può far intimorire qualche spettatore, nulla di più).


    Edited by Drusilia Galanodel - 24/5/2012, 01:49
     
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    Per qualche secondo rimase in silenzio, elaborando i dati. Doveva ammetterlo: era impreparata ad una simile situazione. Nessun modello matematico incamerato nelle sue sterminate banche dati riguardava l'emotività umana, e in quelle parole la razionalità non trovava spazio. Farle notare le falle nel suo ragionamento non sarebbe bastato, specialmente con una ptsd in sviluppo. Quanto ad un approccio comportamentale... beh, era troppo tardi per evitare argomenti scottanti e troppo presto per analizzarli correttamente. E se il database medico-psicologico non era d'aiuto, allora avrebbe dovuto improvvisare.
    Cosa avrebbe detto il tenente Shattur al suo posto?

    Si inginocchiò davanti a lei e creò due piccoli campi di forza per dare forza alle sue dita mentre le scostava le mani dal viso, costringendola a guardarla negli occhi. « Ad Asghabard muoiono circa mille persone al secondo, Drusilia. Al secondo.
    Nessuno può impedire alle persone di morire. Ci proviamo, ci addestriamo, il più delle volte falliamo. Siamo solo uomini, le nostre potenzialità e la nostra capacità di cambiare il corso della storia è limitata. Ma possiamo tentare e, quando siamo in molti, persino riuscire.
    Non importa quanto questa entità, Morte, continua a fare terra bruciata attorno a te: finché tu continuerai a combattere, finché con le tue gesta ispirerai la gente e farai sì che altre persone seguano il tuo esempio... finché sarai un simbolo per coloro che si oppongono a lei.... allora l'operato di Morte sarà vano, le sue forze sprecate.
    »


    Era quanto successo all'epoca del Ritorno, quando i ribelli all'Imperatore Nero erano pochi e cacciati in ogni angolo della galassia come bestie rabbiose da abbattere semza pietà. Sembrava che non ci fosse più alcuna speranza, ma una sola persona invertì il corso della guerra - e non con le sue straordinarie vittorie, le sue capacità senza limiti o il terrore che inculcava nei nemici: semplicemente divenendo un simbolo.
    Un simbolo brandito da ogni uomo, donna, vecchio o bambino della loro razza.

    « E sarai tu ad aver vinto. »

     
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    Un sorriso amaro si dipinse sul dolce volto angelico di Drusilia, nonostante la sua intenzione non fosse ovviamente quella di prenderla in giro. Continuare a lottare. La faceva semplice, lei. Poteva continuare a lottare contro un nemico concreto, contro qualcosa che andava oltre la sua portata, contro chi amava o perfino contro il destino... ma non poteva andare contro di sè stessa. Perchè il punto era quello. C'era qualcosa dentro di lei che non andava bene, qualcosa nella sua esistenza non quadrava e si riaffacciava non appena la Dama si ritrovava nel bene o nel male ad avere dei legami, giusto il tempo che il suo potere di arcano iniziasse a riaffacciarsi, una scia di dolore e morte che si caricava attorno a lei per poi sfogarsi letteralmente su chi le stava più vicino.

    drupiange123

    -Magari fosse così semplice... è una vita che ci provo.

    Drusilia sapeva perfettamente di essere maledetta; troppe casualità nefaste nella sua vita, troppe morti non sensate e tutte legate alla sua figura. Sapeva perfettamente che c'era qualcosa di strano... ma non era mai riuscita a spiegarsi nulla. Chissà se un giorno la verità sarebbe tornata a galla... e chissà se avesse davvero voluto saperla.

    -Ma hai ragione, non importa, non posso farci nulla, infondo.
    Le mie lacrime non lo riporteranno mai indietro, quindi non ha senso continuare a piangere.


    Dirò su col naso, cercando di cancellare dalla sua pelle bagnata i segni della sua disperazione.

    -Se... se ... se lui potesse vedermi, non vorrebbe questo. Lui, lui...

    Le sfuggì una risata malinconica, al solo pensare di una possibile reazione di Jattur a quella situazione.

    -Lui probabilmente direbbe che non importa, e che l'unica cosa che vuole da me è continuare la sua missione.


    Si morse le labbra, per poi respirare profondamente.
    Si fece forza. Infondo aveva ancora un ultimo desiderio da esaudire.

    -Jattur ha lasciato qualcosa per me?
    In questa astronave, intendo dire.

    Forse alcuni dettagli nel narrato potrebbero confonderti, come l'aura nefasta che circonda Drusilia non appena si "avvicina" o inoltra alla sua natura di Arcano dell'Amore, due di coppe (cuori), la stessa che poi si "sfoga" su chi le sta intorno.
    E' tutto normale, e riguarda un tema che sarà affrontato sia nelle Cronache di Sangue della Curtis, sia in una campagna globale su Endlos, dove Dru (soprattutto nella seconda) si troverà davanti la ragione delle sue mille sfortune, e dovrà affrontare un altro suo passato di Arcano.
     
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