[CSV] Reminiscenze

Le Cronache di Sangue ~ Capitolo I

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  1. L'Eremita Leggendario
     
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    remijv
    adamfigol
    "Presto la notte scura coprirà tutto, ed allora i tuoi occhi rifletteranno solo Me!".

    QM dixit

    Bene ragazzi, benvenuti ad un nuovo prototipo di quest che spero gradiate.
    Al momento il primo giro di post sarà soltanto a scopo narrativo, più che altro per introdurre i saggi presenti a Palanthas e farli accomodare tutti attorno ad un tavolo per discutere. A tal proposito non ho nulla da dire, avete carta bianca. Unico punto importante è l'ordine di posting che, in questo turno, vedrà Amarth come primo che spiegherà ai colleghi i dettagli del caso, e gli altri in seguito come meglio credono. Per i turni successivi, a meno che non vi siano miei interventi specifici, la turnazione sarà completamente libera. Se avrete domande ulteriori da porgere allo Zero, avete al massimo questo turno per farle, quindi riflettete bene prima di postare. Terminati i chiarimenti, si procederà con la quest vera e propria.
    Enjoy!



    Edited by Drusilia Galanodel - 17/8/2012, 16:08
     
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    Come promesso, e pattuito con Dan, non appena Yoko e quanti dei Saggi poté raccogliere, Eru Elen Amarth si recò nella grande sala al pian terreno, dietro la scalinata, dove si tenevano i Gran Consigli delle Corone, i più alti momenti nei quali molte sorti venivano decise.
    Lì stava il Saggio, seduto al suo scranno d'iride, di spalle alle grandi vetrate sul cortile retrostante, presso un grande tavolo rotondo, dove altre sei troni erano disposti tre per lato, ed un ultimo seggio, più piccolo ma non meno importante, era posto all'altro estremo del cerchio, di rimpetto all'Ultima Corona: era, quello, il posto dove avrebbe avuto alloggio, in quel giorno, il Magister di Laputa. Ogni postazione era decorata con simboli e colori propri di ciascuna Via, e tutto intorno stavano arazzi e dipinti, i quali colori erano disposti sì da confondersi e mescolarsi, poiché in quella stanza la Conoscenza era Una e non aveva bandiera. In altro, il lampadario di cristallo e di gemme illuminava ogni cosa, poiché tale è il Sapere: una giorno che non conosce tramonto.

    Orbene, quando tutti fossero arrivati, ecco lo Zero prendere parola, in un lungo discorso, preciso e severo, ma certo accomodante e rispettoso:

    -Benarrivati, Nobili Corone e Magister Saddler. Sebbene con così poco preavviso, il nostro Consiglio verterà su una questione di grande momento, perché il committente mi è parso di molta fretta e necessità.-
    Guardò tutti, uno per uno, e quando ebbe terminato portò all'evidenza dei presenti il testo che Dan aveva consegnato il giorno prima allo Zero. Lo mosse, delicatamente, fino al centro del tavolo, poi continuò
    -Ieri, Dan Mihai Simion, tuo assistente, Yoko, è venuto alle nostre porte, morso dal bisogno incalzante; mi consegnò questo libro, dicendomi che una creatura avvolta in un manto di luce glielo diede bruscamente, avendo fretta anch'essa, e poi scomparve. Egli ne lesse qualche pagina, e nella storia che raccontava vi trovò Endlos e dei fatti che lo riguardavano. Tuttavia come disse, il libro non apparteneva a questo mondo, forse poiché scritto quando una terra che poi il Maelstorm ha tolto si trovava qui.-
    Disse, e sentiva la fine avvicinarsi
    -Dan crede che vi siano contenute informazioni circa il processo di Riscrittura, e temendo qualcuno potesse impossessarsene e utilizzare le informazioni qui contenute, ha creduto più opportuno che noi lo custodissimo, dopo averlo studiato a fondo. Essendo io favorevole a questo progetto, ho acconsentito; allo stesso modo, mi auguro che il vostro parere non si discosti dal mio.-

    E tacque. Ora i Saggi erano stati chiamati a parlare.

     
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    .†.Amakudari.†.

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    La doppie porte della Sala dei Conclavi si aprirono davanti a lui, ammettendolo alla presenza del grande tavolo rotondo attorno cui erano soliti riunirsi le Sette Corone in occasione delle riunioni più importanti; eppure, quando gli occhi bigi scandagliarono l’ambiente, trovarono uno soltanto assiso sul suo seggio, e questi era Amarth, il Custode della Via di Dharma.

    Il gigante lo salutò con un cenno rispettoso del capo, e -a passo quieto e marziale- raggiunse quello che era il suo posto: lo scranno destinato alla Corona di Regalia, la via delle Leggi; vi prese posto in silenzio, contemplando gli altri posti che andavano via via riempiendosi, e soffermando lo sguardo con curiosità sull’unico elemento che rendeva l’ambiente diverso dal solito:

    un ottavo trono, un posto in più... un ospite.

    Il corno aureo che gli sormontava il capo crepitò in una scintilla azzurrina quando si avvide che l’identità di questi corrispondeva al Magister di Laputa, e il Raitei fece in tempo a rivolgergli un cenno di saluto prima che il Celebliant prendesse la parola, sancendo l’inizio della riunione.

    -Benarrivati, Nobili Corone e Saddler. Sebbene con così poco preavviso, il nostro Consiglio verterà su una questione di grande momento, perché il committente mi è parso di molta fretta e necessità.-
    con gesti misurati, lo Zero avanzò il tomo che aveva davanti fino al centro del tavolo
    -Ieri, Dan Mihai Simion, tuo assistente, Yoko, è venuto alle nostre porte, morso dal bisogno incalzante; mi consegnò questo libro, dicendomi che una creatura avvolta in un manto di luce glielo diede bruscamente, avendo fretta anch'essa, e poi scomparve. Egli ne lesse qualche pagina, e nella storia che raccontava vi trovò Endlos e dei fatti che lo riguardavano.-

    L’inarcarsi di un sopracciglio e l’ennesimo crepitio lungo il corno dorato manifestarono ad eventuali osservatori il suo cresciuto interesse; tuttavia, in mancanza di elementi utili o necessari all’espressione di una sua qualche opinione, il demone si attardò nel suo riflessivo silenzio.

    - Tuttavia come disse, il libro non apparteneva a questo mondo, forse poiché scritto quando una terra che poi il Maelstorm ha tolto si trovava qui. Dan crede che vi siano contenute informazioni circa il processo di Riscrittura, e temendo qualcuno potesse impossessarsene e utilizzare le informazioni qui contenute, ha creduto più opportuno che noi lo custodissimo, dopo averlo studiato a fondo. Essendo io favorevole a questo progetto, ho acconsentito; allo stesso modo, mi auguro che il vostro parere non si discosti dal mio.-

    Silenziosamente, rispettosamente, il gigante dai capelli blu elettrico alzò la mano:
    la sua domanda era una soltanto.

    « Possiamo studiarlo...? »

     
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    Fu una circostanza alquanto fortuita, ciò che avvenne quel giorno.
    Si era recato nella biblioteca di Palanthas il Demone Volpe, dimora dei Saggi e della cultura non solo dell'Est ma di Endlos intera, per mantener fede ad un impegno ripromesso a se stesso in occasione della prima visita in quella terra, quando nacque l'accordo che sanciva un Ponte fra la Terra ed il Cielo.
    Voleva studiare la magia di quel posto, permesso concessogli ovviamente a suo tempo dal Celebliant stesso, ed ora, finalmente, possedeva tempo a sufficienza da riuscire a dedicarvi quanto meno un pomeriggio intero. Meglio che niente, insomma... un lusso anzi, in quel periodo di grande tumulto nell'isola volante!
    E non riuscì a concludere granché, a dirla tutta; la magia di quel posto era assai contorta e protetta -sarebbe rimasto deluso del contrario, d'altronde-, difficilmente districabile con una semplice toccata e fuga come purtroppo gli era attualmente concesso... ma fu comunque un inizio, in qualche modo, e quanto meno ne aveva approfittato per salutare i loro alleati: una visita di cortesia di certo non avrebbe potuto far male.

    - Magister Saddler!



    Eppure, proprio mentre ormai stanco era prossimo al rientro nella sua amata dimora, uno dei tanti monaci al servizio della biblioteca lo raggiunse d'improvviso, ormai al di la dei portoni principali, invitandolo a trattenersi ulteriormente.
    Sino al mattino successivo, come minimo.
    Ed insomma... non che non trovasse confortevole un letto di libri -diciamo che aveva provato anche di peggio-, ma... trattenersi così a lungo nella "casa" di Amarth lo metteva un tantino a disagio. Le chiacchierate con quella creatura erano particolarmente pericolose, a detta di molti -ed in qualche modo lui le aveva abilmente evitate, finora, almeno le non necessarie-, e... lo preoccupava un pochino, insomma.
    Le motivazioni della richiesta, di quella visita improvvisa del suo assistente (che ci faceva lì anche lui senza averlo prima avvisato?) con tutte le dovute conseguenze del caso furono l'unica motivazione che lo spinsero ad accettare quella pericolosissima prigionia quel confortevole soggiorno.
    Doveva solo avvisare Drusilia -e sopportarsi le sue risatine di sottofondo al telefono, conscia dell'ansia che avrebbe accompagnato il Magister quella notte sulla possibilità di causare disastri diplomatici- e... pazientare (resistere) fino al giorno dopo.

    ~

    Si accomodò sulla postazione a lui dedicata, salutando ovviamente di rimando con un cenno del capo tutti i presenti prima di prender posto. Ascoltò con cura ed attenzione le parole dello Zero, non nascondendo un filo di perplessità nel suo volto; perché mai Dan si era preso la briga di portar loro un manufatto del genere? Lui? Così frivolo, svogliato e giocherellone com'era? Doveva appuntarsela, questa sua improvvisa vena di serietà ed utilità per il mondo!
    Ma più di questo, lo incuriosì il non avergli accennato alcunché prima di portarlo personalmente a Palanthas...

    « Ovviamente mi trovi concorde »

    Replicò la Volpe alle parole del Celebliant. E dopo che Brifos porse la sua domanda -era difficile concetrarsi sulle parole mentre il corno luccicava!- anche il Demone aggiunse la sua.

    « Ma... riguardo la "creatura avvolta di luce"? »

    Quanto era dato sapere al riguardo? Chi era, quanto era affidabile, e perché mai avrebbe dovuto fare ciò che aveva fatto?

    « Dan è andato via? »

    Terminò infine, lasciando comprendere la possibilità di coinvolgerlo nella discussione per ulteriori chiarimenti.

     
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  5. Rekishi Naku
     
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    ATTO I
    «Reminiscences»

    Narrato
    «Parlato di Rekishi»


    Rekishi viene annunciato in sala da un rumoroso sbadiglio. Sa che il suo aspetto in quel momento è terribile, almeno quanto quello che aveva quanto si incontrò con Lotis O'Shea. Probabilmente occhiaie marcate e capelli spettinati. Ma in fondo quella non è che una riunione formale e non certo un evento pubblico. Per quello si sarebbe dato una sistemata. Forse.

    Si accomoda al suo seggio ed ascolta l'orazione dello Zero. Il discorso riguarda un qualche libro consegnato da una 'creatura avvolta da luce'. Ne approfitta per sistemare sul tavolo i tomi che ha preso in prestito e che pochi attimi prima si trovavano in una bisaccia buttati alla bene in meglio. Maledetta prolissità di Amarth! Reprime a fatica un altro sbadiglio ed attende che prendano parola tutti prima di replicare.

    «Senza dubbio andrà studiato, spiega Rekishi. Ma procederei con cautela. L'ultimo manufatto ignoto che ho avuto in mano mi diede fuoco alla tenda durante la notte, aggiunge Rekishi con una vena di tristezza.» Il suo sguardo si posa sulla figura del Magister. Bizzarro. «Concordo anche con le domande del Magister. Scoprire qualcosa sull'identità di chi ha portato questo libro potrebbe facilitarci le ricerche. Possiamo interrogare il signor Dan Mihai Simion, domanda Rekishi.»

    Cantore di Eroi

    » Fisico: illeso.

    » Mana: 100%

    » Abilità Passive


    ► Vivere nel Fulcro della Storia : Auspex Auree 30 metri, Visione punti in scheda ed importanza pg

    ► Preservare la Narrazione della Storia: Resistenza fino a livello medio contro influenze dei sentimenti

    ► Conoscere la Tessitura della Storia: Conoscenze bardiche

    ► Comprendere le Storie: Visione attraverso le proprie evocazioni

    ► Contribuire alla Scrittura della Storia: Istant Casting

    ► La voce della Saggezza | Gilda : Quando parla, si considera attiva una malia simile ad aura di carisma (le parole sembrano sempre vere, i comandi impartiti vengono eseguiti senza fare domande ed il Saggio risulta una figura da rispettare)
     
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    Tutti quelli che furono giunti, gli unici che poté trovare con così poco preavviso, dissero e chiesero, eccetto Arthur, che ancora non parlava. E tuttavia lo Zero ben capì quanto il vampiro fosse desideroso di studiare la questione, sicché, prima di concedergli la parola, il Celebliant rispose alle domande sollevate:

    -Circa la creatura che consegnò il libro a Dan, questi non mi ha detto nulla più di quanto io non abbia detto a voi, se non che la luce era gradevole agli occhi e non lo accecò, pure fosse intensa. Inoltre, Dan non si trova qui, perché ieri stesso è tornato al Magisterium. Aveva molta fretta, e non credo gli facesse piacere essere pressato da domande cui non aveva possibilità di rispondere.-

    Ciò detto, guardò il Saggio Azzurro, che ancora non aveva esposto la propria ragione e, con un delicato cenno della mano, lo invitò a farsi avanti.

    -Arthur, spetta a te.-

    Gli disse, constatando che questi aveva già il libro fra le mani.

     
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  7. L'Eremita Leggendario
     
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    qzaph

    Quando Arthur ne ebbe il permesso, egli prese il libro fra le dita pallide di non morto, mentre lo sguardo freddo e concentrato vagava sui presenti. Non si era pronunciato a tal riguardo, nonostante avesse molte altre domande. Aveva semplicemente deciso che non era giunto ancora il momento, anche se non seppe dire cosa gli avesse suggerito tale risposta. Aprì il volume e per un attimo, uno solo, il vampiro sgranò gli occhi nel trovarsi un disegno di un uomo con gli occhiali -un prete, considerando il colletto- e simboli strani tutti intorno alla figura. Da sbarrati gli occhi si strinsero per leggere meglio, e tutto fu vano perchè questi non erano mai a fuoco, in qualunque modo cercasse di vederli. Solo alcuni diventarono nitidi e leggibili -aramaico?- ed a suo avviso anche di abbastanza semplice traduzione. Non a caso avrebbe narrato direttamente nella loro lingua.

    -Allora...

    Sfogliò un pò di pagine, per poi tornare all'inizio del tomo.
    Ripetè l'operazione per circa tre volte prima di parlare ai colleghi.

    -Questo libro non ha un titolo, però ho trovato una introduzione, se così possiamo definirla.
    Sembra scritto in una lingua molto simile all'aramaico antico, ma non è molto difficile.


    Si chiarì la voce, dunque prese a parlare, scandendo ogni parola.

    -"Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio.

    Piccola pausa, la bocca sottile che si curva perplessa.
    Conosceva già quelle parole, ed era proprio per questo che qualcosa non quadrava.

    -Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia.

    Cosa ci faceva la frase di un grande della letteratura inglese scritta in aramaico antico come intestazione di un libro?
    Sicuramente era stato scritto recentemente, molto, molto dopo che quella lingua fosse morta.
    Ma... perchè?

    -Perciò ama moderatamente: l’amore che dura fa così".
    William Shakespeare


    Sospirò afflitto, dunque si rivolse a loro.

    -Cosa ne pensate?

    Ma quelli che incrociò furono occhi fin troppo concentrati, quasi ipnotizzati dalle sue parole.
    Nessuno rispose, ma le teste di tutti annuirono per farlo continuare.

    png

    Tutti:

    Il vampiro mosse le labbra, ma ciò che ve ne uscì furono soltanto suoni strani, melodiosi eppure sconosciuti, come se pronunciati da un angelo. Perfino la voce, infatti, suonava molto più chiara e cristallina, non intaccata dalla carne e splendida nella sua purezza. Era... incantevole, ipnotica abbastanza da entrare nei vostri respiri, insinuandosi nella vostra essenza più intima ed avvolgendola di un tepore carezzevole e magnifico, un piacere mistico ben più elevato da quelli della vita terrena. Se solo gli uomini lo avessero potuto conoscere durante la loro esistenza terrena, probabilmente non avrebbero più trovato il peccato così attraente.
    Chiudete gli occhi, inondati dal turbinio di quelle magnifiche sensazioni, ma quando li riaprite un cielo ricolmo di stelle ha sostituito la cupola che era sopra di voi, e dove vi erano libri e scaffali non restavano che tronchi di giovanissimi alberi in fiore. Siete tutti in piedi, ai bordi di una immensa foresta. Poco più distante da voi, lontano dalla vegetazione, delle mura particolarmente grosse da cui emergono soltanto strani edifici a gradoni dalla forma piramidale. Intanto, non sapete neanche la ragione, le parole del narratore Arthur continuano a giungervi alle orecchie, e questa volta ne comprendete la lingua.
    Si tratta di alcuni versi di Shakespeare, il che è strano, troppo strano. Cosa stava accadendo? Anche se fossero finiti in una delle sue opere, ogni sospetto sarebbe immediatamente caduto a causa dell'ambientazione, totalmente aliena ad ogni scenario presentato dal famoso scrittore.
    Infine sentite Arthur porvi una domanda, come se in realtà foste ancora lì con lui.
    E poi il silenzio.

    QM dixit
    Tutti: Da come potete ben capire, i vostri personaggi, non appena Arthur ha iniziato a recitare i versi, si ritrovano travolti da un benessere intimo e meraviglioso che vi ha portato inconsapevolmente a chiudere gli occhi per assaporarne maggiormente il piacere. A tal proposito specifico che tutti i pg sono stati in grado di provarlo, anche quelli che per bg o ragioni a me sconosciute non possono provare emozioni e/o sentimenti. Quando li riaprite vi ritrovate in una foresta in collina, e da lì potete vedere poco distante un'enorme città dalle alte mura di pietra. Scegliete cosa fare.

    Rekishi: Dalle forme e le strutture architettoniche comprendi immediatamente che si tratta di edifici dai tratti dell'america precoloniale, più precisamente simili a quelli di popolazioni azteche e maya anche se, ovviamente, sussistono piccole differenze, interpretabili dal fatto che potrebbe non essere il mondo dove li hai studiati, ma uno ad esso molto simile.

    Yoko: Sebbene la città in lontananza non ti dica assolutamente nulla, quella foresta ha un che di familiare. E' mai possibile che tu ci sia già stato?


    Edited by Drusilia Galanodel - 23/3/2012, 16:21
     
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    Inarcò perplesso il sopracciglio, nel momento in cui quelle parole raggiunsero le sue orecchie argute. Okay, Dan come al solito aveva consumato nel giro di un paio di secondi i possibili attestati di stima e fiducia per l'intelligente opera di bene, e questo in fin dei conti non era una novità (anzi), ma...
    "spiega Rekishi"?
    Stava invitando un altro partecipante a prendere la parola? Non era lui il saggio che si chiamava... oh, riprese a parlare subito, quindi no, pensò il Demone Volpe, ritornando concentrato sul significato del suo intervento. Sarà stato un lapsus, un errore dovuto alla preoccupazione per l'evento improvviso.
    "aggiunge Rekishi con una vena di tristezza"
    Mh?
    Le orecchie si rizzarono nuovamente d'improvviso, come se l'intero capo fosse stato pervaso per un istante da una brevissima ma intensa scossa.
    E lo stava guardando. Sì, proprio a lui.
    Gli stava chiedendo qualcosa forse?
    Ah, no, concordava solo su quanto affermato... forse allora...
    "domanda Rekishi".
    no, ancora una volta.

    sangue2n

    L'espressione del Magister non poté far a mano di palesare la perplessità sul suo volto; finora lo aveva solo conosciuto indirettamente, per sentito parlare od occhiate fugaci, ma mai aveva avuto occasione di discorrervi personalmente.
    ...parlava in terza persona di se stesso? Il dito non poté far a meno di andare ad indicare inequivocabilmente la figura dello storico, un attimo prima che il volto della Volpe si girasse lentamente in direzione degli altri presenti, per...
    ...vedere un'espressione impassibile come il marmo illuminarsi sotto le scosse spastiche del corno luminoso di uno, e...
    ...vedere la gioia incontenibile dipinta invece nell'arcobaleno dell'altro, o nel pallore ancora più preoccupante di quell'altro ancora, e...



    sì, decise che forse era meglio non domandare neanche.
    Avesse avuto anche uno specchio sotto mano, probabilmente, avrebbe iniziato a pensare di trovarsi in un ritrovo di bizzarri anonimi.

    Senza che potesse dunque aver occasione di avanzare altre domande, il vampiro si avventurò nella lettura delle prime righe di quel libro sconosciuto. E più le parole giungevano alle sue orecchie, pur prive di significato ma irresistibilmente melodiose, e più il Demone si lasciava cullare, catturare ed avvolgere dalle stesse. Che fosse un sortilegio impresso nelle parole del narratore, che la storia raccontata dalle sue labbra fosse incredibilmente ammaliante non era in grado di affermarlo; poteva solo abbandonarsi come un bimbo ad una favola dolcemente raccontata dalla madre, nella tenerezza di quel suo abbraccio.
    E quando infine dopo aver chiuso i suoi occhi ritornò ad aprirli, estasiati eppur bramosi di altre parole, si rese conto di ritrovarsi sotto un cielo stellato, avvolto nel verde di una foresta sconosciuta. Intorno a lui tutti i suoi compagni, ad eccetto di colui che...
    ...pur assente, ancora gli parlava.
    Sgranò gli occhi stavolta la Volpe, perplessa e naturalmente disorientata.

    « Cosa diavolo è successo? »

    Domandò di rimando non solo ai presenti, ma anche e soprattutto al lettore; non si era minimamente accorto lui che erano letteralmente scomparsi dalla stanza precedente?
    ...e loro come facevano a sentirlo ancora? Dove diamine erano finiti?
    Gli occhi ricercarono interrogatori qualche segno forse noto nel paesaggio, senza riuscire ad ottenere tuttavia alcun riscontro interessante. Solo un dettaglio, quando il Demone ripassò per una seconda volta con il suo sguardo dinnanzi alla vegetazione di quel bosco, ebbe come un sussulto involontario, che lo portò a serrare spontaneamente la fessura dei suoi occhi.

    « Ho l'impressione di essere già stato in questo posto... »

    Annunciò tuttavia poco convinto, come fosse semplicemente un pensiero ad alta voce.
    E gli altri?
    Si voltò un istante dopo in loro direzione, interrogandoli silenziosamente con il sol volto.

    Passive per esteso: (in seguito saranno sintetizzate)

    Fioritura del Loto
    Avete mai osservato una persona suonare il pianoforte? E’ come se le mani del pianista appartenessero a due individui totalmente differenti; ciascuna nel suo piccolo produce la sua elegante melodia, pulita e distinta. Insieme, invece, formano un’incantevole meraviglia per l’udito.
    L’idea di tale potere magico, peculiarità che solo un individuo totalmente votato alla magia avrebbe mai potuto realizzare, consiste proprio nel riprendere questo principio. La capacità di scindere in maniera perfettamente pulita la corrente magica che attraversa il proprio corpo, ha permesso al demone-volpe di saper richiamare e maneggiare due incantesimi differenti nello stesso istante. Due eleganti e distinte magie, che combinate in un unico incanto sono capaci di dar vita ad una spettacolare melodia.
    In termini di gdr, il potere passivo permette di richiamare due differenti incantesimi contemporaneamente, facendo assorbire ad uno l'altro, riconfigurandone gli effetti per la rimodellazione di una particolare tecnica che presenterà le caratteristiche di entrambi.
    Il consumo e la potenza della magia finale saranno dati dalla somma delle caratteristiche delle due tecniche di base.
    Il potere ha effetto solo su tecniche di consumo basso e medio, e non potrà mai legare insieme tecniche fisiche e magiche.

    Fioritura del Loto II
    Per lungo tempo la Volpe ha dedicato le sue risorse allo studio delle trame magiche. Dopo esser riuscito a scindere univocamente le correnti energetiche che attraversano il suo corpo, il suo principale intento è stato quello di riuscire a trovare una chiave che gli permettesse di legare i suoi incantesimi con quelli dei suoi compagni. Grazie ad approfonditi ed avanzati esperimenti, il demone argentato è ora in grado di riconoscere in un tempo estremamente ridotto l'essenza stessa che anima le magie, riuscendo dunque a modificare i suoi incanti in modo che siano in grado di intrecciare la loro trama magica con quella degli alleati, assorbendoli e dando loro una nuova forma e forza.
    In termini di gdr, questo potere permette a Yoko di estendere la Fioritura del Loto anche ad incantesimi appartenenti ad alleati. Per fare ciò, ovviamente, sarà necessario il consenso da parte dell'altro giocatore.

    Percezione Magica
    La magia è ben più che una passione per la Volpe. Pochi possono vantare una conoscenza così premurosamente approfondita, al punto da riuscire ad individuarla con una naturalità disarmante.
    Peculiarità del demone-argentato è infatti quella di essere in grado di percepire la presenza di trame magiche nell’aria, riuscendo ad identificarne la tipologia (elementali, evocazioni, illusioni), definendone la gravità (imminente, distante) ed il pericolo (alto o basso livello). Se l'incantesimo rientrerà in un raggio di 5 metri attorno alla Volpe, sarà in grado di identificarne la direzione od il raggio ricoperto.
    Nota: identificazione generale, non riconosce l'effetto della magia ma riesce solo a classificarla secondo quei parametri.
    Esempio: se davanti a Yoko è presente un'illusione, lui non riesce a capire quale o cosa sia, ma solo che c'è ed è di un certo livello

    Riserva Energetica
    Fra le più disparate caratteristiche che avvolgono il mondo di Endlos, senza dubbio una delle più care ed immediatamente percepite dal demone d'argento è la differenza di potenziale energetico richiesto per richiamare i suoi incantesimi. Per favoreggiare la sua innata passione, dunque, è stata premura della Volpe sottoporre la sua riserva magica ad un duro allenamento, permettendogli non senza fatica di oltrepassare i limiti normalmente imposti.
    In termini di gdr, la passiva consente a Yoko di avere un 10% aggiuntivo in mana, arrivando dunque al 110%.

    Mente Inviolabile
    Temuto ladro nel Mondo del Makai, rispettato Elessal Artis Doctus nel regno di Celentir.
    La Volpe d'Argento, Demone dalla forte esperienza e dalla prorompente personalità, è uno Spettro che difficilmente abbasserebbe di buon grado il capo a qualcuno. Il suo sguardo, ora scaltro e sereno, nasconde solo apparentemente la sua innata natura demoniaca, predominante aspetto del suo carattere che lo porta a fronteggiare qualsiasi individuo senza che questi possa influenzarlo o condizionarlo in alcun modo.
    In termini di gdr, la passiva rappresenta una difesa dalle malie.

    Inversione delle Percezioni
    Furbizia, intelligenza, inganno: mai più adatte furono delle parole per descrivere la natura di una Volpe.
    A che serve disporre di incantesimi e stregonerie devastanti, se prevedibili e facilmente intercettabili? Nasce da questo problema l'idea di Yoko, scaltro ed astuto mago dalla millenaria esperienza, di alterare il flusso magico delle sue creazioni; grazie a questa particolarità, infatti, il Demone Volpe sarà in grado di lanciare i suoi incantesimi, sia illusori che reali, in modo che di base risultino sempre invertiti alle percezioni degli avversari (auspex et simili, passivi o sino ad un livello medio), creando appunto confusione. Un simpatico e confusionario scambio di percezioni, ad immagine e somiglianza dell'indole scaltra e mascalzone del magister che ne è l'ideatore.
    In termini di gdr, l'Inversione delle Percezioni consta di due passive differenti:
    1. gli incantesimi non illusori della Volpe non possiedono un auspex. Percezioni extrasensoriali non saranno dunque in grado di rilevarli;
    2. le illusioni ricreate dal Demone posseggono invece un'auspex proprio, al fine di renderle il più veritiere possibile. In questo modo, eventuali percezioni extrasensoriali le rileveranno come se fossero minacce concretamente esistenti.
    NB: il Magister può tuttavia rendere inattive tali passive a proprio comando, nullificando totalmente gli effetti come se di fatto non le possedesse.


    Equipaggiamento:

    Ciondolo Magico Della "Quasi-invisibilità"
    Realizzato dalla ditta M&S, questo prodotto di raffinata fattura non riuscirà a rendervi invisibili,
    ma di sicuro permetterà a tutti voi di passare inosservati con un metodo semplice e veloce;
    premendo la rosa dei venti aurea sovraelevata sarà possibile calibrare la propria grandezza,
    riducendola a piacere fino a diventare alti massimo 5cm. E' ottimo per lavori di spionaggio e per passare inosservati.
    In più è un elegante ornamento per serate galanti.

    Tecnica: Piccolo Subito.
    Derivazione: Ramo incantatore.
    Descrizione: Basta premere la rosa dei venti d'oro per azionare una magia in grado di ridurre le
    dimensioni totali del corpo di chi la possiede e di ciò che indossa o con cui è in contatto fisico.
    La grandezza sarà a scelta del giocatore con una altezza minima di 5 cm totali. Non può essere usata durante
    i combattimenti ma solo in quest e scene.
    Tipo: Supporto.
    Durata: Istantanea.
    Consumo: Medio.


    Edited by Silver Shadow - 27/3/2012, 00:11
     
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    .†.Amakudari.†.

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    Senza particolare partecipazione al discorso, il Raitei ascoltò il Celebliant e il Magister discorrere dell’assenza di un certo Dan -che ricollegò solo vagamente ad una delle personalità intraviste nel Mastio di Laputa per la festa di inaugurazione del Magisterium- e della relativa impossibilità di consultarlo per ottenere maggiori informazioni; parve farsi più attento solo quando Arthur dette inizio alla fase di studio del libro, raccogliendo il tomo e schiudendone la copertina.

    -Allora...

    Vedere il volto del Nosferatu vestire un’accigliata maschera di perplessità strappò una scintilla al suo corno aureo, ma a quel basso ronzio non fece seguito nessuna domanda; piuttosto, l’orecchio dell’Amal si tese attento a ciò che il collega stava per riferire sulle pagine di quel volume.

    -Questo libro non ha un titolo, però ho trovato una introduzione, se così possiamo definirla.
    Sembra scritto in una lingua molto simile all'aramaico antico, ma non è molto difficile.


    Il silenzio riempì la pausa del vampiro; poi, parole che non fu in grado di riconoscere dispiegarono la loro immortale magia nell’aria -vibrando con tutta la loro potenza espressiva anche per lui che non aveva mai ben compreso il mistero di quegli argomenti-, e il demone delle tempeste si ritrovò cullato in una sensazione torpida di benessere che aveva il sapore ancestrale e remoto di un’infanzia mai vissuta, e che prima d’ora solo entro i confini della Curtis gli era capitato di provare.

    Chiuse gli occhi bigi -ne era sicuro- solo per un istante, eppure -riaprendoli- il Raitei si ritrovò magicamente traslato nell’abbraccio boschivo di una foresta, avvolta dal velo nero di una notte incoronata dai lumi di mille stelle; lo sguardo curioso e impassibile si avvide di una cinta muraria che sorgeva al di là del limitare degli alberi, e registrò la presenza di Amarth, Rekishi e Yoko, che si ergevano in piedi con lui in quella selva misteriosa.


    Restando in ascolto, gli parve di udire distintamente la voce della Corona di Khymeia, e con un moto di sorpresa -che strappò un altro crepitio al corno che gli sormontava il capo- Brifos si accorse di intendere ora le sue parole, parole familiari... che ora ricordava di aver letto tempo addietro in un libro: in una certa misura, era come se Arthur fosse ancora alla sua presenza, ma la surrealtà di quell’impressione -rapportata alla realtà dei suoi sensi, che affermava il contrario- costituiva un fenomeno assai singolare, e che gli sarebbe interessato indagare.

    « Cosa diavolo è successo? »
    l’esclamazione del Magister catalizzò l’attenzione del Saggio
    « Ho l'impressione di essere già stato in questo posto... »

    Quietamente, l’Amal sostenne con impassibili occhi grigi le iridi auree della Volpe, ma si astenne dallo spiccicare una sola parola: dopotutto, non sapeva ancora cosa rispondere e - quando non sai che cosa dire, è meglio che non dici nulla.

     
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    E così, ultimo del Consiglio, il Vampiro colse il libro e ne lesse l'introduzione; meraviglia! Cominciava con una poesia ben nota a chi venisse da una certa epoca, in un certo mondo del quale lo Zero aveva studiato carte e testi, ma non aveva visitato, e però era scritta in una delle antiche lingue di quella terra, troppo remote nel tempo per consentire al poeta di attingervi conoscenza. E dunque forse quel libro era stato composto, l'introduzione almeno, dopo che quel poeta fosse vissuto, e da uno che conoscesse tale lingua.

    E poi fu come addormentarsi: lentamente strisciavano le parole di Arthur sotto la pelle del Guardiano, e nel suo cuore germogliava una buona sensazione, un benessere che egli non Poteva sentire, ma questo scavalcava la sua Via in terra e gli era dentro, e bruciava come un incendio selvaggio. La letizia egli sentiva, e la bontà: ma in lui erano dolore, perché qualunque emozione lo tocchi, questa è male per il Destino. E però, fra la sofferenza di quel momento, egli leggeva la trascendenza della sensazione, e al fastidio s'aggiunse un sincero benestare, come se tutti i sogni di una vita eterna, tutte le speranze cucite Fuori fossero concreti e realizzati, e piena la Gloria del Destino. Un dolore più che sopportabile, si disse.

    Quando tutto terminò, riaprì gli occhi che aveva chiuso per un attimo, ma Palanthas non era più: un bosco sotto le stelle stava attorno ai saggi, spaesati in una terra che non era la fiera Biblioteca: al confine di quella selva, alte mura cingevano costruzioni a gradoni, simili a piramidi. Brifos non parlò, perché egli aveva tutto nei pensieri e rifletteva attento, ma il Magister espose un dubbio, e quando si domanda, ecco lo Zero rispondere, fornendo la migliore risposta con le conoscenze in suo possesso:

    -Temo due cose, compagni: che qualcuno stia sfruttando a suo piacere i Poteri della Biblioteca, o che il libro abbia un potere che non avevamo previsto. Non solo, ma fui scosso da una sensazione, doveva essere benevola e lieta, ma in me le emozioni sono veleni e lame; ma persino io ne ho avvertito, per certi versi, la purezza.-
    Guardò ognuno di quelli, cercando in loro altre risposte
    -In ogni caso, non mi spiego perché Arthur non sia con noi, ma continui a leggere.-

    Unico fra gli assenti, la Corona di Khymeia proseguiva la sua lettura: ignaro di tutto, sembrava; come potevano annullare quella visione, se visione era? Come rompere quel sortilegio, se sortilegio era? Come uscire? Lo Zero non Poteva dirlo, finché non gli venisse domandato, e però sapeva i Saggi più interessati allo studio del fenomeno che al suo annullarlo. Bene, si disse, avrebbe studiato anche lui.



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    E' da una lingua ormai perduta che Amarthrind trae il suo nome che, se fosse coniato dai popoli odierni, vorrebbe dire "Cerchio del Destino"; tutto il potere di Amarth scorre in quest'arma, tutto il potere di un Guardiano, poiché quel cerchio non è altro che Amarth stesso, l'emanazione del suo ruolo: essere il limite al quale Bene e Male tendono per poi annullarsi nella perfezione del Fato incedente, del Destino e del Caso. E' il simbolo dell'unione, senza mescolanza, di quei due principi che plasmano il mondo e che incessantemente si rincorrono, scandendone i singoli eventi.

    Forgiato da un materiale ora scomparso, ha la capacità di scindersi in due metà che il Guardiano impugna come daghe: se, però, Amarthrind brilla di tutti i colori dell'iride e di nessun colore insieme, quando viene diviso ciò che è impugnato dalla destra appare più bianco, e ciò che ha in pugno la sinistra assume una luce di tenebra.
    Il Guardiano è in grado di muovere Amarthrind, con la sola forza del pensiero (supportata poi da indicazioni fornite dal movimento di braccia e mani), in un'area di 15 metri da Amarth, poiché questa è una parte di lui, nata dalla stessa Essenza che lo compone: ciò implica che -quando lanciato- abbia un effetto volutamente boomerang e la possibilità di rapidi cambi di traiettoria e direzione. Inoltre, questa passiva implica una condizione di "riposo" dell'arma (quando non stretta dalle mani dello Zero) in cui essa levita attorno al corpo del Guardiano, intera o scomposta.
    N.B.: Quest'ultima azione non è utilizzata ai fini di counter né di difesa,
    ma consente solo al pg di avere le mani libere per poter usare le proprie tecniche.


    Diametro: 1 metro | Gittata: 15 metri | Velocità: dai 20 ai 35 km/h
    Capacità: comandata telepaticamente entro 15 metri


    Ba-Gua, lo Specchio degli spiriti


    "...E per un potere incatenato, Quattro le chiavi: lo Specchio sarà la Via..."

    senzaolo1qn

    Ecco Ba-Gua, il Simbolo del potere del Celebliant nato dalla sua stessa Essenza: un oggetto senza tempo, la più grande concessione del Destino; grande è la sua possanza, ma ciò che può operare singolarmente non è nulla, se paragonato al vero scopo di Ba-Gua: nel Rituale della Creazione operato dalle Quattro Essenze, infatti, l'uso dei poteri dello Specchio muterà, concedendo un Destino alla nuova creatura, ed essa si sveglierà.

    La figura in centro si apre e scompare, come petali di un loto in fiore, così pure i trigrammi che la circondano si perderanno fra le pieghe del mondo quando il potere dello Specchio verrà a manifestarsi: esso rifletterà il Destino di tutti gli esseri, oppure lo compirà.

    Ruota del Karma

    Signore del Destino e del Karma, lo Zero potrà, sfruttando l'Essenza dello Specchio, cambiare il normale ciclo di reincarnazione delle anime, stabilendo a suo piacere quale sarà il prossimo corpo in cui l'anima andrà a reincarnarsi, e questo apparirà dentro Ba-Gua.
    Specifica ~ Il termine "corpo" va inteso come essere vivente, quindi da un batterio ad una pianta, ad un uomo, un demone, un animale e via dicendo; inoltre questa tecnica, per ovvi motivi di sportività, è utilizzabile in scene Gdr solo previo accordo con QM o con l'utente coinvolto.
    Durata: Istantanea | Consumo: Alto

    Passo del Karma

    Signore del Destino e del Karma, lo Zero potrà, sfruttando l'Essenza dello Specchio, imporre ad un'anima di compiere il proprio ciclo di reincarnazioni, ovvero forzarla ad entrare nel prossimo corpo ad essa destinato. Se l'anima in questione è libera di vagare (un'anima perduta od un corpo appena ucciso, un fantasma etc..) si reincarnerà senza arrecare danno alcuno; se, tuttavia, l'anima fosse ancora ancorata ad un corpo (ovvero possessione, o semplicemente una creatura viva), quest'ultimo vedrebbe il proprio spirito abbandonarlo, di conseguenza morendo.
    Specifica ~ Questa tecnica, per ovvi motivi di sportività, è utilizzabile in scene Gdr solo previo accordo con QM o con giocatori, per creare intrecci di BG e giustificare in-game l'abbandono di un PG da parte di un utente.
    Durata: Istantanea | Consumo: Alto



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    Abilità Passive

    Synchro
    Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"...
    Sia Amarth un'eterna voragine, entro al quale ogni emozione cadrà inesorabile. In un'area di 5 metri di raggio, ogni singola sensazione presente, sia questa di gaudio o ira, verrà percepita ed attirata dal Guardiano; una volte penetrate in lui, l'iridescenza che sempre lo contraddistingue cesserà, ed Eru Elen Amarth si tingerà del colore che ogni emozione rappresenta. Eppure, ben poco queste dimoreranno presso l'Eterno perché, pur percependole, e tingendosi fin quando queste non saranno cessate, egli non potrà trattenerle: al contrario, infatti, Synchro farà sì che ogni percezione venga elargita all'ambiente, inducendo chiunque si trovi nell'area di influenza a provare ciò che il Guardiano ha captato.

    Note

    1. Quest'abilità prescinde dal volere di Amarth, pertanto non sarà il Guardiano a percepire le sensazioni, bensì la stessa Synchro. Ciò significa che, essendo sempre attiva, se nel raggio di influenza non vi è alcuna creatura capace di provare emozioni, Synchro userà lo spirito dello Zero come fonte di energia, se così si può dire. Non Potendo egli provare alcunché, le sue vesti, i suoi capelli, i suoi occhi, sopracciglia ed arma risulteranno sempre ammantate di un'iridescenza, che si muoverà ondeggiando armonica per tutto il suo corpo.
    2. E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di presenze: se questi cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro
    3. La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata
    4. Come ogni altra passiva, se una o più creature sono protette da abilità o tecniche, Synchro non riuscirà ad intercettarne le emozioni.
    5. Maggiore è il numero di emozioni assorbite in contemporanea, maggiore sarà il dolore mentale e lo stress provato dal Guardiano; nel caso poi, di un assorbimento eccessivo, ovvero di più di 10 emozioni questi, dopo vistosi effetti scenici quali tremolio e colori molto accesi sul corpo, sarà preda di atroci sofferenze, finanche svenendo.

    Cambiamento Cromatico
    TranquillitàPace, SerenitàDubbio, Sospetto, IncertezzaInvidiaGelosiaAmore, AffettoRabbiaFuria ciecaOdioPauraSofferenza, DoloreTristezzaPreoccupazione, Ansia
    AzzurroBiancoGialloVerdeArancioneRosaRossoNeroIndacoGrigioMarroneBlu scuroGiallo ocra

    Alcar Valaron, Gloria delle Potenze

    "...Ora avvenne che le Potenze di Arda, che pure erano consce della sorte del loro Maia Faerglir, volessero inviargli un dono, per sostenerlo nei momenti in cui ogni persino la luce della ragione e della verità non fosse risultata abbastanza brillante da trafiggere le tenebre del dubbio e del falso. Molto, infatti, l'Uno teneva a cuore lo spirito del garante e quando questi si dipartì da Ennor grande sofferenza gli pervenne, esulando, quell'evento, dall'antichissima musica degli Ainur; per volere di Eru Ilùvatar nuova forza crebbe nello Zero, ché il Destino lo permise, e ciò che nel cuore del Mondo si ammantava di menzogna avrebbe emesso un suono strisciante, che solo l'orecchio dell'Eterno avrebbe colto..."
    Ciò che le Potenze donarono ad Eru Elen Amarth, non è altro che la capacità di discernere il vero dal falso; infatti, in un area di 10 metri di raggio -di cui Amarth è il centro- ogni menzogna pronunciata da qualunque creatura produrrà, alle orecchie del Guardiano un sibilo, lo stesso emesso dai serpenti. Come ogni altra passiva, sulle creature protette da particolari abilità o tecniche, Alcar Valaron non sortisce alcun risultato.



    La Via del Destino

    "...Perché Erelamarth Celebliant è il Destino e marcia diritto, inflessibile, cieco e sordo ai richiami del Mondo..."
    L'Essenza numero Zero non è Fatta per chinarsi a false lusinghe o corrotti inviti: no, essa immune passa attraverso le voci del mondo, attraverso sussurri e tentazioni; ancor più dove vi sia l'imposizione; dove via sia intento di sedurre e traviare, egli non potrà essere sfiorato, il suo animo -partecipando al Destino del Tutto-, neutrale e troppo antico e forte affinché il suo equilibrio possa venire infranto.
    Amarth risulta immune alle malie o alle Aure, ovvero quelle passive o tecniche (di consumo Basso o Medio) che hanno effetto di instillare particolari sentimenti nelle persone, oppure indurli a credere alle parole che i possessori di tali poteri possano utilizzare o dire.


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  11. Rekishi Naku
     
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    ATTO II
    «Reminiscences»

    Narrato
    «Parlato di Rekishi»


    L'unico testimone già andato via e per nulla collaborativo. Brutta situazione. Forse poteva dare un'occhiata al terzo scaffale della sezione “Tomi Millenari”. Perso ormai nei suoi pensieri su come trovare qualche risposta, nota a malapena che la parola è passata ad Arthur. Si, lì forse avrebbe potuto...

    «No.» esclama quando nota cosa sta accadendo. Per una volta avrebbe desiderato un tono in grado di sottolineare meglio l'agitazione. Leggere qualcosa di tanto antico e misterioso era pura follia. Si alza di scatto in piedi, ma il danno è già fatto. Le parole lo travolgono come un fiume in piena, stordendolo. Si appoggia al tavolo per non cadere, mentre qualcosa si fa strada nel suo cuore. Una sensazione nostalgica, eppure allo stesso tempo nuova. Scivola all'indietro, sulla sua sedia, e sente il proprio corpo affondare lentamente, quasi fosse immerso nella melassa. E' allora che arriva il dolore. Due forze che si scontrano, nel vano di tentativo di dimostrare quale sia la più potente. Quando finalmente il Cantore riapre gli occhi, non è più il benessere a colmarlo, ma la sofferenza che gli attanaglia ogni fibra del proprio corpo. Con il passare degli istanti lo abbandona, non senza avergli strappato una smorfia.

    «Lo sapevo che era un rischio eccessivo leggere quel testo, esclama spazientito Rekishi. Gli artefatti hanno poteri troppo vari per poterci permettere il lusso di prevederli.» Il risveglio li ha condotti in qualche posto sperduto ed è evidente che manca proprio il lettore. «Posso capire il vostro turbamento Amarth, aggiunge Rekishi con fare incerto. E' stato qualcosa di...» Si interrompe per un attimo. «...particolare. E quel nome: William Shakespeare. Mi dice qualcosa, ma...» Scuote la testa. «...ho la mente confusa. Non riesco a ricordare bene. Mi spiace, spiega Rekishi con fare affranto.»

    Recriminare non porterebbe alcun risultato. Ormai è in un guaio e deve cercare di uscirne. «Piuttosto, Magister.» Per un attimo sembra dirigersi verso il demone-volpe, ma poi si volta in direzione delle strane strutture architettoniche. «Avete detto che vi sembra di esser già stato qui. Da questa distanza assomigliano agli edifici aztechi e maya. America precoloniale, direi. Anche se non mi convincono totalmente. Paiono quasi delle repliche con qualche leggera differenza. Vi dice nulla, domanda Rekishi.»

    Cantore di Eroi

    » Fisico: illeso.

    » Mana: 100%

    » Abilità Passive


    ► Vivere nel Fulcro della Storia : Auspex Auree 30 metri, Visione punti in scheda ed importanza pg

    ► Preservare la Narrazione della Storia: Resistenza fino a livello medio contro influenze dei sentimenti

    ► Conoscere la Tessitura della Storia: Conoscenze bardiche

    ► Comprendere le Storie: Visione attraverso le proprie evocazioni

    ► Contribuire alla Scrittura della Storia: Istant Casting

    ► La voce della Saggezza | Gilda : Quando parla, si considera attiva una malia simile ad aura di carisma (le parole sembrano sempre vere, i comandi impartiti vengono eseguiti senza fare domande ed il Saggio risulta una figura da rispettare)
     
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    Vi fu un istante di imbarazzo, in seguito all'esclamazione precedente del Demone Volpe. Per la precisione, nell'attimo che intercorreva fra la chiusura definitiva delle sue labbra al fine della constatazione, e la risposta successiva proveniente per primo dal Celebliant.
    Lo fissava.
    Armato di quel suo minaccioso corno nell'elettricità più blu dei suoi capelli, incrociava l'oro delle iridi del Magister senza spiccicare una sola parola.
    Beh? cercò spontaneamente di suggerirgli la Volpe, modellando piuttosto perplesso l'espressione attonita del suo volto. Muto quel tizio non lo era -e fu il primo pensiero che gli balenò per la testa-, dato che nella riunione precedente aveva avanzato una domanda (!). E quindi... perché lo fissava in silenzio?
    Non era incuriosito anche lui? Non aveva niente da esprimere?
    ...aveva un che di inquietante.
    E dire che sino a quel momento considerava Amarth quello strano... quanto meno, ora l'Elessedil iniziava ad intravedere le ragioni di quel suo essere. Immaginava, poteva solo immaginare l'entusiasmo che animava le riunioni dei Saggi!
    .....
    Doveva scappare di lì prima che lo trasformassero in uno di loro: questo era poco ma sicuro.

    Trovò insolitamente "conforto" nelle parole del Celebliant invece, poiché per quanto immediate e spontanea le sue parole riassunsero effettivamente i due soli ed unici scenari plausibili. Due situazioni che, curiosamente, non sarebbero tuttavia dovute sfuggire alle loro "capacità", per così dire: difficilmente qualcuno si sarebbe fatto beffe degli incantesimi intrinsechi e complicati di Palanthas, ed allo stesso modo il Demone Argentato in prima persona sarebbe dovuto essere in grado di percepire le trame magiche legate alle pagine di quel libro, qualora vi fossero state.
    Poteva essere altro, dunque? Era difficile crederlo.
    Immerso nei suoi pensieri e nelle sue considerazioni, il Magister riuscì quasi a considerare abituale il modo in cui Rekishi aggiunse le sue parole in quel minestrone di valutazioni.

    « No... »

    Replicò riflessivo in un primo istante, alla domanda (era una domanda, no?) rivoltagli dal Saggio della terza persona. Si fermò ad osservare per qualche secondo le strutture da lui indicategli, senza nascondere nel volto un'espressione disorientata.

    « Non mi sembra di riconoscere quelle costruzioni, mi spiace.
    Riguarda quella foresta... »


    E stavolta fu l'Elessedil ad indicare con il braccio una nuova direzione, coincidente con il verde di cui parlava.
    Era strano, fin troppo strano: se ricordava uno, com'era possibile non ricordare l'altro? Erano lì, entrambi ben visibili... e fra i due, difficilmente una comunissima foresta rimane maggiormente impressa al cospetto di strutture di quel tipo.

    « ...vado a controllare. »

    Proseguì perplesso ed al tempo stesso catturato.
    Cosa significava quella sensazione?

    Riassunto post: chiacchiero con i Saggi ed in seguito decido di dirigermi verso il bosco

    Mana: 110%

    Riassunto delle passive possedute:
    • Fioritura del Loto: permette di fondere 2 incantesimi combinandone gli effetti. Applicabile solo a tecniche di consumo basso e/o medio.
    • Fioritura del Loto II: si può sfruttare la Fioritura del Loto anche con incantesimi alleati.
    • Percezione Magica: percepisce la magia che gli sta intorno, riuscendola a classificare fra illusioni, evocazioni, elementi. Identifica anche direzione (se entro un raggio di 5 metri) e grado di pericolo.
    • Riserva Energetica: mana fino al 110%.
    • Mente Inviolabile: protezione da malie.
    • Inversione delle percezioni:
      • gli incantesimi non illusori non possiedono auspex (non rilevabili da passive o tecniche di percezione sino a consumo medio)
      • gli incatesimi illusori invece possiedono un auspex (vengono avvertiti come reali minacce).

    Equipaggiamento:
    • Ciondolo Magico Della "Quasi-invisibilità": include una tecnica di rimpicciolimento
     
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    .†.Amakudari.†.

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    -Temo due cose, compagni: che qualcuno stia sfruttando a suo piacere i Poteri della Biblioteca, o che il libro abbia un potere che non avevamo previsto. Non solo, ma fui scosso da una sensazione, doveva essere benevola e lieta, ma in me le emozioni sono veleni e lame; ma persino io ne ho avvertito, per certi versi, la purezza.-
    fu il commento dello Zero, mentre il suo sguardo li passava in rassegna
    -In ogni caso, non mi spiego perché Arthur non sia con noi, ma continui a leggere.-

    «Lo sapevo che era un rischio eccessivo leggere quel testo, esclama spazientito Rekishi.
    Gli artefatti hanno poteri troppo vari per poterci permettere il lusso di prevederli.
    Posso capire il vostro turbamento Amarth, aggiunge Rekishi con fare incerto. »

    fu invece il commento della Corona Rossa
    «E' stato qualcosa di... particolare. E quel nome: William Shakespeare. Mi dice qualcosa, ma... ho la mente confusa. Non riesco a ricordare bene. Mi spiace, spiega Rekishi con fare affranto. »

    Incuriosito da quelle reazioni, il gigante si limitò a spostare lo sguardo dall’uno all’altro: entrambi avevano mosso considerazioni molto interessanti, ma prima che il Raitei avesse modo di rifletterci -magari per formulare una sua personale ipotesi-, il Saggio di Sophia prese nuovamente la parola e si rivolse al Prorettore di Laputa.

    «Piuttosto, Magister. Avete detto che vi sembra di esser già stato qui.
    Da questa distanza assomigliano agli edifici aztechi e maya. America precoloniale, direi. Anche se non mi convincono totalmente. Paiono quasi delle repliche con qualche leggera differenza. Vi dice nulla, domanda Rekishi.»


    « No... Non mi sembra di riconoscere quelle costruzioni, mi spiace. »
    replicò con fare assorto Yoko, volgendo poi le iridi auree alla selva dietro di loro
    « Riguarda quella foresta... vado a controllare. »

    Allora, una nuova scintilla cerulea vibrò sulla punta del corno aureo dell’Amal e le sue labbra si schiusero in una semplice e pacata osservazione mentre si affiancava al Magister Saddler, pronto ad incamminarsi verso l’ingresso del bosco con le percezioni del suo Mantra bene estese per captare ogni dettaglio possibile sulla vegetazione, i suoi possibili abitanti, e gli spiriti che vibravano nell’aria.

    « Vado con lui. »


    Status Fisico: Incolume
    Status Psicologico: Guardingo e incuriosito
    Energie Residue: 100%

    Mantra: Grazie alla sua particolare genesi, il Raitei è sensibile alle alterazioni del campo magnetico emesso dalla massa dei corpi e dagli spostamenti d'aria attorno a lui; questo gli dona capacità di vedere a 360° -sia alla luce del giorno che nell’oscurità più profonda- e di captare gli spostamenti di qualsiasi cosa entro un raggio di 30 metri, individuando eventuali nemici nascosti (mimetizzati, sdoppiati et similia), riconoscendone l’esposizione all’elemento.
    Tale abilità sfrutta un livello superiore di percezione che viene anche chiamato “occhio interiore”: si vocifera che alcuni ciechi siano in grado di utilizzarlo in sostituzione della normale vista, e molti sostengono che in realtà le percezioni sono offuscate dall’inganno dei sensi, senza i quali sarebbe possibile oltrepassare senza difficoltà quelli che gli umani credono i loro limiti; questa consapevolezza rende più sensibili e difficilmente influenzabili da allucinazioni, suggestioni e concretizzazioni psichiche. Vista Cieca + Difesa Illusoria

    Rianimazione: L’elettricità che scorre nel suo essere, come il sangue nelle vene, fa in modo che il Ratei non muoia mai: gli impulsi elettrici continuano ad alimentare l’encefalo, a mantenere attivo il circolo cardiaco e a preservare perfettamente reattive le funzioni motorie e i suoi riflessi. Può restare K.O. per qualche tempo, ma il Signore del Fulmine si riprenderà sempre, dopo la sconfitta. Immortalità (al di fuori del combattimento)
     
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  14. Rekishi Naku
     
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    ATTO III
    «Reminiscences»

    Narrato
    «Parlato di Rekishi»


    Nessun indizio, solo vaghi ricordi. Osserva perplesso la foresta, che sembra rapire l'attenzione del Magister al punto da disorientarlo; chissà il motivo dei suoi sguardi per quella serie infinita di rami e foglie. Probabilmente qualcosa legato alla sua parte animale – quelle orecchie e la coda lo marchiano indubbiamente come non-umano – ma avrebbe voluto capirci di più. L'ignoranza è un lusso che nessun Saggio può permettersi. E non è assolutamente cortese chiedere se ha necessità di dover fare bisogni o marchiare il territorio.

    D'altro canto anche Brifos sembra voler snobbare le costruzioni a favore di Madre Natura. Il Cantore non può far altro che accettare le loro decisioni con una scrollata di spalle.

    «Preferirei controllare quegli edifici, replica Rekishi. Potrebbero nascondere qualche indizio su dove siamo e come possiamo uscirne. Purtroppo la natura non è il mio cavallo di battaglia, aggiunge Rekishi sconsolato.» Separarsi non è un problema. Sono ormai molteplici i viaggi compiuti senza alcuna compagnia. «Sono disposto ad andare anche da solo, se lo Zero reputerà infruttuoso il viaggio verso le piramidi.» Si rivolge ad Amarth; nello sguardo nessuna speranza per un compagno di viaggio, solo semplice determinazione.

    Cantore di Eroi

    » Fisico: illeso.

    » Mana: 100%

    » Abilità Passive


    ► Vivere nel Fulcro della Storia : Auspex Auree 30 metri, Visione punti in scheda ed importanza pg

    ► Preservare la Narrazione della Storia: Resistenza fino a livello medio contro influenze dei sentimenti

    ► Conoscere la Tessitura della Storia: Conoscenze bardiche

    ► Comprendere le Storie: Visione attraverso le proprie evocazioni

    ► Contribuire alla Scrittura della Storia: Istant Casting

    ► La voce della Saggezza | Gilda : Quando parla, si considera attiva una malia simile ad aura di carisma (le parole sembrano sempre vere, i comandi impartiti vengono eseguiti senza fare domande ed il Saggio risulta una figura da rispettare)
     
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    ...L'Arcobaleno d'Argento...

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    Il Tempio Oltre il Pensiero

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    In breve tempo la Ruota del Destino spaccò a metà la strada nebbiosa che i Saggi ed il Magister furono costretti a percorrere: del resto, tanto grande il mondo per un solo modo di conoscere; Yoko avvolto dal desiderio di entrare nel bosco, e Rekishi che propendeva per le piramidi, dall'altro lato. Volle il Destino che Brifos si offrì di accompagnare il Demone Volpe, sicché per parità e giustizia, lo Zero avrebbe dovuto farsi compagno della Rossa Corona, benché, come ora si vedrà, egli stesso sarebbe andato con lui, essendo quelle costruzioni di suo interesse:

    -Non andrai solo, Rekishi.-
    Parlò il Celebliant, dopo aver ascoltato i pareri di tutti
    -Come hai detto, l'aspetto delle piramidi è dell'America precoloniale; come tali, esse erano solite avere un tempio sulla cima, presso il quale onoravano uno dei loro dei. Non solo, ma l'interno delle costruzioni fungeva da tombe per i potenti re. Ciò è di mia competenza, il culto e le divinità, e chissà che, studiandoli, non riesca a capire che tipo di popolo sia quello che le ha costruite. Ammettendo che ciò che ora vediamo corrisponda a quel tipo di architettura e scopo che congetturiamo.-

    Con un ultimo sguardo alla meta, lo zero si voltò verso i compagni, ora che la decisione era stata presa da tutti; come accadde tempo addietro, quando dovettero dividersi nella magione dell'Ovest, così ora Erelamarth si chiedeva se e quando si sarebbero ritrovati, poiché le coppie andavano all'opposto l'una dell'altra; tuttavia questa volta non si trattava di aiutanti pagati per scortare i Saggi, bensì dei Saggi stessi e della seconda carica più alta del Magisterium:

    -Propongo di ritrovarci qui, se il Destino lo permette, così da scambiarci le informazioni rinvenute. Chi prima termina l'esplorazione della propria zona, torni qui ed attenda gli altri: se entro un'ora non ci si sarà riuniti, li si cerchi. Non desidero restare separato troppo a lungo: più è il tempo soli, più è la difficoltà di ritrovarsi.-

    Chissà come sarebbe proseguita quella vicenda, chissà quale stregoneria aveva preso Arthur, chissà se lo avrebbero incontrato in quel luogo sconosciuto. Troppe le domande, troppo insicure le risposte. Se non altro, la Corona contava sull'appoggio degli altri, e sperava che convenissero sull'idea che un gruppo saldo fosse stato più efficace di piccole compagnie.

    -Spero prendiate in considerazione la mia proposta.-

    Concluse, e s'avviò con il Saggio di Sophia, verso le piramidi.

     
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