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Il Ragno e la Farfalla ~ Epilogo

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    Cherish

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    Alfiere
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    Though the scent lingers, the flower scattered one day
    I have no time to wander, but I take a step back
    So frail that I depend on it and so weak that I can’t be depended on

    The momentary beauty bloomed admirably...
    It might be too late for me to know it...♪


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    Avete trascorso un paio di giorni nella città di Kisnoth, ad aspettare un segno di vita dai vostri amici e compagni dispersi - ma non ne avete ricevuti: Riful, Godrik, Flint e Alice paiono scomparsi nel nulla... ed è troppo rischioso per Daligar allontanarsi a cercarli, con il rischio di lasciare sola ed incustodita Kokorì. Un rischio che non è disposto a correre - non dopo quello che è successo.

    La situazione con le autorità si fa intanto ogni giorno più difficile da gestire senza inciampare in un qualche controllo o nelle loro indagini, ed è così che -all’alba del terzo giorno- decidete di partire voi due soli alla volta di Istvàn, passando per le porte orientali della Grande Dama e attraversando i distretti che si stendono tra Argenstella e la cittadella di Rivenore.

    Vi aggregate ad una carovana che attraversa il bosco di Fanedell in direzione di Istvàn, e il Kildren non può fare a meno di pensare quanto questo modo di spostarsi sia ben più lento di quello che avrebbe consentito l’apporto del Numero Sei (ma gli farai scontare pure questa se quando lo rivedrai!)... eppure, la verità è che mischiarsi alla gente comune fa bene allo spirito di entrambi, specie quando -superato il bosco ed entrati nella vallata- il Canto del Vento vi abbraccia.

    La piccola ha trovato la compagnia di qualche bambino e di alcune donne che l’hanno presa in simpatia, mentre il giovanotto ha potuto rilassare i nervi: stare in un posto affollato è senz’altro un buon espediente per evitare inutili rogne da parte di qualsiasi eventuale inseguitore... Non che lui ne avesse visti o percepiti, ma il pensiero che Riuet possa essere sopravvissuto era un elemento da tenere in considerazione.

    Per fortuna, però, raggiungete la capitale del Presidio Est in un paio di settimane senza alcun problema o incidente lungo il percorso, e -finalmente freschi e riposati- fate rotta verso il castello della Dama Azzurra; lì, una guardia a cui domandate udienza vi informa con gentilezza che l’Alfiere è in visita al Nido degli Angeli, e dopo aver ricevuto le indicazioni su come raggiungerlo, marciate in quella direzione cullati dalla brezza fresca, sotto il cielo limpido e luminoso di una splendida giornata di primavera.


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    Superato il portico di ingresso, vi ritrovate immersi nella gioiosa serenità di un cortile interno -più simile ad un giardino- dove bambini di diverse fasce di età scorazzano spensierati, giocando ad inseguirsi tra gli alberi, ad arrampicarsi sui loro rami, e a ridere e scherzare liberi dai problemi che possono aver segnato le loro vite.

    Lasciando vagare lo sguardo per quella scena -la cui sola visione sembra alleggerire il cuore- è facile per voi trovare chi state cercando: Lady Kalia spicca in mezzo ai suoi piccoli protetti, sia per l’età che per l’inconfondibile colore dei suoi capelli, ed è radiosa come un angelo mentre sorride e accarezza la testa di un bimbo-orco in piedi davanti a lei; siede sul bordo della fontana, e i suoi occhi di zaffiro si sollevano fino a voi.

    Quando riconosce il volto di Daligar, la fanciulla si alza prontamente in piedi, depone un bacio sulla fronte del piccolo, e dopo averlo preso per mano avanza per farvisi incontro; sulle labbra aleggia un sorriso gentile, ma il suo sguardo blu e profondo come il cuore degli oceani pare velato di una certa apprensione.

    « Daligar...! »
    esordisce, rammentando il nome del giovanotto che ha già incontrato
    « Sono lieta di vederti di ritorno... »

    La donna sembra sul punto di dire qualcosa, probabilmente -a giudicare dal suo volto in qualche modo perplesso- ha molte domande da porre, ma... le iridi di zaffiro scivolano sulla piccola Kokorì, così ella opta per rimandare i suoi quesiti ad un secondo momento, perché è meglio non allarmare i bambini.

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    « E questa bellissima signorina...? »
    domanda, piegandosi in avanti e con le mani sulle ginocchia per rivolgersi alla bimba
    « Come ti chiami...? »

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Finalmente era finita!
    Con l'arrivo del duo a Miséricorde la sua missione poteva finalmente dirsi conclusa. Aveva recuperato la bambina, aveva sconfitto tutto gli avversari -se qualcuno era ancora in vita non lo sarebbe stato ancora per molto- ed era arrivato dalla Dama Azzurra.
    Eppure perché non si sentiva completamente contento?

    Dal Presidio centrale a quello dell'Est c'erano volute due settimane. Quattordici giorni di puro riposo durante i quali non aveva dovuto combattere, né correre dietro a pericolosi cani od ad odiosi biondini. Eppure più le forze gli tornavano e più sentiva dentro di sé un senso di malessere che non riusciva a spiegarsi. Non era un male fisico, ma una malinconia che lo attanagliava ogni volta che pensava che la missione era finita.
    Avrebbe dovuto esultare di gioia e, invece, solo malinconia.

    Arrivato a Miséricorde con la bimba in spalla, ormai non si fidava a lasciarla giù nemmeno per un istante, o semplicemente si era affezionato e non voleva ammetterlo, si fermò davanti al portone. Rimise con i piedi per terra la piccola e le prese la manina nella sua. Era così tenera e fragile che aveva paura a stringerla troppo forte.

    « Eccoci... »

    Sorrise, ma solo per non mostrare quello che davvero aveva dentro.
    Il Kildren entrò e condusse la piccola Kokorì dove si trovava Lady Kalia. Il posto sembrava fatto apposta per i bambini e costruito su misura per loro. Dentro il moro si aggiunse, alla malinconia, un forte sentimento di sconforto e di invidia. Lui non era mai stato piccolo.

    Vedendo la Dama Azzurra avanzare verso di lui, l'Assassino chinò il busto in avanti, piegando il capo.

    « My Lady... »

     
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  3. KOKORI'
     
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    Quattordici giorni trascorsero dai brutti ricordi, e sebbene non li avessero raggiunti nè nonno Flint,
    nè Riful nè Alice e nemmeno l'amico coi capelli strani del signor Dali,
    Kokorì dovette ammettere di essere comunque felice.
    Infondo aveva con sè il suo valoroso eroe, sempre pronto a proteggerla,
    qualcuno a cui sembrava davvero importasse di lei, cosa che non accadeva ormai da tempo.
    Le aveva perfino comprato un nuovo costume da fatina quando l'aveva vista rattristarsi di come
    il vecchio vinto alla fiera si fosse strappato e bruciacchiato per tutto il trambusto che ne era seguito.
    Si, il signor Dali le voleva davvero bene!
    Quasi non ricordava più cosa volesse dire...
    Quanto era trascorso dall'incendio al suo villaggio?
    Da quando aveva inseguito la principessa che l'aveva salvata,
    finendo misteriosamente in un altro mondo?
    Tanto, troppo tempo, abbastanza per una bambina da dimenticare
    cosa significasse davvero avere una casa, portandola a vagare in lungo ed in largo
    alla ricerca di qualcuno o qualcosa di cui non aveva nemmeno visto bene il volto.
    Era una stupida, Kokorì?
    No, semplicemente una bambina che si era persa.
    Una bambina troppo piccola per provvedere a sè stessa,
    troppo innocente e candida per capire davvero cosa fosse il male.
    Troppo pura per potersi difendere da esso.

    kokoquest

    Eppure ora era tutto finito, ed il signor Dali l'aveva appena accompagnata in un enorme parco giochi.
    Diceva che una principessa come lei la stava cercando, dunque perchè non incontrarla?
    Infondo le principesse potevano incontrarsi, e magari prendere un tè insieme,
    discorrendo con bambole e peluches improvvisati ad invitati.
    Si, sarebbe stato davvero divertente!
    Quando poi la vide, le sue speranze di gioco non poterono che aumentare.
    Era... era... bellissima!

    -M-mi chiamo Kokorì.

    Disse quasi intimorita da tutta quella bellezza.

    -Mi chiamo Kokorì e sono una principessa!

    Ripetè ora più convinta.

    -E lui è il mio principe Dali.
    Mi salva dai mostri e dalle streghe, e quando sarò grande ci sposeremo!


    Annuì vistosamente quando, improvvisamente, le sorse un dubbio
    che non esitò ad esporre con la sua solita innocenza nuda e cruda, a volte forse imbarazzante.
    Ma infondo era una bambina...

    -Ma tu sei una principessa o la fata turchina?
    Hai i capelli azzurri!

     
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    The Deep Shadow

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    Tre miglia da Pentauron,
    due settimane dopo

    Fluttuava sul dorso del suo Cacciatore Oscuro, ammarbicato al suo dorso sferico come una cozza (molto poco appiccicosa) ad uno scoglio (molto, molto, molto viscido). Era quasi altrettanto faticoso che camminare! Ma d'altra parte, evocare un altro Heartless nello stato in cui era sarebbe stato troppo. Il dannato bastardo...! Oh, l'aveva giocato alla grande. Certo che non aveva più il legame con l'Hearless, se quello era sfasato dimensionalmente: non poteva farlo più potente, non su Endlos, e comunque non sarebbe servito a niente. Lui non sprecava energ...


    « ... »
    Schioccò le dita e il Cacciatore Oscuro si fermò a mezz'aria.

    Dal nulla apparvero dei filamenti oscuri, che ben presto s'intrecciarono a formare la lucida superficie oblunga di una sfera. Una figura scura, coperta da un'ampia palandrana nera, minacciosa persino sotto il caldo sole primaverile di quel giorno, uscì dall'incantesimo e si piazzò proprio innanzi a lui, squadrandolo con piglio arrogante e sicuro di sé. Il Corridoio Oscuro tremolò e svanì alle sue spalle, lasciando solo l'impronta di un potere molto maggiore del suo.
    Xord Gik serrò gli occhi a fessura.

    « Ma guarda un po' che scena curiosa vedono i miei occhi...
    Che ci fanno un Heartless e un Nessuno sulla strada dell'Est?
    »

    « Serve un passaggio, per caso? » disse Naxe, sorridendo.

    Xord Gik lo ricambiò con un ampio sorriso. « Stronzo. » cinguettò.

    Lordaeon,
    il giorno dopo


    « Stai... bene, con quel naso. » commentò Naxe.
    Gli scoccò un'occhiataccia, poi continuò a camminare.

    "Indossava" sembianze leggermente diverse per l'occasione... leggere differenze nella forma del naso e delle sopraciglia, la mascella un poco più pronunciata... un pizzico di Infusione Oscura stile Trasfigurazione che questa volta gli permetteva di assumere sembianze più facilmente accettabili e meno intuibilmente non-umane, e al tempo stesso essere riconosciuto solo dai suoi compagni di ventura. Occhi rossi e capelli blu vanno bene ad un raduno di fan dei vampiri - "Io volere zukkiare tuo zangue" e altre cazzate rumene, di solito - certo non in presenza di un Alfiere. Soprattutto se, come fortunatamente Naxe non sapeva, quell'Alfiere avrebbe avuto ben presto motivi di dargli la caccia sull'intero semipiano di Endlos. Non credeva affatto che Sasha fosse in grado di vivere più di una o due settimane ancora, e per ammazzarlo gli serviva proprio la donna cui doveva chiedere aiuto... la vita fa schifo, a volte.

    « Grazie, ma credo che sia meglio per te andare. » disse. « Non vorrai che Dama Kalia ti riconosca, spero. »
    Un accenno di sorriso velò la beffarda maschera d'espressività accuratamente posta sul volto dell'altro Nessuno. « M'involo, tranquillo. » gli promise. « Ma resterò nei paragi... giusto questo 'Cappellaio' venga di nuovo a farti visita. » - e svanì prima che potesse replicare, sghignazzando e correndo via con quelle gambe lunghe da spilungone che si ritrovava.
    « Subdolo bastardo. » sibilò guardando la sua schiena. Sospirò e si concentrò sulla personalità che aveva scelto per la nuova versione di Godrik vonTabark, uno scialbo uomo sui trentacinque anni esperto in arti arcane e discretamente pomposo. Percepiva l'aura di Kalia pulsare come una stella poco distante, attorniata da quelle di altri bambini e di Daligar. Al quale tra parentesi doveva dare un bel colpo, possibilmente là dove l'avrebbe sentito meglio - lui e le sue assurde missioni e i suoi assurdi mocciosi!
    Si calmò. Quello era Lordaeon, no? La culla dei mocciosi.
    Sgrunt.

    « Vogliate perdonare il ritardo, caro Daligar e cara Kokorì, miei compagni di disavventure... ma soprattutto voi, Madama. » s'introdusse, arrivando presso il gruppetto poco dopo le schiette e ingenue affermazioni della bambina - ah, quanto avrebbe goduto nell'essere il testimone di quelle nozze così favoleggiate! Piegò la schiena in un buffo svolazzo, la destra che arzigogolava col cappello che teneva in testa prima di posarlo lievemente sul cuore nel più complesso inchino di cui era capace. « Il mio nome è Godrik vonTabark, esperto di arti occulte e compagno del fido Daligar in queste peculiari circostanze, sfortunatamente trattenuto contro la mia volontà fino a non molto tempo fa da un figuro assai poco raccomandabile. » Rabbrividì - il suo personaggio - al ricordo. « Ma infine, eccomi qui. »

    Sorrise, debolmente, e si rialzò come provato dallo sforzo.
    D'altra parte aveva curato bene la commedia.



    La scena la considero antecedente alla quest di salvataggio di Sasha&Kalia, per cui Xord Gik e Kalia ancora non si conoscono. Ancora.

    Aspettate un altro post, ragazzi.
     
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    Keyblade-Master


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    Notte, ad Epartis.

    Camminare per le strade buie e intricate di quei quartieri che sembravano disegnati dalla mente folle e capricciosa di un bambino aveva sempre avuto il potere di rilassare Albert - tranne che in questi giorni. Non era successo niente di che, una semplice serata fra amici: qualche battuta, qualche smargiassata, qualche lattina di birra e la semplice voglia di stare assieme. Era solo che gli sembrava tutto così... sbagliato. Mancava qualcosa, quel pizzico di non-so-ché che rendeva tutto speciale, sostituito da un velo di tristezza che non avrebbe dovuto esistere. E non era il solo, a sentirla.
    Sospirò e s'infilò nell'androne buio, aprendo il portone del palazzo dove abitava e iniziando a salire le scale. Chi voleva ingannare? Si, era in pensiero per quei due imbecilli -anche se continuava a credere che si fossero solo fatti una scampagnata a Fanedell senza dire niente a nessuno- ma la sua era qualcosa qualcuno di ben più personale.
    ...Alice, chi altri?

    Pazza, piccola, grintosa Alice. Ma che cavolo, quanto costava spedirgli una cartolina?!? « Sto via solo qualche giorno. » ...sissì, sicuuro: come no. Tre settimane! Non che fosse preoccupata per lei come per i due scomparsi - più probabile che fosse stata Alice ad aver rapito qualcuno! - ma il Pentauron non era esattamente un bel posto, di certo non come Istvàn. È fatta così si disse fra sé e sé, quando si mette in testa qualcosa non c'è modo di fermarla. Tirò fuori le chiavi di tasca e stava per aprire la porta di casa... quando si accorse di una cosa.
    Era già aperta.

    Entrò rapidamente in casa e prese la mazza da baseball nascosta nel portaombrelli, acquattandosi nelle ombre. I suoi erano fuori per lavoro, e comunque non avrebbero mai lasciato la porta aperta (venivano dal Sud, loro: se lasci la porta aperta ti ritrovi con la gola tagliata, sicuro come l'oro!). Però, cavolo... un ladro? Cioé, non che Dama Kalia fosse esattamente terribile, ma nessuno si azzardava a rubare sotto il suo naso. Che diamine, nessuno voleva rubare, nessuno era costretto a farlo! C'era sempre lavoro per chi voleva rimboccarsi le maniche, e anche chi le teneva bene abbassate trovava di che vivere. Il pensiero tornò agli altri due che erano svaniti nel nulla, Cornelia proprio due giorni prima... beh, forse lei si era nascosta per la vergogna, ma Beau non se ne sarebbe mai andato senza dire niente a nessuno. L'ipotesi di un rapimento a Istvàn era semplicemente ridicola, ma...
    ...
    ...oh, al diavolo!

    Un rumore, poi una sagoma scura si frappose fra lui e le finestre del soggiorno da cui filtrava una debolissima luce. Albert roteò la mazza in silenzio e si avvicinò a passi felpati, sgattaiolando dietro la sgangherata poltrona in puro stile tecno-hyppie che lo faceva morire di vergogna ogni volta che invitava gli amici a casa sua, poi si nascose dietro il tavolino a tre zampe e-
    gnee!
    Dannata asse cigolante! imprecò. Si alzò in piedi, pronto a gettarsi sull'intruso urlando come un pazzo per spaccargli la mazza in testa, quando il tizio alzò una mano e accese la luce lasciandolo accecato. Sbatté le palpebre per un paio di istanti (quasi inciampando sul maledetto tavolino, tra parentesi) poi diede un'occhiata alla figura che stava davanti a lui, guardandolo con occhi spiritati.

    « A-Alice? »

    Quasi non la riconobbe: i suoi abiti erano sporchi e strappati, i capelli erano un groviglio intricato d'oro e foglie secche e nei suoi occhi brillava una luce folle. La raggiunse in tre passi, circondandola con un abbraccio, la mazza ormai dimenticata da qualche parte sul pavimento. « Alice, cosa ti è successo? » sussurrò, staccandosi da lei solo quel tanto che bastava a guardarla in viso. « Stai bene? » Una ridda di pensieri gli passarono davanti agli occhi in un istante, ognuno peggiore del precedente.
    Alice deglutì una volta, poi ancora. « Oh, si. Una favola. » Ci rifletté su, poi si corresse: « Cosplayer e truzzi a parte, cioé. » Vide i suoi occhi andare lentamente a fuoco sul suo volto, il suo piccolo viso corrucciarsi. « Scusa. Ho scassinato la porta per entrare. »
    A dispetto dello shock di vederla così sconvolta non riuscì a fare a meno di sorridere, ridacchiando sommessamente mentre la stringeva forte contro il suo petto, togliendole una foglia dai capelli. « Pazza, pazza Alice, puoi tirarla giù quando vuoi quella porta del piffero. » le disse, facendola sedere sulla supposta poltrona da figli dei fiori dei suoi genitori. Tirò una leva dietro allo schienale e l'obbrobbrio si trasformò in un incrocio tra un divano e una portafioriere con giacinti, su cui poté farla stare meglio mentre le toglieva alla buona parte dello sporco di dosso. « Ehm, Albert... in questo momento sono abbastanza sicura di poter uccidere una capra a tre passi, sai? » mormorò Alice arrossendo tutta.
    Lui sorrise sotto i baffi. Eccola, la sua Alice. « Allora la prima fermata è una doccia » - ignorò alla grande le chiazze rosse che spuntavano come margherite sul suo volto - « e poi un cambio d'abiti. Ti sei rotolata nel fango, per caso? »
    « Non proprio. » rispose, storcendo il naso con una smorfia. « Quasi dimenticavo... hai più visto il ragazzo in nero? »
    Albert la guardò perplessa. « Sasha? » Lei annuì. « Si, ogni tanto viene al ritrovo. Cosa c'entra lui? » aggiunse, questa volta più duro. Alice sorrise, chiuse gli occhi e si lasciò andare contro lo schienale morbido della poltrona, quasi affondandoci come una mosca su un budino. « Tranquillo, nessuno c'entra in quel senso. Sto bene, davvero... anzi, starò bene quando avrò fatto quella doccia. Però gli chiederò un favore... devo parlare con Dama Kalia. »
    Albert la fissò. Dama Kalia? « E perché? »

    Alice sorrise, guardandolo furbescamente.
    « Devo uccidere una persona... »

    Lordaeon,
    il giorno dopo

    All'improvviso trasalì violentemente. Si voltò di scatto e quasi estrasse i Keyblade, il corpo piegato in posizione d'attacco, ma non c'era niente verso dove si era voltato.

    « Tutto okay? » fece una voce alle sue spalle.
    « ...si. » rispose Sasha. « Mi è solo sembrato di vedere.... qualcuno... che conosco. » E che vorrei tanto ammazzare aggiunse fra se, evitando di dirlo ad alta voce. Senza altre parole si girò e proseguì spedito per i portici di Lordaeon, Alice che trotterellava al suo fianco. Non era esattamente sicuro della ragione per cui voleva vedere Dama Kalia, ma d'altra parte tutti conoscevano Alice: se lei diceva che era importante, allora era importante.

    La trovarono nel cortile, in mezzo ad un gruppo degli orfani di Lordaeon, proprio come aveva sospettato. « Dama Kalia... oh. » s'interruppe, bloccandosi all'improvviso quando notò i due adulti che stavano parlando con lei - e che ora li fissavano, evidentemente interrotti in qualcosa di serio. « Ehm... scusate, possiamo tornare più tardi... » disse in fretta, allungando una mano per fermare la sua compagna.
    Alice gli passò davanti, scansandolo alla stragrande.

    « Daligar!! Godrik!!! » cinguettò lei, piombando davanti ai due tutta miele e zucchero. La ragazza fece un sorriso grande grande grande, ignorando completamente lui che con gli occhi fuori dalle orbite inchiodò vicino a lei nel disperato tentativo di trascinarla via a forza da quella che si preannunciava essere la peggiore figuraccia del secolo.
    E poi, le parole tombali:

    « Non è bello? Anche io sono viva! »


     
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    The guru in the darkness...

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    "Io credo soltanto all'Amore verso di me.... o alla Paura di me".
    Quarion Galanodel.


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    quarionquest


    Una leggera musica proveniente da un punto imprecisato al di fuori della finestra intonava melodie celestiali di rara bellezza. Era qualcosa di unico, irraggiungibile, eppure esistente, coronamento dell'Utopia creata e retta dalle dolci e sapienti mani della Dama Azzurra, suo angelo quieto e mite come l'acqua dei freschi ruscelli che bagnavano quelle terre divenute ormai da tempo sua dimora. Seduto su una poltrona di pelle, il Figlio del Cielo, mentre rigirava distrattamente una carta di tarocchi -due di coppe, per l'esattezza- fra le dita laccate di nero, osservava placido una schermata dove erano inserite, minuto dopo minuto, le coordinate degli spostamenti dell'allegro gruppetto di cui il suo adorato Rain faceva parte. A dispetto dell'apparente indifferenza, lui aveva scelto di tenerli d'occhio, almeno per quanto riguardava la loro posizione, cosicchè potesse rendersi conto in anticipo di un loro possibile ripensamento, dunque una dispersione o cambio di strada. Non poteva permettersi di lasciarli andare in quel modo, non dopo che lo stesso Alfiere lo avesse nominato loro referente. E fu così che aveva convinto Arthur a creare un dispositivo meccanico dei suoi in grado di intercettare la farfalla, quella consegnata a Rain e Daligar alla loro ultima visita, la stessa che avrebbe dovuto permettere loro di trovare la bambina.
    Perchè infondo, era questo che importava davvero, la bambina.
    Se quei tipi l'avessero abbandonata dopo averla trovata, era praticamente certo dai racconti di Kalia che la farfalla sarebbe rimasta con lei, dunque avrebbero potuto recuperarla loro stessi. Un piano geniale che tuttavia Quarion si era risparmiato di dire alla bella dama dai capelli azzurri. Non era certo per cattiveria o perchè non la credeva in grado di sospettare, piuttosto non riteneva necessario dirle tutto tutto. Non finchè avessero rispettato i patti, cosa che fortunatamente avvenne. Non appena la farfalla giunse ad Istvan, l'Ambasciatore si prese del tempo per comprendere in quale degli edifici pubblici e non sarebbe stata condotta, dunque si levò dal suo giaciglio e si incamminò verso di loro, deciso a seguire il passaggio di consegne con i propri occhi.
    Infondo era il loro referente.

    -Oh, ma chi abbiamo qui?

    Una voce calda e dolce come il miele interruppe quel delizioso quadretto, mentre un giovane di rara bellezza andava ad affiancarsi alla indiscussa regina di quei luoghi. Portava un'elegante divisa militare color indaco su cui ricadevano leggeri ed impalpabili come fili di vetro e luce i suoi capelli chiarissimi, anch'essi tendenti all'azzurro ma molto più luminosi della donna che affiancava. Aveva dei lineamenti sottili e dolci, ed una bellezza così evidente e perfetta da ricordare una magnifica statua dalle fattezze androgine. Gli occhi aurei, infine, si spostarono su tutti i presenti, terminando il loro giro su un uomo dalle fattezze eccessivamente comuni e dalla non spiccata bellezza. Ed allora il suo cuore si rabbuiò, perchè non solo pareva uno di quegli studiosi che notte e giorno sostavano sui loro libri, ma era anche l'unico da solo in quel momento.

    -Per chi non è di queste parti, non temete, sono qui perchè è il mio lavoro.

    Sorrise gentile ai presenti.

    -Quarion Galanodel, il loro referente.

    Tornò a guardare l'uomo che portava il nome Godrik, e si domandò se mai nella sua lunga vita di studi avesse mai provato l'Amore, dubbio legittimo, considerando il suo ruolo nella corte. No, nessun cuore vuoto poteva sostare al suo cospetto, perchè dove vi era il vuoto, lui aveva l'onere sacrosanto di riempirlo.
    Sempre e comunque.

    -Da due soltanto siete tornati molti di più...

    Osservò tra sè.

    -E dimmi, caro, dov'è quel simpaticone del tuo amico?

    Si era rivolto a Daligar, ed il giovane sapeva che si parlava di Rain.

     
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    « My Lady... »

    Con modi contenuti, il ragazzo dai capelli corvini le rivolse un leggero inchino, e la Dama Azzurra ricambiò l’omaggio con un’elegante riverenza, ritrovandosi a sorridergli con tenerezza: il volto imberbe e l’aria riservata con cui aveva -per quel poco- conosciuto Daligar le riportavano alla mente il suo piccolo Ryusang, e questo le suscitava simpatia e affetto...ma c’era anche dell’altro, e si trattava della sensazione che quel giovanotto cullasse nel segreto del suo spirito gentile una misteriosa malinconia. E l’istinto materno le ispirava un forte desiderio di potergli essere in qualche modo di conforto.

    -M-mi chiamo Kokorì. Mi chiamo Kokorì e sono una principessa!
    rispose intanto timidamente la piccolina, apparendo semplicemente deliziosa
    -E lui è il mio principe Dali.
    Mi salva dai mostri e dalle streghe, e quando sarò grande ci sposeremo!


    Intenerita dalla dolce innocenza con cui la bimba aveva proferito quelle parole, Kalia reclinò il capo da una parte, sollevò una mano bianca come lo zucchero per accarezzarle la testolina castana, e le sorrise amorevolmente.

    « Il Signor Dali deve essere un eroe tanto coraggioso...! »
    annuì, scoccando un’occhiata grata e un sorriso fiduciosa al Numero Quattro

    Tuttavia -prima che la donna potesse aggiungere qualcos’altro-, una voce sconosciuta annunciò l’ingresso di un figuro altrettanto ignoto, e subito l’attenzione dei suoi occhi blu zaffiro si spostò sul nuovo arrivato, entrato trionfalmente dall’ingresso e appena fermatosi presso di loro.

    « Vogliate perdonare il ritardo, caro Daligar e cara Kokorì, miei compagni di disavventure... »

    Rain...?, si chiese per un attimo tra sé e sé la castellana, ma subito allontanò quel pensiero scuotendo un poco il capo: il giovane uomo che aveva incontrato all’inizio di tutta quella storia non aveva decisamente nulla in comune con... con... Già: chi era?

    « ...ma soprattutto voi, Madama. Il mio nome è Godrik vonTabark, esperto di arti occulte e compagno del fido Daligar in queste peculiari circostanze, sfortunatamente trattenuto contro la mia volontà fino a non molto tempo fa da un figuro assai poco raccomandabile. Ma infine, eccomi qui. »

    Aveva l’aspetto di un uomo maturo, dall’aria buffamente pomposa... eppure, c’era qualcosa nei suoi lineamenti che non la convinceva; in qualche modo sembravano artificiosi, quasi posticci... Ma, ad ogni modo, quando questi si tolse il cappello e si prodigò nel suo inchino, la sovrana preferì accantonare i dubbi per non mostrarsi malfidente e peccare di cattiva ospitalità, e ricambiò il gesto piegando con grazia il busto e la testa in segno di rispettoso saluto.
    Poi, tornò a dedicarsi alla sua piccola e più importante ospite.

    -Ma tu sei una principessa o la fata turchina?
    Hai i capelli azzurri!


    Kalia sorrise, divertita dalla domanda e dall’osservazione della piccola, e -rigirandosi una ciocca di capelli azzurri tra le dita- tornò a dedicarle tutta la sua attenzione.

    « Beh, cerco di fare tutte e due le cose, Kokorì...
    Sì, ora sono azzurri -anche se un tempo erano biondi-... ti piacciono? »

    le domandò, per fare conversazione... e infine le chiese ciò che più le premeva
    « Ma... c’è anche un’altra cosa che vorrei sapere: chi erano i mostri e le streghe da cui ti ha protetto il Signor Dali...? Che cosa volevano da voi...? »

    -Oh, ma chi abbiamo qui?

    Ascoltò la risposta della piccola con attenzione ed interesse; poi, la voce musicale e affabile di Quarion -suo Ambasciatore, amico e consigliere- le giunse all’orecchio, e mentre questi incedeva col passo regale che ne attestava la nobiltà ad ogni movenza, Kalia sollevò il volto verso di lui, per salutarlo con un sorriso benevolo e lieto.

    -Per chi non è di queste parti, non temete, sono qui perchè è il mio lavoro.
    Quarion Galanodel, il loro referente.


    « Buongiorno, caro Quarion...! »
    lo salutò gentilmente la donna
    « Sono felice che tu ci abbia raggiunti! »

    -Da due soltanto siete tornati molti di più...
    osservò li Cavaliere Celeste, destando la perplessità della Dama
    -E dimmi, caro, dov'è quel simpaticone del tuo amico?

    Quella su Rain era un’ottima domanda, ma -più che a questo- le parole del Galanodel la indussero a guardarsi intorno, e fu allora che gli occhi di zaffiro dell’Alfiere notarono che -effettivamente- quel giorno erano in parecchi ad essersi presentati al Nido degli Angeli: anche una giovane coppia di ragazzi si stavano avvicinando a loro.

    « Dama Kalia... oh. »
    la chiamò la voce di Sasha, e lei subito si volse a sorridergli
    « Ehm... scusate, possiamo tornare più tardi... »

    « Daligar!! Godrik!!! »
    cinguettò Alice, con quell’allegria sospetta che aveva il retrogusto del pericolo
    « Non è bello? Anche io sono viva! »

    Uno strano saluto con cui presentarsi, quello della biondina... senza contare che sembrava conoscere i due agenti che erano stati incaricati del recupero: preparandosi a chiederle spiegazioni, tuttavia, per prima cosa preferì salutare i due ragazzi; così, tenendo il piccolo orco per una mano e Kokorì per l’altra, la Dama Azzura si chinò prima su Sasha e poi su Alice, per depositare un bacio sulla fronte di ciascuno.

    « Buongiorno, Sasha... E buongiorno Alice...! »
    si rivolse loro, elargendo poi un sorriso ad entrambi, prima di rivolgersi alla ragazza
    « Scusa se sono indiscreta, ma... come mai conosci il Signor Daligar e il Signor Godrik? »
    chiese alla bionda, cercando di ricordarle che ad un adulto è bene mostrare rispetto
    « E naturalmente è meraviglioso che tu sia viva; quello che mi domando è:
    perché mai non dovresti...? È successo qualcosa? »



    Scusate se ho “rimescolato” il vostro ordine di arrivo, ma ho dovuto farlo per evitare di trascurare qualcuno é*è

    png

    Auspex – Occhio del Saggio
    La vista mistica della Dama Azzurra è in grado di discernere le energie vitali attorno a lei -solitamente invisibili ad occhi umani- riconoscendo le emissioni spirituali di esseri umani dotati di particolari poteri e quelle di creature soprannaturali quali fantasmi, angeli, demoni, e un vasto numero
    di altre entità ultraterrene...
    Che siano incorporee o celate in aspetti tangibili, non fà differenza: gli occhi della fanciulla sanno focalizzarsi sulla verità per scoprire i travestimenti magici, snudare la verità offuscata da illusioni e resistere alle manipolazioni mentali.
    La spiccata empatia di Kalia le permette di interpretare i colori delle auree che vede per comprenderne lo stato d'animo, e se il destinatario è consenziente, elle potrà proiettare i suoi pensieri in quelli di un altro o in un oggetto per trasmettergli visioni, ricordi o emozioni.
    [Visione dell'Aura + Difesa Psionica + Difesa Illusoria]


    Koe - Richiamo della Sirena
    L'impatto che la sua presenza esercita su quanti la rimirano è ancor poco rispetto al miracolo che ella può compiere con una parola, per il semplice fatto che la dolcissima e incantevole voce della Dama par sciogliersi nell’atmosfera, diffondendosi nell’aria come un estatico profumo, trasformando ogni frase conciliante in armonia e luce, e ispirando rispetto, saggezza e autorità quando si trova ad esprimere un’opinione o un comando.
    A causa dei ruoli politici che è sempre stata chiamata a rivestire, Kalia ha dovuto -per forza di cose- imparare a farsi ascoltare: affiancando l’arte oratoria alla sua splendida voce, i suoi interventi risultano incredibilmente incisivi, perché chiunque la oda non può far a meno di trovarla magnetica e persuasiva, e quel che dice suona talmente ragionevole, gradevole, e giusto da catturare l’attenzione degli interlocutori, che difficilmente si negheranno il piacere di prestarle udienza.
    [ Voce Ammaliatrice ]


    Lilium - Essenza di Nostalgia
    Per qualche misterioso e arcano motivo, una tenue ma persistente fragranza pare avvolgere la Dama Azzurra ovunque ella sosti o vada; la sua pelle, i suoi capelli, i suoi abiti... tutto di lei pare emettere un dolce profumo di gigli, che segue i suoi passi come una scia e le si spande gentilmente intorno entro un raggio massimo di 10 metri, sortendo effetti rasserenanti su quanti la circondano.
    L’effluvio floreale sembra ispirare negli altri pensieri nostalgici e dolcemente malinconici, spesso legati alla regressione verso i propri ricordi di infanzia, evocando sentimenti romantici e teneri che rafforzano il senso di pace che la delicatezza e la gentilezza di Kalia generano nel prossimo.
    Se le circostanze lo permettono, è anche facile che l’essenza di gigli concili il sonno.
    [ Aura Conciliante ]


    Sancta – Aura di Devozione
    Gentile come un angelo, Kalia possiede un aspetto puro e pio che rende particolarmente carismatica la sua figura: l’attrazione e il senso di tranquillità che promana è abbastanza forte da far scordare ogni negatività con un solo sguardo, spingendo a condividere sentimenti angosciosi per l’inconfessato e inconfessabile desiderio di liberazione, così come un suo gesto compassionevole può spezzare la prudenza o la paura. In questo modo la giovane sa comprendere i motivi –e le emozioni- che animano il suo interlocutore, dissuaderlo da atti di forza, e farlo ragionare... sebbene è anche possibile che la sua presenza provochi emozioni forti, persistenti e non sempre controllate.
    Questo suo involontario ascendente consente di influenzare un’intera folla nello stesso momento, giacché non è necessario che Kalia compia alcunché oltre a mostrarsi, e trascende qualsiasi razza, genere, religione, classe sociale e soprattutto natura soprannaturale: non è indispensabile incontrare i suoi occhi, basta posare lo sguardo sulla sua figura e trovarsi nel raggio di 10 metri da lei.
    [Aura di Charme]


    Leiden - Al Cuore Non si Comanda
    Si dice che il Cuore abbia le sue ragioni che la Ragione non può comprendere, o anche che la Mente si lasci sempre abbindolare dal Cuore... e questo non è che il più felice esito di un’eterna antitesi -quella tra sentimento e logica- che ha ispirato ben più di un artista, e che si realizza in una verità concreta e reale quando ci si ritrova al cospetto della Dama Azzurra.
    I sentimenti e le impressioni che Ella ispira nella mente del prossimo sono emozioni figlie di un amore disinteressato e di un altruismo spassionato, che fanno presa anche sull’uomo più cinico e diffidente, sulla mente protetta dalla logica più spietata, e sul cuore reso più duro dal dolore o dalla rabbia; spesso non è nemmeno possibile comprendere o spiegarsi come ci si ritrovi abbracciati -o colpiti- da questi sentimenti, ma che trascendano i filtri imposti dalla mente, che superino le barriere della diffidenza e colmino il vuoto scavato dal dolore e dalla solitudine è un inevitabile dato di fatto.
    In definitiva, questo potere sospende gli effetti e le reticenze generate da passive di protezione psionica, perché quando l'Amore vuol parlare, la Ragione deve tacere.
    [ Bonus del 50% agli Influssi Psionici ]


    Synchro
    Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"...
    In un'area di 5 metri di raggio, ogni singola sensazione presente verrà percepita ed attirata dal monile del Guardiano; una volte penetratevi, l'iridescenza che sempre lo contraddistingue cesserà, e il ciondolo si tingerà del colore che ogni emozione rappresenta; eppure, ben poco queste vi dimoreranno, perché il pendente non potrà trattenerle: solitamente, infatti, Synchro farà sì che ogni percezione venga restituita all'ambiente, inducendo chiunque si trovi nell'area di influenza a provare ciò che il Guardiano ha captato... ma poiché Hênrind si combina diversamente con la sua portatrice, l’effetto verso l’esterno sarà solo quello di riprogettare sentimenti positivi, purificati dall’aura della Dama Azzurra.


    Alcar Valaron, Gloria delle Potenze
    "...Ora avvenne che le Potenze di Arda, che pure erano consce della sorte del loro Maia Faerglir, volessero inviargli un dono, per sostenerlo nei momenti in cui ogni persino la luce della ragione e della verità non fosse risultata abbastanza brillante da trafiggere le tenebre del dubbio e del falso. Molto, infatti, l'Uno teneva a cuore lo spirito del garante e quando questi si dipartì da Ennor grande sofferenza gli pervenne, esulando, quell'evento, dall'antichissima musica degli Ainur; per volere di Eru Ilùvatar nuova forza crebbe nello Zero, ché il Destino lo permise, e ciò che nel cuore del Mondo si ammantava di menzogna avrebbe emesso un suono strisciante, che solo l'orecchio dell'Eterno avrebbe colto..."
    Ciò che le Potenze donarono ad Eru Elen Amarth -e che lui, attraverso il ciondolo ha donato a Kalia- non è altro che la capacità di discernere il vero dal falso; infatti, in un area di 10 metri di raggio ogni menzogna pronunciata da qualunque creatura produrrà, alle orecchie della Dama un sibilo, lo stesso emesso dai serpenti. Come ogni altra passiva, sulle creature protette da particolari abilità o tecniche, Alcar Valaron non sortisce alcun risultato.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    La pace di quel meraviglioso posto che era stato chiamato "Nido degli Angeli" era stato brutalmente interrotta dall'arrivo del numero sei e poi ripetutamente stuprata da un mezzo finocchio che ancora credeva nelle favole - lui il referente del Ragno?! Si certo come no! - da un tizio che non aveva mai visto e dall'odiosa biondina che, come era successo in precedenza, risvegliò in lui istinti omicidi che da tempo aveva soppresso.

    Lasciò che quella gentaglia si presentò, sorridendo alla piccola, che ormai era l'unica cosa che gli importava. Posò il suo sguardo assente su tutti i presenti ed ascoltò distrattamente le obbiezioni della Dama dell'Est, ma, dato che tutti continuavano a farsi i cazzi loro, preferì aspettare che gli animi si raffreddassero, soprattutto il suo. Proprio non poteva soffrire la biondina!

    « My Lady... »
    -disse infine prendendo la parola con un inchino verso la Dama-
    « Non sarebbe meglio parlarne in un posto tranquillo, dopo aver mandato i bambini a dormire? »
    -posò lo sguardo sul numero sei-
    « Tutti i bambini. »

    Posò lo sguardo sul finocchietto, poi sulla bambina e tornò a fissare la Dama. Non aveva risposto alla domanda del "referente", ma ciò che faceva la Testa non era affar suo.

    « Ci sono molte cose di cui parlare ed il viaggio è stato lungo e faticoso. »
    -posò gli occhi in quelli della Dama e le domandò-
    « Potremmo...? »


    Io invece ho preferito trascurarvi :8D:
     
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  9. KOKORI'
     
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    La piccola Kokorì si lasciò accarezzare dalla Dama Azzurra,
    mostrando un interesse non indifferente nei suoi confronti.
    E' vero, non era la principessa dagli occhi verdi che l'aveva salvata,
    ma aveva un che di buono, dolce... materno.
    Si, se nella sua vita avesse avuto una mamma, sarebbe stata sicuramente come lei!

    -Abbiamo combattuto una strega che si spogliava e ci trattava male,
    e poi dei mostri cattivi che mi hanno rapita... c'era pure lei legata con me!


    E la manina puntò ad Alice.
    Poi, come se nulla fosse, cambiò discorso, rispondendo all'altra domanda dell'Alfiere,
    e dalla gioia nei suoi occhi era chiaro di cosa preferisse parlare...

    -I tuoi capelli mi piacciono tantissimo!
    Poi mi insegni a essere bella come te?


    Infine giunsero nuove persone, tutti volti a lei conosciuti a parte uno.
    Kokorì li fissò con fare confuso, e si domandò se per caso prima
    erano spariti perchè stavano ancora giocando a nascondino.
    Insomma... non si poteva sempre giocare, no?
    Ma accadde che il signor Dali domandò alla Dama di parlarle dopo aver portato
    tutti i bimbi a nanna, e Kokorì si sentì in parte tradita da quella domanda.
    Aveva fatto qualcosa di male?

    -No, signor Dali!

    Piagnucolò con gli occhioni lucidi, abbracciandogli la gamba.

    -Voglio stare con te! Prometto che non parlo più e faccio tutto quello che dici!
    Lo prometto! Lo giuro! Per favore!

     
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    Keyblade-Master


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    -Abbiamo combattuto una strega che si spogliava e ci trattava male, e poi dei mostri cattivi che mi hanno rapita... c'era pure lei legata con me! disse Kokori, indicandola.
    « Io dopo mi sono ritrovata legata come un salame nelle fogne del Bloodrun in compagnia del corpo del mio rapitore e di quattro demonietti cooooosì simpatici! » cinguettò allegra Alice subito dopo lo spassionato racconto della piccola Kokori, affiancandola a passo di danza. Sasha, che invece era rimasto lì dov'era, sembrava stesse per avere un infarto da un momento all'altro. Forse avrei dovuto accennargli qualcosa... pensò la ragazza, scrutandolo con aria critica.
    ...
    ...naaah: perché rovinare la sorpresa? ♥

    Il simpatico "Godrik" - che si era messo in faccia, un parrucchino?! - la fissava con la stessa espressività di un gambero in salsa, confermando in pieno l'altissima (?) opinione che aveva nei confronti della sua (supposta, molto supposta...) intelligenza. Il faccino di Daligar invece era contratto come se avesse inghiottito qualcosa di molto spiacevole (supposte, molte supposte... magari!), stile purgante eterno. Neppure un decimo di quello che aveva augurato a quei disgraziati mentre arrancava verso Istvàn, per inciso. Davvero, era sorpresa del lato vendicativo che sentiva risvegliarsi in lei: quei due rischiavano
    seriamente di passare il resto della loro permanenza in bagno, e non certo per cause naturali.Sentimenti che aumentarono all'ennesima potenza quando quel grandissimo furbone di Daligar, mostrando la sensibilità di un martello sui denti, propose alla Dama Azzurra (facendo finta che loro non ci fossero neppure!!!) di mandare a letto i 'bambini' - cosa che ovviamente Kokori, molto più piccola di lei ed affezionatissima a Daligar, vide come un vero e proprio abbandono. A pochi giorni da un rapimento.

    G-e-n-i-o.

    « Oh no, tranquilla principessina! » disse con voce rassicurante Alice, prendendola in braccio con un piccolo uuf di fatica. « Sono sicuro che il tuo principe azzurro non voleva dire questo... è solo che a volte non pensa granché alle conseguenze, ecco tutto. » - e scoccò a Daligar un'occhiata così furibonda che se l'assassino fosse stato telepate gli sarebbe saltata la zucca (vuota) per il fiume di pensieri che gli si sarebbero riversati nella sua testa (dura). Stupido cretino figlio di scemi e discendente di idioti!

    « Tranquilla bambina... »
    La voce calma e controllata di Sasha si fece sentire a poca distanza alle sue spalle, facendola trasalire. Dannazione! sibilò fra sé e sé: prima di essere aggredita da quattro scimmiette demoniache non sarebbe mai sobbalzata semplicemente perché qualcuno l'aveva colta di sorpresa.
    « ...qui nessuno va da nessuna parte finché questa storia non è chiarita. »

    E i suoi occhi, più che dorati, sembravano glaciali.

     
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    The Deep Shadow

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    Nella sua lunga e faticosa vita Xord Gik, ivi presentatosi col vecchio nome di Godrik vonTabark, aveva affrontato non pochi nemici fieri e temibili, a volte perdendo, il più delle volte vincendo. Scontri forse epici, sicuramente titanici, fra poteri che potevan schiacciare il suo pur notevolissimo con la medesima facilità con cui la piccola (piccola?!) Alice lanciava abbondanti palate di effluviescenti escrementi sulla di lui figura: celebri le sue lotte con la famigerata Organizzazione e il 'rimodernamento' del Grigio Mondo, rimasto ad un sistema di regni in millenaria lotta retti da caste feudali e religiosamente fanatiche. Pur non reputandosi assolutamente alle alte vette di potere di chi può letteralmente riplasmare la realtà circostante con le proprie capacità, egli era dell'opinione che la natura intrisecabilmente logica della sua specie desse lui un vantaggio in termini raziocinanti non indifferente, tale in effetti da permettergli di affrontare avversari ben oltre la sua portata senza troppe conseguenze: opinione verificata in una molteplicità di scontri e, più di recente, da una virata della storia d'un singolo pernicioso elemento coinvolgente ben due Alfieri e svariati Ufficiali - non ultima la qui presente Dama Kalia, come tutti all'oscuro delle sue trame. Potevano forse le blande offensive verbali d'una seccantissima mocciosetta d'un quindici-sedici anni scarsi decisa nell'ottenere chissà quale sorta di puerile soddisfazione nel suo dispregiativo sfogo?
    No, ovviamente.

    Giacché tuttavia -pur non essendo dotato del benché minimo barlume di empatia- poteva vedere la rabbia fumante del suo mortifero compagno montare dentro di lui in forma di simpatiche nubi di vapor latteo in procinto d'esser emesse dall'ormai cremisi macchinario ch'era divenuta la sua faccia, decise di prendere fermamente in mano la situazione optando per la più subdola, la più infame delle tattiche oratoriodiversive:
    -sospiro-
    « Invero la gentil fanciulla ha ragione. » asserì.
    la resa.

    « Anch'io, lo ammetto, avrei preferito non parlare estensivamente di quanto accaduto in presenza di anime sì sensibili... » - e un dolce sguardo rivolto alla 'piccola' Alice avrebbe svelato il carattere canzonatorio della frase nascondendolo a tutti gli altri - « tuttavia, chiamato in causa dal nostro premuroso amico » SASHA, che il Reame Oscuro inghiottisse il suo animo impiccione! Cosa diavolo ci faceva lì lo scricciolo, per la miseria?! « mi ritrovo costretto a parlare. »

    Colpetto di tosse.
    beh? non ve la schiarite voi la voce?

    « Parlare soprattutto riguardo la terza fanciulla sotto la nostra custodia, la cui locazione mi è ahimé... sconosciuta. »

    Così declamato un convincente inizio... via con la prosa!
    e vediamo di farla a pezzi, questa ragazzina!

    « Non starò a tediarvi raccontandovi il modo in cui trovammo le tre fanciulle, che personalmente ritengo poco importante ai fini della questione sollevata poc'anzi. Basti dire che ci riunimmo a Pentauron, noi due e il defunto Flint. » non sapevi fosse morto, eh, piccola scema? « L'impresa non fu facile, complici alcuni saltimbanchi disonesti (di cui parlerò in seguito), e richiese considerevole tempo: or che eravano riuniti la notte era tarda e non trovammo alcun alloggio. Ammetto le nostre mancanze nel nostro compito di protettori delle tre fanciulle, in particolare un'eccessiva fiducia per quelli che si rivelarono essere non girovaghi ospitali, bensì membri della medesima banda di criminali di cui facevan parte i saltimbanchi che con circensi scuse stavano per rapire la bella Kokori - per fortuna quel tentativo fu da noi sventato.
    Non fu evitato invece l'azione traditrice dei sedicenti girovaghi con cui fummo sedati, risvegliandoci con l'amara sorpresa: le tre sotto la nostra protezione, rapite! Ci mettemmo al loro inseguimento, dividendoci come loro si divisero: Daligar corse subito alle calcagna del malfattore che prese la principessa Kokori, mentre io e il compianto Flint andammo al salvataggio della qui presente Alice e dell'altra fanciulla il cui nome, ahimé, mi è ancora ignoto. I demoni citati dalla bella Alice sono mie creature inviate alla di lei sicurezza mentre io accorrevo in aiuto di Flint, svincolati tuttavia dal mio controllo quando un secondo nemico, la cui identità non mi è nota, riuscì con l'inganno a rapirmi a mia volta in una blanda prigione dimensionale, tuttavia sufficientemente forte da trattenermi per due intere settimane. Posso solo presumere che sia ancora nelle sue mani, anche se ammetto di non sapere quanto ciò sia verosimile.
    »

    Pausa.
    Esitante in teoria, alla giudiziosa salvaguardia dell'innocenza dei fanciulli.
    Machissenefrega dell'innocenza dei fanciulli! Hai voluto che parlassi, ragazzina? Bene, e io parlo!

    « Non dopo il modo in cui ha ucciso sia Flint sia il rapitore. »

    E rimase così, come imbarazzato, timoroso del giudizio altrui.
    che attore, eh?



    Se possibile vorrei fare un minipost aggiuntivo con Alice.
     
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    Keyblade-Master


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    Fece un passo indietro, inorridita.
    Flint - quel vecchio bonario così simpatico - morto? L'altra bambina scomparsa? No, non ne sapeva niente.
    Avrebbe preferito non saperne niente.

    « ...quindi, dopo avere abbandonato me ai saltimbanchi, hai abbandonato anche lei. » sussurrò piano, molto piano. « E Flint è morto. »

    Sasha le mise una mano attorno alla vita e l'aiutò a mettersi seduta, sorreggendo anche Kokori. Non era ben sicura di quando aveva iniziato a vacillare... in effetti non si era neppure resa conto di aver iniziato a vacillare! Chiuse gli occhi, escludendo il resto del mondo. Debolezza, cuore accellerato, poca aria nei polmoni... sono sotto shock si rese conto, con giusto un filo di sorpresa. Stranamente le uscì fuori un buffo risolino - Sasha la guardò come una pazza. Beh, forse un po' lo era.

    « Beh, direi che a me tutto sommato è andata bene. » disse senza guardare nessuno.
    Non riuscì a resistere: si appoggiò a Sasha e ridacchiò ancora, quasi istericamente.

     
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    The guru in the darkness...

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    -Vedo che hai le lingua lunga!

    Questo fu il primo commento, accompagnato da un mezzo sorrisino vagamente inquietante da parte dell'Ambasciatore. Ovviamente si era rivolto a quel tipo, un tale Godrik che, a dispetto delle sue apparenze decisamente comuni e poco carismatiche aveva una parlantina particolarmente sciolta. Certo, non l'aveva neanche degnato di uno sguardo -male, molto male- e perciò non si sarebbe mai soffermato sulla sua inumana quanto palese bellezza -ahia, Godrik...- ma Quarion era un uomo magnanimo e paziente, e per non creare dissidi innanzi all'Alfiere preferì non fargli notare quella grossa -enorme- mancanza di cortesia. E poi, se al signor Godrik piaceva così tanto parlare perchè avrebbe dovuto tappargli la bocca?
    Già...

    -Mia splendida regina...

    Si era rivolto allora a Kalia, inchinando leggermente il busto al di lei cospetto in una educata quanto elegante riverenza.

    -...temo che questi non siano discorsi da fare al cospetto di ragazzini, ancor meno davanti agli innocenti occhi di una bambina.

    Scoccò un'occhiata a Kokorì, e dopo ancora alla ragazzina e lo sbarbatello.

    -Se tuttavia è vostro desiderio restare con loro per accertarvi delle condizioni posso capirlo; infondo le vite di questi angeli sono preziose quanto delicate, ed è nostro dovere proteggerle da ogni male.

    Elegante, posato, impeccabile.
    Nonostante le voci che giravano su di lui, sembrava realmente prendere sul serio il proprio lavoro e dovere di Cavaliere Celeste. Certo, i suoi sottoposti non potevano dire la stessa cosa... ma almeno i suoi protetti e protettori potevano ritenersi soddisfatti del suo operato assolutamente perfetto.

    -Dunque, se lo desidera, propongo di prenderli in esame singolarmente e scrivere un rapporto in sede separata, magari nel mio... ehm... ufficio, ovviamente se è d'accordo.

    Sorrise serafico, splendido nella sua bellezza.

    daiki1

    -Ad esempio, potrebbe iniziare il signor Godrik, dato che sembra quello più volenteroso ed informato di tutti!

    La sua voce era sottile e leggera, dolce come lo zucchero.

    -Cosa ne pensate, gentile Kalia?

     
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    Cherish

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    Alfiere
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    -Abbiamo combattuto una strega che si spogliava e ci trattava male,
    e poi dei mostri cattivi che mi hanno rapita... c'era pure lei legata con me!

    e la manina paffuta della piccina si mosse per indicare Alice

    Quella rivelazione fece inclinare la testolina cerulea della sua ascoltatrice da una parte, incuriosita ma non certo preoccupata -cioè, non ancora, per lo meno-, un po’ perché spesso i bambini tendono ad usare la fantasia per rielaborare le loro esperienze, ma soprattutto per via del fatto che l’innocenza con cui Kokorì riferiva quei dettagli del suo viaggio avventuroso non davano l’impressione che si fosse per lei trattato di qualche evento eccessivamente traumatico da vivere... e, decisamente, Kalia non voleva che lo diventasse a posteriori.

    Dopotutto, Endlos era un mondo difficile e pieno di pericoli: pretendere che nessun incidente si verificasse in un viaggio così lungo e periglioso sarebbe stata un’utopia, e... certo, l’Alfiere aveva sinceramente sperato che quello scenario si verificasse comunque, ma per quanto benevola e a volte ingenua risultasse -per eccesso di fiducia e buonafede nel prossimo-, non era stupida né avulsa dalla realtà... per questo, si limitò a sorridere imperturbabile e a lodare interiormente la prontezza di spirito che Daligar doveva senza dubbio aver posseduto per rendere indolori quelle esperienze.

    -I tuoi capelli mi piacciono tantissimo! Poi mi insegni a essere bella come te?

    I bambini lo capiscono quando gli adulti si fanno prendere da sentimenti negativi come ira, panico e tristezza... e quando vedono qualcuno di più grande cedere alla confusione e alla paura, ne soffrono in una maniera che non è nemmeno possibile concepire; lei stessa faceva molto attenzione ai suoi comportamenti in loro presenza, per questo sorrise alle parole della piccola come se in quel momento non ci fosse nient’altro di più importante.

    « Ma certo, piccola Kokorì...! »
    le promise solennemente, sporgendosi a posarle un bacio sulla testolina
    « ...ma anche tu sei davvero bellissima così come sei, sai...?
    Non cambiare mai...! »


    « Io dopo mi sono ritrovata legata come un salame nelle fogne del Bloodrun... »
    con allegria tutta apparente, Alice si introdusse nella conversazione, raggelandoli
    « ...in compagnia del corpo del mio rapitore e di quattro demonietti cooooosì simpatici! »

    « My Lady... Non sarebbe meglio parlarne in un posto tranquillo... »

    L’arrivo di tutti gli altri ospiti -inattesi e rumorosi- parve innervosire il giovane Daligar, e fu sufficiente un’occhiata ad Hênrind -il pendente donatole da Amarth- perché la Dama trovasse nella colazione dell’aureola dell’oggetto una conferma per quella sua impressione; eppure, nonostante il disagio, il Numero Quattro parve sforzarsi di mantenere la calma, elargendo anche un sorriso rassicurante alla sua protetta.

    « ...dopo aver mandato i bambini a dormire? Tutti i bambini. »
    dopo un’eloquente occhiata ai presenti, riportò lo sguardo su di lei
    « Ci sono molte cose di cui parlare ed il viaggio è stato lungo e faticoso. Potremmo...? »

    « Sì, credo sia meglio parlarne in un posto più riparato... »

    Prontamente, la castellana annuì, facendo oscillare le lunghe chiome color cielo terso in risposta a quel gesto, ma prima che potessero passare all’azione, gli eventi li travolsero a grande velocità; primo fra tutti l’allarmata protesta della bambina con le trecce castane.

    -No, signor Dali! Voglio stare con te!
    mugolò con occhioni lucidi, abbracciando la gamba del suo eroe
    - Prometto che non parlo più e faccio tutto quello che dici!
    Lo prometto! Lo giuro! Per favore!


    « Oh no, tranquilla principessina! »
    si affrettò a rassicurarla la biondina, facendo la fatica di issarsela in braccio
    « Sono sicuro che il tuo principe azzurro non voleva dire questo...
    è solo che a volte non pensa granché alle conseguenze, ecco tutto.
    » -

    « Tranquilla bambina... »
    Sasha si unì alla missione di confortare Kokorì
    « ...qui nessuno va da nessuna parte finché questa storia non è chiarita. »

    « Invero la gentil fanciulla ha ragione. Anch'io, lo ammetto, avrei preferito
    non parlare estensivamente di quanto accaduto in presenza di anime sì sensibili...
    »
    cominciò assai inopportunamente a parlare il Nessuno
    « ...tuttavia, chiamato in causa dal nostro premuroso amico mi ritrovo costretto a parlare. Parlare soprattutto riguardo la terza fanciulla sotto la nostra custodia, la cui locazione mi è ahimé... sconosciuta. »

    Quelle prime parole -e le molte altre che si riversarono fuori a cascata dalle labbra del demagogo- gelarono la Dama Azzurra sul posto, gettandola in balia di un vortice di interrogativi senza risposta che per un momento minacciò di trascinarla via... una cosa che non poteva permettersi, specie in un frangente che necessitava della sua attenzione e presenza di spirito.

    Rifacendosi a quanto detto da Alice e Kokorì, la biondina poteva sottintendersi come la mai menzionata “seconda”, ma... tralasciando il fatto che non si spiegasse cosa ci facesse fuori da Istvàn:
    che storia era quella della terza bambina? Chi era questo Flint, in che circostanze era stato coinvolto nella storia e defunto? Le piccole erano state rapite dagli zingari? Insomma: in quanti erano morti per... per che cosa? Kalia non riuscì neppure a capirlo chiaramente, e senza rendersene conto si portò una mano alla tempia pulsante: cominciava a girarle la testa...

    « ...quindi, dopo avere abbandonato me ai saltimbanchi, hai abbandonato anche lei.
    E Flint è morto.
    »

    Non distante, Alice sembrò accusare in maniera più manifesta quel senso di nausea e vertigine che aveva colto anche la Signora dell’Est, e gli occhi di zaffiro la videro arretrare e vacillare per l’orrore suscitatole da quelle notizie; fortunatamente, Sasha le fu presto al fianco per sostenerla, ma la sua vicinanza non poté comunque trattenere l’amica dalla momentanea perdita di lucidità... perché la risatina che le sfuggì parlava la lingua della follia.

    « Beh, direi che a me tutto sommato è andata bene. »

    -Vedo che hai le lingua lunga!
    la voce di Quarion spezzò la staticità di quel momento pesante come un macigno
    -Mia splendida regina...

    Dopo il commento rivolto a quel tale Godrik, il sentirsi interpellare riportò immediatamente in sé la Dama Azzurra: il suo Ambasciatore si stava rivolgendo a lei, perché era lei la sovrana di quei domini... ed era suo preciso dovere prendere le redini di quell’incresciosa situazione, andare a fondo della faccenda, e fare quanto era in suo potere per porvi rimedio.

    -...temo che questi non siano discorsi da fare al cospetto di ragazzini, ancor meno davanti agli innocenti occhi di una bambina. Se tuttavia è vostro desiderio restare con loro per accertarvi delle condizioni posso capirlo; infondo le vite di questi angeli sono preziose quanto delicate, ed è nostro dovere proteggerle da ogni male.

    La donna chiuse gli occhi per un istante, facendo calare sullo sguardo di zaffiro il sipario di palpebre bordate di lunghe e folte ciglia nerissime, poi trasse un calmo e profondo respiro, espirò per svuotarsi il cuore dall’indecisione così come i polmoni dall’aria, inspirò nuovamente, e infine sospirò; quando le iridi blu tornarono ad aprirsi sul mondo, irradiavano tutta la luce e forza del suo spirito, una volontà che Rivenore aveva ritenuto tanto potente per assegnarle il suo ruolo.

    -Dunque, se lo desidera, propongo di prenderli in esame singolarmente e scrivere un rapporto in sede separata, magari nel mio... ehm... ufficio, ovviamente se è d'accordo. Ad esempio, potrebbe iniziare il signor Godrik, dato che sembra quello più volenteroso ed informato di tutti!
    propose la voce delicata e leggera del Galanodel
    -Cosa ne pensate, gentile Kalia?

    « Penso che tu abbia perfettamente ragione, Quarion. »
    replicò, ferma e pacata, coprendo i pochi passi che la separavano dai bambini
    « Non sono discorsi adatti alle orecchie dei fanciulli, e sarà più opportuno sviscerare la questione privatamente... con il Signor Daligar e il Signor Godrik. »

    Gentilmente -con sul volto angelico un’espressione amorevole-, la Dama Azzurra portò le mani tenere e delicate ad adagiarsi sulla guancia dei due più grandi in una carezza affettuosa, e i suoi occhi di zaffiro parlarono a quelli azzurri di Alice e a quelli ambrati di Sasha con la stessa richiesta che le sue labbra rosse e ben disegnare scolpirono a voce subito dopo.

    « Mi dispiace che abbiate dovuto vivere e ascoltare una storia simile... ora... cercate di distrarvi un po’: fate una passeggiata per mostrare l’edificio a Kokorì,
    presentatela agli altri, prendete un gelato, e giocate tutti insieme... »

    regalò loro un sorriso rasserenante, e si sporse a baciare ciascuna delle tre testoline
    « Io devo parlare con il Signor Daligar di quel che è successo.
    Ci vedremo più tardi...! »


    Dopo essersi sincerata con quel contatto che i suoi piccoli e dolci angeli stessero bene, la donna si rivolse ai suoi due ospiti e al suo Cavaliere un elegante gesto in direzione della porta dell’edificio vero e proprio, e con fare garbato li invitò a seguirla all’interno: superato il monumentale androne d’ingresso, e rassicurato con un cenno Precettore che vigilava sulle entrate e le uscite dal suo gabbiotto, la Dama Azzurra condusse Quarion e Godrik ad una delle aule ora vuote, così che vi potessero discorrere in tranquillità; insieme a Daligar, proseguì fino alla porta successiva, facendo accomodare il giovanotto in cattedra, davanti ad una parete tappezzata dai dei bambini.

    « Eccoci qui... »
    esordì la fanciulla, resa un po’ mesta dalla preoccupazione
    « La faccenda ha l’aria di essere piuttosto complicata. E piena di punti oscuri.
    Ma che cosa è successo esattamente...? »


    Auspex – Occhio del Saggio - [Visione dell'Aura + Difesa Psionica + Difesa Illusoria]

    Sabìto - Respiro Acquatico - [Apnea]

    Vit - Istinto di Riflesso - [Istant-Casting]

    Energo - Forza Segreta - [+10% del Mana]

    Leiden - Al Cuore Non si Comanda - [Bonus del 50% agli Influssi Psionici]

    Koe - Richiamo della Sirena - [Voce Ammaliatrice]

    Lilium - Essenza di Nostalgia - [ Emana profumo di Gigli con effetto rasserenante]

    Sancta – Aura di Devozione - [Aura di Charme]

    Alcar Valaron, Gloria delle Potenze - [Bugie-detector]

    Percepire l’Essenza: Con un semplice tocco, la Dama Azzurra esegue un approfondito esame dello stato di salute di chi le sta di fronte: toccando il bersaglio, Kalia può determinare quanta energia gli resti, apprendendo molte cose sulla sua costituzione, anche più di quante ne sappia lui stesso: la sua vera età, la sua muscolatura, eventuali malattie, caratteristiche ereditarie, la sua forza... Il potere rivela inoltre, soprattutto, la natura e il tipo di creatura che si ha di fronte, su cosa si basano i suoi poteri, eventuali elementi nella cui manipolazione eccelle e poteri speciali. La quantità di informazioni cresce in base alla durata del contatto. [GDR-only] > Usata per controllare le condizioni di Sasha, Alice e Kokorì
     
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    Il post che stai per guardare potrebbe non essere considerato sicuro!
    Se il tuo capo, i tuoi colleghi ti vedranno mentre consulti questa pagina, sapranno che tu sei uno sporco zozzone. Se non ti frega nulla, continua pure a leggere, ma ricorda che sarai sempre uno zozzone. :guru:


    Citazione del mitico Fitzgerald nel caso particolare di un post del suo Samael, colui che mi diede gli spunti per la creazione di Quarion -oltre ad aver costretto un forum intero di utenti ad aumentare la propria volontà per non finire preda delle sue tecniche... XD


    Percorsero un lungo corridoio, ed entrambi furono accompagnati in un'aula vuota. Era abbastanza grande, e le pareti color panna donavano all'intero ambiente un calore quasi materno. Sulla loro destra, l'intera parete era tappezzata di cartine geografiche, alcune riguardanti solo l'Est, altre i presidi oltre confine. Alla loro sinistra, un'enorme lavagna a quadretti, su cui erano disegnate con gessetti colorati le operazioni di matematica di base mentre più in là erano appesi ai muri i disegni dei bambini. Davanti a loro delle ampie finestre, e da esse una luce gentile si posava sulle superfici lignee dei banchetti e della cattedra. Fu proprio lì che l'Ambasciatore si sedette, non prima di aver chiuso la porta a chiave!

    Sia mai che un bambino aprisse quella porta in momenti così intimi come la formulazione di un rapporto per l'Alfiere!
    Non era ammissibile che occhi ed orecchie innocenti assistessero a tale orrore!
    Nossignore!

    -Allora, signor Godrik....

    Sorrise languido, mentre le gambe andavano ad accavallarsi in un movimento fluido, mettendo un mostra per la prima volta parte della bella guêpière in pizzo nero che tempo prima aveva ricevuto in dono dalla bellissima Minerva Giustice in un incontro politico terminato in modo davvero dilettevole.

    -...mi parli un pò di lei...

    Una mano dalle unghie laccate di nero andò ad aggiustarsi le ciocche ribelli che ricadevano davanti al suo bel volto dai lineamenti delicati, impreziosendoli come fili d'argento e vetro alla pallida luce della Luna.

    -...più precisamente, mi piacerebbe sapere come siete entrato a far parte di questa missione, dato che ricordo abbastanza chiaramente che il compito fu dato ad un altro uomo, oltre che al giovane Daligar.

    Lo sguardo tornò serio, ma le labbra rosse rimasero in quella posa sorridente, più che altro per metterlo a suo agio...

    -Dov'è il mio Rain?

    ...forse.

     
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